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Autore: ClaryWonderstruck    24/01/2017    3 recensioni
[ Il cielo sembrava un’estesa massa di luci vorticanti, di scie circolari che si inondavano le une sulle altre in un concatenarsi quasi eterno. Vigilavano sulla cittadina mercantile che dormiva quieta, nel silenzio della notte, accompagnando i loro sogni con il brillare delle stelle che vi si specchiavano ... ]
[ ... Marinette avrebbe potuto osservare quel dipinto per ore, per giorni, rimanendone rapita come la prima volta]
E se i dipinti di Van Gogh non fossero stati l'unica fonte di luce, quella notte ? Si sa, la luna è compagna dei felini che si aggirano in cerca di compagnia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’ombre d’un homme 

 
 
 



Un'arancia bella tonda e brillante rotolava sull'asfalto della piazza, seguita da alcuni frutti sferici che ne simulavano l'andamento. Scivolava prendendo sempre più velocità a dispetto dell'attrito che avrebbe dovuto ostacolarla fin da subito. Fu interrotta dal marmo duro della fontana, il cui basamento contava già una trentina di frutti sparsi in modo caotico.

L'idea di Chat Noir era semplice, ma nella pratica abbastanza articolata: confondere l'akuma impiegando alcuni trucchetti che di certo l'avrebbero rallentata e indebolita. Giocava sull'astuzia e la stanchezza che avrebbe comportato al nemico. Certo, riconosceva malincuore che non era riuscito ad escogitare una soluzione permanente e decisiva, ma non aveva tempo fisico per pensare quando persino l'ambiente circostante gli metteva i bastoni fra le ruote.

L'alternativa ricadeva sulla possibilità di finire affettato, oppure rapito da Papillon. Entrambe disastrose e possibilmente fatali.

Dunque aveva ben pensato di nascondersi e tirargli qualche scherzo nel mentre, tenendo al guinzaglio quella brutta linguaccia irrefrenabile che gli suggeriva tutte le volte di provocare l'akuma. In primis, perché adorava poter parlare così liberamente senza subire una strigliata paterna; secondo, perché in fondo faceva parte della sua natura felina stuzzicare il prossimo continuamente.

Così, negli ultimi momenti, s'era divertito a rovesciare tutti i carri colmi di frutta che circondavano le estremità della piazza, stando attento a non farsi vedere e contemporaneamente evitando di venire sopraffatto dalla stessa nausea che prima l'aveva quasi condotto alla morte.

Forse doveva prendersi una bella pausa da quell'impiego.

Tipo una nottata con i videogiochi senza pietà, oppure un'innocente scappatella nell'appartamento di Marinette.
Ok, l'ultima lo rallegrava molto di più.

Così tanto che quasi lo divertiva correre da una parte all'altra con una spalla sanguinolenta ed un gran mal di testa pulsante.
Adrien era nascosto sotto il tendone di una locanda, con gli occhi ben puntati sul centro della piazza dove il padre scrutava il territorio nell'intento di scovarlo.
I gatti sono formidabili fuggiaschi.
Non fece in tempo a congratularsi con se stesso, che vide la figura snella e scattante di Marinette raggiungere la fontana maledetta.

" Dannazione ... " si disse rischiando di bucarsi la pelle con le sue stesse unghie affilate. Marinette non sapeva a cosa stesse andando incontro. Una cosa era affrontare la propria paura, un'altra farlo senza I propri superpoteri, in aggiunta ostacolata dalla città del suo pittore preferito. Gli serviva un'idea fulminante.
Un'idea di quelle potenzialmente mortali che tutte le volte Ladybug gli bocciava spietatamente.

Marinette ora si trovava lì, ferma e congelata all'estremità della piazza, osservando l'akuma con occhi più che terrorizzati: sembrava un cerbiatto illuminato dalla luce dei fanali automobilistici.
Chat avrebbe voluto strapparla via da tutto quello, ma la testa gli diceva di seguire il piano contorto che era riuscito a mettere in piedi. Pregò funzionasse davvero.

Poi Marinette parlò, e le cose si fecero decisamente interessanti.

<< Perché ? >> gracchiò a mezza voce.
 
Chat Noir non capiva. Non comprendeva la motivazione di quell'unico singulto che la voce della ragazza era stata capace di produrre. L'akuma agiva e basta, sotto il controllo di Papillon, il quale ovviamente non le avrebbe mai rivelato le ragioni.
 
<< Non è questa la mia paura, ne sono certa >> sibilò a denti stretti.
 
Chat sgranò gli occhi. Trovarsi lì iniziava a pesargli sulla coscienza: intromettersi senza permesso nel confronto fra Marinette ed una cosa così personale come la propria paura lo rendeva fuori posto e decisamente in colpa.

<< È assurdo ... >>

L'akuma possedeva, per Chat, le stesse forme del padre, perciò fu strano e inquietante sentirlo ridacchiare gloriosamente con la voce che solitamente usava per impartire ordini e prediche.
Evidentemente Marinette ne rimase completamente agghiacciata.
Non l'aveva mai vista tanto fuori forma: spenta, appassita, passiva verso le circostanze.

Mosso dalla gravità della cosa, soprattutto dal bastone che l'akuma ancora stringeva in mano, Chat sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio, acquattandosi a terra per non farsi vedere da entrambi.

L'unico modo per scamparla era coglierlo di sorpresa e darsi tempo utile ad attraversare il portale. Una volta lì, l'akuma avrebbe perso la stragrande maggioranza delle sue abilità.

<< Marinette, è così facile leggerti dentro. Si direbbe che oggi sia il tuo giorno sfortunato, eh? >>.

La voce di suo padre tuonò tutt'intorno, scuotendogli fin dentro le viscere. Era come aver infilato la testa in una tinozza di acido.
La giovane non sapeva che dire, né tantomeno cosa fare per rilassare i muscoli  che erano diventati un fascio di nervi tesi.
E lui? Beh, Adrien doveva aspettare il momento più opportuno per sfruttare il fattore sorpresa. Nonostante tutto, la vista di una scena tanto intensa lo agitò non poco.

Ciò che Chat aveva capito in tutto quel trambusto, guardando Marinette congelata nella sua posizione, era tristemente evidente: Papillon aveva architettato uno spettacolo che somigliava al loro piccolo e personale inferno.
 
La superoeroina non reagì bene, o meglio, non si mosse affatto, il che rendeva più prossima l'eventualità di fare la fine del tacchino durante il giorno del ringraziamento. Dopo il cenone, si intende.
Chat represse il desiderio di cibo che sicuramente Plagg gli stava infondendo, tornando al suo piano paradossalmente fortuito. Non pensava di essere tanto fortunato considerati i suoi attuali poteri. Probabilmente il karma tanto acclamato da Marinette aveva scelto di girare la sua ruota per una buona volta.

<< Lo è, sì, catastroficamente sfortunato, ma credo tu lo sappia già Papillon >> disse la giovane confrontandosi direttamente con la mente dietro ai burattini.

Per quanto fosse generalmente imprevedibile, Chat non si aspettava che fosse così forte da poter prendere di petto il vero artefice del danno. D'altronde, perché no? Non conoscevano una virgola del cattivone che combattevano da circa un paio d'anni, e le sue continue minacce alla città non facevano che peggiorare la situazione. Forse era il momento di affrontarlo e capirci qualcosa. Peccato che in quelle condizioni non fosse ottimale.

" L'akuma deve spostarsi ..." si disse, pregando di poter compiere il suo agguato.

Il tempo, però, scarseggiava, e Papillon sembrava non gradire quel confronto.
                                
 
 


***
 



 
 
 
Marinette vacillava palesemente.
Manteneva lo sguardo in alto, inghiottendo una paura che la stava divorando, tuttavia sapeva che le strette al cuore gliel'avrebbero frantumato. Affrontava quella cosa soltanto per la promessa fatta alla moglie del pittore: deludere il prossimo era persino più tremendo dell'akuma di fronte ai suoi occhi.

Così aveva optato per una distrazione, non certo diretta al malcapitato trasformato, ma alla mano invisibile che tramava alle loro spalle. Per la prima volta capiva che anche da umana valeva qualcosa. O almeno, doveva provarci in nome della stessa giustizia che l'aveva condotta fino a quel punto.
Senza contare il fatto che Chat si era tradito esponendo la coda oltre il marmo della fontana, dandole la sicurezza che stesse pianificando un attacco lampo.
Il prossimo passo era quello di spingere l'akuma sotto il bocchettone della fontana, abbastanza vicino per Chat e i suoi artigli.
L'unico neo di quel piano ? Il fatto che la natura  le stesse tirando brutti scherzi, confondendola più del previsto. Come avrebbe fatto ad affrontare un'akuma che vedeva sdoppiata? Frammentata e sfocata in mille immagini tremolanti, come un caleidoscopio rotto.
 
<< Marinette Dupain-Cheng, la goffa e maldestra studentessa modello che "salva" i poveri vecchietti in mezzo alla strada! Quale cuor di leone ti spinge a provocare un super cattivo? Stupidità ? Stoltezza ? >> disse l'akuma, picchiettando il bastone contro la pavimentazione di pietra.

Marinette si trovava praticamente sotto la fontana, pero doveva lasciare che l'akuma si avvicinasse ancora di più perché Chat l'acciuffasse. In tutto questo, sperava vivamente di riuscire a svignarsela prima di ritrovarsi lei stessa oggetto dell'agguato.

<< Forse un po' entrambe. O forse vorrei solo capirti meglio >> bofonchiò a mezza voce << Cosa ne ricavi? Possedere il corpo di gente delusa e sola per poi? >>

L'akuma fece una semplice smorfia derisoria, stringendo con più veemenza il bastone, che si trascinava dietro creando un rumore stridulo e sgradevole. Stava a pochi centimetri dal volto di Marinette, sotto la mira del gattaccio nascosto accuratamente dietro i gorgogli d'acqua.
Quando la giovane comprese le intenzioni del nemico, sentì la pelle del viso tirarle come se una pressa gliela stesse distendendo. Doveva togliersi di lì.

<< Buffa la tua paura, non credi? Sarà ancora più soddisfacente sapere quale sarà l'ultima faccia che guarderai >>
 
Marinette avrebbe voluto ribattere con qualcosa di intelligente e brillante, ma senza la maschera si sentiva abbastanza persa per prendere il toro per le corna. Il massimo che le riuscì, dopo un incontro così ravvicinato con il proprio terrore, era scivolare a terra e pregare che Chat proseguisse con il suo piano.
Così fece, e Chat non la deluse affatto.
Saltò sull'akuma con un balzo quasi artistico, piombandole addosso munito dell'asta che sfruttò per far perdere l'equilibrio al nemico, il quale cadde sorpreso e ferito come corpo morto s'accascia sulla terra.

Marinette guardò il partner compiaciuta, per poi venir letteralmente scarrozzata come una furia verso la cappella oltre le mura della città. Chat la stringeva con fermezza, ignorando completamente il fatto che fosse sporca di fango, resina e qualche altra sostanza non identificabile.
Correvano a per di fiato per le viuzze, dimenticando quante ne avessero superate, ma sicuri e proiettati verso l'obiettivo: il portale.
Con un po' di escamotage, l'akuma non li stava ostacolando attraverso la natura del dipinto, forse perché era ancora destabilizzata dai graffi che Chat le aveva procurato una volta zompato sulle sue spalle.

Svoltarono un paio di volte in silenzio, eppure Marinette sentiva che qualcosa nella fisicità del gatto stava perdendo smalto. Lo percepiva affaticato, dolorante, frenato nei movimenti solitamente fluidi.

Nell'euforia della corsa, le ci volle un po' prima di notare che la zona della spalla  fasciata dalla tuta nera possedeva una colorazione più densa e rossastra del resto del costume. E la macchia s'estendeva a colpo d'occhio.

Mancavano pochi metri al portale, quando Chat si chinò a terra, stremato e afflitto, trattenendo a stento dei versi di strazio. La ragazza lo tirò sù di peso, facendosi da traino mentre il supereroe la fissava ammutolito. Non potevano arrendersi così, poco prima del traguardo.

<< Shh, manca ancora un metro >> bisbigliò, cercando di rasserenare l'agonia del partner. Ad un benedetto passo dall'uscita, furono sorpresi
dalla presenza dell'akuma che sghignazzava sorniona alle loro spalle.

Si sentì morire dentro, letteralmente.

<< Dove pensate di svignarvela? Dobbiamo finire la chiacchierata, Marinette. Non ti sembra maleducato?>>

La ragazza guardò in basso evitando di concentrarsi sul volto dell'akuma, continuando però a trasportare il corpo di Chat, poiché  aggrappata all'unico appiglio di speranza. Era estremamente difficile gestire i movimenti con tutta quella pressione che le premeva contro. Ed altrettanto complesso mantenere Chat sveglio e cosciente a dispetto della ferita profonda che gli stava evidentemente infettando la spalla. Marinette lo sentiva tremare come una foglia sotto pelle, contraendosi in spasmi e brividi.

Per un istante si fermò a maledire ancora una volta il karma, ed in più quella pigrona di Tikki che dormiva beatamente senza minimamente immaginare cosa stesse accadendo alla sua goffa proprietaria. Certo, il divano di casa Dupain-Cheng era una mano santa per il mal di schiena, a quanto asseriva il padre, ma dubitava che il kwami ne possedesse una nel suo corpicino gommoso. Anzi, dubitava necessitasse il sonno come le normali creature della natura, se per questo.
 
<< Non so quale sia il tuo concetto di etichetta, ma non penso rientri l'inseguimento e il rapimento di persone >> sbuffò la giovane, indietreggiando verso il portale.
 
La massa gelatinosa alle proprie spalle la stava richiamando tenacemente, volendola intrappolare nelle maglie dense della sua struttura.
Chat ridacchiò sommesso, soddisfatto dell'atteggiamento schietto e sarcastico che Marinette aveva assunto soltanto per distrarlo dal dolore che altrimenti lo avrebbe spinto a chiudere gli occhi e lasciarsi oscurare dal buio.
L'akuma, tuttavia, non si fece abbindolare perdendo altro tempo in chiacchiere inutili.
La risposta violenta si riversò sulla povera Marinette, che però riuscì a gettarsi di botto nel portale accompagnata da tutti e due gli individui.

Tempo di un batter d'occhio, e si ritrovarono accasciati nella sala d'esposizione del museo in posizioni diametralmente opposte.
La giovane aveva schivato il bastone ad un centimetro dal viso, tuttavia le era stata comunque segnata la pelle con una ferita sanguinolenta che bruciava al livello del collo. Il dolore era acuto e caldo, ma decisamente sopportabile, a differenza di Chat che non muoveva un dito dal suo contorto atteggiamento: testa reclinata, posata sul muro della sala, con occhi serrati e gambe strette al petto.

Le spezzò il cuore.
Era come se mille schegge affilate si stessero abbattendo contro il suo petto.
 
L'akuma, invece, si trovava distesa sotto il quadro dei girasoli, ricurva in se stessa come se fosse stata intrappolata in un bozzolo sul punto di schiudersi.
In quelle condizioni, malgrado le fitte al collo, doveva agire e scovare l'oggetto che nascondeva la farfalla di Papillon.
Fece leva sulle gambe e quasi cadde nuovamente a causa dei forti giramenti di testa.
In quel momento pensò di voler strozzare Tikki e la volta in cui le era stato affidato un incarico tanto dispendioso e faticoso.
Non era tagliata per quel mestiere.
Le piaceva indossare la tuta e diventare un'altra persona completamente disinibita, per poi ritrasformarsi in un angolo buio della strada e spezzare l'incantesimo.
C'erano troppe variabili in quella situazione che non le andavano giù: che ci faceva lì?
 
Scosse il capo esausta, decisa a riporre quelle scomode domande in un cassetto dei suoi pensieri, sperando di poterne uscire indenne.
La luce nella sala era tornata normale, constatò felicemente, così come i dipinti di Van Gogh prima velati da una strana sensazione oscura e negativa.
Il risultato di quella miracolosa svolta indicava indubbiamente che l'akuma avesse comunque perso il controllo che poteva esercitare nel suo perfetto regno infernale.
Forse il karma ...

<< Marinette! >> gridò una vocetta delicata alle proprie spalle.

"Alla buon ora!" Si disse guardando gli occhioni lucidi del suo piccolo Kwami, il quale levitava nell'aria con un'espressione più che rammaricata. La ragazza non le permise di continuare la conversazione, perché afferrò gli orecchini prontamente e si lasciò trasformare con altrettanta esuberanza.

Il costume l'avvolse come fosse stato parte di lei fin sotto la pelle: una sensazione di inebriante forza le riempì il petto diffondendosi per tutte le fibre muscolari. Fu una scossa incredibilmente ricostituente.

Immediatamente Ladybug entrò in scena, munita di una determinazione che avrebbe persino fatto titubare Papillon in persona.
L'akuma, a quel punto, era più che sveglia e pronta a confrontarsi con la supereroina, la quale sfoderò il suo yo-yo con estrema disinvoltura.
Iniziarono lo scontro in men che non si dica, scivolando da una parte all'altra della sala senza esclusione di colpi.
Marinette cercava di salvare i quadri benché L'akuma tentasse in tutti i modi di scaraventarla contro questi.

<< Hey, non te la prendere con l'arte. Non eri un pittore un tempo?>> disse saltando sopra il bastone che il nemico aveva scagliato verso di lei.
L'akuma vacillò per un istante.

Quel secondo necessario a Marinette per studiare cosa potesse celare la farfalla malvagia.
La cintura? Nah, troppo piccola.
Forse l'attrezzo che le circondava il collo? Ma anche lì non avrebbe potuto contenere una cosa così grande, e poi non le sembrava così rilevante da poter contenerla.

Un'ultima analisi celere che riuscì ad adocchiare il maledetto oggetto del peccato: era un semplice pennello infilato tra le cuciture della cintura.
Invocò immediatamente il suo lucky charm, ricevendo in cambio una mappa turistica del museo.

Era uno scherzo, per caso?

Segnato in rosso acrilico, la zona degli specchi dove prima Chat e lei avevano cercato il nemico invano.
Stropicciò la carta e pregò che l'intuizione appena avuta fosse quella giusta.

<< Vuoi farti una corsetta? >> esordì provocando l'akuma.

Carica fin sopra la punta dei capelli, cercò di ignorare i lamenti che Chat emetteva nell'angolo dell'esposizione. Prima di fiondarsi verso la sala degli specchi, sentì forte e chiaro la sua voce pronunciare il suo nome.
Non Ladybug, la sua Lady, ma Marinette.

Sentì per un breve momento un calore piacevole avvolgerle il petto.

Peccato che il tempo di esitare era giunto al suo termine, sostituito da una nuova spinta di azione febbricitante.
 
Prese a correre schivando gli attacchi dell'akuma, elettrizzata ed al contempo preoccupata, mentre il nemico alle sue spalle guadagnava sempre più terreno.
Diciamo che la ferita non giocava a suo favore. Se solo avesse avuto qualche super potere della guarigione, molte delle ultime tragedie non sarebbero mai avvenute - si ripeteva, avanzando a perdi fiato.

" Si, ma non vivo nemmeno nel mondo dei vampiri sbrilluccicosi "

Benché stesse intraprendendo delle vere e proprie conversazioni con il suo "io" interiore, non perdeva mai la concentrazione su quello che stava facendo. Doveva colpire e agire come un fulmine riga il cielo notturno.
Ok, forse Marinette non era molto il tipo da fulmine, o da qualsiasi cataclisma naturale, però non le veniva in mente altra metafora altrettanto efficace, perciò dovette accontentarsi.

Scivolò a terra per evitare un altro colpo, ritrovandosi slittata nel pavimento di marmo della sala degli specchi.
Se prima con Chat le era sembrata quasi buffa, adesso quell'infinta schiera di vetri riflettenti non faceva che amplificare il terrore ben soffocato dalla sua razionalità.
Doveva mantenere la calma.
L'akuma entrò a grandi falcate nella sala, come la stella di una prima cinematografica, sventolando la sua arma manco fosse stato il premio cinematografico dell'anno.
Non appena si rese conto dell'ambientazione, fece un sorriso macabro a trecentosessanta gradi, che le prendeva completamente la zona anteriore del volto. Marinette immaginò di poterla vestire in modo buffo, magari da ananas gigante, così da eludere l'influenza che la sua persona le infondeva.
Dopotutto, si trovava letteralmente faccia a faccia con il proprio terrore, e non c'era nulla al mondo che potesse realmente sottrarla ai brividi di freddo e le palpitazioni convulsive.

L'akuma guardò Ladybug, leggermente colpita << Marinette cara, un cambio di costume? Non pensi di esagerare ?>>

Ci fu un freddo silenzio.

Marinette doveva capirlo, o quantomeno metterlo in conto nel suo piano contorto: la sua paura non mutava con indosso la maschera. Se l'akuma avesse ricordato il suo segreto anche una volta purificata, tutte le persone che le stavano attorno erano in grave pericolo. Non poteva esporre i suoi genitori, Alya, Adrien ...

Puntò i piedi a terra rimanendo fedele alle sue decisioni.

<< Potrei dire lo stesso di te. Guardati attorno >> affermò con risolutezza << In questi specchi non vedo la mia paura. Vedo l'angoscia di un uomo disperato che tenta di sopravvivere al dolore nel modo più sbagliato. >>

Effettivamente, analizzando più profondamente la natura dei riflessi, era possibile scorgere i tratti del vero pittore, il quale, malgrado i tentativi di Papillon, iniziava a vacillare schiacciato dal peso del suo stesso viso.
Se con Papillon aveva raggiunto il desiderio di essere qualcun altro, ora la realtà si abbatteva contro di lui senza pietà, come un fulmine a ciel sereno.

" Ora si che ci siamo con le metafore " rimbombò nella testa della super eroina.

<< Ho parlato con tua moglie poco fa. Era addolorata. Parlava di Theresa, la ricordi?>> continuò Marinette, facendo leva sul briciolo di umanità rimasta nel nemico.

Quest'ultimo perse completamente le sembianze della sua paura quando lei nominò la moglie e la piccola figlia.

<< Theresa vorrebbe suo padre, non un super cattivo che rapisce e fa del male alle persone. >> disse poi, avvicinandosi con cautela a quello che ormai era diventato il fantasma di una persona.

Si faceva piccolo piccolo, oppresso dalle proprie azioni e annullato dalle parole di Ladybug. Marinette fece per afferrare il pennello, quando il pittore le ghermì il polso in un gesto di impeto animalesco.

<< Devono pagarla. Mi hanno deluso, umiliato e licenziato >>

Marinette sospirò intensamente << E la risposta sarebbe deludere la propria famiglia? Perché è questo quello che stai facendo. >>
Il pittore guardò in basso, allentando la presa quel tanto sufficiente ad agguantare il pennello e sgretolarlo sotto il tacco della sua tuta da coccinella.

Dal fumo denso che fuoriuscì, svolazzò l'akuma attorno alla figura della super eroina, macchiata di un inchiostro nero derivato dalla magia nera che Papillon le aveva infuso.
Marinette sfoderò il suo miracoloso yo-yo per purificarla in men che non si dica.
Il disastro era stato scongiurato - si ripeté tremante e soddisfatta.

<< La sua famiglia è qui fuori. Theresa ha aspettato tutto il tempo >> disse poi, aiutando il povero uomo ad alzarsi in piedi.
Quest'ultimo s'avviò lentamente verso l'uscita, trascinato da un senso di colpa che non riusciva a quantificare. A quanto pareva, le memorie della possessione non gli appartenevano più, ma il fatto di aver danneggiato qualcuno gli era comunque rimasto infuocato nei ricordi.

<< Grazie, giovane coccinella >> balbettò affranto. Marinette annuì senza dire una parola, ricomponendo gli affari in sospeso che l'akuma aveva causato.

Chat Noir, ad esempio.

Il suo gattaccio aveva disperato bisogno di un aiuto, e di certo Marinette non poteva tirarsi indietro, e non voleva assolutamente farlo.
 


Si precipitò nella sala di Van Gogh come fosse stato l'ultimo desiderio della sua vita. Chat Noir si trovava ancora lì, sull'orlo dell'incoscienza, spaesato e dolorante. Dormiva beatamente rannicchiato su se stesso, quietando probabilmente lo strazio che la ferita gli aveva inflitto.Non si svegliò nemmeno quando Marinette lo legò al suo yo-yo per portarselo a casa, passando sui tetti parigini in modo furtivo e delicato.

La notte brillava di speranza, ricca di puntini bianchi che inondavano la superficie blu notte di un'aurea quasi magica. Marinette doveva sbrigarsi se voleva portarlo al sicuro e guarirlo prima della trasformazione.  
Balzare lì, sui comignoli delle case francesi, le ricordava i movimenti delle dita sui tasti del pianoforte, che, come i suoi passi leggeri, sfioravano lo strumento armonizzandosi perfettamente.

Era una notte pungente.
Una di quelle serate invernali dove il cielo diventa luminoso quasi quanto la luna.



















Angolo autrice 
Evidentemente mi sta proprio prendendo questa cosa, perchè non faccio che scrivere e scrivere :P vi tocca sopprotarmi ancora, in sostanza. Spero vi stia ancora piacendo, perchè ho in serbo molte sorprese per i futuri capitoli!
Au revoir!
 
  
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