Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    26/01/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 33 – Ammissioni




Le sue mani poggiano leggere sul vetro. Lontano, a dominare il cielo terso, brilla un sole dorato. La sua luce si posa gentilmente sopra le palpebre abbassate, sulle quali si possono distinguere sottili venature blu. Le dita affusolate si flettono appena, scivolando sulla fredda superficie. Per un breve istante, emanano un bagliore simile a quello del sole là fuori, poi tornano al loro pallore naturale.


Un singulto sorpreso rompe il tranquillo silenzio della stanza e lo spirito si volta, trovandosi attentamente osservato dagli occhi curiosi della bambina.


«Sei sveglia» mormora Pitch, avvicinandosi. «Come ti senti?».


Katherine distoglie lo sguardo e annuisce titubante.


«Meglio» replica nervosamente. «Io…».


Lui la osserva incuriosito, provando a scorgerne l’espressione nonostante lei sia mezza sepolta dalle coperte e si ostini a non incontrare il suo sguardo.


«Mi dispiace per… Non dovevo dire quelle cose. Io… È solo che…».


Lui posa un polpastrello sulle sue labbra e quando lei, finalmente, torna a guardarlo, scuote la testa, accennando un debole sorriso.


«Va bene così».


«Ma io…», tenta Katherine.


Una mano di Pitch, ora piacevolmente calda, le accarezza gentilmente il viso, e Katherine sospira, per un momento appagata. I suoi occhi cercano quelli dello spirito e li trovano intenti a scrutarla con un’espressione strana, mai vista al loro interno; somiglia molto alla serenità, ma è più triste: malinconia.


«Sarei stato un uomo felice e un padre orgoglioso, se tu fossi stata la mia bambina» mormora con voce incrinata.


Katherine sgrana gli occhi e trema violentemente. Un momento dopo ha nuovamente il viso seppellito nelle pieghe della veste di Pitch, che fa del proprio meglio per non lasciarsela sfuggire dalle braccia.



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«Che cosa stavi facendo?» chiede la voce piccola di Katherine, molti minuti dopo aver ritrovato un respiro regolare.


«Allenamento».


Lei lo fissa, dubbiosa. «Cioè?».


«Hai presente quella luce che non ti garba molto?» prova a spiegare Pitch, e al suo cenno di assenso prosegue. «Sto cercando di venirne a capo. Devo trovare il modo per controllarla e poterla usare in maniera efficace».


«Per che cosa?» si incuriosisce Katherine.


«Per potermi difendere».


Lei, d’un tratto, si allarma. «Pensi che quelle cose luminose torneranno?».


«Non lo so» dubita Pitch. «Ma anche se non lo facessero loro, devo comunque tenere in conto la probabilità che le Ombre intendano ripresentarsi» ipotizza incerto, lasciandosi cogliere da un tremito preoccupato.


Lei si fa seria e lo osserva, impensierita.


«Ombre? Quelle altre cose strane di cui parlavi quando mi hai raccontato dell’altra Katherine? Quelle cattive che rubano i sogni?» chiede sgomenta.


Lui annuisce piano. «Sì, esatto».


Cautamente, studia la sua espressione spaventata, indeciso se spiegarle altro oppure se sia preferibile tacere.


«Che cosa c’è?» lo incalza invece Katherine, che ha intuito i dubbi dello spirito e vuole vederci chiaro.


Pitch sospira e si siede più comodamente vicino alle sue gambe.


«Ci sono cose di cui non ti ho parlato. Riguardano le Ombre e una parte del mio passato. Solo… non sono certo che sia una buona idea metterti a conoscenza di questo tipo di informazioni. Potrebbero rivelarsi pericolose per…».


«No» lo interrompe nuovamente Katherine. «Se ti cercano per farti del male, io voglio sapere che cosa sono, e anche perché ce l’hanno con te» decreta irremovibile.


Pitch si massaggia stancamente le tempie e sospira frustrato. Non vuole metterla in pericolo, non più di quanto sia già riuscito a fare. Eppure è anche cosciente del fatto che tacerle quella parte del suo passato potrebbe rivelarsi la scelta sbagliata. Inoltre ha il sentore che lei, a quel punto, non sia particolarmente propensa a permettergli di tacere oltre.


«D’accordo» accetta, anche se a malincuore. Poi accenna un ghigno ironico. «Sei piuttosto dispotica, quando ti ci metti».


Katherine ridacchia divertita e annuisce. In fondo è vero, quindi perché preoccuparsi di negare?


Lui la fissa con sguardo speculativo e lei si agita irrequieta, non sapendo bene cosa aspettarsi.


«Posso… uhm… sedermi lì di fianco a te?» bisbiglia Pitch, in imbarazzo.


Katherine, dapprima interdetta, sorride felice e si scosta un poco per fargli spazio, invitandolo poi con un colpettino della mano sulla coperta.


Pitch piega le labbra in un piccolo sorriso più rilassato.


«Sai, qualche anno fa tutto questo non sarebbe mai potuto accadere» ragiona divertito. «Di solito aspettavo sotto i letti dei bambini che i loro occupanti si addormentassero per portar loro incubi».


Katherine spalanca gli occhi, sorpresa. «Sotto il letto? Ma… non era scomodo?» dubita, un po’ perplessa.


Pitch socchiude le labbra, interdetto, poi scoppia a ridere di gusto.


«Accidenti se lo era!» esclama.



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Il resto della giornata Pitch la trascorre accoccolato sotto le calde coperte, con la piccola Katherine appoggiata al suo fianco, impegnato a narrarle di tempi antichi e nemici insidiosi; di soldati coraggiosi e pericolose creature oscure; di ciò che, nonostante tutti i loro sforzi, è andato irrimediabilmente perduto, e di ciò che invece è rimasto e ha continuato, nei secoli, a minacciare la serenità di tutti, in particolare dei piccoli sognatori.



"Abbiamo una vita sola. Nessuno ci offre una seconda occasione. Se ci si lascia sfuggire qualcosa tra le dita, è perduta per sempre. E poi si passa il resto della vita a cercare di ritrovarla." (Rosamunde Pilcher)


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Quando il cuore piange per ciò che ha perso, l’anima ride per quello che ha trovato.” (Detto Sufi)






  
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