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Autore: Eevaa    30/01/2017    1 recensioni
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare, dimostrami che sai controllare la rabbia! Non tornare ad essere l'aguzzino che eri un tempo: sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri e oramai fai parte di questo pianeta, che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» (Cap. 8)
«Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, tentando di non voltarsi ad osservare quello scenario surreale che lui stesso aveva creato. (Cap. 11)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 3 - ORGOGLIO AL PATIBOLO

 

Dovevano essere all'incirca le due del mattino, le nuvole nere come il carbone si stavano allontanando velocemente verso est.
Vegeta si trovata sospeso a mezz'aria in cerca di una risposta, riflettendo tra sè e sè, quando una lontana figura apparve all'orizzonte.
«Papà! Finalmente ti ho trovato, ti ho cercato ovunque!» ansimò Trunks fermandosi di fronte al padre. Un momento di imbarazzo seguì un sospiro «avrei reagito allo stesso modo, a casa» dichiarò il giovane con voce tremante «però l'hai quasi ucciso».
«E' quel "quasi" che rovina tutto» rispose freddo Vegeta, girandosi di spalle.
«Mi dispiace tanto, papà. E' una cosa orribile, io spero che sia stato solo un fraintendimento» le mani di Trunks trovarono dimora nelle tasche dei larghi pantaloni della tuta «ho pensato che tu abbia bisogno di riposare, ma capirei se tu non volessi tornare a casa»
«No, infatti, non ci penso neanche. Non fare l'idiota, che fraintendimento vuoi che ci sia? Erano abbracciati sul nostro letto»
«Per questo ho chiamato Goten, Chichi ha detto che ti ospiterà volenieri a casa sua per qualche tempo»
«Tu hai fatto cosa?!» gridò il padre rigirandosi verso Trunks, visibilmente rosso in viso nonostante l'oscurità della notte.
«Andiamo, hanno già sistemato la stanza per te... sarà solo per dormire» supplicò il figlio gesticolando.
Vegeta di limitò ad abbassare lo sguardo ed incrociare le braccia al petto, pronunciando un sonoro "Tsk".

Il vento gelido scompigliava i capelli di entrambi guerrieri mentre volavano alla massima velocità verso la casa di Chichi. Durante il volo Vegeta ripensò drammaticamente al giorno del matrimonio: Bulma era bellissima, raggiante, i capelli raccolti e ornati di fiori di pesco, ancora poteva sentirne il profumo. Ricordava perfettamente l'imbarazzo e al contempo la soddisfazione ben mascherata di quel giorno, proprio come quando lei aveva dichiarato di aspettare un altro bambino. 
Era cambiato: l'aveva sposata, aveva voluto un altro figlio da lei, si era impegnato e aveva accettato di diventare un terrestre, di mettere da parte l'orgoglio per formare una famiglia. Tutto ciò per cui aveva lottato fino a questo momento era andato in frantumi, e l'unica cosa che gli rimaneva erano proprio i suoi figli. Avrebbe potuto essere il padrone dell'universo, il Re dei saiyan, invece si sentiva solo un inutile, patetico, sdolcinato terrestre.
Il pensiero del matrimonio fece salire la rabbia e la frustrazione del saiyan, il quale accelerò il volo per non far notare al figlio la smorfia malinconica sul suo viso.
 
Una volta giunti alla casa tra le montagne, Vegeta aspettò fuori dalla porta intanto che Trunks salutava Goten e sua madre.
Goku era oramai partito con il drago Shenron da tanti anni, lasciando i due soli. Il fratello maggiore, Gohan, viveva invece con la moglie e la figlia adolescente nella casa accanto. Chichi era visibilmente preoccupata di dover ospirare in casa propria il saiyan: seppur lo conoscesse da tanti anni temeva che il sospetto di un tradimento, già difficile da accettare per i terrestri, potesse far tornare Vegeta lo spietato assassino che era un tempo. Ma quando lo vide entrare dalla porta principale non vide lo sguardo di un assassino.
Gli occhi di Vegeta erano rossi di rabbia ma pieni di tristezza e malinconia, gli occhi grandi di un bambino infelice. Chichi ricambiò lo sguardo del saiyan con fare compassionevole, trattenendo l'istinto di abbracciarlo. La donna sapeva perfettamente che il combattente non apprezzava le manifestazioni di affetto, quindi si limitò a sorridere nervosamente, senza accennare allo spiacevole fatto accaduto poche ore prima.
«Ti ho sistemato il letto della vecchia camera di Gohan al primo piano, troverai degli asciugamani puliti e una tazza di camomilla sul comodino» sussurrò Chichi indicando con un dito le scale. 
«Mmm» mugugnò piano Vegeta come per dire "grazie", imbarazzato, mentre le sue gote si tingevano di un magenta acceso.
Mai nella vita si sarebbe sognato di finire in una situazione simile, sino a un paio di decenni prima non avrebbe esitato a radere al suolo il pianeta e allontanarsi per sfogare la sua anima distruttiva altrove; invece adesso si ritrovava lì, ospitato dalla moglie del suo ex "miglior nemico", elemosinando sorrisi compassionevoli e camomilla. Camomilla. Il principe dei saiyan non avrebbe mai bevuto camomilla. 
Si bloccò in mezzo alle scale con l'unico pensiero di bucare il soffitto e andarsene da lì, magari per bere qualcosa di forte o distruggere qualche montagna o qualche pianeta disabitato, quasi gli venne voglia di vendicarsi approfittandosene del corpo di Chichi, ma si rese ben presto conto della sensazione di stanchezza e di svogliatezza che avevano invaso ogni suo muscolo, oltre al pensiero che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere alla moglie di Kaarot e soprattutto a sè stesso.
Proseguì per le scale maledicendosi e stringendo forte i pugni. Ogni passo sembrava essere in direzionato al patibolo del suo stesso orgoglio. 
 
Intanto, a casa Brief, la figlia più giovane di Bulma gridava paonazza contro la madre.
«Come hai potuto fargli questo? Perchè lo hai fatto!?»
«Bra, calmati per favore. So bene che ho sbagliato, ma io e papà ormai non ci sopportiamo più da molto tempo, il continuo litigare mi ha resa fragile. Pensavo che un po' di conforto da parte di Yamcha potesse tirarmi sù di morale» replicò Bulma tentando di calmare la giovane.
«Conforto dal tuo ex? In camera da letto? Cosa ti dice il cervello!?» Bra corse in camera sua con gli occhi colmi di lacrime, sbattendo poi violentemente la porta.
Bulma restò immobile appoggiata al tavolo in vetro del soggiorno, trafitta dallo sguardo dei suoi genitori, ma non solo...
  
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