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Autore: Signorina Granger    10/04/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 27: Tirando le somme 
 
Domenica 6 Marzo, 4:00 


Mentre percorreva il corridoio continuava a massaggiarsi le tempie, morendo dalla voglia di lasciarsi cadere sul letto e chiudere finalmente gli occhi. 
Aveva sentito lo sparo e si era alzato, fiondandosi fuori dalla sua camera insieme a molti altri… 

In mezzo alla confusione aveva raggiunto il Dormitorio delle ragazze, dove tutti gli insegnanti si stavano affrettando. 
La prima cosa che aveva visto erano state le lacrime di Camila Selwyn-Holt, in pigiama e davanti ad una porta aperta. Mathieu Leroy gli era passato accanto per andare ad abbracciarla, lanciare un’occhiata dentro la camera prima di portare via la ragazza quasi di peso, allontanandola da quello spettacolo. 

Con un tuffo al cuore, si era reso conto con gran sorpresa che la vittima di quella notte non era Isabelle. Ancora una volta aveva preferito lasciarla viva a sguazzare nel senso di colpa e nel vedere gli altri soffrire.

Un colpo d'arma da fuoco… la scuola abbondava di armi, certo. Peccato che le usassero praticamente sempre a pallini, quella sera inclusa. 
Ma forse qualcuno ne aveva modificata una dopo l'incontro, certo. 

Francisca Lothbrock. Logico, in effetti. Non era riuscito ad ucciderla la prima volta e ci aveva riprovato con successo… in camera sua, in piena notte, da perfetto vigliacco. 

Guardò dentro la stanza, vedendo Hamilton in vestaglia parlottare a mezza voce con Oldman e Jefferson. Nessuno aveva impedito ad Adrianus di entrare nella camera, inginocchiarsi accanto a Francisca e prendere tra le braccia il suo corpo minuto. 

Jude guardò quel ragazzo che conosceva da sette anni tenere gli occhi chiarissimi fissi sul viso pallidissimo di Francisca, questa volta senza la minima speranza di vederla riaprire gli occhi e poterla riabbracciare. 
Adrianus aveva gli occhi lucidi mentre con una mano sfiorava i capelli scuri di Frankie, mormorandole parole sconnesse. 


Non era entrato, non gli si era avvicinato. Non era mai stato bravo a consolare le persone sapeva di doverlo lasciare da solo in quel momento.   Si era voltato e si era trovato davanti a Phoebe Selwyn e a Faye Cassel, entrambe praticamente sconvolte mentre Phoebe fissava il corpo della sua compagna di scuola senza proferire parola. 

Poco dopo era arrivato anche Sebastian, che si era avvicinato alle due con sollievo prima di abbracciare sua cugina… e poi aveva chiesto di Isabelle. Faye per tutta risposta aveva accennato al muro, indicando il punto dove la ragazza si era appoggiata con la schiena, immobile mentre fissava la parete di fronte. 

Non era potuto tornare in camera prima di tre ore in realtà, Hamilton aveva voluto parlare con tutti i membri della Night School. 

Sostenendo che l'indomani avrebbero usato anche il Veritaserum, se necessario. 



Jude aprì la porta della sua camera per prendere la bacchetta e tornare di sotto, visto che gli insegnanti avevamo deciso di farli dormire tutti nella Sala da Ballo, sigillando tutti gli ingressi e le finestre.
Peccato che Jude sapeva per certo che quella notte non sarebbe morto nessun altro… no, di certo non avrebbe corso così tanto. 

Era così stanco che quando aprì la porta non si rese subito conto di essere osservato. 
Quasi sobbalzò quando si accorse della figura che era seduta sulla sua scrivania.

“Porco Salazar… mi hai spaventato!” 
“Scusami, ma volevo parlarti.” 

Jude sospirò, certo che sarebbe stata una notte molto lunga… ma non ebbe proprio il coraggio di dire ad Isabelle di non voler parlare con lei. Si chiuse invece la porta alle spalle prima di avvicinarsi alla compagna in pigiama e vagamente stravolta e tremante. 

“Ok… ma mettiti questa. Ti sei fatta una passeggiatina sui tetti con questo gelo, immagino.” 

Le rivolse la sua occhiata più scettica mentre le porgeva la coperta blu piegata ai piedi del suo letto, guardandola annuire prima di sistemarsela sulle spalle:

“Si, beh, come ti ho detto ti devo parlare.” 
“Bene, ti ascolto, anche se vorrei dormire.” 

Jude inarcò un sopracciglio, osservandola senza dire altro e chiedendosi sinceramente che cosa volesse. Isabelle invece evitava di guardarlo, fissandosi i piedi coperti dalle pantofole prima di schiarirsi leggermente la voce:

“Ok… immagino di dovermi scusare con te. Insomma, in un modo o nell'altro ti sei trovato coinvolto in tutto questo ma senza avere nemmeno una certezza.” 
“Non mi hai proprio coinvolto tu Isabelle, sono io che ho sempre ficcanasato.” 
“Vero, ma anche se è strano da dire mi sei stato di grande aiuto. Mi hai salvato la vita, ma mi hai anche cercato di aiutare il mese scorso… e quando Al è morto ti sei preso tu la responsabilità. Grazie. E davvero, non avrei voluto coinvolgerti tanto.” 

Era dannatamente vero, aveva fatto più cose gratis per lei che per qualunque altra persona.
E per quel motivo si dava ripetutamente dell’idiota. 

Isabelle esitò, stringendosi la coperta sulle spalle mentre pensava a cosa dire… perché non era mai stata per nulla brava, dannazione? Quando aveva visto Jude andarsene era partita quasi di corsa per arrivare in camera sua prima di lui senza riflettere, sapendo solo di dovergli parlare. 

“Non vorrei che tu pensassi… che non mi fido di te.”
“Non è un problema, nessuno si fida di me davvero… e come dar loro torto, io per primo non mi fido di nessuno.” 
“Io mi fido di te. Hai fatto così tanto… a volte ho voglia di darti un pugno certo, ma mi fido. Davvero.” 

Una specie di stormo di farfalle stavano svolazzando nello stomaco di Jude, che però si trattenne comunque e rimase impassibile:

“Allora mi dirai cosa devi cercare?” 
“Un libro. Ne avevo già sentito parlare, ma non ci avevo mai prestato molta attenzione… dicono che Orion Callaghan abbia lasciato un manoscritto. Nessuno lo ha mai trovato, e lui era così geloso della sua scuola, della sua magia, dei suoi segreti… insomma, a quanto sembra nessuno lo ha mai trovato, ma probabilmente è qui nascosto da qualche parte. Ma la scuola è… grande. Non so dove sbattere la testa.” 

“Perché tuo zio lo vuole? Che cosa c'è dentro?” 

“Non ne sono sicura, ma pare che Callaghan ci fece una sorta di incantesimo, ora è magico. Sempre che esista, certo. Cercavo sui libri per trovare qualche indizio, ma nemmeno nel Reparto Proibito c'era granché.” 

Isabelle sospirò, continuando ad evitare di guardarlo mentre si passava stancamente una mano tra i capelli sciolti e un po’ arruffati. 

"Sai, se me l'avessi detto subito ti avrei aiutata e forse ora saremmo riusciti a combinare qualcosa… sei la solita testa d’asino.” 
Jude sbuffò, guardandola con lieve esasperazione… o almeno prima che Isabelle si portasse una mano davanti alla bocca, soffocando a fatica un singhiozzo:

“Lo so.” 

Merda 

“No, insomma… non volevo dire che è colpa tua se Francisca… dai, non piangere.” 

Jude si mosse nervosamente verso di lei, chiedendosi cosa fare e perché non facessero dei manuali su come comportarsi in quelle situazioni. La guardò, gli occhi rossi e lucidi e i capelli un po’ arruffati… all'improvviso si chiese come avesse trascorso tutti quei mesi, nella paura costante, nel senso di allerta perenne senza mai confidarsi apertamente con nessuno. 

Il tutto mentre guardava il suo migliore amico allontanarsi da lei e le persone morire per mano di suo zio, con la consapevolezza che la vita di sua madre dipendesse dalle sue azioni e dalle sue scelte. 
Forse era davvero troppo per una persona sola. 

“Dai, Isabelle… puoi tirarmi un pugno se vuoi.” 

Jude le diede una pacca sulla spalla, facendola sbuffare sonoramente: Isabelle alzò finalmente lo sguardo per posare gli occhi su di lui, guardandolo quasi con irritazione:

“Jude! Io sarò anche pessima con le parole ma tu a consolare le persone fai proprio schifo! Non si fa così!” 
“Beh, scusa, non sono esperto! Ti pareva se stavi due minuti senza farmi la predica…” 
“Non lamentarti… e poi si fa così.” 

Isabelle sbuffò e prima di rendersene conto Jude si ritrovò stretto in un abbraccio dalla ragazza, che appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, respirando con sollievo il suo profumo. 
Jude invece sbattè le palpebre, restando immobile per qualche secondo prima di sollevare le braccia e avvolgerle intorno ad Isabelle, stringendo la presa dopo qualche istante. 
Ripensò per un attimo a quando aveva sentito lo sparo, a quando era corso fuori dalla sua camera… certo che avrebbe trovato Isabelle morta. 
Così come al Padiglione, in quel lontano 21 Dicembre… sembravano passati secoli da quella sera, quando aveva trovato quella ragazza vestita di bianco seduta sui gradini, freddissima e sotto shock. 
E anche il 31 Gennaio… quando aveva sentito che Phoebe aveva trovato una ragazza nel Lago praticamente morta. Nessuno aveva saputo dargli una qualche conferma e lui era corso in camera di Isabelle, pregando di trovarla. 

E quando ci era riuscito era stato pervaso da sollievo, così come in quel momento mentre la stringeva, abbracciandola come forse non aveva mai fatto con nessuno in vita sua. 

Buffe, quante volte ormai aveva pensato di trovare quella stessa ragazza priva di vita? Davvero tante. E ogni volta, mano mano che il tempo passava, la paura e il sollievo che seguiva aumentavano. 

Isabelle rimase immobile, non accennando a voler sciogliere l’abbraccio mentre gli circondava il collo con le braccia e Jude sentiva il suo respiro farsi sempre più rilassato e regolare. Strano, al contrario il suo battito cardiaco era decisamente accelerato rispetto alla norma. 


Da quanto tempo qualcuno non lo abbracciava? 
Nei suoi 18 anni di vita Jude aveva avuto spesso la sensazione che le persone volessero il suo aiuto… gli era capito più di una volta, certo, ma era sempre per qualche fine. 
Mentre Isabelle si appoggiava a lui invece ebbe davvero il sentore che lei avesse bisogno di lui… e, ancora meglio, che avesse proprio scelto di fare affidamento su di lui. 

E non perché era Jude Verrater, che sapeva sempre tutto, che non si faceva scrupoli ad indagare, scoprire qualunque cosa, ritorcere i segreti contro le persone… 
No, forse per la prima volta volta qualcuno voleva un contatto vero e proprio con lui. Solo con Jude. 



“Isabelle?”  

Abbassò lo sguardo e un piccolo sorriso gli increspò il volto, certo che lei fosse sul punto di addormentarsi sulla sua spalla. 
Infatti Isabelle spalancò gli occhi e si sollevò di colpo, biascicando delle scuse prima di sfilarsi la coperta dalle spalle:

“Credo di aver davvero bisogno di dormire… vado a prendere la bacchetta.” 
“Ok… ISABELLE DOVE VAI?” 

“In camera mia.” 

Belle si voltò, guardandolo con cipiglio confuso come se non capisse il suo tono quasi allarmato mentre si era avvicinava alla finestra per aprirla e saltare fuori come faceva sempre. 

“E che ne dici di usare il corridoio come tutte le altre persone?”  Jude roteò gli occhi, allungando una mano per chiudere la finestra con un gesto secco. Isabelle fece per ribattere ma lui la battè sul tempo, rivolgendole un’occhiata torva:

“Non dire nulla. Si gela, e poi Francisca è stata appena uccisa, non puoi andare in giro come se nulla fosse! Su, ti accompagno in camera tua.” 

“Ma non mi serve la scorta!” 
“Non protestare, tanto vengo con te lo stesso.” 


                                                                                        *


Phoebe sbuffò, continuando a guardarsi intorno per cercare Isabelle: dov’era? Era praticamente sparita diversi minuti prima… lei era andata nella Sala da Ballo con tutti gli altri, ma di Belle nessuna traccia. 

E poi era preoccupata non solo per l’incolumità della sua amica, ma anche per quello che aveva detto Hamilton. Voleva parlare con tutti i membri della Night School, probabilmente gli ultimi ad aver visto Francisca Lothbrock viva… 

E voleva usare il Veritaserum. Quella Pozione trasparente e inodore sarebbe stata la rovina della sua migliore amica: avrebbe fatto trapelare qualcosa di troppo, Hamilton avrebbe indagato più a fondo… e a quel punto di sicuro l'avrebbe uccisa.
Doveva parlarle, ma dov’era?



Un moto di sollievo la pervase quando vide Isabelle, con i lunghi capelli castani sciolti sulla schiena, la vestaglia aperta e la bacchetta in mano, avvicinarsi alle porte aperte della Sala piena di materassini, cuscino e sacchi a pelo. 
I grandi occhi scuri di Phoebe saettarono su Jude, che camminava accanto alla sua amica tenendole una mano sulla schiena mentre le diceva qualcosa a bassa voce. 

In un'altra situazione si sarebbe avvicinata per lanciare qualche insinuazione neanche tanto velata, ma visto quello che era appena successo e stava per succedere Phoebe raggiunse i due con poche falcate, fermandosi davanti all'amica per dirle qualcosa a bassa voce:

“Eccoti, finalmente. Doveri finita? Anzi, lascia stare, è ovvio che eri con lui… Ciao Verrater. Domani vorranno parlare con noi e utilizzeranno quel maledetto filtro, non penso ti serva che io dica che NON puoi far sapere la verità ad Hamilton.” 

“È quello che le ho detto anche io… non preoccuparti Selwyn, domattina farò un salto in camera mia e darò ad Isabelle un filtro che combatte gli effetti del Veritaserum. Anzi, forse sarebbe meglio se ne prendessimo un po’ anche noi due.” 

“Ok... e dimmi Jude, quale sarebbe esattamente il prezzo di questa gentilezza?” 

Il ragazzo esitò, lanciandole un’occhiata torva prima di guardare di nuovo Isabelle, che lo stava osservando di rimando:

“Van Acker deve assucurarci che starà lontana dai guai, che cercherà di non restare mai da sola troppo a lungo e che la smetterà di tenersi tutto per sè. Lo puoi fare?” 
“Immagino di sì.” 
“Bene. Domani riparleremo di quello che mi hai detto, ma credo che ora abbiamo tutti bisogno di dormire.”


Anche se probabilmente molti non avrebbero dormito affatto.
Jude rivolse un ultimo cenno alle due prima di allontanarsi e andare finalmente a riposarsi… aveva urgente bisogno di riflettere su quanto Isabelle gli aveva detto.
Aveva alcune domande da farle in effetti, ma aveva deciso di lasciar perdere e di rimandare al giorno seguente… una vocina nella sua testa gli suggerì che lui non faceva MAI quelle cose e che si stava rammollendo quando c'erano di mezzo Isabelle Van Acker e i suoi occhi verdi, ma la mandò rapidamente al diavolo e la ignorò. 



“Stai bene?” 
“Abbastanza. Come sta Steb? Mi dispiace così tanto…” 

Isabelle sospirò mentre Phoebe scuoteva il capo, sostenendo che non lo vedeva da un po’. 

La ragazza lanciò un’occhiata in direzione della sorellastra, che era stretta tra le braccia di Mathieu e piangeva in silenzio, scossa dai singhiozzi mentre il ragazzo le accarezzava i capelli senza dire niente, fissando un punto indefinito sul pavimento. 

“Non lo so, ma immagino che sarà un periodo difficile. Sembra che tutti abbiamo perso persone molto importanti quest'anno, vero? Prima Alastair e Bas hanno perso Jackson, poi Francisca ha perso Alexandrine e Mathieu Lacroix… tu hai perso Alastair. E ora Adrianus ha perso Francisca.” 

“Spero che non tocchi anche a te.”   Il mormorio di Isabelle fece sorridere debolmente l'amica, che allungò una mano per prendere quella gelida della compagna:

“Vedrai, andrà tutto bene, alla fine. Sei convinta che alla fine morirai, ma non è detto che debba finire così. Magari avere l'aiuto di Jude è davvero un bell’acquisto. Sai, quest'anno lo sto rivalutando… certo, il fatto che vi facciate gli occhi dolci a vicenda contribuisce, ma comunque…” 

 “Io non faccio gli occhi dolci, a nessuno!” 
“Certo… dai, andiamo a cercare Faye e Bas.” 


                                                                                    *



"Tieni." 

Le porse l’ennesimo fazzolettino e la guardò soffiarsi il naso prima di essere scossa dall’ennesimo singhiozzo. Camila appoggiò di nuovo il capo sulla sua spalla, non accennando a volersi staccare da lui mentre Mathieu sospirava, accarezzandole i capelli. 

“Cami… dai, non piangere. Dobbiamo essere forti per Steb…” 
“Lo so. Ma continuo a… rivederla.” 

L'americana si soffiò di nuovo il naso mentre Mathieu le accarezzava i capelli a caschetto, guardandola in un misto di affetto, tristezza e compassione. 

“Non pensarci. Provaci, almeno. Vuoi stare da sola o vuoi che resti qui?” 
“Non voglio stare da sola.” 

Camila scosse il capo e Mathieu le sorrise con gentilezza, annuendo prima di prenderle una mano e sollevarla per baciarne il dorso:

“Ok. Come vuoi tu. Ma hai le mani e i piedi gelidi Camila, mettiti sotto il sacco a pelo… forse dovrei cercare Adrianus.” 

Camila si stava coprendo con il sacco a pelo scuro quando sollevò il capo di scatto, posando di nuovo gli occhioni da cerbiatta su di lui prima di squittire:

“Vengo anche io!” 
“No, tu stai qui. Non fare storie!” 
“Ma…” 
“Stai qui con gli altri, discorso chiuso.” 

Mathieu fece per alzarsi ma la ragazza lo bloccò, afferrandolo prontamente per un lembo della maglietta del pigiama:

“Per favore. Non voglio stare sola.” 
“Torno subito, non ti preoccupare… dai, dormi un po’.” 


Mathieu le rivolse un debole sorriso, sforzandosi di non apparire troppo triste. Lei gli era stata vicino quando era morto Etienne dopotutto… e anche Adrianus. Ora doveva solo essere forte per tutti. 


Si era appena allontanato e Camila si era appena raggomitolata sotto il sacco a pelo con gli occhi ancora lucidi quando qualcuno le si avvicinò, schiarendosi la voce:

“Ciao. Tutto bene?” 
“Non proprio. Tu come stai?” 
“Sono stata meglio. Mi dispiace per Francisca… insomma, non siamo mai state amiche, ma la conoscevo da quasi sette anni. Mi spiace non aver potuto salvarla un'altra volta.” 

Phoebe sospirò mentre Camila posava gli occhi su di lei, annuendo leggermente:

“Forse era nell'aria da quando è quasi annegata. Vorrei solo che queste morti finissero… non solo perché eliminano delle persone, ma anche perché lasciano nella sofferenza chi rimane.” 

“Già, non so cosa sia peggio. Non so quello che provi per aver perso un'amica e spero di non doverlo mai provare Camila, ma davvero… mi dispiace.” 

“Già, anche a me.” 


                                                                                   *


Sospirò, chiedendosi se fosse stata effettivamente una buona idea. 
Insomma, sì… quella scuola era una grande occasione ed era molto soddisfatto di essere riuscito a superare l’esame.

Ma forse Hogwarts già gli mancava, con quell’atmosfera ormai così familiare… e poi c'era anche suo fratello lì. 
Fece scorrere lo sguardo intorno a sé, tra quelle mura sconosciute almeno quanto i volti che lo circondavano.

Stava andando a cena, o almeno ne era abbastanza sicuro… aveva sistemato le sue cose e poi eccolo lì, dopo aver parlato con il Preside insieme a tutti gli altri nuovi studenti. 
Un paio di ragazzi erano anche andati a presentarsi, entrambi sorridendo allegramente… entrambi alti, uno moro con gli occhi blu e l'altro dai capelli più chiari e gli occhi meni intensi, di un innocuo castano-verde che non mettevano alcuna soggezione. 

Jackson e Alastair, se non ricordava male. 
Alastair… che nomi strani usavano i Purosangue. 

“Ciao. Ti vedo un po’ spaesato… sei nuovo vero?” 

Voltandosi si trovò davanti ad una ragazza dai capelli rossi che gli sorrideva, quasi come se sapesse come ci si sentisse.

“Si vede così tanto?” 
“Io sono arrivata l'anno scorso, riconosco la faccia da “nuovo arrivato”. Alexandrine Darwin, piacere di conoscerti… dall’accento direi che sei da queste parti… vieni da Hogwarts?” 

“Sì. Adrianus Stebbins.” 

La rossa gli aveva sorriso, porgendogli la mano. In effetti non sembrava affatto una ricca, viziata, figlia di papà di cui aveva sentito parlare… magari aveva vinto la borsa di studio come lui, visto che era stata trasferita. A guidare dall’accento fiammingo, probabilmente veniva da Beauxbatons. 

“Questo posto mette soggezione all’inizio, ma ti ci abituerai… e ho scoperto che non tutti quelli che sono qui per ereditarietà sono male. Ehi, Frankie! Vieni, ti presento uno dei ragazzi nuovi…” 

Adrianus si voltò verso la persona a cui si era rivolta Alexa, trovandosi davanti ad una ragazza minuta, dai capelli castani e da luminosi occhi verdi posti su un viso pallido e dai lineamenti delicati, quasi con le sembianze di una bambolina. 

“Adrianus, lei è la mia amica Francisca. È qui per diritto familiare, ma è uno zuccherino.” 

“Ciao. Benvenuto alla Cimmeria.”


Francisca gli sorrise, porgendogli timidamente la mano. Ma non fece in tempo a stringerla di rimando perché riaprì gli occhi, trovandosi di nuovo catapultato in Infermeria, seduto davanti al corpo pallido e immobile, senza vita di Frankie Lothbrock. 

Avevano deciso di lasciare il corpo lì fino al mattino, aspettando per dare la notizia alle madre della ragazza.
E lui non aveva intenzione di muoversi da lì. 

La fissava, come un mese prima… solo che quella notte non nutriva alcuna speranza di poterla riabbracciare, di poter sentire di nuovo la sua voce o di poter guardare ancora quegli occhi verdi che aveva tanto adorato, trovandoli fin da subito luminosi e sinceri, incapaci di mentirgli… proprio come lei. 

Deglutì, avvicinandosi leggermente con il busto alla ragazza. Aveva gli occhi chiusi e il volto rilassato, sembrava quasi che stesse dormendo… se non fosse stato per il pallore, certo. O per la brutale ferita al fianco che le aveva macchiato di sangue il pigiama, anche se ora l'avevano cambiata e sistemata.


Così ingiusto 
Perché proprio lei? 

Sbattè le palpebre più volte per non piangere, mentre un fiume di ricordi dilagava nella sua mente, riportandolo ai milioni di momenti che avevano condiviso… da amici, ma anche di quando si era finalmente deciso a dimostrarle quello che provava. 
Mai come in quel momento si pentiva di averci messo tanto a rendersi conto di quanto fosse importante per lui la sua piccola, adorabile, buffa Frankie.


“Mi mancherai. Non immagini quanto piccola…” 

Già, così ingiusto.
Tra tutti, perché lei? Così dolce. Così innocente.
Con così tante altre cose da dire. 

E anche lui aveva ancora tante cose da dirle, come di amarla, per esempio. 


“Salutami Alexa, spero che ora tu la possa rivedere… Ma ti prometto che quando metterò le mani addosso a chi ti ha portata via da me, lo mando dritto all’inferno. Senza magia, proprio come ha fatto con te. Hai la mia parola, amore.” 


                                                                               *



“Come stanno le ragazze?” 
“Così e così, volevo salutarti prima di andare a dormire. A cosa stai pensando?” 

Faye si avvicinò al cugino, parlando a bassa voce per non svegliare chi stava già dormendo intorno a loro. Il ragazzo si limitò a stringersi nelle spalle, senza dilungarsi troppo in spiegazioni:

“Niente di che. Speravo solo che dopo Al le morti sarebbero finite. Mi dispiace per Francisca.” 
“Anche a me… per Adrianus, soprattutto. Poverino.” 

Faye sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri mentre Bas annuiva, ripensando con un velo di amarezza a quando, mesi prima, si era divertito a provarci spudoratamente con Frankie solo per irritare Adrianus Stebbins.
Sembrava tutto così lontano, così diverso. E ora quella ragazza non c'era più, era morta. 

Così, in un battito di ciglia. 

“Non è giusto.” 
“No, non lo è. Ma possiamo farci qualcosa?” 
“Scopriranno chi c'è dietro Faye. In caso contrario, prima o poi lo farò io… qualcuno pagherà, prima o poi.” 

Le persone continuavano a soffrire e non era giusto. Lui stesso, certo, ma anche Isabelle… e Francisca, che ora era morta. È Mathieu, Adrianus, Camila… anche Alastair aveva sofferto per Jackson, per la lontananza di Isabelle.
Sembrava che quell'anno tutti dovessero avere la loro parte di sofferenza… e voleva che finisse in fretta.

Dopotutto erano solo ai primi di Marzo. C'era ancora tutto il tempo del mondo per farli sguazzare ancora nel dolore più atroce prima del Diploma. 
O peggio, per farli fuori uno alla volta. 


                                                                                  *


Domenica 6 Marzo, 16:00



“L'ho già data anche ad Isabelle… bevila prima di entrare e farti fare qualche domanda. Dovrebbe impedire al Veritaserum di farti parlare a sproposito.” 

Phoebe annuì, prendendo la boccetta che Jude le porgeva prima di alzare gli occhi sul volto del ragazzo, impassibile e quasi indecifrabile. Gli rivolse comunque un debole sorriso, non riuscendo a trattenersi dal dirgli qualcosa QUASI a cuore aperto:


"Sai Jude… quest'anno mi stai molto più simpatico.” 
“Vorrei poter dire lo stesso… anche se devo smettere che ti trovo migliorata. Forse conoscere tua sorella non ti ha fatto male…” 
“Si, beh… dico sul serio, non sei lo stronzo opportunista è diffidente che pensavo. O forse lo sei, solo non tanto come credevo. Fatto sta’ che apprezzo molto quello che stai facendo.” 

“È solo un filtro Selwyn…” 
“Non parlo di questo, lo sai.” 

Jude non disse nulla, non volendo ammettere che la ragazza aveva perfettamente ragione: già, non si riferiva a quello… lo sapeva. 

“Non ha importanza.” 
“Certo che ne ha… fidati di me Jude, tu le piaci. Le sei sempre piaciuto in effetti, ma da qualche mese le cose hanno preso una piega… diversa. E se questo vuol dire vederla stare meglio, sorridere di più e essere più sincera tanto meglio.”


Jude abbozzò un sorriso, sentendosi quasi più leggero per qualche secondo prima di tornare alla solita malinconia di sempre, scuotendo leggermente il capo:

“Te l'ho detto… non ha importanza. Non ho mai pensato che qualcuno potesse interessarsi a me se non per chiedermi qualcosa, non vedo perché iniziare ad illudersi ora. Comunque sia… bevi questo e basta.” 


Non aveva nessuna voglia di parlare ancora di Isabelle o peggio ancora di “sentimenti”… non con la sua migliore amica, decisamente. Così si limitò a girare sui tacchi per allontanarsi da Phoebe, il capo chino, le mani infilate nelle tasche e lo sguardo assorto fisso sul pavimento.

Lei invece sorrise, seguendolo con lo sguardo quasi con aria divertita: non sapeva se trovarlo quasi tenero… strano, associare Jude Verrater all'aggettivo “tenero” le risultava quasi impossibile. 


                                                                                *


“Ehy… come va? Non ti ho trovato ieri sera. Ti hanno già chiamato?” 
“Sono stato il primo.”     Adrianus non battè ciglio, continuando a guardare fuori dalla finestra… c'era la madre di Francisca giù, nel cortile. Le somigliava davvero molto… ed era decisamente giovane per avere una figlia di 18 anni. 

Francisca gli aveva accennato al fatto che sua madre l'avesse cresciuta da sola, al fatto che lei non avesse idea di chi fosse suo padre… sua madre l'aveva avuta solo un anno dopo il Diploma alla Cimmeria e sapeva per certo che fossero state sempre molto legate. 

Provò a pensare a come si sentisse anche lei… e non riuscì nemmeno ad immaginarlo. 

Distolse gli occhi chiari dalla finestra ma ancora non li posò su Mathieu, che continuava ad osservarlo senza dire nulla, con leggera preoccupazione.
Non sapeva come si sentiva… certo, aveva perso Etienne. Ma era diverso. 

“Non ti hanno trattenuto molto, vero?” 
“No. Insomma, solo un pazzo penserebbe che io possa centrare. Ora chi c'è?” 
“Cami. Spero non la pressino, era già molto giù di corda…” 

Mathieu sbuffò leggermente, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro mentre aspettava che Camila ricomparisse. 
Aveva anche tentato di imbucarsi e restare con lei anche dentro l'ufficio di Hamilton, ma non ne avevano voluto sapere di farli entrare insieme… dovevano solo sperare di non averla tartassata di domande. 

“Eccovi qui… sono felice di vedervi.” 

Sentendo la voce della ragazza entrambi si voltarono, ma Adrianus rimase immobile e in silenzio accanto alla finestra mentre Mathieu si mosse verso l'americana, guardandola con lieve preoccupazione:

“Ciao… come va? Sei stata dentro un bel po’.” 
“Non la finivano più…” 

“Come si permettono di romperti le scatole in un momento così? Dove è finito il rispetto… ora vado a fare un discorsetto ad Hamilton!” 
“Ma dove vai, torna qui!” 

Camila sbuffò, prendendolo per un braccio e impedendogli di andare a protestare, facendo in modo che il ragazzo sbuffasse e basta contro l’insensibilità delle persone. 

“Ok, va bene… ma va meglio? Ieri sera eri a pezzi.” 

Mathieu si rivolse di nuovo all'amica, che annuì debolmente. In effetti si sentiva un po’ in imbarazzo per tutte le lacrime che aveva versato e per il modo in cui gli era rimasta abbracciata addosso come un koala per ore, dormendo persino accanto a lui. 

“Si, meglio. Tu Steb? Come stai?” 
“Non lo so. Ma grazie per il supporto.” 

Adrianus spostò di nuovo gli occhi sul vetro della finestra, ma il silenzio durò per un attimo: poi si ritrovò stretto dall’abbraccio di Camila, seguita per presto anche da Mathieu. 

In effetti lo stavano soffocando, ma non si oppose neanche un po’… Forse ne aveva bisogno, in effetti. 


                                                                               *


Libro nascosto 
Orion Callaghan 
Lo cercano
Lo vogliono 
Libro 
Dove? 
Scuola
 


Gemette a mezza voce, massaggiandosi le tempie e cercando di alleviare il male di testa che sentiva: era chiuso lì dentro da un bel po’, cercando quelle maledette informazioni che sembravano schifosamente introvabili.
Dove dovevano cercare? 

Si appoggiò completamente allo schienale della sedia e chiuse gli occhi, prendendosi la testa tra le mani mentre implorava il male di testa di andarsene e non tornare per un bel po’. 
La morte di Francisca, la preoccupazione, la sua famiglia… avrebbe dovuto occuparsi dei loro “affari” in effetti, ma non ce la faceva proprio a gestire tutto in una volta. 

Troppe cose a cui pensare.


Quando sentì due mani sfiorargli delicatamente le spalle e massaggiargliele si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, continuando a tenere gli occhi chiusi mentre una voce decisamente familiare gli solleticava le orecchie, parlando a mezza voce:


“Hey, Jude, non essere pessimista… prendi una canzone triste e rendila migliore. Non portare il peso del mondo sulle tue spalle…” 

“Oh, questa mi mancava… quando è stata l'ultima volta in cui ti ho sentito canticchiarla? Il primo giorno di scuola?” 
Jude aprì gli occhi, sollevando lo sguardo e trovandosi così davanti al sorriso di Isabelle, che annuì:

“Si, penso di sì.” 
“Ormai la odio, questa canzone. E non credo che l'ordine dei versi fosse quello…” 
“No, è vero, ma sembravi così concentrato… come se tenessi davvero un grande peso sulle spalle. Era più inerente.” 

Isabelle si strinse nelle spalle, ricordando quando, l'anno prima e quello prima ancora, si divertiva a prendere in giro il ragazzo canticchiando quella canzone speso e volentieri. Sua madre adorava la musica Babbana e quando aveva conosciuto per la prima volta un ragazzo con quel nome non era riuscita a resistere.

Jude invece sbuffò leggermente, puntando gli occhi davanti a sé con aria torva, sul libro che stava leggendo e che gli aveva fatto venire l’emicrania:

“Che razza di scelta… proprio con quel nome, dovevano scriverla? Detesto il mio nome.” 

Già, a volte odiava suo padre per averlo chiamato così… insomma, chi chiamava il proprio figlio con il nome del traditore più famoso della storia? 
A parer suo, quel nome non gli aveva mai lasciato scelta. E non se lo sarebbe mai dimenticato, quelle lettere erano sempre lì, marchiate persino sulla sua pelle per far sì che non dimenticasse chi era. 

“A me piace. È particolare… come te.” 
“Grazie per aver sottolineato che sono strano Isabelle.” 
“Non ho detto strano.” 

Isabelle si strinse nelle spalle e per un attimo i due rimasero in silenzio, limitandosi a guardarsi a vicenda mentre Jude registrava quello che lei aveva appena detto: davvero le piaceva il suo nome? 

Forse era strana anche lei, infondo. 

“Si, beh… com’è andato l’”interrogatorio”?” 
“Peggio di quello che mi hai fatto tu mesi fa? Di sicuro non sarebbe stato possibile… bene, credo. Grazie per il filtro, comunque. E anche per averlo dato a Phoebe, non vorrei passaste dei guai per quello che sapete.’ 

“Sbaglio o stai parlando al plurale?” 
“Certo. Insomma, te l'ho detto. Mi fido di te, non vorrei che pagassi per l'aiuto che mi stai dando. E lì non c'è nulla, comunque… ci ho già provato.” 

“Troveremo una risposta Isabelle, vedrai… prima o poi ci arriveremo. Io ottengo sempre quello che voglio.








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Angolo Autrice:

Buonasera… no, decisamente non mi aspettavo di aggiornare così presto, anche perché avrebbe avuto la precedenza un'altra storia… ma sono stata spinta come da una calamita a scrivere di nuovo qui, ho così tante idee nella testa che non so dove metterle e questo capitolo si è quasi scritto da solo in appena un paio d'ore. 
Non so di preciso quanto manchi alla fine della storia, ma credo che siamo alle battute d'arresto della trama vera e propria – nel senso che tutto il quadro non si concluderà agli sgoccioli della storia e dell'anno scolastico… non a Giugno per intenderci – e che da qui in avanti i capitoli saranno abbastanza densi… non tutti magari, certo, ma a grandi linee sarà così. 
Devo dire che scrivere questo capitolo è stata una specie di sofferenza, non mi ero resa conto di quanto mi sarebbe dispiaciuto per Frankie… peccato non poterla far resuscitare. 
Questa sta davvero diventando una specie di edizione degli Hunger Games, quindi prego che Frankie stata stata l'ultima… si perché io di storie su quel fandom ne ho già scritte, e non ne ho altre in programma, in effetti.

Direi che è meglio concludere qui, vi auguro una buonanotte… ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito, e a chi non ha recensito lo scorso capitolo dico solo di non preoccuparsi visto che ho aggiornato a gran rapidità. 

Signorina Granger
 

   
 
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