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Autore: Sophja99    06/02/2017    5 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lìf e Lìfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanità ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciò ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
È in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha già perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non è solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo diciannove

Tentativo


«È stato tutto inutile!» ringhiò Vidar, mentre camminava furiosamente da un lato all'altro della stanza, azione che stava ripetendo da ormai più di un'ora.

«Se non la smetti di muoverti mi verrà il mal di testa» lo riprese Silye, seduta sul tavolo con le gambe incrociate e intenta a tamponarsi la ferita con un panno bagnato. Quando ritenne di averla ripulita da tutto il sangue, prese delle fasce e avvolse il polso con quelle. «Troverai un altro modo per individuarlo, ma considerami fuori dalla tua missione di salvataggio.»

Vidar si fermò di colpo, voltandosi verso di lei con sguardo duro.

«Mi accontento anche solo di qualche moneta per l'aiuto che ti ho dato. Pensa che ti sto facendo un grande favore: avrei potuto chiederti tutto l'oro che so bene che tu possiedi, ma mi sono limitata a qualche spicciolo. Non ti sembra un accordo più che ragionevole?»

«Assolutamente no» ribatté lui. «Voglio dire: io sto facendo di tutto per scovare un essere che potrebbe distruggere l'intera Midgardr e tu pensi solo ai soldi?»

«Non prenderla male, ma io questa serpe devo ancora vederla in carne ed ossa. Solo allora crederò davvero nella sua esistenza e nella minaccia che costituisce per gli esseri umani. Ora l'unica cosa che mi importa è andare a caccia e domani mattina guadagnare qualche soldo.»

«Ma sentiti: guadagnare. Come se te li meritassi i soldi che rubi» affermò Vidar. Silye sapeva che era frustrato per il fallimento nella ricerca di Nidhöggr, ma le sue parole le diedero comunque fastidio, soprattutto dopo il discorso che avevano fatto nel bosco di Hoddmímir, di ritorno dal villaggio di Vél.

«Va bene: ascolta» disse la ragazza, scendendo dal tavolo e muovendo il braccio per constatare quanto le facesse ancora male. «Abbiamo provato di tutto per trovare questa fantomatica serpe; io ho provato di tutto. Devi arrenderti all'evidenza: non capiremo mai dove si trovi o se esista davvero. E direi che mi sono più che meritata una ricompensa per tutto quello che ho fatto per te.»

Lo sguardo del ragazzo era fisso sul pavimento e non faceva altro che aprire e chiudere le mani a pugno. «No.»

«No?» Silye strabuzzò gli occhi.

«Proprio così. Non me ne andrò e non ti lascerò stare fin quando non mi darai un maledetto indizio» ribatté, riprendendo a camminare in circolo lungo la stanza. «Devi solo potenziare le tue abilità ed esercitarti.»

«Ne ho abbastanza» affermò Silye. «Non ne voglio più sapere di tutta questa storia. Voglio solo che tu te ne vada, con o senza i soldi.»

«Non capisci perché ti sto chiedendo tutto questo?» insistette il dio, fermandosi e guardandola negli occhi. Silye lesse nel suo volto una disperazione che raramente gli aveva visto. «Ormai sei la mia ultima possibilità. Davanti ad un essere del genere nemmeno un dio può fare nulla. Mio padre è morto proprio a causa di una di queste creature ed era la divinità più potente di Asgard. Cosa pensi che io possa riuscire a fare da solo contro Nidhöggr, la più grande minaccia che questo mondo abbia mai affrontato?»

«Non ne ho idea» sussurrò Silye. «È proprio questo il problema: tu vuoi che io ti dia tutte le risposte, che ti aiuti, ma io non so come farlo. Non sono ancora pronta ad affrontare questa nuova realtà in cui mi hai catapultata.»

«Sì che lo sei» Vidar le si avvicinò, prendendole con delicatezza entrambi i polsi fasciati. «E ne ho la prova proprio davanti ai miei occhi.»

Silye abbassò gli occhi per evitare il suo sguardo. Nonostante quello che aveva passato, più volte i fatti le avevano dimostrato di essere ancora inadeguata a prendere il posto delle innumerevoli stirpi di völve che l'avevano preceduta.

«Ti prego» disse Vidar, la voce diventata un leggero sussurro. Silye non l'aveva mai sentito dirle una cosa del genere e le sue parole la sorpresero. «Ti prego, tenta ancora.»

La ragazza cercò di ignorare il tono supplichevole e triste di Vidar e la pressione delle sue dita sui bracci. Aveva la vaga impressione che il suo tocco le stesse diminuendo il dolore alle ferite e che stesse avendo un effetto curativo e benefico su di lei, ma il suo era solo un pensiero sciocco. Eppure, quando incontrò di sfuggita i suoi occhi e vide tutto il suo sconforto, non poté fare a meno di dirgli: «Sì. Tenterò.»


Silye si strinse più forte il mantello addosso e tirò gli orli delle maniche per arrivare a coprire le intere mani, sebbene, così facendo, rischiasse di strappare il tessuto. La mattina era sorta da poco e le fronde degli alberi sempreverdi erano mossi da un vento più forte e capriccioso del solito. La ragazza racimolò un mucchietto di ghiaccio e, sollevatolo da terra, lo ripose in una piccola bacinella in legno. Quando ritenne che ne avesse presa abbastanza, si alzò e rientrò nella casa. Vidar stranamente stava ancora dormendo; lei era sempre stata una persona mattiniera, ma anche lui, nelle poche notti che avevano trascorso condividendo la stessa baracca, si svegliava poco dopo di lei. Silye posò la bacinella con un tonfo accanto al camino in cui era acceso il fuoco per far sciogliere il ghiaccio e potersi lavare il viso. Il rumore svegliò Vidar, che si alzò di soprassalto.

«Fatto sogni d'oro?» domandò Silye, senza guardarlo.

«Tutt'altro» disse il ragazzo con la voce ancora impastata e roca. Silye si voltò per vederlo con la punta dell'occhio: si stava stiracchiando e la maglietta chiara si era leggermente sollevata, mostrando un piccolo pezzo di pelle. La ragazza si girò nuovamente di scatto, cercando di sopprimere la vampata di calore che l'aveva assalita, certamente non provocata dal fuoco. «Come mai?»

Lui non le rispose. Silye dovette ammettere di essersi aspettata una reazione del genere; nonostante le avesse dato la possibilità di vedere tra i suoi ricordi, Vidar evitava sempre di parlare di quell'argomento e di cosa lo stesse tormentando. Durante la notte, la ragazza si era accorta che spesso lui si rigirava senza riuscire a trovare sonno e a notte fonda si rivestiva e rimaneva fuori dalla casa per ore, rifacendosi vivo solo all'alba. Nelle rare sere in cui si addormentava, veniva perseguitato da incubi a cui non accennava mai durante la giornata, sebbene sapesse benissimo che Silye ne era a conoscenza.

«Vuoi il mio aiuto nell'allenamento di oggi?» disse poi Vidar.

Silye si prese qualche attimo a pensare a quello che avrebbe fatto quel giorno e all'esercizio sulle arti delle völve che la aspettava; un tempo la sua giornata tipo era totalmente differente. Le parti di essa erano un continuo alternarsi di ruberie, compere ai villaggi, viaggi tra questi e il bosco di Hoddmímir e caccie. «No, non ne ho bisogno.»

«Chissà perché, mi aspettavo questa risposta.» Vidar si alzò e andò verso il tavolo, dove stavano poggiati i residui di pane della cena della sera precedente. Ne prese un pezzo e se lo portò alla bocca per mangiarlo. «D'accordo, allora fallo fuori, perché io ho proprio bisogno di lavarmi.»

«Già, si sente» affermò la ragazza, enfatizzando l'ultimo concetto.

«Come se tu non puzzassi» ribatté Vidar, prendendo il libro dal tavolo e lanciadoglielo. Silye fortunatamente lo prese al volo, ma gli rivolse un'espressione contrariata. Era un oggetto molto fragile e non potevano permettere che si rovinasse.

«Rilassati» disse il dio, dandole le spalle e afferrando un panno per il bagno. «Non te l'avrei tirato se non fossi stato sicuro che tu l'avresti preso.»

Silye rimase un secondo a cercare di interpretare la sua affermazione, ma, infine, vi rinunciò e con uno sbuffo si infilò il mantello e uscì di casa.

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Angolo dell'autrice:

Buonasera, miei carissimi lettori! Devo avvertirvi che dopo questo ci saranno alcuni capitoli abbastanza corti (mi scuso in partenza), perché di passaggio e preludio della prima vera avventura di Silye e Vidar. Rappresentano un po' la quiete prima della tempesta e delle fatiche dei nostri protagonisti, ma ciò non significa che per questo saranno meno importanti. ;)

Come sempre, un enorme grazie a chi continua a leggere e seguire la storia!

Sophja99

   
 
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