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Autore: not_clivford    13/03/2017    0 recensioni
STORIA INTERROTTA
Scende la pioggia su Miami, bagnando tutto ciò su cui si posa.
Scende la pioggia su Miami, creando pozzanghere nelle quali ci saltano i bambini e facendo diventare il terreno fangoso.
Scende la pioggia su Miami, bagnando le persone prese alla sprovvista che, senza ombrello, corrono alla ricerca di un rifugio.
Scende la pioggia su Miami, bagnando una giovane coppia che ha appena litigato, portando via, insieme al vento, le parole urlate e le lacrime versate.
Scende la pioggia su Miami e un'altra storia d'amore ha inizio, nata dal nulla, nata da un gesto casuale che ne farà parte fino alla fine di essa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Michael fissò lo schermo del cellulare per diversi minuti, non riuscendo a decidersi a premere quel maledetto pulsante vicino al nome "Chris".
Sbuffò, scuotendo la testa, pensando a quanto fosse stupido nel farsi tutte quelle paranoie, e si decidette finalmente a chiamare il contatto.
«Mike! Da quanto tempo!»
«Ti ho già detto di non chiamarmi "Mike"» rispose il ragazzo dagli occhi verdi.
Una risata sguaiata raggiunse Michael che, piano a piano, iniziava ad essere sempre più nervoso.
«Chris, l'accordo deve saltare» disse il ragazzo con un tono fermo.
Un'altra risata, questa volta più breve e controllata, precedette l'intervento di Chris.
«Michael, Michael, Michael» iniziò con tono scherzoso «Sono io a dettare regole. Non puoi far saltare un accordo così, dal nulla, solo perché ti va»
«Non posso farlo, non ad Alexis. Sta già soffrendo troppo»
«Non mi interessa. Hai giocato con il fuoco e ora hai paura di scottarti. Non si fa così, Mike. Se infrangerai l'accordo, me la prenderò con tua sorella. E non sarò delicato»
«No!» urlò spaventato Michael «Non toccare mia sorella, lei non c'entra niente. Farò quello che mi hai chiesto...»
«Come pensavo...»
Chris chiuse la chiamata, non prima, però, di aver riso un'altra volta, mentre Michael si lasciava cadere sul pavimento della sua camera, abbandonando la testa contro il muro dietro di sé.
Una lacrima solitaria bagnava il suo viso.
 
•••
 
Alexis camminava con passo strascicato lungo il corridoio della scuola, con una voglia di vivere che faceva a gara con quella di Leopardi per vincere il premio di "Vita più depressa 2016".
Era talmente stanca e stufa e frustrata per quello che le stava accadendo da non guardare dove stava andando, finendo inevitabilmente per andare addosso a un ragazzo. Appena vide di chi si trattava, ovvero di Michael, arrossì scusandosi immediatamente.
«Non preoccuparti, va tutto bene»
Il ragazzo aveva uno sguardo fuggente; gli occhi saettavano a destra e a sinistra senza mai fermarsi a guardare quelli di Alexis. Aveva uno sguardo apparentemente folle, ma che in realtà esprimeva solo il più oscuro terrore.
La ragazza rimase leggermente colpita dal comportamento dell'amico, tanto da chiedergli se stesse bene almeno altre due volte.
La sua bocca rispose allo stesso modo entrambe le volte, ma i suoi occhi gridavano aiuto e cercavano di dire quello che le parole non volevano comunicare.
«Oggi pomeriggio sei libera?» chiese con voce tremante Michael «N-non abbiamo ancora i vestiti per il ballo e-e mi chiedevo s-se...»
«Sì, sono libera. Ci vediamo alle quattro al parco?»
Michael annuì, per poi quasi scappare dalla ragazza.
Le ore passavano, mentre i cinque amici affrontavano la giornata in modi diversi.
Michael riuscì ad intercettare Alexandra solo prima di pranzo, quando entrambi si stavano avviando in mensa. 
Afferrò il braccio della ragazza, tirandolo leggermente per intimarle di fermarsi.
Quando Alexandra si voltò per vedere chi fosse la persona che l'aveva fermata, quasi si spaventò nel vedere lo sguardo che le rivolse Michael.
«Dobbiamo parlare»
«Proprio adesso?» chiese Alexandra.
Michael annuì gravemente, per poi trascinarla fuori dalla scuola, nel cortile posteriore che era quasi sempre vuoto.
«Alexis sta male; sta molto, molto male.» iniziò lui camminando avanti e indietro «È da qualche giorno che la vedo: si isola, cerca un luogo nascosto e poi piange. Non so perché, ma non preannuncia niente di buono»
«Tu adesso me lo vieni a dire?! » esclamò adirata la ragazza «Da quanto va avanti?»
«Non lo so! Forse settimane! Ma-»
Alexandra interruppe Michael lamentandosi di non aver saputo prima cosa aveva la sua amica.
«Lasciami spiegare! Ho un problema con Chris»
Appena sentì quel nome, la ragazza impallidì e iniziò a sudare freddo, guardando Michael in attesa di risposte.
Lui le spiegò di come dovesse saldare un debito con la sua banda da molto tempo e gli disse cosa Chris voleva che facesse. Le comunicò anche che aveva cercato di fargli cambiare idea, ma non ci era riuscito.
«Alex, io...io non so cosa fare. Non voglio perderti; anche se non sei la mia sorella di sangue io ti voglio bene come se lo fossi»
«Dobbiamo trovare un modo Mike»
«È impossibile!» sbottò lui «Mi controlla! Mi tiene costantemente sotto controllo! Anche se riuscissi a tenere in salvo te e Alexis, cosa mi assicura che non faranno niente ai nostri genitori?»
Alexandra non disse niente, si limitò ad abbracciare Michael mentre quest'ultimo lasciava che le lacrime iniziassero a solcargli le guance.
«Sono una merda, sis. Sono una persona orribile»
«Troveremo un modo»
 
•••
 
Michael mosse le dita velocemente sullo schermo del suo cellulare scrivendo un semplice messaggio ad Alexis:

"Io sono qui. A che punto sei?"

Non fece in tempo a inviarlo, in quanto la ragazza gli si avvicinò in quel momento, così lui si mise il dispositivo in tasca e prestò tutta la sua attenzione all'amica, stando comunque all'erta.
«Ciao» salutò Alexis «Ti senti meglio?»
«Perchè?» chiese Michael perplesso.
«Non so, stamattina mi sembravi strano» rispose lei facendo spallucce.
Il ragazzo cercò una risposta adatta che giustificasse il suo comportamento, ma, non trovandola, non rispose, limitandosi a ghignare e a mettere un braccio intorno alle spalle della ragazza, per poi guidarla verso la sua macchina.
Michael aveva una macchina molto bella e costosa, come ci si poteva aspettare, nonostante girasse ancora con il foglio rosa.
«Stavo pensando» disse lui per spezzare il silenzio «Dato che Jack Skeletron e la sposa cadavere li faranno già i due piccioncini, che ne dici se...non so, facessimo qualcun altro?»
Alexis si era ritrovata ad accettare un po' controvoglia, ché di andare al ballo con un vestito banale non ne aveva proprio voglia. Eppure, ancora una volta, aveva pensato a quello che volevano gli altri anziché a quello che lei voleva realmente, facendo passare in secondo piano la sua, seppur piccola in quel caso, felicità. 
Erano arrivati in un negozio specializzato in costumi e cose simili, dove Michael sapeva di poter trovare vestiti di qualità, in quanto conosceva il proprietario.
Nicholas Reed, Nick per gli amici, era l'uomo che gestiva il negozio. Lavorava a Hollywood prima, lì faceva il costumista e, a volte il truccatore, prima di venir licenziato. Era un cascamorto, lo era sempre stato, e, lavorando con attrici esageratamente belle, aveva più volte ricevuto minacce di licenziamento per molestie sessuali. La goccia che fece traboccare il vaso fu la denuncia che ricevette da Jennifer Lawrence dopo averle detto qualche frase di troppo cercando di portarsela a letto.
«Mick, amico mio!» esclamò Nicholas allargando le braccia.
«Ehi Nick! Come butta?» 
«Vedo che ti sei trovato un bel bocconcino» commentò l'uomo facendo cenno con la testa verso Alexis.
Michael rise, avvolgendo le spalle della ragazza con un braccio, mentre lei arrossiva e puntava lo sguardo sul pavimento piastrellato.
«No, no, hai frainteso. Lei è solo un'amica... speciale» 
E l'occhiolino che le dedicò la fece sentire meglio, perché la fece sentire un po' importante, ma non la fece emozionare come pensava. Alexis aveva passato gli ultimi anni a pregare qualsiasi santo presente sulla Terra che il ragazzo di cui era innamorato le facesse un occhiolino o che la abbracciasse, ma ora che si era presentata l'occasione, lei non aveva sentito quello che sperava. Non aveva sentito quel brivido di cui aveva sentito parlare in quei numerosi romanzi rosa che si ostinava a leggere nonostante non fossero del suo genere.
«Comunque siamo qui per dei costumi per Halloween» spiegò Michael.
A sentire quelle parole Nick si illuminò, iniziando un tour del suo negozio e mostrando diversi costumi da coppia. L'uomo iniziò a snocciolare abbinamenti improponibili, aggiungendo anche, ogni tanto, aneddoti sulla sua "carriera" a Hollywood.
«Qualcosa di un po' più... ehm... classico?» chiese Michael imbarazzato.
Nick mostrò loro numerosi vestiti da vampiri, mostri di ogni genere, zombie e pirati. Ce n'era uno che assomigliava vagamente a quello di Capitan Uncino in Once Upon Time e Alexis stette a guardarlo per dieci minuti buoni.
«Mmh, non saprei» disse il ragazzo di fronte alla miriade di costumi che invadevano il negozio di Nick «Tu cosa ne pensi?»
Alexis scrollò le spalle guardando anche lei quello che stava osservando l'amico.
«Non so, vampiri?»
«Vada per i vampiri!» esclamò Michael facendosi dare i costumi dal venditore.
I due ragazzi andarono a provare i vestiti in alcuni camerini dal lato opposto del negozio, uscendo da essi pochi minuti dopo.
Ad Alexis non piaceva quel vestito, era scomoda e aveva l'impressione di apparire un po' troia conciata in quel modo, ma Michael era perfetto, ovviamente.
Si avviarono quindi alla cassa e il ragazzo non volle sentire ragioni, insistendo per pagare. Si affrettarono a uscire da quel negozio, un po' perché Nick pareva un pazzo psicopatico, un po' perché entrambi avevano diverse cose da fare e non avevano tempo da perdere. In particolare, Alexis aveva una visita da Jack e non poteva fare tardi, anche perché sapeva che quell'appuntamento sarebbe stato abbastanza tragico.
«Sabato sera ti vengo a prendere alle 9:00» disse Michael una volta giunti in macchina «Se vuoi vengo più tardi, magari hai bisogno di più tempo...»
«No, non preoccuparti» lo interruppe Alexis «Alle 9:00 andrà benissimo»
Il resto del viaggio lo passarono in silenzio, senza, considerarsi minimamente, almeno fino a quando il ragazzo non decise di mettere una mano sulla coscia dell'amica e iniziare ad accarezzarla lentamente.
A lei dava quasi fastidio quel movimento che la faceva arrossire, ma non cercò di opposrsi, facendo finta di niente.
«Siamo arrivati» disse a un certo punto Michael interrompendo quella dolce tortura «Ci vediamo sabato»
 
~~~

HEY EVERYBODY!

questo capitolo ha poco senso, ma va beh, serviva a far capire perché Michael si comporta così da stronzo eccetera.
E sì, finalmente nel prossimo ci sarà il ballo di halloween e non vedo l'ora di scriverlo.
Ovviamente non ci riuscirò mai perché ho un botto di verifiche ma va beh.
Adios, ci vediamo alla prossima.
See ya!
   
 
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