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Autore: Signorina Granger    18/04/2017    3 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 30: Orion 

 
 Venerdì 18 Marzo, 2:00


La sala era avvolta quasi completamente nel buio, ma dalle finestre filtrava un po’ di luce grazie alle lanterne che galleggiavano di notte intorno all’edificio. 
Isabelle teneva gli occhi sul ragazzo che dormiva sul letto più vicino, restando seduta sulla poltroncina senza scarpe, le gambe ripiegate per stare più comoda e il viso appoggiato sopra una mano, sul bracciolo.

Guardava Jude dormire con quell’espressione rilassata, provando un gran moto di sollievo: aveva insistito perché passasse la notte in Infermeria e lui ovviamente aveva provato a svignarsela, dando vita ad una specie di dibattito che si era concluso con lei con gli ordinava di non muoversi, assicurandogli però che sarebbe rimasta lì, accanto a lui. 

Mollandogli anche una cuscinata in piena faccia quando aveva sfoggiato un sorrisetto e le aveva chiesto se non volesse condividere il letto con lui. 

“Zitto o me ne vado, idiota!” 

Sorrise appena nel risentire la sua stessa voce, seguita dalla risata di Jude. 

Alla fine non se n'era andata, era rimasta seduta su quella poltroncina senza chiudere occhio, assicurandosi che dormisse placidamente. 
Era quasi un sollievo, in effetti, non vederlo più tremare in quel modo come qualche ora prima. 
Aveva quasi pensato che soffrisse di crisi epilettiche… ma forse il problema di Jude aveva molto più a che fare con la psiche, in fin dei conti. 
Mise prima un piede e poi l'altro sul pavimento freddo, rabbrividendo leggermente per il contatto mentre si avvicinava silenziosamente al letto, inginocchiandosi sul pavimento e osservando il volto rilassato del ragazzo. 

Solo da qualche ora si stava chiedendo come avesse vissuto per 18 anni. Quasi si odiava per non averci mai riflettuto di più, per non aver mai provato a chiedergli nulla della sua vita prima della scuola… solo, così solo.  E vedendolo in quello stato si era resa conto di quanto in realtà fosse fragile Jude Verrater. 

“Non preoccuparti Jude… hai me adesso.”    Sorrise, parlando con un filo di voce mentre allungava una mano e gli allontanava dal viso i capelli scuri. 
Sì… aveva tutta l'intenzione di dimostrargli che non era solo. Perché qualcosa su Jude Verrater l'aveva capita: aveva compreso quando fosse stato condizionato ad essere sempre così diffidente. La totale assenza di gesti d'affetto nella sua infanzia lo aveva portato ad essere scettico verso un mucchio di cose, a pensare che tutto avesse sempre un prezzo, un tornaconto, un secondo fine. 

Non era così è sperava che l'avrebbe capito, prima o poi. 
Aveva capito che nessuno si era mai preso cura di lui… aveva capito che quel ragazzo non voleva vedere quanto in realtà avesse bisogno di certezze, di gesti, quanto ignorasse di proposito la sua fragilità. 

Nessuno si era mai preso cura di lui, le aveva detto che suo padre era molto spesso fuori casa e che non aveva mai conosciuto sua madre. Poco male, a lei era sempre piaciuto prendersi cura delle persone che amava in caso di bisogno. 


“Isabelle… smettila! Basta cuscini!” 
Jude sbuffò, provando ad impedire alla ragazza di sistemargli il terzo cuscino dietro la testa. Finì però col beccarsi la terza cuscinata in faccia nel giro di un'ora e, sbuffando, lo prese dalle mani della ragazza per ricambiare mentre lei ridacchiava:

“Non fare il bambino capriccioso… tirati su, così lo sistemo.” 

Jude sbuffò ma obbedì, guardandola sistemargli i cuscini prima di sorridergli e sedersi davanti a lui. 

“Stai meglio?” 
Con una persona che, per una volta, si preoccupava per lui? Decisamente sì.

“Sì, non ti preoccupare.” 

  
Jude annuì mentre Isabelle abbassava gli occhi sulle sue braccia, allungando una mano per sfiorargli il polso:

“Jude… prima, quando stavi male, ti si è illuminata una scritta sul braccio… perché hai quella specie di tatuaggio con il tuo nome?” 

La vide accigliarsi leggermente e sorrise con amarezza: certo, lo aveva visto… era la prima, probabilmente, fatta eccezione per la sua famiglia.

“Credo che mi si illumini quando provo emozioni forti… quanto al perché ce l'ho, è per non dimenticarmi mai chi sono.” 

Jude la guardò sfiorargli il polso con le dita, dove qualche ora prima aveva visto le lettere illuminarsi… e poi Isabelle alzò gli occhi per guardarlo in faccia, inarcando un sopracciglio:

“E chi sei, Jude?” 
Bella domanda… una gran bella domanda.

“Un sacco di cose, credo. E oggi hai visto una parte di me che non ha mai visto nessuno… mi chiedo ancora perché tu non sia scappata dopo avermi visto in quello stato.” 

“Perché sei così… pessimista, duro con te stesso?” 
“Non lo so. Sono sempre stato così… mi ci hanno abituato.” 

Jude si strinse nelle spalle mentre Isabelle continuava a guardarlo leggermente accigliata, ricordando quello che aveva letto nella lettera di Morgan… e chiedendosi che altro ci fosse dietro le spalle di quel ragazzo. 

“Quello che ti è successo prima… ti capita spesso?” 
“Era da parecchio che non succedeva, in realtà… credo che mi capiti quando scoppio, quando provo troppe cose. Immagino che leggere quella lettera sia stata la goccia di troppo.” 

“Mi dispiace.” 

Il tono e l’espressione di Isabelle erano così sinceramente rammaricati che Jude non riuscì a non sorridere, allungando una mano per sfiorarle il viso mentre scuoteva il capo:

“Non fa niente… hai ragione, devo fidarmi di te. Tu sei stata forse la prima a farlo con me, e anche se questo vuol dire che sei mezza matta anche tu credo di dover ricambiare.” 

Isabelle sorrise e, contrariamente a quanto avrebbe pensato Jude, non gli disse che era una persona assolutamente normale, che non aveva nulla che non andava:

“Qui siamo tutti matti… lo sei tu, lo sono io. Lo sei per forza, altrimenti non saresti venuto qui e non avresti deciso di aiutarmi.” 

“Carina, Van Acker… chi l'ha detto?” 

Jude sorrise e inarcò un sopracciglio, guardando Isabelle esitare come se ci stesse riflettendo prima di sorridere a sua volta, stringendosi nelle spalle:

“Quello che hai tatuato sul polpaccio.” 


 Ci mise un attimo a capire che parlava del tatuaggio che aveva sul polpaccio, ossia il sorriso dello Stregatto. Sorrise e la guardò, inarcando un sopracciglio:

“Isabelle… la tua è una delle più importanti famiglie in Olanda della comunità magica, ma conosci musica Babbana e anche letteratura a quanto pare. Come si spiega?” 

“Mia madre. Lei… apprezza la loro cultura.” 

Sfoggiò un debole sorriso e Jude annuì, continuando ad accarezzarle una guancia con le dita:

“Mi dispiace… a volte dimentico quello che stai vivendo. Non ne parli mai, come fai a fingere così? A far finta di niente per mesi?” 

“Disse quello che nascondeva un mucchio di cose dietro un muro… ma mi fa piacere che tu mi abbia parlato della tua famiglia. E ti assicuro che non ci saranno altre lettere, che mio zio vada al diavolo.” 
“Isabelle, se te lo chiede esegui, non voglio che ti metta nei guai.” 

Lei però sembrò ignorarlo e si alzò, prendendo la lettera dalla tasca del blazer e la bacchetta:

“Non mi interessa. Se devo sapere qualcosa sulla tua famiglia sarà perché tu me lo dirai, in nessun altro modo. Incendio.” 

Jude sgranò gli occhi e guardò la lettera di Morgan Shafiq prendere fuoco davanti ai suoi stessi occhi e tramutarsi ben presto in cenere… e quasi senza rendersene conto sorrise, quasi stentando a credere a quello che stava succedendo. 

Però, ne erano cambiate di cose nel giro di poche ore. 


“Isabelle… forse dovrei parlarti della mia famiglia, a questo punto.” 
“Solo se ne hai voglia. Non ti preoccupare… io ci ho messo mesi a parlarti della mia, infondo.” 

Isabelle gli sorrise con gentilezza mentre sedeva di nuovo di fronte a lui ma Jude annuì con decisione, allungando una mano per prendere quella della ragazza:

“Sai che mentre… stavo male sentivo un disperato bisogno di tenerti per mano? Grazie per essermi stata vicino.” 
“Nessuno dotato di un minimo di umanità ti avrebbe mai lasciato in quello stato, Jude. E poi te l'ho già detto… tu per me hai fatto tantissimo.” 

“Tranquilla, ho tutto segnato sul tuo conto.” 

Jude sfoggiò un sorriso e Isabelle ricambiò, annuendo prima di parlare:

“Ah ecco, mi sembrava strano… a quanto ammonta il tutto?” 
“Devo controllare, ma ora non ho il mio quaderno sotto mano… però potresti sempre iniziare a risarcirmi dandomi un bacio, che ne dici?” 




Si alzò lentamente, allontanandosi da lui di qualche passo e lanciandogli un’ultima occhiata – aveva quasi paura che ricominciasse ad urlare e a tremare da un momento all'altro – prima di avvicinarsi ai piedi del letto, prendendo la sua giacca blu per infilarsela di nuovo. 

Prese il blazer e tornò ad accoccolarsi sulla poltroncina, tenendo ancora la stoffa tra le mani. Abbassò gli occhi sulla giacca blu per indossarla ma si bloccò… non seppe nemmeno mai di preciso come o perché, ma i suoi occhi rimasero catalizzati su qualcosa che stava cucito sulla sua giacca. 

Deglutì, a fatica. I suoi occhi saettarono sul letto, dove erano sistemate anche la giacca di Jude e la sua camicia… 
Deglutì, di nuovo. 

Mentre qualcosa nella sua testa si muoveva, mentre quella strada si spianava.

Forse… 
Poteva essere. Era davvero così facile? 

Abbassò lo sguardo, guardando la camicia che lei stessa indossava. E poi guardò di nuovo la giacca che teneva tra le mani, rigirandola per averlo più chiaramente tra le mani: sì, era lì. Era sempre stato lì, davanti a lei… ovunque, si poteva dire. 


La risposta è ovunque intorno a te.
Ovunque. Proprio sotto al suo naso ogni giorno, da tutto l'anno. 

Possibile? 
Ma che senso aveva? Doveva interpretarlo in qualche modo? 
Aveva letto qualcosa, in effetti… in tutti quei libri c'era molto sullo stemma della scuola.
Molti avrebbero potuto pensare che fosse semplicemente lo stemma dalla famiglia Callaghan… ma Isabelle sapeva che non era così: Orion l'aveva disegnato personalmente, lo aveva fatto affiggere sulla scuola, nell’ingresso… sui vestiti di tutti i suoi studenti, sui piatti e sui calici.


Aprì la bocca per chiamare Jude, per chiedergli un parere, se secondo lui quella teoria era plausibile… ma non lo fece, richiuse le labbra. 
Da una parte si diceva di non ostinarsi a voler fare tutto da sola. A tagliare fuori chiunque… 

Glielo dirò. Domattina, quando sarà sveglio…

Non se le sentiva proprio di svegliarlo e di dargli altre preoccupazioni, non in quel momento. 

Riabbassò gli occhi sulla giacca, più precisamente sullo stemma. E continuò a pensare, a rifletterci su finchè finalmente non si addormentò a sua volta. 
E ancora una volta, i sogni le dimostrarono di come la risposta fosse davvero sempre stata dentro di lei… disgraziatamente Jackson aveva avuto ragione, fin dall'inizio. 


                                                                               *


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“Tre chiavi, tre torri con due stelle e la luna… e poi due spade e una corona. L’ha disegnato Callaghan, davvero è la chiave per capire dove può essere il libro?” 

“Riflettici… tre chiavi, tre torri con tre astri… due spade e una corona. Sono sempre tre figure. Dicono che Orion fosse tremendamente egocentrico… Che cosa può voler dire secondo te?” 


Jackson le lanciò un’occhiata eloquente mentre Isabelle teneva gli occhi sullo stemma della scuola che era davanti a lei, come proiettato su un muro invisibile… rimase in silenzio, osservando i disegni finché una seconda voce piuttosto familiare non parlò, camminando verso di lei attraverso l'Ingresso buio della Cimmeria:

“Andiamo Belle… non dicevi sempre che era l'unica che conoscevi? Pensavo di averti insegnato qualcosa in tutto questo tempo.” 

Isabelle puntò gli occhi su Alastair, guardandolo avvicinarsi e sorriderle… come se la risposta fosse ovvia. E improvvisamente lo era, perché per una volta capì a cosa si stesse riferendo:

“La cintura… di Orione. Orion Callaghan…” 
“La cintura di Orione è composta da tre stelle, è piuttosto semplice… ma chissà, forse lui era comunque molto fiero di portare un nome tanto significativo.” 

“Tre stelle… tre chiavi, tre torri, tre astri e due spade con una corona… gruppi da tre.” 

Isabelle annuì, parlando a bassa voce mentre Alastair si fermava accanto a lei, osservando lo stemma a sua volta.

“Le chiavi sono il Consiglio, le torri rappresentano la scuola… e le stelle sono Callaghan che, simbolicamente, continua a visionare tutto.” 
“Giusto… ma mancano le spade e la corona.” 

Jackson annuì alle parole di Alastair e si voltò di nuovo verso Isabelle, sorridendole prima di parlare a sua volta:

“Le spade… che cosa possono essere?” 
“Se le torri sono la suola e le chiavi il Consiglio… le spade dovrebbero essere noi. La Night School. Ma la corona…” 

Isabelle si accigliò, osservando la corona posizionata esattamente sopra le due spade incrociate. 
Che cosa rappresentava quell’ultimo segno?

“Rifletti tesoro… le spade sono la Night School, è più che possibile. Quindi… qual è il compito della Night School, o almeno lo era secondo Callaghan?” 

Era davvero snervante… si sentiva come interrogata, e la risposta era davanti a lei, lo sapeva. Doveva solo allungare la mano e afferrarla.

“Proteggere…”  

“Proteggere CHI, Isabelle?”  

Anche Alastair si voltò verso di lei e improvvisamente Isabelle sgranò gli occhi verdi, mentre un’improvvisa consapevolezza la colpiva: tre… sempre tre. Orion Callaghan, così pieno di sé da mettere il suo nome persino sullo stemma. E non solo su quello…

“L’associazione… La Orion Society. O mio Dio… Ecco perché vuole il libro. Vuole mettere le mani sulla Orion…” 

“Le personalità più influenti di tutto il Paese. Con l’associazione in mano avrebbe in mano tutta l’Inghilterra magica.” 

“Ma perché? Non riesco ancora a capire se lavora per qualcuno o se è tutta una sua idea!” 

“Immagino che solo lui possa dirtelo… per ora, limitati a trovare il libro di Callaghan. E possibilmente non dandolo a tuo zio.” 
“Grazie per l’illuminazione … ma ancora non so dove sia!” 

“È più facile di quanto non sembri… ti ho detto che la risposta è ovunque perché lo stemma lo è. Quindi, lo è anche il segno del tre… segui quello e lo troverai.” 


Jackson le sfiorò la spalla prima di sparire, insieme ad Alastair e allo stemma.  Isabelle sospirò e mosse qualche passo avanti, verso l'unica fonte di luce intorno a lei: il rosone proiettava la luce sul pavimento, come sempre. 

“Ricordi quando abbiamo imparato a ballare?” 
“Oh, io di sicuro… non ho mai ricevuto tante pestate ai piedi come in quei giorni.” 

Isabelle quasi sobbalzò nel sentire quelle voci… familiari, sì. Ma era passato tanto dall'ultima volta in cui le aveva sentite, specialmente quella della ragazza dai capelli rossi che le era comparsa accanto, osservando il rosone a sua volta.

“Alexa, non è il momento. Coraggio Isabelle, ricordi come si ballava, qui sotto?” 
“Callaghan partiva dal centro esatto… e al termine del primo giro si fermava sempre nello stesso punto.” 

“Esattamente… proprio qui, in effetti.”  Francisca annuì, muovendosi leggermente per fermarsi dopo qualche passo, esattamente sulla sfera circolare centrale. Isabelle sgranò gli occhi nel rendersi conto che erano proprio tre… tre sfere perfettamente allineate. Callaghan aveva messo la sua firma persino nel rosone.

“Sotto una sfera… simbolicamente, sotto i suoi occhi. Tutti, anche dopo la sua morte, avrebbe continuato a ricordarlo. E così è… sono passati più di quattrocento anni e il suo nome è ancora inciso ovunque.”  Isabelle parlò a bassa voce, sollevando lo sguardo sul rosone: le vide, le tre sfere. Erano piccole, ma proiettate dalle luce sul pavimento si ingrandivano parecchio, permettendo perfettamente di stare in piedi all'interno di esse. 

Francisca annuì, sorridendo debolmente:

“Esattamente. Ascolta Wilkes Isabelle, segui il numero tre e troverai quello che stai cercando.” 



Forse avrebbe voluto chiedere altre delucidazioni, ma non ne ebbe il tempo perché si svegliò di colpo, spalancando gli occhi mentre per poco non gridava dalla sorpresa, trovandosi a poca distanza da un voltò decisamente familiare.

“Che hai nipotina? Sono soltanto io. Ora zitta, per favore… non vorrai svegliare il tuo amico, vero?” 

Le sorrise mentre teneva una mano premuta sulle sue labbra, leggermente chino in avanti mentre la osservava attentamente. La giacca scivolò dalle mani di Isabelle e finì sul pavimento mentre la ragazza moriva dalla voglia di colpire l'uomo che le stava davanti… peccato che le stesse bloccando dolorosamente un braccio.

Lo guardò con sincero odio e con la mano libera cercò di togliere la sua dalla sua bocca, ma disgraziatamente era fisicamente molto più forte di lei.

“Isabelle, stai ferma e zitta. Allora, ti sei finalmente decisa a trovare una strada da seguire?” 

Si limitò ad annuire, guardandolo sorridere leggermente:

“Bene… spero per te che sia quella giusta, o puoi salutare qualcun altro. Voglio quel libro in fretta Isabelle, sono stanco di aspettare.” 

La sua mano soffocò il gemito di dolore che uscì dalle labbra di Isabelle a causa della presa troppo stretta sul suo braccio… ma dopo un paio di secondi venne ritratta con un gesto fulmineo, mentre l'uomo imprecava a mezza voce, guardandosi la mano:

“Razza di… mi hai morso!” 
“Avvicinati così di nuovo e ti prendo a calci dove non batte il sole.”

Isabelle si passò una mano sul viso e fece per alzarsi dal suo giaciglio mentre gli sputava contro quelle parole con rabbia evidente, ma venne preceduta dal sonoro e doloroso schiaffo che suo zio le assestò.

“Meglio che tu non sappia quello che farò io la prossima volta in cui mi parlerai cos-“ 


Isabelle sollevò una mano per sfiorarsi la guancia bruciante mentre teneva ancora il viso voltato di profilo, voltandosi di scatto quando sentì la frase interrompersi bruscamente, seguita da una serie di movimenti, il tonfo di chi cadeva sul pavimento e poi una voce altrettanto familiare:

“Non ti azzardare...” 

Isabelle si voltò, alzandosi di scatto mentre, non si sapeva bene come, Jude si era alzato e aveva mandato suo zio al tappeto, guardandolo e parlando con rabbia mentre gli premeva la cassa toracica con un piede:

“A toccarla. Mai più.” 

“Jude! Aspetta!”   Isabelle gli si avvicinò mentre suo zio invece sorrideva, guardandolo quasi con aria divertita:

“Ah, finalmente ci conosciamo... per la seconda volta, in realtà. Ecco il famoso Jude… Ragazzo, spostati, è una faccenda di famiglia.” 
“Non mi interessa.” 

“Jude, per favore, lascia stare…” Isabelle lo prese per un braccio e cercò di allontanarlo da suo zio, ma il ragazzo continuava a guardarlo con odio, ripensando a quando aveva quasi ucciso Isabelle avvelenandola. Aveva non poca voglia di farlo fuori con le sue mani anche solo per quel motivo. 


“Ascolta mia nipote Jude. Non aggiungerti alla lista degli studenti morti della scuola… so che sai tutto già da tempo, e se sei ancora vivo e solo perché penso potresti essere utile a trovare quello che voglio.” 

“Jude… per favore. Ignoralo, ascolta me…”   Gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla, facendolo vacillare: nessuno odiava quell'uomo più di lei, probabilmente. Ma se l'avessero ucciso, probabilmente non avrebbe più rivisto nemmeno sua madre. 

“Ok.”  Sbuffò e si allontanò di mala voglia, permettendo a suo zio di alzarsi e sorridere ai due:

“Oh, ma che carini, siete ancora pappa e ciccia? Non ci avrei scommesso, in effetti.” 
“Perché vuoi sapere della mia famiglia?” 

“Se vuoi tenere in mano qualcuno, devi sempre partire dalle radici… infondo Isabelle sa che deve fare tutto quello che le dico non solo per i suoi amici, i pochi che le restano, ma anche per sua madre.” 

“È tua sorella. Come puoi farle questo?”   Isabelle parlò con un filo di voce, guardandolo senza riuscire a capire come riuscisse a comportarsi così, contro la sua stessa famiglia… ripensava spesso a tutte le volte in cui aveva visto insieme sua madre e suo zio. Si volevano bene, o almeno così aveva creduto per anni. 

“È per una giusta causa. Vi lascio piccioncini… aspetto aggiornamenti Isabelle.” 

Le rivolse un ultimo cenno prima di sparire fin troppo rapidamente come sempre, scivolando senza fare il minimo rumore dietro la porta dell’Infermeria:

“Ma come fa a muoversi così dentro la scuola? Ci devono essere dei passaggi segreti da qualche parte.” 

Jude sbuffò e, non udendo nessuna risposta da parte di Isabelle, si voltò di scatto verso di lei:

“Aspetta… Tu li conosci?” 
“Non è il momento… Torna a letto, incosciente! Poteva ucciderti.” 

Jude aprì la bocca per ribattere ma l’espressione di Isabelle non sembrava ammettere repliche è così sbuffò, tornando di malavoglia sotto le coperte:

“Non preoccuparti, lo batterei sul tempo… ti ha fatto male?”   Allungò una mano per sfiorarle il viso ma lei si ritrasse leggermente, scuotendo il capo con scarsa convinzione mentre sedeva accanto a lui:
“No. Sai Jude… ho fatto un sogno un po’ strano. Credo di aver capito un paio di cose, finalmente.” 

“Sono tutt’orecchie.”


                                                                                        *


“PERDINDIRINDINA! Ammazzalo!” 

Mathieu sospirò mentre Camila gli si era aggrappata addosso, stringendogli il collo con le braccia e tenendo le gambe ancorate alla sua vita in posa da koala, rifiutandosi di mettere i piedi per terra:

“Cami… dai, è minuscolo!” 
“No, no, no… è orribile! Fallo sparire ti prego!” 

“Ma sarà grande due millimetri!” 
“ME NE FREGO! Oddio, sta venendo verso di noi!” 

Mathieu roteò gli occhi, trattenendosi dal far notare all'amica che non poteva muoversi con lei ancorata addosso in quel modo. Se non altro però qualcuno si stava divertendo, visto che Steb continuava a sghignazzare. 

“Perché non ti rendi utile e ci pensi tu al ragno, Steb?” 
“E privarmi di questo spettacolo? No, no.” 

“ODDIO CHE SCHIFO! Mat, pestalo!” 

“Ma perché devo farlo io?” 
“Vergognati, sei un pessimo gentiluomo!” 

Camila sbuffò prima di mollare finalmente la presa dall'amico e darsela a gambe, raggiungendo Adrianus e nascondendosi praticamente dietro di lui. 

“Guarda che non ti mangia!” 
“Che ne sai, magari invece si!” 

Mat sospirò e schivò accuratamente il minuscolo ragno per avvicinarsi ai due amici, mentre Camila continuava a guardare l’aracnide con cipiglio sospettoso. 

“Dai, andiamo via. Anzi, io andrò a cercare Jude per salutarlo… voi due organizzate pure un piano per annientare tutti i ragni del mondo.” 
“Aspettami, vengo anche io…” 

Mat fece per seguirlo ma si bloccò di fronte alla faccia di Camila, che in quel momento somigliava più che mai ad una specie di cucciolo abbandonato sul ciglio della strada, osservandolo con gli enormi occhi scuri. 
“Cami, non guardami così!” 



“Tanto non attacca!” 

“Ok va bene, resto qui con te. Ma solo perché l'ho deciso io!” 

“Grazie! Ti farò una torta per ringraziarti.” Camila sorrise allegramente e gli diede un bacio su una guancia prima di prenderlo sottobraccio e portarselo appresso verso la Sala Comune, mentre Adrianus sorrideva ai due prima di allontanarsi, cercando Jude. 


Voleva chiedergli come stesse, certo, ma anche spiegazioni per quei disegni. 


                                                                                    *


“Finitela immediatamente di sorridere in quel modo!” 
“Oh, ma che carina, è irascibile perché è innamorata…” 

“Bibi, smettila!” 

Isabelle fulminò l'amica con lo sguardo, intimandole di smetterla. Le aveva appena raccontato del sogno che aveva fatto… e anche di quello che era successo la sera prima. Phoebe aveva quindi sorriso, voltandosi verso Faye e annunciando che “aveva vinto”… e Isabelle si era ritrovata ad assistere con tanto d'occhi ad una Faye imbronciata che cedeva cinque Galeoni a Phoebe. 

“Se penso che avete persino scommesso dei soldi…” 

“Impossibile resistere, era così lampante… io l'avevo detto.” 

Phoebe annuì con l'aria di chi la sa lunga mentre Isabelle roteava gli occhi e cercava di continuare a concentrarsi sui compiti… peccato che le due amiche continuassero a distrarla parlando d'altro.
Per fortuna però Phoebe lanciò un’occhiata all’orologio e sorrise, annunciando che doveva andare a fare una cosa. 

“E cosa?” 
“Corso di cucina! Ci vediamo dopo!” 



“E io che pensavo di essere l'unica a nascondere qualcosa… da quando Phoebe cucina?” 
“Non guardare me Belle, ne so quanto te…” 

“Sbaglio o ho sentito che Phoebe cucina?”   Sebastian inarcò un sopracciglio, avvicinandosi alle due e lasciando la borsa sul tavolo prima di lasciarsi cadere su una poltrona, accanto alla cugina:

 “A quanto sembra… io la seguo, voglio proprio vedere Miss Perfezione che si sporca le mani!” 


Isabelle sorrise, guardando Faye alzarsi per seguire allegramente l'amica… trascinandosi dietro anche il povero cugino, che le fece notare che lui avrebbe preferito riposarsi ma la ragazza non sembrò ascoltarlo, ignorandolo e continuando dritta per la sua strada, come faceva sempre. 


“Divertitevi… io rimarrò qui.” 

A cercare di capire qualcosa di questa storia…



                                                                                        *


“Ma perché non posso assaggiare nulla?” 
“Perché no, assaggerai quando avremo finito! Ok, adesso mescola.” 

Camila sorrise allegramente mentre Phoebe, in piedi accanto a lei, continuava a mescolare l’impasto della torta che stavano preparando con un sorriso stampato sulle labbra:

“È divertente! Sai, quando ero piccola volevo imparare a cucinare, ma i mie genitori non me l'hanno permesso. Non è da signorina sporcarsi le mani, ci pensano gli elfi a cucinare!” 
“Io adoro cucinare, io e mia madre ci divertiamo in cucina… E Mat adora scroccare le mie torte, vero caro?” 

“Vero… ci hai messo tanto cioccolato, vero?” 

Il francese si sporse per sbirciare ma l'americana sbuffò, dandogli una lieve spinta per allontanarlo:

“Non si sbircia! Su, vai a farti un panino e lasciaci lavorare.” 
“Che tiranna.” 
“Cosa hai detto scusa?” 
“Niente niente…” 


“Che profumino… che cosa state combinando?”    Faye Cassel spuntò sulla soglia della cucina con un sorriso allegro stampato in faccia e suo cugino al seguito, con l'aria di chi moriva dalla voglia di essere altrove. 

“Camila insegna a cucinare a Phoebe… spero che l'Epilogo non consista in un’esplosione.” 

Mathieu ridacchiò e Sebastian finì con limitarlo, ma entrambi i ragazzi tornarono improvvisamente seri quando le due sorelle si voltarono in sincro verso di loro, tenendo in mano i mestoli come se fossero state armi letali. 

“Carino… io faccio l’assaggiatrice!” 

“Scordatelo Cassel, ci sono prima io… devi metterti in fila se vuoi fare la spiluccatrice!” 


                                                                                    *


“Te lo chiedo per favore… ho bisogno di capire cosa sta succedendo. Davvero quel disegno è solo frutto di fantasia, o c'è qualcosa di più?” 

Sbuffò leggermente, distogliendo lo sguardo dagli occhi chiarissimi e in quel momento quasi imploranti di Adrianus. Gli dispiaceva sinceramente per lui, per quello che stava vivendo… ma non era sicuro di volerlo fare, di metterlo nei guai raccontandogli più del dovuto.

Prima avrebbe dovuto almeno parlarne con Isabelle, o probabilmente lei lo avrebbe ucciso. 

Però si disse che quel particolare non lo avrebbe messo nei guai… infondo riguardava lui in prima persona, poteva parlarne se voleva:

“Ok, se proprio insisti… Ho mentito, quella sera. Non ho trovato Alastair davanti alla scuola, nel piazzale. Lui era… appeso a testa in giù nel Padiglione, come hai visto nel disegno. Sono andato lì e ci ho trovato Isabelle, sotto shock.” 

“Perché hai mentito?”
“Isabelle era a pezzi, non avrebbe sopportato la pressione di altre domande.” 


Si strinse leggermente nelle spalle e Adrianus abbozzò un sorriso, guardandolo quasi con aria divertita:

“Ma tu guarda il lato tenero di Jude… eri già innamorato al Ballo?” 
“No… oh, non lo so! Ma non parliamo di me, per favore.” 

“È inutile che fai l'orso, vi ho visto farvi gli occhi dolci in Infermeria! Ti chiedo solo di trattarla bene, ne ha passate tante anche lei… e in caso contrario Alastair tornerà in vita per uccidermi per non aver protetto la sua preziosa Isabelle.” 

Adrianus sorrise e Jude lo imitò, annuendo leggermente:

“Tu eri suo amico… secondo te provava qualcosa per lei? O erano davvero solo amici?” 
“Sei geloso di un morto Jude?” 

“No. Insomma… Alastair è morto, certo, ma ho la sensazione che il suo fantasma rimarrà molto ingombrante nella vita di Isabelle per molto tempo ancora.” 
“Già… certi legami non si dimenticano così in fretta.” 

Adrianus annuì, parlando con un tono che trasudava una nota di amarezza mentre distoglieva lo sguardo per un attimo, riprendendosi dopo qualche istante e schiarii la voce:

“In ogni caso… onestamente? Molti lo pensavano, ma io no. Avevano un legame davvero speciale, sì, ma non credo che Alastair provasse qualcosa per lei. Jude, te lo devo chiedere… Isabelle è più coinvolta di quanto non sembri, vero?” 

“Perché me lo chiedi?” 

“Non lo so, è una… sensazione. Ma ho pensato ai tuoi disegni, alle sue frequenti sparizioni nel corso di tutto l'anno. Hanno ucciso Alastair in quel modo così brutale, quasi come se volessero soltanto ferirla… e poi è stata avvelenata, è quasi morta a sua volta. Per non parlare di quello che diceva Al… diceva che era diversa, che si era allontanata parecchio da lui… gli nascondeva qualcosa. Jude, ho ragione?” 

“Dovresti parlarne con lei Adrianus. E se anche avessi ragione, ti consiglio di starne fuori. Hai già avuto modo di appurare che chiunque ci sia dietro a tutto questo, non ha nessun problema a disseminare cadaveri.” 
“Lo so. Ma non potete davvero chiedermi di fare finta di niente… Jackson, Alexandrine, Alastair… Jude, erano miei amici. Persino Etienne, mi dispiace anche per lui anche se lo conoscevo da poco! Avrei anche potuto chiudere un occhio prima Jude, ma non dopo Francisca. Mi hanno portato via Francisca, non continuerò a studiare come se niente fosse! Prova a pensare, Jude. Immagina si trovare Isabelle morta, domani.” 

“Non dirlo, per favore.” 
“Mi dispiace, so che non è piacevole… ma lo hai detto tu. Non hanno scrupoli ad uccidere. Ergo, consideriamo ogni ipotesi. Mettiti nei miei panni, Jude… per favore. Non posso continuare a non sapere.” 


Jude sbuffò e annuì, guardando quel ragazzo, praticamente l'unico in quella scuola che considerava davvero suo amico, ricambiare il suo sguardo con quella nota implorante ma piuttosto decisa negli occhi chiarissimi. Capi che aveva ragione, che non era giusto. 

“Adrianus… davvero, non voglio metterti nei guai. Ma potresti aver ragione, forse Isabelle è coinvolta. Ma ti prego di non fare cazzate e di non assalirla, non è facile nemmeno per lei… anzi, soprattutto per lei, che sopporta tutto questo da tutto l'anno.” 
“Quindi lei sa chi è stato?” 
“In un certo senso… diciamo che la tengono sotto controllo con una presa considerevole. Adrianus. Dico davvero…fai finta di niente o almeno agisci con discrezione, non credo che Belle voglia un altro cadavere sulla coscienza. Ma ti assicuro che prima o poi metteremo le mani addosso a chi ci sta dimezzando, e a quel punto te lo farò sapere.” 

“Bene. Voglio guardare in faccia chi ha sparato a Frankie prima di ricambiargli il favore.” 

“Oh, caro Stebbins… credo che ci sia una fila da rispettare.” 


                  
       *


Osservava le stelle luccicare fiocamente nel cielo buio, ma questa volta senza l'ausilio del cannocchiale di suo padre… no, questa volta sapeva cosa cercare e dove guardare. 
Le interessava una sola costellazione, quella sera. 

Ancora una volta era stesa sul tetto scomodo, freddo e duro… ma non le importava granché, da lí riusciva ad avere un'ottima prospettiva. 
Pensò s quanto avesse amato quella scuola, nel corso degli anni… finalmente un posto lontano dalla sua famiglia, dove poteva scegliere cosa fare e con chi. Essere se stessa al 100%.

Aveva amato la Cimmeria, ogni anno ci era tornata con sollievo dopo l'estate. E pensó a come, in quei mesi, quell’imponente edificio di mattoni rossi fosse diventata un po’ la sua prigione. 

Non indossava la giacca di Alastair, non quella sera. Non più. 
Sentì un lieve rumore di passi ma non si voltò, sentendo qualcuno sdraiarsi accanto a lei prima di prenderla delicatamente tra le braccia:

“Phoebe mi ha detto che ti avrei trovata qui. Che cosa stai guardando?” 
“La Cintura di Orione. È l'unica che conosco…” 

Sorrise appena, consapevole che quello era sempre stato il luogo e il momento suo e di Alastair Shafiq. Si voltò per incontrare gli occhi eterocromatici dj Jude e allungò una mano per scottargli i capelli neri dall’occhio chiarissimo, sorridendogli leggermente.

“Stai pensando al sogno che hai fatto?” 
“Sì. Tu ci hai pensato?” 

“Ovviamente… vedrai, ci arriveremo. Piuttosto… ho parlato con Steb. Vuole risposte Belle… e mi dispiace vederlo stare male.” 

“Anche a me. Ma non vorrei nemmeno vederlo morto.” 

Isabelle sospirò, accoccolandosi contro il ragazzo e appoggiando la testa sul suo petto prima di portare di nuovo gli occhi chiari sul cielo stellato, mentre lui le accarezzava distrattamente i capelli.

Sì, quello era stato per anni il posto e il momento suo e di Alastair Shafiq. 
Isabelle Van Acker aveva sempre amato le tradizioni, avere qualcosa di speciale da condividere sempre con la stessa e le stesse persone. 

Ma infondo, come diceva sempre sua madre, a volte se ne possono creare di nuove. 















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Angolo Autrice: 

Buonasera! Dopo aver mangiato quantità industriali di cioccolato, grazie cari cuginetti e nipoti che cedete le uova alla zia e la fate ingrassare, eccomi di ritorno! 
Spero che vi siate ingozzate a vostra volta, altrimenti non si chiamerebbe Pasqua, e che il capitolo vi sia piaciuto…

Rinnovo anche il titolo di Oracolo a Phebe. No, no, Isabelle e Phoebe si sbagliano, l’Oracolo non è Jude, è la sua Autrice! Perché si, lei già un paio di capitoli fa aveva ipotizzato che la chiave fosse nello stemma della scuola. Brava Phebe! 

Bene, detto questo vi auguro una buonanotte… e buon ritorno tra i libri a chi torna domani o dopodomani, o a chi è già tornato oggi. 

A presto e grazie per le recensioni come sempre! 

Signorina Granger 



   
 
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