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Autore: SoleStelle    24/02/2017    0 recensioni
Selene è una ragazza minuta che vive nella rabbia e nella tristezza.
Dopo essere stata tradita da chi, in teoria, doveva proteggerla e volerle bene si chiude in se stessa.
Si trasforma in una vera e propria menefreghista, continuando a coltivare, in segreto, il sogno di tornare come prima. Decisa a riconquistare l'amore perduto, si aggrappa a qualsiasi possibilità che la vita le offre.
Ma...se l'amore non è perduto, come nel suo caso, ma diviso?
Sa che lui la amava ma sa anche che ora lui ha un'altra..
Riuscirà a riconquistarlo?
Dal capitolo 16
Nell’istante in cui lo vidi così mi sentii come svuotata.
Non soffriva certo come avevo sofferto io ma aveva avuto la sua lezione.
“Perché dobbiamo farci questo?” chiesi. “Perché hai iniziato questa stupida guerra?” aggiunsi.
Dal capitolo 30
Voltai il viso e mi guardai intorno sofferente.
Tutti facevano delle cretinate enormi ma venivano lodati. Io che facevo la cosa più giusta del mondo venivo presa di punta e punita.
Non è giusto.
Non è assolutamente giusto.

Ero arrabbiata.
Ero invidiosa.
Ero gelosa.
Ero affranta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Martin, io vado a casa.” dissi. Eravamo rimasti solo noi due di tutta la nostra classe a quella festa e io non mi stavo più divertendo.
Quella sera avevo avuto una libera uscita. Nessuno mi seguiva e mi ero sentita libera per tutta la serata però, ora, non essendoci più i miei amici non aveva senso rimanere li.
“Cos’è.. corri sotto la sottana di tuo fratello anche questa sera?” chiese, ironico, complice l’alcool.
Non volevo tornare a casa per non trasgredire alle regole, non avevo un orario di rientro prestabilito per quella sera. Volevo tornare a casa perché stavo iniziando ad annoiarmi.
“Non corro sotto alla sottana di nessuno.” risposi, cinica. “Semplicemente non mi resta nulla da fare qui.” aggiunsi, guardandomi intorno.
Avevo visto Elisabeth in giro e se c’era lei allora c’era anche Richard, quella non lo mollava un solo secondo.
Li trovai appoggiati al bancone, improvvisato, del bar, sempre improvvisato. Mi avvicinai e appena mi videro la prima mi squadrò disgustata e il secondo mi guardò dubbioso.
“Non scatta il coprifuoco oggi?” chiese lei, ironica. La ignorai e guardai Ricky.
“Potresti avvisare mio fratello che sto andando a casa?” chiesi, guardandolo. “Il mio cellulare si è scaricato e non vorrei incappare in sorprese strane.” aggiunsi, alludendo al fatto che Selwyn sarebbe rimasto a casa con Jane. Annuii e io lo ringraziai, poi mi allontanai mentre lui chiamava mio fratello.
Era stata una serata tranquilla e la festa si era rivelata più monotona del previsto.. motivo per cui tutta la mia classe se l’era filata.
Respirai un paio di volte l’aria fresca e mi dissi che sarei potuta andare a piedi invece di chiamare un taxi. Almeno mio fratello avrebbe avuto più tempo per rendere la casa nuovamente presentabile.
Scelsi, però. la strada più corta, anche se meno illuminata.. non avevo certo intenzione di impiegarci un’ora solo per tornare a casa.
Camminai tranquilla senza curarmi di guardarmi alle spalle ma ero molto attenta e non sentivo nessun passo dietro di me.
Non mi preoccupai, però, degli incroci.
Presi paura quando, svoltando, mi ritrovai Martin ad un palmo dal naso.
Cercai di cambiare strada e tornare indietro ma mi afferrò per il polso e mi spinse, violentemente, contro il muro.
Litigammo per un po’ poi riuscii a liberarmi. Scattai indietro e mi arrampicai sulla scala antincendio di un palazzo.
Mi pietrificai quando, a pochi metri dalla porta d’emergenza, sentii degli altri passi oltre a quelli di Martin.
Sentii i passi avvicinarsi ma non mi mossi.. erano vicini a me, troppo.. ed io ero, letteralmente, terrorizzata.
Martin mi finì addosso e quel contatto mi fece riscuotere.
Ascoltando meglio capii che i passi non provenivano dalle mie spalle e capii di poter tornare indietro.
Prima che Martin potesse riprendere l’equilibrio io ero già pronta a tornare sui miei passi. Mi riacciuffò in un secondo e nel divincolarmi gli feci perdere l’equilibrio. Cadde e mi afferrò la gamba, facendomi perdere, a mia volta, l’equilibrio.
Inciampai e cercai di aggrapparmi alla ringhiera ma la mancai.
Mi afferrarono per un polso e sentii una fitta di dolore incredibile.
Alle mie spalle imprecarono tirandomi indietro e mi calmai appena la mia schiena sbattè contro il suo petto.
“Non ti muovere e non guardare.” disse, categorico. Annuii e mi strinsi forte il polso sinistro.
Sentii i rumori di una rissa alle mie spalle ma non mi voltai a guardare. Lo feci solo quando, dal riflesso del vetro, vidi che Richard non usava il braccio sinistro.
Lui che era mancino usava la destra. Mi voltai di colpo e lo vidi mettere al tappeto Martin con un colpo secco in pieno viso. Si afferrò il polso sinistro con la mano destra e si voltò verso di me..
 
Solo in un secondo momento seppi che si era strappato il legamento, fino a romperlo, afferrandomi al volo.
Lo scoprii dopo qualche ora quando, una volta riportata a casa (e fatto un resoconto dettagliato a mio fratello che andò su tutte le furie e rimpianse di non aver massacrato lui Martin) mi feci portare da Selwyn in ospedale.
Non ero amante delle medicine e se era possibile evitavo volentieri di prenderle. Così come non andavo mai dal medico. Quindi appena dissi a Sel che non riuscivo più a tenere il braccio in nessun modo e volevo andare a farlo vedere non ci pensò due secondi a portarmi in ospedale.
Ospedale dove trovammo anche Richard.
Risultato finale?
Ci eravamo procurati lo stesso strappo, e quindi ci eravamo rotti lo stesso legamento, e avremmo dovuto fare entrambi la stessa operazione.
Ecco perché, nonostante odiassi la cicatrice di Ricky, la amavo: era identica alla mia.
Chiusi gli occhi, spaventata, quando sentii un colpo forte sulla porta.
Ti prego fa che sia Sel e non Ricky..
Riaprii gli occhi e mi voltai. Mi incamminai verso la casa e rientrai.
“Devo tornare.” dissi, guardando Clelia. “Fa in modo che non si ammazzino.” aggiunsi, uscendo senza salutarla.
Mi seguì tutta la mia classe e fui invasa da una voglia incredibile di prendere a pugni anche loro.

   
 
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