4.
La stazione era un luogo magnifico:
la struttura,
coperta da un tetto trasparente, ospitava una trentina di piattaforme
magnetiche. Da una parte, tre grandi archi dall’apparenza
antica conducevano la
gente appena sbarcata nell’atrio e poi verso
l’uscita. Sopra ognuno di essi
c’era una scritta che fungeva da indicatore per lo
smistamento dei viaggiatori.
Uomini e donne d’affari dovevano passare sotto il portale di
sinistra, i
turisti dovevano andare a destra, tutti gli altri dovevano passare al
centro.
Una tale magnificenza e
organizzazione
lasciavano a bocca aperta.
Dannick Pascal conosceva
l’utilizzo dei portali di smistaggio
solo teoricamente. Aveva letto che nelle più grandi
metropoli erano stati
ingaggiati dei majimensis, manipolatori di realtà, che
costruivano sistemi per stimolare le percezioni sensoriali delle varie
classi
sociali. Sembrava che, così, la vita in città
proseguisse più serena e che i
reati punibili capitalmente diminuissero in modo significativo.
Si chiese che cosa sarebbe
successo se per caso qualcuno avesse attraversato la porta sbagliata, e
subito si
maledisse per ciò che gli era venuto in mente.
Poiché non aveva tra le mani la blusfera
a fare da schermante tra lui e la realtà, i suoi
pensieri divenivano subito parte del presente. Sentì delle
urla sofferte
provenire dall'arco di sinistra. Una voce metallica diede un annuncio
al megafono:
«Si pregano gentilente i viaggiatori presenti di attendere
fermi sul posto.» La
voce ripeté il messaggio diverse volte. Dannick aspettò
con lo sguardo rivolto al pavimento, infilò una mano in
tasca
e strinse forte la
blusfera sforzandosi di
non pensare ad altro.
Non esistevano episodi documentati di altri sensitivi a cui capitasse una cosa del genere: non era normale ragionare mentalmente su qualcosa e vederla avverarsi un attimo dopo. Questo era un altro motivo per cui teneva spesso gli auricolari con musiche del secolo XXI: quelle melodie gli tenevano la mente occupata evitando di fare danni.
Fuori dalla stazione, alla fine del
marciapiede, quando
Dannick alzò
lo sguardo per decidere la direzione da
prendere, rimase piacevolmente sorpreso. La città di Seresix
era un dedalo di palazzi a più livelli disseminato di
strette viuzze. Non
c’erano strade, come quelle che era abituato a vedere nel suo
paese, ma grandi
canyon artificiali, le cui pareti erano formate da palazzi dai colori
pastello costruiti
uno sull’altro.
Naturalmente sapeva grazie ai libri
che cosa avrebbe
visto una volta arrivato, ma vederlo di persona faceva tutto un altro
effetto.
Tirò fuori dalla tasca
la blusfera e, guidato
da mille sensazioni, imboccò una viuzza
laterale poco frequentata.
Dopo una ventina di minuti
di camminata si ritrovò di fronte a una piazza
affollatissima. Al lato est si
ergeva quello che sembrava a tutti gli effetti un palazzo reale, mentre
a ovest
– oltre il mare di gente – c’era un campo santo o,
come lo chiamavano da quelle parti, Sacro Memoralium.
Riconobbe quest'ultimo come la struttura grigia, circondata da
un’alta mura cosparsa
di torri a guglia che aveva visto nella sua visione.
Tornò a guardare verso
il
palazzone enorme a est, cercando di carpirne più particolari
possibili. Si
trattava di un edificio imponente a cinque o sei livelli.
L’architetto aveva
mescolato abilmente lo stile bizantino a quello delle culture
mediorientali. La
mole dei primi due piani era sorretta da esili colonnati intarsiati che
davano
l’impressione di potersi spezzare da un momento
all’altro.
Nei piani superiori si
aprivano diverse file di finestroni in stile arabo. Tutta la facciata
tendeva a
un colore rosato ed era impreziosita, qua e là, da mattoni
bianchi che
formavano disegni geometrici.
Guidato dall’istinto, ad
un
certo punto decise di farsi largo tra la folla irrequieta;
arrivò, dunque, in
prossimità dei cancelli del Sacro Memoralium
che erano
appena stati aperti. Davanti al corteo di nobili c’era una
ragazzina che, a
partire dal vestito che indossava, sembrava letteralmente una bambola
di
porcellana. La folla iniziò a gridare parole di disprezzo e
a lanciare frutta e
verdura andata a male. Era chiaro che il bersaglio principale a cui
miravano
era lei. Al suo fianco un soldato tutto bardato la proteggeva con lo
scudo e la
avvolgeva in parte con il suo mantello rosso.
Constatò che quella
scena
era esattamente ciò aveva visto nella sua ultima
premonizione.
A quel punto, Dannick si aspettava che la
prossima visione gli si sarebbe
rivelata da un momento all’altro, permettendogli
così di riflettere sulla
prossima mossa da compiere. Mentre aspettava, ascoltò con
più attenzione gli
insulti urlati dal popolo e, dopo una prima difficoltà a
cogliere alcune parole
a causa del particolare accento del posto, capì che la
ragazza era di sangue
reale.
In testa al corteo, la principessa Fenna avanzava, a passo misurato
con il capo chino, protetta
dal suo rharmé.
Dannick la seguiva con
lo sguardo, rapito da tanta
compostezza nonostante la situazione quasi insostenibile. Quella
giovane
emanava un’energia indecifrabile: sembrava un vulcano pronto
a esplodere, per questo,
quando lei sollevò il capo puntandogli occhi
addosso, percepì un brivido. In
quel momento successe qualcosa: Dannick
si rese conto
che la visione non sarebbe venuta e al contempo si sentì
strano: in lui si
agitava un mix di eccitazione e smarrimento.
Aspettò immobile, finché la principessa e tutto il suo seguito ebbero attraversato la piazza e varcato il portone del palazzo reale. Rimase lì anche dopo che la folla iniziò a diradarsi fino a lasciarlo completamente solo. Si sedette a terra a gambe incrociate e attese qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.
Dopo un po', il grande portone in ferro battuto del palazzo si riaprì e ne uscirono due rharmé che gli andarono in contro. Non fu troppo sorpreso quando si accorse che i due sembravano cercare proprio lui: gli si affiancarono e, senza dare spiegazioni, lo condussero all’interno della residenza reale.
Note autore:
Ringrazio i lettori che mi seguono. Come vedete i capitoletti si stanno leggermente allungando. Spero che non vi sia dispiaciuta questa suddivisione ineguale di parole.
Mi farebbe molto piacere ricevere i vostri pareri. ;-*
"La principessa e il sensitivo"
Tutti i diritti sono riservati © Monique Namie