Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Monique Namie    15/01/2017    2 recensioni
Ambientazione steampunk.
Da una parte, un sensitivo guidato da una premonizione giunge in una città sconosciuta: un posto meraviglioso in cui architetture del passato e del futuro si mescolano. Dall’altra, una principessa, soggiogata da un re e una regina alquanto manipolatori, è sulla soglia di una crisi di pazzia. Le loro strade sono destinate a incrociarsi e i due, in apparenza così diversi, scopriranno di essere in qualche modo legati.
- NOTA: È presente una scena lime che è uno dei motivi principali per cui ho scelto il rating giallo.
{Questo racconto ha partecipato al contest "È una storia sai..." indetto da Najara sul forum di EFP}
[Storia da revisionare]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Princess Sci-fi Story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo IV

4.


La stazione era un luogo magnifico: la struttura, coperta da un tetto trasparente, ospitava una trentina di piattaforme magnetiche. Da una parte, tre grandi archi dall’apparenza antica conducevano la gente appena sbarcata nell’atrio e poi verso l’uscita. Sopra ognuno di essi c’era una scritta che fungeva da indicatore per lo smistamento dei viaggiatori. Uomini e donne d’affari dovevano passare sotto il portale di sinistra, i turisti dovevano andare a destra, tutti gli altri dovevano passare al centro.

Una tale magnificenza e organizzazione lasciavano a bocca aperta.

Dannick Pascal conosceva l’utilizzo dei portali di smistaggio solo teoricamente. Aveva letto che nelle più grandi metropoli erano stati ingaggiati dei majimensis, manipolatori di realtà, che costruivano sistemi per stimolare le percezioni sensoriali delle varie classi sociali. Sembrava che, così, la vita in città proseguisse più serena e che i reati punibili capitalmente diminuissero in modo significativo.

Si chiese che cosa sarebbe successo se per caso qualcuno avesse attraversato la porta sbagliata, e subito si maledisse per ciò che gli era venuto in mente. Poiché non aveva tra le mani la blusfera a fare da schermante tra lui e la realtà, i suoi pensieri divenivano subito parte del presente. Sentì delle urla sofferte provenire dall'arco di sinistra. Una voce metallica diede un annuncio al megafono: «Si pregano gentilente i viaggiatori presenti di attendere fermi sul posto.» La voce ripeté il messaggio diverse volte. Dannick aspettò con lo sguardo rivolto al pavimento, infilò una mano in tasca e strinse forte la blusfera sforzandosi di non pensare ad altro.

Non esistevano episodi documentati di altri sensitivi a cui capitasse una cosa del genere: non era normale ragionare mentalmente su qualcosa e vederla avverarsi un attimo dopo. Questo era un altro motivo per cui teneva spesso gli auricolari con musiche del secolo XXI: quelle melodie gli tenevano la mente occupata evitando di fare danni.


Fuori dalla stazione, alla fine del marciapiede, quando Dannick alzò lo sguardo per decidere la direzione da prendere, rimase piacevolmente sorpreso. La città di Seresix era un dedalo di palazzi a più livelli disseminato di strette viuzze. Non c’erano strade, come quelle che era abituato a vedere nel suo paese, ma grandi canyon artificiali, le cui pareti erano formate da palazzi dai colori pastello costruiti uno sull’altro.

Naturalmente sapeva grazie ai libri che cosa avrebbe visto una volta arrivato, ma vederlo di persona faceva tutto un altro effetto.

Tirò fuori dalla tasca la blusfera e, guidato da mille sensazioni, imboccò una viuzza laterale poco frequentata.

Dopo una ventina di minuti di camminata si ritrovò di fronte a una piazza affollatissima. Al lato est si ergeva quello che sembrava a tutti gli effetti un palazzo reale, mentre a ovest oltre il mare di gente c’era un campo santo o, come lo chiamavano da quelle parti, Sacro Memoralium. Riconobbe quest'ultimo come la struttura grigia, circondata da un’alta mura cosparsa di torri a guglia che aveva visto nella sua visione.

Tornò a guardare verso il palazzone enorme a est, cercando di carpirne più particolari possibili. Si trattava di un edificio imponente a cinque o sei livelli. L’architetto aveva mescolato abilmente lo stile bizantino a quello delle culture mediorientali. La mole dei primi due piani era sorretta da esili colonnati intarsiati che davano l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro. Nei piani superiori si aprivano diverse file di finestroni in stile arabo. Tutta la facciata tendeva a un colore rosato ed era impreziosita, qua e là, da mattoni bianchi che formavano disegni geometrici.

Guidato dall’istinto, ad un certo punto decise di farsi largo tra la folla irrequieta; arrivò, dunque, in prossimità dei cancelli del Sacro Memoralium che erano appena stati aperti. Davanti al corteo di nobili c’era una ragazzina che, a partire dal vestito che indossava, sembrava letteralmente una bambola di porcellana. La folla iniziò a gridare parole di disprezzo e a lanciare frutta e verdura andata a male. Era chiaro che il bersaglio principale a cui miravano era lei. Al suo fianco un soldato tutto bardato la proteggeva con lo scudo e la avvolgeva in parte con il suo mantello rosso.

Constatò che quella scena era esattamente ciò aveva visto nella sua ultima premonizione.

A quel punto, Dannick si aspettava che la prossima visione gli si sarebbe rivelata da un momento all’altro, permettendogli così di riflettere sulla prossima mossa da compiere. Mentre aspettava, ascoltò con più attenzione gli insulti urlati dal popolo e, dopo una prima difficoltà a cogliere alcune parole a causa del particolare accento del posto, capì che la ragazza era di sangue reale.

In testa al corteo, la principessa Fenna avanzava, a passo misurato con il capo chino, protetta dal suo rharmé. Dannick la seguiva con lo sguardo, rapito da tanta compostezza nonostante la situazione quasi insostenibile. Quella giovane emanava un’energia indecifrabile: sembrava un vulcano pronto a esplodere, per questo, quando lei sollevò il capo puntandogli occhi addosso, percepì un brivido. In quel momento successe qualcosa: Dannick si rese conto che la visione non sarebbe venuta e al contempo si sentì strano: in lui si agitava un mix di eccitazione e smarrimento.

Aspettò immobile, finché la principessa e tutto il suo seguito ebbero attraversato la piazza e varcato il portone del palazzo reale. Rimase lì anche dopo che la folla iniziò a diradarsi fino a lasciarlo completamente solo. Si sedette a terra a gambe incrociate e attese qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.

Le ombre delle torri del Sacro Memoralium si erano allungate e coprivano tutta la piazza. Stava per scendere la notte e lui non aveva nemmeno un posto in cui andare.

Dopo un po', il grande portone in ferro battuto del palazzo si riaprì e ne uscirono due rharmé che gli andarono in contro. Non fu troppo sorpreso quando si accorse che i due sembravano cercare proprio lui: gli si affiancarono e, senza dare spiegazioni, lo condussero all’interno della residenza reale.




Note autore:
Ringrazio i lettori che mi seguono. Come vedete i capitoletti si stanno leggermente allungando. Spero che non vi sia dispiaciuta questa suddivisione ineguale di parole.
Mi farebbe molto piacere ricevere i vostri pareri. ;-*





"La principessa e il sensitivo"
Tutti i diritti sono riservati © Monique Namie

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Monique Namie