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Autore: Signorina Granger    05/03/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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 Capitolo 20: Conseguenze
Sabato 9 Gennaio 


“Ho sentito che hai deciso di ritirarti. E’ vero?”
 
Avrebbe voluto chiedergli come faceva a saperlo, visto che era una decisione piuttosto recente… ma non lo fece, intuendo già la risposta: probabilmente si sarebbe limitato a sorriderle con quell’aria beffarda e a sostenere che non aveva importanza. 
 
Non alzò neanche lo sguardo, continuando a tenere gli occhi fissi sull’armadio posto davanti al letto dov’era seduta. 
 
“Sì.”
“Si può sapere perché l’hai fatto?”
“Se hai bisogno di chiedermelo, forse non sei così intelligente come vuoi farmi credere.”
 Lui contrasse la mascella con evidente irritazione, ma probabilmente si disse che non valeva la pena di arrabbiarsi… non ancora, almeno.
“Mi hai tolto le parole di bocca. Cosa pensi che cambierà lasciando la Night School?”
 
Il suo tono era leggermente seccato, come se stesse parlando con un bambino e gli stesse cercando di insegnare qualcosa di semplicissimo, senza però essere capito.
Isabelle rimase in silenzio per qualche istante prima di stringersi leggermente nelle spalle, continuando a non guardarlo: forse non sarebbe cambiato poi molto infondo, ma magari si sarebbe sentita meno costantemente in colpa.
 
“Non lo so. Ma sono stanca di mentire a tutti.”
“Beh, mi spiace deluderti Isabelle… ma temo proprio che tu non possa ritirarti. Sai cosa succede quando qualcuno si ritira dalla Night School?”
 
“Certo che lo so. Quando si entra ci avvertono di tutte le possibili… evenienze.”
Questa volta fu di Isabelle il turno di parlare con una nota seccata nella voce, voltandosi finalmente per guardarlo: certo che lo sapeva. Tutti i membri del gruppo lo sapevano.
“Ti toglieranno la memoria, Isabelle. Tutti i ricordi legati alla Night School ti verranno tolti… e noi non vogliamo che ciò accada, no? Perderesti un mucchio di informazioni utili così facendo. Devi parlare con Hamilton e dirgli che hai cambiato idea, che eri solo… scossa dalla morte del tuo amico, che ti sei resa conto che è stata una decisione avventata e affrettata, nient’altro.”
La ragazza contrasse leggermente la mascella, osservandolo con una nota di odio negli occhi verdi prima di parlare di nuovo, con un tono piatto e quasi di sfida:
“E se non volessi farlo?”
“Vorrà dire che prenderò provvedimenti adeguati. Non sfidarmi Isabelle, sai cosa succede quando lo fai. Torna nella Night School, i tuoi ricordi e le informazioni servono sia a me che a te.” 
Si alzò e le lanciò un’ultima occhiata vagamente seccata, come se fosse solo un’unitile preoccupazione.
Isabelle riportò gli occhi sull’armadio, evitando di guardarlo mentre usciva dalla sua camera tramite la finestra, come sempre. 
Rimase immobile a riflettere per qualche minuto, pensando alla conversazione appena conclusa e agli effetti della decisione che aveva preso… per questo quasi sobbalzò quando sentì qualcuno bussare alla porta. 
O meglio, forse la stavamo prendendo più che altro a pugni.
“Arrivo… Non c'è bisogno di buttarla giù!” Isabelle sbuffò leggermente, alzandosi e attraversando la stanza per aprire la porta, immaginando chi volesse parlarle: del resto la sera prima c'era stato un incontro è molto probabilmente Oldman e Jefferson avevano già comunicato la sua scelta.
In effetti non si stupì proprio per niente quando si ritrovò davanti Phoebe, Faye e Sebastian. Tutti e tre la fissarono con aria torva, visibilmente molto restii a lasciarla fuggire di nuovo… non quella volta.
“Che cosa vorrebbe dire che ti ritiri? Non puoi ritirarti, ti proibisco di farlo Belle!” 
“Ciao anche a te Faye… bella giornata, non trovate?”
Isabelle roteò gli occhi, facendosi da parte per farli passare. Non provò neanche ad opporsi, un po’ perché non ne aveva assolutamente voglia di prima mattina e un po' perché era stanca di inventare scuse, di stare in silenzio. Era consapevole di doversi spiegare.
Faye andò a sedersi sulla sedia davanti alla scrivania, incrociando le braccia al petto e fulminandola con lo sguardo con una nota quasi minacciosa, mentre invece Phoebe rimase in perfetto silenzio mentre sedeva sul suo letto, accavallando le gambe come faceva sempre e limitandosi ad osservarla attentamente, un’espressione leggermente accigliata dipinta in voltò come se stesse cercando di capirla.
“Dovresti ringraziarci, Faye voleva fare irruzione nella tua camera già ieri notte… ma l'abbiamo convinta ad aspettare stamattina.”
“Te ne sarò per sempre grata, Sebastian.”
Sebastian, seduto sulla poltrona, le lanciò un’occhiata vagamente torva, come a volerle suggerire di non fare ironia in quel momento mentre Faye riprendeva a parlare:
“Belle, ti vogliamo bene. È stato difficile, lo so, ma lo è per tutti… non devi tirarti fuori, forse invece ti serve la Night School! Una distrazione, un modo per sfogarti… sei una dei migliori Isabelle, non puoi andartene, abbiamo già perso Jax, Al e Alexandrine.”
“Mi fa piacere vedervi, davvero. Apprezzo che vi preoccupiate tanto, ma non è poi la fine del mondo… ho tante cose a cui pensare adesso, forse liberandomi della Night School andrà meglio.”
“Hai tante cose a cui pensare? Bene, diccele! Confidati con noi, siamo tuoi amici!”
Faye sospirò, parlando con un tono vagamente esasperato mentre invece Isabelle le sorrideva leggermente, quasi a volerle dire che se non si confidava era proprio perché erano amici. 
Faye sbuffò e si rivolse a Sebastian, lanciandogli un’occhiata eloquente, come a volergli dire di provarci a sua volta, di dire qualcosa.
Il ragazzo però non sembrò farci caso, continuando a tenere gli occhi fissi su Isabelle con attenzione prima di parlare, alzandosi:
“Ti conosciamo, sei la persona più testarda della scuola, probabilmente… e se prendi una decisione, forse l'unico in grado di smuoverti ormai non c'è più. Ma credimi Isabelle, non è perdendo i ricordi che le cose andranno meglio… anzi, forse ti sentiresti solo più a disagio, incompleta, vuota, con una specie di arto fantasma a tormentarti fino alla fine dell'anno, come minimo. Non è la soluzione giusta a mio parere, ma so che alla fine farai solo quello che vorrai, come sempre. Pensa solo a tutte le conseguenze e le opzioni, prima di decidere in modo definitivo.”
Senza aggiungere altro Sebastian si alzò, evitando di guardare le tre ragazze mentre usciva dalla porta. 
Era perfettamente consapevole che forse solo Alastair sarebbe riuscito a smuovere Isabelle da una decisione del genere… ci sperava, naturalmente, ma non era sicuro che la ragazza sarebbe tornata sui suoi passi.

“Io davvero… non capisco. Tutti vorrebbero farne parte, Belle! È una cosa grande, è vero. Ci sono molte responsabilità e magari non sempre è facile, ma io penso che ne valga la pena… e non voglio dover passare i prossimi mesi a nasconderti cosa faccio e dove lo faccio, penso valga anche per Phoebs. Dille qualcosa anche tu!” 
Faye sbuffò, rivolgendosi all'amica e facendole un cenno in direzione di Isabelle. Phoebe però rimase ancora in silenzio, limitandosi ad osservare l'amica. Dopo qualche istante Faye sospirò, alzandosi a sua volta e borbottando che andava a cercare Sebastian prima di uscire dalla stanza a sua volta, sbattendosi la porta alle spalle con evidente irritazione. 
Solo quando furono rimaste sole Isabelle parlò di nuovo, rivolgendosi all’amica e sorridendo con lieve ironia:
“Tu non vuoi farmi nessuna predica, Bibi?”
“No. Ti conosco, so che sei testarda come un mulo… Esattamente come so che è una decisione avventata, forse dettata più che altro da preoccupazione, magari anche paura. Ti conosco, e te ne pentiresti se potessi ricordarlo.”
Phoebe rimase impassibile come sempre, limitandosi ad osservarla senza far trapelare nessuna emozione particolare. Isabelle ricambiò lo sguardo dell'amica e poi Phoebe parlò di nuovo, con un tono più gelido:
“So che c'è qualcosa. C'è dall'inizio dell'anno… e se non fossi così perennemente preoccupata di metterci nei guai, forse non ti sentiresti così sola. E il senso di solitudine potrà solo aumentare se te ne vai, Belle. Di qualunque cosa si tratti, non ne hai mai parlato con Al… ed è morto. Mi dispiace dovertelo dire, ma credo che ti resterà il rimpianto per sempre. Non deve valere lo stesso anche per me per forza, no?” 
“Lo so. Vorrei solo riuscire a risolvere tutto senza dover mettere in mezzo qualcun altro. Non è presunzione Bibi, vorrei solo evitare di coinvolgervi.”
“Ti sentirai sempre più sola, e siamo a Gennaio. Vuoi davvero stare così fino alla fine? Non so se reggerai Belle, ri conosco.”
Phoebe sospirò leggermente prima di alzarsi dal letto, avvicinandosi a sua volta alla porta ma esitando prima di lasciare la stanza, voltandosi verso l'amica per dirle un’ultima cosa:
“Non è qui per dirtelo, Belle… ma pensa a cosa direbbe Al adesso. Io un’idea ce l'ho… non era lui a sostenere che non bisogna mai mollare, spingersi sempre oltre le proprie paure? Ti ha portata a farlo una volta, se non ricordo male. Provaci di nuovo.”

Isabelle non disse niente mentre Phoebe usciva dalla sua camera, restando immobile per qualche istante prima di voltarsi verso la finestra, ancora aperta. Si avvicinò per chiuderla, ma quando mise le mani sulle ante lanciò un’occhiata fugace al tetto obliquo e coperto di tegole sotto di lei. 
Già, l'aveva già fatto una volta. Poteva riuscirci di nuovo, anche senza di lui?

                                                                                        *

Camila, Mathieu e Adrianus stavano chiacchierando, seduti davanti a lei mentre facevano colazione. Francisca però non li stava esattamente ascoltando e non aveva quasi toccato cibo, limitandosi ad osservare i tre con espressione vacua. 
Continuava a pensare all'incontro della sera prima, dove tutti avevano fatto molto più schifo del solito, impegnati a chiedersi chi sarebbe entrato nel gruppo e soprattutto perché Isabelle non c'era. 
Aveva anche sentirò qualcuno ipotizzare che fosse morta anche lei, ma fortunatamente Oldman aveva messo fine a quelle voci raccapriccianti circa a metà dell'incontro, assicurando che la ragazza era viva e vegeta. 
Frankie continuava ad osservare i tre amici, chiedendosi se uno dei tre sarebbe entrato nel gruppo.
Era sicura quasi al 100% che sarebbe stato così per Adrianus, e non sapeva se la cosa le faceva piacere o meno. Certo, avrebbero passato molto più tempo insieme, lei non avrebbe più dovuto nascondergli un mucchio di cose… del resto lui già sapeva i nomi di praticamente tutti i membri dell'ultimo anno, lei inclusa.
Allo stesso tempo però, temeva che le cose tra loro potessero cambiare. Che lui potesse cambiare. 
Tutti erano a conoscenza della Night School, nella Cimmeria. Ma solo chi me faceva parte o aveva i genitori nel Consiglio aveva una vaga idea di cosa fosse, di cosa comportasse entrarci. 
Lei stessa l'aveva capito solo qualche tempo dopo esserci entrata. 

“Frankie? Scendi dalle nuvole e torni sulla Terra? Chissà a cosa sta pensando…” Camila sorrise, agitando leggermente una mano davanti al viso dell'amica per “riportarla alla realtà”, mentre invece Adrianus ridacchiava e si sporgeva per darle un bacio su una guancia, sorridendole:
“Che domande fai Cami... pensa a me, ovviamente. Giusto Frankie?”
“Si, ovviamente.”    Francisca annuì leggermente, sorridendo. In effetti aveva ragione, ma di sicuro non nel modo a cui pensava. 
“In realtà sono solo stanca. Non dormo molto, soffro di insonnia.” La ragazza si strinse nelle spalle, evitando di sottolineare che tutti quei pensieri sulla Night School non aiutavano di certo le difficoltà che aveva nell’addormentarsi… la sera prima si era rigirata nel letto per ore, alzandosi di tanto in tanto per piazzarsi sulla scrivania e osservare la luna quasi piena. 
Tanto che, alla fine, si era addormentata proprio lì e si era svegliata con un tremendo mal di schiena… la ciliegina sulla torta, insomma. 

“È sabato… che cosa facciamo oggi?”  Mathieu inarcò un sopracciglio, adocchiando un vassoio carico di biscotti con gocce di cioccolato mentre Camila assumeva un’espressione pensierosa, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno all’indice:
“Non so, pensavo di tingermi i capelli.., ti unisci a me Mat?”
“NO GRAZIE, il mio colore naturale mi va benissimo.”
“Come sei noioso! Almeno consigliami un colore nuovo!”
“In realtà non mi dispiacerebbe vederti con il tuo colore naturale, per una volta…” Il francese inarcò un sopracciglio, osservandola con espressione vaga come se stesse cercando di immaginarla con un colore di capelli che non fosse azzurro, rosa o viola. 
L'americana però scosse il capo come se non fosse una cosa possibile, stringendosi nelle spalle mentre si versava del thè nella tazza:
“Mi spiace, ma penso che ci vorrà un po’ perché ciò accada. Frankie, me lo consigli tu un colore?”
“Non saprei… che ne dici di un blu Tiffany?”
“Mmmh… sì, si può fare. Vorrà dire che stasera, a cena, vedrete Camila con dei nuovi capelli!”
“Non vedo l'ora…”
“Piantala Mat, o ti tingo di fucsia nel sonno!”

                                                                                    *

Stava suonando tutto e niente, gli occhi chiusi e il violino sistemato sulla spalla, appoggiato nell’incavo del collo.
Si era svegliato e aveva semplicemente preso il violino, iniziando a suonare nessuna melodia tra le tante che conosceva quanto più una delle tante che gli affollavano spesso la testa, facendo finalmente prendere vita alle note che vagavano nel suo cervello quando era preoccupato per qualcosa.
Troppe cose, troppi pensieri, troppe idee… troppo.
A coronare la sua confusione ci aveva pensato anche il sonno, visto che quella notte aveva dormito malissimo e aveva sognato di essere legato, seduto su una sedia, incapace di muoversi o fare qualunque cosa mentre leggeva quel disprezzo, quella disapprovazione… quell’odio, negli occhi della donna che gli stava davanti e che, ancora una volta, gli ripeteva che qualcosa non andava.
In lui, che qualcosa non andava in lui.
Sospirò mentre riapriva gli occhi smettendo improvvisamente di suonare e abbandonando l’archetto sul materasso, accanto a lui.
Non l'aveva mai detto ad alta voce e probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Ma forse una delle cose che desiderava di più al mondo era sentire qualcuno rassicurarlo, dirgli che era un po’ eccentrico ma non folle. Che non aveva niente che non andasse.
Ma forse non sarebbe mai successo, perché nemmeno lui aveva la sicurezza di essere normale e non affetto da nessun disturbo.
Jude rimase immobile, osservando un punto indefinito della stanza davanti a sé mentre pensava a quello che aveva sognato, all'idea che lo tormentava da ormai settimane e a quello che aveva sentito la sera prima, all’incontro.
Isabelle che lasciava la Night School… perché? Forse la causa di tutto stava proprio lì? Forse l'uomo con cui l'aveva vista aveva a che fare con il gruppo?
Aveva pensato moltissimo a quell'uomo, sforzandosi e cercando di capire se lo avesse già visto… lo aveva anche disegnato un paio di volte, ma non aveva idea di chi fosse. 
Qualcosa però gli suggeriva che aveva molto a che fare con quelle sagome completamente nere che aveva visto nei disegni di Isabelle. 
Jude sbuffò, alzandosi di controvoglia dal letto e chiedendosi perché diamine quell'anno le cose stessero andando in quel modo. Suo padre gli aveva scritto che tutta l’Inghilterra era in subbuglio per il ritorno/non ritorno di Voldemort… nemmeno la Cimmeria scherzava, quell'anno sembrava di vivere dentro un giallo.
Il ragazzo s’infilò la camicia bianca della divisa senza neanche mettersi sopra il maglione blu, trascinandosi verso la porta e uscendo nel corridoio deserto. Difficile ammetterlo, ma sentiva quasi il bisogno di parlare con qualcuno… ma con chi? 
Sfortunatamente, non era mai riuscito a confidarsi davvero con nessuno. 
Mentre si avviava verso la Sala da Pranzo per fare colazione, Jude Verräter si chiese come stessero andando le cose ad Hogwarts e se restando lì avrebbe vissuto un ultimo anno normale.
Non sapeva nemmeno più sè quella situazione gli piaceva o meno, se lo divertiva o lo spaventava.
Sì, Jude aveva senza dubbio un mucchio di domande per la testa… e ancora una volta, molte rispose erano nelle mani della stessa persona.
Non sapeva però se la cosa gli piaceva o meno.

                                                                                          *

“Va tutto bene?”
“Certo. Perché me lo domandi?”  Francisca Lothbrock si voltò, incontrando gli occhi chiarissimi di Adrianus Stebbins. Il ragazzo si strinse leggermente nelle spalle mentre sedeva accanto a lei, allungando una mano per metterla sul braccio della ragazza e sorridendole:
“Ieri sera c'è stato un incontro, vero? E oggi sei parecchio pensierosa. È successo qualcosa?”
“No. Va tutto bene… non ti preoccupare.” Francisca sorrise, sperando di convincerlo ma allo stesso tempo sapendo che non ci sarebbe riuscita: il ragazzo infatti continuò ad osservarla con aria dubbiosa e una punta di preoccupazione.
“Sei sicura?”
“Assolutamente.”
“È solo che… so che non puoi parlarmene più di tanto Frankie, ma se dovesse esserci qualcosa che non va vorrei che tu me lo dicessi. Insomma, sono già morte quattro persone. Non voglio perdere anche te, non lo sopporterei.”
Francisca sorrise, intenerita dalle sue parole e dalla sua espressione da cucciolo abbandonato prima di mettere a sua volta la mano sulla sua:
“Tranquillo Steb, temo che non ti libererai facilmente di me.”
“Lo spero.” 
“Sorridi! Mi sembri un cagnolino abbandonato sul ciglio della strada… è sabato! … sì, il tempo fa molto schifo, ma è pur sempre sabato!”
Francisca sfoggiò un sorriso, parlando con il suo solito tono allegro mentre Adrianus lanciava un’occhiata alla finestra prima di annuire e sfoggiare di nuovo gli occhioni dolci:
“Vero. E visto che fa freddo e non c'è niente da fare potresti occuparti di me. Mi sento trascurato…”
“Scemo.”
“Vedi? Mi maltratti!”
Adrianus scosse teatralmente il capo mentre invece la ragazza ridacchiava, alzandosi per sedersi sulle sue ginocchia e abbracciarlo senza smettere di sorridere con aria divertita:
“Certo, come no… sapessi quanto tempo ho passato a guardarti con aria sognante, certa che prima o poi ti avrei visto insieme a qualche bellissima ragazza dalle gambe chilometriche…”
“No grazie, preferisco te… sei così facilmente abbracciabile!”
 “Emh… è un complimento o mi stai paragonando ad un peluche?”

                                                                                          *

“Non vorrei metterti fretta, ma un mucchio di ragazzine del primo o secondo anno mi stanno guardando parecchio male…”
“E tu ignorale! Abbi un po’ di pazienza!”
Mathieu Leroy sbuffò, roteando gli occhi scuri e trattenendosi dal replicare mentre era appostato davanti alla camera di Camila, aspettando che l'amica si mostrasse. 
Quando la porta si aprì il ragazzo si trattenne dall’uscirsene con un sonoro “finalmente”, limitandosi ad osservare la ragazza che gli sorrideva sulla soglia con espressione vagamente scettica:
“Eccomi qui! Che ne pensi?” 
Camila sorrise con aria allegra, allargando leggermente le braccia come ad invitarlo a guardarla mentre il francese esitava, osservandole il capo con cipiglio incerto:
“Beh… sei… colorata.”
“Grazie tante! Sei di molte parole.” Camila sbuffò leggermente, mettendosi anche le mani sui fianchi mentre Mathieu continuava ad osservare i suoi capelli a caschetto tinti di un colore acceso che richiamava molto quello del suo vestito al Ballo… in effetti si chiese se al buio avrebbero brillato.
“Scusami, ma non ho mai conosciuto una persona con i capelli come i tuoi… ma è una cosa positiva, sei unica nel tuo genere!”
“Grazie! Spero che sia un complimento e non un modo per dirmi che sono mezza matta… sicuro di non voler cambiare colore? Sarei ben lieta di farti la tinta!”
L’americana continuò a sorridere in modo che non piacque poi molto al ragazzo, che si affrettò a scuotere il capo: quasi quasi temeva di svegliarsi con i capelli di chissà quale colore a causa di uno scherzo della ragazza. 
“No grazie Cami, sono a posto.”

                                                                                    *

Era seduta sulla poltrona, avvolta nel silenzio più totale. Ogni tanto lanciava qualche occhiata in direzione della finestra chiusa, chiedendosi se o quando sarebbe arrivato.
Ci aveva pensato, ma non aveva cambiato idea.
L'avrebbero presa male? Molto probabilmente sì, lo sapeva. 
Isabelle sobbalzò quando sentì bussare, voltandosi di scatto verso la porta ed esitando prima di alzarsi: strano. In genere usava la finestra…
Mise la mano sulla maniglia ed esitò per un attimo ma poi aprì la porta, restando praticamente di stucco nel trovarsi davanti un suo compagno di scuola:
“JUDE?”
“In persona. Aspettavi qualcun altro, Isabelle?”
“No, certo che no. Che cosa vuoi?” La ragazza inarcò un sopracciglio, guardandolo con aria vagamente confusa mentre il ragazzo la superava, entrando nella stanza e andandosi a sedere sulla sedia, guardandosi intorno con espressione critica:
“Ehy, perché la tua camera è molto più grande della mia? Non è giusto!”
“Perché io sono qui da più tempo di te, ecco perché. Non dovresti essere qui.”
Isabelle sospirò, chiudendo la porta e avvicinandosi al letto, sedendo sul materasso mentre Jude sorrideva leggermente, stringendosi nelle spalle come se non gli importasse:
“Forse. Ma con un po’ di fortuna nessuno lo saprà mai. Credo che tu sappia perché sono qui, Isabelle… dobbiamo parlare.”
“Oh Jude, sono commossa. Chi avrebbe mai detto che quest'anno saremmo diventati tanto inseparabili?”
“IO no di certo! Non è colpa mia, ma ogni cosa che succede mi spinge verso di te come una calamita! Comincio a non sopportarti proprio.”
“La cosa è reciproca, simpaticone.”

                                                                                      *

Sbuffò, cancellando la frase che aveva appena scritto con forse fin troppa veemenza, rischiando di strappare la pergamena. 
Giornata pessima, decisamente. 
Phoebe Selwyn sbuffò, guardando il suo tema appena iniziato con aria torva: possibile che non le riuscisse neanche una frase decente quel pomeriggio?
“Non credo serva prendersela con le povere pergamene…”
La ragazza alzò lo sguardo, incontrando con lieve stupire quello di sua sorella, che stava mettendo dei libri a posto su uno scaffale poco distante.
“Si, beh… non è una bella giornata.”
“Mi dispiace. In effetti anche il tempo fa schifo… un vero peccato. Non vedo l'ora che faccia più caldo.” 
Camila sfoggiò un sorriso, avvicinandosi leggermente al tavolo della sorella mentre Phoebe lanciava un’occhiata cupa alla finestra, osservando il cielo grigissimo. 
Già… il tempo sembrava rispecchiare perfettamente le emozioni di tutti quel giorno. O almeno le sue.
“C'è qualcosa che non va?”
“Non proprio. Non per me, almeno, ma sto pensando ad Isabelle.”
Camila annuì con un lieve cenno del capo, guardando la sorella quasi con compassione prima di parlare di nuovo, con il tono più gentile che le riuscì:
“Sta ancora male?”
“In un certo senso. Ma il suo problema è che non condivide mai niente, nemmeno con me. Vorrei che lo facesse, anche se forse non dovrei essere io a dirlo.”
“Prima o poi lo farà, siete molto amiche dopotutto. Tutti hanno bisogno di confidarsi, prima o poi.”
Phoebe si sforzò di annuire, costringendosi a non farle notare che non era tutto poi così semplice, che non si trattava solo della morte di Alastair. C'era qualcos’altro, ma purtroppo non aveva idea di cosa preoccupasse tanto la sua amica. 
La ragazza lanciò un’occhiata alla sorella, chiedendosi per un attimo se sarebbe entrata nella Night School. Non sapeva proprio che cosa pensare, non ne aveva idea: avrebbero considerato Camila? Difficile a dirsi… ma di sicuro entro breve tempo avrebbe avuto una risposta. 
“Si, forse è vero, tutti si confidano. Spero solo che Isabelle non si decida a farlo quando sarà troppo tardi.”
“Che vuoi dire?”
“… niente. Mi passi quel libro, per favore?” 

                                                                                *

Stai tirando troppo la corda. Non hai paura che possano ucciderti? 

Sbuffò, cercando di scacciare la voce di Jude dalla sua testa mentre beveva un sorso di cioccolata calda che aveva preso dalla Sala da Pranzo prima di tornare in camera sua dopo aver parlato – o forse più che altro discusso – con Jude. 
Già, aveva paura che potessero ucciderla? Forse. Ma in fin dei conti non temeva la morte poi così tanto… già al Ballo era convinta che l'avrebbero uccisa. Anzi, era certa che alla fine l'avrebbero fatto comunque… perciò, che cosa cambiava?
Le aveva detto di cambiare idea, di non uscire dalla Night School… ma Isabelle ancora non aveva parlato con Oldman, non gli aveva detto di aver cambiato idea come loro avrebbero voluto.
Di sicuro lo sapevano già, o sarebbe successo presto in ogni caso.
Sospirò, appoggiando la tazza ormai piena solo a metà sulla scrivania e appoggiandosi allo schienale della sedia, ripensando a quello che le aveva detto Jude: il ragazzo non le aveva chiesto ancora una volta di dirgli cosa stesse succedendo… ma le aveva detto di cambiare idea, di non andarsene dal gruppo.
Peccato fosse così testarda. 
Lei gli aveva detto che ormai aveva smesso di avere paura, che non aveva più voglia di fare la marionetta. 
Ed era vero, era stanca. Avrebbe tanto voluto che tutto finisse, che tornasse come prima. Purtroppo la seconda però non era possibile, ne era consapevole. 
Allungò la mano e prese la tazza di porcellana bianca per bere altra cioccolata, ricordando quando sua madre le aveva detto che faceva tornare il buon umore. Ci sarebbe riuscita anche con lei? 

Non è la scelta giusta, Isabelle. Non mollare, non adesso. Pensa alle conseguenze di questa decisione!

Pensare, pensare, pensare. Forse stava pensando troppo nell'ultimo periodo. Le sarebbe piaciuto smetterla. 
Si alzò dalla sedia, avvicinandosi al letto per lasciarcisi cadere sopra, la vista leggermente annebbiata. 
Rimase immobile per qualche secondo, stesa sul letto su un fianco con le braccia conserte, gli occhi fissi su un punto indefinito del muro mentre ripensava alla conversazione che aveva avuto poco prima con Jude, ma soprattutto a quella che aveva avuto quella mattina. 
Questo prima che il dolore cominciasse.

                                                                          *

“Cosa ti fa credere che IO possa convincerla? Non penso proprio che mi ascolterà.”
“Beh, almeno provaci! Spina dorsale ci vuole… perciò muovi il tuo bel posteriore e ascoltami, una volta tanto!”

Sebastian Ryle sbuffò mentre attraversava il corridoio del Dormitorio Femminile, chiedendosi perché sua cugina fosse riuscita a convincerlo a farlo. Che senso aveva? Se Isabelle aveva deciso aveva deciso, lo sapeva… non voleva che lasciasse la Night School, ma era abbastanza sicuro che andandole a parlare non avrebbe ottenuto granché. Forse una fattura, al massimo.
Si fermò davanti alla sua porta e bussò, senza ottenere nessuna risposta. In effetti negli ultimi tempi ci aveva fatto un po’ l'abitudine e non si scompose neanche più di tanto, limitandosi a riprovare.
Strano. Si sarebbe aspettato un invito ad andarsene, o la porta che si apriva per mostrare una Isabelle seccata che gli chiedeva cosa cavolo volesse di sabato pomeriggio.
Niente, ancora silenzio.
Strano. Che cos’era quella fastidiosa sensazione allo stomaco?

“Isabelle? Sono Sebastian. So che ci sei…” Bussò di nuovo, e neanche al terzo tentativo ottenne una risposta. Sentì comunque qualcosa però provenire da dentro la stanza, anche se non erano parole di alcun tipo: la sentì tossire. 
Scusa, un giorno forse mi ringrazierai
Sperando di non beccarsi una maledizione, Sebastian mandò la privacy a quel paese e aprì la porta con un gesto secco, assecondando quella strana sensazione che aveva sentito dal momento in cui aveva messo piede nel Dormitorio.
Gli occhi del ragazzo andarono a finire dritti sul letto della stanza, dove vi era stesa Isabelle. 
“Belle…” In un paio di lunghe falcate la raggiunse, inginocchiandosi accanto al letto e guardandola con orrore tremare e contorcersi mentre tossiva, sputando sangue.
“Che cosa hai fatto?”
Allungò una mano per sfiorarle il viso e Isabelle puntò gli occhi verdi, arrossati e lucidi su di lui, trattenendo le lacrime provocate dal dolore allo stomaco prima di parlare con un filo di voce, dicendo solo un paio di parole stentate che fortunatamente Sebastian capì, alzandosi di colpo e lanciandole un’ultima occhiata preoccupata prima di correre fuori dalla stanza. 
Non aveva idea di dove fosse, ma sperava di trovarlo in fretta. E mai come in quel momento Sebastian Ryle fu felice di aver aperto una porta senza avere il consenso. 

Rimasta di nuovo sola Isabelle invece abbozzò un sorriso amaro, riuscendo quasi a sentire quella fastidiosa voce dire “te l'avevo detto” mentre lanciava un’occhiata alla tazza abbandonata sulla sua scrivania. 
Era una fine un po’ dolorosa, in effetti. Ma poco male. Forse di lì a poco avrebbe smesso di soffrire.




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Angolo Autrice:
Premetto che non sono per niente soddisfatta di questo capitolo, oggi non era proprio giornata e mi è uscito solo questo… spero di fare meglio con il prossimo, che sarà un po’ la seconda parte, diciamo.
Domandina per voi: un odore che rappresenta il vostro OC? 
A presto, buonanotte! 
Signorina Granger 



   
 
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