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Autore: Uptrand    28/01/2017    4 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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La colonna di fuoco biotico era stata vista da tutti, dall’esercito alla flotta nello spazio. Solo Alexya, Diana e Trish fissavano immobili il cielo, attorno a loro i lavori fremevano.
L’avanzata verso il Presidium si era arrestata. Quegli esseri in cielo avevano creato una zona in cui si manifestavano in continuazione emissioni di energia oscura. Impossibile per un grosso contingente superarla.
Nessuno sapeva cosa fossero quelle cose in cielo, quale nuovo stratagemma fosse in atto.
Il comportamento anomalo del nemico rendeva incerti su quali ordini impartire, unito al fatto che essi rimanevano sospesi in aria, ad un'altezza di cinquecento metri dal punto più basso della loro formazione.
Quale che fosse la loro forza, era tale da fermare con scudi biotici un bombardamento d’artiglieria. Anche la gigantesca artiglieria semovente “Titani” non aveva avuto effetto.
« Andiamo! » dichiarò Alexya, le sorelle la seguirono. Sapevano che Isabella aveva perso.
Non potevano sbagliarsi, ogni biotico aveva un'univoca traccia energetica. L’eezo normale non era così eccitabile, ma il 19 vibrava in maniera diversa per ogni biotico nelle vicinanze che usava i suoi poteri.
La ragazza era diventata più sensibile rispetto alle sorelle a quegli stimoli, credeva di capire meglio Isabella.
Osservandola aveva intuito che ci fosse una parte del divertimento nell'uccidere che le fosse ancora preclusa, come fosse qualcosa solo per adulti.
« Dove state andando? » gridò Asiria, accorgendosi che si stavano allontanando.
« A ucciderli. »- rispose con naturalezza lei, indicando con una mano i nemici- « Isabella ha perso. Grazie per averci tenute con te in questa battaglia, è stata una lezione importante. »
L’asari sgranò gli occhi, le avevano appena dato una notizia terribile in maniera assurdamente tranquilla
« Fe-, fe-, ferme li! » disse bofonchiando, avvicinandosi a passi rapidi.
« Come fate a dire che Isabella ha perso? Quella colonna di fuoco poteva solo essere opera sua! Avete provato a contattarla? »
« Non ne abbiamo bisogno, lo sappiamo. » affermò Diana con certezza.
« Cosa vorreste fare, vendicarla? » chiese agitata lei, cercando di comprendere quali intenzioni avessero.
« Per quale motivo dovremmo farlo? » - Domando Trish - « Isabella ci ha insegnato che l’unico motivo per cui si viene sconfitti in battaglia e si muore è per la propria incapacità, il resto sono scuse del vinto. Se lei ha perso è solo colpa sua. »
Adesso Asiria era proprio confusa « Credevo le voleste bene? »
« Certo. » le risposero in coro, ma Alexya aggiunse «  Ho capito una cosa da quando sono libera di pensare. L’universo, non ha una forma prestabilita. Due verità contrastanti possono coesistere. Per noi esistono solo due tipi di esseri: prede e predatori, non mi servono le opinioni altrui. Io la penso così e questo mi basta. Isabella ha perso, ora tocca a noi. Non mi aspetto che tu capisca, nemmeno Dasha credo ci riuscirebbe. Nel suo testamento ci chiedeva di rimanere al sicuro, ma non possiamo. »
« Perché? » domandò l'asari, era l’unica domanda che le era venuta.
« Perché questa è la nostra natura, questo è quello che vogliamo. Solo una cosa Isabella non ci perdonerebbe: essere esitanti e indecise. »
« Bel discorso, giovane guerriera. » disse Okasa, la sciamana krogan era rimasta con Asiria da quando l’aveva incontrata, dopo che i krogan avevano fatto irruzione sul campo di battaglia.« Ma come pensi di fare? Il nemico è in alto nel cielo. Gli umani hanno forse imparato a volare da soli? »
« Nah, ci inventeremo qualcosa. » commentò Alexya, fiduciosa.
« Hai seguito Asiria in combattimento. Perché? Potevate stare con Divisione N. »
« Su Noveria delle cacciatrici asari ci avevano messo in difficoltà, dei biotici hanno messo in difficoltà noi. Qui abbiamo sbagliato e Steve si è infuriato con noi. Pensavamo di aver capito come si combatte ma non è così. Una vera guerra è diversa da ammazzare qualche banda di criminali. Combattere è qualcosa di molto più complesso. Per quanto Isabella ci possa aver insegnato ci manca la sua esperienza. Vogliamo imparare, Divisione N avrebbe solo pensato come tenerci al sicuro. »
« Vero, la guerra è diversa. Ma allora Isabella come ha fatto? Anche lei è stata presa a schiaffi da qualcuno? »
Le ragazze sorrisero a quell'idea assurda « Combatteva con Steve. » rispose Trish.
« Pensate che Steve le abbia chiesto di andare da sola ad affrontare il nemico? »
« Avrà fatto di testa sua, come sempre. » disse Diana allargando le braccia.
« Finché combatteva con Steve andava tutto bene, ma quando è andata sola ha perso. Mi state dicendo questo? »
« Cosa vuoi dirci krogan? » domandò Alexya che si stava spazientendo.
« Niente, solo notavo che state agendo nel medesimo modo. Per quale ragione voi dovreste andare incontro a un destino differente, se le premesse sono le stesse? »
« Smettila di giocare, non siamo bambine! » urlò la ragazza, la foga con cui lo disse fece fare un passo indietro a Asiria. Se Diana e Trish avessero dimostrato un atteggiamento ostile, forse si sarebbe preoccupata, ma parevano calme.
« Se non lo siete dovreste capire che fallirete, se agite nel suo stesso modo. Da krogan capisco i vostri valori di guerriere, vi dico di solo di agire diversamente, magari non da sole. »
Scese un silenzio carico di pensieri.
Fu Asiria a riempirlo « Mentre parlavate tra voi, ho chiamato mia madre. Al comando asari, hanno notato una variazione tra le lunghezze d’onda emesse da quelle cose. Nessuno si pronuncia, ma mia madre non ha dubbi che si tratti della traccia energica dell'eezo 19 anche se molto debole. Un drone spia ha scattato queste foto.» mostrò delle immagini tramite omnitool, una pietra rossa come un rubino era al centro della formazione nemica. « Sono sicuri che prima non c’era. Non hanno idea di cosa sia, ma scommettono che è il centro della traccia sconosciuta. »
« Non ci serve nessuna conferma, quella è Isabella! » esclamò Diana.
Ad Asiria non rimase che accettare quell'informazione come sicura « Non so come ci riuscite, per voi l’eezo è quasi un senso aggiunto. Se avete ragione, potrebbe anche essere morta. Non sappiamo cose le sia stato fatto. »
« Morta o viva è indifferente, noi andremo. » - dichiarò Trish - « Quale che sia la situazione noi li uccideremo. »
Alexya si avvicinò di qualche passo e disse « Per favore, aiutateci. Lo riconosco: sappiamo combattere, ma nulla su come pianificare un'azione così complessa. »
Asiria e Okasa si fissarono, alla fine fu la prima a dire « Il vero problema è a chi chiedere. »
Fu una questione che non ebbero tempo di porsi.
Una comunicazione esterna giunse a tutti i soldati su ogni canale.
« Qui è il tenente Olivia W. Sherpard, sono in compagnia di Dasha Weaver, ci troviamo sulla base nemica, siamo intrappolate in una sala di comando. Il nemico è sul punto di far rilasciare dai portali tutta l'energia che hanno assorbito, dovesse riuscirci sterminerà ogni razza della galassia. Dobbiamo guadagnare tempo. Bisogna spezzare la formazione nemica, attraverso essa esercitano tutto il loro controllo. Separiamoli e ... » La comunicazione si interruppe di colpo, l'ultimo suono udibile fu quello degli spari.


*****


La comunicazione era giunta a tutti, anche ai nemici. I xalielt si scambiarono informazioni alla velocità di un super calcolatore.
Trovavano inaccettabile che il problema di quelle due intruse non fosse stato ancora risolto, erano un’incognita che non si apprestava a una soluzione.
Non aveva importanza, loro avevano vinto su tutto. Erano scappati dai razziatori sopravvivendo, avevano formulato i piani iniziali del Crucibolo diffondendoli nello spazio, in attesa di una civiltà che li portasse a compimento.
Nel frattempo si erano evoluti. Da esseri di carne si erano trasformati in creature di pura energia oscura, abbandonando ogni bisogno e stimolo della loro vecchia natura ma ancora non bastava.
Sapevano di potersi sviluppare ulteriormente, se vi fossero riusciti la totalità dell'energia oscura dell’universo sarebbe stata al loro comando. Con un simile potere avrebbero potuto spostare un pianeta dalla sua orbita o distruggerlo con facilità.
Tutte le civiltà agli albori credono in esseri superiori, loro lo sarebbero diventati per davvero. Immortali la cui esistenza energetica non poteva essere dispersa, immuni al passare del tempo.
Con l'umana intrappolata nel cristallo, anche l'instabile eezo 19 sarebbe stato controllato.
Avevano vinto ed era il momento di dimostrarlo.
La formazione sferica cominciò a brillare di luce blu pulsante.
Nello spazio la tragedia aveva inizio.


*****


Le flotte riunite del Consiglio erano in enorme difficoltà, manifestazioni abnormi di energia biotica intrappolavano e danneggiavano le navi la guerra. I mezzi più piccoli come i caccia non avevano scampo.
La comparsa di quegli esseri era coincisa, con il momento di maggior vantaggio per la flotta del Consiglio. Tutte le navi nemiche avevano perso improvvisamente potenza.
Adesso la situazione si ribaltava.
Dal ponte di comando, Hannah Shepard guardava impassibile la flotta venire dispersa e le navi frantumate.
« Lanciate i brucia pianeti! » Oordinò. Aveva udito anche lei la comunicazione di sua nipote, non poteva permettersi di aspettare oltre. La flotta era al limite.
In grembo teneva la pistola d'ordinanza, avrebbe ucciso la sua famiglia e non avrebbe mai voluto sopravvivere a questo.
Molti brucia pianeti andarono persi per le anomalie biotiche, ma erano troppi per fermali tutti e ne bastava solo uno per vincere.
Le armi nucleari vennero avvistate dal nemico. Intesero che le speranze di vittoria erano alimentate da non comprendere di cosa essi fossero capaci.
Avrebbero fatto si che intuissero il potere di esseri ascessi a un livello superiore.
Fu un’onda d’urto paragonabile all’esplosione di una stella, il cielo in un istante si fece vuoto e i segnali radio sparirono.
Ogni cosa al di fuori della Cittadella e della base nemica ancorata ad essa, sparì.
Di ogni nave che fosse del Consiglio o dei grigi non rimase che rottami.
Il pianeta Bekenstein, situato a poca distanza, fuoriuscì dalla sua orbita. La sua superficie fu sconvolta da disastri naturali.
Solo chi era nell’area della Cittadella si salvò, troppo vicini per venire colpiti. Solo la distanza fece la differenza.
I xalielt guardavano compiaciuti il risultato del loro operato, del controllo che esercitavano sull’energia oscura dell’universo.
Era stato un primo test soddisfacente.


*****


Con tutta la forza dei suoi motori la Jotnar si lanciava alla carica.
Guidare l'assalto al Presidium l'aveva messa a dura prova, permettendole però di salvarsi dall'attacco appena lanciato dal nemico, ma era ancora operativa anche se danneggiata.
Le navi dei grigi avevano invece smesso di muoversi, precipitando sull'anello della Cittadella.
« Sala macchine, spero siate pronti! » urlò Vega al comunicatore.
La dottoressa Bryn e Drentel avevano avuto un’idea da cui il drell non solo voleva dissociarsi, ma potendo sarebbe scappato all'istante dalla nave.
« Adesso!» gridò Vega.
Drentel non era religioso, ma invocò lo stesso il nome della dea degli hanar un attimo prima che Brynn desse il comando finale.
Fu una questione di attimi. Cinque secondi prima dell'impatto la Jotnar attivava al massimo della potenza il suo campo di nium.
A quattro secondi l'eezo 19, di tre dei suoi quattro nuclei dei motori classe Atlantis, venne riversato all'esterno.
Lo scontro contro la barriera biotica fu tremendo e di una forza inaudita. La Jotnar divenne un enorme e gigantesca pallottola. Sul modello di una vera pallottola aveva messo insieme eezo 19 e del nium nella forma del campo sviluppato dalla nave, a tutto questo si unì l’energia dell’impatto.
L'esplosione fu accecante, l'onda d'urto generata tempestò il campo di battaglia. I soldati furono gettati a terra e costretti a cercare riparo, i mezzi ribaltati.
La barriera andò in frantumi.
I xalielt osservavano increduli.
Le specie di questo ciclo avevano dimostrato un fortissimo istinto alla lotta, ma niente aveva fatto pensare a un simile atto di resistenza o anche solo che il loro scudo potesse essere abbattuto.
Con un colpo solo avevano annientato tutte le flotte del Consiglio, l'esercito sbarcato sulla Cittadella era tutto ciò che rimaneva. Da solo non era un problema, l'idea era anzi di usarlo per test futuri. Il soggetto portatore dell'eezo 19 era stato catturato, il suo potere unito al loro.
La Jotnar era l'ultima, vera, nave da guerra che era rimasta al nemico eppure lottavano con accanimento. Questo non era stato previsto.
I Xalielt decisero che il metodo di analisi e proiezione del futuro che usavano da millenni doveva essere rivisto.


*****


Il corpo in fiamme della Jotnar, viaggiava  in mezzo alla formazione nemica perdendo quota. Sventrata in più punti, la corazzata stava inevitabilmente precipitando, solo il fatto che fosse ancora in grado di muoversi era qualcosa di prodigioso. Dimostrazione della sua solidità.

*****


I xalielt si agitavano attorno alla nave come api infuriate, la loro formazione era stata infranta. Un autentico affronto. Orribili primitivi che ostacolavano esseri migliori di loro. Possibile che fossero così stupidi da non comprendere che erano nel torto? Non si accorgevano del loro sbaglio? In quale altro modo si sarebbero potuti chiamare questi tentativi di fermare chi era superiore e per questo nel giusto.

*****


« Tutti fuori! La nave sta per esplodere! » urlava James, incitando i suoi ad abbandonare la Jotnar. Respirando a fatica, fiamme e fumo erano ovunque.
Era stata una follia ma aveva funzionato. Quando era giunto il messaggio di Olivia, Brynn aveva formulato un piano su come superare le difese nemiche, era solo una bozza ma era chiaro che la Jotnar sarebbe dovuta essere sacrificata.
Solo dopo il devastante attacco nemico contro le flotte, accettò l'idea di non avere scelta. Però era ancora vivo, è questo era un piacevole imprevisto.
Da piano sarebbero dovuti morire tutti all'istante, invece la corazza della nave aveva retto meglio del previsto.
« Via di qua pilota! » urlò ad Alexandra “Corvo” Redgrave
« Non posso signore! Io devo rimanere! Sono la sola che deve farlo! » dichiarò, indicò la seconda postazione di navigazione. Distrutta e con l'altro pilota, morto bruciato, chino su di essa.
« Di che diavolo parli? Fuori! » gridò lui furioso.
« La nave non è esplosa in aria! Se non la tengo su fino alla fine esploderà al suolo! Ucciderà i nostri compagni a terra.»
James mormorò un'imprecazione, non ci aveva pensato.
« Allora vattene pilota! La guiderò io! »
« No, lei non ne ha le capacità! »
« Tu...» ma non fini la frase. Alexandra si voltò verso di lui, piangeva ma lo sguardo era determinato. Era giovane, sui trent'anni, non doveva aver mai pensato alla possibilità di morire.
Il destino invece le aveva giocato un brutto tiro, ma era pronta a non tirarsi indietro.
Fece cadere una spilla a forma di corvo in mano a Vega e disse « La dia a Ilary Monreau. La prego.»
Lui annuì, odiando se stesso mentre correva verso le capsule di salvataggio.
 
Alexandra avrebbe voluto vedere un bel cielo limpido, come ultima cosa. Da bambina, suo padre l'aveva fatta salire con lui in deltaplano, da quel momento si era innamorata del volo. Così divenne un pilota.
La spilla che aveva con se, fu l'ultimo regalo dei suoi genitori. In un incidente aereo essi persero la vita. Dai rottami venne recuperata una valigetta che avevano con loro.
Al suo interno era la spilla con un biglietto legato.Un semplice regalo, senza un motivo preciso, alla loro figlia che amava volare tanto.
« Chissà se potrò avere un paio d'ali? » si domandò.
La Jotnar deflagrò in una gigantesca esplosione. I soldati al suolo guardarono ammutoliti, l'esplosione distruggere la formazione dei grigi. Nessuno però esultava.


*****


Asiria e Okasa irruppero nell'infermeria insieme a Miranda, trasportavano svenute Alexya, Diana e Trish. Respiravano con molto fatica, il battito era irregolare.
Miranda interrogava le due amiche con domande precise, non capiva cosa fosse successo e la causa.
Dalle risposte sembrava che tutto fosse accaduto quando la Jotnar era esplosa, meno di un minuto fa.
Loro erano subito accorse da lei, aveva esaminato le ragazze alla Grissom e forse era l'unica a sapere cosa fare.
Non questa volta, non capiva cosa fosse accaduto e perché solo a loro tre. Non aveva tempo per esaminarle, serviva una cura subito.
« Cos'è successo? »
La frase le fece alzare la testa, a parlare era stata Taiga. Per punizione aveva messo la figlia di Jack e i suoi gemelli a lavorare in infermeria, per essere imbarcati clandestinamente per giungere in una zona di guerra.
Pensavano che la guerra fosse divertente, avrebbero imparato il lato più spietato aiutando lo staff medico con i feriti. Anche solo portando acqua o tenendo un vassoio.
« Asiria, portala via! » gridò Miranda. Le ragazze peggioravano, non avrebbe mai permesso che Taiga assistesse a quella scena.
« William! Henry! » sbraitò la ragazza.
I gemelli arrivarono da una stanza affianco, riconoscendo un tono di disperazione nella voce dell'amica. Compreso al volo la situazione, non dissero niente ma da un terminale cercarono di connettersi al software delle armature delle ragazze. Una volta, per caso, avevano scoperto che avevano installato un programma automatico di pronto soccorso. Dasha Weaver cercava di proteggere le sue figlie, con ogni mezzo che il denaro le forniva.
« Il loro livello di radiazioni è zero! Dobbiamo alzarlo. » gridò allarmato William, guardato i dati raccolti da Miranda e quelli che lui vedeva.
« Assurdo! Quelle radiazioni sono mortali! È impossibile che la loro assenza le faccia star male. » rispose sua madre.
Il figlio le rispose arrabbiato « Tu le avrai esaminate, ma noi ci abbiamo passato assieme ogni istante che potevamo! L'energia biotica è per loro una vera porzione del corpo. Se questa soffre, ne risentono! »
« Aggredita da cosa? Solo loro sembrano risentirne. »
Asiria si mise in mezzo e disse « Quando la Jotnar è esplosa, ho rilevato che le radiazioni sono calate tendenzialmente ovunque. »
Henry ebbe un'intuizione che espose subito « La Jotnar, aveva un campo di nium, quindi doveva avere del nium a bordo. Probabilmente il calore e l'esplosione l'hanno polverizzato e disperso ovunque. Normalmente non sarebbe un problema per nessuno. Ma loro tre, data la loro natura, sono più sensibili di chiunque all'avvelenamento da questo metallo. »
« Potrebbe essere. » rispose Miranda dopo aver ascoltato il figlio. L'avvelenamento da nium era stato poco studiato, il suo effetto su un biotico con eezo 19 era sconosciuto. Si sapeva solo che tanto più il biotico era potente, più facilmente ne avrebbe risentito. Le ragazze Weaver erano tutte biotiche di potenza fuori dalla normale scala di misurazione. « Ci serve dell'eezo 19! Ma non so dove prenderlo. »
« I reattori! Quelli portati da Steve! » propose Taiga, a metà tra il disperato e la speranza.
 
Uno dei tre reattori venne avviato al minimo, le ragazze distese su dei letti di fortuna affianco ad esso. Le radiazioni cominciarono ad aumentare, mentre Miranda e gli altri le monitoravano da una distanza di sicurezza.
Il nium assorbito dalle ragazze e le radiazioni generate avrebbero dovuto annullasi a vicenda, permettendo all'eezo che avevano in corpo di tornare a svolgere a pieno le sue funzioni.
Una sirena d'allarme risuonò su tutto il fronte. Il nemico arrivava volando, quegli strani esseri dal corpo cristallino attaccavano lanciando poderosi attacchi biotici.
Dewerger e altri mezzi pesanti furono sollevati e lanciati a metri di distanza, da terra i soldati contrattaccavano.
Ma i nemici anche se il corpo veniva frantumato, rimanevano per alcuni minuti come una sorta di nebbia azzurrina che fluttuava in aria, attorno cui si riformava un nuovo corpo.
I soldati retrocedevano davanti a un nemico immortale. L'intero esercito era sotto attacco dall'alto, non vi era più distinzione tra prima linea e no.
Uno di quegli esseri calò sulle ragazze Weaver, volteggiando sopra di loro.
Taiga si mise a correre.
Spadino soltanto aveva seguito la ragazza, il cane era stato con lei per tutto il tempo. In infermeria, accucciato in un angolo, leccava con piacere le gocce di sangue che cadevano a terra. La sua padrona era solita dargli pezzi dei nemici che uccideva, lui guardava i feriti e i morti sperando di riceverne un pezzetto.
Arrivata al reattore, il nemico era rimasto in aria, Taiga tirò un pugno al pannello facendo aprire il boccaporto di caricamento. Il contattore che aveva indosso, emise suoni di allarmi per i livelli che registrava. Quello che serviva.
Davanti a lei, eezo 19 incandescente ribolliva
« Bene , ora che faccio? » si chiese non avendo un piano preciso, sapeva solo che quelle radiazioni avrebbero dovuto infastidire il nemico. Sperava che aumentandole sarebbe andato via.
Vide un’ombra allungarsi alle sue spalle, si girò di scatto.
S'immobilizzò per la paura con la schiena contro il reattore, lo strano essere dal corpo di cristallo le era davanti. Pareva scrutarla con i suoi occhi sfaccettati come quelli di una mosca, mentre fluttuava immobile in aria.
Il suo piano non aveva funzionato, il nemico aveva scelto di non andarsene.
Questo alzò un braccio, stava per lanciare un attacco. Taiga non riusciva a credere che sarebbe morta.
Spadino attaccò, saltando in alto e mordendo lo strano essere alla parte inferiore del corpo, da dietro. L'unica zona che le sue corte gambe gli permisero di raggiungere.
L'essere ondeggiò di lato per far staccare il cane, ma anche se il suo corpo era di cristallo i denti dell'animale riuscirono a far presa.
Infastidito usò i suoi poteri.
Un acuto lamento, Spadino fece un breve volo in aria e ricadde a terra. Il torace era sfondato, la schiena piegata in modo innaturale.
Taiga guardava inorridita il cadavere del cane, senza riuscire a fissare altro. Sarebbe morta.
Asiria apparve nella folgorante luce verde dei suoi poteri, aiutata da Miranda fronteggiarono l'essere i cui poteri tennero testa a quelli combinati delle due biotiche. Okasa arrivò di lato al nemico.
L'essere andò in frantumi, ma l'energia che conteneva  rimase sospesa in aria. Il corpo cominciò subito a riformarsi.
Miranda, Asiria e Okasa si mossero per cercare di portare al sicuro le ragazze Weaver e Taiga. Il nemico fu più veloce di loro, riuscì a riprendersi e ad attaccare con solo metà del corpo ripristinato.
Provocò una violenta esplosione biotica, lasciandole ferite e stordite al suolo.
L'essere si apprestava a un secondo assalto, quello definitivo. Invece lanciò un improvviso sibilo, muovendosi come in preda a dei crampi.
Si volse all'indietro, il reattore era stato avviato al massimo. Le radiazioni che generava destabilizzavano la sua struttura energetica, questa sarebbe mutata, non più riconosciuta dal sistema di trasmutazione lui avrebbe smesso di esistere.
Vide quell'essere umano di prima, doveva essere stata lei. Per questo l'avrebbe fatta soffrire. Odiosi umani, nati del loro stesso pianeta.
 
Taiga cadde a terra perdendo sangue da tre profondi graffi in viso, la creatura cristallina l'aveva colpita con una mano.
La ragazza odiò se stessa per essere minuta, un biotico quasi privo di potere, tutto quello che sapeva fare era essere inutile. Di non avere nessun tipo di dote come i suoi amici.
Guardò la strana creatura cristallina incombere su di lui, una sua mano divenne luminescente, lei chiuse gli occhi.
Anche così la luce filtrava attraverso le palpebre. Questa si spense e udì un rumore di lotta. Riaprì subito gli occhi.
Il nemico era terra e si dimenava, immobilizzato di schiena da Alexya, Trish e Diana.
« Saccheggio! » le sentì dire all'unisono. Si generò una tenue luce azzurra mentre l'energia passava dal nemico ad ognuna di loro.
A un certo punto si scambiarono un’occhiata, Alexya si tolse un guanto e posò la nuda mano sul corpo cristallino. Diana e Trish si allontanarono.
Libero di muoversi, l'essere tentò di togliersi di dosso la ragazza ma prima che potesse farlo l'aura biotica di lei virò al “rosso”.
Alexya poteva percepirle, ogni singola particella di energia biotica dell'essere e tra queste, come un filo sottile, una traccia energetica a lei era familiare: Isabella.
Avrebbe dovuto essere di comune energia biotica, eppure usando ben tre saccheggi la sua energia non si era dispersa ma opponeva una sottile resistenza e si rigenerava troppo velocemente.
Ora comprendeva il perché, avevano rubato da Isabella alcune delle doti del 19. In quegli essere coesistevano due tracce energetiche differenti, non credevano fosse possibile.
Alexya pensò alle particelle di energia, nella mente le vide muoversi secondo il suo volere,
Le sentì unirsi, compattarsi, schiacciarsi sempre di più fra loro e fremere. Era sbagliato. Stava succedendo come con l'asari. Le fiamme non le appartenevano, quelle erano di Isabella. Si agitò, l'energia era vicinissima ad esplodere.
Si ricordò delle parole di Diana, non doveva cercare la perfezione o un modo corretto di fare le cose. Doveva semplicemente farle a modo suo.
Isabella amava terrorizzare i nemici oltre ogni misura, le fiamme erano state la sua risposta. Consumare il nemico da dentro, usando i suoi stessi poteri.
Terrorizzare piaceva anche a lei, ma non l'avrebbe definita la sua aspirazione. Le venne in mente la prima volta e tutte quelle successive, in cui era stata lodata per la sua tecnica di scherma. Quello era il suo piacere più grande. Una volta le avevano letto il mito di re Artù e di excalibur, era rimasta affascinata da quella spada.
Il suo desiderio era un giorno di ottenere una spada ineguagliabile, con quella e la sua tecnica avrebbe battuto Isabella. Avrebbe superato, non il biotico più potente, ma la schermitrice più abile.
Si tranquillizzò pensando a quello che desiderava, sentì l'energia fluire liberamente senza che lei esercitasse nessun controllo.
Non serviva essere concentrati o quali allenamenti. Per andare in “rosso” serviva una reale sicurezza, l'assenza di ogni dubbio e forma di esitazione. Per usarlo invece bastava essere onesti con se stessi.
Aprì gli occhi e sotto di se la creatura di cristallo era scomparsa lasciando al suo posto, un'asta cristallina di colore rosso. Lunga quanto il suo braccio.
La prese alzandosi e fissò un istante l'oggetto « Cos'è questo stuzzicadenti gigante? » disse leggermente sconsolata. Dimensioni a parte, la forma era proprio quella. Lei aveva sperato di trovare una spada. Doveva ancora allenarsi.
« Diana avevi ragione, dovevo fare le cose come piace a me. Il “rosso” alla fine è qualcosa di stupido. »
« Ovvio che ho ragione, dovresti imparare a darlo per scontato.»
« Comunque Alexya sei stata fantastica! Abbiamo visto quell'essere mutare e...» spiegò Trish e cercò di mimare la metamorfosi che aveva visto « Ma è morto? » chiese infine.
« Oh si, assolutamente morto. » rispose Alexya, l'unica traccia energetica rimasta era la sua. Un’asta di pura energia biotica di eezo 19 allo stadio rosso.
Si ricordò allora di Taiga, si avvicinò all'amica, passò la mano nuda sul sangue che ancora fuoriusciva dalle ferite e lo leccò.
«L'ho sempre sostenuto, il tuo eezo è delizioso. Adesso non pensare male. »
Taiga era ancora sotto shock per quanto accaduto, non era riuscita a proferire parola. Alexya le si avvicinò, pensò che l'avrebbe baciata. La situazione le sembrava assurda. Poi sentì la mano nuda di lei sul petto e l'altra sostenerle la nuca.
Si aggrappò con improvviso impeto ed energia ad Alexya, al punto da sorprenderla e finalmente riuscì a dire « Ho avuto paura, io... non ho potuto fare niente per Spadino. »
Lei capì subito cos'era successo, la sua espressione in volto spiegava tutto, ma le sorrise dicendole « Ti farà male, non posso evitarlo ma è l'unica soluzione. »
Taiga stava per chiedere spiegazioni, ma un dolore profondo le fece perdere i sensi. Alexya fu sollevata che l'amica fosse svenuta. Usare saccheggio le avrebbe fatto male, ma doveva eliminare dal corpo di lei le radiazioni che aveva assorbito. Quello era il modo più rapido per farlo.
Diana e Trish si erano intanto accertate delle condizioni di Okasa, Miranda e Asiria. Date le protezioni che indossavano, le radiazioni non minacciavano la loro vita.
Affidarono a loro Taiga, senza dare altre spiegazioni. Segnarono la posizione del corpo di Spadino, dando un’ultima carezza a quel cane che le aveva seguite ovunque, in avventure bizzarre da cui era sempre uscito indenne.
« Eri un cane phantom. » disse Trish salutandolo per l'ultima volta.
« Altri in arrivo! » annunciò Diana alla vista di altri tre nemici in avvicinamento.
Alexya si fece avanti, l'asta si librò in aria altre due si formarono dal nulla. Lei era felice, aveva finalmente capito come usare il suo “rosso” anche se era agli inizi.
« Dopo ci spieghi il trucco? » chiese Diana, davvero curiosa di sapere come sua sorella ci fosse riuscita. Trish osservava non meno stupefatta.
Schizzarono in aria trafiggendo i nemici in avvicinamento, quando la ragazza li giudicò abbastanza vicini.
Caddero al suolo, vivi ma emettendo quel singolare stridio. Le ragazze li circondarono e sorrisero. Quei versi erano incomprensibili, ma avvertivano le vibrazioni caotiche che emanavano. Le interpretarono come paura e urla di dolore anche se non potevano esserne certe. Sorrisero ancora di più.
I nemici erano invincibili se riuniti, separati potevano batterli. Singolarmente mantenevano una sorta d'immortalità energetica, erano intangibili ai proiettili al 19 e dotati di incredibili doti biotiche.
Erano inesperti, ma dotati di una potenza che sopperiva a quella mancanza.
L'energia del 19 poteva ferirli, quella liberata dal reattore ci stava riuscendo, loro ci erano riuscite.
Affrontando questi nemici era quanto avevano appreso.
Potevano ucciderli.
Ognuna stese una mano nuda sul nemico. Diana e Trish avevano lo stesso un’alta percezione dell’energia biotica anche se inferiore a quella di Alexya in rosso.
Avvertirono l’energia biotica dell’essere su cui avevano posato la mano, quella estranea di Isabella.
Loro non potevano consumare l’energia biotica, ma il 19 aveva normalmente la capacità la disperdere l’energia oscura.
In un solo istante due di quegli esseri svanirono. Erano morti.
Incuriosite guardarono Alexya che in rosso non era riuscita consumare l’energia dell'ultimo nemico. Ritornò allo stadio normale, allora l'essere morì allo stesso modo degli altri.
Le tre sorelle si guardarono un attimo fra loro. « Gran bel trucco. » dichiararono assieme.
Il nemico, morendo, aveva dimostrato una cosa molto interessante.
Due tracce energetiche in un corpo, sorrisero fra loro. Quella era davvero una grande idea.
Il solo “rosso” non bastava a ucciderli. Alexya questo l’aveva dimostrato. La ragazza non poteva certo trasformare tutti i nemici in aste.
Diana e Trish avevano ucciso i due esseri perché questi erano trafitti dall'asta di eezo rosso, questa inevitabilmente cercava di consumare la loro energia ma senza riuscirci. La traccia energetica di Isabella si opponeva.
Ma quando le ragazze convogliarono la loro energia sui nemici, questi si erano trovati a subire da un lato il consumo della propria energia a causa dell’eezo 19 in rosso, dall'altra la dispersione energetica di cui era capace normalmente. Davanti a questo doppio attacco la loro immortalità non aveva retto.
Le tre sorelle sorrisero maligne. Adesso però serviva un “pasto.”
 
« Henry, William ci siete? » chiese Alexya al comunicatore carica come le sorelle. Dal reattore alle sue spalle saliva una sottile linea di fumo, avevano assorbito molta energia da esso. Non tutta, cosa impossibile, ma abbastanza per sentirsi nuovamente bene. Questo però aveva nuociuto alla strumentazione.
« Eccoci! » dissero allo stesso tempo.
« Diana sta bene? » chiese Henry.
« In gran forma. » rispose la diretta interessata, lei e Trish avevano aperto i comunicatori per aggiungersi a quella conversazione.
« Grazie dell'aiuto di prima. Questa volta ci avete salvate. » dichiarò Alexya, facendo sentire orgogliosi i due ragazzi.
Il loro risveglio al momento giusto non era stato un caso. Sfruttando l'accesso ottenuto alle loro armature quando erano state portate in infermeria, avevano azionato da remoto un programma di stimolazione cardiaca, quando le avevano viste in pericolo. Non avevano nessuna garanzia che si sarebbero riprese, ma non potevano fare altro se non sperare che le radiazioni emesse e assorbite fossero almeno sufficienti a destarle. Le ragazze erano state svegliate da una intensa scarica elettrica.
« Taiga? » domandò Alexya.
« Sta bene, per ora. Ma la situazione sta precipitando. Chi può combatte, ma solo perché non c'è via di fuga. Non vi sono più navi. Si spara ovunque, con i nemici sopra alle nostre teste. È stata ordinata una ritirata all'interno del braccio della Cittadella, alcune unità hanno già preso posizione in dei sottolivelli. Il vecchio Shepard e altri della resistenza stanno aiutando facendo da guide. Ma è tutto crollato, il braccio è stato gravemente danneggiato in questa battaglia, non sembra sarà possibile ritirarsi, l’ordine per adesso è resistere. Hanno fatto scendere alcuni feriti, noi siamo con loro. Vorremmo essere con voi. »
« Ci siete più utili dove siete ora, ho un piano. Vi stiamo per dare gli accessi completi alle nostre armature, avremmo bisogno di supporto tattico. »
« Dicci solo cosa fare. » rispose William.
« Il nemico? » chiese Alexya.
« Come ti ho detto è disperso, in più c’è la preoccupazione del messaggio di Olivia. Se davvero vogliono ucciderci tutti in quel modo…»
« Possiamo solo fidarci di Dasha e Olivia, sono le sole in grado di fare qualcosa. Ora ascoltami, il fatto che il nemico sia sparpagliato è il nostro più grande vantaggio. Questo è il piano.»

*****


« Diana, dai tu il tempo. » annunciò Alexya, facendo aggrottare la fronte a sua sorella
« Io? Non Trish come al solito. »
« La potenza non sempre risolve tutto, voglio passare attorno al nemico, colpire chi è più isolato e cercare Isabella. Questi nemici, non sono qualcosa che possiamo gestire noi da sole. Niente più attacchi frontali, dobbiamo appoggiarci a chi combatte con noi, non ho intenzione di farmi circondare una terza volta. »
« Se sono in testa decido io, non farai storie. »
« Nessuna. Mi fido. »
Diana si calò il visore e si mise in posizione, per nessun motivo le avrebbe fatto capire il piacere di quella risposta. Non avrebbero letto il suo linguaggio del corpo.
Vi era sempre stato un certo conflitto tra loro, per una questione di carattere. Liberate dal programma phantom questo era venuto fuori in diverse occasioni.
Trish l’abbracciò da dietro e le sorrise, lei si sentì avvampare in viso. Sua sorella aveva capito tutto, lanciò un’occhiata ad Alexya e si tranquillizzò. Non pareva aver intuito niente, infatti richiamo Trish perché lasciasse Diana libera di cominciare.
La ragazza mosse in avanti la gamba sinistra, ruotò il busto, estrasse la spada. Eseguì una sequenza di attacco e una di difesa.
In fila indiana, Alexya e Trish la imitavano. Diana continuava a eseguire sempre gli stessi movimenti, accelerando a ogni nuova sequenza, dietro di lei le sorelle stavano adattando il proprio ritmo al suo.
La sincronizzazione dei movimenti era la loro più alta tecnica di squadra, non la avevano più usata da quando avevano combattuto per riprendersi Noveria. Tre individui che si muovevano all’unisono. Tecnica ombra l’avevano chiamata.
La nuova condizione mentale e l’aumento dei poteri aveva fatto sorgere tante piccole differenze prima assenti. Usandola non avrebbero potuto combattere, ognuna al massimo delle proprie capacità.
Avrebbero imitato il nemico. Adesso che sapevano che due tracce energetiche potevano coesistere.
L’impresa era qualcosa di mai tentato prima nel campo della biotica. Per questo l’aiuto dei gemelli era fondamentale. Era pericoloso, tanto più nelle condizioni estreme in cui stavano provando.
Nessuno avrebbe pensato di riuscirci. Loro non pensarono mai di poter fallire.
Rilasciarono i loro poteri. Gli arti e spalle di Diana furono percorsi da apparenti scariche elettriche, un’aura rossa avvolse Alexya e crepe nell’aria attorniavano Trish.
Nell’orecchio i consigli dei gemelli, dopo la spiegazione di quale fosse il piano, le monitoravano dai sensori nelle armature per suggerire cambiamenti nell’emissione di energia.
Dovevano farsi che la lunghezza d’onda energetica di ognuna fosse la stessa, pur mantenendo la propria traccia energetica individuale.
Eezo 19 non poteva agire contro se stesso, ma una traccia energetica avrebbe cancellato le altre due se non avessero fatto attenzione.
Delle tre sorelle, una avrebbe finito col privare le altre due di ogni abilità biotica se sbagliavano.
Loro di questo erano coscienti, invece i gemelli non ne erano stati informati volendo evitare inutili preoccupazioni.


*****


In alto nel cielo, i Xalielt osservavano la battaglia che si svolgeva contro specie le di questo ciclo.
Quanto era accaduto era fuori da ogni previsione: la loro formazione sferica era stata infranta. Ora stavano lavorando per ricostruirla e fortunatamente avevano ancora il cristallo con l’umana dotata del 19.
Senza il processo di mantenimento della traccia energetica, più di metà di loro sarebbe morta. 
La gigantesca Arca, l’astronave che per millenni era stata la loro dimora, da cui avevano osservato per cicli le civiltà distrutte dai razziatori e i loro distruttori, era anche lo strumento che li aveva trasformati nella loro attuale condizione di esseri eterni.
Da corpi di carne avevano trasferito le loro coscienze, sotto forma di energia biotica, in gigantesche colonne dove avevano sperimentato quella condizione per millenni.
Con la clonazione avevano creato repliche della propria specie, che svolgessero tutte le mansioni a cui loro, gli originali, non si potevano più dedicare. Dalla semplice manutenzione, a cavie per esperimenti, a combattere faccia a faccia con il nemico.
Le loro creazioni sarebbero dovute essere più che sufficienti a eliminare qualsiasi resistenza, senza bisogno che intervenissero.
Questo mostravano le proiezioni, il presente qualcosa di diverso.
Erano riusciti a trovarli nello spazio oscuro, a infliggere un danno all’Arca. Anche se erano stati loro stessi a provocare il danno peggiore, decidendo di espellere la porzione invasa per distruggere i nemici presenti.
Avevano combattuto sulla Cittadella, mentre l’Arca era unita alla stazione spaziale accumulava l’energia necessaria a completare la trasformazione.
Con quello e unendo in comune i poteri, avevano dimostrato di cosa erano capaci eliminando in un colpo ogni nave, nemica o alleata, dallo spazio.
Ormai non avevano più bisogno di navi e cloni. La loro condizione assorbiva così tanta energia oscura dalla spazio, da obbligarli a interrompere il rifornimento energetico a ogni altra unità.
Per questo le perdite subite ad opera del nemico erano prive di valore, ogni unità sarebbe stata eliminata. Anche i cloni, non avevano più bisogno di quelle riproduzioni di cosa erano un tempo.
Solo i mutaforma sarebbero rimasti, creati per questa condizione, come servitori per i millenni a venire.
Eppure i soldati di quelle specie primitive non si arrendevano.
Dopo l’esplosione della Jotnar, mentre i loro corpi si riformavano avevano formulato nuove proiezioni sul futuro. I pensieri fluivano come energia all’Arca, costituendo ordini sotto forma d’impulsi biotici.
Da essa tornavano indietro nello stesso modo, milione di idee consultate e valutate in pochi secondi.
Le due intruse sull’arca non erano un problema, i mutaforma le avrebbero annientate. Anche se il fatto che questo non fosse ancora accaduto risultava irritante. Quelle due umane mostravano un incredibile spirito di sopravvivenza,
Riguardo all’esercito di primitivi sulla Cittadella, una parte di loro l’avrebbe attaccato. Sarebbe stato un test sulle loro capacità combattive.
Non poteva definirsi altrimenti, quando una delle due parti non poteva perdere e morire.
Altri Xalielt invece, a gruppi di centinaia, sparirono dopo aver lievemente brillato di luce biotica.
Avevano da tempo scoperto il flusso di dati che avrebbe trasferito i comandi dei portali  al di fuori della Cittadella. Decisero di non trascurarlo più.
Ma la maggior parte però rimase in aria a riprendere la formazione, mancava poco al rilascio di energia dai portali.
Non avere il Catalizzatore li obbligava a provocare un rilascio di energia tramite un loro intervento diretto.
Un segnale arrivò ad ogni Xalielt, riportava che una traccia energetica era sparita. Non persero tempo a controllare, dovendo trattarsi di un errore di strumentazione.
Un’interferenza del campo di battaglia, delle sacche di radiazioni del 19 in cui era possibile imbattersi.
Se fosse stato esatto, significava che uno di loro era morto. Dopo pochi minuti, la sparizione di altre tre tracce energetiche venne segnalata.


****


Terra, Thessia, Rannoch, Tuchanka, Palaven, Sur'Kesh e Noveria. A centinaia, i nemici spariti apparvero sui cieli delle capitali e centri politici di questi mondi.
Avevano eseguito uno spostamento di fase di livello galattico, le navi erano per loro reliquie del passato.
Senza nessun avvertimento per la popolazione, prima che suonasse il primo allarme lanciarono il loro attacco.
Entusiasti di poter soddisfare la propria curiosità, sfogando appieno le proprie abilità.
Soprattutto sui terrestri, essendosi sviluppati sullo stesso pianeta che millenni prima aveva dato origine alla civiltà dei Xalielt.
Presto si sarebbero ripresi il loro pianeta.
   
 
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