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Autore: Karly_chan    29/04/2017    1 recensioni
TMNT2012 LeoxKarai.
Continuò a camminare lentamente verso il trono di Shredder, seminascosto nell'oscurità, lanciandosi ancora qualche sguardo confuso alle spalle.
"Karai?" Chiamò titubante a mezza voce.
Era davvero strano che non ci fosse nessuno, avrebbe forse dovuto preoccuparsi?
"Shinigami?" Riprovò più forte, ma di nuovo non arrivò nessuna risposta, se non la sua stessa voce rimbalzata indietro dalle pareti.
Era ormai arrivato ai piedi del trono. Salendo le poche scale che lo separavano da questo potè notare che la seduta, che fino a poco prima pensava fosse vuota, inghiottita dall'oscurità, era in realtà occupata da qualcosa di non ancora ben definito ai suoi occhi.
"Ragazze..?" La sua voce si affievolì sul finale di quella domanda, quando ormai, arrivato al trono, era riuscito a riconoscere cosa ci fosse posato su questo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karai, Leonardo Hamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola bambolina era comodamente seduta sulla scrivania, posizionata in maniera impeccabile in modo che non cadesse. Ai suoi due lati erano stati posti due libri, sotto le sottili braccia di stoffa, in modo che la piccola figura umana non potesse ribaltarsi di lato. Leonardo era stato molto attento a sistemarla in quella specie di trono, sicuramente non per chissà quale stupido motivo avrebbero potuto pensare i suoi fratelli, ma solo perchè lui era una persona estremamente ordinata.
Soddisfatto del suo operato, il ragazzo si allontanò quindi dalla scrivania, togliendosi di dosso le cinghie che gli fasciavano il corpo e le varie bende che coprivano i suoi arti. 
Ripiegò tutto e posizionò ogni cosa altrettanto ordinatamente affianco al futon che occupava un angolo della stanza, poggiando le due katana al muro e le varie fasce, gomitiere e ginocchiere ai piedi di queste.
Era ormai notte inoltrata e il giovane aveva sentito i suoi fratelli ritirarsi nelle loro rispettive stanze diverso tempo prima. 
Nonostante tutto, però, Leonardo non sentiva una gran voglia di dormire. Sovrappensiero si era seduto sulla sedia di legno posta di fronte alla scrivania, posando stancamente le braccia incrociate su questa, ritrovandosi a nascondere metà del volto oltre gli avambracci, mentre i suoi occhi spiavano stancamente la piccola riproduzione di Karai.
Ancora la sua mente si domandava a ripetizione cosa fosse successo alla sua amica, dove fosse, per poi cercare di ricordarsi di non poter ancora giungere a conclusioni affrettate e di dover pazientare ed aspettare fino all'indomani.
Un lungo sospiro gli fece chiudere gli occhi per qualche istante, poi tornò di nuovo a guardare la piccola bambola, quasi volesse cercare di carpire cosa avessero visto quei suoi piccoli occhi gialli e luminosi. Chi l'avesse creata, chi fosse il suo precedente proprietario, perchè si trovasse su quel trono, quando era arrivato.
<< Perchè devi sempre farmi preoccupare così tanto? >> Si ritrovò a chiederle il giovane, con l'ennesimo sorriso sulle labbra quando si accorse di star rivolgendo la sua domanda ad un oggetto inanimato.
Di tutta risposta la bambola non si mosse, nè parlò, dopo tutto era una bambola, ma sicuramente, se avesse potuto, gli avrebbe detto che era lui a preoccuparsi troppo e lui non poteva negare che fosse vero.
Aveva sempre rispettato la scelta di Karai di non andare a vivere con loro, nella loro piccola casa nelle fogne, sicuramente non era un posto adatto ad una ragazza come lei e, dopotutto, era grande abbastanza da scegliere come vivere la propria vita, ma la realtà era che lui, nonostante rispettasse quella idea, temeva anche che potesse succederle qualcosa lontano da lui, da loro, da quel rifugio sicuro.
Karai, ormai, era diventata una parte della famiglia. Figlia del suo sensei, sorella dei suoi fratelli e probabilmente la sua migliore amica, lui non poteva negare di provare per lei qualcosa che andava al di là di rispetto, ammirazione e affetto.
Nonostante la giovane età, Leonardo era un ragazzo piuttosto intelligente. Da giovane ragazzo, la prima volta che aveva visto Karai, che aveva incontrato Karai, che si era scontrato con lei, aveva provato una strana dolce confusione. Aveva creduto di essersi innamorato, così su due piedi, era persino corso da April, euforico, nel bel mezzo della notte con quella strana notizia: "Ho incontrato una ragazza" e lei, altrettanto euforica aveva emesso un verso che non era neanche sicuro gli esseri umani potessero produrre.
Ora riconosceva quella strana dolce confusione come tale: Euforia. 
Euforia nel trovare una kunoichi tanto brava, tanto forte, tanto coraggiosa, che non avesse paura di una creatura come lui, che anzi era capace di trattarlo quasi come una persona normale. 
Quell'euforia non era svanita neanche riconoscendo la sua appartenenza al Foot Clan.  
"Ognuno ha i propri difetti" aveva detto una volta a Raphael e nonostante, doveva riconoscerlo, in quel momento stava solo cercando di negare l'evidenza, di convincere sè stesso e gli altri che non si stava sbagliando sul conto di Karai, alla fine lui aveva sempre accettato quei "difetti". 
Leonardo non sapeva bene quando aveva cominciato ad innamorarsi di Karai e da bravo, intelligente, giovane ninja si era anche chiesto come avrebbe fatto a distinguere un sentimento che non aveva mai provato prima dal solo forte rispetto e affetto che sapeva di provare nei suoi confronti.
Aveva quindi cominciato a fare particolare attenzione al modo in cui il suo maestro parlava della sua defunta moglie, il tono che usava, le parole che pronunciava, lo sguardo che cambiava nei suoi occhi e ne riconosceva qualcosa di speciale, ma alla fine non sapeva ancora come definire quel sentimento. 
Aveva immaginato di porre a suo padre un semplice quesito, un giorno: "Come sai di amare qualcuno?", ma l'orgoglio di giovane uomo e l'imbarazzo di scoprirsi troppo ebbero in fine la meglio.
Ora, purtroppo, non avrebbe mai più potuto porgli quella domanda, ma nella sua mente lo aveva fatto spesso ormai, sperando che una proiezione astrale del suo defunto padre e maestro venisse ad illuminarlo con la sua grande conoscenza e saggezza, ma in cuor suo un pò sapeva che, anche se avesse potuto, il grande Hamato Yoshi gli avrebbe risposto che ognuno aveva da scoprire un  simile sentimento da solo e con l'esperienza prima o poi avrebbe trovato la risposta alla sua domanda.
Lui aveva cercato di trovare una risposta da solo, da bravo giovane ninja indipendente, si era fatto coraggio e aveva deciso di analizzare i sentimenti che provava nei confronti di Karai, si era chiesto perchè, tra tutti, proprio lei era così speciale. 
Per lungo tempo aveva sempre pensato che fosse per il suo carattere, per le sue qualità, per la sua bellezza, ma poi si rese conto che tutte quelle piccole cose erano solo ciò che rendevano Karai sè stessa, e lui non poteva amare Karai solo perchè era Karai, non avrebbe avuto senso, c'era qualcosa che non tornava.
Alla fine realizzò che il vero motivo per cui amava Karai era perchè lei aveva la capacità di renderlo più forte.
Lei era diversa dai suoi fratelli e dai suoi amici, mentre loro fortificavano il suo spirito standogli vicino e supportandolo, Karai gli proponeva ogni giorno nuove sfide, il cui premio in palio era il suo rispetto, la sua fiducia ma anche l'essere riconosciuto, non solo da lei, ma anche da tutti gli altri e da sè stesso, come un leader e una persona migliore.
La vicinanza con Karai gli aveva insegnato ad accettare e perdonare difetti ed errori, gli aveva fatto realizzare di provare profondo rispetto, fiducia e amore verso qualcuno nonostante tutto. Nonostante la rivalità, nonostante le mutazioni, nonostante i lavaggi del cervello, lui l'aveva sempre guardata con gli stessi occhi, aveva sempre provato per lei lo stesso sentimento. Perchè Karai era Karai e perchè era stata lei a farlo crescere tanto.
Aveva sacrificato per lei così tanto, che sembrava ancora troppo poco, aveva sacrificato i suoi stessi sentimenti, il suo stesso egoismo, solo per la sua felicità.
Leonardo non sapeva cosa invece lei provasse nei suoi confronti e forse, un pò, aveva paura di scoprirlo. Karai aveva avuto modo di dimostrargli la sua gratitudine, la sua fiducia, il suo rispetto, ma il giovane sapeva molto bene che lei era una maestra dell'inganno e che più di una volta, in passato, aveva ingannato persino sè stessa. Lui non si illudeva certo di essere qualcuno di altrettanto importante per lei e gli andava bene rimanere suo amico, aiutarla nel momento del bisogno, farle sapere semplicemente che ci sarebbe sempre stato, ma da giovane adolescente in fase di crescita non poteva evitare di nutrire qualche piccola speranza.
Nel buio della stanza, in quella notte inoltrata, la tartaruga mutante si ritrovò ad addormentarsi lì, seduto alla sua scrivania, di fronte a quella piccola bambolina di pezza, posata davanti a lui su un minuscolo trono di libri, come una regina.
Sognò, come tante altre volte rimaste segrete, quella ragazza tanto bella e tanto austera. Questa volta Karai era in silenzio e immobile. Lo osservava fisso, con quegli occhi affilati e penetranti come pugnali, un lieve sorriso divertito e furbo le piegava le labbra rosse.
L'intero sogno era solo quella semplice immagine statica, ma per quanto bella e stranamente avvicinabile apparisse in quel frangente, Leonardo non potè non provare una sorta di inquietudine e preoccupazione, forse data dalla sua immobilità, dal suo silenzio o forse dal fatto che somigliasse così tanto, fin troppo, ad una bambola senza vita.


Fine Capitolo 2.
  
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