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Autore: Xion92    08/03/2017    6 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve, ragazzuole! Incomincio facendo i miei più grossi auguri a tutte voi! Ed ecco qua! Vi avviso che questo capitolo è piuttosto corto, per compensare il prossimo che sarà lunghiiissimo probabilmente. Inoltre, con questo capitolo si chiude la parte diciamo "tranquilla" della storia, perché ci stiamo avvicinando all'arco finale e dal prossimo ci sarà un sacco di carne al fuoco e inizieranno colpi di scena a catena. Comunque tranquille, questo non significa affatto che la serie sia quasi finita. Ancora di capitoli ce ne saranno un sacco, solo che si entra nel "vivo" della vicenda.
Ecco qua la cover che ho finito di preparare. Buona lettura! 

 

Capitolo 73 – Due personalità si scontrano


Che atmosfera tesa si respirava, quel giorno, al Caffè Mew Mew. Ryou entrò a grandi passi nel suo ufficio e, una volta dentro, fece per sbattere la porta dietro di sé per sfogare in qualche modo la sua irritazione, ma si trattenne: se avesse spaccato lo stipite o la porta stessa, poi avrebbe dovuto ripagarli. Allora, dandosi una controllata, chiuse l’uscio lentamente.
Si rifugiò sulla sua sedia girevole e ci si lasciò cadere, ribaltando la testa sullo schienale. Ma era mai possibile che, anche in un momento che avrebbe dovuto essere teoricamente di gioia, quella maledetta della sua coinquilina dovesse sempre rovinare tutto?
Era incominciato nel migliore dei modi. Erano passati due giorni da quando Ichigo aveva preso quella stramba decisione riguardo la guida della squadra e, un po’ prima dell’inizio del turno pomeridiano, Minto era entrata nel locale con un’aria che lui non avrebbe esitato a definire trionfante. Aveva camminato con un’andatura aggraziata, il mento sollevato e un’espressione estremamente soddisfatta.
Tutto ciò non era sfuggito agli occhi dei suoi compagni, né il suo modo di fare, né la scatola di legno laccato che stringeva in mano.
“Come mai sei così di buon umore oggi, Minto-san?” le aveva chiesto sorridendo Retasu.
Minto allora si era fermata e aveva lanciato un’occhiata all’intorno per assicurarsi che tutti i suoi compagni la stessero ascoltando.
“Oggi vi porto un invito ufficiale, ragazzi”, aveva annunciato scandendo bene le parole.
“Un invito?” aveva subito chiesto Ichigo, emozionata.
“Sì. Sabato 29 novembre, di sera, al Nuovo Teatro Nazionale ci sarà la prima del balletto che sto preparando da mesi con le mie colleghe di danza. Siete tutti invitati a venire a vederlo”, aveva detto Minto con evidente orgoglio nella voce.
“È vero, ce l’avevi accennato quest’estate che lo stavi preparando, Minto-san”, annuì Keiichiro. “È una bellissima notizia. La danza è una di quelle arti che esprime la grazia intrinseca nel corpo delle donne. Vederti sul palco sarà un piacere.”
Angel a quel punto l’aveva guardato con aria perplessa. “Intrinseca?” aveva ripetuto.
“E vi dirò di più”, aveva aggiunto Minto. “non vi avevo detto nemmeno che interpreterò la protagonista del balletto. È il Lago dei Cigni di Ciaikovskij, e il mio ruolo è Odette.”
“Devi esserne molto orgogliosa, Minto. Sia per il ruolo che hai avuto, che per il teatro, che è uno dei più importanti di Tokyo”, aveva rafforzato poi la cosa Zakuro in modo calmo.
“Oh, Zakuro-neesama”, aveva giunto le mani Minto. “Ti prometto che darò il meglio anche solo perché mi guarderai dalle tribune.”
A quel punto Bu-ling si era avvicinata e l’aveva abbracciata in modo molto irruento, senza tenere conto degli spazi personali.
“Ma perché Minto-neechan non ha più detto niente ultimamente di questo balletto? Noi ce ne eravamo pure scordati, è da quest’estate che Minto-neechan non ne parla.”
“Beh, perché… volevo farvi una sorpresa, e quindi ho tenuto questa cosa per me”, rispose Minto, staccandosela di dosso. “E inoltre c’è un’altra grande notizia, in proposito. Sia i miei genitori che mio fratello verranno a vedermi. Non è fantastico?”
Tutti si erano mostrati felici per quell’aggiunta, che purtroppo per Minto non era una cosa così scontata.
“Certo che verremo a vederti!” avevano assicurato.
Poi Masaya aveva chiesto, curioso: “cos’hai in mano, Minto-san?”
“Oh, questo”, aveva raccolto la cosa Minto, sollevando la scatola. “Questo è il the più pregiato che abbiamo. Costa un occhio della testa e l’ho portato qui oggi per poter festeggiare insieme a voi.”
“Sei stata molto gentile, Minto-san”, aveva commentato Retasu. “Adoro poter prendere un po’ di the, ogni tanto. Poi questo sembra davvero speciale.”
“Sì, sarà bello festeggiare insieme. Sono sicura che il balletto sarà uno spettacolo”, aveva annuito Ichigo.
Minto ne aveva subito approfittato. “Sì, anche se non penso che una popolana come te potrà apprezzarlo fino in fondo” le aveva lanciato una frecciatina con aria saputa.
Keiichiro, a quelle parole, aveva preso in mano la situazione prima che scoppiasse un litigio.
“Ehm… e perché non vieni di là in cucina con me, Minto-san? Sono molto abile nel preparare il the, ma questo è particolare. Vorrei che supervisionassi il lavoro mentre lo preparo, così siamo sicuri che venga alla perfezione.”
E l’aveva gentilmente fatta andare di là prima che si scaricasse su di lei l’ira funesta di Ichigo.
Angel era rimasta a guardare la porta della cucina, poi aveva chiesto a Ichigo, che stava respirando profondamente imponendosi di calmarsi:
“che cos’è un balletto?”
“È vero, Angel, tu non lo sai”, aveva risposto Masaya. “È uno spettacolo dove ci sono solo musica e ballo. Nessuno parla né spiega nulla.”
“Ma allora come faccio a capire quello che succede?” aveva chiesto ancora Angel, delusa.
“Devi sapere la storia in anticipo”, aveva aggiunto Masaya.
“E allora di cosa parla il lago dei cigni?”
“Beh, è la storia di un principe che si innamora di una principessa”, aveva spiegato Retasu. “Però questa ragazza è vittima di una maledizione, ed ogni notte si trasforma in un cigno. E solo un giuramento di eterno amore potrà spezzare la maledizione, altrimenti rimarrà un cigno per sempre.”
“E quindi che succede?” aveva chiesto curiosa Angel.
Ryou, che stava appoggiato alla parete a braccia incrociate, aveva risposto cinicamente: “il principe promette di giurarle amore e poi la molla per un’altra.”
“Oh... e quindi lei resta un cigno, alla fine?” aveva chiesto ancora la ragazza.
“Muore”, aveva tagliato corto Ryou.
“Quindi lei muore perché il principe non la ama?” aveva domandato Angel, girandosi un ciuffo di capelli attorno al dito.
Ryou aveva alzato le spalle. “È solo una vecchia storia. Non ci darei peso, se fossi in te.”
A quel punto Keiichiro e Minto erano ritornati, il primo stringeva tra le mani un vassoio con nove tazze e una teiera bollente.
“Il the è pronto”, aveva annunciato Minto, orgogliosa.
Si erano quindi seduti a un tavolo, e ciascuno aveva versato nella propria tazza il the dalla teiera. Tutti avevano poi iniziato a degustarlo facendo a Minto tanti complimenti per la qualità del prodotto. Finché Angel, che ancora non aveva toccato il suo, non si era alzata dalla sedia.
“Dove vai, Angel-san?” le aveva chiesto Retasu.
“In cucina a prendere lo zucchero e il latte”, aveva risposto lei semplicemente.
A Minto, che stava sorseggiando dalla sua tazza, a quelle parole era andato il the di traverso e aveva iniziato a tossire coprendosi la bocca con la mano.
“Zucchero? Latte?” aveva chiesto incredulo Keiichiro.
“Sì, da aggiungere al the”, aveva risposto Angel.
Appena ripresa, Minto aveva fulminato la sua compagna con lo sguardo.
“Così vorresti guastare il mio prezioso the con zucchero e latte, eh?” le aveva chiesto accusatoria.
“Ma che guastare? Almeno gli do un po’ di sostanza, no? Sennò è solo acqua colorata”, aveva risposto Angel, con la massima innocenza nella voce.
Tutta la tavolata era stata presa da un senso di sbigottimento, e Ryou, dopo essersi coperto la faccia con una mano, aveva sussurrato in un ringhio:
“te stare zitta mai, eh?...”
In realtà Angel gli aveva spiegato una volta che lei era abituata a considerare il the come l’ultimo ripiego quando proprio non si trovava null’altro. Gli aveva detto che spesso lei e i suoi nonni avevano dovuto ridursi a fare colazione solo con quello e niente altro, quando non si trovava nulla di meglio, perché un the di bassa qualità è un prodotto economico. E ovviamente il the non si beve certo per riempire lo stomaco; nulla di strano che Angel tendesse ad evitare quella bevanda come la peste, e cercasse di arricchirla con qualcosa di più sostanzioso se proprio era costretta a berla. Ma non poteva certo pretendere che chiunque potesse capire questa cosa.
Infatti Minto all’inizio non aveva reagito in alcun modo apparente a quelle parole, così offensive per una intenditrice di the quale era lei. Ma poi si era sbloccata, e aveva detto, con tono controllato ma acido:
“acqua colorata, eh? Quindi così giudichi un the pregiato e costosissimo che ho portato appositamente per festeggiare con voi. Questo è il rispetto che mi porti. Ma tanto perché dovrei sorprendermi? Si sapeva che eri una messa davvero male, in quanto a educazione e rispetto del prossimo. Ogni volta che apri bocca non fai che darmi ragione.”
Angel, nel momento in cui Minto aveva iniziato a parlare, era rimasta a fissarla perplessa, come se non avesse compreso cosa avesse detto di così sbagliato. Ma poi, quando l’altra aveva raggiunto la fine del suo discorso, aveva assunto un’espressione alterata e sdegnosa.
“Io, irrispettosa?” aveva ringhiato.
Ora, Ryou era sicuro che se al posto di Angel ci fosse stata Ichigo, a quel punto avrebbe risposto al fuoco col fuoco, lasciandosi andare a rispostacce, improperi e provocazioni rivolte a Minto. Invece Angel era rimasta silenziosa, con uno sguardo indignato ma dignitoso, a fissare l’altra ragazza fulminandola con gli occhi, e lo stesso aveva fatto Minto.
Dopo di questo la cosa era finita lì, e nessuna delle due ragazze era andata avanti con la discussione, ma ormai l’atmosfera di festa si era guastata. I ragazzi avevano finito di bere velocemente il loro the senza più dire una parola, ed Angel, offesa e sostenuta, non aveva né toccato il suo, né era andata infine a prendere lo zucchero e il latte.
Appena finito di bere l’ultimo sorso, Ryou, per il nervoso, si era subito ritirato nel suo ufficio, sperando che i clienti non tardassero ad arrivare.

Era mai possibile che quella ragazza avesse il potere di rovinare anche momenti come quelli? Va bene, non era stata tutta colpa sua, aveva detto quelle cose con la massima innocenza e senza l’intenzione di offendere nessuno; conosceva bene Angel e sapeva che, nonostante tutti i suoi modi gretti, non le sarebbe mai venuto in mente di mancare di rispetto a una delle sue compagne di squadra deliberatamente. Ma diavolo, non poteva un momento riflettere prima di parlare? Sapeva benissimo anche lei che Minto era una ragazza molto suscettibile. Con lei, prima di dire una cosa bisognava pensarci tre volte, ma questo ancora Angel sembrava non averlo capito.
Sentì bussare alla porta.
“Chi è?”, chiese nervosamente. Se per caso era Angel venuta a lamentarsi con lui, gliene avrebbe dette quattro.
“Retasu”, sentì rispondere dall’altra parte della porta.
“Retasu?” Subito Ryou aprì la porta, gettò un’occhiata intorno per assicurarsi che nessuno si accorgesse che erano insieme nella stessa stanza e la fece entrare.
“Che succede, Retasu?” le chiese, lasciando perdere la sua irritazione.
“Beh, Ryou-kun…” fece lei, e al ragazzo venne da sorridere. Era da giorni ormai che l’aveva pregata di non chiamarlo più con quel suo formale Shirogane-san, e lei si era adeguata di conseguenza. Una cosa evidentemente difficile, e infatti ogni volta che lo chiamava percepiva una lieve esitazione prima che riuscisse a pronunciare il suo nome. Ma non aveva importanza. Forse per Masaya era ancora accettabile che la sua ragazza lo chiamasse per cognome dopo tutto quel tempo, ma lui era cresciuto in America, dove il mantenere un’abitudine simile era una cosa fuori dal mondo. E quindi l’aveva corretta subito.
“Insomma”, riprese Retasu. “Ho visto che prima a tavola sembravi molto irritato. Ti posso capire, anche io mi sono sentita a disagio.”
Ryou lasciò andare un lungo sospiro, appoggiandosi al muro. “Che ci vuoi fare?, è la prassi qui.”
“Ehm… e perché non parliamo di qualcosa di più piacevole?” tentò Retasu. “Così il malumore passa.”
“Di cosa vuoi parlare?” le chiese lui, decidendosi a lasciar perdere il suo nervosismo.
“Per esempio…” fece lei, pensierosa. “Ecco! Faccio fatica a rendermi conto che la fine di questa guerra è sempre più vicina. Ci pensi, Ryou-kun? Potremo tornare ad essere ragazze normali quando tutto questo sarà finito… un’altra volta.”
Ryou fece un sorrisetto. Era incredibile come Retasu riuscisse a vedere il lato positivo in tutto quello che trattava. Quando lui pensava che i potenziamenti si andavano accumulando, pensava di conseguenza che l’inevitabile scontro con Flan si avvicinava. Invece lei pensava al ritorno alle loro normali vite.
“Già, e forse riusciremo a darci tutti una calmata”, disse in un risolino. Poi si leccò le labbra secche. Quel discorso gli aveva riportato alla mente una questione importante. Avrebbe voluto parlarne liberamente con Retasu, ma decise di porle la questione in maniera diversa.
“Ascolta, Retasu… a proposito di potenziamenti… hai mai pensato a cosa accadrebbe se a Ichigo dovesse succedere qualcosa?”
Retasu sembrava perplessa. “Cosa dovrebbe succedere a Ichigo-san, Ryou-kun?”
“Ma niente”, rispose vago lui. “Metti caso che dovesse rimanere ferita… chi potrebbe fare la leader al posto suo?”
“Io non penso che Ichigo-san possa rimanere ferita in modo serio, in realtà. Infatti, è una domanda che non mi sono mai posta”, rispose lei semplicemente.
Ma lui non lasciò cadere la cosa. Voleva sapere se quella decisione di Ichigo fosse una cosa totalmente azzardata o se tutto quello che aveva visto in Angel lo vedesse anche Retasu.
“Allora prova a pensarci adesso. Se dovessi scegliere un’altra persona nella squadra al suo posto, chi sarebbe più adatto, secondo te?”
Retasu abbassò lo sguardo, pensierosa, ma lo rialzò dopo poco.
“Se proprio devo scegliere qualcuno… credo che Angel-san sia la più adatta, sì.”
“Angel?” ripeté Ryou, fingendosi indifferente. “Perché?”
Anche se non sembrava, la risposta di Retasu contava molto per lui. Lei non era irruenta come Ichigo, sapeva riflettere in modo serio sulle cose, e inoltre lui aveva bisogno di sapere il punto di vista di uno dei guerrieri che non fosse l’attuale leader. Va bene che l’opinione di Ichigo contava più di tutti, ma se veramente si fosse trovata a dover essere sostituita, erano i suoi subordinati a doversi accollare la nuova leader. Quindi, in definitiva, l’opinione di Retasu aveva forse un peso maggiore di quella di Ichigo. Cosa cercava lei in una possibile leader?
“Angel-san ha molti difetti, sicuramente, e anche delle qualità, ma una cosa mi ha colpito più di tutte, Ryou-kun: Angel-san ha carisma, e ne ha veramente tanto”, rispose lei con sicurezza.
“Carisma?” ripeté lui, curioso. Ecco una cosa che Ichigo, per esempio, non gli aveva detto. Ma era ovvio, era chiaro che una qualità come questa fosse più evidente agli occhi di un seguace che di un leader attuale.
“Sì, ti dirò, non sono state molte le volte in cui ha preso in mano la situazione, perché Ichigo-san c’è sempre stata. Però mi ricordo lo scontro in montagna in particolare, quando Ichigo-san è rimasta intrappolata lontana da noi. Io poi sono corsa a liberarla, ma non subito. Prima abbiamo sconfitto quelle lucertole di fuoco, e ricordo quanto erano toste. Eravamo tutti stanchi, non ne potevamo più, non sapevamo come uscirne, ma quando è tornata Angel-san ci ha detto subito cosa fare nel modo più naturale possibile, e a nessuno di noi è venuto in mente di contestare quello che diceva. Lei ci ha guidato in modo preciso, noi l’abbiamo seguita, ed abbiamo vinto. Non posso parlare per gli altri, Ryou-kun, ma ti dico che personalmente mi sono sentita sicura mentre lei ci guidava nella lotta.”
Ryou rimase a riflettere su quelle parole. Effettivamente era questo che un guerriero ricercava principalmente nel suo leader, la sicurezza. Un leader non deve essere capace solo di dare ordini, ma prima di tutto deve far sì che i suoi sottoposti si fidino di lui.
‘Forse allora, dopotutto non è un’idea così cattiva lasciare Angel come riserva’, pensò.
“Me lo chiedi per un motivo particolare, Ryou-kun?”, chiese Retasu.
“Ah, no. Era così”, rispose lui. Non voleva turbarla mettendosi a ipotizzare con lei di possibili incidenti che sarebbero potuti succedere a Ichigo, tanto da spostare una possibile sostituzione di Angel sul piano concreto.
“Piuttosto, fra un mese è Natale”, la buttò là per cambiare argomento.
“Già”, annuì Retasu. “Sono molto felice per Ichigo-san e Aoyama-san. Ichigo-san mi ha detto che il suo fidanzato è riuscito a prenotare uno dei migliori ristoranti, per la vigilia.” E tirò un lungo sospiro.
“E perché ne parli come se potessero farlo solo loro?” accennò vagamente Ryou.
“Beh, perché…” fece lei, arrossendo violentemente. “Posso… posso capire se volessi andare a mangiare fuori anche tu, ma non è possibile, Ryou-kun. I ristoranti sono già tutti pieni, ed è impossibile trovare un posto adesso.”
“Già, può essere”, annuì Ryou, poi volse lo sguardo altrove. “A meno che non sia già prenotato da mesi.”
Retasu spalancò gli occhi mentre lo guardava. “Da mesi? Ma Ryou-kun, è solo da poche settimane che noi…”
“Sì”, la interruppe lui, continuando a non guardarla. “Ma l’ho fatto quest’estate. Se poi fra noi non fosse successo niente, avrei sempre fatto in tempo a disdire. Insomma, i ristoranti di fascia alta hanno la coda per quel giorno, non sarebbero di sicuro rimasti scoperti.”
Visto che non la stava guardando, venne preso da un senso di sbigottimento quando si accorse che si era stretta a lui, sempre nel suo modo discreto e non irruento.
“Ryou-kun, è bellissimo quello che hai detto”, gli disse Retasu a bassa voce.
Ryou si lasciò scappare un risolino per togliersi dall’imbarazzo e la strinse per le spalle di rimando. Ora, grazie a lei, si sentiva decisamente meglio di quando era entrato in quello studio. Non era un tipo molto romantico, ma erano avvenimenti come questo che confermavano ai suoi occhi che Retasu era la ragazza giusta per lui. Una singola argomentazione portata da lei su un certo argomento aveva il potere di convincerlo e rassicurarlo più di dieci portate da Ichigo. Ed inoltre, col suo modo tranquillo e positivo di vedere la vita e le situazioni, lo faceva calmare dal nervosismo che spesso gli prendeva.
Non sarebbe mai riuscito a comportarsi nel modo galante che a Masaya veniva tanto facile, e non si sarebbe nemmeno sforzato di provarci. Ma una bella cena a due con lei non gliela toglieva nessuno; erano tanti anni che Ryou non festeggiava un Natale per bene, perché lui, essendo cresciuto in America, era abituato a considerarla come una festa da trascorrere in famiglia, e ormai non ne aveva più una. Tentare di ricreare quell’atmosfera gli avrebbe fatto troppo male. Ma ora era il momento di voltare pagina e ripartire, anche se non aveva più i genitori aveva Retasu. Quindi, il 24 dicembre, avrebbe festeggiato insieme a lei come si conviene in Giappone, buttando però sempre un occhio indietro, e sapendo che sua madre e suo padre sarebbero stati orgogliosi di sapere che il loro amato figlio era riuscito a trovarsi una brava ragazza.

 

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Sfida: vediamo se riuscite a trovare una citazione a un famoso film in questo capitolo. Il Nuovo Teatro Nazionale di Tokyo è precisamente questo.

Vi è piaciuta la parte romantica? Son contenta per voi, perché non vedrete mai più una roba così xD E non scherzo, per quanto sia leggera e corta quella parte, di più non riuscirei a fare. Viva le shonenate e abbasso il romanticume! (Sul serio, pensate che, in settanta capitoli e rotti, c'è veramente solo UNA parte davvero passionale, e solo e soltanto per esigenze di trama) Però se mi dite se i personaggi si son comportati in modo appropriato ne sarei felice. ^^

Alla prossima cover, di nuovo auguri a tutte e viva le mimose (ma che fiori? Io parlo di questa!)

Debbo inoltre ricordare un'altra cosa. Che l'avevo spiegato una trentina di capitoli fa, ma è il caso di ribadirlo. Anche se scrivo in italiano, il contesto in cui sono immersi i personaggi e la lingua che parlano è ovviamente il giapponese. Il giapponese presenta sfumature di linguaggio impossibili da tradurre in italiano. Quando Minto dice che Angel è irrispettosa "ogni volta che apre bocca", il lettore potrebbe esserne un po' stranito. Il fatto è che il modo di parlare dei personaggi (qui in particolare si parla di Angel) non si può rendere in modo analogo. Ho cercato di adattare un po' il linguaggio di Angel facendole usare spesso abbreviazioni o facendole usare il pronome "te" invece che "tu", ma non è comunque abbastanza, perchè questo modo di parlare in italiano non è considerato propriamente irrispettoso. Quindi devo fare un esempio in giapponese: in giapponese esistono diversi pronomi per la prima e la seconda persona, e ci sono modi più o meno appropriati per rivolgersi agli altri. Spesso, addirttura, non si usa nemmeno un pronome di seconda persona, ma si usa proprio il nome dell'interlocutore come se ci si stesse riferendo a una terza persona. Se invece si vuole usare un pronome di seconda persona, il più adatto ed educato è "anata". Rispettoso e formale. Poi ce n'è uno un po' più informale ma accettabile, "kimi", e scendendo se ne trova un altro ancora, "omae", che viene usato soltanto tra maschi giovani e solo tra amici molto intimi. Il problema di questo pronome usato in un contesto diverso è che implica che il parlante si senta superiore all'interlocutore, quindi lo sminuisce proprio. Per questo Minto dice che Angel è irrispettosa, perché Angel quando parla con lei usa proprio "omae" (col passare dei mesi poi si è adeguata a usare termini rispettosi per rivolgersi ai clienti e ai professori, ma per il resto continua a usare i suoi termini abituali). Per Angel, personalmente, ovviamente "omae" non ha alcuna implicazione offensiva (altrimenti non lo userebbe), lei parla così semplicemente perché anche suo nonno parlava in quel modo (andatevi a sentire il doppiaggio originale, Shintaro usa "omae" anche per rivolgersi a sua figlia), e lei vivendo sempre con lui ha assimilato il suo modo di parlare. Però, anche se per Angel questo pronome non ha un significato offensivo, per tutto il resto della popolazione ce l'ha, e quindi Minto in particolare (che usa termini formalissimi) percepisce un'offesa molto grossa quando Angel usa questo termine con lei (mentre il resto dei suoi compagni, che sono o più condiscendenti o comunque parlano un po' più la "lingua della strada" tendono a passarci un po' sopra e a non dar peso alla cosa).

   
 
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