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Autore: alessandroago_94    12/01/2017    6 recensioni
Questa è una raccolta di poesie molto semplici. Ognuna narra di sentimenti, di luoghi e di situazioni diverse tra loro, insomma, ci sarà un po’ di tutto. Ringrazio già tutti coloro che vorranno entrare e dare un’occhiata a questi miei piccoli scritti.
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cicuta

CICUTA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavo bene,

il mio mondo era fatto di alberi e foglie.

Il verde e le stelle erano come la purezza

di un cielo azzurro, potente nella sua ingenuità.

 

C’ero io, solo, sulle sponde del torrente

che porta verso l’eterna incomprensione,

e c’eri tu, sull’altra sponda, mogia.

Chi dei due non ha saputo capire?

 

Che i fulmini di un temporale rabbioso

distruggano questo paradiso, questo Eden che non è mio!

Che il torrente esondi, e che mi porti via,

ad annegare nel mare, o a naufragare su un’isola deserta.

 

Che anche il cielo arda, dannato dal suo blu profondo,

oppure che venga avvolto dal gelido vento siberiano,

che lo stritoli, che ne annulli la sua essenza.

Che la mia rabbia tracimi l’orlo del mondo.

 

Un mondo che non si rispecchia su una realtà precisa,

bensì fatta di piccole cose. Un libro, una penna, un ricordo.

Un sorriso sincero, non compassionevole come il tuo,

e solo ora lo comprendo, per la miseria.

 

Forse, me lo sono immaginato; ma certo che l’ho fatto,

la mia mente va oltre la realtà delle cose.

Tu eri solo cosa astratta, cosa spigolosa,

così che se provavo ad afferrarti mi ferivo.

 

Lettere elevate a spada,

colpo mancino ed inaspettato come un Giuda

che sulle guance porge il suo misero bacio,

e la carne si lacera, mentre una ferita dell’animo si squarcia.

 

Ed io, che ora sono ferito, e che mi umilio davanti a te

per ciò che Dio sa che non ho fatto, che non ho voluto.

E la tua mano gronda, non vedi? È parte della mia vita

che scivola via… mi hai strappato linfa vitale dal petto.

 

Ma ora lasciami andare, che il mio piccolo mondo torni verde,

che alberi e vita primigenia tornino ad essere la mia casa,

e che nulla, nessun suono, opera scritta o parola

turbi la mia esistenza sempre più deturpata.

 

Che l’esistenza metafisica torni ad esser qualcosa di labile,

che dolore sia metafora e sinonimo di un pizzico

di comprensione futura.

Che la mia follia, incompleta, mi renda suo e mi culli,

che sia una madre che mi sfama con albume d’uovo di serpe.

 

Un giorno, dopo un bicchiere di cicuta,

sarà come se una testa ciondolasse sul vuoto,

sull’indefinito di un’esistenza mai realmente esistita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Salve a tutti, carissimi e gentilissimi lettori!

Questo giovedì, offro alla vostra lettura questo bel componimento, a mio avviso molto intenso. L’ho scritto durante un momento di profondo sconforto, e ogni volta che lo rileggo mi sembra di saggiare nuovamente sulla mia stessa pelle i sentimenti che ho provato in quel fatidico momento. Spero che, nonostante la sua forza e la sua enfasi, forse un po’ eccessive, sia stato di vostro gradimento.

Grazie di cuore per tutto, e buona giornata! A giovedì prossimo.

 

   
 
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