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Autore: BeatrixLovett    22/01/2017    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 13

Dominazione

 

Aprì gli occhi. La stanza si fece sempre più nitida. Spaventata, non riconoscendo il luogo in cui si trovava, si tirò su di scatto.
La camera era decorata in modo raffinato con mobili in stile liberty e soprammobili dall'aria costosa. Il letto su cui era seduta era a una piazza e mezza, lavorato in ottone con diverse coperte ricamate a coprirla.
Un forte dolore al braccio la fece sussultare. Nelle narici sentiva ancora l'odore della casa che bruciava. L'odio per Cloe era ancora vivo in lei. S’alzò, questa volta con più delicatezza senza sforzare il braccio. Non capiva per quale motivo la spalla aveva ripreso a farle male. In effetti, ora che ci pensava, non ricordava di essersela mai curata. Il giorno in cui Greyback le era salito sopra con il piede era stato lo stesso in cui aveva incontrato James. Trovando suo fratello si era completamente dimenticata del dolore e ora che lo aveva perso, il male era tornato.
Da quanto tempo era lì? Doveva andare a cercarlo.
Si guardò intorno e s'avvicinò alla finestra per capire dove si trovasse. Guardò attraverso il vetro e vide una delle oscure vie di Notturn Alley. Non c'era molta gente in giro, per lo più uomini dai lunghi mantelli neri, probabilmente Mangiamorte.

«Buongiorno Signorina, si sente meglio?»
Beatrix si voltò e vide un’elfa domestica a pochi metri di distanza da lei. Non indossava stracci, ma un completo e quindi voleva dire che era stata liberata ed era rimasta a servire in quella casa di sua spontanea volontà. Questo rassicurò la ragazza.
«Sì, grazie. Come ti chiami? Mi puoi dire dove mi trovo?»
«Il mio nome è Callisto. Come ha appena visto da fuori si trova a Notturn Alley, altro non posso dirle. Mi dispiace. Il mio padrone risponderà alle sue domande, ora l’aspetta nel salotto, l’accompagno se vuole seguirmi.»
La ragazza seguì l’elfa nella stanza accanto, sempre arredata nello stesso stile elegante della camera e decorata da soprammobili importanti.
Ma fu la persona che vide seduta ad aspettarla a rubare la scena al resto.
«Ciao Beatrix»
La ragazza si portò istintivamente la mano alla tasca dove teneva la bacchetta, senza trovarla. Scabior abbozzó un sorriso, «Prevedevo una simile reazione...» le indicò il posto a sedere di fronte al suo. Appoggiata su tavolo c’era la bacchetta di Beatrix.
La ragazza si sedette, senza smettere di tenere alta la guardia.
«Perché sono qui?»  domandò la ragazza, «Dove sono gli altri?»  «Dov’è mio fratello?»  
 Scabior assunse un’espressione seria.
«Grazie Callisto, puoi andare. Qui dobbiamo discutere di affari.»
L’elfa fece un piccolo inchino, poi se ne andò e i due rimasero soli.
 «Una domanda per volta, Beatrix.»
Scabior prese la bottiglia che aveva sul tavolo, la stappò e versó il vino prima nel bicchiere della ragazza e poi nel suo.
«Nessuno sa che sei qui. Ti credono morta nell'incendio. Almeno... non ci sono tracce che facciano supporre il contrario. Però basterebbe anche un minimo indizio per stravolgere quella certezza...» disse Scabior prendendo il calice.
«A che scopo salvarmi?» domandò Beatrix, senza distogliere lo sguardo da lui, «Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima… lo fai per i soldi ovviamente. Sai che i miei sono ricchi e sborserebbero qualsiasi cifra per salvarmi.»
Scabior bevve l’intero contenuto del suo bicchiere e lo posò sul tavolo.
« Ti sto offrendo la possibilità di cambiare la tua scelta. Davvero vuoi morire per quei tuoi amici? Valgono davvero più della tua vita? Dovresti pensarci. Sei ancora in tempo. Ho degli agganci. Posso nasconderti e nessuno ti troverebbe più. Saresti al sicuro.»
L'espressione incredula della ragazza mutò, allungò una mano, prese il bicchiere e bevve anche lei.
 «È il caso che t’informi anche che il Signore Oscuro ha offerto un’ottima ricompensa per chi ti consegna a Lui. Sa del tuo dono, vuole creare un esercito con tutti coloro che ne posseggono uno.» Beatrix lo guardò intensamente, abbassò il calice vuoto e disse «Desolata che tu abbia perso tempo per me e corso dei rischi, ma ho un’idea migliore… perché non mi porti tu stesso da Lui? Così avrai tutti i soldi tu senza spartirli con gli altri Ghermidori e non ci perderai niente. E io troverò di sicuro mio fratello e i miei amici che Voi avete venduto a Tu-sai-chi!» esclamò alzandosi in piedi.
Scabior la squadrò, sospirò e si fece di nuovo serio, «Prima di tutto quel braccio... non vogliamo che tu sia già dolorante quando il Signore Oscuro inizierà a torturarti, no?»  
 La ragazza si scoprì a tenersi il braccio dolente e lasciò la presa.
 «Sto benissimo. Prima me ne andrò da qui e prima li troverò. Se non mi ci porterai tu troverò un altro modo!»  esclamò e si guardò intorno cercando la porta.
« E dove di grazia? Se non sai nemmeno dove si trovano…» disse Scabior, guardando il bicchiere vuoto. Sbuffò e si alzò anche lui, afferrando la ragazza prima che aprisse la porta.
«Non ti avvicinare. Non basta salvarmi la vita per conquistare la mia fiducia. Non so chi tu sia realmente. So solo che lavori per Lui e questo basta…» disse con disprezzo. Lui non disse niente. Sentì le mani calde dell'uomo sul collo e poi sulla spalla. Le dita facevano pressione sulla pelle tastando prima la scapola, poi la clavicola ed infine un punto tra questa e l’omero. La ragazza trasalì. «Rilassati…» Le prese il braccio e tenendole la spalla mandò l'osso al proprio posto. Sentì un fortissimo dolore che sparì dopo poco. La fitta continua era sparita.
«Qui tutti cerchiamo di sopravvivere come possiamo» disse Scabior, «Come ti ho detto ti offrivo una scelta diversa, ma se rifiuti, ti consegnerò io… vediamolo come un risarcimento per il rischio che ho corso per te.»
La ragazza si voltò verso di lui, le punte dei loro nasi quasi si toccavano.
«Tranquillo, su questo non dirò niente e anche la mia mente ne sarà sgombra.»
Gli consegnò di nuovo la sua bacchetta.
«Grazie» disse senza guardarlo. Sentiva il suo respiro, caldo sulla pelle. I loro corpi si sfioravano. Lui era molto più grande di lei di circa vent’anni. Ma in quel momento la ragazza provava qualcosa che non aveva mai provato prima d’ora.
«Tienila tu.»  disse scostandosi da lei.
«Cosa?»
«La bacchetta tienila tu, ti servirà. La riprenderò una volta che ti avremo catturata… ho un piano!»




 

Il Paiolo Magico era il pub che faceva da tramite tra il mondo dei babbani e quello magico, nel retrobottega si trovava il passaggio per entrare a Diagon Alley. Fino a qualche tempo prima era un locale molto frequentato, allegro e piacevole. Non avrebbero mai osato riunirsi in un posto del genere. Ora, invece, era deserto e lugubre. L'intera stanza era illuminata da delle vecchie lanterne che pendevano dal soffitto, mentre durante il giorno la luce filtrava da delle piccole finestre a grate.
Un uomo secco e ricurvo stava servendo all'unico tavolo occupato quella sera, una lunga tavolata disposta accanto al muro, un'ottima posizione per aver il controllo su tutto il locale
 «E questa sarebbe la tua birra migliore?»  urlò un grosso uomo seduto a capotavola, scaraventando un boccale colmo di birra ai piedi del povero Tom, il proprietario, «Sembra piscio di folletto!»  
«Non ho altro, avete finito tutte le mie riserve di birra e gli alcolici...» sussurrò il vecchio, in tono supplicante. Greyback afferrò Tom per il colletto, portandoselo all'altezza del volto, «Allora dovresti rifornirti meglio, visto che siamo i tuoi ultimi clienti rimasti. O vuoi chiudere il tuo misero locale?»   L'anziano scosse il capo, rassegnato. «Allora vedi di trovare qualcosa di decente da portarci, altrimenti non azzardarti a tornare!» ordinò Greyback lasciando la presa su Tom. «E pulisci questo schifo!»   Tom si alzò e tremante, pulì il pavimento dalla birra e dai cocci del bicchiere, poi scuotendo la testa, sparì dietro al bbancone
 «Finalmente Scabior... dov'eri finito?» chiese uno degli uomini vedendo l'uomo che si avvicinava al tavolo. L'uomo sbatté sul tavolo un mantello raggomitolato. «Non credo che quella ragazza sia morta. Quando sono rientrato la casa era in fiamme, ma non ho visto il suo cadavere, però ho visto quello di Stayne. Dev'essersi smaterializzata. E dobbiamo trovarla se vogliamo quei soldi, altrimenti i Malfoy non ci pagheranno nemmeno gli altri.»
«E questo allora?»  domandò un ragazzo di alta statura, con folti capelli bruni e occhi chiari come il ghiaccio, il più giovane del gruppo.
 «Ho fatto un salto a Hogwarts… e dato che nella casa del fratello non c'era altro che cenere...» Uno degli uomini ruttò, abbassando il boccale dal quale stava bevendo. «Greyback seguirà la traccia e se la ragazza sarà ancora viva la troveremo prima di dire soldi» Alcuni uomini risero maligni, altri sorrisero maliziosi.
«Chiunque può averlo toccato... l'odore si sarà confuso...»  osservò un uomo dall'aspetto zingaresco, con i capelli legati a rasta, stravaccato sulla sedia con i piedi appoggiati al tavolo.
 «Questo sta in Greyback...»  rispose Scabior, voltandosi verso il nominato, «Pensi di esserne in grado?»   Il lupo mannaro trangugiò tutto d'un fiato la nuova birra portata da Tom, sbatté il boccale sul tavolo e con un espressione feroce, ruggì: «Ricordati di restare al tuo posto Scabior, sarai anche il capo di questa manica di idioti acchiappababbani, ma a me non puoi dare ordini... al contrario tuo, sono un Mangiamorte e agisco per conto mio... quando ne avrò voglia lo farò...»
 «Come vuoi, Greyback... ma se passa troppo tempo, qualcun altro prenderà la ragazza e si godrà i soldi. I Malfoy hanno detto chiaramente che prima verrà trovata, più alta sarà la ricompensa. Se la troviamo, tra poche ore saremo in una locanda come si deve a spassarcela con vero alcool e le migliori ragazze di tutta Londra e non in questa topaia...»
«Accordato!»  gridarono in coro gli uomini, alzandosi contemporaneamente. «E per te Greyback, non vorresti della fresca carne al sangue?» il lupo mannaro lo guardò e sorrise compiaciuto. Una voce tra le risa spiccò, era il ragazzo dai capelli folti, Strify, il novellino: «Quella sciocca starà cercando di raggiungere i suoi amici. La accontenteremo!» 



Il sole era tramontato e la temperatura stava calando rapidamente.
La ragazza camminava da ore ormai. Nonostante si muovesse, il freddo pungente della foresta la faceva tremare violentemente. Non doveva fermarsi, non poteva o sarebbe stata la fine. Doveva prendere una buona distanza dalla città, avvicinarsi il più possibile a Villa Malfoy. Sapeva solo che si trovava nel Sud Ovest del Wiltshire, in una zona desolata, lontano dalla città e vicino ad una foresta. Ed era lì che si era smaterializzata, era l'unico posto che conosceva di quella parte d'Inghilterra. Ma la foresta era enorme e non sapeva nemmeno se stava andando dalla  parte giusta. Si era addentrata nel fitto del bosco e non vedeva nulla intorno a lei, solo le ombre degli alberi. Non poteva accendere la bacchetta, se la stavano seguendo, l'avrebbero vista subito.
 Il sudore le impregnava il viso, si sentiva il respiro corto. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto. Scossa sempre di più dai fremiti.
Poi sentì un fischio, perse l’udito per qualche secondo e il forte pulsare delle tempie la costringe ad inginocchiarsi a terra. I tremiti ora erano violentissimi, strinse forte gli occhi.
 Ma tutto d'un tratto non sentì più freddo. Il fischio finì. Sentiva il terreno umido sia con le mani e con i piedi. Percepiva ogni singolo movimento intorno a lei, anche dell'animale più piccolo. I suoni si erano amplificati. Sbarrò gli occhi e vide chiaramente ogni dettaglio davanti a lei. Provò a tirarsi su, ma non ci riusciva. Era rimasta a quattro zampe. Guardò giù. Le sue mani erano zampe, i suoi piedi pure. Girò la testa e vide un lungo corpo coperto di pelo e una coda folta, bianca. Non riusciva a capire come aveva fatto a trasformarsi in animagus. Aveva assunto la stessa forma del suo patronus: una volpe bianca. Fece qualche passo e si rese conto di essere molto più agile e leggera. Iniziò a correre, sfrecciando evitando gli alberi e i cespugli e drizzando le orecchie, attenta a tutti i suoni che sentiva. Arrivò ad un piccolo ruscello. Lentamente si avvicinò alla sponda e si specchiò. Il suo riflesso le mostrò un musetto da volpe delle nevi. Era contenta di quello che inaspettatamente era riuscita a diventare. Aveva sempre sentito dire che la trasformazione in Animagus era una tecnica difficile che andava imparata e praticata con costante esercizio e cautela, perché si poteva rischiare di rimanere intrappolati in quella forma per sempre, dimenticandosi di essere umani.
Probabilmente il suo spirito animale le era venuto incontro quando stava per crollare, era diventata tutt’uno con la foresta e questo le aveva permesso di trasformarsi.
Sentì uno scricchiolio. Un tasso stava uscendo dalla sua tana. Si era quasi dimenticata del perché si trovasse lì. Si guardò intorno e annusò l'aria, c'era uno strano odore. Forse era la puzza degli umani. Il silenzio venne spezzato da un lungo e terrificante ululato, sembrava molto vicino. Un solo nome le affollò la mente, riempiendole il cuore di paura: Greyback. La volpe scattò, ma con orrore si accorse che era stremata. La sua mente si affollò di pensieri umani. Si chiese se avesse fatto bene a fidarsi di Scabior. Anche le sue capacità sensoriali stavano svanendo. La vista le si annebbiò di nuovo. Andava di nuovo alla cieca. Smise di muoversi a quattro zampe e si tirò su in piedi. Aveva il fiatone e il corpo dolorante. Nel panico si voltò per vedere dove fosse finito Greyback, ma qualcosa sbucò da dietro un albero in quello stesso momento e venne afferrata prima che potesse cadere. Il suo sguardo si riempì di speranza, riconoscendolo. «Strify! Ti ricordi di me? Aiutami... i Ghermidori...»  ma non riuscì a finire la frase che con un incantesimo il ragazzo le legò i polsi dietro la schiena. Il cuore di Beatrix, ebbe un sussulto mentre la sua piccola e inutile speranza andava in mille pezzi. «Certo, ti aiuterà lui, sta tranquilla!»  disse, beffardo, Greyback che li aveva raggiunti riacquistando le sue sembianze umane. La ragazza cercò di divincolarsi con tutte le forze rimaste, ma non riuscì a muoversi di un centimetro. Smise di colpo e spostò lo sguardo su Strify che la guardava beffardo, mentre la perquisiva prendendole la bacchetta. Non poteva credere che quel ragazzo che aveva incontrato sul treno, fosse un Ghermidore. Avevano condiviso il viaggio insieme. Era stato gentile con lei. Come aveva fatto a credergli?
«Sarebbe lei... quella che ha fatto fuori Stayne?» sentì dire un uomo con i rasta, «Poverino doveva essere proprio messo male per farsi battere da una ragazzina...»
 Beatrix ringhiò.
«Calma il tuo istinto animalesco, ragazza...» intervenne Scabior, avvicinandosi a lei, «E così... un animagus, eh?» disse, mantenendo un tono divertito e malvagio allo stesso tempo. «Siamo tutti molto impressionati... davvero!» Gli uomini scoppiarono in una risata sguaiata. «Ma non credo che saperti trasformare in un tenero animaletto convinca il Signore Oscuro a risparmiarti la vita.» La ragazza gli lanciò un'occhiata gelida. Lui ricambiò. «Ecco spiegato come ha fatto a scappare senza essere vista! Ed ora andiamo!»
«...potremmo divertirci un po’ con lei, prima... » disse uno dei Ghermidori, afferrandole il viso. Lei lo guardò con disprezzo, addentandogli la mano, talmente forte che lo fece sanguinare. L’uomo urló «...come hai osato?»
«Luther... non lo ripeterò un'altra volta...» sentì dire Scabior.
Luther la tiró violentemente via dalla presa di Strify facendola cadere con la schiena sopra una radice sradicata. «Me ne sbatto dei tuoi ordini... a questa qui ci vuole una bella lezione...» disse Luther, buttandosi su di lei, mentre cercava di rialzarsi, «Adesso sentirai il vero dolore...»  
Un attimo dopo un rivolo di sangue uscì dalla bocca dell'uomo. Scabior la tiró su da terra con una sola mano, mentre con l'altra estraeva il coltello dalla testa dell’uomo appena morto. «Non rischierò di perdere la ricompensa per colpa di uno di voi idioti. Se qualcun altro ha qualcosa da dire si faccia avanti!»  Gli uomini tacquero. «Uno in meno. Più soldi per noi.» disse lui, riponendo la lama nella tasca. Poi si smaterializzarono. 
 

Atterrarono in un ampia campagna. Davanti a loro c'era un enorme cancello in ferro battuto che sbarrava loro la strada. Alla fine di ogni sbarra vi era una punta acuminata. Impossibile da scavalcare, pensò la ragazza che studiava ogni possibile via di fuga. Dalle inferriate, si poteva vedere un vasto giardino con alte siepi, una grande fontana e una bella casa dall’aspetto nobile, Villa Malfoy. Strattonata e spinta venne costretta ad avvicinarsi al cancello. Scabior la sorpassò. Le sbarre si erano curvate in modo da formare un volto che parlò con la voce di un uomo. «Chi osa disturbare in casa mia?! »
 «Abbiamo la ragazza. »  rese chiaro, Scabior. E senza aggiungere altro, il cancello svanì, lasciandoli passare. 
 
   
 
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