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Autore: SkyFullOfStars_    04/04/2017    0 recensioni
Tra gocce di pittura e tele silenziose, Grantaire viaggia con sua madre per la Francia, con l'obiettivo di trovare una stabilità economica...Ma cosa succede quando l'arte incontra l'amore? Cosa accade nel momento in cui due colori, il rosso ed il nero, si mescolano sulla stessa tela?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Affogò perché si vergognava a chiedere aiuto."

-Marcello Marchesi-

 

 

Il pomeriggio andava svanendo sempre di più nel bosco del campeggio: Enjolras passeggiava con le mani in tasca, nell'intento di proteggerle dal vento minaccioso che gli danzava intorno.

Le foglie spesso sospese a mezz'aria, correvano in avanti vicino ai suoi piedi, quasi volessero accelerare la sua passeggiata per chissà quale strano motivo. L'inusuale sensazione che il ragazzo aveva avvertito nella sala grande del cottage, quella alla bocca dello stomaco, non se ne era ancora andata. Magari si trattava soltanto di una cattiva digestione, anche se non aveva mangiato molto quella mattina, e neanche a pranzo.

Alzò gli occhi al cielo: sembrava coperto da un lieve velo di grigio, un grigio sporco e freddo, come se qualcuno avesse dimenticato di toglierne la pellicola. Si alzò il cappuccio della felpa rossa per coprire la testa.

Doveva assolutamente parlare con Grantaire. Voleva vederlo, voleva capire se fosse rimasto male alla sua fuga della sera prima...Eppure Enjolras era sicuro di non potergli dare molte spiegazioni, perché neanche lui sapeva cosa gli stesse succedendo.

Avere il volto di Grantaire così vicino, sotto le luci soffuse del portico, lo avevano fatto sentire come non si sentiva da molto tempo, gli avevano fatto provare una sensazione di calore che non aveva mai sperimentato prima. Guardare i suoi occhi era come sentirsi inebriati di ossigeno dopo aver passato ore ed ore chiusi in una stanza.

Il biondo continuò a passeggiare tranquillo. Il vento gli scompigliava i capelli, accarezzando i suoi pensieri confusi.

In realtà ciò che lo aveva spaventato di più era stato quell'impulso, quel forte istinto di baciare Grantaire.

Insomma, aveva una bellissima ragazza dopotutto, perché avrebbe dovuto? Perché si sentiva così dannatamente attratto da quel tipo? Forse stava semplicemente impazzendo.

Si fermò sul sentiero bagnato. Nell'orizzonte riconobbe il lago del campeggio. Uno strano brivido corse attraverso la sua spina dorsale.

 

 

 

----

 

 

 

 

Il terreno sassoso del lago rendeva la passeggiata di Enjolras un po' movimentata.

Il ragazzo teneva gli occhi bassi, pensava e pensava. Non sapeva bene perché era finito a passeggiare sul lago, visto che se voleva parlare con Grantaire sarebbe almeno dovuto andare a cercarlo nel dormitorio.

Proseguì nel suo andamento scricchiolante finché non raggiunse la riva. Lo scroscio dell'acqua era lento, quasi annoiato.

All'improvviso qualcosa che giaceva vicino alla riva catturò l'attenzione del ragazzo: erano dei vestiti.

Dopo essersi avvicinato, Enjolras si inginocchiò accanto alle stoffe e, con un ulteriore brivido, trasalì.

Quella che teneva in mano ora era la felpa nera di Grantaire.

Spaventato e confuso si guardò intorno, ma non vide nulla. Poi rabbrividì di nuovo. Al centro delle acque, qualcosa di luccicante si stava agitando. Enjolras non ebbe bisogno di altri indizi: qualcuno era in acqua e stava affogando. Grantaire stava affogando ed aveva bisogno di lui.

Frettolosamente prese una piccola rincorsa verso le acque del lago e si tuffò nel liquido salmastro, senza neanche preoccuparsi di togliersi almeno la felpa rossiccia.

Il freddo lo avvolse, ma ad Enjolras non importava; nuotava velocemente, con il respiro un po' affannato lottava contro l'avversità delle piccole onde che gli rendevano tutto più difficile. Non avrebbe mollato, non avrebbe lasciato che Grantaire affogasse.

Tra schizzi d'acqua e bracciate quasi disumane, la vista di Enjoras si annebbiò per un attimo, quel poco che gli vietò di notare che il centro delle acque non si muoveva più. Si fermò con il respiro corto, i boccoli biondi che gli ricadevano zuppi sul volto.

Si guardò intorno. Non riusciva più a vederlo, lo aveva perso di vista.

 

 

Gridò a squarciagola il nome di Grantaire più volte, gridò così forte e con così tanto terrore nelle vene che la voce gli mancò. Poi riconobbe di nuovo quello strano luccichio sotto di lui, perciò si tuffò completamente nelle acque scure del lago.

Aprì gli occhi, immerso nelle acque insabbiate e gelide, e tutto quello che riuscì a vedere fu una figura piccola, rannicchiata e statica che veniva inghiottita sempre più velocemente dalla gola affamata dell'oscurità.

Lapinou.

Con un'abile spinta degna di un grande nuotatore, Enjolras riuscì ad afferrare il braccio a mezz'aria della figura e ad avvolgerlo attorno al suo collo.

Ti ho preso. Ci sono io ora.

    

Tenendo stretto a sé quel corpo gelido, Enjolras chiuse gli occhi e lottò contro l'acqua ostile per risalire in superficie.

Non appena inspirò l'aria umida al sapore di bosco, Enjolras si fece largo tra le onde dell'acqua, che invece cercava di trattenerlo e portarlo indietro con sé.

Riuscì ad uscire dall'acqua, il corpo inerme di Grantaire abbandonato tra le sue braccia; Enjolras si gettò sul terreno sassoso della riva e poi ci distese sopra il corpo dell'artista.

Le palpebre erano serrate, la bocca socchiusa, i capelli trasudavano ancora goccioline d'acqua.

-Ti prego, respira.- il biondo si avvicinò tremante al viso di Grantaire e ci accostò un orecchio, nella speranza di avvertire un minimo segno di vita.

Ti prego, ti prego, lapinou.

Niente.

Con il respiro agitato, la felpa completamente inzuppata del cattivo odore del lago, Enjolras si dispose velocemente a lato del ragazzo, si tolse di dosso quel panno rosso fradicio, lo strizzò e lo pose sotto il capo di Grantaire lottando contro le mani tremanti. Non aveva mai provato una paura del genere.

Poi prese un grande respiro e si avvicinò alle labbra del moro.

Lapinou.

Mentre con un tocco leggero di una mano le distanziava e con l'altra tappava il naso, premette la sua bocca su quella dell'altro, spingendo tutta l'aria dei suoi polmoni in quelli di Grantaire. Assaporò appena il sapore dolce dell'acqua del lago e strinse gli occhi. Poi si staccò, respirando agitatamente e spostò la sua attenzione sul torace nudo dell'artista, mentre tentava di massaggiarlo con una ripetizione di almeno trenta colpi a lato del cuore.

-Dieci, undici, dodici,...avanti, non puoi abbandonarmi così...quattordici, avanti...-

Enjolras tornò ad assaporare le labbra del moro, stavolta spingendo fuori tutto l'ossigeno che gli fosse possibile, e poi ricominciò con la serie di colpi sul petto.

Si fermò per un attimo, fissando il corpo inerme davanti ai suoi occhi che iniziavano a diventare lucidi.

Forse era tutto inutile. Forse era troppo tardi.

-No...No, non ti lascerò andare via così!- gridò con voce spezzata. Ripeté tutto il processo per altre due volte, per poi passare al massaggio cardiaco che stava affievolendo le sue speranze.

Cominciò con il solito ritmo frenetico, poi rallentò, fino a fermarsi del tutto, con il respiro spezzato ed il viso bagnato di lacrime.

Le palpebre del ragazzo disteso erano ancora chiuse, la bocca non si muoveva ed il petto sembrava essere stato immobilizzato da un incantesimo molto potente.

Enjolras si abbassò posando la fronte su quella dell'artista. Piangeva.

-Ti prego non lasciarmi...Lapinou, ti prego respira, dannazione respira!-

Se Grantaire avesse potuto vederlo in quel momento, avrebbe afferrato un pennello ed avrebbe aggiustato quelle sbavature sul volto con un po' di colore. Sapeva di averlo perso e quando lo realizzò completamente iniziò a singhiozzare sul petto del ragazzo. Non aveva mai pianto così in vita sua, mai, per nessuno.

Un improvviso colpo di tosse fece sobbalzare il ragazzo.

Il petto di Grantaire sussultò, i suoi occhi si strinsero fortemente, le labbra si schiusero. Il ragazzo era vivo.

-Ehi! Sta tranquillo,- bisbigliò con voce spezzata, -va tutto bene. Il peggio è passato.-

Grantaire aprì gli occhi: sembrava incredibile, eppure si trovava ancora una volta tra le braccia di Enjolras, con la familiare presa solida ma dolce, agitata ma attenta, una mano sotto la testa e l'altra che stringeva la sua.

Il moro sentiva la pelle bagnata di lui accarezzare la sua, umida. Non riusciva molto a concentrarsi su quel dettaglio, ma la sola sensazione gli trasmetteva sicurezza e calore.

-C-Cosa è successo?- mugugnò l'artista, avvertendo i primi segni di nausea. Lo sguardo di Enjolras sembrava velato da uno strato di lacrime, ma Grantaire era convinto che fosse colpa della sua vista mezza annebbiata.

-Beh, diciamo che sei un idiota.- rispose l'altro, passandogli una mano tra i capelli bagnati. Quei ricci color ebano giacevano sulla spalla. Ora la sua voce era più soffice, più rilassata, come se avesse avuto paura di perdere qualcosa che, in realtà, aveva riguadagnato.

-Stavo facendo due passi e ti ho trovato nel bel mezzo del lago...e stavi affogando.-

Grantaire ricordava tutto adesso. Ricordava la convinzione che aveva provato nel tuffarsi in quelle acque ostili alla ricerca dell'amato ciondolo di Enjolras...Ricordava di quando era rimasto impigliato e...poi il buio. Se non fosse arrivato Enjolras, probabilmente sarebbe morto.

-Hai bisogno di calore, è il caso che ti porti nel dormitorio.- spiegò il biondino, mentre stringeva di più a sé quei ricci scompigliati, sentendone il profumo d'acqua dolce e la morbidezza con le braccia nude.

-P-Perché sei senza felpa?- sussurrò Grantaire, mentre cercava di nascondere l'imbarazzo. Non era mai stato un tipo muscoloso, anzi, la maggior parte delle volte, con quelle felpe larghe che indossava abitualmente sembrava più esile del solito. Enjolras, invece, possedeva una forma fisica quasi perfetta ed avere quelle braccia forti intorno a lui per la seconda volta era come assaporare un sogno.

-Per lo stesso motivo per cui lo sei tu, lapinou. Ti vergogni di me?- sorrise l'altro.

Era il primo sorriso che vedeva in quella giornata. I visi dei ragazzi non distavano di molti centimetri ed in altre occasioni Grantaire si sarebbe coperto il viso, ma lì, avvolti insieme dai sussurri del lago e dal canto del vento, i loro sguardi si stavano mescolando, come due colori che si mischiano e si completano.

Enjolras guardava Grantaire a pochi centimetri dalla sua spalla e con il dorso della mano gli carezzò la guancia. –Sto seriamente pensando che tu non riesca a fare a meno di me.- sorrise.

-Un artista non può fare a meno della sua musa.-

Il biondo lo fissò staticamente per alcuni secondi, poi spostò lo sguardo sulle labbra ancora bagnate del moro. Anche se non si poteva considerare un bacio vero e proprio, le loro bocche si erano toccate poco prima...Erano morbide, accoglienti e terribilmente fredde. Le loro labbra si erano incontrate...e lui era l'unico a saperlo.

-C-Credo che dovremmo andare.- e, detto questo, Enjolras sollevò il corpo di Grantaire con le sue braccia. Il moro poté solamente reggersi forte, sapeva benissimo di essere troppo debole per camminare.

-E-Enjolras?-

-Sta' tranquillo, finché sei con me nessuno potrà farti del male, mon lapinou.- mormorò vicino alle sue labbra.

Grantaire sorrise accostandosi di più nella piegatura del suo collo. Sapeva di talco, acqua dolce e felicità.

 

 

-Fine prima parte-

 
  
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