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Autore: Signorina Granger    10/03/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Piccola premessa: questa è una specie di continuazione del capitolo precedente… ovviamente non potevo lasciarvi così. Pertanto sarà particolarmente incentrato su Isabelle e sulla situazione che sta vivendo, visto che inizierò a farvi capire meglio cosa sta succedendo. 
Nel prossimo ci saranno tutti per bene, ma questo capitolo è un po’ un extra particolare, diciamo. 
Buona lettura! 


 


Capitolo 20: Conseguenze (Parte II)
 



Probabilmente neanche agli incontri correva così velocemente… in effetti aveva quasi investito un paio di ragazzine del primo anno, ma non si era neanche fermato a scusarsi mente usciva di corsa dal Dormitorio Femminile per raggiungere quello dei maschi. 

“Ryle! Si può sapere che cosa stai facendo?” 

Sebastian non si fermò neanche al sentire la seccata voce di Jefferson chiamarlo alle sue spalle, continuando a correre sulle scale e cercando al contempo di non inciampare sui gradini disgraziatamente di marmo, quindi liscissimi e abbastanza scivolosi.

Ma non potevano farli di legno?

Il ragazzo sbuffò leggermente, riuscendo quasi a sentire il proprio battito cardiaco notevolmente accelerato rispetto alla norma. Continuava a vedere Isabelle tossire, contorcendosi su se stessa e con gli occhi lucidi. 

Da una parte si stava si stava odiando per averla lasciata da sola in quelle condizioni, ma era stata a lei a diglierlo, dopotutto… non poteva stare a guardare mentre, con ogni probabilità, passava a miglior vita come Jackson e Alastair. 

Pregando mentalmente affinché ci fosse Sebastian si avvicinò di corsa ad una porta chiusa, afferrando la maniglia e spalancando l’anta bianca senza neanche fermarsi a bussare. 

“Che accident- Ryle. Sei così impaziente di stare in mia compagnia? Sono onorato.” 

Per una volta, Sebastian non si fermò per replicare o per soffermarsi con lo sguardo sulla scena vagamente pittoresca, con Jude in piedi davanti alla finestra aperta e il suo famoso corvo appollaiato sul suo braccio, artigliando il parabraccia di pelle.
Jude lo guardò con un sopracciglio inarcato, chiedendosi cosa volesse e perché sembrasse tanto sconvolto.

“Jude, devi venire… subito. Isabelle… sta male.”
“Mi dispiace per lei, ma non sono un infermiere!”
“Credo che l'abbiano avvelenata. Per favore, muoviti!” 

Sebastian strinse nervosamente la presa sulla maniglia, guardando il compagno con una nota quasi implorante sia nella voce che nello sguardo. Forse in una situazione diversa Jude si sarebbe persino messo a ridere per sottolineare l’inverosimilità di quell’atteggiamento così diverso da solito, ma non lo fece.

Si voltò verso la finestra, facendo un cenno ad Atropo e invitandola a volare via: 

“Vai.” 

Lei gli rivolse un’occhiata vagamente torva ma obbedì, permettendo al padrone di chiudere la finestra con un gesto secco e frettoloso prima di avvicinarsi alla scrivania, aprendo un cassetto e armeggiando con lieve nervosismo con un mucchio di fialette colorate.

“Non sai che cosa ha preso, vero?”
“Non ne sono sicuro… forse Arsenico.”

Sebastian si morse nervosamente il labbro, osservando il compagno mentre quasi non riusciva a restare fermo, continuando a tornare con la mente ad Isabelle. 

Non se lo sarebbe mai perdonato, se fosse morta praticamente davanti ai suoi occhi.

Jude borbottò qualcosa di incomprensibile prima di voltarsi di nuovo verso di lui, avvicinandoglisi con tre fialette in mano e superandolo con lunghe falcate, la mascella contratta e il volto praticamente impassibile. 

I due lasciarono il Dormitorio praticamente di corsa, salendo nuovamente le scale e guadagnandosi un secondo rimprovero da parte di Jefferson… ma anche questa volta Sebastian non ci fece caso, e nemmeno Jude. 
La porta della camera di Isabelle era ancora socchiusa e entrambi quasi si catapultarono dentro la stanza… Sebastian però si fermò sulla soglia, gli occhi fissi su Isabelle mentre invece Jude le si avvicinò, inginocchiandosi accanto al letto e allungando una mano per sollevarle la nuca.

“Hai fatto… con comodo.”   Isabelle tossì, continuando a tremare mentre una lacrima le rigava una guancia, incapace di trattenerle completamente visto il dolore che provava.

“Van Acker, non parlare.”

Jude quasi la fulminò con lo sguardo, intimandole con un’occhiata di ascoltarlo mentre stappava con un gesto secco una fialetta minuscola, contenente un liquido trasparente che avrebbe potuto perfettamente far passare per semplice acqua. 

“Bevi questa.” 

Senza tante cerimonie il ragazzo avvicinò la fialetta al viso della ragazza, cercando di non pensare al sangue accanto al quale si era inginocchiato, che copriva parte del parquet accanto al letto della ragazza. 

Isabelle per una volta decise di non replicare o contestualizzare, mandando giù a forza l’antidoto che le aveva dato il compagno e tossendo, chiedendosi al contempo perché bruciasse in quel modo.

“Anche questo.” 

Restando impassibile Jude le porse una seconda fialetta, facendo comparire una smorfia sul volto della ragazza. Isabelle esitò e alzò gli occhi dalla fiala per posarli sul volto del ragazzo, animati da una nota incerta, quasi leggermente spaventata.

“Isabelle… fidati di me, per una volta.” 

Dopo un attimo di esitazione la ragazza annuì, lasciando che Jude le facesse bere anche il contenuto della seconda fiala. 
Il ragazzo mollò la presa sulla sua testa, facendola crollare di nuovo sul letto mentre respirava a fatica, continuando a tenere le braccia strette intorno allo stomaco.

“Doppiamo portarla in Infermeria… ma dovrebbe cavarsela.” 

Jude fece per alzarsi, ma Isabelle allungò una mano e gli afferrò un lembo della camicia, tirandolo di nuovo accanto a se e puntando gli occhi verdi su di lui. 
Per un attimo si limitò a guardarlo, smettendo lentamente di tremare prima di deglutire a fatica, parlando con un filo di voce:

“G-grazie…”

“Ti ho detto di non parlare!” 
 
Jude sbuffò mentre Sebastian si avvicinava, incapace di staccare gli occhi da Isabelle ma desiderando allo stesso tempo di farlo… vederla così era una dolorosa fitta allo stomaco, ma proprio non riusciva a distogliere lo sguardo. 

L’ex Serpeverde invece fece per alzarsi, ma Isabelle non aveva ancora mollato la presa sulla sua camicia… appoggiò anche la testa sul suo petto e Jude per un attimo rimase come pietrificato, non sapendo proprio cosa fare… ma poi vide gli occhi di Isabelle roteare all’indietro e la ragazza perse i sensi, facendolo improvvisamente smettere di pensare:

“Isabelle! Maledizione… scordatelo Van Acker, tu non te ne vai! Prendila, dobbiamo andare in Infermeria.” 

Jude si alzò, facendo un passo indietro affinché Sebastian potesse sollevare delicatamente la ragazza… afferrò le sue fialette, di cui solo una ancora piena, prima di lanciare un’occhiata ad Isabelle e uscire in fretta dalla stanza, con il compagno al seguito. 


Una volta in Infermeria, Jude si piazzò accanto al letto della ragazza, incrociando le braccia al petto e fulminandola con lo sguardo mentre prendeva posto dall'altra parte del letto, stringendole delicatamente una mano tra le sue. 

Se pensava di squagliarsela e lasciarlo con tutte quelle domande, si sbagliava di grosso. 


                                                                                         *


Aprì gli occhi mentre veniva scossa di nuovo da un paio di violenti colpi di tosse, mentre sentiva distrattamente due dita accarezzarle delicatamente i capelli. 

“Rilassati… va tutto bene.” 

Isabelle deglutì, restando immobile e puntando gli occhi su Sebastian, che le sorrise leggermente. 
Vederla così non era proprio il massimo, e stava facendo quasi violenza su se stesso per impedirsi di non stendersi accanto a lei e prenderla tra le braccia… ma si era svegliata, ed era felice di vedere che stava molto meglio.

“Faye e Phoebe saranno qui a momenti. Ti diverti a farci preoccupare a morte?”
“Tutto questo non è… divertente.”   Isabelle si accigliò leggermente, contraendo i muscoli mentre tossiva di nuovo. Sospirò e appoggiò meglio la testa sul cuscino mentre Sebastian l’ammoniva con lo sguardo, suggerendole di rilassarsi.

“Jude è sparito nella tua camera… credo voglia capire per bene che cosa ti hanno fatto bere. Meno male che mi hai detto di chiamarlo. Come facevi a sapere che sarebbe riuscito ad aiutarti?” 

“Lo sapevo e basta. Grazie per avermi ascoltato.” 

Isabelle sospirò, chiedendosi che razza di veleno le avessero rifilato. Si appuntò mentalmente di ringraziare Jude – anche se probabilmente le sarebbe costato parecchio – e si chiese a quali domande avrebbe dovuto rispondere… quelle dei suoi amici, quelle del Preside… e soprattutto, quelle immancabili di Jude probabilmente. 

“So a cosa stai pensando Belle… muori dalla voglia di riposarti in santa pace. Ma temo che le tue due migliori amiche stiano per piazzare le tende qui…”


                                                                                   *


Sebastian sfoggiò un debole sorriso, guardando sua cugina e Phoebe che quasi stavano uccidendo Isabelle con le loro mani, soffocandola con un mega abbraccio.
La ragazza stava cercando effettivamente di liberarsi, biascicando che stava bene e che non c'era bisogno di tutta quella premura… ma le due sembrarono non ascoltarla.

“Ci siamo spaventate a morte, meno male che stai bene… Che razza di intruglio hai ingerito?” 

“Ragazze… forse dovremmo lasciarla riposare.” 

Sebastian sorrise con una punta di divertimento, cogliendo l’occhiata colma di gratitudine che gli rivolse Isabelle. 
Phoebe e Faye sbuffarono ma sembrarono trovarsi d'accordo, raccomandando l'amica di non muoversi dall’Infermeria per un paio d'ore prima di avvicinarsi a Sebastian.

“Isabelle… credo che ci sia qualcun altro che vuole parlare con te.”
“Basta che non mi venga a stritolare, ci ha già quasi pensato tua cugina.” 

Isabelle sfoggiò un debole sorriso, lasciandosi cadere di nuovo sul materasso mentre Sebastian sorrideva, annuendo prima di seguire Phoebe e Faye fuori dall’Infermeria. Avrebbe voluto chiederle in che razza di guaio si fosse cacciata, ma allo stesso tempo immaginava che preferisse essere lasciata in pace in quel momento… di sicuro però continuava a ringraziare la sorte per averlo fatto finire in camera sua. 

Il ragazzo uscì dall’Infermeria e rivolse un cenno del capo a Jude, che era uscito quando erano entrare di corsa Phoebe e Faye, non appena Isabelle aveva ripreso i sensi. 

“Jude, evita di assillarla, per favore.”
“Io non assillo mai nessuno!” 

Jude sfoggiò un mezzo sorriso e Sebastian roteò gli occhi… prima che Phoebe si muovesse verso l’ex Serpeverde, sorprendendo tutti i presenti e abbracciandolo per circa due secondi, ringraziandolo a mezza voce per aver salvato la sua amica.

Per un istante Jude sgranò gli occhi, chiedendosi quando aveva visto Phoebe Selwyn uscire dalla sua posizione di perfetta ragazza impassibile l'ultima volta… e Faye e Sebastian sembrarono pensare lo stesso, viste le facce stralunate. 
Phoebe però non disse niente, avvicinandosi ad una sedia e piazzandocisi sopra: non se ne sarebbe andata finché non le avrebbero assicurato che Isabelle stava bene, probabilmente. 

Faye la imitò e a Jude non restò che entrare nell’Infermeria, ripensando a quando aveva chiesto a Sebastian perché fosse andato proprio da lui… il ragazzo aveva fatto spallucce, sostenendo che era stata lei a diglierlo. 



Il ragazzo si avvicinò silenziosamente all’unico letto occupato, sedendosi accanto ad una Isabelle praticamente nascosta sotto al copriletto azzurro. 

“Isabelle?”

“Mh?”

“Visto che mi devi eterna gratitudine, che ne dici di fare due chiacchiere?”

Jude sollevò un sopracciglio, udendo una specie di sbuffo sommesso, seguito da un borbottio poco comprensibile ma da cui il ragazzo riuscì a cogliere un paio di parole:

“Isabelle! Ti hanno avvelenata con una cioccolata calda che ti ha quasi distrutto lo stomaco e HAI FAME?” 
“Beh, mi devo nutrire! Non posso affrontare una conversazione con te a stomaco vuoto.”

Jude si chiese se non lo stesse prendendo in giro, ma Isabelle tacque e non si mosse di un millimetro, restando raggomitolata sotto le coperte senza farsi vedere.
E non gli restò che sospirare, intuendo che era serissima e di non avere molta scelta. 

“Bene. Vado a prenderti qualcosa, ma se scappi ti assicuro che ti seguirò anche nel bagno delle ragazze, se necessario!” 
“Rimango qui… ma portami qualcosa di buono, mi raccomando!”

“Non sono un cameriere! Sei impossibile.”
“E tu poco gentile!”


                                                                                              *


Aveva intimato quasi minacciosamente a Sebastian, Faye e Phoebe di non ridere quando era tornato in Infermeria armato di una buona dose di determinazione… e di un panino. 

Ora Jude era di nuovo seduto accanto ad Isabelle, guardandola mangiare lentamente con gli occhi ancora arrossati e i capelli castani vagamente spettinati. 

“Sono degno della tua attenzione, ora?”   Il ragazzo sollevò un sopracciglio con espressione scettica, guardandola voltarsi verso di lui e annuire con un debole cenno del capo, stringendosi le gambe.

“Beh… prima di tutto grazie. A questo punto è una fortuna che tu passi il tempo libero a fare il piccolo chimico mischiando e sperimentando intrugli.”

“E TU che ne sai di come passo il tempo libero?” 

Isabelle sfoggiò un debole sorriso, appoggiandosi ai cuscini e assumendo per un attimo la stessa espressione beffarda che a volte vedeva comparire sul volto del suo interlocutore:

“Vuoi un consiglio, Jude? Non avere mai la presunzione di pensare di essere l'unico che sa molte cose su chi ti circonda.”

“Io non sono presuntuoso!” 

“No, non lo sei. Sei un sacco di altre cose, però.”    Isabelle sorrise debolmente, guardandolo quasi con aria divertita prima che lui sbuffasse, incrociando le braccia e mettendosi quasi sulla difensiva, cambiando argomento:

“So che muori dalla voglia di tessere lodi nei miei confronti, ma sono qui per avere qualche risposta. Ora che ti hanno quasi uccisa ti decidersi a dirmi cosa sta succedendo, Isabelle? E magari capirai che ritirarti dalla Night School è solo un clamoroso sbaglio.”

“Mi spieghi una volta per tutte perché ti ritrovò sempre tra i piedi? Perché tutto questo ti interessa tanto?”

“A qualcuno DEVE interessare. Non riguarda solo te Isabelle… riguarda tutti. E se sono l'unico a vedere le cose come stanno pazienza, ma ti assicuro che non passerai a miglior vita finché non saprò cosa sta succedendo, dovessi anche ficcarti in gola un centinaio di antidoti. E io starei attento a cosa mangiare o bere d'ora in poi, se fossi in te.” 

Isabelle non disse niente per un attimo, spostando gli occhi dal compagno per posarli sul vetro della finestra, osservando il parco ricoperto ormai solo in piccola parte dal nevischio. 

Era davvero difficile per lei ammetterlo, orgogliosa com'era… ma infondo sapeva che aveva ragione. 
Sapeva che prima o poi tutto sarebbe venuto fuori, e forse sarebbe davvero uscita di testa entro la fine dell'anno se non l'avesse detto ad alta voce. 

Infondo, da quanto non parlava davvero con qualcuno? 

Intanto Jude la guardava in attesa, osservandola attentamente e aspettando che parlasse… di sicuro non le avrebbe permesso di filarsela un'altra volta, non quando avrebbero potuto ucciderla in qualunque momento. 
Gli servivano delle risposte.

“Sono quasi commossa, Jude… chi avrebbe mai detto che tu tenessi tanto a me?”
“Ma per favore. L'hai detto tu, ricordi? Io non faccio mai niente per niente. Mi serve sapere cosa nascondi, tutto qui… ammetto che sei vagamente di gradevole compagnia, ma solo vagamente.”

Si strinse nelle spalle, ricordando per un attimo quando Isabelle gli aveva detto che si era rammollito… dentro di sé mandò quelle parole a quel paese, dicendosi che era lo stesso Jude di sempre, che pensava a se stesso e a nessun altro. 


“Te l'ho già detto Jude… delle persone vogliono che io faccia una cosa per loro. Ed è sbagliato, probabilmente me ne pentirò e metterà nei guai un sacco di persone. Ma lo farò. Devo farlo.”

“Ti conosco abbastanza da sapere che sei una persona piuttosto orgogliosa… ma lascia che io ti aiuti. Forse potremmo venirne a capo. Hanno usato i tuoi amici per minacciarti, no? Jackson… Alastair. Ma hanno anche un'altra presa, vero?” 

Isabelle annuì, puntando gli occhi sul copriletto prima di parlare, gli occhi lucidi e la voce rotta:


“Da settimane mi dai il tormento… quando ti avranno ucciso, ti dirò che te l'avevo detto.”
“Correrò il rischio.”

“Bene. Allora guarda con i tuoi occhi.” 

Isabelle mosse la testa, accennando alla bacchetta che il ragazzo si stava rigirando quasi distrattamente tra le dita sottili, facendolo accigliare con leggera titubanza:

“Sei sicura?” 

Isabelle annuì, guardandolo con espressione quasi tetra, come se non avesse proprio la forza di raccontargli tutto dall'inizio. 
Forse infondo aveva ragione lui, anche se le dava fastidio ammetterlo… doveva portare qualcuno dalla sua parte.

“Sì.”

Jude le puntò la bacchetta contro, esitando per un attimo mentre Isabelle si limitava a chiudere gli occhi. Ovviamente sapevano entrambi come funzionava, si erano già esercitati con la Night School molte volte, lei specialmente visto che faceva parte del gruppo da molto più tempo.

“Legilimens.” 



                                                                                     *


Jude sbattè le palpebre, trovandosi improvvisamente in una stanza che non conosceva. 
In piedi, accanto ad una porta socchiusa… e una bambina alzata in punta di piedi che sbirciava all'interno della stanza, ascoltando delle voci. 

Isabelle doveva avere tre o quattro anni… sgranò gli occhi e fece un paio di passi indietro mentre dei passi si avvicinavano alla porta, che venne chiusa con un gesto secco. 

“Isabelle, quante volte ti ho detto di non origliare? Vai in camera tua!” 



“Signorina…”
“Lasciatemi stare! Voglio la mia mamma!” 

Era in una camera da letto, e la stessa bambina dagli occhioni verdi era seduta su un letto, le braccia conserte e un’espressione parecchio torva mentre rifiutava la cena dal povero elfo domestico che stava cercando di serviglierla.


“La Signora torna presto… Mangiate, signorina!” 

“No.”


Nonostante tutto, sorrise leggermente: testarda come un mulo come sempre…


La scena cambiò di nuovo, e vide Isabelle correre verso una donna che le somigliava parecchio, attraversando il salotto per raggiungerla al tavolo dove si era seduta per bere una tazza di thè insieme ad un'altra donna:

“Mamma? Non trovo Amleto!” 

“Tesoro, sono impegnata adesso… gioca con un altro pupazzo, dopo lo cerchiamo.”

Vide la bambina sbuffare leggermente, lanciando un’occhiata cupa alla madre prima di obbedire e trotterellare via. Strano, ma riuscì quasi a sentire la delusione e lo sconforto di quella bambina. 

Pazienza, se la sarebbe cavata da sola… come avrebbe cercato di fare anche in futuro.


Jude vide Isabelle ridere, giocare con una versione mignon di Alastair Shafiq… la vide in braccio al padre dell’amico e sorridente. Vide la Cimmeria, Phoebe, Faye, Jackson e Sebastian… e il tempo passava, quella ragazzina cresceva e diventava sempre più simile a quella che conosceva.


La vide arrampicarsi sui cornicioni e calarsi nella camera di Alastair… addormentarsi sul suo letto, tenendolo per mano. 
La vide stesa, al buio, su un tetto ad osservare il cielo stellato insieme a lui.

La vide giocare a scacchi, correre nel bosco, con la Night School.
I ricordi cambiavano, i suoni così stranamente realistici e vicini mentre riusciva quasi a sentire le emozioni della proprietaria di quei precisi ricordi man mano che cambiavano, sfumando davanti ai suoi occhi e catapultandolo in luoghi e situazioni diverse, davanti a persone diverse… e più Isabelle cresceva, più Alastair era presente. E meno lo erano i suoi genitori. 


O almeno finché Jude non si ritrovò a guardare Isabelle camminare lungo un corridoio semi buio… la Isabelle che conosceva, che vedeva ogni giorno. La bacchetta in mano, un’espressione cupa mentre si fermava davanti ad una porta chiusa, la stessa davanti alla quale l'aveva vista sbirciare una conversazione tra suo padre e un altro uomo. 


Isabelle esitò prima di bussare, aprendo la porta senza nemmeno aspettare una risposta. Jude la seguì dentro la stanza, ritrovandosi a guardare il padre della ragazza in piedi dietro alla scrivania, intento a frugare dentro un cassetto.
Alzò lo sguardo e puntò gli occhi dritti su d lei, guardando la figlia con espressione interrogativa:

“Isabelle? Che cosa c'è?” 

“Scusa, papà. Scusami tanto.”

Lo vide accigliarsi, aprire la bocca per chiederle di spiegarsi… ma lei alzò il braccio, restando impassibile mentre gli puntava la bacchetta contro:

“Confundus.” 



La scena cambiò di nuovo.
Jude si ritrovò al buio, nel familiare parco della scuola… Isabelle camminava davanti a lui, l'aria che le scompigliava i lunghi capelli lisci. La vide voltarsi e lanciare un’occhiata quasi preoccupata ad un punto oltre la sua spalla e il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare dei ragazzi che giocavano a Quidditch.

Isabelle stava andando alla Cappella, e ben presto Jude capì a che sera corrispondesse quel ricordo… quando aveva scorto le luci della Cappella accese, quando Isabelle non era andata alla partita.
Quando tutto era iniziato, o almeno per lui. 



“Sei sicuro che esista? Che sia davvero qui? Forse è tutta una leggenda…”
“Le leggende hanno un fondo di verità, Isabelle, sempre. È per questo che resistono così a lungo, di generazione in generazione… le persone ci credono, infondo, le tengono in vita. Il libro è qui, da qualche parte. Lo devi solo trovare, poi tua madre tornerà a casa.”


Jude si accigliò, osservando l'uomo che aveva visto ballare con Isabelle… lei era seduta alla sua scrivania, gli occhi fissi sulla sua finestra. Lui invece era in piedi accanto a lei, osservandola attentamente prima di allungare una mano, forse per sfiorarle i capelli. Ma lei si scostò leggermente, piegando le labbra in una smorfia di quasi disgusto:

“Te l'ho già detto. Non toccarmi.”

“Non sei sempre stata così, Isabelle.” 

Sollevò leggermente un sopracciglio, osservandola in un modo che Jude proprio non riuscì a decifrare… divertimento? Scetticismo?

“Beh, sai… succede, quando ti ricattano.” 



Il ricordò cambiò di nuovo, e Jude sentì quasi un ma ciglio bloccargli lo stomaco quando si ritrovò nel parco di Cimmeria, circondato dalla neve è in mezzo al freddo, con Isabelle che camminava davanti a lui. Addosso, un inconfondibile vestito bianco perla.


“Non questo.”



La voce di Isabelle arrivò quasi distante alle orecchie del ragazzo, ma un attimo dopo Jude sentì una specie di strattone al petto e si ritrovò di nuovo nell’Infermeria, seduto accanto al letto di Isabelle. 


In fin dei conti sapeva già come sarebbe proseguito quel ricordo… e forse non aveva neanche poi così voglia di rivederlo, esattamente come lei, evidentemente.


Jude la guardò, cercando di riordinare i pensieri: aveva un mucchio di cose da chiederle, talmente tante da non sapere nemmeno da dove iniziare.
Isabelle invece aveva distolto lo sguardo, puntandolo sulle proprie gambe senza dire niente, aspettando che Jude parlasse:


“Quindi è… cominciato tutto prima dell'inizio dell'anno? È la tua famiglia è davvero coinvolta… perché hai Confuso tuo padre?” 

“Si, è iniziato tutto alla fine dell'estate. Mia madre… lei è partita per Londra, in Agosto. Non è mai tornata. Ho Confuso mio padre affinché pensi e dica a tutti che sta risolvendo questioni di famiglia qui in Inghilterra… lui non ne sa assolutamente niente, né deve saperlo.” 


Per un attimo, Jude pensò di dirle che forse informare suo padre non sarebbe stata una cattiva idea, anche se comprendeva il suo non volerlo sconvolgere o coinvolgere. Per una volta però persino lui intuì che era meglio divagare, ripensando ad un altro ricordo… e nello specifico ad una cosa che aveva sentito, che l'aveva lasciato piuttosto perplesso… e con un nodo allo stomaco alla sola idea che gli era balenata, ma preferiva non pensarci:

“Isabelle. Mi hai detto che non sai chi ti sta ricattando… ma è davvero così? Forse sbaglio, ma tu e quell'uomo sembrate… è strano. C'è qualcosa che vi lega?” 

Jude corrugò leggermente la fronte, osservando la ragazza. Lui la chiamava per nome tranquillamente, quando parlavano sembravano entrambi a loro agio, come se ci fossero quasi abituati. 
E poi le sue parole quando aveva cercato di toccarle i capelli: “non sei stata sempre così” 

Isabelle non rispose e ancora una volta fu Jude a parlare, la gola improvvisamente secca:

“Isabelle… Tu non… non sei andata a letto con lui, vero?” 


La ragazza mosse la testa, voltandosi di nuovo verso di lui con una nota così carica di disgusto negli occhi e nella voce che Jude non mise in dubbio nemmeno per un attimo la sua sincerità:

“No! Dio, che schifo Jude… no. Lui è… è mio zio.” 

Isabelle sospirò, passandosi una mano tra i capelli mentre una specie di macigno le si sollevava dallo stomaco, così come a Jude, anche se il ragazzo si impose di non pensare al motivo e di concentrarsi invece sulle ultime parole che aveva sentito. 

D'altra parte Isabelle lo guardò, chiedendosi come avrebbe reagito… era la prima volta in cui lo diceva. Era strano… non sapeva se si sentiva bene o malissimo. Jude però non disse niente per un attimo, abbandonandosi sullo schienale della sedia prima di sfoggiare un piccolo, amaro sorriso, senza smettere di guardarla:

“Tuo zio? Wow… e io che pensavo di avere la famiglia più assurda di tutta Europa…” 

“Si può sempre organizzare una gara.”

Isabelle si lasciò ricadere lentamente sul letto, le palpebre ormai piuttosto pesanti. Jude probabilmente avrebbe voluto chiederle molte altre cose, invece si alzò e le rivolse un’occhiata eloquente:

“Temo che la vincerei io comunque. Forse ora dovrei andare, o i tuoi amici mi accuseranno di non lasciarti riposare in pace…  ma non preoccuparti Isabelle, non ho ancora finito di chiacchierare con te.”

“Meno male. Mi sentirei persa senza le tue domande.”

Isabelle sbuffò leggermente e chiuse gli occhi, rigirandosi per dargli le spalle e cercando finalmente di riposare in pace mentre il compagno si limitava a sorridere leggermente prima di uscire dall’Infermeria, le mani infilate nelle tasche. 

Quando uscì ricevette tre occhiate cariche di curiosità da parte di Sebastian, Faye e Phoebe… ma non ci fece molto caso, continuando a camminare per lasciare il pianerottolo:

“Credo che a breve si addormenterà… ci vediamo stasera.” 


                                                                                 *


“Come sta? Si è ripresa?”

“Credo di sì… ha parlato per un po’ con un ragazzo, credo che sia stato lui a darle l’antidoto.”

“Un ragazzo, dici?” 

“Si… da come lo avevi descritto, forse è quello che vi ha interrotto al Ballo.”

Annuì leggermente, gli occhi puntati su una delle finestre dell’Infermeria. 

“Beh, a questo punto speriamo che abbia recepito il messaggio. E scopri come si chiama quel ragazzo.”
 













………………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Rieccomi! 
Allora… per il seguito ho già le idee piuttosto chiare, inizierei a scriverlo anche domani ma temo di dover aggiornare anche le altre storie… posso però assicurare che per l'inizio della prossima settimana lo avrete, anche se forse potrei spuntare anche prima.

Questa volta non ho nessuna domanda per voi, quindi vi saluto e basta… ma grazie mille per le recensioni, scusate se ultimamente rispondo poco ma è un periodo un po’ pieno. 

Buonanotte! 

Signorina Granger 
   
 
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