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Autore: Rubina1970    25/04/2017    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Carissimi tutti, sono molto contenta di poter aggiornare presto e in un giorno di festa! Mi auguro che questo capitolo incontri il vostro gusto, perché esce molto dal mio solito stile e direi che richiede un certo sforzo di "fiducia" da parte del lettore: può una giovane come la nostra Maria comportarsi così come vedrete, in un momento tanto difficile? e gli altri personaggi? Io spero tanto che tutto questo risulti credibile. In ogni caso, mi è piaciuto tanto scriverlo, e la mia voglia di esplorare territori nuovi può forse in parte giustificare qualche ingenuità. Allora, divertitevi, grazie di esserci, godetevi questa strana primavera e ... a presto!

 
Qualche giorno prima, alla stazione ferroviaria di (…)
 
― Signora Butman? Milady? – una voce inattesa alle sue spalle: un uomo la chiamava dalla stradina al lato della fattoria, e la chiamava in inglese, per nome!
― Lei chi è? Come fa a conoscermi?!
― Io lavoro per la sua affezionata e illustre zia, Lady Dangering. La signora l’ha inseguita fin qui con tutti i mezzi, dopo la sua partenza, perché non sapeva darsi pace di averla persa, e ora è qui.
― La zia!? Qui!!! Dove?!
― Mi segua, prego. Qui, proprio dietro il muro, nella sua carrozza. Mi segua, prego.
E Maria, troppo ingenua per capire, lo seguì. Un altro uomo a cavallo aspettava dietro il muro, in un attimo il primo le mise una mano sulla bocca:
― Ma che fai, sei scemo?!
― No, macché scemo … La sposina ha certi gioielli da far impallidire il compenso che ci ha promesso milady! Ora ci darà tutto … ― Maria era terrorizzata, tentava inutilmente di gridare e sciogliersi dalla morsa che le impediva ogni movimento. Prima che se ne rendesse conto, era imbavagliata: ― Qua è pericoloso, portiamola via, così la spenniamo con calma!
― Accidenti, io dico che sei matto! Corri, via, e silenzio!
Maria era stata incappucciata con un sacco e issata su di un cavallo in un secondo, e ora correva via, sempre tenuta stretta da uno dei malfattori.
Nessuno aveva visto o sentito nulla, ma lei non lo sapeva. Sapeva solo che era annichilita dalla paura, come non era stata mai. Non riusciva nemmeno a pregare, all’inizio, poi vide un bosco intorno a sé e pensò che, una volta in un luogo isolato, forse non si sarebbero accontentati dei gioielli. Allora, pregò e pianse.
Si fermarono dopo un’eternità, le tolsero il cappuccio e il bavaglio per sfilarle gli orecchini, poi la buttarono sull’erba senza troppi complimenti:
― NO, FERMI! Che mi volete fare? AIUTOOO! – uno schiaffo violento in pieno viso la lasciò senza fiato per un attimo, e allora il suo rapitore, che era quello che l’aveva colpita, parlò:
― Zitta, madame, o guai a te, tanto qua ti sentono solo i lupi! Ora sta’ ferma, capito? Ferma!!!
― AAAAH! – gridò Maria quando le strappò la camicia per ghermire quella spilla che, brillando al sole diretto, aveva attirato l’attenzione del malintenzionato.
― E aiutami a farla star zitta, buono a nulla!
L’altro, molto più giovane, era rimasto fermo in piedi a guardare quello che accadeva, ma si scosse e s’inginocchiò pure lui, premendo una mano sulla bocca di Maria:
― Insomma, che vuoi fare?
― Non l’hai ancora capito, buono a nulla? – Maria si dimenava a più non posso, e l’uomo che l’aveva aggredita (magro, le guance segnate da due rughe profonde e la bocca arcigna e giallastra) aveva il suo daffare a trattenerla: ― Guarda qua che meraviglia: tra l’oro e le pietre, ci mettiamo a posto! E sai che ti dico? La zozzetta è proprio bellina anche lei, eheheh! Questa qua è carne fresca, mica una batta qualsiasi … Uhmmm, senti come profuma … E senti come scalcia, sembra una puledra! Ti domo io, duchessa puledra, così la pianti di agitarti, quando scopri che ti piace!
― Io dico che dobbiamo prima avvisare Duncan! Il cervello qua è lui, saprà che fare con lei … dopo …
Duncan?! E chi se ne frega di Duncan, ti va di dividere con lui?
― E bravo, ma che credi, quello ci denuncerà subito, se non dividiamo con lui!!!
L’argomento sembrò colpire l’uomo:
― Ma perché non stai zitto? Così a un uomo gli passano tutte le voglie! Eh, però è vero, quello là ci denuncia. Hai sentito, bambolina? Si riparte. Abbiamo tre cavalli, uno doveva essere comunque per te, e non mi va di stancare troppo il mio, perciò ora senti bene: ti rimettiamo il bavaglio … così … e ti leghiamo le mani dietro per bene, … in … questo … modo … ― l’uomo accompagnava le parole con gesti sicuri ― , e poi ti fissiamo su questo bel cavallo. Scappare non ti conviene, perché non ti puoi tenere alle briglie né ad altro, e se scappi, o ti rompi l’osso del collo da sola, o dopo pochi metri ti prendo e te lo rompo io, intesi?
Quel viaggio atroce riprese. Maria, montata alla cavaliera e legata alla sella, seguiva contro la sua volontà il primo uomo, che le aveva attaccato il cavallo al proprio. Il tempo le parve infinito, fino a quando arrivarono in cima ad un colle dal quale si vedeva un lago molto grande, oltre i boschi, e in lontananza si distinguevano numerosi centri abitati e imbarcazioni. Ma era tutto terribilmente lontano …
― Ci fermiamo qui. – disse il più anziano dei rapitori, che mise Maria a terra e la fece sedere, senza rivolgerle la parola. – Stammi bene a sentire, ora tu vai in città e avvisi Duncan che siamo qui.
Il pensiero di rimanere da sola con quell’uomo terrorizzò Maria, come se il fatto che gli uomini fossero due la potesse rassicurare.
― E chi me lo dice che non scappi con la ragazza? – chiese l’altro.
― Nessuno, cretino! Solo il fatto che hai detto tu, che se Duncan non si prende la sua fetta, ci toccherà scappare tutta la vita!
― Ma … io mica parlo italiano … darò nell’occhio …
― Sei veramente idiota! E con chi dovresti parlare, scusa? Vai alla locanda, trovi Duncan …
― Ma io non so arrivarci, alla locanda!
― Maledizione, mi tocca andare a me! Ma perché, perché, io dico, Duncan doveva tirarsi appresso un essere tanto insulso e inutile come te?! Va bene, ma bada che se te la fai scappare … E poi … il primo morso a questa bella pesca succulenta, voglio darglielo io … ― e sottolineò queste parole afferrando Maria dietro il collo, poi l’accarezzò fino alla scollatura, dove scintillava una collana importante … e aprì il gancio che la chiudeva, sfilandola e mettendosela in tasca!
― Ehi, che fai?
― Già, perché secondo te io mi fido!
Le tolse anelli e bracciali d’oro e pietre preziose, e un fermaglio finemente decorato, con perle, e si mise tutto in tasca facendo la massima attenzione che niente potesse cadere.
― E io come faccio a sapere che ritorni?!
― Te l’ho già detto: la pollastra merita il viaggio! E poi … se non torniamo, tu saresti capace di denunciarci meglio di Duncan!
L’uomo se ne andò. E l’altro rimase lì, guardando Maria con una strana espressione:
― Beh? Che hai da guardarmi con quegli occhi imploranti? Che c’è, hai sete? – Maria fece di sì con la testa, ― Ora ti levo il bavaglio, ma guarda che se strilli Snipes ti sente, e quello torna indietro e ti ammazza subito senza pensarci …
Maria poté bere, ma a quel punto qualche cosa cambiò: invece di rimetterle il bavaglio, il secondo rapitore (un ragazzotto rosso e lentigginoso, con la pelle color latte e le ciglia rossicce, e una stazza davvero imponente) le offrì da mangiare:
― Ecco, ti dovranno bastare due gallette, per ora: chissà quanto ci toccherà viaggiare alla macchia, adesso … mica lo so come finisce …
― Male, finisce, come vuoi che finisca? – Maria parlava piano, con voce mesta e la testa bassa, quasi senza incontrare lo sguardo della sua “guardia” – Perché quello Snipes ha parlato di mia zia? La zia sa di voi, vero? E allora, siete nei guai …
― Oh, sentila! Sei tu, quella nei guai, mica noi! Qua non siamo in Inghilterra, e tua zia non conta!
― Lo dici tu … Però io non ci voglio avere a che fare, con lei. Tutto quello che voglio è tornare da mio marito …
― Tu non vuoi niente, e faresti meglio a stare zitta!
― Puoi imbavagliarmi, ma prima magari è meglio se mi stai a sentire: io non dirò una parola di voi a mia zia né alla polizia, dei gioielli non m’importa … a mio marito, importa meno che a me … se tu mi lasci andare, ti garantisco …
CHE? Lasciarti andare?! Tu vaneggi, sarà lo spavento, sei diventata pazza! Tu aspetterai qui buona, con me, che arrivino Snipes e Duncan …
― E perché dovrebbero arrivare? I gioielli li ha Snipes, li dividerà con Duncan e a te lasceranno solo il tempo di capire che hai aspettato inutilmente con una prigioniera che non vale più nulla …
― Sta’ zitta! Sanno che io li posso denunciare!
― … denunciando te stesso, sì, certo!
Il ragazzo non poteva sbiancare più di quanto la sua pelle non fosse già bianca in partenza.
― E se davvero tornassero … l’unico modo per farmi tacere sarebbe uccidermi, lo sai. Quando sarà il momento, divideranno i gioielli a modo loro, ma anche se a te daranno le briciole, tu sarai sempre un assassino. Davvero non potrai denunciarli mai, dovrai scappare per sempre, io sono di una famiglia importante, che ti credi? E tutto per pochi spiccioli … sempre ammesso che tornino …
Era pomeriggio, quando Maria si mise a correre. La corda era stata recisa e lasciata lì apposta, con vicino un sasso molto acuminato che facesse credere che la prigioniera si era liberata da sola, mentre il suo carceriere dormiva. Poi, quest’ultimo non era più riuscito a trovarla. O almeno, questa fu la versione che si sentirono raccontare Snipes e Duncan al loro arrivo, due ore dopo che il loro giovane e inesperto complice si era convinto che non li avrebbe più rivisti (ma era rimasto, perché non voleva farseli nemici, se mai fossero tornati).
Duncan era fuori di sé, a questo punto, e diede un violento pugno a Snipes, che aveva fatto un grave colpo di testa rapendo colei che doveva solo sorvegliare, ed era stato anche tanto imprudente da fare il nome di Duncan davanti a lei. Anzi, a Duncan bruciava la terra sotto i piedi al punto che niente lo avrebbe trattenuto dal fuggire non appena Snipes era arrivato in paese coi gioielli e con la storia del sequestro … salvo il fatto che bisognava assicurarsi il silenzio di Maria. Snipes, a sua volta, fin dal primo momento sarebbe stato pronto a scappare, lasciando il complice e Maria al loro destino, ma Duncan non ne aveva voluto sapere: voleva che Maria tacesse per sempre! E poiché la ragazza era sparita, ora la carriera di Duncan era finita, e lui doveva darsi alla macchia immediatamente. Era furioso, cercarla era un’impresa quasi impossibile, si era giocato tutto per colpa di Snipes: fu per questo che, dopo il litigio che seguì il pugno, gli sparò, uccidendolo sul colpo.
Lo sparo echeggiò, il silenzio del posto ne fu squarciato. E arrivò a Maria, che ne fu ancora più spaventata: erano i suoi rapitori? quanto erano vicini? da che parte proveniva il colpo, e perché lei aveva la sensazione di aver solo girato in tondo? Non era così, naturalmente, ma non si vedeva assolutamente nessun segno umano, indicazione, strada o casa alla quale chiedere aiuto, e il panorama non era visibile tra quei fitti alberi. Maria non sapeva se si era avviata verso un centro abitato o no, poteva contare solo sul sentiero che continuava a seguire col cuore in gola, prendendo una direzione a casaccio ogni volta che si biforcava.
Le ore passavano, e lei cominciò ad essere presa dal panico … C’erano punti in cui il bosco era davvero scuro, e allora le veniva il terrore che stesse per giungere la sera. Oppure, irrazionalmente, avrebbe voluto rannicchiarsi nel punto più buio per non essere vista dai suoi aggressori, che le pareva di sentir giungere alle sue spalle da un momento all’altro. Continuava ad avanzare, stanca, senza sapere dove andava. Pensava confusamente che avrebbe potuto davvero incontrare dei lupi, se avesse passato la notte lì. Si chiedeva se dei soccorritori la stessero cercando da quelle parti, e quante possibilità aveva di essere trovata. Gridare aiuto le pareva imprudente. Si fermò col fiatone, sentendosi arresa … avrebbe voluto essere un animale, sparire tra gli arbusti e dimenticare … Poi, sentì un rumore dietro di sé, e corse via terrorizzata, mise un piede in fallo e cadde tra i tronchi a fianco del sentiero in costa, lungo il pendio scosceso e pericoloso. Infine, la sua caduta si arrestò. Maria non si muoveva e non era facilmente visibile, dal sentiero.
Scese la sera. I sequestratori di Maria avrebbero potuto passare di lì e non vederla (forse passarono proprio là sopra), tanto ormai non pensavano di poterla trovare. Ma rischiava di non essere trovata mai più, il colore del suo pastrano sembrava fatto apposta per mimetizzarsi nel sottobosco autunnale. Invece, si era avvicinata più di quanto non credesse al centro abitato di (…), ormai in Lombardia, e la mattina dopo, molto presto, passò di lì un postino. Fu in tutto e per tutto un colpo di fortuna che la scorgesse, se il sole fosse salito un po’ di più le ombre si sarebbero spostate, e forse non l’avrebbe vista. Corse a chiedere aiuto alla frazione più vicina, due guide alpine la tirarono su, e la sconosciuta da quel momento fu presa in cura dall’ospedale del posto, dove fu registrata solo come “Maria, inglese”, perché il braccialetto e il suo modo di parlare facevano intendere solo questo: lei non ricordava più nulla.
 
***

 
 
 
Il caso aveva voluto che Maria scappasse verso la vallata “sbagliata”, perché coi suoi rapitori aveva già superato il confine della provincia e in questo modo non fece che allontanarsi dal luogo dove erano state perse le sue tracce. La giurisdizione di polizia era un’altra, e  nel luogo da cui era stata rapita nessuno pensava che Maria potesse essersi allontanata tanto. La gente del posto dove era giunta non leggeva se non i giornali locali, per informarsi sui prezzi delle sementi o sulle date delle fiere ambulanti, o su poco più. Le informazioni non passarono, e non raggiunsero le persone giuste che avrebbero potuto collegare la scomparsa della sposa inglese che viaggiava sul treno con il ritrovamento della smemorata britannica, elegante ma senza soldi né documenti. Se avesse avuto almeno i gioielli, sarebbe stato diverso, ma non li aveva. Aveva solo un bracciale, che era d’argento e non risultava tra quelli (in oro) registrati come in possesso di Maria Dangering quando aveva lasciato casa sua. In realtà, per questo stesso fatto esso non si abbinava al resto della gioielleria con cui Maria era scesa dal treno, e che era ben visibile: per questo, la ragazza lo aveva nascosto sotto la manica, e dunque era sfuggito ai malfattori che l’avevano derubata. Tutto ciò lei non lo ricordava, e la presenza stessa del bracciale fece pensare che non fosse stata derubata affatto, quindi non ci fu una possibile denuncia per furto.
Il fatto che non portasse la fede al dito poteva significare semplicemente che non era sposata; a lei, per delicatezza, dissero che “probabilmente era maritata”, dato che era stata accuratamente visitata ed era risultato che non era vergine e non aveva subìto violenze. Ma poiché nessuno pensava seriamente che le avessero rubato la fede nuziale, tutti all’ospedale sottintesero che la ragazza doveva semplicemente aver avuto un uomo (come minimo) e non un marito. Vestiti alla moda ma niente gioielli da vera dama, un bracciale con una dedica d’amore di un uomo, una presunta esperienza carnale: elementi che potevano far pensare, più che altro, ad una prostituta in trasferta, tanto più che proprio in quegli anni esistevano nelle zone di campagna delle compagnie itineranti che ufficialmente erano di attrici, ballerine e cantanti, ma in realtà erano composte soprattutto da accompagnatrici, di cui alcune straniere (o che si spacciavano per tali).
La fortuna di Maria fu la sua buona educazione. I suoi modi erano troppo raffinati e non lasciavano spazio a dubbi: era una signora. Molto bella, delicata, spaventata e senza memoria, e nessuno che la cercasse … non poteva evitare di attirare l’attenzione di medici e infermieri, e uno dei benefattori abituali dell’ospedale venne a conoscenza del suo caso. Avendola vista, gli sorse il dubbio che fosse una dama che aveva avuto un qualche incidente da qualche parte oltre il lago. Mentre lei si arrovellava per ricordare, lui – in un ufficio ad un altro piano dell’ospedale – scriveva lettere che, data a sua influenza, sarebbero giunte fino al piccolo posto di polizia di (…).
Allora, il commissario pensò bene di sfruttare l’occasione per conquistarsi il favore di Lady Dangering: andò di persona, in gran fretta, al suo albergo per avvisarla delle grandi notizie, e quando fu giunto trovò il modo di farle notare che aveva provveduto ad informare “anche” il marito, ma con la cura che non potesse arrivare all’ospedale prima di loro. Così, la dama avrebbe avuto la possibilità di vedere Maria per prima, da sola. La gratitudine di Lady Constancia, comunque, se mai vi fu, non si manifestò.
Una carrozza correva portando Lady Constancia Dangering e il commissario F.M.B. verso il traghetto che li avrebbe portati dal lato opposto del lago. La nobildonna era visibilmente agitata: le notizie di una giovane e bella smemorata inglese di nome Maria, di grande finezza ma senza segni di riconoscimento (salvo un bracciale che la dama non conosceva) erano confortanti e al tempo stesso inquietanti. Era veramente lei? Ma certo, non poteva che essere lei! E davvero non ricordava nulla? Ma che cosa non ricordava? E che fine avevano fatto i gioielli, possibile davvero che Butman li avesse venduti negando poi ogni cosa, anche trovandosi in un terribile stato d’animo per la scomparsa misteriosa di Maria? O forse le era accaduto qualcosa di mostruoso, che includeva la rapina? Lady Constancia tremava. Non aveva avuto più nessun messaggio da Duncan, che cosa poteva significare? I suoi sentimenti erano anche più angosciati di quanto i suoi pensieri possano far immaginare: il suo cuore era tormentato da una speranza che coincideva con una nuova angoscia, e l’impazienza e i dubbi la rendevano silenziosa, assente.
Due poliziotti, nel frattempo, avevano raggiunto l’albergo cittadino. Avevano avuto precise istruzioni d’informare Arthur Butman di tutti i particolari noti, e quando giunsero a parlare del braccialetto d’argento …
― È LEI! ABEL, È LEI! IL BRACCIALE … è un mio regalo, capisci? Lei lo doveva avere con sé perché so che ce l’aveva sul treno e non è stato trovato! – Arthur era incapace di stare fermo, e suo fratello lo seguì di corsa mentre si precipitava a cercare un cavallo: ― Oh, mio Dio, dobbiamo andare, facciamo presto! L’abbiamo trovata! Abel, l’abbiamo trovata!
― Non si preoccupi, signor Butman, la scortiamo noi.
Con sorpresa, i due fratelli trovarono un mezzo di trasporto della polizia fuori dall’albergo, pronto per dirigersi all’imbarcadero dove anche loro avrebbero preso il traghetto (non lo stesso di Lady Dangering, ma quello successivo). I poliziotti non dovevano perderlo di vista, perché sebbene nulla gravasse più a carico di Arthur, qualche cosa di poco chiaro era successo alla sventurata signora Maria Butman, e il commissario B. non voleva correre rischi.
Anche Arthur ebbe quindi tutto il tempo di cadere preda di dubbi e domande. Su Lady Constancia, aveva il vantaggio di essere certo dell’identità di Maria, per via del braccialetto. Ma anche lui non poteva evitare di chiedersi come mai Maria si trovasse così lontano, e soprattutto senza memoria. Lui sapeva con sicurezza che la sua amata si era allontanata contro la propria volontà, e questo lo terrorizzava, perché qualcuno doveva comunque averla rapita … Il viaggio nella vettura del commissariato gli parve lungo, e più lungo ancora quello in battello. Guardava il paesaggio cambiare, le coste del lago intorno a lui mutare forma mentre avanzava sull’acqua, ma a mala pena vedeva tutto questo. Ripensava alla dolcezza e alla passione che Maria gli aveva offerto sul treno, alle sue risate e ai suoi baci. Ripensava ai suoi sguardi lunghi e intensi, nella penombra dello scompartimento dove lui aveva percorso e scoperto con emozione la sua pelle. Chiudeva gli occhi e risentiva le mani calde di Maria su di sé. E poi, come un in incubo, tornava a chiedersi se qualcuno aveva sciupato la gioia di Maria, la sua femminilità appena sbocciata, perfino la sua mente.
Giunsero, alla fine, e trovarono che Maria era … “occupata”: Lady Constancia era con lei.
― Ma io sono il marito!
― Abbia un po’ di pazienza, la paziente deve prima riprendersi dal colpo di aver visto qualcuno che forse la conosce, bisogna procedere con calma …
― Senta! – Abel non era più disposto ad aspettare: ― Lo sa che la signora è sposata e ha cambiato vita? Ha lasciato tutto pur di stare con mio fratello, e adesso …
― Si calmi, la prego!
Ma difficilmente Abel si sarebbe calmato, se non fosse stato interrotto dalla Contessa in persona, che usciva dalla camera di Maria con gli occhi umidi:
― Oh, siete qui … Se volete vederla … io ho finito … ― e Lady Constancia singhiozzò!
― Ma Milady … Oh, mio Dio, che c’è? – niente avrebbe potuto spaventare Arthur di più, perfino il commissario aveva un’aria contrita e sfatta.
― Non ricorda, signor Butman. – disse il commissario: ― Sì, si tratta di lei, ma non riconosce nessuno …
Anche ad Arthur venne voglia di piangere, ma poi si frenò:
― Però … è viva … è qui. Col tempo, sono sicuro … Io vado.
Lady Constancia fece di sì con la testa, e seguì Arthur come faceva Abel – il commissario, come sempre, seguiva la Contessa.
Arthur entrò nella stanza e Maria lo vide. Per lei, fu come se una luce abbagliante fosse entrata con lui, e quella luce illuminò ogni cosa in un modo che le sembrò quasi doloroso, oltre che un sollievo, e forse per questo urlò:
― AAH! Arthur … ARTHUR! – e poi si slanciò verso di lui, superando un’infermiera con agilità, e all’istante lo raggiunse.
Arthur non ebbe la forza di fiatare, si limitò a correre incontro a Maria per abbracciarla e mettersi a piangere col viso premuto contro i suoi capelli, gli occhi chiusi.


Alla fine ho deciso d'inserire qui delle curiosità che ho scritto nella risposta a una recensione, e che riguardano la scelta dei nomi dei personaggi e il modo in cui certe ispirazioni entrano nelle storie: Duncan doveva essere un nome molto classico, ma anche suggerire decisione (ha un suono molto "rigido", come uno scatto), e somiglia vagamente a Dangering. Dangering viene forse da "danger" (=pericolo), e ho già giocato nella mia prima storia su "danger ring", come "segnale d'allarme" per Arthur quando sente quel nome. Ma Duncan e Dangering hanno anche a che fare, volendo, con "dungeon" (=segreta), il che è perfetto perché sia quelli che questo imprigionano i nostri beniamini. Snipes invece doveva avere un suono sibilante, e significa attaccare tendendo un agguato, o anche parlare male alle spalle di qualcuno: meglio di così non si poteva. Tutto questo è vero, anche se in effetti sono stati anche i primi nomi che mi sono venuti alla mente un volta che mi sono fatta un'idea dei personaggi, perché era logico che si chiamassero così ...
Il fatto che Arthur abbia questo effetto su Maria costituisce una strana coincidenza: Arthur non è forse anche il nome del re leggendario della Tavola Rotonda? I re nel Medio Evo a volte erano talmente venerati da essere considerati capaci di curare i malati, e questo lo riprende Tolkien nel Signore degli Anelli, dove Eowyn viene curata dal re Aragorn e riportata alla normalità dall'amore di Faramir. Anzi, probabilmente l'ispirazione mi è venuta proprio da lì.
  
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