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Autore: WolfieIzzy    11/05/2017    0 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In piedi nella stanza di mia madre c'era una donna, probabilmente la sua cameriera, tremante e con una mano a mezz'aria che teneva uno spillone argenteo decorato da una croce. Un'arma usata dai Templari, per avvelenare le vittime.

La lanterna che tenevo nella mano destra cadde rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi ai miei piedi.

La donna, con l'espressione sconvolta, stava fissando a terra.
Ed era a terra che si trovava il corpo di mia madre, stesa con una mano premuta sul collo dove probabilmente aveva appena ricevuto la ferita.

'NO! Cosa hai fatto?' gridai, riprendendo conoscenza, e mi fiondai verso le due figure di corsa.

Estrassi la mia spada dal fodero avvicinandomi a lei, scossa da un'ira devastante.

La donna iniziò a piangere.
'Mi dispiace... mi dispiace, me l'ha ordinato Monsieur di uccidere Jeanine... Io non... ti prego, non ucci...' riuscì a dire prima che io la infilzassi con la spada nel ventre stringendo i denti in preda alla frustrazione.
La donna mi fissò negli occhi, e cadde a terra esanime, con un rivolo di sangue che le uscì dalla bocca.

Estrassi la spada immediatamente dal suo corpo e la feci cadere a terra, per poi abbassarmi sul corpo di mia madre.

'Madre... madre vi prego, vi prego, non morite. Vi scongiuro...' iniziai a dire con la voce rotta dal pianto, prendendo mia madre fra le mie braccia.

Entrambe eravamo sotto l'unica luce naturale disponibile, quella della luna piena che proveniva dalla finestra sopra di noi.
Il suo volto, di un bianco cadaverico, si spostò nella mia direzione illuminato dalla luce bluastra.

'Bambina mia... mi dispiace così tanto...' mormorò con la voce tremante, cercando di alzare un braccio verso il mio viso.

'No, madre, no. Voi non morirete, vi porterò da un medico. Vivrete, sarete libera, potremo passare tutto il tempo che abbiamo perso insieme, finalmente. L'ho ucciso, madre, Humbert è morto. Siate forte, vi scongiuro, resistete...' dissi tremando, cercando più che altro di convincere me stessa, e presi la sua mano esile e fredda fra le mie, portandola al mio viso.

'È troppo tardi, tesoro mio. Ti prego... non fartene una colpa. Doveva andare così... sarei morta comunque. Ascoltami... prendi le lettere che ti ho scritto in questi anni... ti daranno conforto, ne sono sicura. Sono stata così felice di vederti, anche se per poco tempo...'

'NO! Madre, non lasciatemi... vi prego, sono qui per voi, devo liberarvi... Vi prego, madre... dovete vivere... vivere per me...' riuscii a malapena a parlare, perché la mia gola si bloccò, e le mie parole si esaurirono, lasciando il posto alle lacrime.

'Stai in pace, bambina mia. Sei diventata una meravigliosa guerriera. Continua a combattere per la libertà e la giustizia...Un giorno ci rivedremo, ne sono sicura.' riuscì a mormorare prima di essere sopraffatta dal veleno, che la fece sussultare nelle mie braccia, strappandole via l'ultimo respiro.

Io scossi la testa ripetutamente, cercando di scuoterla, di farla rianimare.
'Madre... madre, vi prego, non lasciatemi. Madre... MADRE! No... NO!' urlai in preda al furore, riversando tutta la mia disperazione e le mie lacrime inginocchiata sul suo corpo, mentre tenevo ancora la sua mano fra le mie.

Non poteva essere andata così. Non poteva essere morta fra le mie braccia, non poteva avermi lasciato, non poteva andarsene così. 
Tutto quello che avevo voluto dal momento in cui l'avevo vista per la prima volta era stato liberarla, parlare con lei, provare a ricostruire un rapporto... e ora, mia madre giaceva a terra, morta, davanti a me.

Il dolore che stava attraversando il mio corpo in quel momento era un qualcosa di inumano. Il mio cuore stava per scoppiare, le lacrime non riuscivano a fermare il loro corso sulle mie guance, e non riuscivo nemmeno a parlare. Dalla mia bocca uscivano solamente delle urla di frustrazione e disperazione, dirette a un vuoto assoluto, al vuoto assoluto che sentivo in quel momento dentro di me.
Non sentivo più nulla, non sentivo il mio corpo. In quel momento, sentivo solo il dolore, la disperazione più profonda e oscura, farsi strada dentro di me. Non mi accorsi nemmeno del tempo che era passato quando, dopo aver consumato tutte le mie lacrime e le mie urla, alzai la testa sul corpo di mia madre.

Le chiusi gli occhi, sfiorando il profilo del suo volto grazioso, e fui vinta da un'altro attacco di pianto, e da un singhiozzo così forte che mi fece quasi mancare il respiro.

*Arno's POV*

Arrivai a Palazzo Poulain correndo il più veloce possibile, preparandomi, anche se era l'ultima cosa che avrei voluto e che mi rifiutavo di immaginare, al peggio.

Nel cortile due realisti giacevano senza vita fra i cespugli.

La porta dell'ingresso era socchiusa. Con la mano sull'elsa della spada esplorai la superficie del pian terreno, ma non trovai nulla. 

'Eleanor?' chiamai a bassa voce, ma nulla.
A quel punto mi spaventai e salii le scale sino al primo piano. 
Il soggiorno era illuminato.
Entrai, e trovai un disastro davanti ai miei occhi. Sedie, tavolini e vasi rotti a terra.
E un corpo riverso sul fianco.

Feci il giro per cercare di capire chi fosse, ma tanto lo immaginavo già.
Quello era Humbert Poulain... e giaceva sul pavimento senza vita, in una pozza di sangue. 

'Merde.' sussurrai, analizzando il cadavere. La sua mano sinistra era profondamente lacerata e insanguinata, e dalla tasca del doppiopetto pendeva una lettera sigillata con una croce templare sulla cera rossa. La estrassi, e la infilai nella tasca interna della mia casacca.

A quel punto mi preoccupai seriamente. 
Eleanor...cosa diavolo aveva fatto? Aveva ucciso il figlio di Poulain, il braccio del nuovo Ordine, senza l'appoggio della Confraternita. 
Da sola. 

Quello era l'inizio della guerra. Ormai non poteva più essere posticipato.

Uscii dal soggiorno dirigendomi ai piani superiori, dai quali sentii dei rumori.
Arrivai al terzo piano, ed entrai in una biblioteca, fra gli scaffali della quale c'era un'entrata segreta aperta.

Dei flebili respiri provenivano da quel posto, al quale mi avvicinai... e la vidi. Riversa sul corpo di una donna bionda, e un altro corpo giaceva dietro di lei. 
La donna alle sue spalle, con una ferita da spada nel ventre, teneva in mano uno spillone che avevo già visto troppe volte.

'No... merda, no.' sussurrai.
Quella donna bionda a terra,
anch'essa senza vita davanti a lei invece... era sua madre.

'Eleanor, Cristo...' dissi avvicinandomi. Era piegata sul corpo della donna, con un'espressione sconvolta, le guance rigate dalle lacrime, e tremava. Appena si accorse della mia presenza alzò il viso verso di me, guardandomi con gli occhi svuotati.

'Vieni via da qui, Eleanor. Cosa diavolo è successo?' le chiesi e la strattonai per il braccio, accogliendola fra le mie.
La strinsi forte, sperando di riuscire a calmarla.

Ma lei continuava a tremare, e scoppiò di nuovo in lacrime sulla mia spalla. Era sconvolta, e il suo petto, adagiato sul mio, era scosso dal dolore e dai singhiozzi. 
Mi sarei aspettato di essere perlomeno spinto via, ma lei non alzò nemmeno le mani verso di me. Era come tenere fra le braccia un simulacro inanimato.

'Mi dispiace, Eleanor. Mi dispiace così tanto...' dissi, e le baciai il capo. Non sapevo cos'altro provare a dirle per confortarla... E non potevo sopportare di vederla in quello stato.

La tenni ancora fra le mie braccia sperando si calmasse, volevo solamente assorbire tutto il suo dolore.
Qualche minuto dopo si scostò lievemente da me, asciugandosi le lacrime, e si voltò a guardare il corpo di sua madre. Non disse nulla, la fissò ancora per qualche secondo, e poi rivolse lo sguardo alla finestra dalla quale si vedeva benissimo la luna piena.

'L'ho persa. Persa per sempre.' disse lentamente, con un tono di voce diverso dal suo solito.

'Non l'hai persa, Eleanor. Tua madre sarà sempre al tuo fianco. La sentirai. Sentirai la sua presenza in battaglia, in qualsiasi momento. Ricordarla, ti conforterà nei momenti difficili.' le dissi.

Lei scosse la testa.
'No, Arno. Ricordarla mi farà sprofondare nella disperazione più assoluta, perché penserò che non avrei potuto fare nulla per salvarla... e c'è solo un modo per far si che questa disperazione si allevi. Devo vendicare la sua morte, il prima possibile.' mormorò decisa, ancora rivolta alla finestra.

Io scossi la testa, e la attirai a me per il braccio. Le presi il volto fra le mani, fissandola negli occhi ghiacciati, che nonostante incontrarono i miei, sembravano sbarrati.

'Eleanor... non dire queste cose. Humbert l'avrebbe uccisa in ogni caso, sia che tu fossi venuta qui, sia che tu fossi rimasta a casa, sia che tu non avessi mai messo piede in Francia. Tu non farai nulla del genere, Eleanor. Ascoltami. Non devi ragionare in questo modo... Parlare così ti porterà a una ricerca disperata, ad una sete di vendetta che pur di essere soddisfatta ti annebbierà la mente, e ti porterà alla morte. Ti prego, non lasciare che la vendetta ti sopraffaccia. È una strada che porta alla rovina... e io non posso perderti. Non perderò anche te in questo modo.' dissi agitato, stringendola fra le mie braccia. Non ebbi nessuna risposta.

Le sue mani mi allontanarono dal suo corpo spingendomi via, e fece un passo indietro.
'Humbert fa quello che gli ordina suo padre. Quando verrà il momento, il mio obbiettivo sarà lui. Lasciami andare, Arno.' disse abbassando lo sguardo.

'Cosa? No. Non ci penso nemmeno, Elean...' 

'Lasciami andare, ho detto.' ripetè fulminandomi con i suoi occhi, e tirando fuori la lama celata. Era fuori di sè, e nonostante apparisse calma, il dolore la aveva inevitabilmente accecata.

Io cercai di avvicinarmi a lei, allungando la mia mano verso la sua.
'Eleanor, non dire sciocchezze. Non posso farlo. E tu non puoi fare qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare. Sono responsabile nei confronti della Confraternita e devo proteggerti, devo impedire che...'

'Io non ho bisogno di essere protetta!' urlò, facendomi sussultare, e ritrasse la lama.

'Non sono una ragazzina. Non sono più una stupida ragazzina. Il destino è mio, Arno. La scelta è mia.' ripetè, distogliendo lo sguardo a denti stretti, con una mano nervosamente posta fra i capelli.

Io sussultai, a quelle ultime due frasi... perchè erano le stesse che mi aveva scritto Èlise nelle sue lettere. E rimasi paralizzato. 

Prese delle carte dal cassetto dello scrittoio, e le infilò nella tasca della casacca. Come ultima cosa, afferrò un rosario e un libretto di preghiere dal comodino, e li mise in mano a sua madre. 
Si inginocchiò di nuovo sul suo corpo, e le baciò la fronte.

'Sarete vendicata, madre. Ve lo prometto sulla mia testa.' sussurrò.

Poi si rialzò e mi passò accanto senza nemmeno guardarmi, con una lacrima che le passava la guancia.

'Eleanor...' dissi girandomi verso di lei, che stava per saltare fuori dalla finestra.

Si girò un'ultima volta verso di me, guardandomi negli occhi.

'Non venirmi a cercare, Arno.' disse, e saltò giù.

Io rimasi fermo, quasi ci fosse una catena a tenermi i piedi incollati al pavimento del palazzo. 
Non c'era più nulla che potevo fare per fermarla. Qualsiasi cosa avessi provato a fare in quel momento per farle cambiare idea non sarebbe servita a nulla. Potevo solamente sperare che il dolore che la stava accecando non la portasse a fare sciocchezze quella notte. 

Scossi la testa, e presi in mano la lettera di Poulain che avevo infilato nella tasca interna della giacca.

La aprii.

'Monsieur Poulain,
eccovi riportate le buone notizie da Londra che speravamo di potervi fornire al più presto. 
Siete al corrente che nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto in questi mesi l'Ordine Inglese rimane sempre al vostro fianco per il raggiungimento della Pace e di un Mondo migliore. Abbiamo mandato i nostri delegati in Italia, a recuperare il Manufatto, nonostante ci fossero ben poche informazioni a proposito. Ebbene, Monsieur Poulain... ci siamo riusciti. Lo abbiamo recuperato. E vi verrà consegnato al più presto, nella maniera più riservata e discreta possibile, domani al crepuscolo. Sarete già a conoscenza del luogo, a quel punto. 
La vostra espulsione dalla Convenzione è stata un duro colpo, ma noi Templari non demordiamo. Ricordate che tutto questo è temporaneo; il re legittimo, Luigi XVIII, arriverà presto al suo trono e riporterà la Francia ai suoi antichi fasti. E noi saremo lì a testimoniare, e mettere da parte questa orrenda e temporanea ideologia rivoluzionaria.
Ma voi nel frattempo, continuate ad utilizzarla a vostro favore. Confido che abbiate già radunato i nostri alleati per il Glorioso Giorno. 
Vi siamo vicini.
Che il Padre della Comprensione vi guidi.
S.'

Non potevo credere a quello che avevo appena letto. 
Un Manufatto che arrivava dall'Italia? In mano ai Templari? L'Ordine Inglese che supportava il ritorno della Monarchia in Francia?
Non era possibile. 

Quella lettera era la prova che qualsiasi cosa stessero tentando di fare i Poulain, non era un gioco. E che il coinvolgimento dei Templari inglesi - prima i Carroll con Lagarde, ora questo "S." con Poulain - non era una cosa temporanea, ma una faccenda seria che riguardava tutta la Nazione. E che doveva essere fermata il prima possibile... prima di questo "Glorioso Giorno" di cui si parlava. 

Forse Eleanor non aveva completamente sbagliato a venire qui, stanotte. 
Ma la lettera che tenevo in mano in quel momento... era una prova fondamentale. E doveva immediatamente essere consegnata alla Confraternita. 

'Di sopra! C'è qualcuno!' sentii dal piano di sotto. Dei passi si stavano avvicinando sulle scale.

Infilai velocissimamente la lettera di Poulain nella tasca interna della casacca e saltai silenziosamente fuori dalla finestra dalla quale era uscita Eleanor prima.
Dopo essermi allontanato dal palazzo, mi diressi immediatamente a casa del Mentore Maillard.

*Angolo dell'autrice*

'Giorno gente! Eccoci qui con la fine del nuovo capitolo, che è un bel colpaccio per tutte le cose che sono accadute, vero? Purtroppo Eleanor non ha fatto in tempo a salvare sua madre, o meglio, almeno ci ha provato dato che la sua fine era segnata...
Arno avrebbe dovuto darle il suo supporto o secondo voi ha fatto bene a lasciarla andare e rimanere fedele alla Confraternita?
Fatto sta che Eleanor è piuttosto sconvolta, chissà cosa combinerà.
E quella lettera, soprattutto... un Frutto dell'Eden? In mano a Poulain? Questo rende le cose difficili, anche se è rimasto l'ultimo nemico...
Chissà come andrà a finire.
Lo scopriremo insieme nel prossimo capitolo! Non so quando riaggiornerò perché sono un po' stressata causa Maturità, ma non preoccupatevi, non sarà troppo tardi <3
Un bacio,
Izzy
  
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