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Autore: effy_14    22/03/2017    2 recensioni
Piccola premessa questa storia può essere vista come il seguito di "Io ci sono...", di cui consiglio la lettura, ma può essere anche letta a parte =)
"Pensieri troppo veloci le riempirono la mente e la rabbia crebbe tanto che quando fece per avvisare i compagni dell’imminente arrivo via mare della Marina non si accorse di aver urlato arrabbiata guardando male tutti."
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!! Eccomi tornata con un nuovo capitolo, finalmente!! Ho avuto qualche dubbio su questo aggiornamento, in parte perché avevo mille idee in testa su come la situazione si poteva evolvere, in parte perché ho sempre paura non riuscire a far capire gli stati d’animo e le situazioni. Alla fine ho optato per scegliere parole che io stessa mi sono sentita dire, così da potermi immedesimare meglio. Beh spero piaccia anche a voi!!
Un abbraccio e un grazie a tutti!Buona lettura!
 
Effy
 
 
 
 
-Dobbiamo parlare. –
Il suo cuore si fermò in gola e gli occhi si abbassarono automaticamente, allora era come aveva pensato. Le salì nuovamente la rabbia: gli era bastato stare due anni con quella ragazzina per dimenticare il loro rapporto, se così si poteva chiamare. Iniziò a bollire dal nervoso e non riuscì più a trattenersi, non si sarebbe mostrata abbattuta! Il verde stava per aprire bocca ma lei lo precedette: - Ho già capito. – Lo vide fare una faccia interrogativa: come poteva aver già capito?!
- Non c’è bisogno che fai quella faccia. Shakky mi ha detto tutto! -
Era sempre più confuso, ma di che cavolo parlava!? Riprovò a parlare, ma lei lo fermò ancora – Certo, potevi scegliere qualcuno di più carino, ma i gusti sono gusti e noi non avevamo nessun accordo, quindi penso di non potermi arrabbiare – Si fermò un attimo e poi riprese. -Anzi, sì che mi arrabbio!! Come ti sei permesso di fare questo a me?! Io che sono sempre stata quella in disparte ad aspettare!! Poi arriva una fantasmina con i capelli rosa e tu, come tutti gli uomini, non resisti e le salti addosso dimenticandoti di tutto? SEI UNO STRONZO!!-
Lo schiaffo che sarebbe dovuto arrivare al suo viso era stato fermato a mezz’aria dallo stesso destinatario. Le strinse il polso facendo assumere al suo viso arrabbiato una smorfia di dolore. Se doveva prendere uno schiaffo da lei, ed era quasi certo che lo avrebbe preso, non doveva essere per un motivo così assurdo.
Aveva sentito i suoi sguardi furenti trapassarlo quasi da parte a parte ogni volta che entrava nel suo campo visivo, mentre erano sul ponte. Non ne era del tutto stupito visto che dopo il loro incontro non si era più fatto vivo, ma non pensava di poter suscitare tutta quella collera con una sola azione. Sarebbe stato più duro del previsto dirle ciò che doveva, ma non poteva tirarsi indietro.
Non appena l'aveva vista andare sottocoperta si era deciso che quella era l'occasione giusta, così l’aveva seguita e aspettata fuori dalla sua cabina deciso a fare ciò che andava fatto: lui avrebbe parlato, lei si sarebbe arrabbiata e avrebbe cercato spiegazioni. Poi, dopo avergli urlato contro ed averlo malmenato per bene, avrebbe cominciato ad odiarlo sempre di più. Non che la cosa gli facesse piacere, ma come aveva accettato l’odio di mezzo mondo, avrebbe accettato anche il suo.
Ma quella mocciosa aveva cominciato ad urlare cose senza senso ed ora si trovava li: a guardarla arrabbiata mentre le teneva bloccato il polso con la mano.
-Si può sapere cosa stai blaterando? – la senti cercare di liberarsi dalla sua presa, inutilmente, anche senza una grande forza poteva tenerla tranquillamente ferma - Shakky mi ha detto che una ragazza, presumo Perona, dalla sua descrizione, ti ha accompagnato fino a qui. – si fermò sospirando, quasi arrendendosi a quello che stava per dire – Ci siamo rivisti e tu sei sparito. Sei arrivato sulla nave e la prima cosa che mi hai fatto è stato parlarmi di lei.- tornò furente tutto d’un tratto –Non sono una stupida sai, so fare due più due. –
Aveva ascoltato tutto il suo discorso senza battere ciglio, nonostante trovasse ogni parola detta dalla rossa assurda. Lasciò il delicato polso della compagna dove notò essersi formato un piccolo alone, non dovuto alla sua forza, ma al suo continuare a dibattersi. Si senti momentaneamente tranquillizzato dal fatto che non avesse realmente compreso cosa dovesse dirle, per poi pentirsene quasi subito, se si era arrabbiata così per un malinteso figuriamoci dopo.
-Sei la solita mocciosa. Perona non è niente! Si, mi ha accompagnato qui; si, siamo stati nello stesso posto per due anni, ma non è niente e non sono stato con lei in questi giorni. Non c’è nessuna donna. Nessuna.-
Passò un buon minuto di silenzio dove la vide: prima aprire gli occhi stupita, per poi addolcirli insieme alle labbra, che stavano iniziando a salire lentamente verso l’alto. Non andava bene. Cercò di approfittare dell’attimo di silenzio per continuare il discorso ma lei fu molto più veloce.
– Credevo che ti fossi dimenticato subito di me. – alzò una mano per andare ad accarezzargli il viso – Credevo che non avremmo più potuto riprendere da dove avevamo lasciato. –
Il sorriso che si ritrovò davanti, insieme alla sensazione che la carezza gli stava lasciando gli fece più male di qualsiasi lama lo avesse mai ferito. Non poteva più aspettare, era arrivato il momento di chiudere tutto. Si rimise serio e, per l’ennesima volta in quella conversazione, si scansò da lei.
-Forse non mi sono spiegato: non c’è nessuna donna, come nulla da cui riprendere. – Non le lasciò tempo di prendere fiato – Non tornerà, anzi noi non torneremo com’eravamo prima. È stata solo una debolezza, debolezza che non voglio più avere. –
La mano ancora a mezz’aria per la carezza appena data e la bocca secca per la sorpresa. – Co.. – cerco di ingoiare un pochino di saliva, anche se questa sembrava sparita, e riprese – Che cosa stai dicendo? Che cosa vuol dire debolezza? –
Come aveva previsto il ragazzo: lei voleva delle spiegazioni. Spiegazioni che lui non avrebbe potuto darle. Nonostante in quel momento il suo corpo fosse immobile e il suo viso, apparentemente, senza espressione, nel suo petto era in atto una delle battaglie più dure che avesse mai dovuto combattere; ma ormai era deciso, ci aveva pensato per un anno e quella era l’unica soluzione. Alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi che, esigenti, aspettavano una risposta. Dopo qualche minuto di totale silenzio la rossa perse nuovamente la pazienza – Mi vuoi dire che cavolo sta succedendo? – lo vide girare la testa dall’altra parte. Mosse la mano che prima lo aveva accarezzato e con tutta la forza che aveva in quel momento gli ri-girò il viso – Se devi dirmi qualcosa almeno fai l’uomo e dimmelo in faccia! – Si sentì colpito nel vivo da quella affermazione, ma cerco nuovamente di resistere. Non c’era più nulla da dire che non avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione. Ma Zoro è un uomo, e gli uomini trovano sempre qualcosa da dire per peggiorare la situazione. Prese un respiro per contenersi dall’urlare e parlò freddo – Faremo come se non sia successo niente e andremo avanti come compagni. Questo è quanto. -
Quello che Nami sentì fu un semplice “crak” in mezzo al petto, poi il vuoto. Fare come se non ci fosse stato niente, cancellare tutto, quasi fosse qualcosa di cui vergognarsi. Risentì il dolore al petto e ne fu certa, il suo cuore si era appena spezzato per la seconda volta in vita sua.
Abbassò gli occhi, la mano che teneva il viso del ragazzo cadde accanto al suo fianco, le spalle si incurvarono: le sembrò di cadere a terra stando in piedi. Non disse nulla. Si girò su se stessa e rientrò in camera sua.
Lo sbattere della porta lo lasciò di stucco, cosa?! Niente urla? Niente pugni? Senti un tonfo venire dall’interno della cabina e attivò subito l’Haki dell’osservazione, che si fosse sentita male? Non l’avesse mai fatto. La vide a terra in preda ai singhiozzi di un pianto silenzioso, si senti morire. Il corpo si mosse da solo verso la maniglia, per poi sentirsi bloccato dall’orgoglio. No. Ormai aveva rotto tutto. Sospirò sconfitto, perché così si sentiva, sconfitto da qualcosa che non aveva nemmeno avuto la possibilità di combattere. Si avviò verso il ponte: con il tempo sarebbe stata meglio, con il tempo avrebbe trovato altro. E se questo voleva dire saperla al sicuro, andava bene anche vederla felice con qualcuno che non fosse lui.
Rimase stesa a terra per un tempo che le parve infinito. Quando fu certa di non avere più lacrime da versare cercò di ricomporsi, aveva una nave da guidare e non poteva mostrare debolezza di fronte ai suoi compagni, loro si fidavano ciecamente di lei. Si appoggiò al mobile della specchiera per sistemare al meglio il viso e cercare di nascondere gli occhi rossi. Riabbassò la testa, che sentiva estremamente pesante in quel momento, facendo entrare un pacchettino bianco nel suo campo visivo. Lo aprì delicatamente ed estrasse il fragile contenuto. Il ciondolo. Il loro ciondolo. Rotto. Il cuore verde staccato dalla rosa dei venti e la catenina spezzata a metà. Lo rigirò tra le mani e poi mise tutto nell’ultimo cassetto del portagioie. Non sarebbe più servito portarlo a Franky per aggiustarlo, ormai era rotto, come loro, e così sarebbe stato per sempre.
 
 
 
   
 
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