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Autore: Diotima_    13/03/2017    2 recensioni
La vita dei Titans non è più la stessa.
Ma loro non lo sanno.
Vivono in un universo parallelo. Realtà e fantasia si intrecciano.
Persone comuni o supereroi?
Riusciranno a capire chi sono, effettivamente?
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Come potete vedere, non ho abbandonato la fic e non l’avrei abbandonata per nessuna ragione al mondo. Purtroppo, come qualcuno di voi sa, ho avuto dei bei problemoni di salute che non mi hanno permesso di pubblicare prima. Ma ora sono qui e vi lascio alla lettura dell’ultimo capitolo (che è lunghissimo). Spero davvero di non deludere nessuno.
Buona lettura!
 
 
 
L’OSCURITÀ DELL’ALBA E LA LUMINOSITÀ DEL CREPUSCOLO
 

 
 

Quando tutti i nostri ricordi ci vengono letteralmente strappati via è come se la nostra anima si dividesse.
Una parte si allontana, lascia un vuoto.
L’altra la reclama, la cerca in ogni angolo del mondo.
Quando finalmente la trova si unisce a lei per sempre, le si incatena, per non permettere più che nessuno gliela sottragga.
 
Era così che si sentiva una ragazza speciale, affacciata ad un balcone qualsiasi, in una città come tante.
 
Raven chiuse gli occhi, godendosi il vento fresco dell’alba che si prestava ad alzarsi.
 
-Azarath Metrion Zinthos.-
 
Niente da fare, non funzionava. Quello era un grosso problema. Senza gemma la sua magia era svanita.
Non era giusto, non era per niente giusto.
 
Garfield la osservava dalla cucina.
Erano passate solo poche ore da quando si erano ricordati, ritrovati.
Si erano abbracciati a lungo, stretti l’uno all’altro, immobili.
Poi però avevano scoperto che nonostante avessero recuperato la memoria, le loro abilità straordinarie non erano ancora tornate.
Inutile dire che la mezzo-demone aveva preso molto male questa situazione, si era isolata e recitava la sua formula ogni dieci minuti, il ragazzo non sapeva se lo facesse per richiamare la sua magia o per rilassarsi.
 
Lui, dal canto suo, era felice solo perché aveva lì con sé la sua Rae.
Lentamente abbandonò la sedia su cui era seduto e si avviò nella sua direzione.
Aprì la portafinestra e la vide: decisamente abbattuta.
Così assorta nei suoi magici pensieri, la ragazza non si accorse minimamente del suo ingresso felpato.
L’avvolse in un abbraccio, sorprendendola alle spalle, le avvicinò le labbra all’orecchio, facendola ulteriormente sobbalzare.
 
-Vedrai che andrà tutto bene, tranquilla.-
 
Raven sospirò sonoramente.
 
-Siamo soli, io non ho più i miei poteri, tu non puoi più trasformarti, ci inseguono e non ho idea di dove si trovino gli altri. Tutto alla grande.-
 
Come risposta non ottenne altro che una risata.
Piegò leggermente la testa indietro, quel che bastava per rivolgergli uno sguardo irritato, ricevendo una linguaccia.
 
-Sai Rae, quasi ti preferivo quando eri dolce, impaurita e un po’ più positiv… ahio!-
 
Una gomitata colpì in pieno Garfield, che comunque non mollò la presa.
Raven ritornò a guardare l’orizzonte e una lieve increspatura rivolta verso l’alto le apparve sulle labbra.
 
-L’ho visto! L’ho visto!-
 
La capacità di quel ragazzo di captare ogni suo minimo cambiamento d’umore la stupì ancora una volta.
Gli rispose un po’ controvoglia.
 
-Cosa?-
 
-Quel sorriso! L’ho visto! Non far finta di niente! Evviva! Hai sorriso!-
 
Un bambino! Ecco cos’era.
Esaltarsi così!
Per Azarath…
 
Senza la meditazione era difficile tenere a bada le sue emozioni. Le percepiva tutte in modo molto intenso.
Lei era la calma, un tramonto sul mare, lui il vento che faceva infrangere ogni onda sulla sabbia. Quel vento con cui giocavano i bambini.
 
Riprese il controllo su di sé e riuscì a distaccarsi dalla sua presa forte ed invitante.
 
-Gar… dobbiamo trovare gli altri… -
 
Lui inspirò profondamente, annuì con forza e strano ma vero, distese i suoi lineamenti nell’espressione più rassicurante che Raven avesse mai visto.
 
 
Nel frattempo nella Torre dei Titans la tensione si tagliava col coltello.
 
-Raven è scappata.-
 
Robin si torturava le mani, come aveva potuto farsela scappare?
 
-Ma questa è una cosa buona, no? Significa che ha capito, almeno in parte, che quello non era il suo posto.-
 
Cyborg cercava di tranquillizzare il leader, fallendo miseramente.
Non era più lo stesso.
 
-Starfire! Mi metti più ansia così!-
 
L’aliena bloccò di colpo il trentesimo giro perimetrale della Main Ops Room, avvicinandosi al suo ragazzo con la testa bassa.
 
-Mi… mi dispiace Rob.-
 
Forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto essere così scontroso con lei.
Le prese le mani tremanti tra le sue.
 
-No, scusami tu. ho urlato e non dovevo.-
 
Star ritornò a sorridere.
 
-Ehm, scusate ma… non avevi detto di avere un piano, Robin?-
 
-Certo! Oggi pomeriggio noi andremo in quel negozio che sostiene il progetto di pet therapy. Forse B.B. è ancora lì. Tu Cy controlla ogni albergo o struttura simile. Raven potrebbe averci passato la notte.-
 
-Sì, signore!-
 
Come un vero soldato portò la mano sulla fronte e marciando si diresse verso l’uscita.
L’altro lo guardava con un’espressione così scettica che Star scoppiò a ridere.
Scosse la testa e si preparò.
Il luogo era abbastanza lontano da lì.
 
Più tardi una strana coppietta si avvinò alla vetrina di un negozio di animali e vi entrò.
La ragazza indossava un vestito ampio, tutto pizzo e merletti rosa.
Il ragazzo, invece, una camicia ed un pantalone neri con scuri occhiali da sole.
La proprietaria, una simpatica donna sempre con il sorriso sulle labbra, si avvicinò loro.
 
-Buongiorno cari! Posso aiutarvi?-
 
-Buongiorno anche a lei, gentile signora terrestre! Noi vorremmo sap… stai bene?-
 
Star aveva interrotto il suo discorso poiché Robin alla parola “terrestre” aveva iniziato a tossire ripetutamente, il tutto sotto lo sguardo allarmato di Cindy.
Dopo essersi ripreso, decise di continuare al posto della sua ragazza.
Aveva iniziato a parlare di altro, chiedeva consigli sugli animali più “adatti” alla vita in un appartamento, tergiversava.
L’aliena, annoiata, iniziò a guardarsi intorno, scorgendo più in là un biondino intento nello sistemare alcuni scatoloni.
Piegò la testa a destra e poi a sinistra, perché sembrava conoscerlo?
Diede una gomitata a Robin.
 
-Rob, quel ragazzo lì assomiglia all’amico B.B.-
 
-Eh? Beast Boy?-
 
Quel nome giunse alle orecchie di Garfield, che sollevando la testa li intravide.
Si stropicciò gli occhi e si precipitò immediatamente da loro.
 
-Ragazziii!-
 
I due furono travolti dalla sua allegria e dalle sue braccia.
 
-Ti sei ricordato!-
 
-Ma perché sei un uomo normale? Che ci fai qui? Come sei arrivato? Ricordato? Ma dov’eri?-
 
-Ehi Star! Calma, calma!-
 
E mentre giù si festeggiava, al piano di sopra Raven era seduta sul bordo del letto con le mani sul viso, cercando un minimo di concentrazione.
Impossibile, dato il chiasso che i clienti facevano di sotto. Un chiasso fin troppo strano, di solito era un negozietto tranquillo.
Preoccupata corse giù per le scale, bloccandosi di colpo nel vedere un’aliena saltarle addosso.
 
Era tutto troppo bello per essere vero.
I quattro salutarono Cindy e Flynn, promettendo loro delle visite frequenti.
Richiamarono Cyborg che con il suo gioiellino riportò tutti a casa.
 
Alla Teen Tower, Robin consegnò ricevitori e vestiti ai due supereroi.
 
-Mi sento molto meglio con il mio mantello. Anche se non riesco a lievatare… -
 
-Non sei il pane, Rae. Come fai a lievitare?-
 
B.B. era legato ad una serie di fili e tubicini che portavano al computer di Cyborg.
Sugli schermi il DNA instabile del ragazzo era ricoperto da una patina bluastra che ne impediva la mutazione.
 
-Eccola qui. Si chiama particella X020. Dovrei… ecco, sì! Trovata!-
 
Tutti guardavano un po’ preoccupati il mezzo-robot che saltava e gridava per la stanza.
 
-Ho trovato l’antidoto! La particella Y131. Ora la iniettiamo. Entro ventiquattro ore dovresti tornare… speciale!-
 
Scollegò Beast Boy dall’apparecchio ed avvicinò un siringa al suo braccio, poi lo lasciò andare. Il ragazzo parve più risollevato.
 
-Oh, abbiamo finito? Ora possiamo mangiare?-
 
Mentre Robin e Cyborg tentavano di non far cucinare Starfire, B.B. si avvicinò a Raven, seduta sul divano, ancora un po’ scossa.
 
-Tutto bene Rae-Rae?-
 
-Come mai vuoi tornare ad essere verde? Ci sono state delle volte… in cui mi hai detto che avresti voluto essere normale. Hai cambiato idea?-
 
Il ragazzo si stupì di quella domanda, erano poche le volte che poteva parlarle così.
Si sistemò accanto a lei e le sorrise, un po’ in imbarazzo.
 
-È vero. Certe volte ho desiderato essere normale. Ma, pensandoci bene senza le mie trasformazioni, senza il mio lato animale, non sarei più io. Anche tu ritroverai i tuoi poteri o ne inventerai di nuovi.
Magari verdi come me.-
 
Detto questo, le fece l’occhiolino e raggiunse gli altri.
Raven osservò le sue mani, poi riprese a meditare. Chissà, un nuovo potere non ci starebbe male.
 
Dopo cena si riunirono tutti sul divano, per scambiarsi informazioni ed apprendere cosa avevano dovuto passare in quelle settimane.
 
-Fermi tuuti! Io so chi è il tipo stano che ci ha fatto questo. È il presidente della F.A.D.E. Society!-
 
Il gruppo fu letteralmente travolto dalle affermazioni di Beast Boy.
 
-E che aspettavi a dirlo?!-
 
Il ragazzo, che nel frattempo si era ricoperto di macchie verdi, rispose titubante a quella domanda corale.
 
-Ehm, le emozioni, è successo tutto in fretta! Non sono abituato! Comuque… so anche il suo nome! Più o meno… Cornelio Molas, Moldas, Molis…-
 
- Molidás. Cornelio Molidás.-
 
-Sì, esatto Robin! Ehi, ma lo conosci?-
 
Il viso di Robin divenne improvvisamente pallido, la stanza cominciò a girare in modo vorticoso. Dovette chiudere gli occhi e appoggiarsi allo schienale del divano.
 
-Tutto bene amico? Cos’hai?-
 
I ricordi del suo passato iniziarono ad affollare la sua mente.
Un tendone, un ragazzino, la tragedia e poi più nulla.
Non aveva sentito più nulla che riguardasse lui.
Traballando un po’, si alzò e si diresse verso la sua camera.
 
-Scusate, devo riflettere…-
 
Star cercò di fermarlo, afferrandolo per un braccio, ma fu tutto inutile. Rimasero soli nella stanza.
 
-Ma che gli è preso? Qualcuno mi spiega qualcosa?-
 
-Non lo so B.B., non  lo so. Forse dovremmo andare a dormire. Domani saremo più lucidi. Tutti quanti.-
 
Decisero di seguire i consigli di Raven e silenziosamente si divisero.
 
Alle cinque e trenta del mattino, le porte di una camera della Torre si aprirono, un ragazzo con i capelli scuri vi uscì.
Egli si incamminò verso un’altra porta, la oltrepassò e si avvicinò ad un letto.
L’aliena era profondamente addormentata e il suo respiro era calmo e regolare.
 
Robin le accarezzò una guancia e per un breve istante appoggiò le sue labbra su di essa.
 
-Mi dispiace…-
 
Poi a malincuore si allontanò.
Salì su, in cima alla Torre, faceva abbastanza freddo.
Con un salto raggiunse il parapetto.
Il sole, timido stava sbucando dai grattacieli. Si potevano notare i piccoli raggi che faticavano ad allontanare le ombre minacciose della notte.
Robin volse lo sguardo verso il lato opposto.
Il buio regnava assoluto e lasciava che il resto degli abitanti dormisse inconsapevole.
Si ritrovò a pensare che, pur essendo l’alba, l’oscurità ne faceva da padrona.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Era solo l’inizio.
Poi saltò, verso il suo destino.
 
Beast Boy si svegliò avvertendo una fame da lupi.
Si stiracchiò e andando in cucina, infilò la testa nel frigo. Ne uscì fuori con una confezione di tofu.
 
-Hai la coda.-
 
Raven, seduta su di uno sgabello lo guardava mentre la sua coda scodinzolava allegramente. Abbassò la testa e la vide.
 
-Ed è verde! Ragazzi, ragazzi, guardate!-
 
-Non puoi comunque trasformarti completamente. E fai anche un po’ impressione, eh.-
 
Il ragazzo non badò alle sue parole, distratto dall’arrivo di Starfire e Cyborg.
 
-Visto amico? L’antidoto sta facendo effetto!-
 
-Sei grande Cy!-
 
-È una notizia fantastica! Dobbiamo dirlo a Robin. Vado a chiamarlo.-
 
Star si precipitò nella camera del leader che si aprì, rivelando, di fatto, il vuoto.
Si avvicinò al tavolo posizionato al centro della stanza. Una piccola lampada illuminava un biglietto, lo prese tra le mani.
 
“Ho scoperto cosa vuole Cornelio.
Mi spiace avervi coinvolti. Risolverò la questione da solo.
È tutta colpa mia.
Robin”
 
Oh no.
Ma proprio non riusciva a capire che da solo non poteva affrontarlo?
E a lei? Non pensava?
L’aria intorno divenne elettrica, scintille verdi scalpitavano per uscire da suo corpo, ma Star si trattenne, chiamando gli altri.
 
Poco dopo Cyborg trovò vari articoli sul misterioso Cornelio Molidás nella memoria del PC di Robin.
 
-“Una delle ultime notizie che sicuramente ha fatto scalpore è la morte sospetta dei coniugi Molidás.
L’unico sopravvissuto alla tragedia è il figlio Cornelio, che ha ritrovato i corpi.
Il ragazzo già reduce della disastrosa del circo Haly è solo al mondo.
Troppe sinistre coincidenze accomunano i due drammi e la polizia ipotizza un coinvolgimento della mafia.” Bla, bla, bla. Altre notizie inutili.-
 
Un silenzio innaturale invase la stanza.
Raven rimuginava, andando a scavare nella memoria qualche informazione utile.
B.B. ci capiva sempre meno e il mezzo-robot era ancora intento nello spulciare notizie.
Ad un tratto però, l’aliena prese la parola.
 
-Quando ancora non ricordavo nulla, la mia compagna di stanza mi disse che quegli incubi che mi tormentavano erano ombre del passato.
La stessa cosa sta succedendo a Robin. Quel pazzo, strunlof, altro non è che un’ombra del passato. Sa della sua vera identità.-
 
Abbassò la testa e una lacrima le scese piano. La raccolse con il dorso della mano e tirò su col naso, cercando con voce rotta di continuare il suo discorso.
 
-…ma la verità è che non so cosa da lui. So solo che il nascondiglio è vicino al monastero.-
 
-Robin è uno stupido.-
 
Gli occhi dei presenti si puntarono su B.B..
Che, anche se un po’ intimorito, espose le sue idee a riguardo.
 
-È uno stupido. Fa sempre lo stesso errore. Ricordate di RedX? O l’apprendista di Slade? Dobbiamo sempre tirarlo fuori dai guai. Ma siamo i suoi amici e siamo i Titans. Andiamo a salvarlo!-
 
Raven si strinse nelle spalle, erano più o meno le stesse parole che Robin aveva detto prima del quasi salvataggio di Garfield.
Ma questa volta avrebbero chiuso questa storia.
Con o senza i suoi poteri.
Raccogliendo un po’ di coraggio si diressero verso la tana del lupo.
 
 
Lo spiazzale era vuoto, circondato da un bianco surreale.
Robin si posizionò al centro, acquattandosi leggermente.
 
-Forza Cornelio, è me che vuoi. Vieni fuori, risolviamo la questione da uomini.-
 
Qualche secondo dopo una risata risuonò nell’aria e dalla nebbia candida emerse una figura avvolta in un mantello.
 
-Da uomini? Da uomini dici? Ma ti senti? Sei un ragazzino patetico.-
 
Con un solo, agile movimento il mantello crollò a terra, il viso del nemico allo scoperto.
Gli occhi neri emanavano una luce intensa e Robin per un attimo si sentì sopraffatto da quell’onda di odio e rancore. Scrollò le spalle e recuperò lucidità.
 
-Ma perché fai tutto questo?-
 
L’altro ridacchiò, una risata senza allegria.
 
-Siete tutti ostinati! O molto stupidi. Sempre le stesse domande.-
 
Non aveva intenzione di cedere alle sue provocazioni, piuttosto voleva arrivare alla verità.
Una sfera di energia verde gli sfiorò l’orecchio.
A quanto pareva il suo avversario non aveva intenzione di parlare.
Un ghigno gli si disegnò sul volto. Congiunse le mani e un bastone verde si materializzò.
 
-Combattiamo ad armi pari, Richard John Grayson.-
 
Non se lo fece ripetere due volte ed iniziarono così un combattimento corpo a corpo.
Colpire. Schivare. Colpire.
 
-Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive. Siamo solo tu ed io.-
 
Robin fu sorpreso da quelle parole. Ma dove credeva di essere? In un libro?
Si erano allontanati, continuando a studiarsi.
Il silenzio del ragazzo non fece altro che aumentare la rabbia di Cornelio.
 
-Cosa c’è? Ti credi tanto forte? Più forte di me, il dottor Mol? Così forte da non darmi risposte?-
 
Colpire. Schivare. Colpire.
 
Robin era sempre più sorpreso, minuto dopo minuto.
Quella situazione lo sfiniva.
Può un amico trasformarsi in un nemico agguerrito?
Doveva affrontarlo. Anche verbalmente.
 
-Cosa vuoi da me? Perché hai colpito i miei amici? Io ti credevo mio amico. Cosa avrei fatto?-
 
Colpire. Schivare. Colpire.
 
Il suono metallico della risata di Cornelio si diffuse nuovamente in piazza, mentre la nebbia piano piano si dissolveva.
 
-Che ammirevole coraggio! Non è per qualcosa che hai fatto. Ma per qualcosa che non hai fatto. Tu! Mi hai rovinato la vita. Mi hai lasciato marcire da solo. Tu! Te la sei spassata con il tuo neo-paparino miliardario. Non mi hai aperto le porte. Tu non meriti amici. Hai avuto tutto dalla vita! Invece a me ha tolto tutto.-
 
Gli avventò contro.
Il bastone magico cozzò contro il braccio del supereroe e una striscia rossa iniziò a scendere lungo tutta la lunghezza dell’arto.
Il ghigno di Cornelio si allargò e per un attimo i suoi occhi divennero rossi.
 
Vendetta. Vendetta. Vendetta.
 
Il suo avversario era uno dei più forti che avesse mai affrontato. Ma questo lo sapeva già. Si ritrovò a pensare ai suoi amici.
Erano al sicuro nella Torre.
Creò nella sua mente i contorni di due occhi verdi, pieni di lacrime.
Brutta mossa.
Si distrasse per un momento. Cornelio individuò quel cedimento e si fiondò subito sul moro.
Un colpo secco al fianco. Il secondo colpo che riusciva ad infliggergli.
 
Robin volò per qualche metro per poi andarsi a schiantare contro un muro.
Vide il suo ex amico arrivargli incontro a passo lento. Sicuro della sua vittoria.
 
-Gotham è un posto pieno di pericoli. E oggi mi sono assicurato che ce ne fosse uno.
Il tuo caro protettore è impegnato. Nessuno ti salverà.-
 
Che cosa aveva fatto? Anche Batman era in pericolo? Cercò di rialzarsi, ma le forze lo abbandonarono.
Il dottor Mol prese la sua arma con entrambe le mani, la sollevò, pronto a dare il colpo di grazia a quello che era stato per anni e anni il suo incubo, la sua ossessione…
 
-Lascia stare il mio ragazzo!-
 
Starfire planò tra i due, coprendo Robin. Raven, protetta dietro l’angolo della strada, osservava impotente.
Cyborg e B.B. circondarono il nemico, che non sembrava per niente intimorito, solo molto deluso.
 
-Loro non sanno cosa mi hai fatto, Dick? Non mi importa. Ora periranno con te.-
 
Cornelio schioccò le dita e un déjà-vu tornò a farsi sentire con insistenza nella mente dei Teen Titans.
Gruppi di persone si avvicinarono loro.
Ma questa volta non li colsero impreparati.
 
Colpire. Schivare. Colpire.
 
-Ma non si stancano mai?-
 
Beast Boy era alle prese con un gruppo di ninja che non appena cadevano, riacquistavano forza.
 
-E se provassimo a ripetere in continuazione waffle?-
 
-B.B.!-
 
Un sorriso si dipinse sul suo volto da ghepardo e continuò a combattere.
 
Ma, mentre tutti erano impegnati a rendere innocuo quell’esercito, Cornelio si fermò nel punto centrale della piazza.
Allargò le braccia e chiuse gli occhi. Quando li riaprì un rosso innaturale fiammeggiò nelle sue iridi scure.
Nascosta all’ombra dei palazzi, Raven osservò la scena.
Iniziò ad agitarsi sempre di più, doveva fermarlo.
Doveva. Ad ogni costo. O avrebbero fallito ancora.
Rabbia, paura, forza di volontà, coraggio, lottavano per venire allo scoperto.
La mezzo-demone si lasciò investire in pieno dalle emozioni, cedendo a quell’energia.
Un’enorme luce bianca la accecò.
Si coprì gli occhi ma non servì a niente.
Quella luce, era sua. La circondava, dall’interno all’esterno.
Milioni di piccoli puntini luminosi le si muovevano intorno, danzando ritmicamente ad ogni battito del suo cuore.
Raven si ritrovò a paragonarsi ad una nebulosa, pervasa da piccole stelle alle quali lei dava i natali.
Si sentì rinascere e si abbandonò a quella nuova forza.
Gettò la testa indietro e si accorse di essere parecchi metri più su dell’asfalto, pose le sue mani davanti a sé e lasciò che la magia facesse il suo corso.
 
-Azarath Metrion Zinthos.-
 
Si sentì un enorme boato.
La luce bianca avvolse tutta la città e poi si ritrasse.
Man mano che ritornava indietro rivelava i corpi dei ninja, stesi, privi di forze.
Cornelio non provò neppure ad opporsi a quella forza, per quanto fosse potente.
Cadde a terra con un tonfo sordo, coprendosi la testa con le mani, in una posizione che ricordava tanto quella di un bambino spaventato.
 
Solo un secondo di silenzio e poi le urla dei festeggiamenti dei Titans riecheggiarono per tutta Jump City.
Il gruppo raggiunse Raven, felice di aver recuperato (con gli interessi) i suoi poteri.
Una nuova gemma, simile alla prima, si poteva notare sulla sua fronte.
 
Starfire guardò Robin che di rimando le sorrise, ma lei con passo fiero lo raggiunse, prendendolo per la collottola.
 
-E tu, Robin! Non credere di cavartela così!-
 
Cercò di indietreggiare, portando le mani dietro la schiena, alquanto imbarazzato.
 
A Raven scappò un sorrisino che nascose con un colpo di tosse.
Nessuno spaventava Robin quanto Star arrabbiata.
 
-Io non… non credevo che… cioè, di solito sono sempre gli altri ad aver bisogno di me. E non il contrario.-
 
-Non devi avere per forza tutto sotto controllo. L’unica cosa che devi fare è fidarti di me, di noi.-
 
Lo lasciò andare piano, egli chinò la testa e sospirò.
 
-È solo un uomo triste e solo. Mi dispiace davvero, ma non sapevo in che condizioni fosse. Avrei fatto qualcosa, lo avrei aiutato, gli sarei stato vicino. E invece ho pensato solo a me, come sempre…-
 
I Titans si guardarono e si strinsero intorno al loro leader.
 
-Non dovresti dire queste cose. So che per lui non deve essere stato facile, ma anche tu non hai passato dei bei momenti. E non pensi solo a te. Inizialmente ero arrabbiata, poi però ho capito che lo facevi per proteggermi e proteggerci. Smettila di darti colpe inutili.-
 
Il ragazzo sembrò più sereno.
La polizia si occupò della F.A.D.E. Society e Cornelio andò in prigione.
Almeno per il momento la minaccia era stata eliminata.
 
 
Ritornarono a casa al tramonto, stanchi ma con un peso in meno sul cuore.
Si recarono sul terrazzo, per godersi lo spettacolo che Jump City regalava loro.
Robin constatò nuovamente quanto quel momento, il crepuscolo, fosse luminoso.
Il sole aveva tinto di rosso il cielo e le nuvole cavalcavano il vento leggero.
B.B. poggiò una mano sulla sua fronte per ripararsi da quella luce accecante.
 
-Caspita! Picchia forte questo sole!-
 
-Ti sei fatto male, amico B.B.?-
 
I Teen Titans scoppiarono in una fragorosa risata. La normalità, finalmente, si riaffacciava nelle loro vite straordinarie.
 
E mentre Robin avvolgeva un braccio intorno alla vita della sua aliena, spiegandola ancora una volta i modi di dire terrestri, una mano bianchissima cercava nell’oscurità del suo mantello una verde.
Quando la trovò la strinse, chiudendo gli occhi, godendosi la meravigliosa sensazione che solo il suo calore poteva darle.
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note di un’autrice imperdonabile: sì lo so che lo stavate aspettando da mesi. Purtroppo non sono stata bene. Quindi ringrazio chi ancora leggerà questa storia, perché so che qualche lettore si sarà perso per strada. Lo so.
Spero di non aver deluso le vostre aspettative e di esserne stata all’altezza, dando alla storia un giusto finale. Spero di aver messo le giuste descrizioni, certe volte mi lascio trasportare dalla storia e dai dialoghi.
 Magari più in là farò una raccolta per approfondire meglio qualche momento.
Passo subito ai ringraziamenti!
Vorrei ringraziare come sempre la mia amica Cipi che ha sopportato ogni mia ipotesi e paranoia sulla storia (pur non avendo visto mezza puntata dei Teen Titans). Poi vorrei ringraziare Shainareth che ha sempre dimostrato tanto interesse per me e anche Rae_03.
Chi ha messo la storia tra le preferite: Beckyforever, Hisoka_98, Imnotnormal,  Lady_Moon,  Lydia Martin Stilinski, Rae_03,Shainareth,  We_are_the_crystal_gems.
Chi tra le seguite: _Jupiter_
Chi tra le ricordate: _cryptic_
E chi ha sempre recensito e mi ha sempre incoraggiata anche tramite messaggi.
Grazie mille, questa è una sezione fantastica e spero di tornarci presto!
Alla prossima!
  
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