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Autore: myqueasysmile    17/05/2017    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mi svegliai in un groviglio di lenzuola. Cercai di capire dove mi trovassi, poi guardai finalmente la figura distesa al mio fianco.
Stava ancora dormendo. Una mano distesa verso di me, perché ci eravamo addormentati tenendoci per mano.

Dopo cena, la sera prima, eravamo tutti usciti a fare una passeggiata lungo il viale con i negozi. Al ritorno avevamo preparato il divano-letto, poi li avevo lasciati in terrazza a chiacchierare tra loro, mentre io mi ero preparata tutte le cose per la spiaggia.
Mi ero messa il pigiama ed ero andata a dargli la buonanotte, per poi andarmene a letto a leggere.

Gabriele era arrivato dopo un po'. Mi aveva chiesto cosa stessi leggendo e, subito dopo, se potesse dormire solo con i pantaloncini, a causa del caldo.
Ero arrossita solo a sentirlo chiedere, ma speravo che la luce soffusa lo avesse nascosto. Gli avevo risposto di sì, per poi osservarlo mentre si toglieva la maglietta, rivelando la sua schiena perfetta. Poi si era tolto i pantaloni, infilandosi gli altri e si era girato verso di me, trovandomi a fissarlo spudoratamente.

Aveva fatto il suo solito sorrisetto, accompagnato dal sopracciglio inarcato «Vedi qualcosa che ti piace?».
Ero arrossita ancora di più.

«Vedo tutto che mi piace» avevo mormorato, completamente rossa, prima di nascondermi dietro al libro aperto.
Lo avevo sentito ridere, poi il materasso si era inclinato per il suo peso e una sua mano mi aveva tolto il libro dalla faccia.

Avevo protestato, ma poi i miei occhi erano finiti sul suo petto appena scolpito, e con una leggera peluria castano chiaro. Si era messo sul fianco, la testa sorretta dal gomito, ed era una cosa magnifica.
«Puoi guardarmi finché vuoi» aveva detto sottovoce e con lo sguardo decisamente divertito.
A quel punto lo avevo guardato negli occhi «È colpa tua. Sei troppo bello, e io continuo a fare la figura dell'idiota».
«E tu non ti rendi conto dell'effetto che mi fai tu, invece» aveva mormorato lui accigliandosi.

In quell'istante era arrivato Marco, prendendosi tutto il tempo per osservarci, lanciando un'occhiata di traverso al suo amico.
«Cosa fate voi due?» aveva chiesto alla fine.
«Niente, parlavamo» aveva risposto Gabriele.
Mio fratello aveva fatto una smorfia.
«Oh, sei geloso adesso?» avevo chiesto ridendo «dormiamo solo nello stesso letto».
«Eh, appunto. Ricordi quello che ti avevo detto» aveva commentato lui.
Io avevo alzato gli occhi al cielo «Marco, lui sta nella sua metà e io nella mia. E poi so difendermi».
«Ok, Gabs comportati bene!» aveva concluso mio fratello «Buonanotte!».

«Quindi devo stare nella mia metà» aveva mormorato Gabriele, appena il suo amico era sparito.
Io avevo annuito.
«Va bene, ma almeno un bacio me lo devi, piccola solitaria» aveva risposto avvicinandosi pericolosamente e facendomi sentire un terremoto nello stomaco. Mi ero appoggiata all'indietro, sul cuscino, gli occhi fissi nei suoi. Poi li avevo chiusi e la sua bocca si era finalmente posata sulla mia, prima sfiorandola dolcemente e poi approfondendo il bacio e facendo intrecciare le nostre lingue.

Inutile dire che avevo dormito magnificamente.
Lanciai un'altra occhiata a Gabriele, ancora profondamente addormentato, poi mi alzai e, facendo meno rumore possibile, andai in bagno e mi vestii.
Dopodiché recuperai il portafoglio e, senza svegliare nessuno, uscii dall'appartamento diretta al panificio.

Quando rientrai era ancora tutto buio. Scossi la testa, appoggiai il sacchetto sul tavolo e andai in camera.
Alzai la tapparella, poi salii sul letto e mi allungai fino ad arrivare all'altezza della figura distesa.
«Gabriele?» lo chiamai sottovoce passandogli una mano tra i capelli. Era da tempo che desideravo farlo, ed erano morbidi esattamente come mi aspettavo.

Lui mugugnò e si mosse, poi aprì gli occhi e si girò a guardarmi.
«Buongiorno» dissi sorridendo.
«'giorno» rispose alzandosi e puntellandosi sui gomiti «Che bella questa sveglia».
Mi osservò per qualche secondo, poi mi posò una mano sul fianco «Vieni qui, piccola solitaria».
Finii appoggiata a lui, che mi strinse tra le braccia per poi darmi un bacio a stampo.

Rimanemmo qualche minuto abbracciati, e sinceramente avrei voluto rimanere così per sempre.
«Vado a svegliare gli altri» mormorai poi, allontanandomi dalla sua stretta confortevole e alzandomi dal letto.
Lui annuì, poi si alzò mostrandomi il suo fisico decisamente perfetto. Cavolo se era bello!
Staccai controvoglia gli occhi da lui, e andai a svegliare gli altri quattro.

Dopo aver fatto colazione, ci preparammo e andammo in spiaggia. Riuscimmo, chissà come, a incastrarci nello spazio intorno all'ombrellone.
Poi ci spogliammo, anche se in realtà fui l'ultima a togliermi i vestiti. Mi vergognavo da morire, ma alla fine riuscii a rimanere in costume.

Giocammo un po' a carte, poi andammo tutti insieme in acqua. Al primo impatto rabbrividii, e ci misi circa cinque minuti per entrare, mentre gli altri si erano tuffati subito. Probabilmente gli uomini non sentivano il freddo allo stesso modo.

Nuotai con loro, finché non cominciarono a spruzzarsi l'un l'altro. Allora mi allontanai e continuai da sola, fino a che non fui stanca. Poi li avvisai e uscii tornando al nostro ombrellone.
Mi asciugai, poi presi le cuffie collegandole al telefono, accesi la musica, e mi sdraiai sul lettino chiudendo gli occhi.

Li riaprii quando qualcuno mi sfilò una cuffia dall'orecchio. Mi ritrovai due occhi azzurri a pochi centimentri dalla mia faccia.
«Potevo scommetterci che eri tu» dissi sorridendo.
«Vorrei baciarti adesso» mormorò lui, in risposta.

Io mi sentii arrossire, poi mi guardai intorno. Gli altri stavano per arrivare.
«Sei bellissimo» risposi facendo scivolare i miei occhi sul suo corpo.
I capelli bagnati che gli gocciolavano sul viso.
Gli occhi incredibilmente azzurri, resi ancora più chiari dalla luce, e penetranti come sempre.
E le fossette che gli si formarono agli angoli della bocca quando sorrise, una cosa stupenda.

Mi scostò i capelli e mi infilò di nuovo la cuffia nell'orecchio. Poi si andò a sedere sull'asciugamano. Nell'esatto momento in cui i suoi quattro amici raggiunsero l'ombrellone.
«Cosa ascolti, Elisa?» chiese Daniel spostandomi le gambe e sedendosi sul lettino.
«In questo momento Mika» risposi sorridendo.
«Non è mica male!» commentò lui divertito.
Alzai gli occhi al cielo «Ma davvero vi diverte fare queste battute?».
Lui rise «Era per darti fastidio, non odio mica Mika».
Lo guardai quasi ridendo «Smettila, fai la persona seria!».

«Mi sa che hai scelto quello sbagliato» si intromise Tommaso.
«Perché, tu saresti una persona seria?» chiese l'altro ridendo.
«Qui siamo uno peggio dell'altro, altro che persone serie» rispose Matteo scatenando una risata di gruppo.

Notai un paio di ragazze, due o tre ombrelloni più in là, girarsi a guardarli. In effetti, oggettivamente erano uno più bello dell'altro.
«Fate piano, che attirate l'attenzione» li ammonii.
Matteo, Tommaso e Daniel mi guardarono perplessi.
Gli feci un cenno verso le tre ragazze, e loro prontamente si girarono a guardarle.
«Però!» esclamò Daniel «Che bella bionda. Me la farei».
«La rossa anche non è male» replicò Matteo.
«Sono una più figa dell'altra, in realtà» aggiunse Tommaso.

«Potreste evitarmi questi commenti per favore?» chiesi alzando la testa e fulminandoli con lo sguardo.
«Sei gelosa?» chiese Tommaso.
«No, ma magari non spiattellatemi in faccia la loro perfezione» risposi dopo una leggera esitazione.
Sentii lo sguardo penetrante di Gabriele addosso.
«Tu non sei meno perfetta di loro, sorellina» disse mio fratello lanciandomi un'occhiata.
«Se lo dici tu» risposi con un'alzata di spalle «Adesso torno ad ascoltare Mika».

Alzai il volume, poi mi misi ad osservare loro che si stavano mettendo a giocare a carte.
Vedere quel gruppetto era decisamente una gioia per gli occhi, ma osservare colui che mi aveva rubato un pezzo di cuore era una cosa ancora più bella.
Adoravo quando scherzavano tra di loro, e adoravo il fatto che andassero così d'accordo nonostante i loro caratteri diversi.

A mezzogiorno tornammo in appartamento ed io e Marco preparammo il pranzo.
Dopo aver mangiato ognuno se ne andò per i fatti suoi, chi in terrazza, e chi in camera a riposarsi.
Io mi fermai in cucina e lavai quelle poche cose che non entravano nella piccola lavastoviglie, poi, quando ebbi finito, me ne andai anche io in camera.

Trovai Gabriele spaparanzato a pancia in giù sul letto, con gli occhi chiusi. Era così meraviglioso che dovetti per forza prendere il telefono dalla tasca e fargli una foto.
Poi mi distesi anche io, e lui aprì gli occhi, seguendo i miei movimenti.
«Dov'eri finita?» chiese girandosi sul fianco.
«A lavare i piatti, e sistemare di là» risposi girandomi verso di lui.

Lui mi avvicinò la mano al viso, sfiorandomi la guancia. E facendomi venire un brivido.
«Sei una ragazza da sposare» mormorò incatenandomi nel suo sguardo.
Io mi sentii arrossire. Quella semplice frase, detta da lui, mi faceva sentire al settimo cielo.

Sorrisi timidamente, poi mi avvicinai a lui, facendolo sdraiare sul materasso, e lo baciai.
Lui mi prese per i fianchi e mi fece finire contro il suo petto, azzerando quella piccola distanza che avevo lasciato tra i nostri corpi.
Poi unì di nuovo le sue labbra alle mie, in un bacio di una dolcezza infinita.

Appoggiai la testa sul suo petto e sentii il battito rassicurante del suo cuore. Sorrisi notando la leggera accelerazione. Probabilmente il mio batteva ancora più veloce.
Aspettai qualche secondo, poi feci per tornare dalla mia parte del letto.
Ma lui me lo impedì «Rimani qui».
«E se arriva Marco?» mormorai.
«Prima o poi lo verrebbe comunque a sapere» rispose lui, scostandomi un ciuffo di capelli che mi era caduto davanti agli occhi.

Annuii, poi riappoggiai la testa su di lui, disegnando con la mano dei cerchi immaginari sulla sua maglietta.
Sentii il suo respiro farsi pian piano più lento e regolare. Alla fine alzai la testa ed effettivamente si era addormentato.
Non avrei mai capito come gli uomini faccessero ad addormentarsi in cinque minuti, quando a me ci voleva minimo mezz'ora, se andava bene.
Rimasi un altro po' così, poi decisi di spostarmi. Era caldo, e avendo me addosso probabilmente lui lo sentiva ancora di più.
Gli spostai con attenzione il braccio, poi me ne tornai dalla mia parte, dandogli la schiena.

Presi il libro che avevo iniziato la sera prima dal comodino e continuai a leggerlo. Questa volta si trattava di Divergent.
Avevo appena iniziato il capitolo quindici quando sentii il materasso muoversi, e Gabriele girarsi.
Improvvisamente mi ritrovai il suo braccio intorno, mentre si avvicinava a me fino a fare incontrare la mia schiena e il suo petto.
«Perché ti sei spostata?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Non volevo farti caldo» risposi a bassa voce.
«Non importa» mormorò lui stringendomi.

Sorrisi, quanto amavo stare tra le sue braccia così!
Poi ripresi a leggere, mentre lui si addormentava di nuovo.

Venni interrotta, più tardi, dall'entrata di qualcuno. Alzai gli occhi e sbiancai.
Marco, che probabilmente era venuto per dire qualcosa, era rimasto a bocca aperta e completamente bloccato di fronte a noi.
Appoggiai il libro, poi alzai la testa dal cuscino.
Lui si riprese e mi guardò con la fronte corrugata.
«C'è qualcosa tra voi due?» chiese indicando me e Gabriele col dito.
«Parla piano che sta dormendo» risposi sottovoce.
Lui annuì, poi si abbassò e si sedette contro il comodino «Allora?».
«Sì, noi stiamo... credo che stiamo insieme» mormorai evitando il suo sguardo.

«Da quanto?» chiese rabbuiandosi.
«Da qualche settimana» risposi «Sei arrabbiato?».
Lui scosse la testa «Perché non me l'avete detto?»
«Volevo prima vedere se tra noi poteva funzionare, poi te lo avrei detto. Avevo intenzione di farlo uno di questi giorni».
«E sta funzionando?».
«Sì, alla grande» risposi sorridendo.
«Sei felice» disse guardandomi e accennando un sorriso anche lui.
Annuii, poi abbassai ancora di più la voce «Credo di essermi innamorata di lui».

Marco si tirò su, poi si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte «Mi hai fatto una bella sorpresa!».
«Scusa, non volevo che lo scoprissi così. È che avevo paura di quello che avresti detto» spiegai.
Lui sospirò, lanciò un'occhiata alle mie spalle per poi tornare con gli occhi su di me «Devo solo realizzare bene, ma sono felice per te, per voi».
«Grazie» mormorai abbracciandolo come potevo.
  
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