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Autore: Redferne    05/04/2017    14 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 27

 

 

 

IL MIO NEMICO (PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima di dare inizio ad un conflitto bisogna presentare una formale dichiarazione di guerra al proprio nemico, dove si comunicano apertamente le proprie ostilità ed intenzioni bellicose nei suoi confronti.

Così imponeva il codice della cavalleria. O, grossomodo, era così che funzionava, stando a quel che si ricordava sull’argomento in questione.

E chi era lui, per mettersi a sindacare o a contestare tutto questo?

Solo un semplice sceriffo di contea, per giunta neo – eletto senza alcuna manifestazione di aperto consenso da parte dei suoi momentanei concittadini, ma mediante un passaggio di consegne che ricordava tanto uno di quei vecchi telefilm western di cui, da piccolo, non perdeva mai una puntata.

Poteva forse inimicarsi centinaia di anni di tradizione e letteratura guerresche?

Certo che no, accidenti. Lo richiedeva la storia.

Che la si accontenti, dunque!

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo impulso di Nick, non appena mise piede fuori dalla clinica, fu per l’appunto quello di precipitarsi alla cartiera per incontrare di persona il famoso o, meglio, il famigerato Quincey Carrington.

Il primo passo, quando si muove battaglia contro qualcuno, é di conoscere il nemico in questione.

Voleva osservarlo da vicino, guardarlo dritto negli occhi. Da quel semplice scambio di sguardi avrebbe capito se le nefaste voci che circolavano sul suo conto corrispondevano a verità. Del resto, ad un imputato va sempre riconosciuto il beneficio del dubbio, no?

Non che ce ne fosse bisogno, in realtà. Aveva sguazzato nel fango abbastanza a lungo da poter riconoscere al fiuto chi ci rotolava o ci aveva rotolato come lui un tempo. E non solo: frequentando ambienti eticamente malsani da una vita aveva imparato che, quando si tratta di fetide carogne, tutto ciò che di pessimo si dice in giro sul loro conto equivale alla precisa verità. O, quantomeno, ci va maledettamente vicino.

 

A furia di vivere in mezzo alle canaglie, quando te ne ritrovi una davanti la smascheri al volo. E’ una questione di istinto.

 

Questo pensava, mentre saliva a bordo della sua auto e metteva in moto, in direzione del centro di Haunted Creek.

Proprio così. Una canaglia. Il caro mister Carrington dava tutta l’impressione di esserlo. E tra le più puzzolenti, anche. Una di quelle che, nascondendosi dietro una facciata prestigiosa e rispettabile, finivano col commettere ogni genere di porcheria. Quelli come lui in un solo giorno ne combinavano più di quanto lui ed il suo ex – socio ne combinassero in un anno, quando lavoravano entrambi alla premiata ditta Wilde & Finnick truffe ed affini. E si trattava senz’altro di roba ben più grave ed ignobile che rivendere ghiaccioli sottobanco.

Tsk. Stimato dirigente d’industria. Cittadino modello. Ma per favore. Spesso termini simili non erano che l’utile pretesto usato dai veri criminali per ingrassare alle spese della gente comune costretta a sbarcare il lunario e tirare a campare. Lui, al loro confronto, non era che un delinquentello da strapazzo. E comunque, non si era mai vergognato di essere tale.

Occorre professionalità anche per turlupinare i gonzi, direbbe il buon vecchio Finnick.

Con simili premesse, quasi non valeva la pena perdere altro tempo in ulteriori preamboli. Tanto valeva andare dritto al sodo e vedersela subito faccia a faccia con mister pezzo grosso.

Ma non poteva farlo, anche se aveva una gran voglia. Aveva deciso di seguire l’esempio di Judy e, così facendo, aveva automaticamente giurato di procedere alla sua maniera. Ed il metodo investigativo di carotina si basava su un rigido protocollo ed una scrupolosa osservanza delle regole.

Naturalmente tra una regola inflessibile e l’altra c’erano tutta una serie di dettagli che potevano venire interpretati liberamente, e che garantivano un’ampia libertà di manovra.

Nick, in mezzo ad essi, ci sguazzava a meraviglia. E Judy non mancava mai di farglielo notare, in maniera più o meno garbata ma soprattutto molto, molto convincente. Tra urla, rimproveri e strepiti.

Quanto gli mancavano, quei civili confronti dialettici con la sua partner.

In ogni caso, dettagli e zone d’ombra a parte, la procedura d’indagine Hopps (marchio registrato) aveva una chiara e limpida struttura base, e su quella non era assolutamente consentito sgarrare.

Punto numero uno: trovare dei testimoni e raccogliere le loro deposizioni a carico dell’accusato.

Tra ieri e oggi aveva avuto modo di parlare rispettivamente con Finnick, Laureen e con Ricketts. E tutti e tre avevano fornito dichiarazioni più che eloquenti, a riguardo.

Punto numero due: cercare prove che dimostrino la colpevolezza dell’indiziato.

Ripensò all’incidente dell’ex – sceriffo. E gli venne in mente la sua macchina. Con tutta probabilità dovevano già averla rimossa.

Prese lo smartphone e telefonò a Laureen.

 

 

 

 

 

 

Sentì un paio di squilli, poi…

“Pronto?”

“Laureen, sei tu?”

“Ma chi parla?”

“Ciao, bellezza. Sono Nick Wilde, lo sceriffo.” rispose, con tono sornione.

“Tsk! Se spari un’altra idiozia del genere, quasi finisco per crederti e...ASPETTA UN MOMENTO, CHE DIAVOLO HAI APPENA DETTO?!”

“Ho detto BELLEZZA, mia cara...cos’é, voi donzelle non sapete più apprezzare i complimenti e la galanteria, per caso?”

“Non quello, razza di fesso...intendevo dire l’ALTRA IDIOZIA. Quella che hai detto subito dopo.”

“Ah, capisco...beh, volevo informarti che sei al telefono con il neo – sceriffo di Haunted Creek!”

“Parli...parli davvero sul serio?”

“Ah, ah, ah! Ancora non ci credi, eh? Ma sicuro, che sto parlando sul serio! Sai, non avevo niente di meglio da fare in questo periodo, il mio agente non risponde al telefono e fa finta di non essere in casa, in segreteria non ci sono messaggi...insomma: per farla breve, ero a spasso. Poi succede che, mentre ero lì a visitarlo, a Ricketts viene l’ideuzza di offrirmi un lavoro. IL SUO LAVORO. E io ho accettato. Niente elezioni, niente votazioni, niente di niente! Passaggio di consegne al volo, diretto, chiavi in mano! Allora, che ne dici?”

“Dico che ti sei preso una bella gatta da pelare per essere uno che doveva levare le tende stamattina, bello.”

“Sai com’é, avevo un sacco di tempo libero...”

“Tu devi essere completamente picchiato nel cervello, tesoro.”

“Senti: ne parliamo dopo, ok? Tanto, ti ho telefonato anche per informarti che mi fermerò da te per un bel po'. Ascolta, piuttosto: sapresti dirmi dove hanno portato la macchina di Ricketts, dopo l’incidente?”

“Beh, considerando che é l’unico meccanico in tutto il paese...suppongo che l’abbia ritirata Bob Birnbaum. Del resto é lui che l’aveva revisionata circa due settimane fa, se non ricordo male. Tra le altre cose, si occupa anche delle macchine della polizia.”

 

Confermata la revisione, quindi. E se tanto mi dà tanto…

 

“Grazie per la preziosa informazione, Laureen. Ci si vede stasera a cena.”

“Dove vai?”

“Diciamo solo che ho già un’indagine in corso, e che avrò parecchio da fare per le prossime ore. Ti chiedo solo una grossa cortesia: quando metterò i piedi sotto al tavolo gradirei trovare qualcun’altra delle tue strepitose frittelle!”

“Ma certamente. Come il signore desidera. Anch’io però avrei un favore da chiederti, e altrettanto grosso.”

“Sentiamo.”

“Fà attenzione, Nick. Mi raccomando. In questo posto c’é chi é venuto per starci un solo giorno e ha finito col rimanerci per sempre. Non so se ho reso l’idea.”

“Buona questa, Laureen. Davvero.”

“Non sto scherzando, Nick. Stà in guardia.”

“Tranquilla, so il fatto mio. Ci vediamo stasera. E ricordati delle frittelle!”

 

 

 

 

 

 

 

Non appena fece ritorno in paese, Nick si diresse immediatamente dal meccanico.

L’officina si trovava poco distante dal centro. Era un edificio piuttosto alto e con il tetto a cupola, realizzato in legno e completamente dipinto di rosso. Ad un’occhiata più attenta, più che una rimessa pareva una sorta di granaio riconvertito a tale scopo.

A fianco del gigantesco capanno, circondato da una serie di paletti avvolti da un triplice giro di robusto filo spinato, c’era un cortile adibito a parco macchine, pieno fino a scoppiare di vetture e furgoni di vario tipo e marca, tra cui spiccava un lungo torpedone mezzo mangiato dalla ruggine.

Sembrava il deposito di uno sfasciacarrozze, a dirla tutta. Probabilmente, il titolare lo utilizzava per rifornirsi di pezzi di ricambio alla bisogna. Lo confermava il fatto che a tutti i veicoli lì dentro mancava qualche pezzo, qua e là.

Nick parcheggiò vicino all’ingresso e scese dall’auto. Non fece quasi in tempo a scendere che un corpulento grizzly fece capolino dal portone. Indossava una salopette blu scuro talmente sudicia di grasso e olio di motore da apparire nera. Così come il berretto, che teneva mezzo calato sul grosso testone. Sulla parte frontale doveva esserci il logo di qualche squadra sportiva, ma era sozzo al punto che non si scorgeva più nulla. Anche le braccia, le spalle e la parte superiore del petto, completamente scoperti, erano impiastricciati delle medesime sostanze.

“Buongiorno” disse, “come posso aiutarl...ah, lei deve essere il nuovo sceriffo. Bob Birnbaum, molto piacere. Mi scusi se non le stringo la zampa, ma stavo lavorando e non vorrei sporcarla.”

Tutto questo prima che la volpe potesse presentarsi e mostrare il distintivo.

“Nick Wilde. P...piacere mio.” rispose perplesso.

Era veramente incredibile. E dire che aveva chiacchierato al telefono con Laureen solamente mezz’ora fa. Aveva già constatato in occasione dell’incidente che le notizie correvano molto veloci da quelle parti, ma qui si stava esagerando. Neanche i federali e servizi segreti erano così organizzati. Questa gente avrebbe potuto dar lezioni persino a loro.

“Vedo che ne é già a conoscenza, ma ci tenevo ad informarla che sostituirò lo sceriffo Ricketts fintanto che rimarrà in convalescenza all’ospedale.” aggiunse.

“Ho...ho saputo. Eh, si: é stato un vero colpo di sfortuna, povero Tom. Speriamo si riprenda presto. E dire che l’avevo controllata da cima a fondo non più di quindici giorni fa, quella vecchia carretta. Era un po' malandata, é vero, ma bella robusta. E faceva ancora il suo dovere.” rispose il grizzly.

“A tal proposito...volevo sapere se non ha notato nulla di strano.”

“A dirla tutta, non ci ho ancora messo le mani sopra, da quando l’ho recuperata dopo l’incidente. Stavo proprio per iniziare, quando é arrivato lei. Se le va, possiamo darle un’occhiata assieme. Venga dentro.”

“Volentieri, grazie.”

Entrarono nell’officina. L’ambiente era piuttosto buio: le uniche fonti di luce erano garantite da alcune lampade portatili collegate a lunghi fili. L’aria era intrisa di odore di lubrificante mischiato afragranza di mescola di pneumatici. La macchina di Ricketts era già stata posizionata sul sollevatore idraulico e sollevata a circa tre metri da terra, pronta per essere esaminata. Sopra uno scaffale una vetusta radio a galena, sintonizzata su di un’emittente locale, sparava a tutto volume la voce senza nerbo di un conduttore svogliato e vittima di evidenti problemi respiratori.

“KEEEHHRRUUUMPPHHH!! PTUI!! E questa era la celebre STAND BY ME nella versione cantata dal gruppo emergente di...di...KKRRROOOARRKKK!! PTU’!!...di ALVIN e dei suoi CHIPMUNKS...e ora...ascoltiamo il prossimo pezzo...ma prima un po' di reclame dal nostro...nostro...KRRAARRRKKKHH!! PTUI!!...nostro sponsor...i vostri figli hanno fame? Vogliono la pappa? E allora...allora...KKRREEERRRKKKHHH!! PTUI!!...comprategliela buona...andate dai supermercati associati BAGGERS, BOUNCE E BEAN...questo fine...fine...KKKRRRAOOOORRRKKKKHHH!! PTU’!!...fine settimana sconto del settanta per cento sui deterrenti, repellenti e taser per volpi...e ricordate che...che...KKKRREEEAAARRRRKKHHH!! PTUI!!...che con i prodotti anti – volpi di BAGGERS, BOUNCE E BEAN i lestofanti rosso malpelo entrano in casa...casa...KKRRRRAAARRRKKKHHHH!! PTUI!!...casa vostra su due zampe ed escono...escono...KKKRRROOOOORRRKKKHHH!! PTU’!!...a quattro zampe e sdraiati di schiena…siete su DEEP TROATH FM, dove gli anni cinquanta vivono ancora, purtroppo…KKKRREEEAARRRKKKHHH...”

I casi erano due: o stava per morire oppure doveva trattarsi di un lama, a giudicare da tutti quegli scatarramenti e sputi a raffica.

Comunque sia, Bob corse allo scaffale e si affrettò a spegnere la radio.

“M...mi scusi, sceriffo. Le...le assicuro che non avevo intenzione di...”

“Tranquillo, amico. Ci sono abituato. L’autoironia rappresenta la salvezza, per quelli della nostra specie.”

Il meccanico afferrò una delle lampade e andò sotto la pancia della vettura, seguito a ruota da Nick.

“Davvero non capisco” disse. “Avevo controllato tutto. I freni, poi, non ne parliamo: avevo cambiato sia pastiglie che dischi, e pure il liquido lo avevo messo nuovo nuovo...mi chiedo come é potuto succedere...”

“E’ sicuro di aver fatto le cose come si deve?” Buttò lì la volpe. “Sa com’é: la fretta, a volte...”

“Dico: abbiamo voglia di scherzare, amico?” Reagì seccato Birnbaum.

“Ehm...mi scusi, volevo dire sceriffo.” si corresse un attimo dopo. “Sa, non ci ho fatto ancora l’abitudine...e comunque deve sapere che faccio questo lavoro da una vita. Lo faceva mio padre e il padre di mio padre. Nella mia famiglia siamo meccanici da tre generazioni e le posso assicurare che...CHE IO SIA DANNATO, PER LA MISERIA!!”

“Che succede?” Chiese Nick, allarmato da quell’improvvisa reazione.

“Guardi qui!” Rispose Bob, facendo luce verso una delle ruote. “Vede quel tubicino vicino alla pinza del freno? E’ tagliato di netto!”

Poi, come mosso da un tremendo sospetto, si affrettò a controllare anche gli altri tre.

“Anche gli altri. Si sono tagliati tutti e quattro. Adesso capisco come ha fatto Tom a perdere il controllo e a uscire fuori strada. Quei tubicini servono a rifornire l’olio all’impianto frenante. Ma come hanno fatto a danneggiarsi tutti e quattro nello stesso momento, per l’inferno?”

“Credo di saperlo.” rispose deciso Nick. “Mi tolga una curiosità: suppongo che basti un tronchese o un attrezzo simile per reciderli, dico bene?”

“Immagino...immagino di si, sceriffo.”

“E quindi, chiunque abbia un minimo di nozioni basilari di meccanica é in grado di poterlo fare, giusto?”

“E...esattamente. Ma dove vuole arrivare?”

“Glielo dico subito. Li hanno sabotati.”

“C-cosa?”

“Mi lasci finire, Bob. Supponiamo che tra i sottoposti di Carrington, giù alla cartiera, vi sia un individuo che corrisponda perfettamente alle caratteristiche che le ho elencato prima. Secondo lei é plausibile che abbia potuto manometterli?”

Beh, sceriffo...fossi in lei ci andrei cauto, con simili affermazioni. Sono accuse gravi, e...insomma, io qui ci devo lavorare. E ci vivo insieme alla mia famiglia, anche.”

Aveva paura. E lo si vedeva lontano un miglio.

Pienamente comprensibile. Non é certo una colpa, avere paura. Né questo gran peccato mortale. E, fortunatamente, si tratta di un ostacolo che si può aggirare, conoscendo i tasti giusti da premere.

“E infatti lo sto dicendo io, non lei.” Precisò Nick, con tono mellifluo. “Non si preoccupi, Bob. Non la voglio certo costringere a testimoniare contro qualcuno. E non sto accusando anima viva. Lei si deve limitare a rispondere si o no. Non le chiederò altro.”

“Io...”

“Allora, mi ascolti con attenzione. Le rifarò la domanda. Per un milione di dollari: l’ipotesi che ho formulato é plausibile, secondo lei?”

“Si...presumo di si.”

“Ottimo. E ora ho una curiosità di carattere puramente tecnico, quindi non dovrebbe avere reticenze a rispondermi. Mi dica: una volta tagliati i tubi dell’olio, i freni smettono di funzionare all’istante?”

“Beh...diciamo che dipende da molte cose, sceriffo. Da quando tempo trascorre dopo il...il sabotaggio, ad esempio...intendo dire tra la manomissione ed il momento in cui si riutilizzano di nuovo i freni, non so se mi spiego...”

“Ho capito perfettamente, continui.”

“Insomma, anche tagliando i tubicini di netto non é che l’impianto si prosciughi di colpo e resti completamente a secco, intesi? Se poi contiamo che un po' di residuo rimane sempre in circolo, credo che qualche frenata si riesca a farla, prima di finire a schiantarsi da qualche parte...”

“Perfetto. Non mi occorre altro.” concluse Nick, sorridendo. “Grazie per la collaborazione, Bob. Ci si vede.”

“D-di nulla, sceriffo. Lieto di...di esserle stato utile.” rispose il grizzly, perplesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proprio come pensava. La chiacchierata con Birnbaum aveva fornito anche gli ultimi pezzi mancanti.

In realtà, le domande che gli aveva rivolto rappresentavano poco più che una mera formalità. Aveva già capito tutto non appena aveva visto il danno.

Era piuttosto pratico, con quel genere di cose: lui e Finnick si occupavano anche di quello, quando non erano alle prese con la bancarella dei Pawpsicles. Procacciavano clienti. Bastavano un colpetto ben assestato o una precisa stilettata di temperino o di cacciavite di grosso calibro ed il gioco era fatto. Pneumatico sgonfio, fiancata sfregiata o freno difettoso a seconda che la vittima di turno della crisi o del periodo di morta fosse gommista, carrozziere o meccanico. Risultato? Autista bisognoso, nuova opportunità di lavoro ed il venti per cento del futuro guadagno direttamente nelle loro tasche. Ma, soprattutto, indizi infinitesimali che non facevano risalire a nulla, e da cui si poteva soltanto dedurre che si fosse trattato di fatalità improvvisa o sfortuna nera.

Professionalità, si diceva.

Quello di prima, al confronto, era un lavoro grossolano e svolto da dilettanti. Oppure, il responsabile confidava a tal punto nell’impunità da parte della legge da non prendersi neanche la briga di nascondere le tracce. E neppure l’intenzione di UCCIDERE.

Era giunto il momento di procedere alla ricostruzione del puzzle.

Dunque: dopo l’acceso diverbio con Ricketts, Carrington aveva probabilmente ordinato ad uno o più dei sottoposti di seguirlo a distanza, con il compito di organizzargli un bello scherzetto. Magari il giorno dopo, per non destare troppi sospetti.

Perché stupirsene, dopotutto? Stando a ciò che aveva detto il vecchio ex – sceriffo, Carrington non era certo il tipo da farsi troppi scrupoli, riguardo alla buona condotta dei suoi lavoratori. Era quindi molto probabile, qualora le circostanze lo richiedessero, che assumesse anche gente dalla fedina penale non proprio immacolata. Gente disposta anche a fare qualche lavoretto sporco oltre a quello in fabbrica previsto dal contratto, in cambio di un corposo extra.

A quel punto lo scagnozzo, o gli scagnozzi, stanno alle calcagna di Ricketts finché non si reca nel suo ufficio. Quando poi esce per il suo giro di ronda, si avvicinano alla sua macchina e fanno ciò per cui il loro capo li ha profumatamente pagati. La sera, quando Tom riprende l’auto per tornare a casa, i freni non saltano subito ma fanno ancora il loro dovere per qualche miglio. Ecco spiegato perché lo sceriffo riesce quasi ad arrivare fino alla sua abitazione, prima di finire fuori strada e rischiare quasi di rompersi l’osso del collo.

Allora: ci ho forse azzeccato, caro il mio pezzo di mascalzone?

Glielo avrebbe chiesto di persona, tra non molto.

Ricapitoliamo: testimoni, fatto. Raccolta prove, fatto. Movente, fatto. Ricostruzione dell’accaduto, fatta. Mancava solo il confronto, dunque.

Era giunta l’ora di andare a fare la conoscenza dell’illustre mister Carrington.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!

Comincio col dire che avrei voluto pubblicare queto capitolo un paio di giorni fa, in concomitanza con l’anniversario della pubblicazione del primo capitolo della mia long, ma purtroppo non ci sono riuscito.

Ho avuto parecchi contrattempi, nell’ultimo periodo: lavoro, famiglia, impegni vari...e un bel week – end trascorso all’ospedale (hanno operato la mia piccola di tonsille e adenoidi. Una sciocchezza, ne convengo: ma l’apprensione era parecchia. Per fortuna, é andato tutto per il meglio). Insomma, ho fatto e pensato a tutto tranne che a scrivere.

Ma, finalmente, adesso ho la mente di nuovo sgombra.

Tornando al discorso di prima: é davvero incredibile, se ci penso.

Un anno che sono alle prese con questa mia storia. Niente male, se penso che all’inizio volevo chiuderla con il settimo capitolo.

E non perché non avessi idee: la storia completa ce l’ho bene a mente, a parte qualche piccolo dettaglio ancora da definire (che sistemerò quando arriverà il momento). Tanto per intenderci, il capitolo finale potrei scriverlo anche adesso!

E solo che non mi ritenevo all’altezza di questo impegno. Ancora adesso mi chiedo, ogni tanto: MA CHI ME L’HA FATTO FARE?

A volte é davvero un lavoraccio, per UN OPERAIO CHE IMBRATTA CARTA A TEMPO PERSO NEL DISPERATO TENTATIVO DI CAVAR FUORI QUALCOSA DI DECENTE (é il modo in cui amo definirmi).

Ma mi sta regalando anche grandissime soddisfazioni. Continuo a essere convinto della bontà di questa storia, e dovevo scriverla ad ogni costo.

Mi sembra giusto cominciare a tirare due somme. Diciamo che siamo a circa un quarto dell’opera, e che ne avremo ancora per un bel po'.

Due cose ancora: riguardo allo scorso capitolo, ho provveduto a correggere alcuni errori di battitura (ringrazio il sempre presente Plando per le segnalazioni)

Un grazie di cuore, oltre a lui, anche a Mizukizukishima28, Nilson_D_Rayleigh_2001, salamander92, hera85, LittleCarrot, Freez shad, nami92 e Lord Fener per le ultime recensioni.

E un altro grazie a chiunque leggerà la mia storia e vorrà lasciare un parere. E anche a chi l’ha messa tra le preferite e le seguite (non mi sono dimenticato di voi, state tranquilli. Una volta o l’altra vi metterò tutti, uno per uno!).

Avanti così, che il viaggio é ancora lungo, e la strada da percorrere ancora tanta!

Alla prossima,

 

See Ya!!

   
 
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