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Autore: Elizabeth_2206    17/01/2017    2 recensioni
"Hallelujah ci porta attraverso un immenso spettro di luoghi emozionali, spiegando quanti tipi di alleluia esistono, e che tutte le alleluia perfette e infrante hanno lo stesso valore. E' un desiderio di affermazione della vita con entusiasmo, con emozione. Chiunque la ascolti chiaramente scoprirà che è una canzone che parla di sesso, di amore, della vita sulla terra. L'alleluia non è un omaggio ad una persona adorata, a un idolo o un Dio. E' un'ode alla vita e all'amore."
1900, Casa Hawkeye. L'arrivo di una persona cambia per sempre il futuro dei suoi abitanti. E' l'analisi dell'adolescenza di Riza e di come si trova ad interagire con tutti i tipi di amore che esistono. Il racconto di come le vite di quella ragazzina e di Roy Mustang si sono intrecciate per sempre.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berthold Hawkeye, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hallelujah'
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Hallelujah
#7 – Changes
There was a time when you let me know
What is going on below but,
You would never show that to me, do you?

Quel Settembre segnava l’inizio del terzo anno di apprendistato di Roy presso la casa del Maestro. I passi avanti che il ragazzo aveva ottenuto erano notevoli, ma era ancora un alchimista mediocre. Con le conoscenze che aveva, di sicuro non avrebbe mai passato l’Esame per Alchimisti di Stato: serviva qualcosa che impressionasse la commissione. Ed era ciò che Berthold gli aveva promesso, nonostante non avesse ancora mostrato nulla al suo allievo.

Roy si godeva l’ultimo sole estivo nel giardino di casa, sdraiato all’ombra del vecchio salice. Con un libro a coprirgli la visuale, si divertiva ad ascoltare e riconoscere i rumori della natura intorno a lui. Il fragore delle cicale, il canto di uno stornello, le foglie che vibravano sospinte dal vento.
Sorrise fra sé e sé, quando sentì che le cicale si interrompevano bruscamente. Dei passi leggeri frusciarono nell’erba verde e si avvicinarono al suo orecchio sinistro. Scostò il volume dal viso e aprì gli occhi lentamente, per abituarsi alla luminosità del mezzogiorno.
“Ciao, Riza.”
“Finito il sonnellino, Roy? Il pranzo è quasi pronto.”

Il ragazzo sgranchì le braccia e si alzò in piedi, per poi recuperare il libro. Le sorrise e si accodò dietro a lei, mentre tornavano verso la casa.
“Tra pochi giorni torni a scuola, giusto?”
“Esattamente.”
“E’ un vero peccato, ricomincerò ad annoiarmi. E nessuno verrà a svegliarmi da sonnellini come questo.”

La ragazzina arrossì un po’ e strinse l’orlo del vestito giallo che indossava, per poi scuotere la testa con veemenza.
“Beh, qualcosa da fare lo troverai sicuramente.”

Entrarono in casa, e Roy si sedette alla tavola apparecchiata. Riza fece per accomodarsi di fronte a lui, come al solito, ma si bloccò.
“Oh, ho dimenticato la brocca dell’acqua. La metto subito in tavola.”

Si voltò e si sporse verso l’ultimo ripiano della credenza, mettendosi sulle punte per raggiungere la brocca di vetro. In tutto questo, Roy fissava pensieroso la figura della ragazza.
Sembrava fosse passato un giorno da quando doveva aiutarla perché a quel ripiano non arrivava nemmeno in punta di piedi. Sostituì mentalmente l’immagine della ragazza con una più acerba, vestita d’un abito azzurro a pois bianchi, che compiva le medesima azione.
‘Cavoli, è davvero cresciuta in questi anni.’
“Riza, non indossi più il tuo abito azzurro? Quello che avevi anche alla festa d’inverno.”

La ragazza, afferrata la brocca, si voltò silenziosamente verso di lui, e gli sorrise pensierosa.
“A dire il vero, non mi sta più. Ho provato a vedere se riuscivo ad, ehm, allargarlo, ma non ho avuto successo. E’ un vero peccato perché era uno dei miei preferiti.”

Roy annuì silenzioso, mentre la ragazza si avvicinava al tavolo con l’acqua e gli riempiva il bicchiere.
“Scusa la domanda, ma se i vestiti che avevi prima hanno cominciato ad andarti stretti, non hai bisogno di prenderne altri?”

Riza alzò lo sguardo verso di lui con aria tranquilla.
“Infatti sono stata in paese ieri mattina, e ho comprato delle cose.”
“Non lo sapevo…”
“Eri in studio con mio padre. Quando sono tornata non eri ancora uscito.”

Roy rimase un po’ indispettito, ma non aggiunse nulla. Lo infastidiva il fatto che Riza nemmeno gli avesse parlato del fatto che fosse uscita, nonostante avessero pranzato insieme.
Riza sembrò accorgersi che qualcosa non andava.
“Se… se vuoi, dopo pranzo posso mostrarti cosa ho comprato.”

Roy guardò la ragazza, che era leggermente arrossita, e annuì sorridente.





Sul letto di Riza, davanti a lui, erano stesi ordinatamente una serie di vestiti, gonne e camicie. Roy le osservava con seria devozione, per una volta zittito da uno dei grandi misteri femminili: il guardaroba.
Riza lo guardava in attesa, mentre lui scandagliava con lo sguardo tutti i capi.
“Secondo te, qual è il più… carino?”
“Quello verde.”

Riza fissò l’abito, e annuì. Poi, non sapendo cosa fare, cominciò a piegare le cose e a riporle all’interno dell’armadio.
“Si intona perfettamente con la tua carnagione e il colore dei capelli.”

Roy fissò Riza che sorrideva, e si compiacque ancora una volta del suo senso estetico che, in situazioni come questa, gli regalava grosse soddisfazioni, come un sorriso sincero da parte della ragazza.
Era calato nuovamente il silenzio fra i due, e il ragazzo lo interruppe con voce decisa.
“Dovresti metterlo.”

Poi uscì dalla stanza, un po’ per lasciarle la sua privacy, un po’ perché quel silenzio stava cominciando a stargli stretto.
Non che il rapporto quotidiano fra lui e Riza fosse privo di momenti di quiete, tutt’altro. Gli piaceva molto passare del tempo con lei, in silenzio; che fosse sotto il salice in giardino, nella cucina, a volte anche nella sua stanza, mentre lei svolgeva qualche pulizia: in quei momenti si godeva una serenità unica, che esprimeva l’assenza del bisogno impellente di comunicare per sentirsi vicini.
Ma, da un po’ di tempo a quella parte, i silenzi tra lui e Riza erano cambiati: non erano più sinonimo di calma e intesa; era come se ci fosse qualcosa che dovevano assolutamente dirsi, e che al tempo stesso gli sfuggiva. Per cui rimanevano lì, in attesa di un’illuminazione, fino a che uno dei due, con qualche sciocca scusa, non spezzava il silenzio quasi imbarazzante che era sceso fra di loro.

Dei passi alle sue spalle lo avvertirono che Riza era arrivata, e notò con soddisfazione che sì, aveva indossato l’abito, e le calzava a pennello.
“Stai davvero bene, Riza.”

La ragazza non rispose, ma gli occhi le si illuminarono, e Roy si ritrovò a voltarsi e ad accendere la radio, per evitare quegli attimi che lo spaventavano.
Sintonizzò la frequenza sul suo canale informativo preferito e si sedette al tavolo.
“Ultime notizie dal fronte di Ishval: la prima linea difensiva dell’Esercito di Amestris è stata nuovamente costretta ad arretrare. Ormai quasi l’intero Distretto dell’Est è coinvolto, fra scontri diretti e azioni di guerriglia. Si contano innumerevoli vittime sia fra i militari che i civili. Dai recenti interrogatori sui prigionieri presi tra gli ishvaliani ribelli sembra che ci sia il paese di Aerugo dietro al rifornimento di risorse militari al movimento antigovernativo…”

Riza fissava il ragazzo che, con gli occhi fissi fuori dalla finestra, ascoltava attentamente le notizie alla radio. Dava l’impressione di riflettere profondamente su qualcosa: era totalmente perso. I gomiti appoggiati con grazia sul tavolo, le mani incrociate all’altezza degli occhi e quel cipiglio concentrato gli attribuivano un aria così adulta che per un attimo le mancò il respiro a quella vista.
“Riza.”
“Sì?”
“Ti ho mai detto perché ho voluto studiare l’alchimia?”

Riza rifletté per un attimo in silenzio, per poi scuotere la testa. La parola Alchimia, tra loro due, per quanto possibile, era un tabù. Lei preferiva non indagare sull’argomento e a Roy questo non dispiaceva più di tanto. Per questo era rimasta sorpresa dall’improvvisa domanda del ragazzo.
“Ebbene, fin da quand’ero un bambino desideravo diventare un Alchimista di Stato. Nella mia concezione, gli alchimisti erano coloro che studiavano per aiutare le persone; un po’ come i dottori, solo che il campo d’azione dei primi è decisamente più ampio.”
“E, negli anni che hai passato qui, questa tua concezione è… cambiata?”
“No, anzi. Credo che il nostro paese abbia bisogno ora più che mai degli alchimisti. Di persone che dimostrino alla popolazione che c’è qualcuno pronto a proteggerli e a fare di tutto per loro.”

La ragazza soppesò le parole di Roy una per una. Sapeva che dietro a quelle sue affermazioni, quei silenzi, quell’atteggiamento così maturo, c’era qualcosa che forse nemmeno lo stesso ragazzo comprendeva appieno, ma che era consapevole fosse presente in lui. Un cambiamento era avvenuto in quel ragazzo che a quindici anni aveva bussato alla sua porta e aveva chiesto, con quella sua arroganza cittadina, di essere allievo di suo padre.
“Per questo, ho intenzione di entrare nell’esercito, e conseguire il titolo di Alchimista di Stato. L’ordine in cui le due cose avverranno mi è indifferente. Ma, Riza…”

La ragazza deglutì, aspettando che lui concludesse la frase.
“Tra poco meno di un anno io compirò diciotto anni. Per allora, io me ne sarò andato. Se tuo padre mi avrà svelato la sua alchimia, farò l’esame per il titolo. Altrimenti, entrerò in accademia come un qualsiasi giovane.”

Riza abbassò lo sguardo, mentre Roy la fissava, analizzando la sua reazione.
“Questa è una promessa, Riza. E ho la più ferma intenzione di mantenerla.”

La radio gracchiò, e Riza alzò lo sguardo. Fissò negli occhi il ragazzo, leggendovi quella determinazione che tante volte l’aveva rassicurata ma che, in quel momento, la spaventava più che mai. Alzò il mento e gonfiò il petto, per dimostrarsi forte davanti a lui, e deglutì debolmente.
“Se è questo il tuo sogno, allora impegnati con devozione per realizzarlo. Ma… fammi un favore: stai attento a ciò che diventi, nel perseguire ciò che vuoi.

Roy sogghignò e spense la radio, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta della stanza. Aveva l’impressione che varcare quella soglia avrebbe determinato una svolta all’interno della sua vita. Così si fermò sullo stipite e si voltò verso la ragazza.
“Ben detto, Riza.”

















Angolo dell'Autrice:
Mi scuso per il consistente ritardo, ma non penso ci sia bisogno di dire che il problema fosse la stesura di questo capitolo.
Dovete sapere che precede una serie di capitoli decisamente importanti che, ogni volta che riflettevo sulla storia, prendevano il sopravvento impedendomi di concentrarmi su questo.
Così, fra scuola, mente che vaga e il mio solito letargo invernale, ho prodotto questo, emh, scandalo che ora pubblico.
Non mi convince perchè sono partita con l'idea di analizzare dei cambiamenti - perchè sì, se non si era ancora capito, è questo il tema principale dl capitolo - innanzitutto da un punto di vista fisico; successivamente da quello interiore. Volevo dare un origine al sogno di Roy di proteggere la nazione, e anche introdurre il fatto che ormai il ragazzosi stia rendendo conto che con Berhold rischia di non cavare un ragno dal buco.
Non a caso sottolineo la parola cambiamento, che spesso ricorre in questo capitolo, e questo si collega con la citazione da Hallelujah: in questa strofa, Cohen parlava di un cambio di comportamneto della sua amante, che un tempo gli lasciava conoscere ogni cosa di lei, mentre poi non gli avrebbe mai mostarto più nulla di sè stessa. Ho tentato un parallelismo con il rapporo tra Roy e Riza che, per vari motivi (l'apprendistato che ormai giunge al termine, l'intenzione sempre più forte di Roy di diventare un soldato, ma anche il fatto che ormai stiano crescendo e, oggettivamente, Riza non sia più una bambina) sta cambiando, distanziandoli sotto certi punti di vista. Questo non vuol dire che, da un momento all'altro, i due non si parleranno più: semplicemente deve avvenire un certo distacco tra i due. (altrimenti perchè mai Riza chiamerebbe Roy Signor Mustang, al funerale di suo padre?)
La frase "Stai attento a ció che diventi nel perseguire ció che vuoi." è di Jim Rohn, e mi sembrava davvero adatta a Roy. Ricordatevela, perchè ricomparirà.
Spero che il capitolo in fin dei conti non vi faccia troppo schifo, aspetto comunque le vostre impressioni che spero siano incoraggianti.
A presto!
-Elizabeth
   
 
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