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Autore: lightwood4life    27/03/2017    3 recensioni
AU!mondani
E se un giorno come gli altri potesse essere rivoluzionato per sbaglio? E se questo sbaglio potesse cambiare non una vita, ma due?
Un amore difficile, ma non impossibile, dovrà affrontare la cattiveria di un mondo troppo crudele e molti altri ostacoli: ma alla fine di tutto, ne uscirà trionfante?
------------------
[ Dal testo ]
Non avrei dovuto sprecare tutto questo tempo senza di te. Avevo paura. Mi avevano già spezzato il cuore, e avevo il terrore, uno stupido terrore, che potessi farlo anche tu.
Dammi solo la possibilità di recuperare il tempo perduto. Ti amo, Alec, e voglio stare con te. Per sempre.
------------------
[Dal testo]
Vederlo su quel cornicione è stato orribile. Avrei dovuto capire che c'era qualcosa che non andava.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno



finalmente era il 21 marzo: il primo giorno di pimavera. Sembravano tutti un po' più di buon umore quel giorno. In cielo il sole splendeva e quella era la stagione in cui fiorivano le piante...e i nuovi amori.

Alec, Isabelle e Jace stavano uscendo da scuola chiaccherando del più e del meno quando Alec venne spinto da qualcuno. Quel qualcuno si scoprì essere la bellissima Camille Belcourt che gli aveva appena tirato una spallata per passare.

Mentre il moro si sfregava con una mano il punto in cui lo aveva colpito, chiunque altro avrebbe fissato la ragazza con occhi languidi.

Era senz'altro di una bellezza mozzafiato con i boccoli dorati che le accarezzavano le spalle, un seno prosperoso che non temeva a mettere in mostra con abiti scollati, ciglia da cerbiatto, occhi color smeraldo e una pelle bianchissima e priva di imperfezioni.

In quel momento era sottobraccio ad un ragazzo molto attraente, famoso in tutta la scuola per essere un don giovanni.

Aveva origini asiatiche e un gusto particolare in fatto di moda, infatti portava sempre un abbigliamento colorito e svariati anelli alle dita.

La sua reputazione lo precedeva dal momento che era stato con molte persone di quella scuola, maschi o femmine, sembrava non contare molto per lui. In effetti le sue storie abituali non duravano più di una notte, ma sembrava che con Camille Belcourt fosse una cosa seria, dal momento che la loro relazione andava avanti da un anno.

<< Certo che è una stroza >> sbuffò Isabelle.

<< Una stronza incredibilmente sexy però. Non credi Alec? >> Jace tirò una pacca sulla spalla ad Alec.

<< Si...molto. >>

<< Quella lì si è fatta tutta la scuola, proprio come anche il suo ragazzo. Diciamo che secondo me sono una coppia abbastanza bollente, non so quante volte li ho visti sgattaiolare nei bagni, e possiamo tutti immaginarci a fare cosa...>>



Alexander Lightwood era uno che si sapeva organizzare, difatti quel pomeriggio, proprio come quelli passati, finì la lezione per casa in un baleno, essendosi anticipato gran parte del lavoro. Non avendo da fare decise di mettersi pantalone della tuta (rigorosamente nero), canotta abbastanza aderente che gli aveva regalato sua sorella ( anche questa nera) e borsone in spalla.

Si diresse verso la camera di sua sorella e bussò.

<< Avanti >>.

Isabelle, che doveva essere a studiare, se ne stava stravaccata sul letto a pancia in giù, con una gamba piegata un piede penzoloni, e lo sguardo fisso sul telefonino.

<< Io vado in palestra. Tu finiscila di stare con quell'aggeggio e vai a studiare >> le disse da bravo fratello maggiore.

<< Sisi, mmmina. Non sono mica io che ho la maturità quest'anno >>.

Il ragazzo richiuse la porta mentre alzava gli occhi al cielo, ma comunque riuscì a sentire la voce di Izzy che gli gridava che probabilmente in palestra avrebbe trovato anche Jace.

Quel pensiero gli fece accendere qualcosa nel petto.

Jace era in palestra.

Jace.

Il suo Jace.

Accelerò il passo.



Quella era tutto sommato una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo, ma non mancava un fresco venticello primaverile.

New York era una bella città, anche se abbastanza rumorosa. I potevano udire i suoni di clacson o qualcuno che si urlava dietro.

Persone in tutto il mono volevano andare a vivere nella Grande Mela pensando solo alla fama e al successo, ma se ti trasferivi veramente in quel posto dovevi essere pronto a ogni evenienza.

Come ad esempio un passante che si avvicinava a te dicendoti:

<< Se non mi dai il portafoglio ti braso il culo >>.

Erano cose che potevano capitare.

Troppo immerso nei suoi pensieri, Alec non si era accorto di aver raggiunto la palestra. Entrò e fortunatamente notò che c'erano pochissime persone.

Scrutò con lo sguardo lo spazio intorno a lui alla ricerca del fratello, ma non lo vide, così si avvicinò ad un tapisroulant, selezionò la velocità e iniziò a correre.

Dovete sapere che a lui, correre, era sempre piaciuto, perchè quando correva non era diverso dagli altri, on aveva preoccupazioni, problemi o responsabilità; solo lui e lo spazio.

<< Ehi fratello!>>

Jace gli poggiò una mano sulla spalla e per poco non lo fece cadere dallo spavento.

<< Ehi. Non ti avevo visto. >>

<< Si ho notato >>.

E gli rivolse un sorriso. Ma avete presente di che tipo di sorriso sto parlando? Io parlo del sorriso da Jace, quel sorrisetto furbo e sghembo che faceva fare le capriole allo stomaco di Alec.

Quel sorriso.

Quello che illuminava l'universo.

Quello al quale fascino era impossibile resistere.


Dopo aver fatto un po' di peri e boxe, Alexander decise di andare negli spogliatoi a fare la doccia, tanto erano rimasti solo lui e Jace, e non c'era pericolo di essere visto da qualcuno.

Così prese l'asciugamano e si diresse verso le docce, che consistevano in una stanza con dei doccini attaccati alle pareti. Niente muri a separare una doccia dall'altra.

Si svestì e andò sotto il getto d'acqua, inizialmente freddo che lo fece rabbrividire.

Dopo non molto vide Jace arrivare nella sala docce completamente nudo con solo un asciugamano poggiato sulle saplle. Alec non potè fare a meno di squadrarlo da capo a piedi, ma po dovette distogliere lo sguardo, anche se la vista era molto interessante, forse troppo, dal momento che sentì qualcosa risvegliarsi a sud.

Si affrettò a dare le spalle al fratello, che si era posizionato nella doccia a fianco, per non farsi notare.

Alec diventò completamente rosso e si maledì mentalmente, intanto l'altro sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione.

<< Alec, hai visto quella bionda al tapisroulant? Aveva un sedere...>> disse con lo sguardo sognante e un sorrisetto. << Si chiama Lydia e, come succede sempre ( insomma chi riuscirebbe a resistere al mio fascino?), mi è caduta ai piedi. E ho preso il suo numero>>.

Il moro nel frattempo continuava a tenere la schiena al fratello e aveva spostato la gradazione dell'acqua a gelata per cercare di risolvere il suo “problemino”.

<< Io ho fatto >>. Si affrettò a dire per poi sgattaiolare fuori dalla stanza per correre agli armadietti dove aveva lasciato i vestiti.

Si sedette su una panca e poggiò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi. Jace per fortuna non si era accorto di nulla, ma d'altronde era troopo preso da se e dalle sue conquiste per accorgersi di Alec. Infondo non aveva mai visto veramente il fratello, altrimenti avrebbe capito.

Rimase in quella posizione per interminati minuti, maledicendosi da solo perchè un mostro.








È molto tardi quindi sarò breve.

Scusate se ho postato tardi il primo capitolo, spero vi sia piaciuto.

L'idea delle docce mi piace molto.

Lasciate una recensione mi raccomando eh :)

buonanotte.

Scrittrice Nascosta









   
 
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