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Autore: Signorina Granger    01/02/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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 Capitolo 12: Fidarsi è bene...
 
Lunedì 30 Novembre 



Buio, luce? Giorno, notte? 

Non lo sapeva. 

Non aveva tempo di fermarsi e di guardarsi intorno... era troppo impegnata a correre.
Che poi... perché stava correndo? 

Continuava a correre in mezzo agli alberi, e per qualche strano motivo sapeva di trovarsi nel bosco che circondava la Cimmeria... ma non aveva idea di come fosse finita lì, ne del perché il suo battito cardiaco fosse così accelerato.

Sbrigati 
Corri

Non sapeva perché, ma correva. Correva come non aveva mai fatto in tutta la sua vita... scappando da qualcosa.

“Basta...” 

Si fermò, incapace di continuare. Il suo respiro affannoso sembrava così dannatamente reale... e anche l'albero al quale si appoggiò, il tronco gelido e ruvido sotto la sua mano.

“Temo che sia presto per fermarsi.” 

Sussultò e si voltò nel sentire quella voce... e nel momento in cui la vide seppe perché non sapeva come era finita lì.
Doveva essere un sogno, se davanti a lei c'era Alexandrine, appoggiata ad un albero e i capelli color carota sciolti sulle spalle.

“Ciao Frankie, come stai?” 

“Sono stata meglio. Che ci faccio qui?” 

Alexandrine le sorrise debolmente, avvicinandosi all’amica di un paio di passi. Solo allora Francisca si rese conto di quanto freddo facesse, e la stessa aria gelida sembrava muovere leggermente i capelli rossi della sua amica, insieme alle fronde degli alberi che le circondavano.

Strano. Sembrava tutto così reale...

“È la tua testa, tesoro... non devo dirtelo io. Ma quello che posso dirti Frankie è di non mollare. Non avrete il tempo di rialzarvi, se scivolate.” 

“Non ti ha uccisa Etienne, vero? Chi è stato? Devi dirmelo Alexa!” 

Lo sguardo, il tono implorante della moretta fecero sorridere quasi con tenerezza Alexandrine, che scosse leggermente il capo e allungò una mano per stringere quella dell'amica: 

“Scusa. Temo di non poterlo fare... Cara, dolce Francisca. Non farti cambiare da loro, promettimelo.” 

“Da chi? Alexa, non sto capendo più niente! Per favore, aiutami!” 

“Lo sto facendo. O almeno, ci sto provando. Ma è davvero troppo presto per fermarsi amica mia... continua a correre. Non fermarti.” 

Alexa le sorrise e strinse la presa sulla sua mano prima di darle una leggera spinta, invitandola a continuare a correre... e anche se non seppe perché Francisca si ritrovò ad obbedire, correndo in mezzo a quegli alberi che diventavano sempre più stilizzati e meno verosimili.

Non fermarti 



Francisca aprì gli occhi, tirando un sospiro di sollievo quando si rese conto di aver davvero sognato tutto... fortunatamente non era nel bosco, ma nel suo letto. 
Rabbrividendo leggermente la ragazza abbassò gli occhi sulla sua mano, stretta a pugno tanto che le nocche le si erano completamente sbiancate. 

La mano che le aveva preso Alexa, nel sogno. 

Francisca sospirò, chiudendo gli occhi e sprofondando ancora di più sotto le coperte, quasi a volersi nascondere dal mondo intero. 

È stato solo un sogno, lei ti manca e basta. 
Non significa niente...


Perché non significava niente. Come poteva? 


                                                                          *


Respirò profondamente, continuando a camminare avanti e indietro nella sua camera mentre si torturava nervosamente le mani.

Ok... rilassati.
Pensa. 

Eppure, più pensava e più il mal di testa aumentava, insieme ai suoi dubbi e al gran disordine che aveva nella testa.

Perché era tutto così difficile? 

Isabelle si lasciò cadere sulla sedia, mettendosi le mani tra i capelli castani sciolti sulla schiena. I suoi occhi caddero quasi automaticamente sul suo blocco da disegno ormai pieno zeppo di schizzi... lo prese e lo aprì, ma non per tracciarvi delle linee... quanto più per guardare quello che già c'era di raffigurato.

Jackson, Alastair, lei e Phoebe, Phoebe e Camila... il cadavere di Jackson. 

Era passato appena un mese dalla morte di Jackson... e la scuola era cominciata da due e mezzo.
E lei stava già sfiorando una specie di esaurimento nervoso... di quel passo non sarebbe arrivata alla fine dall’anno sana di mente, sempre sperando di arrivarci viva. 

Era sempre stata orgogliosa, molto restia a chiedere aiuto a chiunque, anche un semplice consiglio... persino ad Alastair. Ma sapeva di avere davvero poca scelta quella volta: se avesse parlato non sarebbe finita bene, sia per lei che per il suo sfortunato confidente... e non voleva mettere nessuno nei guai, sentiva già il peso di Jackson, Etienne e Alexandrine sulla coscienza.

Devi parlarne con qualcuno.
Non posso
Non puoi neanche continuare così 
Lo so. Ma se parlo finisce male

Cosa doveva fare? 
Isabelle sospirò, sentendo quasi un macigno bloccato sul suo stomaco, che le impediva di muoversi liberamente... conosceva la NS. Sapeva che presto o tardi li avrebbero fatti allenare di nuovo con l’Occlumanzia. 

Qualcuno avrebbe potuto scoprire facilmente quello che stava facendo... doveva esercitarsi a nascondere quei pensieri. Ma le serviva qualcuno...

Ogni strada finiva davanti allo stesso muro: non poteva continuare a fare tutto da sola. 

Gli occhi di Isabelle caddero sul suo album, sui disegni che conteneva... E un pensiero si fece velocemente strada nella sua mente mentre quasi senza riflettere prendeva il carboncino: non poteva dire niente, avrebbero potuto scoprire tutto e punirla più di quanto non stessero già facendo.

Si ricordò di una cosa che Alastair le ripeteva sempre, da bambini: secondo lui aveva un grande talento... secondo lui riusciva a dare vita ad un mucchio di cose sulla carta.

Quindi, forse poteva mostrare anziché parlarle.
Poteva far capire a qualcuno la verità... o magari solo la parte che più le conveniva far sapere.


                                                                                    *


“Mettiamo le cose in chiaro, Verräter. Non mi piaci e sento che non saranno dei minuti piacevoli, quindi ti chiedo di collaborare per cavarcela velocemente.” 

“Come se scorbutico. Sei teso perché la tua amica non ti tratta più come faceva prima? Peccato, eravate molto carini in versione pappa e ciccia.” 

Alastair contorse leggermente la mascella, stringendo la presa sui fogli che teneva in mano e trattenendosi dall’alzarsi e andarsene... oppure colpire Jude dritto in faccia, proprio su quel sorrisetto divertito che tanto lo irritava. 

Ma non voleva darla vinta a quel cinico ficcanaso. Neanche un po’... anche se, purtroppo, sapeva che infondo aveva ragione se le sue parole lo irritavano così tanto. 

“Fingerò di non aver sentito. Coraggio Verräter, dove diamine eri la sera di Halloween?” 

“Onestamente non ricordo, per me è stata una serata come un'altra... finché non è saltato fuori il corpo, naturalmente. Quando la notizia è trapelata ero a cena. Però devo dirlo, mi incuriosisce molto qualcos'altro... come mai eri di sotto, negli spogliatoi?” 

“Ti ricordo che sono IO che devo interrogare TE, Verräter!”

“Vero, ma sei sempre molto restio a parlare con me... probabilmente non riuscirei a cavarti informazioni in qualunque altra situazione. Sai, in effetti su di te so molto poco, meno di molti altri che sono qui.” 

“Lo prenderò come una specie di nota a mio favore... ma smettila di svicolare!” 

Alastair sbuffò, fulminando il ragazzo con lo sguardo e facendolo così sorridere di rimando. 
Non aveva proprio nessuna voglia di giocare, non con lui.

“Immagino che tu stia per chiedermi in che rapporti ero con Jackson... beh, già lo sai. Mi stava simpatico, era un tipo divertente. Non eravamo BFF come voi due certo, però era un topo a posto.” 

“Cosa puoi dirmi di Alexandrine? E di Etienne Lacroix?” 

“Alexa era simpatica. Tutti dicevano che era un po’ matta... ma non lo era. Forse viveva solo nel suo mondo... quanto a Lacroix era nuovo. So solo che suo fratello è il prof di Babbanologia... è stato espulso da Beauxbatons, ma non so perché.” 

Il tono leggermente amareggiato attiro l'attenzione di Alastair, che alzò gli occhi per posarli sul compagno: Jude Verräter amava sapere tutto riguardo chi lo circondava... eppure sembrava che nemmeno lui sapesse qualcosa su quel frangente. 

Un pensiero attraversò la mente di Alastair, rapido come un treno... ma cercò di scacciarlo e di non pensarci: era una pessima idea... un po’ allettante forse, ma pessima di sicuro.

“Lo dici come se ti desse fastidio.” 

“È così. Il fatto che sia morto lo rende ancora più interessante... mi chiedo se non sia tutto collegato. Ma so che non ha ucciso proprio nessuno.” 

“Tu dici?” 

“Evita il tono sarcastico Shafiq. Si, ne sono sicuro. Non c'è il movente... e non mi sembrava affatto un assassino. La tua amica sembrava scettica, proprio come te... ma io ne sono certo.” 

Jude sorrise amabilmente, osservando Alastair senza ovviamente perdersi la sua reazione: alzò il capo di scatto, puntando gli occhi di nuovo su di lui prima di parlare... e Jude seppe che aveva tutta la sua attenzione, finalmente.

“Hai parlato con Isabelle?”

“Solo perché lei non parla con te non vuol dire che non lo faccia del tutto, Alastair.”

Si trattenne dal ridere nel vederlo contrarre di nuovo la mascella... di certo si stava trattenendo dal prenderlo a pugni, ne era sicuro. E si stava decisamente divertendo.

“Hai... scoperto se è nei guai? Ti ha detto qualcosa?” 

“No. Ma è nei guai Shafiq, su questo non ci piove.” 


Alastair esitò mentre lo scrutava, riflettendo: probabilmente l'aveva interrogata lui... forse aveva scoperto qualcosa sul suo strano comportamento degli ultimi tempi? Isabelle glissava sempre quando si sfiorava l'argomento... oppure scappava. 

L'idea che gli era venuta poco prima riprese a lampeggiargli nella testa, e per quanto stesse cercando di ignorarla dopo le parole di Jude gli risultò pressoché impossibile.
Era stanco, davvero stanco di non sapere e di preoccuparsi di continuo.

Il ragazzo sospirò leggermente, certo che se ne sarebbe pentito, prima di rivolgersi di nuovo a Jude:

“Ok, Verräter. Sei un tipo molto strano, ma non credo che tu sia coinvolto in tutta questa storia.” 

“Come sei perspicace.” 

“... dicevo. Non mi piaci, ma in qualche modo tu scopri sempre tutto... perciò ti propongo un accordo, visto che so che vuoi sapere cosa sta combinando Isabelle almeno quanto me: tu sarai anche una specie di detective, ma io la conosco meglio di chiunque altro. Perciò, forse possiamo collaborare e scoprire cosa nasconde.” 


                                                                         *


Era in piedi davanti alla finestra, osservando il lago. 
Era passato un mese, ma il ricordo di Jackson sembrava molto più lontano... come se fossero passati anni e non solo poche settimane. 

Gli mancava, sì. Ma non l'aveva mai ammesso ad alta voce, nemmeno ad Alastair. 
Erano successe così tante cose in poco tempo che quasi non avevano avuto molto tempo per pensarci... però la mancanza di Jackson, della sua sottile ironia e del suo odiare le regole si sentiva molto, o almeno per lui.


Un lieve bussare alla porta riportò Sebastian alla realtà, smettendo di pensare a quando avevano lasciato andare sul Lago tanti oggetti che, in qualche modo, ad ognuno ricordava Jax Wilkes e il suo ghigno beffardo.

Il ragazzo si voltò verso la soglia della sua camera proprio mentre la porta si apriva leggermente, permettendogli di guardare Isabelle Van Acker, in piedi sulla soglia.

“Ciao. Posso entrare?” 

“Si, vieni pure.” 

Isabelle entrò nella stanza quasi visibilmente sollevata... e per un attimo, mentre la guardava sedersi sulla sua poltrona, si chiese se non lo fosse perché aveva tenuto di trovarlo in compagnia... sarebbe stata una scenetta divertente, in effetti, ma forse non era il momento di pensarci.

“D'accordo Isabelle, so come funziona... comincia pure.” 

Sebastian andò a sedersi di nuovo sul suo letto, puntando gli occhi sulla compagna che si stava momentaneamente guardando intorno, soffermandosi con lo sguardo sul vetro della grande finestra:

“Perché ho la sensazione di essere una tra le poche ragazze della Cimmeria a non essere mai entrata qui dentro prima d'ora?” 

“Beh, ho sempre detto che sei sveglia... anche se hai un pessimo carattere, naturalmente.” 

Sebastian le sorrise debolmente, facendola sbuffare appena mentre roteava gli occhi verdi, tornando a concentrarsi sulle domande che avrebbe dovuto fargli:

“Ok, lasciamo perdere... ogni volta che tentiamo di fare conversazione finiamo col discutere e non mi va di perdere tempo. Allora Sebastian... in che rapporti eri con Jackson Wilkes?” 

“Già lo sai.” 

“Certo, ma sua altezza può farmi l’onore di illuminarmi e spiegarmelo? Sai, non posso andare da Jefferson e dirgli che non l'ho scritto perché lo sapevo già.” 

“Ok Isabelle... beh, eravamo amici. Molto amici.” 

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul pavimento, tormentandosi leggermente le mani e sentendosi un po’ a disagio: già non gli piaceva parlare normalmente di quello che provava... con lei poi, da una certa luce era ancora più difficile.

“Ti manca?” 

Sebastian si accigliò leggermente, alzando di nuovo gli occhi per puntarli su Isabelle, stupito da quella domanda non prevista e dal tono che le si era leggermente addolcito: 

“Si. A volte... penso a cosa direbbe o cosa farebbe lui in una determinata situazione. Un pom patetico, forse.” 

“No, non credo... è normale. Anche ad Al manca molto, ma è troppo orgoglioso e introverso per ammetterlo. Anche con me.” 

Isabelle si strinse leggermente nelle spalle mentre abbassava di nuovo lo sguardo sul foglio che teneva in mano, con Sebastian che invece continuava ad osservarla:

“Ti nomina meno quest'anno. E vi vedo meno insieme... che cosa è cambiato?” 

“Immagino di essere cambiata io... ma gli voglio bene, moltissimo. Non deve mai dubitare di questo. In ogni caso... dov’eri quella sera? Prima di cena, intendo.” 

Sebastian stava pensando alle su parole, chiedendosi cosa volesse dire e perché fosse cambiata nei suoi confronti... all'inizio vedendoli chiacchierare meno aveva quasi iniziato a pensare che le cose tra loro fossero cambiate e che stessero insieme. Ma quando aveva provato a chiederlo ad Alastair lui si era quasi messo a ridere... facendogli comunque restare un lieve dubbio.
La domanda di Isabelle però lo portò di nuovo alla realtà è Sebastian si disse di piantarla di farsi quelle stesse domande e sfoggiò un lieve sorrisetto, sollevando un sopracciglio:

“Beh, in effetti credo di avere un alibi. Insomma, chiunque può andare da Mackenzie Flint e chiederle se era con me, dirà di sì.” 

“Bene, meraviglioso, non ci tengo a sapere i particolari... forse preferivo non saperlo proprio.” 

Isabelle sfoggiò una lieve smorfia, scuotendo il capo per scacciare quell'immagine mentre Sebastian continuava a sorridere, guardandola con aria divertita:

“Gelosa, Isabelle? Non devi esserlo, lo sai che per me sei la più carina qui.” 

“Ti ringrazio, ma senti Casanova, dimmi che rapporti avevi con Alexandrine ed Etienne.” 

“Alexa era simpatica... un po’ strana, ma non in senso negativo a mio parere... insomma, faceva ridere. Quanto ad Etienne Lacroix... confesso di non averci praticamente mai parlato, ma non mi sembrava un tipo pericoloso. Non penso che abbia ucciso nessuno.” 

“Davvero? E come pensi che siano andate le cose allora?” 

“Non saprei. Credo che dare la colpa ad Etienne sia stata la scelta più comoda per tutti... ma ai piani alti sanno che c'è altro... e sai a cosa mi riferisco con “piani alti”.” 

Sebastian guardò Isabelle restare in silenzio, continuando a tenere gli occhi fissi sulle domande... la ragazza restò praticamente immobile e Sebastian si chiese perché non l'avesse praticamente mai sentita esprimersi o dare un’opinione su quella storia: agli incontri con la NS quasi non era parlato d'altro nelle ultime settimane... ma lei continuava a stare zitta, limitandosi ad ascoltare.

“E tu? Cosa ne pensi?” 

“Non credo che abbia importanza... o almeno, non per quanto ti riguarda. Grazie per il tuo tempo Sebastian, del resto solo un matto penserebbe che tu possa centrare qualcosa. Hai molti difetti, ma un assassino non lo sei proprio.” 

Isabelle si alzò, quasi ansiosa di uscire da quella stanza: ma possibile che si sentisse giudicata da tutti? Forse stava diventando paranoica.
Anche il ragazzo si alzò, sorridendole leggermente:

“Pieno di difetti? Ad esempio?” 

“Non vorrei smontare il tuo ego, preferisco non informarti... ma ora ti lascio, probabilmente c'è una fila di ragazze qua fuori che aspettano di entrare.” 

Il suo tono decisamente ironico lo fece ridere leggermente, avvicinandolesi per prenderle la mano destra:

“Te l'ho già detto Isabelle. Non devi essere gelosa... e come sempre è stato quasi un piacere parlare con te, il tuo tono acido mi illumina sempre la giornata.” 

Sebastian continuò a trattenersi dal ridere mentre le sollevava la mano per baciarne il dorso, mentre Isabelle sbuffava e si affrettava a ritrarla:

“Il tuo tono supponente e menefreghista invece mi fa solo aumentare il cattivo umore...”

“Ultimamente sei davvero acida Van Acker! Forse dovresti trovarti un ragazzo e rilassarti.” 


Sebastian scosse leggermente il capo, guardandola con studiata aria  grave mentre la ragazza roteava agli occhi prima di girare sui tacchi rivolgendogli un ultimo cenno con la mano:

“Avrei altre domande da farti, ma credo di sapere già le risposte... e non voglio sapere con quante ragazze sei stato nel giro di due settimane, quindi tolgo il disturbo.” 

“È stato un piacere Isabelle, vieni a trovarmi quando vuoi.” 

Isabelle aprí la porta, lanciandogli un’ultima occhiata vagamente esasperata prima di sparire dal suo campo visivo... e quando fu nuovamente solo Sebastian andò a sedersi dove fino a poco prima c'era stata lei. Puntò nuovamente gli occhi sulla finestra e un debole, amaro sorriso gli increspò le labbra: Isabelle leggeva sempre quelle parole in chiave sarcastica perché era così le lui le pronunciava. Ma non immaginava quanto in realtà fossero sincere. 


                                                                        *


“Mat? Dai, andiamo... è quasi ora di pranzo.” 

“Si, arrivo.” 

Mathieu si alzò visibilmente di controvoglia, seguendo Camila verso la porta della Biblioteca: in realtà avrebbe preferito restare lì e cercare un modo per intrufolarsi nell'ufficio di Hamilton e mettere le mani sul fantomatico biglietto che aveva lasciato ET... ma ci aveva già provato e sapeva che se Camila si intestardiva su qualcosa non era semplice dissuaderla.

L'americana infatti gli rivolse un sorriso allegro, felice che per una volta lui la stesse ascoltando: da una parte anche lei voleva sapere la verità certo... ma non voleva nemmeno che lui si mettesse nei guai.

“Bravo! Mi ascolti, finalmente. Sentì, so che vuoi sapere la verità... ma non devi essere precipitoso, in questi casi è meglio riflettere. Hai parlato con il fratello di Etienne?” 

“Si, stamattina... non hanno voluto dire nulla nemmeno a lui. Sai, comincio a credere che ci sia la Night School davvero di mezzo, Etienne moriva dalla voglia di saperne di più... e da quello che ho potuto osservare di lui non è difficile immaginare che Jackson Wilkes ne facesse parte. Forse ha messo il naso dove non doveva.” 

“Forse, certo... ma non tormentarti. La verità verrà fuori, vedrai. Ma qui vince chi usa la testa... abbi pazienza Mat, le risposte arriveranno. Forse devi... trovare le persone giuste a cui chiedere.” 

“A si? E chi sarebbe il “guru” in questione?” 

“Io non lo so, sono qui da poco... ma mia sorella no, lei ha sempre studiato qui... forse potrei fare due chiacchiere con mia sorella, prossimamente.” 

Camila si strinse nelle spalle, chiedendosi se Phoebe avrebbe accettato di parlare con lei... non sembrava detestarla in effetti, ma nemmeno troppo ansiosa di conoscerla. 
Forse le dava fastidio dover condividere la Cimmeria o i suoi amici con lei? 

Camila non la conosceva, non poteva immaginare come, a differenza sua, sua sorella facesse fatica a fare amicizia o ad aprirsi con le persone... lei era molto più socievole, più propensa a piacere alle persone.
Non aveva idea di come la sorellastra la invidiasse.

“Parleresti con lei? Davvero? Lo faresti per me?” 

“Certo, siamo amici no? E gli amici si aiutano... ma in cambio diversi smetterla di fare il musone! So che ti manca, è ovvio... ma preferivo il Mat di prima.” 

Mathieu le sorrise, spettinandole i lisci capelli a caschetto e variopinti di rosa e viola con una mano mentre la guardava con sincero affetto:

“Grazie Cami... sai, all'inizio mi sono chiesto se non fossi uscita da Alice nel Paese delle Meraviglie, ma sei davvero una tipa a posto!” 

“Ehm... grazie? Non ho capito se è un complimento o cosa...” 

“Non importa, grazie e basta.” 



Nel frattempo, anche qualcun altro si stava accingendo ad uscire dalla Biblioteca al termine di quell’ora buca... Isabelle Van Acker stava infilando tutti i libri nella borsa per andare a pranzo, mentre qualcuno seduto a poca distanza la stava seguendo con lo sgaurdo con aria leggermente accigliata.

Jude non le aveva praticamente più parlato da dopo l'interrogatorio nella Cappella... e Isabelle ne era stata decisamente sollevata: riflettere le era risultato molto più semplice senza ulteriori domande che l'avrebbero solo messa ancora di più sotto stress.

Forse era, finalmente, riuscita a prendere una decisione. O almeno, un inizio.

Senza degnare di uno sguardo nessuno Isabelle si sistemò la borsa in spalla e si avviò verso l'uscita della biblioteca per scendere a pranzo insieme a Phoebe, come erano rimaste d'accordo dopo la lezione di Incantesimi: non ne era certa ovviamente, ma Isabelle aveva il sospetto che in quell'ora buca la sua amica avesse avuto a che fare con gli interrogatori... anche se, ovviamente, non le aveva chiesto nulla.

Isabelle si allontanò dal tavolo a passo svelto, e Jude la seguì per un attimo con lo sguardo prima di spostare altrove la sua attenzione: la ragazza aveva lasciato qualcosa sul suo tavolo, qualcosa che lasciò Jude leggermente interdetto:

“Isabelle! Hai dimenticato...” 

Ma lei era già sparita, e non diede segno di averlo sentito.... così Jude si alzò e si avvicinò al tavolo occupato poco prima dalla compagna, osservando il suo inconfondibile blocco da disegno lasciato sul ripiano di legno.
Se lo portava sempre dietro, ma non l'aveva mai vista separarsene... non ci aveva mai dato una sbirciatina, anche se la tentazione era stata spesso molto grande.

Così, incapace di resistere, il ragazzo allungò una mano per aprirlo... e guardò i primi schizzi che affollavano le pagine, alcune anche strappate.

C'era la Cimmeria, gli amici di Isabelle... anche un autoritratto. C'era un disegno che raffigurava un muro visto di profilo, con un ragazzo da una parte è una ragazza dall'altra, entrambi seduti sul pavimento e la schiena rivolta verso la parete...
Probabilmente lei e Alastair.

C'era Jackson, ovviamente... molti disegni lo ritraevano.
Ma quello su cui Jude si soffermò fu uno che non ritraeva nessuna persona, e nemmeno un paesaggio.

Semplicemente una parete... una parete con una finestra aperta, con le tende scostate e mosse dal vento.
Jude si accigliò leggermente e lo sollevò per guardare quello successivo...
Una finestra di nuovo. 

Ma questa volta c'era una persona... un profilo, in realtà. Una sagoma scura appollaiata sulla cornice, il volto completamente calcato con il carboncino rivolto verso di lui... 

Un po’ inquietante, in effetti.

Jude rimise i disegni nel blocco nero e lo chiuse, prendendolo prima di far tornare le sue cose nella borsa con un colpo di bacchetta: la prese e si avviò a sua volta verso l’uscita, quasi ansioso di far vedere i disegni ad Alastair e chiedergli se per lui avessero un significato particolare.

L'ultimo lo aveva lasciato un po’ interdetto, in effetti.

Jude uscì dalla Biblioteca senza voltarsi, continuando a camminare con falcate lunghe e decise... e non si accorse che qualcuno era rimasto appoggiato al muro accanto alla porta della biblioteca, gli occhi fissi su di lui mentre si allontanava. 

Un lieve sorriso soddisfatto increspò il volto di Isabelle quando abbassò lo sguardo sul suo quaderno, che Jude teneva in mano, prima di allontanarsi a sua volta.

Perfetto


                                                                                  *

"Non pensi che si sia messa nei guai, vero? Insomma... ce lo direbbe, in quel caso.” 

“Non lo so. A volte la penso così, altre volte penso che forse farebbe proprio l'esatto opposto... la conosci, sai quanto è orgogliosa.” 

Alastair sospirò leggermente, spostando gli occhi sul vetro della sua finestra. Aveva visto Isabelle passare attraverso quell’apertura molte volte... ma da quando era morto Jackson non l'aveva più fatto, e forse un po’ gli mancava. 

“Già... a volte troppo. Credi che dovremmo parlarle? Farle capire che deve dircelo, se qualcosa non va?” 

“Credo che la metterebbe in difficoltà. Prima o poi dovrà arrendersi al fatto che non può fare tutto da sola, anche se non so cosa stia combinando.... ti ha detto niente magari sulla sua famiglia? Sulla sua estate? Io non ne so molto in effetti.” 

Il ragazzo si voltò verso Phoebe, che era seduta sulla sua poltrona dopo averlo interrogato. La ragazza scosse leggermente il capo, parlando con un tono chiaramente amareggiato:

“Non ne ha fatto cenno, sulla sua famiglia... non saprei, credo stiano bene. Per quanto riguarda l'estate... non mi sembra di aver colto niente di strano. Ma non ne ha mai parlato molto da quando siamo tornati, non saprei. I vostri genitori sono amici però, no? Forse tu puoi scoprire qualcosa attraverso i tuoi genitori.” 

Alastair si trattenne dal sottolineare che non moriva esattamente dalla voglia di chiedere aiuto proprio a suo padre... anche se ovviamente c'era sempre sua madre. E per Isabelle forse poteva farla, un’eccezione.

Così annuì, appuntandosi mentalmente di mandare una lettera a casa: aveva la sensazione che Isabelle fosse nei guai, forse indagare sulla sua famiglia era un inizio. 

“Lo farò. Ma spero davvero che prima o poi venga a parlarci... chissà, conoscendola potrebbe essersi convita che non dicendoci nulla ci fa un favore, mentre invece non facciamo altro che chiederci che cosa stia combinando e preoccuparci.” 


Un sorriso tetro comparve sul volto di Alastair mentre Phoebe annuiva con aria vagamente trova, chiedendosi perché la sua migliore amica fosse così testarda:

“Di sicuro la pensa così. Prima o poi la incastrerò Al, stanne certo. Ti ha detto chi l'ha interrogata?” 

“Credo sia stato Jude... e a quanto pare lui la pensa come noi, anche se non ha scoperto niente di che.” 

Phoebe si trattenne improvvisamente dal ridacchiare, immaginandosi l'interrogatorio tra il suddetto ragazzo e l'amica: doveva essere stata una scenetta molto divertente...

“Beh, se Jude dovesse intestardirsi a voler capire cosa nasconde Isabelle... immagino che avremo una risposta. Chissà, forse alla fine lui la esaspererà a tal punto da farla parlare!” 


Alastair annuì leggermente, astenendosi dal dirle del “patto”, se così si poteva chiamare, che avevano fatto lui è Verräter... Isabelle lo avrebbe ammazzato, lo sapeva. 
Ma forse valeva la pena tentare, anche se probabilmente presto o tardi si sarebbe pentito di quell’avventata decisione.  


                                                                             *


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Non guardare giù
Non guardare giù 

Ormai era diventata quasi una specie di filastrocca... che ripeteva e ripeteva ogni volta in cui si trovava in quella situazione.

Eppure, quella sera la sua meta era diversa dal solito. 
Isabelle si fermò davanti alla finestra di Alastair, sorridendo debolmente nel vederlo dormire e stare bene... quasi sollevata nel vederlo respirare. 

Cominciava a chiedersi se le cose tra loro sarebbero mai tornate come prima... anche quando quella storia sarebbe finita, ammesso se ne sarebbero usciti entrambi.
Forse no, in effetti...  e le dispiaceva più di quanto non volesse dare a vedere, ma non sapeva come altro comportarsi a causa del suo dannato orgoglio.

Isabelle sbuffò debolmente, allontanandosi da quella finestra e sperando di non sbagliare: non aveva nessuna voglia di entrare nella stanza svegliata e causare un mezzo disastro.

Si fermò, mettendo le mani sul vetro di una finestra che superava quella di Alastair di altre due... e assottigliò leggermente gli occhi per scorgere una figura, sorridendo leggermente quando distinse la sagoma di Jude che, seduto sul letto, era perfettamente svegliò e teneva gli occhi puntati sul suo armadio.

Bingo 


Bussò leggermente sul vetro e vide Jude quasi sussultare mentre si voltava verso di lei di scatto, quasi con una nota allarmata negli occhi... già, per una volta riusciva a vederli tutti e due, senza che il ciuffo gli coprisse quello chiarissimo. 

Jude esitò ma poi si alzò per aprirle, mentre Isabelle sbuffava leggermente:

“Alla buon ora... si gela!” 

“Magari la prossima volta potresti bussare alla porta invece che alla finestra.. come se arrivata qui?” 

“Te lo spiego un'altra volta... parliamo del PERCHÉ sono qui invece.” 

Isabelle si arrampicò sulla scrivania per poi scivolare giù dal tavolo, mentre Jude chiudeva in fretta e furia la finestra alle sue spalle prima di lanciarle un'occhiata scettica: già, che ci faceva in camera sua a quell'ora? 

“Ok... cosa vuoi Isabelle?” 

“Non abbiamo più parlato da dopo l'interrogatorio Jude... ma so che non smetterai di cercare di capire quello che secondo te sto combinando. So che vuoi sapere cosa sta succedendo... per dimostrarti che io non c'entro niente con questi omicidi e ne so quanto voi, ti propongo una cosa: Etienne Lacroix ha lasciato un biglietto, o almeno così pare. L'ha tenuto Hamilton e nessuno lo ha letto... eccetto per l'assassino naturalmente. Pare che in quel foglietto abbia ammesso la sua “colpa”, ma tu non ci credi, e nemmeno io. Perciò troviamo quel biglietto, scopriamo perché è stato espulso da Beauxbatons e chiariamo questa storia, così saremo entrambi felici... e magari la smetterai di farti paranoie su di me. Ci stai Verräter?” 

Nello stesso giorno, Alastair Shafiq gli aveva chiesto di collaborare... e poi anche Isabelle Van Acker. 
Jude esitò osservando il sorriso angelico sul volto di Isabelle... ma poi annuì leggermente, senza riuscire a non sorridere: non sapeva se uno dei due si stesse prendendo gioco di lui...
 Ma in tal caso l'avrebbe capito. E si sarebbe decisamente divertito in ogni caso, oltre a prendere due piccioni con una fava: poteva saperne di più su Etienne Lacroix, sulla sua morte, sulla sua misteriosa espulsione e su Isabelle Van Acker tutto in una volta.

Come rinunciare? 


“Ok. Ci sto.” 



























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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Grazie per le risposte e per le recensioni dello scorso capitolo, ma demo di dovervi disturbare e chiedere qualcosa anche questa volta... e rispondete via messaggio privato, per favore. 

Allora, tra pochi capitoli ci sarà il Ballo... e mi voglio prendere un po’ in anticipo, chiedendovi di dirmi come potrebbe comportarsi il vostro OC (ovviamente io ho qualche idea precisa su COSA far accadere, quindi potrei modificare ciò che mi direte per esigenze di trama), e se volete potete ovviamente mandarmi una foto o una descrizione del vestito... non è obbligatorio, ma il primo punto si. E potete, volendo, anche mandarmi una foto del PV stesso con il vestito addosso.

No, se speravate che vi chiedessi di dirmi con chi vorreste che il vostro OC andasse... mi spiace, ma i giochi li faccio io :P 

Detto questo vi saluto, buonanotte e... ci sentiamo presto con il seguito, dove metterò a frutto quello che vi chiesto l'altra volta u.u 


Signorina Granger 

   
 
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