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Autore: Eilan21    08/02/2017    6 recensioni
Marissa è la giovane novizia di un monastero, destinata ad una vita tra quelle quattro mura, quando una donna misteriosa e bellissima giunge a portarla via, riconoscendo in lei il raro e potente dono della magia. A molte miglia di distanza Damien, ricco e viziato figlio di un mercante, appartenente all'altro capo della scala sociale, si prepara ad affrontare lo stesso viaggio e lo stesso noviziato, con poca convinzione e spinto dalla smisurata ambizione paterna. I due ragazzi, tanto diversi tra loro da essere quasi all'opposto, si ritrovano fianco a fianco per il loro addestramento. Ma qualcuno li osserva da vicino, qualcuno che vuole impedire a tutti i costi che il loro potere si manifesti e possa intralciare i suoi piani... perché Marissa nasconde in sé un segreto, qualcosa che può cambiare il destino del mondo.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Waford era la città più grande che Marissa avesse mai visto in vita sua. A dir la verità, era l'unica e forse non era nemmeno così grande, ma tale appariva ai suoi occhi. Era una città costiera ed affacciava direttamente sul grande mare di Azure, che avrebbero dovuto attraversare per raggiungere Letha.

Varcarono gli alti cancelli di pietra lavica della città intorno a mezzogiorno, e Marissa restò affascinata dalla luce forte del sole al suo zenit che investiva i mattoni scuri, rendendoli lucidi e brillanti. Le migliaia di piccoli cristalli argentati contenuti nella pietra rimandavano tutt'intorno la luce solare, e abbagliavano la vista con uno spettacolo di sfavillante bellezza.

Bello, non è vero?” sorrise Siobhan notando lo stupore della sua protetta.

E'... è meraviglioso! Non ho mai visto nulla del genere in tutta la mia vita. Come hanno potuto creare una tale meraviglia?”

Questo tipo di pietra scura abbonda qui, sulla costa. Il sottosuolo ne è ricolmo e gli abitanti ne attingono da centinaia di anni. Sono diventati abilissimi nel lavorarla: è una pietra morbida all'interno, e quindi facile da modellare, ma resistentissima all'esterno. Le mura di Waford non potrebbero essere più sicure di così. Troverai che gran parte della città è costruita con questo materiale. Waford viene chiamata anche la città nera.”

Siobhan mostrò le loro credenziali di viaggio alla guardia che fece loro segno di fermarsi, poco prima della seconda porta, quella interna, che permetteva l'accesso diretto in città.

La guardia, un uomo di mezza età, vestito di cuoio borchiato, esaminò i documenti, poi li restituì a Siobhan facendo cenno alle guardie sulla torretta di aprire i cancelli.

Potete passare, milady”, aggiunse, “ma non credo che questi documenti vi saranno sufficienti per imbarcarvi. Venite da fuori, giusto?”

Proprio così, e dobbiamo anche tornarci. Che significa che i documenti non sono sufficienti? Sono passate solo poche settimane da quando sono sbarcata a Itul e allora le mie credenziali sono andate più che bene per farmi sbarcare!”

Non so perché le cose siano cambiate, signora” disse la guardia, “ma è la regina che ha dato queste nuove disposizioni.”

Siobhan sbuffò, contrariata, ma si trattenne. Non aveva senso prendersela con qualcuno che aveva cercato di essere gentile. Quel nuovo intoppo non era certo colpa sua. Cosa passava per la testa alla regina Shandrel?

Marissa prestò poca attenzione a quello scambio di battute, troppo presa ad ammirare la bellezza della città. Ed ebbe ancor più da riempirsi gli occhi non appena ebbero varcato la seconda porta e furono catapultati in un mondo fatto di strade affollate, dall'acciottolato anch'esso nero, dove il vociare della gente si mescolava al rumore degli zoccoli dei cavalli sulle pietre, al tonfo delle ruote di legno dei carri e alle strida dei gabbiani che facevano la spola tra il porto e le bancarelle del mercato, dove speravano di racimolare qualche lisca o una testa di pesce.

La luce era accecante e si rifletteva sulla distesa azzurra del mare, rendendolo scintillante.

Siobhan, Marissa e il servitore proseguirono lungo la strada principale, lasciandosi alle spalle il mercato e la piazza principale, e dirigendosi verso il porto.

Siobhan era pensierosa e irritata.

Cosa facciamo con i documenti?”, osò infine chiedere Marissa.

Dovrò recarmi dal sindaco, non potrà rifiutarsi di vedermi. Sistemerò la cosa entro domani, ma temo che dovremo passare la notte qui.”

Kyrel!” disse poco dopo, chiamando a sé il servitore. “Le nostre strade si dividono qui, per il momento. Io andrò dal sindaco, ma non è opportuno che veniate anche voi. Tieni questo...”

Il servitore raccolse tra le mani il sacchetto pieno di monete che Siobhan gli porgeva.

Accompagna Marissa alla locanda del porto e prendi una camera. Assicurati che rimanga lì fino al mio ritorno. Intesi?”

Sì, signora.”

Marissa lanciò un'occhiata preoccupata a Kyrel, ma l'uomo non la guardava più con la diffidenza e l'ostilità che Marissa si sarebbe aspettata fino ad un giorno prima. Poi, sollevata, rammentò che la sera prima Siobhan aveva cancellato dalla sua mente il ricordo delle sue origini.

Seguì Kyrel senza protestare, mentre Siobhan si allontanava nella direzione opposta.

Il porto era ancora più frenetico dei quartieri commerciali. Decine di navi erano ancorate, e i marinai e gli uomini di fatica erano intenti a scaricare merci provenienti da tutta Itul. Pur dall'alto dei loro cavalli, Marissa e Kyrel dovettero scansarsi più di una volta per non sbattere contro qualcuno e qualcosa.

La locanda dove erano diretti recava l'insegna “Il lupo di mare”, ed era affollata di avventori: marinai che si rifocillavano di cibo e birra, soprattutto, ma anche mercanti e cittadini comuni. La camera che l'oste diede loro era pulita e si trovava al primo piano dell'edificio, con vista sul porto. Marissa rimase a lungo affacciata alla finestra la strada sottostante e il traffico di navi, che andavano e venivano. C'era un bel clima a Waford: salmastro e umido, ma piacevolmente caldo.

Immersa nelle sue contemplazioni, fu con la coda dell'occhio che la ragazza notò qualcuno nascosto all'angolo della strada, che guardava in direzione della sua finestra. Portava il cappuccio calato sul viso e non si riusciva a intravederne i lineamenti.

Marissa ebbe un tuffo al cuore. Possibile che quell'individuo stesse proprio tenendo d'occhio lei? Guardò rapidamente a destra e a sinistra della strada, ma quando focalizzò di nuovo la sua attenzione sull'angolo di strada fra la taverna e il vicolo, l'uomo era scomparso. Marissa si sfregò gli occhi: forse aveva lavorato troppo di fantasia. Che sciocca che era! Probabilmente si trattava di un passante qualsiasi che stava innocentemente aspettando qualcuno. E lei che aveva pensato... con un'alzata di spalle Marissa si allontanò dalla finestra.


Siobhan tornò qualche ora dopo, e lei e Marissa si sedettero a tavola per la cena. Siobhan era di umore tempestoso e non disse una parola mentre attendevano il loro cibo. Solo quando l'oste mise loro davanti due ciotole di zuppa di crostacei fumante, Marissa trovò il coraggio di chiedere alla donna come si fosse svolto l'incontro con il sindaco.

Si è profuso in scuse più false del suo parrucchino untuoso, ma ha spiegato che un recente decreto della regina ha stabilito che tutti i viaggiatori in arrivo e in partenza da Itul debbano essere sottoposti a una rigorosa e attenta selezione.”

E perché?”

Pare ci siano stati degli avvistamenti sospetti”, rispose Siobhan sorbendo una cucchiaiata di zuppa e accompagnandola con un pezzo di pane mezzo raffermo. “Solo voci, niente di più. Probabilmente qualche marinaio ubriaco o qualche massaia troppo credulona.”

Cosa hanno visto?” insistette Marissa, colta da uno strano presentimento.

Dei Basorham, dicono... ma non devi prendere sul serio tutto quello che senti, Marissa”, aggiunse Siobhan notando che la ragazzina era impallidita.

E'... è possibile?”

Tutto è possibile. Ma io lo ritengo improbabile. Credo che dovremmo prendere con le pinze qualsiasi tipo di 'voce'.”

Avete ottenuto i documenti necessari alla nostra partenza?”

Improvvisamente Marissa fu colta da un nuovo timore: quello di non riuscire mai a lasciare Itul, di essere condannata a veder partire Siobhan senza di lei e di essere costretta a tornare al monastero per trascorrerci il resto dei suoi giorni.

Per me non ci sono stati problemi: non possono negare il visto a una delegata dell'Alleanza. Ma per te è stato più difficile. Per quanto ne sanno sei nata a Itul, appartieni a questa terra. In più sei orfana e senza credenziali.”
Marissa trattenne il respiro, già pronta ad abbandonarsi alla disperazione.

Ma alla fine la mia influenza ha giocato il ruolo decisivo. Probabilmente non saresti mai potuta partire se non fossi stata con me. Ho mostrato loro il documento firmato dalla priora Adeliz e la richiesta dell'Accademia, e il sindaco non ha potuto fare altro che firmarmi il lasciapassare. Non possono rischiare un incidente diplomatico”, concluse Siobhan, prendendo un sorso dal suo boccale di birra scura.

Marissa, alla quale veniva quasi da ridere per il sollievo, la imitò, sorseggiando la sua bevanda a base di Caeruleum, un frutto dolce dalle sfumature azzurre che cresceva in cespugli fra le dune delle spiagge. Data la sua giovane età, non le era ancora permesso bere birra.

Si sentiva leggera e felice: Siobhan non l'avrebbe riportata indietro, l'Accademia la voleva davvero, presto avrebbe attraversato il mare per lasciarsi alle spalle il suo passato. In quel momento aveva del tutto dimenticato l'incidente di quel pomeriggio.


Era da poco passata la mezzanotte quando Marissa si trovò intrappolata in un'altra fitta ragnatela di incubi. Dapprima sognò un'accecante esplosione di luce bianca, tanto forte che sembrava quasi accecarla. Nient'altro: solo una porta che si apriva e poi quella forte esplosione che inondava di bianco il suo intero campo visivo.

Poi le immagini cambiarono e Marissa fu trasportata in luoghi che non aveva mai visto: laghi, montagne, fiumi, foreste... quasi sempre viste dall'alto, come in una panoramica. Era come se riuscisse a vedere con gli occhi di qualcun altro.

All'improvviso, inaspettato e inquietante, udì un richiamo. Non si trattava di una voce, o di parole suadenti, ma di un richiamo mentale.

Era talmente forte che l'attirava a sé come una calamita. Marissa sentì gocce di sudore imperlarle la fronte mentre cercava di resistere a quel richiamo, sempre più potente, tanto che pareva tirarla a sé con corde e catene.

Senza neanche rendersene conto scostò le coperte e scese dal letto. Era presente, ma era come se il suo corpo non le rispondesse più. Dall'altra parte della stanza Siobhan dormiva e non si accorse di nulla. Marissa avrebbe voluto chiamarla, chiederle aiuto per opporsi alla forza che la trascinava con sé, ma la sua bocca non le obbediva più, così come il resto del suo corpo.

Ancora scalza scese dabbasso, nella sala da pranzo semi deserta. Nessuno le badò. Spinse la porta della locanda e i suoi piedi la condussero fuori in strada. I ciottoli neri erano freddi a contatto con i suoi piedi. Svoltò l'angolo ritrovandosi nel vicolo adiacente alla locanda.

Davanti a lei c'era un uomo incappucciato, fermo in mezzo al vicolo. Marissa non riusciva a vederlo in viso, ma per qualche strana ragione non aveva paura di lui. Quel richiamo era dolce, rassicurante. Ma non proveniva dall'uomo, bensì da una strana luce che egli teneva in mano e che l'attirava a sé.

Vieni, sembrava dirle, vieni da me. Non aver paura, io e te ci conosciamo fin dal giorno in cui sei nata.

Un passo dopo l'altro Marissa cominciò ad avvicinarsi alla figura incappucciata. L'espressione sul viso dello sconosciuto si tramutò in un ghigno di trionfo. Era già sul punto di cantare vittoria e di agguantare Marissa, quando qualcosa proveniente dall'alto gli piombò addosso con un verso stridulo. L'uomo imprecò e cercò di proteggersi portando le mani al volto. L'essere che lo aveva attaccato non gli concedeva tregua, colpendolo con graffi e morsi.

L'aria umida era satura degli stridii della strana creatura e delle imprecazioni sibilanti dello sconosciuto.

Proprio in quel momento arrivò Siobhan tutta trafelata, strinse Marissa ancora incosciente a sé, e cominciò a trascinarla via.

La figura alata lasciò andare l'uomo, ma prima che Siobhan potesse lanciare un incantesimo, lo sconosciuto la precedette e con poche parole sussurrate scomparve nel nulla, e con sé la luce abbagliante.

In quello stesso momento Marissa si riebbe di colpo.

Cosa è successo?” le gridò Siobhan scuotendola per le spalle. “Perché sei uscita di notte?”

Io.. non lo so Siobhan, devi credermi! Sognavo questa luce intensa e poi è come se questa mi avesse lanciato un richiamo. La luce era la stessa che quell'uomo teneva in mano. Ti giuro, non sapevo quello che facevo... mi dispiace!”

Marissa scoppiò a piangere e Siobhan tentò di rassicurarla mentre la riportava alla taverna.

Quando la ragazza si fu calmata abbastanza, le raccontò tutto quello che le era successo, fin dal momento in cui il suo sonno agitato era cominciato.

Siobhan rimase in silenzio anche dopo che lei ebbe terminato il suo racconto.

Marissa si costrinse a porre un'unica domanda.

Siobhan...?”

Dimmi.”

Cos'era quell'essere che mi ha salvato?”

Siobhan sospirò prima di rispondere. “Non lo so, era troppo buio. Non sono riuscita a capirlo.”



***

Prima di giungere nel territorio delle Zarall, Dorelynn dovette affrontare un viaggio di diversi giorni a cavallo. Era partita con altre quattro ragazze di Conne, e presto si era sentita in colpa perché era l'unica a possedere un cavallo e due servi incaricati di accompagnarla e proteggerla. Con sua madre Dorelynn aveva protestato dicendo che non era necessario, che avrebbe preferito affrontare il viaggio da sola. Dopotutto la presenza stessa delle Zarall al confine tra i due regni rendeva quel percorso praticamente privo di pericoli. Ma la caparbia Catlin, per niente entusiasta della partenza della sua unica figlia per una vita così selvaggia, l'aveva avuta vinta almeno su quello.

Dorelynn non ci aveva pensato più di qualche minuto prima di decidere di cedere la sua cavalcatura a turno alle altre ragazze, che avevano così tutte alternato la marcia a piedi a quella a cavallo, ringraziandola a profusione. Tutte tranne una di loro, la figlia di un pescatore di nome Galinthia. L'aveva ringraziata a mezza bocca, per poi squadrarla da capo a piedi con aria scettica. Dorelynn aveva la netta sensazione di non starle simpatica, e se ne chiese il motivo più di una volta nel corso del viaggio. Con le altre ragazze divise non solo la cavalcatura, ma anche le provviste di cui sua madre l'aveva caricata, consistenti in fragranti pagnotte di grano duro, pasticci di carne e anguilla e frutta. Durante le notti umide nella foresta furono apprezzate le coperte di lana che Dorelynn aveva con sé, che scaldavano molto più delle coperte di panno possedute dalle altre ragazze.

Quando giunsero alla Foresta di Smeraldo tutte le ragazze consideravano una fortuna aver affrontato il viaggio con Dorelynn, perché senza di lei non avevano dubbi che sarebbe stato molto più impervio. O almeno così Dorelynn aveva creduto.

Poco dopo che ebbe salutato i servi che l'avevano accompagnata e affidato loro il cavallo, la ragazza fu avvicinata da Galinthia che la guardò con severità.

Dorelynn spalancò gli occhi di fronte all'espressione dura della figlia del pescatore.

Potrai anche esserti comprata le altre con lo sfoggio della tua ricchezza”, le disse incrociando le braccia sul petto, “ma non hai incantato me e di certo non incanterai le Zarall. Ricordati che qui tu sei uguale a tutte le altre, e se credi di sentirti superiore per i tuoi begli abiti”, e dicendo questo diede un colpetto sprezzante alla tunica ricamata di Dorelynn, “, i tuoi cavalli, e tutto quello che possiedi... bé, sei nel posto sbagliato.”

Detto questo le voltò le spalle e se ne andò.

Dorelynn si morse le labbra per evitare di rispondere a tono. Aveva decisamente cominciato con il piede sbagliato e se non voleva peggiorare la situazione doveva trattenere una replica aspra. Aveva sbagliato a presentarsi come la figlia del ricco mercante, cosa si aspettava di suscitare se non invidia e fastidio? Le altre ragazze la giudicavano sicuramente una boriosa, un'altezzosa, pronta a sbattere loro in faccia le sue ricchezze. E forse solo Galinthia, tra tutte, aveva avuto il coraggio di dirle in faccia ciò che pensava.

Ebbene, solo perché era iniziata con il piede sbagliato non significava che dovesse anche continuare così. Ora che aveva rimandato a casa tutti i suoi lussi, poteva far loro capire che non era affatto una spocchiosa viziata.

Con questa nuova risolutezza si incamminò dietro le altre. Una Zarall dai capelli corvini legati in una lunga treccia le aspettava con le mani sui fianchi.

Benvenute”, esordì quando le furono tutte di fronte. “Voi dovete essere le nuove reclute. Bene, ora siete parte della nostra grande famiglia. Trascorrerete con noi i vostri anni di addestramento, e se alla fine deciderete di voler tornare alle vostre case, sappiate che nessuno vi costringerà a restare. Ma fino a quel momento, saremo noi la vostra famiglia. Il mio nome è Regina e mi occuperò di voi. Venite, vi mostro il nostro accampamento.”

Regina parve a Dorelynn quasi una figura materna: dolce, gentile, rassicurante... si sarebbe aspettata una donna dura, avvezza più alle battaglie che alla vita sociale. Invece l'unico segno che rivelava la natura di guerriera della Zarall era il suo abbigliamento interamente in pelle, la cintura dalla quale pendeva un coltello e gli stivali alti fino al ginocchio.

Regina camminava con passo sicuro, ma stando attenta a che nessuna delle allieve rimanesse indietro. Le guidò fino alla radura dove erano piantata centinaia di tende di tela incatramata che costituivano il campo principale delle guerriere.

Già a colpo d'occhio Dorelynn fu in grado di individuare diverse Zarall intente nelle esercitazioni e nelle attività quotidiane. Come videro le cinque nuove arrivate però, tutte lasciarono ciò che stavano facendo per dar loro il benvenuto.

Dorelynn si sentì scoppiare di gratitudine per l'affetto che le guerriere dimostravano loro. Era usanza che, ogniqualvolta arrivassero nuove ragazze, tutte le Zarall mangiassero insieme intorno al fuoco, nel centro dell'accampamento, e che le nuove arrivate potessero così parlare di loro alle nuove sorelle.

Tutte e quattro le altre ragazze raccontarono la propria storia: Valery, Brianna, Jolie e anche Galinthia. Dorelynn temette il momento in cui le toccò parlare di se stessa, perché aveva realizzato che era l'unica ragazza di ceto sociale elevato ad essersi unita alle Zarall quell'anno. Tutte loro erano figlie di famiglie modeste, e Dorelynn si vergognò delle proprie origini agiate, mentre controvoglia ne parlava.

Sentiva su di sé lo sguardo di tutte quante, e non sapeva se fossero sguardi amichevoli o ostili.

Finalmente giunse l'ora di ritirarsi. Regina accompagnò le nuove ragazze alla tenda dove avrebbero dormito e le informò che il loro addestramento sarebbe cominciato l'indomani.

Dorelynn ne fu in qualche maniera grata. Il giorno seguente sarebbe stato un giorno nuovo, rifletté mentre pian piano cedeva al sonno. E avrebbe avuto tutte le occasioni di farsi apprezzare per ciò che era, a dispetto delle sue origini.





Nota dell'autrice: Ciao a tutti! Finalmente aggiorno dopo una vita di assenza, e chiedo scusa per l'attesa. Spero che il capitolo vi piaccia. L'essere alato che ha salvato Marissa avrà un ruolo importante nelle future vicende, e credo che già nel prossimo capitolo sarà svelata la sua natura un po' “particolare” ^^.

Ringrazio tutti voi che leggete, ma soprattutto The3rdLaw che, con la sua ultima recensione, mi ha spronata a scrivere questo capitolo.

Alla prossima

Eilan



   
 
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