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Autore: Signorina Granger    28/04/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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 Buonasera! Ed eccomi qui a tempo record con un altro capitolo! Si, lo so, sto andando come un fulmine nelle ultime settimane… mi scuso se vi sto facendo fare le corse con le recensioni, ma manca molto poco alla fine e vorrei terminare la storia entro una scadenza precisa dato che a breve dovrò partire di nuovo. 
In ogni caso, questa è un po’ la “prima parte”, la seconda arriverà domenica o lunedì… non potevo fare un capitolo unico, sarebbe diventato molto lungo e pesante da leggere in quanto avevo due “argomenti” da trattare, e qui c'è il primo.  

Beh, buona lettura e buonanotte! 

Capitolo 33: Ogni cosa...



Martedì 23 Marzo, ore 00:30 



Jude era seduto sul suo letto, rigirandosi nervosamente quel semplice foglio di pergamena tra le dita.  I suoi occhi erano fissi sulla finestra chiusa della camera, pensando a quello che aveva appena letto. 
 
Nella lettera, quella che Isabelle gli aveva lasciato davanti alla porta poco meno di un'ora prima, Morgan Shafiq continuava a parlare della sua famiglia.  
Jude non aveva letto nulla riguardo a quello che, più di tutto, temeva di dover dire alla ragazza… e aveva tirato un sospiro di sollievo.
Ma allo stesso tempo aveva letto qualcosa che forse avrebbe preferito non vedere scritto. 
  
  
Meno di una settimana prima, seduto su quel letto in Infermeria, si era forse aperto con qualcuno per la prima volta da anni… anzi, da sempre. 
Non aveva mai detto quelle cose a voce alta e solo in quel momento si era reso conto di quanto fosse strano.
 
Aveva detto ad Isabelle del perché si fosse stato trasferito alla Cimmeria, o almeno il motivo che lui aveva sempre immaginato ma che suo padre non aveva mai espresso.

Le aveva raccontato della sua vita prima di Hogwarts, quando aveva capito troppo presto che cosa volesse dire odiare profondamente qualcuno ed essere odiato. Non aveva mai odiato nessuno tanto quanto sua nonna, sia a 7 anni che a 18.
Quel sentimento era ricambiato, certo, e lei non aveva mai fatto nulla per nasconderlo.


“La odio, davvero. Mi ha reso la vita un inferno per anni, non credo si farebbe neanche tanti problemi ad uccidermi… ma a volte penso davvero che abbia ragione.” 
“Non ne ha. Non hai niente che non vada Jude… ti sei già lasciato condizionare abbastanza da lei e da quello che hai passato.”  

Isabelle gli aveva sorriso leggermente, prendendogli il viso tra le mani mentre Jude la guardava con espressione quasi spaesata, chiedendosi se non avesse preso una grave botta in testa durante la sua “crisi”: da quando Isabelle Van Acker era così dolce e gentile?

In effetti aveva smesso progressivamente, durante quell'anno, di essere tanto gelida nei suoi confronti, ma non se n'era mai accorto come in quel momento.  
 
“E poi… mi spieghi perché ti odia tanto? Cosa puoi averle fatto quando eri solo un bambino?” 
“Concretamente nulla, non mi può sopportare perché… diciamo che le cose non sono andate come voleva lei, e non le piace quando accade. Forse in questo ci somigliamo.” 

Jude abbozzò un lieve, amaro sorriso mentre Isabelle lo guardava con aria accigliata, continuando a non capire:
 
“Che intendi?”
“Mio padre ha avuto un matrimonio combinato, Isabelle… ma tu sei Purosangue, sai come funzionano queste cose, no? Beh, mio padre si è sposato con chi meglio conveniva alla famiglia, ma qualcosa è andato storto comunque. Mia madre non era la moglie di mio padre Isabelle, suppongo che mia nonna non mi abbia mai accettato per questo. Non la vedo da anni in effetti, ma non credo che me ne dimenticherò facilmente.” 

Come avrebbe potuto? Aveva un bel numero di cicatrici a ricordargli tutte le volte in cui aveva sofferto per colpa sua, di quella donna che lo aveva sempre guardato quasi con disgusto e lo aveva tormentato in tutti i modi, rimproverandolo persino per il modo in cui si muoveva e parlava.

“Oh. Mi dispiace… hai detto che tua madre è morta di parto, giusto? E la moglie di tuo padre?”
 
Jude quasi sorrise, annuendo come si si fosse aspettato quella domanda:

“Non l'ho mai conosciuta, è morta ancor prima che io nascessi. Mio padre mi ha detto che era molto… cagionevole di salute. Ad ogni modo, mio padre non ha mai sposato mia madre anche dopo il decesso: era Magonò, non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.” 

Isabelle annuì, capendo a cosa stesse alludendo il ragazzo e continuando a tacere per ascoltarlo:
   

“Sai… mio padre mi ha chiamato Jude proprio per questo. Suppongo che avrei dovuto suggellare la felicità, l'amore tra lui e l'unica persona che abbia mai amato in vita sua… e invece mia madre è morta non appena sono nato.” 
“Credo che tu lo sappia Jude, ma te lo dico comunque: ti fai troppo condizionare dalla tua famiglia.” 

“Forse.”




Aveva ragione, lo sapeva anche lui: aveva lasciato per anni a sua nonna di condizionarlo, convincendosi di essere davvero anormale e solo d’intralcio, un errore che nessuno avrebbe mai apprezzato del tutto. 


Jude abbassò lo sguardo sul foglio che teneva tra le mani, leggendo quello che, in pratica, aveva raccontato ad Isabelle quel giorno, in Infermeria. 
La morte di sua madre subito dopo la sua nascita.
 
Un lieve sorriso gli increspò le labbra, leggendo quelle parole e trovandole quasi ironiche: certo, sua madre era morta di parto. Ma nessuno aveva mai saputo la verità, nessuno aveva mai saputo che la donna morta quel 13 Novembre non era la moglie di suo padre, Yhavanna Verrater. 

Quando era morta, la notizia non era trapelata. Suo padre sapeva che non avrebbe mai potuto sposare una magonò, anzi: secondo il contratto prematrimoniale non avrebbe potuto sposarsi in ogni caso o avere figli finché non fosse passato lo stesso numero di anni passati con la prima moglie.  
  
Così, aveva deciso che nessuno avrebbe mai saputo che la donna che aveva sposato era morta e aveva fatto assumere le sue sembianze alla Magonò che amava, Glory, grazie alla Pozione Polisucco tenendo in buone condizioni il corpo della moglie con la magia. 
Quando anche lei era morta l'aveva seppellita e aveva semplicemente fatto sparire il corpo di Yhavanna… nessuno l'avrebbe mai saputo, lasciando semplicemente che un bambino si prendesse la responsabilità delle azioni di un’intera famiglia. 




“Isabelle, girano strane voci su quella famiglia, in Germania.” 

Già, Shafiq aveva ragione, probabilmente. 

Incendio.” 

Con un mormorio la lettera prese fuoco, esattamente come il cadavere di Yhavanna 18 anni prima. 

Jude si distese lentamente sul letto, fissando gli occhi su un punto del soffitto bianco, mentre come sempre quando pensava a quella storia sentiva una strana sensazione allo stomaco. 

Come se ci fosse qualcosa che gli stava sfuggendo. 
Odiava quella sensazione di solito… ma la provava da sempre, in merito alla sua famiglia. Eppure non capiva di cosa si trattasse: non era difficile da capire, sua madre era morta dandolo alla luce, come era successo ad un mucchio di altre donne prima di lei. 
 
  
Eppure, non era ancora tutto. 



                                                                                   *



Venerdì 25 Marzo



“Non… dici niente.” 
“Non so che cosa dire.” 


Jude continuava a torturarsi leggermente le mani, tenendo gli occhi fissi sulla ragazza che era seduta di fronte a lui. 
La guardava con apprensione ma Isabelle non ricambiò il suo sguardo, tenendo le mani intrecciate tra loro e gli occhi chiari fissi sul muro, come se stesse elaborando quello che aveva appena sentito. 


Dopo qualche istante Jude annuì leggermente, alzandosi e schiarendosi la voce: 
 
“Lo so, non è semplice da digerire… ti lascio sola.”  

Le rivolse un'ultima occhiata, quasi sperando che lei lo fermasse e che gli dicesse di restare… ma Isabelle non disse niente e si limitò ad annuire, continuando a non guardarlo mentre Jude si allontanava, sentendo una specie di fastidioso groppo in gola. 
 

                                                                                       *


“Che pessima cera.”
“Smettila! Dovresti farmi supporto morale, non prendermi in giro!” 


Isabelle sbuffò e dopo aver fulminato l'amico con lo sguardo allungò una mano per prendere un alfiere e spostarlo, mentre Alastair invece le sorrideva con aria divertita:

“Sto solo cercando di aiutarti! Qual è esattamente il problema?” 

“Tuo padre mi aveva accennato a qualcosa di serio, ma non pensavo fino a questo punto! Non lo so Al… al momento sono già abbastanza incasinata per la MIA, di famiglia.” 
“Vero. Ma a te Jude piace, no?” 
“Sì, certo. Ma è… una cosa grande.”  

Alastair annuì e le sorrise, spostando una torre in avanti prima di mettere a zero l'orologio e passare il turno all'amica, che guardò la scacchiera con espressione malinconica.
 
“Immagino che non sia facile. Ma pensaci… la tua famiglia non è tanto meglio, no? Guarda che cosa sta facendo tuo zio a sua sorella e a sua nipote!” 
“Grazie per avermelo ricordato, Al.” 
“Cerco di dare una mano, Belle. Ascolta, Verrater non mi è mai piaciuto e di lui non mi importa, ma ti voglio bene e voglio che TU sia felice… non hai passato un bell’anno e fino all'altro ieri eri più felice di quanto non ti abbia vista per mesi. E poi te ne ha parlato di sua spontanea volontà, no? Non deve essere stato facile nemmeno per lui… parlargli.” 
 
“Non sono brava a discutere, lo sai meglio di chiunque! E da quando sei diventato l'avvocato di Jude, si può sapere?” 
“Te l'ho detto, non mi importa granché di lui. Ma voglio che tu, mia cara Belle, sia felice.” 



                                                                              *


“Questa storia deve finire.” 
“Sono d'accordo, infatti dobbiamo parlare.” 

Isabelle sgranò gli occhi quando Faye e Phoebe sedettero di fronte a lei con tutta l'aria di chi non ha nessuna intenzione di lasciar perdere o di cambiare idea… disgraziatamente non poteva nemmeno scappare, quella volta. E aveva come la sensazione di sapere a cosa si stessero riferendo le amiche: 

“A che vi riferite?” 
“Non fare la finta tonta Isabelle, ti consociamo! Hai un muso lunghissimo da due giorni ormai, che cosa succede?” 
“Niente.” 
“Ci prendi per fesse? Tu e Jude non vi parlate da un paio di giorni e tu improvvisamente diventi musona… coincidenze?” 
 

Isabelle sbuffò e distolse lo sguardo, chiedendosi perché tutti intorno a lei fossero dei perfetti ficcanaso:

“Non è niente, ho solo bisogno di riflettere su una cosa che mi ha detto.” 
“Che cosa ti ha detto?” 

“Niente che vi debba interessare!”  

Sia Phoebe che Faye assottigliarono lo sguardo e probabilmente la seconda stava prendendo anche in considerazione l'idea di legare l'amica alla sedia e costringerla a parlare… ma Phoebe intanto si era voltata verso Jude, che dall'altro lato della Sala da Pranzo era visibilmente di pessimo umore e fissava la colazione come se fosse tutta colpa delle uova se si trovava in una pessima situazione. 

“Anche Verrater ha una faccia da funerale… vado ad indagare!” 
“Bibi, non osare!” 
“Di che ti preoccupi, insomma, MI ADORA!” 
 

Isabelle sospirò e scosse il capo, guardando l'amica dirigersi a passo di marcia verso il ragazzo: qualcosa le diceva che Jude non avesse molta voglia di conversare in quel momento. 


“Contenta lei…” 



“Ciao Verrater! Posso sedermi?” 
No.” 
“Grazie.” 

Phoebe sorrise e prese posto accanto al ragazzo, intrecciando le dita delle mani e sorridendo gentilmente:

“Allora… come mai tu e Isabelle avete litigato?” 
“Non abbiamo litigato.”  
“Come no, e io sono una spilungona! Insomma, non vi si vede sprizzare amore da tutti i pori e giocare a Poker durante le lezioni da qualche giorno… e io conosco la mia amica Jude, so che spesso tende ad evitare i problemi invece di affrontarli di petto. Che cosa è successo?” 


“Niente.”   Jude sbuffò e si alzò senza nemmeno aver toccato cibo, allontanandosi in fretta e furia dal tavolo e dalla ragazza. Phoebe invece lo seguì con lo sguardo, non sapendo se dispiacersi per lui o trovare divertente il fatto che per una volta persino Jude Verrater fosse in difficoltà.


 
                                                                                      *


Martedì 29 Marzo


“Si può sapere che cos’hai?” 
“Assolutamente niente.” 

Jude continuò a tenere gli occhi fissi sul libro che aveva davanti, evitando di guardare Adrianus che si era appena seduto accanto a lui, nel banco che solitamente restava vuoto. 

“Lo immagino. Sei assolutamente intrattabile da giorni, chiedi favori in cambio persino se qualcuno ti chiede di passargli un libro, te ne stai immusonito e in silenzio per la maggior parte del tempo e hai smesso persino di fare battutacce.” 

“Io non faccio battutacce!” 

“Sì invece… problemi con Isabelle?”  

Adrianus inarcò un sopracciglio e Jude sbuffò, evitando di rispondere. Ma all’ex Corvonero quel silenzio bastò e sorrise leggermente, guardando il compagno con aria divertita:

“Avete due caratteri molto forti, non è difficile immaginare che possiate discutere.” 
“Non abbiamo discusso, io le ho detto una cosa e non so come l'abbia presa… forse non avrei dovuto diglierlo.” 

“So che non mi dirai di cosa si tratta, quindi nemmeno te lo chiederò. Ma se la conosco almeno un po’ penso che non rimarrà in silenzio a lungo, presto o tardi verrà a parlarti. È qualcosa di grave?” 
“Abbastanza.” 


Jude sbuffò leggermente, non sentendo nemmeno una parola della lezione in corso e continuando a ripensare a quello che aveva detto ad Isabelle… aveva sempre temuto, in realtà, che lei potesse allontanarsi dopo averlo saputo. Ma forse infondo aveva sperato che non l'avrebbe fatto, anche se ora i suoi timori si stavano rivelando disgraziatamente fondati.

E la cosa peggiore era che non aveva idea di cosa dirle, non se la sentiva nemmeno di affrontarla di sua spontanea volontà… che cos’altro poteva dire? Poteva solo aspettare che fosse lei a fare il primo passo. 


                                                                                    *



“Non so come la prenderai… ma voglio che tu lo sappia da me.” 

 

Lo sparo echeggiò nella sala e Isabelle imprecò mentalmente, guardando il bersaglio che aveva mancato per la terza volta. 
Proprio non riusciva a concentrarsi, anche se era completamente sola e avvolta nel silenzio… in teoria non c'era nulla a disturbarla, ma in pratica continuava a pensare a Jude, a quello che le aveva detto e a tutte le volte in cui ci aveva riflettuto sopra nei giorni precedenti. 


Le dispiaceva, più di quanto non riuscisse a manifestare, per quello che stava succedendo… non le piaceva per niente non parlare con lui e guardarlo tornare ad isolarsi completamente. 
Era consapevole che non stesse passando delle giornate piacevoli per colpa sua, e non le piaceva nemmeno un po’. 



Isabelle sbuffò, sfilandosi lentamente gli occhiali protettivi per lasciarli sul tavolino accanto a lei, insieme alla pistola. 
Inutile, tanto non riusciva a concentrarsi… probabilmente avrebbe finito col centrare una finestra o una mattonella. 


Ripensò a quello che le avevano detto Faye e Phoebe, ossia di smetterla di giocare a fare la fuggitiva e di parlare con Jude, di qualunque cosa si trattasse. La verità era che nemmeno lei sapeva fino in fondo come avesse preso la notizia: di sicuro non era una cosa semplice da digerire, ma doveva passarci sopra? O allontanarsi da lui?

Una lieve smorfia le increspò le labbra quando provò a pensare a come avrebbe reagito lui in quel caso… era sicura che non si sarebbe arrabbiato con lei, dopotutto se glie ne aveva parlato era consapevole delle possibili conseguenze. Ma non era difficile immaginare come l'avrebbe ridotto guardarla allontanarsi. 

E a confermare quell’ipotesi era stato proprio Adrianus, il giorno precedente, quando l'aveva fermata nel bel mezzo di un corridoio, subito dopo una lezione. 
 
“Non so che cosa sia successo… ma vai a parlargli, per favore. Lui pensa che debba essere tu a “scegliere”, quindi per favore fa’ qualcosa.” 
“Com’è che ultimamente siete tutti avvocati della causa?” 
“Mi dispiacerebbe per lui, Isabelle… io ho perso Frankie, non vorrei capitasse anche a Jude: sei davvero molto importante per lui, spero che tu te ne sia resa conto.” 


Non che volesse peccare di superbia ma sì, forse se n'era resa conto… in fin dei conti glie l'aveva ampiamente dimostrato. 



Fanculo 



Isabelle sbuffò e girò sui tacchi, avviandosi verso la porta della grande stanza sotterranea quasi a passo di marcia. Già, che andassero tutti al diavolo: suo zio, il libro, la famiglia di Jude, specialmente sua nonna, e anche Orion Callaghan… che ci andassero pure tutti. 

Quasi senza pensarci si diresse verso la Sala Comune, sperando di trovarlo e di non dover setacciare la scuola da cima a fondo. 


Quando si fermò sulla soglia della grande stanza circolare e lo intravide, seduto in un angolo su una poltrona lontana dalle finestre, sorrise lievemente prima di avvicinarglisi con passo deciso. 
Teneva gli occhi fissi su di lui – si, che andassero a quel paese anche i compagni di scuola presenti – e lo vide alzare lo sguardo dal libro di Pozioni che teneva in mano per farlo saettare su di lui, senza riuscire a nascondere la sorpresa. 

Isabelle…” 
“Scusa se ci ho messo tanto. Ma sai, sono davvero una testa dura.” 

Gli sfilò il libro dalle mani senza tanti preamboli per sederglisi sulle ginocchia e sporgersi verso di lui per baciarlo, mentre Jude rimase come pietrificato per qualche istante, dovendo ancora realizzare che lei aveva finalmente fatto quel passo in avanti. 


“La tua famiglia è coinvolta in qualcosa di grande, di tremendo e di pericoloso… ma sai una cosa? Come ben sai nemmeno la mia è un esempio di moralità. Mio zio ha persino tentato di avvelenarmi con l’arsenico, che ironicamente era il veleno prediletto dai Borgia… Insomma, è tremendo ma posso conviverci. Io voglio stare con te, non con la tua famiglia.” 

“Sei sicura? Te l'ho detto Isabelle… c’entro anche io.” 
“Si, me lo hai detto. E probabilmente io preferirei stare fuori dai vostri “affari” e saperne il meno possibile, ma non sei comunque una persona cattiva Jude. Una persona cattiva non mi avrebbe salvato la vita o non avrebbe messo KO qualcuno per avermi schiaffeggiata.” 

Isabelle annuì con decisione e Jude distese le labbra in un sorriso quasi sollevato prima di abbracciarla, parlando a bassa voce perché solo lei lo sentisse:

“Ero sicuro che questa volta non saresti rimasta… E credo che tu sia l'unica che vede qualcosa di buono in me. Si Van Acker, sei definitivamente matta anche tu.” 
“Poco male, faremo i matti insieme. E poi non sai che cosa disse Erasmo da Rotterdam? La follia è parte integrante dell'uomo, è ciò che ci spinge ad agire secondo istinto e sentimenti. La vita umana, nel suo insieme, non è altro che il gioco della pazzia.” 

“Non so chi sia questo Erasmo, ma deduco che non sia un altro personaggio di Alice in Wonderland…” 
“No, infatti.” 


Isabelle sorrise e Jude ricambiò, mentre la ragazza si sporgeva per abbracciarlo di nuovo. 
Tirò quasi un sospiro di sollievo, stupendosi per come fossero andate a finire le cose… no, non se lo sarebbe mai aspettato. 

Non solo lei sembrava tenere davvero e preoccuparsi per lui… ma non era neanche scappata a gambe levate quando lui le aveva finalmente detto quello che faceva la sua famiglia dietro le apparenze, che suo padre non era solo un avvocato, che la sua famiglia era da anni coinvolta nella mafia tedesca. 

Non seppe spiegarsi come potesse avere tanta fortuna… ma per una volta, decise di godersela. 


“Jude?” 
“Sì?” 
“Sai, ci ho pensato molto in questi giorni… e c'è una cosa che vorrei chiederti. Sei assolutamente certo che tua madre sia morta per cause naturali, vero?” 





“Ancora una volta, io avevo ragione.” 
“Non fare il saputello, tu avevi parlato con Jude… non vale! Ti ha detto che cosa c'era che non andava?” 

“No… solo che aveva detto qualcosa ad Isabelle che l'aveva turbata. Ma se hanno risolto, allora va bene così. È bello vedere qualcuno che se la passa bene, dopotutto.” 

Adrianus sorrise prima di alzarsi, dando una leggera pacca sulla spalla di Mathieu prima di allontanarsi con le mani sepolte nelle tasche e apparente nonchalance, mentre il francese annuì leggermente prima di voltarsi verso l'amico: 

“Si… è bello. Sarebbe bello se valesse per tutti, vero Steb?” 
“Già. Ma chi siamo noi per stabilirlo?” 











   
 
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