NOTA DELL’AUTORE
Perdonatemi se comincio fin da qui a stressarvi, carissime
amiche, ma devo per forza spendere due parole su questo componimento, prima che
lo leggiate.
Dunque; non so come esordire, ora improvviso xD
State per leggere un componimento che è unico, finora, in ciò
che ho scritto. Si tratta di una poesia interamente in dialetto, ed originale,
che ho scritto alcuni giorni fa, ma non preoccupatevi, perché sotto al testo
dialettale ho aggiunto la traduzione in italiano, che mi sembra che suoni
anch’essa molto bene.
Ho fatto un esperimento, giocando in pratica col dialetto
forlivese, e spero di aver fatto un buon lavoro.
Buona lettura, e fatemi sapere che ne pensate, se vi va ^^ ho
cercato di mantenere inalterato il ritmo e il soggetto malinconico che
rappresentano il grande classico per le poesie dialettali di questo genere.
Intanto che ci sono, vorrei anche avvisarvi di una mia greve
decisione… riguardante questa raccolta.
Avanzi di pensieri si concluderà con la poesia numero
120. Penso di aver ‘’lavorato’’ fin troppo in questo progetto iniziale, e che
dopo oltre due anni sia giunto il momento di voltare pagina.
Non temete, non smetterò di pubblicare poesie ^^ infatti,
pensavo di pubblicare una nuova raccolta, da intitolare Rimasugli di pensieri, ovvero ciò che è rimasto e la sintesi di ciò
che mi ha lasciato questa immensa raccolta che contiene il mio intero percorso
poetico, dall’inizio fino ad ora. Altre poesie, quindi, tutte più originali,
complesse ed elaborate(almeno, spero xD).
Se vi va, ditemi cosa ne pensate anche a riguardo di questa
mia scelta, che si può ancora cambiare, naturalmente.
Chiedo scusa per la nota lunghissima. Vi lascio subito al
componimento, e vi ringrazio tanto, per tutto. A giovedì prossimo!
CARO PADRE…
Cher Ba,
me at las.
A veg luntan,
parché an supòrt piò
che mel ad vivar c’aiò ados.
Ah, le un maledet! Le un pes che
an ariv a smaltì.
Se la vita la fos un zucarein,
an arep dvù di dal busì neca a me,
scioc falì in t’un lastric ad dulòr.
A m’un veg, ma at abraz!
Oh, te starè sempra in te mi còr,
coma la nostra cà, e nostar nid ad
fameia.
Ades, dam la tu benediziòn, par
piasè,
prema che e nov dè us sepera.
Caro Padre,
io ti lascio.
Me ne vado lontano,
perché più non sopporto
quel male di vivere che ho addosso.
Ah, maledetto! È un peso che
non riesco a smaltire.
Se la vita fosse un zuccherino,
non avrei dovuto mentire a me stesso,
stolto fallimento lastricato di
dolore.
Me ne vado, ma ti abbraccio!
Oh, tu resterai sempre nel mio cuore,
come la nostra casa, il nostro nido
familiare.
Adesso, dammi la tua benedizione, per
favore,
prima che il nuovo giorno ci separi.