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Autore: Heihei    24/03/2017    4 recensioni
Bethyl-AU
Quegli stupidi degli amici di Beth sono determinati a rendere il suo diciottesimo compleanno memorabile, peccato che le loro buffonate la faranno restare bloccata in un brutto quartiere di una città sconosciuta, attualmente pattugliato dall'Agente Shane Walsh. Minacciata sia dagli agenti che dai criminali, dovrà rassegnarsi alla compagnia di un gruppo di zotici, tra cui un certo redneck particolarmente scontroso.
**Questa storia NON mi appartiene, mi sono limitata a tradurla col consenso dell'autrice**
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Maggie Greeneunn, Merle Dixon
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PREMESSA DELL’AUTRICE:

Prima di andare avanti con la storia, ho riscritto il primo capitolo sotto il punto di vista di Daryl… spero non vi dispiaccia, ho pensato che poteva essere un buon modo per iniziare. In ogni caso, nei prossimi capitoli alternerò i due punti di vista seguendo la linea temporale.

 

 

 

 

II. Contadinella


 

 

Daryl rimase in silenzio tutto il giorno. Fece tutto quello che di norma faceva quando se ne stava per conto suo: dopo aver bevuto whiskey e fumato mezzo pacchetto di sigarette nella veranda sul retro, quando si sentì abbastanza su di giri, fece qualche chin-up alla sbarra in garage. Quando poi diventò davvero irrequieto, afferrò la sua balestra e s’inoltrò nel bosco in cerca di qualcosa da uccidere.
Il bottino di quella nottata fu un misero coniglio. Merle probabilmente avrebbe avuto da ridire, dato che erano al verde, di nuovo.
Verso le quattro del mattino, tornò in garage a fare benzina e, quando fuori dalla loro baracca non c’era più anima viva, uscì a rifornire anche la moto di Merle. Nessuno dei due ne aveva un disperato bisogno, in effetti ne avevano già abbastanza per percorrere qualche altro centinaio di miglia, ma non aveva nient’altro di meglio da fare.
“Hey… Daryl, giusto?”
Alzò lo sguardo dalla tanica di benzina da cui stava scorrendo il liquido e trovò l’amica di Merle appoggiata alla porta del garage. Era scalza, manteneva con una mano il suo stupido paio di tacchi a spillo. A Merle piacevano le bionde. Questa era riccia e dannatamente sfacciata, la sua voce era roca, consumata dal fumo.
“Merle sta ancora dormendo, mi daresti uno strappo in città?”
Il trucco le era colato sulle zampe di gallina da entrambi i lati degli occhi. Sembrava sfinita, e forse ancora un po’ fatta. Il fatto che si ricordasse il suo nome lo sorprese, l’aveva vista solo per pochi secondi, al buio, mentre inciampava con Merle nel vialetto. Infatti, lui non riusciva a ricordarsi il suo. Forse si chiamava Starla, qualcosa del genere.
Scrollò le spalle, pulendosi le punte delle dita dall’olio. “Dammi un minuto”, borbottò.
Entrò in casa, ammesso che si potesse definire tale. Vivevano lì da poco più di un mese. Quel posto era completamente fuori mano e abbandonato a se stesso. Non era sicuro di come Merle l’avesse trovato, non aveva mai fatto domande.
Era arredata in modo disarmonico, con i soliti mobili vecchi e usurati e oggetti ambigui che probabilmente non avevano alcuna funzione. Non importava quante volte lui li avesse buttati per aria, quella maledetta pila di giornali scandalistici era sempre lì, davanti alla porta. Diede loro l’ennesimo calcio e non batté ciglio quando la torre di carta crollò.
Sentì Merle imprecare dall’altra stanza. Inizialmente, pensò di averlo svegliato, ma poi lo sentì gridare: “Per quei soldi farò il lavoro vestito da Marilyn Monroe e per un altro cazzo di dollaro in più te lo lascerò filmare!
Stava parlando a telefono e, da come sembrava contento, forse aveva trovato qualcosa da fare per loro, il che era più che buono: a Daryl erano rimasti otto miseri dollari in tasca, mentre a Merle solo qualche pelucco.
Dei passi pesanti provenienti dalla camera da letto furono il preludio dell’arrivo di suo fratello nella stanza principale, ancora mezzo nudo e mezzo addormentato.
“Saremo lì tra un minuto.” Staccò e s’infilò il telefono in tasca. “Wanda è ancora qui?”
“E’ qui fuori, stavo per accompagnarla a McCoy’s.”
Finalmente trovò la sua camicia e il suo gilet, li aveva gettati chissà quando dietro ai resti scheggiati di un vecchio tavolino da caffè, abbandonato in un angolo dopo aver perso fin troppe gambe per essere ancora utile.
“Lasciamola lì strada facendo”, rispose Merle mentre tornava in camera da letto a rivestirsi. “Sai, Darleena, se vuoi portarti un paio di tette qui ogni tanto, fai pure. Mi toglierò dai piedi.”
“No, non lo faresti”, ringhiò Daryl. “Quindi sta’ zitto.”
Merle ridacchiò. “Era Nick, vuole che andiamo da lui. Non li hai mai visti i suoi nipoti, vero? Sono giovani, ma hanno qualcosa che potrebbe interessarci.”
“Del tipo?”
“Armi. Hanno bisogno di un paio di braccia in più per il viaggio e io gli ho detto che possiamo farlo.”
Daryl annuì. Non era proprio quello che si aspettava e Merle lo sapeva, se n’era accorto solo osservandolo, ma quegli otto dollari che aveva in tasca cominciavano a sentirsi soli.
“Va bene”, mormorò.
Ma no, non andava bene. Sembrava una vera rottura di palle.

 

● ● ●

 

 

“Non è che disprezzo il lavoro legale...”
Merle abbassò il cavalletto della sua moto. Aveva ricominciato a parlare quando il rumore dei motori si era placato, come se stesse riprendendo una conversazione lasciata in sospeso che però era esistita solo nella sua testa. Forse stava cercando di leggere nella mente di suo fratello, oppure, aveva semplicemente ripensato alla faccia che aveva fatto quando gli aveva detto del lavoro. Daryl non avrebbe fatto un buon lavoro se non fosse stato concentrato.
Si stavano fermando di fronte casa di Nick, quando videro un’Accord nera malandata parcheggiare lì vicino. Gli era familiare, ma non riusciva a ricordare a chi appartenesse, pur non essendo la prima volta che la vedeva da Nick.
Una delle portiere posteriori si aprì e una ragazza bionda dal corpo minuto spuntò fuori dall’auto.
La squadrò per bene, ma non gli sembrò di averla mai vista. Gli bastò incontrare il suo sguardo per un secondo per capire che non apparteneva a quell’ambiente, e anche lei sembrava saperlo bene. Aveva le mani in tasca e sembrava agitata, lunghe onde disordinate di capelli biondi incorniciavano il suo bel viso preoccupato.
“Che?” Daryl si voltò di nuovo verso il fratello.
“Mi stai ascoltando?!” Merle incrociò le braccia al petto, aggrottando le sopracciglia. Il suo sguardo raggiunse la biondina e poi si riposò sul fratello, accusandolo in silenzio.
“Che hai detto?”
“Ho detto che non ho problemi col lavoro legale… lo rispetto. Il fatto è che con un lavoro onesto non guadagni gli stessi soldi che guadagni così, neanche lontanamente.”
Merle fece per allontanarsi, ma indugiò, come se volesse finire il suo pensiero prima che potesse giungere alle orecchie altrui.
“Sì, lo so”, disse Daryl, abbassando il cavalletto.
“Possono dire quello che vogliono, ma più soldi significa meno problemi per me e per te, fratellino.”
Sembrava che stesse cercando di convincere in primis se stesso e Daryl capì che non era così sicuro della cosa come voleva apparire.
Il contrabbando di armi era pericoloso, era molto probabile che li gettasse in situazioni in cui avrebbero dovuto occuparsi di lavori di uguale o maggiore pericolo e Merle non voleva finire di nuovo in prigione. Daryl, invece, non si era mai cacciato nei guai con la legge e non voleva cambiare la sua condizione.
“Già, dobbiamo farlo.” Merle annuì alle sue stesse parole, guardando l’asfalto.
Erano davvero così disperati?
“Come dici tu, fratello”, mormorò Daryl.
Osservando di nuovo l’Accord non molto lontana da oro, ricordò a chi apparteneva.
Era di Luke e Leon, due idioti del college che venivano spesso d’estate o nel periodo tra due semestri. Altre due ragazze, brune e formose, scesero dall’auto e raggiunsero la porta di Nick, mentre la biondina era rimasta accanto alla macchina a parlare con Leon, l’idiota numero uno.
Merle si avvicinò a lei dopo aver salutato i ragazzi, facendo completamente svanire quella parvenza di disagio che solo pochi secondi prima corrugava il suo viso. Daryl, invece, restò indietro e li lasciò chiacchierare, raccogliendo il necessario per confermare i suoi sospetti sulla biondina: non era di lì e non voleva neanche starci. Si mordicchiava il labbro inferiore e giocava con le punte dei suoi capelli, scrutando ognuno di loro con i suoi grandi occhi blu, come se riuscisse a capire di più con uno sguardo che con le parole.
Quando i suoi occhi raggiunsero anche Daryl, quasi si vergognò ad aver sentito un lieve tremore. Era una giovane donna, così giovane che forse non era neanche una donna. Si sentì quasi sollevato quando notò che lo stava guardando con apprensione. Naturalmente, l’avrebbe potuto vedere solo come un cafone, niente di più.
“Siete due idioti”, disse ai suoi amici in tono smielato.
Daryl rimase sorpreso quando la vide dirigersi verso casa di Nick. Non riusciva a capire perché ci stesse andando da sola, quando era chiaro che fosse nervosa. Quasi inconsciamente, la seguì e non gli sfuggì l’espressione stranita di suo fratello quando l’aveva notato. Per qualche strana ragione, il fatto che quei due cazzoni non avevano voluto accompagnarla gli aveva dato fastidio. Nick non era un folle, anche se quei due gli dovevano dei soldi non li avrebbe tormentati più di tanto.
Luke le stava guardando il culo da quando si era voltata. Che gli costava andare con lei come un amico decente? A camminarle dietro la visuale era anche migliore.
Si fermò di fronte alla porta e lui cercò di affiancarla con un movimento che sperò non fosse troppo imbarazzante. Fu investito dal suo odore di bosco e di cavallo. Era una contadinella, avrebbe dovuto capirlo dagli stivali da cowboy sporchi di fango e di erba.
Alzò lo sguardo sui suoi occhi da bambola e sulle sue guance, che erano arrossite quando l’aveva visto allungare il braccio per aprirle la porta.
“Entriamo così?”, mormorò dopo alcuni secondi di silenzio.
Senza degnarla di una risposta, Daryl la superò. Non era un suo problema. Se non voleva entrare, non doveva farlo. Nessuno la stava obbligando.
In cucina trovò Andy, che era quello che gli stava più sul cazzo tra quei pezzenti, e due ragazzi che non aveva mai visto. Dovevano essere i nipoti di Nick.
“Hey amico!” Andy gli strinse la mano. “Questo è Daryl Dixon, il fratellino di Merle. Daryl, lui è Jeremiah.”
Gli indicò il più grande. La barba non era abbastanza folta da coprirgli la vistosa cicatrice su un bordo della bocca che, quando quel lato della faccia si mosse, sembrò accentuare un sorriso. Ma alla fine non era che un semplice ghigno. Gli fece un cenno con la testa e cominciò a studiarlo, portandosi un po’ più avanti con la sedia.
“E lui è Evan.”
L’altro doveva avere più o meno la stessa età degli amici della contadinella. Gli rivolse un sorriso amichevole, leggermente asimmetrico a causa di un paio di piercing sulle labbra. La pelle era gonfia, dovevano essere recenti.
“Dov’è Merle?” Andy guardò la porta, speranzoso di vedere arrivare il maggiore dei Dixon.
“E’ qui fuori con Luke e Leon.” Daryl si appoggiò al bancone, il più lontano possibile da loro.
“Che ci fanno qui? Non devono andare a scuola ancora per qualche mese?” Andy tirò fuori un mazzo di carte dalla tasca e tolse l’elastico, cominciando a mischiarle sotto il tavolo.
“Non per forza.” Evan alzò gli occhi al cielo.
“Spezzeresti il cuore a zia se non finissi, non puoi permettertelo”, gli disse Jeremiah a mo’ di avvertimento.
“Allora, che abbiamo qui?” Merle arrivò in cucina poco dopo. Entrambi i nipoti di Nick e Andy lo salutarono con fin troppo entusiasmo e fecero scivolare l’ultima sedia del tavolo verso di lui, invitandolo a mettersi comodo. “Arriviamo al sodo. Ci stiamo, diteci dove e quando.”
Daryl lanciò un’occhiata torva al fratello. Si era quasi aspettato che ne parlasse un po’, che si prendesse del tempo per valutare i rischi prima di vendersi anche le mutande.
“Mi fa piacere sentirlo”, disse Jeremiah. “Domani sera. Lo so, è stata una decisione presa all’ultimo, ma i nostri ragazzi hanno… mollato.”
“Sono stati arrestati?”, borbottò Evan.
“Sono dei coglioni. Partiremo da Winters’, non so se hai presente.”
“Sicuro.” Merle nascose ogni segno d’ansia con una scrollata di spalle.
Jeremiah lanciò a Daryl un ultimo sguardo indagatore. “Ora, ovviamente, ti ho fatto venire qui perché non lavoro mai con gente che non conosco e, dato che ho deciso di fare un’eccezione per tuo fratello, volevo farmi una bevuta con voi.”
“Non posso darti torto, amico”, disse Merle, guardando suo fratello. “Sei pronto per il tuo primo vero colloquio di lavoro?”
Daryl sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Jeremiah sembrò apprezzare quella sua reazione, perché il lato non mutilato della sua bocca si curvò in un ghigno soddisfatto, scoprendo parte dei suoi denti ingialliti.
Fuori dalla finestra, le sirene cominciarono a suonare.
Nonostante fosse sempre riuscito a evitare contatti con la polizia, Daryl si sentiva sotto pressione ogni volta che li vedeva arrivare. Merle, invece, forse per abitudine, era più tranquillo. Infatti, cercò di mandare avanti la conversazione con Jeremiah coprendo il suono delle sirene con la sua voce.
“Magari possiamo convincere tuo zio Nicky a sacrificare un po’ di roba per la nostra serata, che ne dici?”
All’inizio, Andy, Evan e Jeremiah gli diedero corda, ma quando fu chiaro che le sirene erano dirette nella loro direzione, si ammutolirono.
Lo sguardo di Daryl corse subito alla porta sul retro. Oltre il recinto di quel piccolo cortile, c’era un boschetto e, se avesse dovuto, sarebbe scappato tra gli alberi. Non voleva abbandonare suo fratello, ma Merle sapeva essere abbastanza stupido con gli sbirri. Molto spesso arrivavano alle mani e Daryl non poteva controllarlo, poteva aiutarlo fino a un certo punto. E poi, gli sarebbe stato più utile senza un paio di manette ai polsi.
Jeremiah si alzò, tentato dall’andare a vedere di persona cosa stesse succedendo, ma Andy lo fermò. Nick era lì, Daryl l’aveva sentito parlare nel corridoio con le ragazze. Tra l’altro, Luke e Leon se l’erano data a gambe appena avevano visto la polizia.
Siete miei cugini, sangue del mio sangue, e mi lasciate qui così?!”, sentì una delle ragazze urlare, probabilmente a telefono.
Infatti, Nick entrò in cucina con le altre due. La contadinella si appoggiò al muro più distante da loro e osservava la stanza con un’espressione esasperata.
“Vi hanno lasciate qui?”
Daryl non aveva intenzione di parlare, ma alla fine lo fece comunque. Erano ancora più stupidi di quanto pensasse.
La contadinella incontrò il suo sguardo e annuì con un piccolo verso simile al tubare di una colomba. Non sembrava per niente sorpresa dal loro comportamento.
“Il mio fratellino non approva. Chiediglielo con gentilezza e gli farà il culo al posto tuo”, le disse Merle.
Riusciva ancora a sentire l’altra ragazza urlare in corridoio.
“Credo che Missy se la stia cavando bene anche da sola.”
“CHE SIGNIFICA CHE LA POLIZIA HA MESSO SU UNA BARRICATA?!”
Daryl si preparò al possibile panico che quelle parole avrebbero potuto creare, ma alla fine nessuno si diede a una folle fuga tra le colline. Semplicemente, si limitarono a balbettare qualcosa di incomprensibile, il che era incoraggiante. Dopotutto, nessuno di loro sarebbe stato credibile, eccetto lui e probabilmente la contadinella. Andiamo, che razza di sbirro avrebbe potuto arrabbiarsi con lei? Era chiaro come il sole che era lì perché era stata costretta e probabilmente sapeva anche piangere al momento giusto.
I loro pensieri preoccupati furono di nuovo interrotti dalle urla della ragazza a telefono, che dopo un po’ staccò ed entrò in cucina a riportare quello che Luke e Leon le avevano detto della situazione mentre stavano cercando di tornare.
Daryl aveva già sentito parlare di situazioni del genere e duravano sempre più del previsto. Gli sbirri avevano troppe regole e spesso prendevano iniziative che non portavano a nulla. Sarebbero rimasti lì per un po’.
Guardò fuori dalla finestra, lasciando che gli altri continuassero a parlare. Era davvero una situazione del cazzo. Nick era stato un idiota ad accettare di vendere della roba a dei ragazzini e avrebbe dovuto convincere le ragazze a stare mute nel caso fosse sorto un problema. D’altronde, avevano deciso loro di entrare.
Sembravano nervose e, anche se da un lato pensava che se l’erano cercata, non poteva biasimarle. Lui non era stato esattamente un bravo ragazzo alla loro età. Era normale che fossero preoccupate, così com’era normale che pensassero che qualche sbirro o anche lo stesso Nick avrebbero potuto metterle nei casini, oppure che qualcuno di loro in quella casa avrebbe potuto fare il pervertito. Pensò che sia lui che Merle non dovevano lasciare che accadesse. Erano state stupide, ma dovevano sentirsi e stare al sicuro per tutto il tempo in cui sarebbero rimaste bloccate lì.
Quando gli sbirri smisero di cazzeggiare nei paraggi e si fermarono tutti fuori alla 708, Daryl si tranquillizzò e tornò a focalizzare l’attenzione su quello che stavano dicendo giusto in tempo per sentire suo fratello fare una battuta sulla contadinella. Le sue guance diventarono rosse e cominciò a muovere nervosamente le mani nelle tasche dei jeans.
“Zitto, coglione. Lei non ti conosce”, calciò leggermente la sedia del fratello, “...non sa che stai scherzando.”
“Le mie scuse, bambolina.”
Merle era un po’ lento di comprendonio, ma prima o poi ci sarebbe arrivato. Era facile che si presentasse come un cattivo ragazzo, ma Daryl sapeva che suo fratello era molto meglio di così.
Ricominciarono tutti a parlare di quel casino e le due brunette si accomodarono sul tavolo, una a fianco all’altra con le mani giunte. Aveva senso che fossero amiche. La contadinella, però, non sembrava c’entrare molto con loro. Sì, indossava dei semplici jeans, una camicetta e degli stivali da cowboy di contro all’abbigliamento appariscente delle amiche, ma non era solo il modo in cui era vestita a distinguerla. Aveva un atteggiamento completamente diverso. Il modo in cui parlava, il modo in cui si guardava intorno, interessata ma distante, la dicevano lunga. Le sue amiche, invece, sembravano le classiche tipe che amavano sentirsi al centro dell’attenzione, anche più di Merle.
Lei non sembrava avere nessun problema a restare a guardare, ma comunque Daryl non riusciva a spiegarsi cosa ci facesse con quelle ragazze o con Luke e Leon.
Stava quasi per abbandonare quel pensiero, l’inspiegabile enigma della contadinella, prendendo una birra dal frigo di Nick, quando la sua attenzione e quella di tutti i presenti venne catturata da una voce amplificata da un megafono che stava annunciando a gran voce di essere l’Agente Walsh, pronto a fare la parte dell’eroe.

 

   
 
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