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Autore: WhiteLight Girl    19/03/2017    2 recensioni
Nalla notte Chat Noir scruta verso la finestra di Marinette, abbastanza vicino da sentire il profumo del pane e dei biscotti che permea l'edificio che ha di fronte.
A scuola, giorni dopo, Marinette si prende cura del suo gattino ferito come può, cercando di non lasciare trapelare la sua preoccupazione e di impedire anche allo stesso Adrien di capire cosa stia facendo.
Presto nasce un gioco di sguardi e premure reciproche in cui il confine tra ciò che i ragazzi sanno e ciò che sperano di sapere si confonde e sfuma spingendoli l'uno verso l'altra.
***
"Dimmi, Adrien, cambierebbe qualcosa se tu conoscessi il nome della ragazza che si nasconde sotto la maschera?"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ZUCCHERO A VELO




La campanella che segnava l’inizio dell’intervallo risuonò per tutto l’edificio, risvegliando Adrien dal suo torpore. Aveva continuato a prendere appunti anche se sovrappensiero, ed ora le parole che riempivano l’ultima parte della pagina erano quasi scarabocchi che già sapeva sarebbero stati difficili da decifrare.
«Usciamo a fare merenda fuori o restiamo in classe?» gli domandò Nino.
Adrien lo guardò e ripensò alla fatica che aveva fatto nel salire le scale, sorridendo e tendendo leggermente la gamba dolorante. La fasciatura stretta attorno alla coscia era la sua unica sicurezza, in un mondo in cui Hawkmoth avrebbe potuto attaccare da un momento all’altro. Una parte di lui temeva ciò che sarebbe successo se un Akuma fosse stato avvistato troppo presto. Sbirciò verso Marinette e la vide riporre distrattamente i libri dentro il suo zaino, mentre al suo fianco Alya era già pronta a schizzar via fino alla prossima lezione.
«Penso che oggi preferirei restare in classe, ho l’impressione che mi stia venendo il raffreddore e non vorrei prendere freddo.» rispose. Ammucchiò i libri sul lato della scrivania e sollevò lo zaino, frugandovi dentro alla ricerca della merenda, ma una volta tirato fuori il panino dalla borsa sbuffò e lo rimise al suo posto.
Non aveva neanche voglia di controllare con cosa fosse, ed all’occhiata confusa di Nino si limitò a rispondere: «Non ho fame.»
Nino annuì, ma invece che passare oltre afferrò lo zaino e vi annusò dentro, facendo una smorfia.
«Altra roba dietetica?» domandò.
Adrien sorrise e scrollò le spalle. «È il mio mondo.»
Si abbandonò contro lo schienale della sedia ed incrociò le mani sulla pancia vuota, consapevole che una volta che gli amici avessero tirato fuori la loro merenda avrebbe iniziato a sentire almeno un leggero languorino, e sperò di riuscire a trattenersi fino al momento in cui avrebbe potuto frugare nella dispensa di casa fino a trovare qualcosa di più saporito, ma non aveva fatto caso alla discussione avvenuta alle sue spalle, dove Marinette ed Alya chiacchieravano sottovoce. Alle sue orecchie era arrivato solo un brusio indistinto, fino a quando la voce squillante di Alya non lo risvegliò dai suoi pensieri.
«È un vero peccato che tu non abbia fame.» gli disse.
Si voltò a guardarla, trovandola tesa verso di lui e con un sorriso che gli fece quasi rizzare i peli delle braccia. Alya portò una mano al petto e chiuse gli occhi, sollevando il mento. «Proprio il giorno in cui Marinette si era preoccupata di preparare un nuovo dolce da dividere con gli amici.»
Vide con la coda dell’occhio Marinette arrossire, trattenne un sorriso e si grattò la guancia distogliendo lo sguardo.
«Oh, beh, per i dolci c’è sempre posto.» disse. Si chiese se Marinette sapesse quanto li amava, poiché in qualche modo ogni volta che succedeva qualcosa di brutto nella sua vita o si sentiva giù lei si presentava con i dolci per tutto il gruppo.
«Non so come sia uscito, è un po’ un esperimento.» ammise Marinette. «Spero solo che sia buono.»
Adrien scattò in piedi, e prima di potersi rendere costo di quello che stava facendo la coscia gli urtò contro il bordo del tavolo e dovette trattenere un gemito. «Mi offro come volontario per fare da tester.» dichiarò con voce rotta premendo il palmo sulla gamba.
Marinette gli sorrise con le gote arrossate, stringeva tra le mani il piccolo vassoio con il dolce ancora coperto dal tovagliolo a fiori. «Non devi mangiarla per forza.» gli disse.
«Nessuna forzatura.» dichiarò Adrien. Tese la mano per afferrare il vassoio, ma ci ripensò e si sedette sul banco, rivolto verso le ragazze. La classe si stava svuotando in fretta, alcuni dei loro compagni facevano loro dei cenni di saluto prima di lasciare l’aula, altri correvano via senza dire nulla, ed in poco tempo rimasero solo loro quattro.
Adrien batté le dita sul bordo del proprio banco, Nino si poggiò a quello di Alya, e Marinette sollevò il tovagliolo rivelando una crostata dorata il cui profumo gli inondò le narici. Il leggero strato di zucchero a velo che la ricopriva le conferiva un’aria deliziosa.
«Chi vuole fare gli onori di casa?» domandò Alya. Estrasse un coltello dal sacchetto e lo guardò ammiccando. Nino sorrise. «Ah, se volete lo faccio io.»
Ma Alya guardava ancora Adrien e gli tese il coltello, lui scosse il capo. «È il dolce di Marinette, dovrebbe farlo lei.»
Marinette ebbe un sussulto, incrociò il suo sguardo e lo distolse con uno scatto. «Sì, va bene.» disse. Stinse il coltello tra le dita, ed Adrien si ritrovò a strofinare le mani una contro l’altra e pregustare il momento in cui avrebbe potuto assaggiare.
Il coltello affondò nella crostata lasciando un solco profondo, e qualcosa di cremoso emerse portandosi dietro il suo profumo appetitoso. Adrien non riusciva a capire di cosa si trattasse, ma già sapeva che se ne sarebbe innamorato. Alya dispose quattro piattini sul banco, e Marinette vi poggiò sopra le quattro fette, poi afferrò la prima porzione e la porse ad Adien, che constatò con malcelata soddisfazione che si trattava del pezzo più grande.
Afferrò la forchetta e prese il primo boccone senza aspettare che gli altri avessero il loro pezzo, e la crema gli si sciolse in bocca. «Oh, Marinette!» disse, sollevando gli occhi al soffitto. «Io non ho idea di cosa ci sia qui dentro, ma è assolutamente da leccarsi i baffi!»
Marinette tossicchiò e si sforzò di deglutire, con la forchettina stretta tra i denti, batté una mano sul petto per riprendere fiato.
Adrien trattenne un sorriso imbarazzato, e rendendosi conto di ciò che aveva detto sperò che Marinette non avesse notato il suo accenno ai baffi. Portò un altro boccone alla bocca e tenne gli occhi fissi sul resto della sua parte di dolce. Sentiva gli occhi della ragazza addosso, ignorò i complimenti di Alya e Nino e sperò che Marinette non dicesse nulla, anche se una voce dal fondo della testa bramava allo stesso tempo che lei dicesse qualcosa, qualunque cosa, che potesse fargli capire se sapeva o no.
Nino gli tirò una gomitata. «Buona davvero.» disse, il sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
«Amo i vantaggi che derivano dall’essere amica della figlia di un panettiere.» affermò Alya. Ripulì la crema dal piatto, leccò il retro della forchetta, ammiccò rivolta nella sua direzione e poi sorrise a Marinette, che rimase in silenzio a fissarla con le gote arrossate.
I suoi occhi riflettevano la luce del mattino che filtrava attraverso le finestre, e le erano rimaste alcune tracce dello zucchero a velo sulle labbra. Adrien sorrise, pensando che non poteva essere più bella.
Che lo sapesse o no, rifletté Adrien, Marinette era lo zucchero a velo che rendeva più dolci le sue giornate.

   
 
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