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Autore: EmsEms    01/05/2017    1 recensioni
"Tutto bene, tesoro?" Chiese gentilmente la signora Oikawa, affacciandosi da dietro lo schienale del divanetto.
"Sì.." pigolò Oikawa, prima di riacquistare colore e aggiustarsi il colletto inamidato. La sua gola si era fatta secca tutta d'un tratto.
"Sì" affermò con tono più deciso, evitando di incontrare gli occhi del generale.
"Allora vieni qua e presentati al signore" lo apostrofò la madre, agitandosi inquieta sul posto.
Oikawa non aveva bisogno di presentarsi al 'signore', perché lo conosceva già. Oh, se lo conosceva.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco l'ultimo sudato capitolo. Grazie a chi ha recensito la storia, siete state carinissime <3

Btw, ho un account fb, se volete venire a molestarmi lì mi trovate come EmsEms EFP.

Sono sempre super felice di fare nuove conoscenze *^*


 

* * *

 

Naoko era seduta nel salotto a ricamare, con la testa del vecchio Charles posata sulle ginocchia, quando Oikawa fece la sua entrata. Il cane alzò gli occhi umidi e cisposi su di lui e scodinzolò debolmente. Il padre di Oikawa aveva più volte espresso il desiderio di sopprimerlo, dato che ormai, invalido com'era, non poteva essergli più utile nella caccia. Naoko si era opposta con tutte le sue forze, ottenendo che il padre risparmiasse Charles, all'unica condizione che lei stessa si prendesse cura del terranova moribondo. Per la fretta con cui era entrato, Tooru non si era accorto della madre, seduta anch'ella sul divano a ricamare.

"Tooru!" Esclamò la signora Oikawa, lanciando uno sguardo allibito alla camicia spiegazzata del figlio.

"Per l'amor del cielo, siediti qua con noi. Cos'è successo? Faccio subito preparare del tè caldo" esclamò la donna, posando il fazzoletto che stava laboriosamente decorando.

"Non ce n'è bisogno, maman. Vorrei parlare con Naoko un attimo" dichiarò Oikawa, irremovibile. Tooru fece cenno alla sorella di seguirlo nella biblioteca. Dopo aver seminato la signora Oikawa, Naoko si decise a chiedere quale fosse il motivo di tanta agitazione, ma Tooru le fece cenno di tacere, mettendosi in ascolto alla porta. La signora Oikawa aveva il vizio di origliare.

"Il generale dov'è?" Domandò Naoko, mettendosi a sedere su una sedia accanto agli scaffali ricolmi di libri, e protetti da spessi vetri.

"Con papà" rispose Tooru, rilassando le spalle contro la porta, quando fu sicuro che la signora Oikawa si fosse allontanata.

"Ebbene? Com'è andata con il Generale Pomposo?" Scherzò Naoko, aspettandosi che il fratello rincarasse la dose con un altro subdolo commento al cattivo temperamento del signor Ushijima. Tooru si passò una mano fra i capelli che, ancora bagnati per l’acquazzone, rimasero acconciati come li aveva distrattamente pettinati con le dita.

"Naoko, devo confessarti una cosa. Ti sembrerà irragionevole, ma ti prego di ascoltarmi fino a quando non avrò finito di parlare."

Dal viso di Naoko scomparve il sorriso canzonatorio con cui si era presa gioco del generale, per lasciare posto all'espressione del giudice pronto ad ascoltare l'arringa dell'avvocato.

"Ho incontrato il generale tempo fa, a Bath" cominciò la sua storia Oikawa, passeggiando avanti e indietro per la stanza. "Non posso negare di averlo preso in antipatia seduta stante, con quel suo brusco modo di fare e quel suo atteggiamento sprezzante, odioso..." Sbuffò Oikawa, pestando i piedi sul tappeto persiano che ricopriva il pavimento della biblioteca. Naoko annuì: sembrava condividere appieno l'avversione del fratello.

"Eppure..." Tooru si appoggiò languidamente al mappamondo in mezzo alla stanza facendo una pausa, prima di avvicinarsi alla sorella ed inginocchiarsi davanti a lei. Naoko prese a giocare con le ciocche afflosciate dei suoi capelli.

"Non è affatto come pensavo... È... Gentile... E capace di amare a modo suo..." aggiunse Oikawa, posando la testa in grembo alla sorella, proprio come faceva il vecchio Charles.

"Ti piace" affermò Naoko, divertita dalla teatralità del fratello. Oikawa alzò il viso verso Naoko. Risplendeva di luce propria e di quella determinazione incurante del galateo che caratterizzava la sua affascinante persona.

"Sì" ammise Oikawa, più a sé stesso che alla sorella.

"Mi odi?" Chiese Tooru, con un filo di voce, viso sepolto fra le pieghe del suo vestito.

"Perché dovrei odiarti? Il generale ti piace, e mi fido del tuo giudizio, anche se ammetto che talvolta mi sembra affrettato..."

"Mi sbagliavo sul suo conto, ma adesso capisco. Il suo desiderio e la sua desolazione sono profondi quanto i miei."

Naoko annuì ancora una volta, carezzando i capelli di Oikawa e scacciando la malinconia dal suo cuore.

"Quindi non mi odi?" Chiese ancora una volta Tooru, cercando una riconferma negli occhi dolci della sorella.

"Non ti odio, no. Non è mai stata mia intenzione sposare il generale, ad ogni modo. Checché tu ne dica, lo trovo estremamente noioso!" Oikawa sorrise, consolato dalla concitata sincerità di Naoko. Prima che potesse ringraziare la sorella però, la governante li chiamò da dietro la spessa porta di mogano: la cena stava per essere servita.

Dopo cena gli Oikawa insistettero affinché la figlia suonasse loro un pezzo al pianoforte. I suoi deboli rifiuti furono messi a tacere dal padre, che la invitò ( o meglio le ordinò) di prendere posto sul panchetto e suonare. Naoko acconsentì, a condizione che il fratello cantasse. Il padre, dopo aver interrogato Ushijima e aver scoperto che quest'ultimo non cantava, e che non sembrava esattamente contrario all'idea che Tooru cantasse al posto suo, accettò. Oikawa rimase in piedi, appoggiando solo un braccio sullo strumento, in attesa che la sorella attaccasse con una delle sue bellissime sinfonie. Naoko era particolarmente brava a suonare. Difatti, brillava in tutte le 'qualità' del suo sesso, dal ricamo alla pittura, dalle lingue alla musica. Oikawa riconobbe subito le prime note della canzone che stava suonando, e cominciò a cantare, seguendo con lo sguardo le dita della sorella che correvano sulla tastiera. Quando, a metà canzone, rialzò gli occhi, la voce gli tremò per un attimo: il generale si era spostato accanto al pianoforte. Sembrava che quella melodia lo avesse ipnotizzato, attraendolo irrimediabilmente verso lo strumento musicale. Per un brevissimo attimo Oikawa provò invidia per la sorella: saper suonare così bene da irretire un uomo doveva essere un dono di pochi. Quando le dita di Naoko sfiorarono delicatamente l'ultima scala di note, il padre si complimentò con la figlia, mantenendo quell'aria austera di chi si era aspettato una performance impeccabile fin da principio.

"Canta molto bene." Oikawa sbiancò. Il generale non sembrava essersi accorto di aver pronunciato quelle parole a voce alta. La signora Oikawa e suo marito rimasero momentaneamente in silenzio, confusi dal destinatario del complimento di Ushijima.

"Sì, mia sorella suona molto bene" lo corresse Tooru, posando una mano sulla spalla della pianista, più per sostegno che per reale apprezzamento. Ci fu una pausa durante la quale Oikawa si sentì quasi per svenire. La testa gli girava, e l'atmosfera nella stanza si era fatta soffocante.

"Sono molto stanco, scusate..." mormorò alla fine, prima di uscire il più in fretta possibile da lì. Quindi il generale trovava gradevole la sua voce? Quel commento era stato così diretto, così sincero, che Oikawa si sentiva avvampare solo a ripensarci.

"Aspetti."

Tooru cercò di ignorare quell'imperativo, imboccando la rampa delle scale senza voltarsi. Dopo non più di quattro gradini gli fu però impossibile continuare. Rimase immobile, in attesa che Ushijima lo raggiungesse.

"Ha idea di quello che ha appena detto?! Davanti ai miei genitori per giunta!" Esclamò fuori di sé Oikawa, girandosi verso il suo inseguitore. "Eppure pensavo che ci fossimo chiariti. Non può comportarsi così! Ci scopriranno..."

Ushijima, due gradini più in basso di lui, accolse il suo tono tagliente con la stessa espressione dura ed impenetrabile di sempre.

"Ha sentito cosa ho detto?" Indagò Tooru, tremante di rabbia. Stava piangendo. Odiava piangere davanti agli altri, ma era fatto così. Fin da piccolo era stato troppo sensibile, tanto che la sorella si era rassegnata a doverlo difendere dai dispetti dei pochi bambini che avevano avuto l'onore di visitare Thornfield Hall. Oikawa aspettava ansiosamente le sue scuse, ma stavolta il generale non sembrava intenzionato a rimangiarsi il complimento.

"Lei è decisamente l'uomo più ottuso che abbia mai conosciuto" sentenziò Tooru, asciugandosi le lacrime con la manica della giacca a doppiopetto.

"Potrei denunciarla a mio padre. O alla polizia."

Le parole del giovane non sembrarono avere nessun effetto su Ushijima, che, più impassibile che mai, rimase ad ascoltare quelle inoffensive minacce.

"Può denunciarmi se vuole, ma niente di quello che farà cambierà i miei sentimenti per lei. La sua bellezza, il suo buongusto, la delicatezza della sua voce, il modo in cui declama con trasporto le sue opinioni... Sono tutte qualità che ammiro. È da quando ci siamo incontrati a Bath che non riesco a smettere di pensare a lei..."

Oikawa respinse il fazzoletto che Ushijima gli aveva porto e, afferrato il suo polso, si lasciò cadere fra le sue braccia. Il generale rimase immobile sul gradino, nonostante il notevole contraccolpo provocato dall'impatto dei loro corpi. Non ebbe tempo di chiedere a Tooru se si fosse fatto male, perché quest'ultimo lo trascinò in un bacio tanto impulsivo quanto passionale.

"Pensavo che mi odiasse..." ammise Ushijima, disorientato, una volta che le loro labbra si furono separate.

"La odio, sì. Odio la sua testardaggine, la sua arroganza, la sua totale assenza di tatto. Ma quando sono in sua compagnia, non sembro capace di controllare le mie azioni..."

Il viso di Oikawa era diventato illeggibile, attraversato da così tante emozioni diverse che nemmeno una riusciva a rimanere impressa per più di un attimo. Il generale scostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio di Tooru, sguardo sempre fisso nel suo, in attesa di un esplicito rifiuto. Oikawa però non lo fermò, si lasciò carezzare dolcemente dal palmo caldo di Ushijima, inclinando la testa per seguire ogni singolo movimento della sua mano. Nessuno lo aveva mai toccato così, nemmeno Kuroo. La disarmante lentezza di quel gesto sembrava trasmettere tutti i sentimenti che la facciata impenetrabile di Ushijima non faceva trapelare. Oikawa non si aspettava che un uomo all'apparenza così insensibile potesse essere capace di toccare qualcuno con tanta delicatezza. I baci di Ushijima gli facevano palpitare il cuore, ma le sue carezze gli infondevano una sicurezza tale, che per un attimo aveva l'impressione che ci fossero solo loro due al mondo. Tooru aveva smesso di piangere. Uno strano calore si era diffuso nel suo corpo, risvegliando urgenze che Oikawa avrebbe preferito si manifestassero una volta tornato in camera. Quando Ushijima premette il suo corpo contro quello di Tooru, quest'ultimo riaprì gli occhi e l'imbarazzo velò le sue guance di porpora. Tooru non riuscì a fare a meno di emettere un sussulto alla prospettiva che il generale avesse preso coscienza della sua involontaria reazione fisica, e, senza aspettare un minuto di più, si liberò dall'abbraccio per correre su per le scale.

Chiusa la porta della sua stanza, Oikawa si lasciò cadere sul letto, stremato dagli avvenimenti della giornata. Il suo desiderio era scemato, e adesso ad affollare la sua mente c'erano solo domande a cui Tooru non sapeva dare una risposta. Come avrebbe spiegato ai suoi genitori quell'improvvisa fuga? Come sarebbe riuscito a controllarsi in presenza del generale? Oikawa decise di rimandare il momento in cui avrebbe dovuto rispondere al giorno dopo, e finì per addormentarsi felice al pensiero che l'indomani avrebbe incontrato di nuovo Ushijima.

 

* * *

 

"È quasi mattina, fra poco si sveglieranno tutti" mormorò il generale, passandosi distrattamente le ciocche ramate dei capelli di Oikawa fra le dita.

Tooru emise un sospiro, prima di affondare nuovamente il viso nel petto del generale. In quegli ultimi giorni aveva tentato di resistere, ma alla fine era capitolato comunque, cedendo ai suoi istinti e ormai conscio dei suoi sentimenti. A che pro lottare, quando sapeva che quel piacere effimero sarebbe durato quanto un batter d'ali di farfalla? Presumibilmente una volta che le loro strade si sarebbero separate per non ricongiungersi mai più, da lì a poche ore, avrebbe riacquistato la sua lucidità, ma per il momento gli andava bene così, con quel calore solido e confortante contro la sua pelle.

"Se James non ti trova in camera..." aggiunse Ushijima, preoccupazione che tingeva il tono altrimenti rilassato della sua voce.

"Dirò che ero andato a fare una passeggiata" bofonchiò Oikawa, cullato dal calore del corpo a cui si era stretto sotto le coperte.

"A quest'ora del mattino?" Tooru si decise ad alzare lo sguardo sul generale. Aveva i capelli in disordine e le clavicole costellate di segni rossi dove Oikawa lo aveva marchiato con i suoi denti.

"Credimi, si aspettano stranezze del genere dal loro figlio irrispettoso" scherzò, tracciando con la punta dell'indice cerchi concentrici sul petto nudo di Ushijima.

"D'altra parte, è la tua ultima notte qua. Poi te ne andrai chissà dove e io tornerò ad Oxford. Se avremo fortuna, ci rivedremo a Bath un giorno e tu sarai accompagnato da una bella giovane vestita di mussolina pregiata. Me la vedo già davanti, la signora Ushijima."

Il generale smise di carezzare i capelli di Tooru. Entrambi sapevano che quella, per quanto dolorosa potesse suonare, era la verità.

"Se sposassi tua sorella ci vedremmo più spesso..." rimuginò Ushijima.

"Fuori questione" tagliò corto Oikawa, inorridendo alla sola idea di avere Ushijima come cognato, oltre ad avere una sorella profondamente infelice. Tooru si alzò sui gomiti per portarsi col viso al livello dell'uomo sotto di lui, e lo baciò.

"Tornerò" mormorò il generale, labbra a un soffio da quelle di Oikawa. Quest'ultimo sorrise, divertito dalla serietà con cui il suo amante aveva appena pronunciato quella promessa.

"Vorrei poterti credere, sul serio..." sospirò Oikawa, scivolando via dal suo abbraccio ed afferrando i pantaloni che si trovavano in fondo al letto. Ushijima rimase in silenzio ad osservare Tooru che si rivestiva per tornare nella sua stanza. Dopo qualche minuto, il generale si alzò a sedere e prese a baciare la nuca di Oikawa mentre quest'ultimo si abbottonava la camicia.

"La prima cosa che mi colpì a Bath fu il tuo profumo." Oikawa sorrise, ripensando ai tempi in cui sgattaiolava di nascosto in camera della madre per provarsi la sua cipria e cospargersi il collo delle sue essenze profumate, provenienti direttamente dalla Francia.

"Ah, sì? A me colpì la tua espressione perennemente annoiata. Ero una compagnia così spiacevole?" Domandò Oikawa, voltandosi di tre quarti e afferrando saldamente i capelli di Ushijima per fare in modo che le sue labbra rimanessero premute contro il suo collo. Il generale riuscì a liberarsi dalla presa di Tooru e gli rivolse uno dei suoi sguardi indecifrabili.

"Il tuo amico... Continuava a guardarci con un'insistenza tale, che non sono riuscito a trovarmi a mio agio in quell'occasione."

Oikawa non ci aveva fatto caso, ma non biasimava Ushijima per essersi sentito osservato. Kuroo era famoso per la sua acuta capacità di deduzione, e con molta probabilità si era accorto dell'interesse che il generale provava per lui prima ancora che Oikawa stesso se ne accorgesse.

"Tetsurou è fatto così."

Non sentendo il respiro di Ushijima sul suo collo, Oikawa si voltò per indagare cosa avesse distolto il generale dalle previe occupazioni.

"Tetsurou..." ripeté l'altro, con un certo disgusto.

"Ah, non essere geloso adesso. Kuroo è un amico. Nulla di più" lo rassicurò Tooru, prima di alzarsi e incamminarsi verso la porta.

"A più tardi, generale."

 

Tooru uscì dalla camera di Ushijima ai primi bagliori dell'alba e raggiunse la sua in tempo per aprire la porta a James, che era venuto a 'svegliare il signorino'. A colazione suo padre si profuse in una serie di rammaricate scuse per non poter ospitare il generale più a lungo. La loro partenza per Londra non poteva essere rimandata, e gli Oikawa dovevano di conseguenza accomiatarsi dal loro caro ospite. Il generale non parlò, se non per rispondere con brevi monosillabi a quella farsa. Naoko, seduta accanto ad Oikawa, si accorse che quest'ultimo non riusciva ad alzare gli occhi dal piatto. Dopo la passeggiata a cavallo e la confessione del fratello, il loro scambio di sguardi fugaci non era sfuggito al suo spirito d'osservazione. I due scomparivano spesso, adducendo le più creative motivazioni, che riuscivano a convincere solo i due signori Oikawa. Naoko non poté fare a meno di posare la mano su quella del fratello seduto accanto a lei, per confortarlo un poco. A mezzogiorno erano state fatte le dovute preparazioni: la carrozza degli Oikawa era pronta, e Tooru si apprestava a partire per Oxford. Al generale era stato consigliato di viaggiare con loro almeno fino ad un certo punto, ma Ushijima aveva declinato l'offerta. Le sue valigie sarebbero state spedite all'indirizzo da lui fornito ai servitori, e lui sarebbe andato a cavallo. Naoko, con la scusa di aver perso una sua preziosa collana, riuscì a mobilitare sia la madre che le sue cameriere per cercare il gioiello. Il padre di Oikawa dal canto suo era troppo preso a dirigere i preparativi, e Tooru e il generale furono così lasciati momentaneamente soli.

"Addio allora." Ushijima, dopo aver controllato che nessuno li stesse osservando, si chinò su Oikawa e posò brevemente le labbra sulle sue.

"Non deve essere per forza un addio. Ci rivedremo, ne sono sicuro. Nel frattempo ti scriverò, ovunque io vada."

Tooru lanciò un ultimo sguardo al generale, prima che quest'ultimo gli voltasse le spalle. Dopo aver salutato gli Oikawa, Ushijima spronò il cavallo a percorrere velocemente il viale che portava fuori dal cancello principale.

 

* * *

 

Era passato già un mese dalla visita del generale a Thornfield Hall, e Oikawa era tornato alla sua monotona vita a Oxford. Di tanto in tanto si calava dalla finestra della biblioteca e girovagava senza una meta nel verde che circondava l'università.

Questo era uno di quei giorni.

"C'è posta per te" esordì Kuroo, lasciandosi cadere sull'erba accanto a Oikawa. Tooru restò ad occhi chiusi, e si limitò ad alzare un braccio e rivolgere il palmo della mano verso di lui, in attesa che Tetsurou gli consegnasse la lettera. Quando Oikawa si accorse dal peso che non si trattava di una lettera, si decise ad aprire gli occhi. Con un po' di fatica, si tirò su a sedere e cominciò a scartare l'involucro che nascondeva il misterioso oggetto. Il mittente era scritto sulla busta, ed era, come sospettato da Oikawa, il Generale W. Ushijima, del *** Reggimento.

"E' il tuo generale?" domandò Tetsurou, sdraiandosi ed appoggiando la testa in grembo ad Oikawa.

"Sì" borbottò Tooru, strappando i lacci che tenevano chiuso un secondo strato di carta. "E comunque tieni il tuo muso di gatto fuori dalla mia posta" sbottò indispettito Oikawa, riducendo la confezione in brandelli e lasciandoli cadere sull'erba, accanto alla sua giacca. Era un libro. Oikawa se lo rigirò fra le mani un paio di volte, e quando scorse il titolo in minuti caratteri dorati, il cuore prese a battergli furiosamente nel petto.

"Ma ce l'hai già una copia del Child Harold's Pilgrimage..." commentò Kuroo, leggendo a sua volta il nome dell'opera riportato sulla copertina. Oikawa rivolse una linguaccia all'amico ed aprì con dita tremanti il libro. Non era un'edizione nuova, ma sembrava decisamente più completa e meglio tenuta della sua vecchia copia con le pagine consumate da continue riletture.

"C'è la firma... Di Byron..." osservò Oikawa incredulo, passando le dita su quest'ultima, in venerazione. Dietro al frontespizio si trovava un appunto che recitava:

 

Questa è la mia copia. Sono sicuro che tu ne abbia già una, ma ho pensato che potesse rivelarsi un'ottima compagna per le tue passeggiate.

Tuo, W. U.

 

Oikawa strinse il libro al petto e cadde riverso sull'erba.

"Tutto bene?" chiese Kuroo, allarmato dal comportamento insolito dell'amico.

"Sì. Adesso sì."

 

* * *

 

Allora, volevo ringraziare Shikayuki ancora una volta per il betaggio fantastico (e per la consulenza 24/7). Grazie di tutto buba, è stato bellissimo collaborare con te <3

E così si chiude il capitolo anglosassone. Spero si sia rivelato all'altezza delle aspettative...Per me è stato un piacere aprire questa parentesi Jane Austeniana nella mia vita d'autrice. Ho una passione poco segreta per gli inglesi ;)

Dispenso bacini sul capino a chi, anche senza lasciarmi scritto niente, ha letto la storia. Grazie <3 

  
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