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CAPITOLO
5 - CINNAMON DRESS
Erano
seduti con davanti un risotto che emanava un odore magnifico, Cameron
era così preso dal discorso con David che raccontava di come aveva pian
piano convinto un suo cliente a fare una balconata ad L anziché due
separate.
David
era infatti diventato un architetto a tutti gli effetti, e nell’ultimo
anno la sua fama non aveva fatto altro che crescere. Fu
felicissimo di constatare che nonostante tutto, ognuno di loro era
realizzato in un modo o nell’altro.
Era così tanto preso che non solo non finì il suo piatto, ma non si
rese conto nemmeno di chi gli passò di fianco.
Si accorse però di Robert che diede una leggera gomitata a Patrick e
sentì un odore familiare.
Un
odore che in quelle settimane gli aveva reso la vita impossibile, che
sembrava perseguitarlo e dal quale lui non riusciva a separarsi.
D'istinto si voltò nella direzione in cui i suoi amici stavano
guardando.
Si aspettava di trovare chiunque li dentro. Da una delle professoresse
della sua scuola, ad una sua vecchia fiamma.
Si sarebbe aspettato anche di vedere Jenice, per quanto impossibile. Ma
mai, mai e poi mai lei.
Gli
prese un colpo quando si accorse su chi stavano sbavando i suoi amici.
Era
in compagnia della sua amica Gilda una ragazza slanciata e soda.
Quest’ultima
aveva indosso un abito blu notte scollato, che lasciava intravere molto
del suo corpo. Ma a Cameron non imporò minimamente, i suoi occhi erano
su di lei.
Lei che aveva i capelli raccolti che le lasciavano il collo e la
schiena scoperte, quel vestito morbido
dannatamente
scollato avanti e dietro che non lasciava nulla all'immaginazione.
Indossava
dei tacchi alti che si intravedevano a stento sotto a quell’abito
lungo, e dei gioielli alle orecchie.
Era
bellissima. Non riusciva a distogliere lo sguardo e, dando
voce ai suoi pensieri la chiamò a bassissima voce, sussurrando quasi.
Forse però non lo disse così piano, ed infatti a sentirlo furono i suoi
amici.
"La conosci, Cameron?" Chiese incuriosita Lucy, scrutandolo.
"No... Cioè si, è una mia alunna." Commentò abbastanza seccato,
dando per scontato che i suoi amici si riferissero a Melanie. Beh, in
effetti anche l’altra era sua alunna, ma di questa nemmeno si ricordava
il nome.
"Wow! Volevi tenerla tutta per te?" ammiccò Robert in direzione
della diretta interessata.
Inutile dire che Cameron lo fulminò con lo sguardo. Era pur sempre una
sua alunna, una ragazzina di 18 anni, diamine! Non
potevo un uomo di 26 anni privarci.
Anche se in effetti lui l'aveva baciata,
e l’avrebbe rifatto volentieri. E l’avrebbe potuto fare qualsiasi altro
uomo della sua età o più grande, o più piccolo.
Ribbollì
a quella sua osservazione e onde evitare chei suoi compagni si
insospettissero scosse
la testa per scacciare di nuovo quel pensiero
Era la loro serata, non avrebbe lasciato che quella ragazzina lo
infastidisce ulteriormente anche al di fuori dell'ambiente scolastico,
come non avrebbe lasciato che uno dei due suoi amici scapoli andassero
ad infastidire lei.
Tossì per richiamare l'attenzione e
si ricompose.
In breve il discorso Melanie divenne un lontano ricordo e Cameron finse
per il resto della serata di ascoltare i
numerosi dibattiti aperti dai suoi compagni.
Ma la sua mente, i suoi occhi, e il suo sguardo erano posizionati tutti
su unica persona che
di lì a poco era sicuro avrebbe rincontrato.
Oh... La descrizione che Gilda aveva fatto di lui non gli rendeva
assolutamente giustizia!
Era davvero un gran bel ragazzo: Era
molto alto, intorno al metro e ottantacinque, i capelli erano di un
biondo scuro ed erano lunghi e raccolti un una coda morbida
e bassa.
Gli occhi erano di un verde intenso, ed aveva un bellissimo
profilo
greco. Aveva delle spalle possenti, e pensò che sicuramente era solito
praticare uno sport. Punto
a favore da parte di Gilda.
Melanie gli sorrise più volte durante la cena, e lui si imbarazzò ogni
volta che la ragazza lo sorprendeva a guardare la sua amica in abito
blu.
La cena era in effetti molto noiosa, non capiva niente di quello di cui
si parlava e sentì a nemmeno metà serata l'esigenza di prendere quella
famosa boccata d'aria di cui parlava tanto Gilda.
Taylor sembrò
capire il loro profondo disagio si
avvicinò ad entrambe come
un cavaliere,
anche se non distolse lo sguardo da Gilda nemmeno per un istante.
"Ragazze.. Che ne dite di andare un po' fuori? Fa veramente caldo qui
dentro!" si lamentò il ragazzo allentando un
po' il nodo della cravatta.
"Io passo, prenderò una polmonite!" sorrise Melanie alludendo all'
abito fin troppo scollato.
Gilda le sorrise guardandola e
in silenzio ringraziandola e
si alzò. Si scusò con i presenti, insieme a Taylor che scambiò uno
sguardo d'intesa con il padre della ragazza, ed insieme uscirono dal
ristorante.
Fu quella l'occasione giusta per evadere. Aveva intravisto entrando un
piccolo piano bar all'opposto della sala, dove c'erano anche alcuni
divanetti ed una zona fumatori.
Si scusò anche essa, e prendendo il cellulare e la pochette si avviò a
passo deciso.
Quei tacchi erano dannatamente comodi! Seppure fossero veramente troppo
alti, erano di una comodità assurda.
Passò davanti ad un finestrone interamente di vetro e intravide Taylor
posizionare la sua giacca sulle spalle di Gilda.
Le piaceva quel ragazzo. Era perfetto per la sua amica, era un
gentiluomo e si vedeva che provava un certo interesse.
Ecco, era così che avrebbe voluto fosse un suo ipotetico fidanzato. Uno
di quelli che ti poggiano la giacca sulle spalle, che alla sera ti
preparano una tisana calda e si accoccolano con te sul divano.
Uno di quegli uomini che se siete in giro ti prende la mano e ti
protegge dalle macchine che sfrecciano per strada.
Ed invece aveva incontrato solo stronzi nella sua vita. Ragazzi
interessati al suo aspetto, alla sua famiglia e mai a lei come persona.
Anche quell'ultimo. Quello che l'aveva baciata "perché gli andava", che
aveva 26 anni e si comportava come un moccioso.
Quello che era sicura non gli avrebbe mai tenuto la mano per strada o
le avrebbe prestato la giacca.
Si sentì un attimo svuotata, ma subito rinsavì.
Fin quando non lo vide in tutto il suo splendore.
Vicino ad uno di quei finestroni di vetro aperto, con una sigaretta in
mano da un lato, ed un braccio sulla spalla di una splendida donna dai
lunghi capelli rossi.
Non
sapeva fumasse, non lo vedeva il tipo da dipendenze di alcun genere. Ma
quella sigaretta tra le dita gli conferiva, se possibile, ancora più
fascino.
Sia
chiaro, non perche a lei piacesse fumare o altro... Ma lo vedeva così
uomo, così adulto.
Anche
se poi si convinse che se anche avesse avuto una penna tra le dita, o
una cannuccia, o il nulla, sarebbe stato altrettanto attraente.
E chi era ora quella? La tizia di turno? No, se fosse non l'avrebbe
portata in un ristorante del genere solo per una semplice sveltina... A
meno che non avesse soldi da buttare. Anche
se, a dirla tutta, ne
dava tutta l'impressione.
Era
alta e magra, un corpo da favola, stretta in un tubino nero aderente, i
tacchi vertiginosi e sottilissimi, i capelli di un rosso troppo rosso per
essere veri.
Decide però di non stare ferma lì a fissare; Avrebbe fatto una pessima
figura se lui l'avesse sorpresa a guardarli.
Si avvicinò, camminando sicura su quei tacchi che sentiva suoi
complici.
Era bella quella sera, forse anche più bella di quella donna con cui
lui parlava.
Voleva che lui la vedesse, che la valutasse non solo come una ragazzina
sciatta e attenta alla lezione, ma anche come una donna.
Non appena fu ad un passo dai due, che le davano le spalle, Mel deglutì
silenziosamente e si fece coraggio.
Con una mano toccò leggera
il braccio del professore, all'altezza del bicipite.
Sentì che aveva azzardato con un contatto troppo intimo, ma fece finta
di non pensarci.
Lui si girò
appena, forse credendo di averlo immaginato per quanto fu un contatto
impercettibile.
Non appena la vide sgranò leggermente gli occhi, ma non ebbe la
reazione sperata.
Sorrise leggermente, ma quello fu un sorriso strano.
"Mrs.
Turner... Buonasera." Quella voce.
Quella maledettissima voce, che tanto la faceva impazzire.
Ma
non poteva starsene seduta al suo posto? Oppure se proprio aveva voglia
di alzarsi, non poteva raggiungere Taylor e Gilda?
Arrossì vistosamente, senza un effettivo motivo, e cercò un qualsiasi
appiglio nello sguardo della donna che era con lui.
Ma che cretina. Che aiuto poteva darle una donna che quasi sicuramente
lui si portava a letto?
Ridicola.
La donna in questione però la sorprese, e richiamò l'attenzione del suo
compagno prima di prendere a parlare. "Cameron, ti aspetto con
gli altri al
tavolo... Non tardare, altrimenti paghi a tutti noi."
e sorrise a Mel.
Non erano soli? L'aveva sottolineato apposta per non farla preoccupare?
Ciò implicava che aveva capito che a Mel lui... No no no, si era fatta
un impressione totalmente sbagliata.
Cercò di fermare la donna, ma prima che ancora potesse parlare questa
andò via.
Cameron tornò a fissarla. Tutto intorno era tranquillo. Poco lontani da
loro c'erano solo due ragazzi che bevevano un drink e il piano bar.
"Cosa ci fai qui, Melanie?" ecco, aveva ripreso a chiamarla per nome.
Incomprensibile. Forse
non voleva che la sua amica, o i suoi amici sapessero che erano
leggermente in confidenza.
Ma
certo, ovvio, chi sano di mente direbbe ai propri amici che è in
confidenza con una sua alunna?
"Sono qui con Gilda e la sua famiglia, professore."
Lo beccò a fissarle la scollatura e arrossì di getto. Istintivamente
portò una mano all’altezza del seno, cercando di nasconderlo.
Si
sentiva a disagio, il suo sguardo era troppo penetrante, troppo
insistente.
"Gilda... Si, capisco." una breve pausa in cui lui continuò a fissarla
senza ritegno. "Le sta d'incanto quest abito, Turner." commentò.
Era già rossa per i suoi sguardi, ma se possibile arrossì
ulteriormente.
La trovava bella, o quantomeno carina.
Si passò una mano a spostarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e
sorrise,
incapace di far altro.
"Vuole prendere una boccata d'aria?" Chiese dopo qualche secondo di
silenzio, spiazzando
totalmente la sua alunna.
Lei annuì imbarazzata.
Sarebbero stati da soli, e lui era così maledettamente bello da
togliere il fiato.
E lei... Lei era troppo scoperta per restare da sola con l'uomo che
solo qualche giorno prima l'aveva baciata.
Lui la prese per un polso, senza stringerla ma tenendola salda, e la
indirizzò verso un' uscita secondaria che sfociava esattamente nel
parcheggio. A
quel contatto lei rabbrividì e sperò solo che lui non se ne fosse
accorto.
Si chiese perché proprio nel parcheggio, e la sua risposta arrivò in
pochi istanti.
Si fermarono davanti
ad un' Audi nera opaca e lui
le
aprì la portiera al posto del passeggero.
Oh, sapeva anche essere galante... A modo suo.
Quando furono entrambi dentro, lei iniziò a parlare.
"Dove vuole andare?" chiese curiosa. Non si sarebbe opposta... Era
troppo annoiata dalla serata.
"Da nessuna parte, restiamo qui." Disse quasi come se fosse ovvio.
Perché certo, due persone in macchina si suppone non vadano de nessuna
parte ma che restino lì parcheggiate.
"Faceva freddo fuori, ho preferito un posto tranquillo e... È l'unica
cosa che mi è venuta in mente" Sorrise sincero.
"Il mondo è piccolo." Commento tutto d'un tratto Melanie, guardandolo
negli occhi.
Che mossa sbagliata.
"Si... Molto piccolo." Sembrava non essere intenzionato ad avere un
dialogo, forse era lì solo per evadere da una serata pessima come la
sua, e per questo decise di restare in silenzio.
Un silenzio che era però carico di tensione, dei loro respiri, dei loro
piccoli e continui movimenti.
Melanie desiderava che non ci fosse più quel muro che aveva costruito
pian piano, e sperò che lui fosse pronto ad abbatterlo.
Lui tossì e lei lo guardò.
Lui si mosse verso di lei, e lei si ritrasse leggermente.
Fu un rincorrersi di sguardi, un cercarsi continui attraverso le sue
mani che piano si posavano sulle sue spalle, ed attraverso le sue
braccia che provavano a tenere una certa distanza senza però esserne
veramente intenzionate.
Come quel giorno, o forse di più. Lei era davvero splendida, in
quell'abito che sottolineava ogni suo punto forte e che le dava l'aria
di essere una donna meravigliosamente matura ed elegante
Forse fu
quello che lo portò ad avvicinarsi piano, a posare le
dita all'altezza
della clavicola e a prenderle la
mano con la sua libera.
Le dita erano sottili e gelide, le unghia lunghe e laccate di smalto
trasparente.
La guardò in viso: La pelle chiara, le guance rosse, gli occhi lucidi e
le labbra socchiuse.
Labbra che lo chiamavano, che sembravano bramarlo e ricercarlo.
Labbra di cui ricordava ancora il sapore ma di cui non aveva mai
"assaggiato" la consistenza.
Si avvicinò ancora, le dita intrecciate, il respiro pesante.
E poi nulla.
Chiuse gli occhi, posò le labbra su quelle della ragazza ed anziché
baciarla le mordicchiò il labbro inferiore.
Erano morbide e gonfie,
e sapevano di dolce.
La vide muoversi sul sediolino ed avvicinarsi a lui, portare una sua
mano dietro la nuca a toccargli i capelli e a quel contatto lui impazzì.
Era una cosa allucinante, del tutto anormale, ma era impossibile da
controllare... A maggior ragione se lei avesse continuato in quel
modo.
I
loro respiri si fecero più pesanti, i loro occhi continuarono a restare
saldamente chiusi ed una mano su lui scorse piano sul braccio di lei in
un’impercettibile carezza.
Quel bacio sembrava non voler mai finire, e quando i due si staccarono
lui prese a fissarla insistente e quando il suo sguardo si fece
insostenibile lei abbassò gli occhi sulle loro mani.
Erano ancora unite, e lui le strinse maggiormente.
Non capì cosa lo portò a fare un gesto simile, lui aveva sempre odiato
queste cose... Aveva sempre odiato i baci e le effusioni in generale,
andava diritto al dunque.
Forse era consapevole che da lei non poteva ricevere il "dunque" e
quindi si sarebbe dovuto accontentare di quel
poco.
Si sporse in avanti e andò a baciarle il collo, esattamente sopra
l'incavo della clavicola.
Era intenzionato ad andare oltre e
mettere a tacere il suo buon senso che gli impediva di farlo,
ma il suo profumo gli fece ricordare un particolare.
Era sempre la sua alunna. Anche se quella sera era splendida ed aveva
un aria così matura... Era una ragazza più piccola di lui di quasi
dieci anni. Avrebbe
rovinato la vita a lei e a se stesso.
Quindi si fermò a quel bacio, ma restò per qualche istante con le
labbra posizionate in quel piccolo fossetto, senza né dire né fare
nulla.
Avrebbe voluto stringere ancora di più quella mano, avrebbe
voluto che lui non si fermasse e che non la lasciasse andare, ma così
non fu. Stava
perdendo la testa.
Le piaceva tutto quello, come le piaceva lui e i suoi modi di fare.
Una vibrazione la distolse da quei pensieri, e dopo aver lasciato
controvoglia la sua mano rispose.
"Mel, dove sei?" Gilda era tranquilla. Le avrebbe dovuto raccontare
tutto.
"Gilda io... Sono con Carter, il nostro professore."
Si sentì in tutta l'auto un fortissimo "Cosa? Di nuovo?" e in meno di
due secondi Mel staccò il telefono.
Avrebbe potuto urlare altro, e non le sembrava fosse il caso di far
sapere al suo professore che parlava di lui con la sua migliore amica.
"Deduco che lei le abbia raccontato qualcosa. La chiami e le dica che
l'accompagno io a casa, tanto so dov'è. " Era arrabbiato?
Si dai, lo era. Ma non aveva senso... Era
la
sua migliore amica, le aveva sempre raccontato tutto ed era
ovvio che volesse dirle una cosa come quella accaduta a casa del suo
insegnante.
Mel restò in silenzio e mandò un messaggio a Gilda per avvertirla.
Si sentiva in assoluto imbarazzo. Aveva fatto la figura della bimbetta
cretina ed immatura.
Si tolse le scarpe e portò le gambe al petto massaggiandosi le punte
delle dita dei piedi.
Lo fece in modo così spontaneo che fece sorridere persino Cameron.
Cameron che non aveva mai permesso a nessuno di entrare con una bibita
in auto o che aveva più e più volte richiamato i ragazzi quando
mettevano i piedi sui sediolini posteriori.
Ma questo lei non poteva né doveva saperlo.
"Quella donna è la sua ragazza?" chiese poggiando la testa al
finestrino e chiudendo gli occhi. Si erano baciati già due volte... Si
sentiva così presa e intima con lui che sentiva fosse una domanda
lecita la sua.
"No, non sono fidanzato, se è questo che vuole sapere." annunciò
semplicemente lui, con molta non chalance.
Mel sorrise un po' soddisfatta.
In realtà però rimase leggermente
delusa.
Come poteva un uomo così bello e travolgente non avere una ragazza? Era
sicura fosse una sua scelta personale, perché di sicuro se avesse
voluto avrebbe fatto cadere ai suoi piedi molte donne.
Certo
era un tantino enigmatico e bi polare, ma era un uomo bellissimo e
attraente.
Era
sicura anche se fosse un uomo rispettoso con il gentil sesso;
Quella sera,
ad esempio, l'aveva
trattata come una vera donna, per quel poco che stettero insieme.
Niente a che vedere con il modo in cui la trattavano gli altri ragazzi.
Se ne sarebbe abituata, quindi fu meglio che quella serata finì li,
anche perché non sapeva se sarebbero riusciti a non baciarsi
nuovamente.
Durante il tragitto finì più volte per fissarlo incantandosi
sul suo sguardo e sulla sua mascella, sulle sue mani e sulle sue
spalle.
Pensò
che era così anche in classe, che era splendido anche mentre insegnava
o scriveva alla lavagna con una semplice camicia rossa e dei pantaloni,
e arrivò ad una conclusione:
Non era l'abito a conferirgli bellezza, ma lui a dare un senso ed un
valore a ciò che indossava.
Il cane non c'era, le luci erano spente, l'orologio segnava le 01:03 e
tutto intorno era silenzioso.
Voleva di nuovo che lui la baciasse, ma senza nemmeno darle il tempo di
formulare quel pensiero, lui uscì dall'auto.
Due secondi dopo se lo ritrovò dal suo lato, le aprì la portiera e lei
uscì, ancora scalza.
Era tornata ad essere il solito metro e cinquantacinque e lui la
fissava divertito.
"Sei tornata sul mondo dei puffi, signorina Turner." sorrise.
Melanie arrossì di imbarazzo.
"E lei è Gargamella?" Stette al gioco la ragazzina, azzardando.
"Non ricordo bene... Io sono vecchio, ma Gargamella ha mai baciato così
Puffetta?" disse tutto d'un fiato fingendosi pensieroso ed
avvicinandosi nuovamente, portando ancora le sue labbra su quelle di
Melanie.
Quel bacio fu il più bello: Carico di passione, di voglia di restare
ancora insieme e di non separarsi, ricco di speranza che non finisse
mai, ma pieno di consapevolezza che si stavano cacciando in un bel
casino.
Alla ragazza il cuore smise di battere per tutta la durata in cui i
loro corpi continuarono a rincorrersi tramite le loro labbra. Fu un
lasso di tempo indecifrabile. Troppo breve perchè finisse, ma troppo
lungo perchè continuasse.
"Buonanotte, Puffetta." soffiò lui sulle labbra, e sembrò addirittura
una scena romantica tra due innamorati.
"Buonanotte, professore." sorrise amareggiata Melanie.
Non voleva separarsene ed aspettare giorni prima di potergli riparlare.
Ed ecco che la consapevolezza di essere ad un buon punto per
innamorarsi faceva capolino nella sua testa.
Sognava di innamorarsi di un uomo che le avrebbe scostato la sedia per
farla accomodare, che l'avrebbe tenuta per mano tra la folla e che le
avrebbe ceduto la sua giacca.
Invece si stava innamorando di un uomo che le apriva la portiera
dell'auto, che per riscaldarla la portava in macchina, che non le
teneva la mano ma la baciava con impeto e desiderio sotto la porta di
casa.
Sarebbe stato tutto così bello, se solo lui non fosse stato Cameron
Carter. Il suo professore. Sarebbe stato tutto così bello se loro si
fossero incontrati due anni dopo, magari in centro, in un bar, in quel
ristorante o nel caffè letterario. Se si fossero innamorati dopo che
lui distrattamente l’avesse urtata e lei gentilmente si sarebbe
scusata. Invece no, il destino, Dio, il fato, il Karma o chiunque sia,
li aveva fatti incontrare a scuola, una mattina in cui erano entrambi
in ritardo, nella solita classe, con i soliti amici a due passi, ma in
due posizioni totalmente differenti. Odiava tutta quella situazione,
odiava lui per essere entrato nella sua vita e lei per non aver
cambiato classe, scuola o addirittura città. Era tutto così
maledettamente sbagliato.
Angolino~
Allora
ragazze! Cosa ne pensate del nostro Cameron?*-*
Sono riuscita a realizzarlo esattamente come lo immagina...
affacinante, sexy, con lo sguardo penetrante e... Maledettamente uomo
:Q___ ahahahah
Apparte gli scherzi, spero davvero che vi piaccia sia il prof. Carter
che il capitolo in se u.u
Vi avverto che ho già il capitolo 6 mezzo scritto, quindi a breve
pubblicherò nuovamente ahaha
Sono felice che siate in tante a leggere il capitolo, spero solo che le
più silenziose (Come me) si facciano avanti con qualche commentino che
è sempre più che gradito :P
Bacini baciotti <3