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Autore: Prince Lev Swann    27/03/2017    0 recensioni
La storia di quattro ragazzi di Hogwarts che trovano la propria vita noiosa nonostante la magia, si ritroveranno coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro! Questa non è solo una storia, è il racconto che indaga l'origine di tutti gli altri, non perdetevelo!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Racconto dei racconti'
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«Non scherziamo, non era normale». Erano in Sala Grande e si stavano servendo la colazione, nelle calda e umida giornata che seguì la festa di addio a Charlie. «Ascolta Nick, siamo in una scuola di magia» osservò Charlie. «Se ogni tanto non succede qualcosa di strano non sarebbe tale, no?» «Sì, poi era l'alcol, anche se non vuoi ammetterlo» disse Claire mentre si versava una tazza di latta. Non era stato l'alcol, di questo Nick era certo. Qualcosa era successo la sera prima, eppure non riusciva a ricordare bene cosa... Era complicato, certo, ma lui era sicuro di non essersi immaginato nulla, non lo faceva mai. «Vedi, il fatto che si tratta di qualcosa indefinito conferma la mia tesi» aveva semplicemente risposto Claire, quando aveva tentato di spiegarle la situazione. «Ma sì, lascia stare, non reggi così bene l'alcol come pensi, Nick» decretò Charlotte. «Ascoltate, sapete bene che non ho problemi a parlare delle mie sbronze» rispose Nick. «Ceeerto». «Non ridete! Sono stato peggio di ieri sera, in passato, e non mi è mai successa una cosa del genere, garantito». Si sforzò, ma non riuscì a ricordare molto, a parte una strana chiazza luminosa. Gli altri ragazzi stavano ballando, lui si era seduto su un divanetto per riposarsi e l'aveva notata, in piena vista, abbagliante eppure trascurata da tutti, dalla parte opposta della sala, sotto i festoni e le luci. Era rimasta lì per una frazione di secondo, e tanti saluti. «Il fatto è che quando si assiste a un evento inusuale, sfuocato, indefinito, non bisognerebbe mai, e dico mai, trascurarlo. Sapete cosa abbiamo passato, sapete quante volte ci siamo trovati in situazioni spiacevoli perché avevamo lasciato stare. Ora vi chiedo, per favore, di pensarci. È strano, ammettetelo.» «Ma Nick, tranquillo» rispose Charlotte, mentre si preparava un infuso herbalife. «Certo che ti crediamo, ma non è che possiamo fare granché, a parte la biblioteca. «Ma sicuri di non averlo organizzato voi?» chiese Claire, facendo riferimento ai preparativi e alle decorazioni un po' azzardate della festa. «No, certo che no, altrimenti saprei di che cosa si trattava, non credi?» «Va bene, indagheremo, ma lasciati dire che ultimamente ti preoccupi troppo, ho già abbastanza ansia senza che tu ti metta a raccontare di macchie luminose potenzialmente pericolose». Non c'era altro da dire; in effetti era tipico di Nick mettere ansia a sé stesso e agli altri in maniera ingiustificata... decise di non pensarci più, e fine della storia. Le ultime settimane di scuola passarono nella monotonia delle passeggiate al sole nel parco del castello, tra merende con Hagrid e Winny, alcol preso di nascosto grazie ai nuovi contatti di Charlotte e partite a Scacchi dei Maghi. Negli ultimi giorni decisero che era fattibile gironzolare un po' al di fuori del parco alla ricerca di un punto dove i telefoni potessero essere utilizzati senza che venissero danneggiati dalla magia. Forse vi ricorderete che tempo addietro i ragazzi facevano uso della Stanza delle Necessità a questo scopo, ma George Hope aveva avuto uno spiacevole incidente con la sua Psp - la console portatile aveva iniziato a rimbalzare improvvisamente da una parte all'altra della stanza per poi colpirlo in testa, una sera in infermeria lo aveva rimesso in sesto - dopo il quale ce ne furono altri simili, finché la questione non venne a galla e la preside proibì quel tipo di utilizzo della Stanza. In ogni caso si sapeva, vista la fortissima natura magica di quella parte del castello, che prima o poi quel sistema avrebbe fatto cilecca: quindi avevano semplicemente smesso di interessarsene. «Ma poi chi se ne importa di queste cose, abbiamo la magia alla fine, accontentiamoci» disse Claire col fiatone, stavano infatti camminando da un po' nell'intricata e immensa Foresta Proibita. I centauri ogni tanto gli davano qualche problema, ma con il loro ingegno Claire, Charlie e Nick erano in grado di tirarsi fuori da tutte le situazioni spinose. Matt di solito evitava di venire con loro in queste spedizioni perché pensava che semplicemente non valesse la pena, per un po' di internet, di «mettersi nei casini». «PERCHÉ NON CARICA?» urlò Charlotte al telefono, dopo dieci minuti. «A me non prende neanche a casa, figurati. Dobbiamo inventare qualche espediente magico per velocizzare i download» rispose Nick. «E comunque cercate di non urlare, nonostante tutto questa è ancora la Foresta Proibita».«E noi siamo ancora noi» sbuffò Claire. «Laurelle non mi risponde. Cioè, o non mi risponde o i messaggi non riescono ad arrivarmi». «Scusate ma, siamo maghi!» Claire mise via il telefono e batté le mani. «Sì! E questa è tra le osservazioni più acute che tu abbia mai fatto, Nicholas!» «Ah-ah». «No, hai ragione», intervenne Charlotte. «Io ho bisogno delle mie serie tv, non farò a tempo a recuperare se non comincio subito. Ce ne andiamo ora» decretò infine, mettendo anche lei via il cellulare. «Dove vorreste andare?» «Dove? Ovunque. La domanda giusta è come» si inserì Nick. «Voi purtroppo non potete ancora smaterializzarvi» fece notare Charlotte, «ma ehi calma, la metropolvere è stata creata per un motivo». Non si fecero troppi problemi per le regole, anche perché ci sarebbero stati solo tre giorni prima che l'Espresso partisse e li riportasse a Londra, quindi non c'era nemmeno il tempo di assegnare punizioni. Charlotte e i due amici erano arrivati a Londra, e scaricarono tutte le cose più urgenti da vedere; si fecero anche un giro per la città e presero il gelato. Era una bella giornata, l'atmosfera era tranquilla, non c'era troppo traffico, c'era calma. Troppa calma. Era una sua sensazione, pensò Nicholas, ti stai facendo troppi film mentali. Ma cosa gli succedeva? Claire notò il suo pallore inconsueto e gli chiese, con tono straordinariamente serio, se stesse bene. «Benissimo, mi fa solo un po' strano essere di nuovo in città dopo tanti mesi» mentì Nick. Claire non era affatto convinta. ma lasciò perdere. Con Nick, lui stesso lo sapeva, era sempre meglio ignorare quei momenti di assenza dalla realtà; non significavano niente. Camminava, nascondendo la difficoltà di stare al passo con le due amiche per non attirare altre domande, e controllando ogni tanto i download degli ultimi episodi di Once Upon a Time. Claire e Charlie parlavano di come alcuni loro vecchi amici si fossero allontanati da loro, o qualcosa di simile, Nick non riusciva a seguire. Gli ritornò alla mente il bagliore della sera della festa, le luci, i giramenti di testa dovuti all'alcol, il mini Tardis che rimbalzava da una parte all'altra, il bagliore... No, non doveva pensarci. Cerca di pensare ad altro. Once Upon a Time, non vedeva l'ora di guardare le ultime puntate, l'ultima che aveva visto era quella di Ruby, cappuccetto rosso, il lupo cattivo e Dorothy. Sì, Ruby era Cappuccetto rosso ma anche il lupo cattivo, non tanto originale. Quasi rise ricordandosi di Ashley Brown, la figlia di Lavanda Brown, che si era scoperta essere un lupo mannaro, poi si sentì in colpa ricordandosi dei fatti drammatici legati a quella persona... Comunque ci pensò solo per un secondo; il sole lo colpiva in faccia, la vista gli si stava annebbiando. Once Upon a Time, Regina, Ruby, Lupo cattivo. Lupo Cattivo... pensandoci in quel momento, come nome suonava bene per l'antagonista di una fiaba. Due parole armoniose. Lupo Cattivo. Ma a cosa stava pensando, e perché? «Lupo cattivo.» Ogni tanto Nick diceva cose a vanvera, quindi in genere nessuno ci faceva caso. «Cosa hai detto?», questa volta Charlotte, che lo controllava da un po' per timore che gli succedesse chissà che cosa, lo aveva sentito. «Vieni, c'è un bar qui, ti siedi, mangi e bevi qualcosa subito. «Non trattarmi come un bambino, Charlie». «Tu sei un bambino» obiettò Claire. «Ora vieni che se no ci svieni qui». Nick mise da parte la riservatezza e si fece portare dentro quel bar, che pareva più una pasticceria, con in vetrina torte e dolci di ogni tipo. «Dài mangia». Gli avevano messo davanti una fetta di quelle torte al cioccolato, che di solito avrebbe guardato con l'acquolina in bocca, ma che in quel momento quasi gli fecerovenire da vomitare solo a guardarle. Comunque avevano insistito per offrirgliela loro, e sembravano davvero preoccupate, non voleva sembrare ingrato; inoltre immaginò di avere davvero un calo di zuccheri, quindi smise di fare storia e iniziò a mangiare. Non ci mise molto e grazie al cielo, pensò, si sentì subito meglio. «Non è passato un Dissennatore, vero?» chiese stupidamente il ragazzo, pensando all'efficienza del cioccolato in quei casi. «Il sole splende e la gente sembra felice, fin troppo per i miei gusti, quindi direi di no, non ci sono Dissennatori» concluse Charlotte. Dopo un paio di minuti Nick decretò che qualunque cosa avesse avuto gli era passata, e che potevano andare, allora Charlie gli chiese: «Nick, per caso hai finalmente iniziato Doctor Who senza dirmelo?» «Be', non ancora. Lo farò presto, sto già scaricando la prima stagione.» «Ah.» «Intendi Rose?» domandò Claire, rivolta più che altro a Charlie. «Perché? Chi è Rose?» «Lascia stare.» Nicholas era decisamente confuso, e presto si dimenticò anche di quelle due parole il cui pensiero l'aveva poco prima fatto svenire. Tendiamo a dimenticare ciò che non possiamo capire; l'oblio è una cosa strana. I tre amici continuarono a passeggiare per una mezzora vicino a un laghetto. Nick, ora di umore decisamente più incline alla conversazione, si rivolse a Charlotte. «Hai finito con Hogwarts, finalmente, come ti senti?» Indipendente, e uriosa di vedere come diventerà la mia vita.» «Non ti dimenticherai di noi facilmente, saremo sempre a Hogsmeade a disturbarti sul lavoro» affermò Claire, osservando il suo cono gelato. «Sì, e ti chiederemo di passarci l'alcol gratis tutte le settimane». Charlie rise. «Sì Nick, certo, tanto mi licenzieranno dopo una settimana, con te poi...» «Che cattiva», Charlie fece spallucce, poi avvicinò con le braccia i due amici, e tutti insieme continuarono a camminare, alla nostalgica luce crepuscolare, senza nessun bisogno di dire nulla. * Poco dopo presero un camino per tornare a Hogwarts, nella Sala comune dei Grifondoro e dei Corvonero nel caso di Charlotte, sperando che nessuno si fosse accorto della loro assenza. E per fortuna fu così, se non si considerano Matt e Blurry, che li stavano cercando da tutto il giorno per fare una partita a Quidditch. «Quidditch? Noi? Ma cos-», era risaputo che né Nick, né Charlie, né Claire amavano giocare a Quidditch - nessuno di loro era portato per gli sport, anche se quest'ultima aveva tentato di mettercisi in più occasioni, senza mai avere successo, ovviamente. Comunque Matt insistette, e visto che per Charlie erano gli ultimissimi giorni lì e si era appena resa conto di non aver mai provato, decisero che il giorno dopo avrebbero giocato, per poi scoprire, con particolare stupore di Claire, di non essere neanche tanto male. Fu straziante, la mattina dell'ultimo giorno, alzarsi presto per prendere il treno. La sera prima non si erano certo risparmiati e Nick aveva l'emicrania. Era strano; Charlotte confidò a Nick di non essersi mai sentita così. Non era solo triste, la sensazione di vuoto allo stomaco le impedì di toccare cibo, come d'altro canto a Nick, evento raro, e per un po' rimasero tutti in silenzio, come due giorni prima, solo che quel giorno c'erano anche tutti gli altri. «Charlie, non voglio andarmene» disse Sophie, che comeCharlotte aveva finito il suo percorso di studi ad Hogwarts. «Piangiamo, ascoltiamo canzoni depresse e mangiamo schifezze per sopportare il dolore». Per Sophie quella giornata fu ancora più deprimente, dal momento che lei non sarebbe rimasta nei pressi della scuola l'anno seguente, diversamente da Charlotte, ma sarebbe partita per diversi mesi; sì, ormai l'aveva deciso. In giro per il mondo, cercando di capire cosa voleva dalla vita. Alcuni di loro sapevano che non si sarebbero visti prima di due mesi, quando sarebbero ricominciati i corsi, per cui impiegarono un po' di tempo per salutarsi, una volta giunti a King's Cross. «Noi ci vediamo fra una settimana, giusto? Viaggio insieme. Matt, mi porterai sulle spalle, da bravo schiavetto?» «Certo, tesoro» rispose distrattamente quello, intento a scrivere a Errico, il suo amico babbano, di origini italiane. Molti di loro avevano amici babbani, e qualcuno era consapevole dell'esistenza della magia. «Intanto recuperate tutte le serie tv, e preparate tutto il necessario. Charlotte, ce l'hai ancora la tenda, vero?» «Sì, cuore». «Bene». «Inizia Doctor Who.» «Sicuro. Non ti dico di continuare OUAT perché tanto non lo farai.» «Ho un'infinità di roba da recuperare». «Non solo tu». Dopo un ultimo saluto, Nick raggiunse il Camino più veloce e si ritrovò a casa, senza alcuna voglia di restarci, ma felice della prospettiva di un viaggio imminente con i suoi amici. Si sarebbero divertiti: tutto sommato, di guai ne avevano avuti per anni, un po' di pace se la meritavano. O no?
   
 
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