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Autore: TheImpossibleJJ    20/05/2017    2 recensioni
Rose Weasley ha passato sei anni d Hogwarts subendo le prese in giro di Scorpius Malfoy. Le cose cambiano dopo il Ballo della Vittoria e l'ennesimo scherzetto del Serpeverde. Rose ha deciso di cambiare e di smettere di subire. Ha deciso di iniziare ad affrontare la vita a testa alta e di smettere di nascondersi e usare il suo peso come una scusa. Peso sì, perchè Rose dai Weasley ha ereditato l'appetito ma sfortunatamente non il metabolismo veloce. Rose torna per il settimo e ultimo anno di Hogwarts come una persona nuova, ma come prenderà Scorpius questi suoi cambiamenti? Cosa ha sempre nascosto? E soprattutto chi è che le manda quegli strani biglietti?
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, Altro, personaggio, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 19 – LA VOCE

A Scorpius sembrava di essere in un film. Non riusciva a capire cosa stava facendo, vedeva tutto a rallentatore. Le persone gli parlavano ma lui non capiva, era come se fosse in un altro pianeta.

“Ehi Scorpius, tutto bene?” Albus gli diede una leggera strattonata alla manica della giacca.

“Come? Sì, sì. Certo. Io… ecco… come sta Alice?”

Albus sospirò. “Non lo so, non hanno ancora fatto sapere nulla. È al San Mungo ora. Oggi Neville non era nemmeno a scuola. Ho davvero paura. Quelle ferite non promettevano nulla di buono.”

Scorpius guardò l’amico e notò solo in quel momento gli occhi segnati dalle occhiaie e il volto bianco. “Andrà tutto bene, Al. Si sistemerà tutto.”

Sospirarono insieme, il peso della situazione che affondava sui loro petti. Entrarono in Sala Grande e videro subito Rose con Grace e Susan che stavano confabulando serie.

Scorpius cercò con lo sguardo Albus per capire se gli andava di andare un po’ più vicino e il moro annuì. Ma mano che si avvicinavano, le voci delle ragazze si facevano sempre più basse. Di sicuro si erano accorte che i ragazzi si stavano approcciando e non volevano far sentire quello che si stavano dicendo.

“Hai ragione, Rose. Dopo quello che ha fatto fai bene a non… EHI, ciao ragazzi!” Esclamò Grace un po’ troppo forte.

“Io me ne vado. Ci vediamo a lezione.” Rose si alzò e se ne andò di corsa, non senza aver lanciato uno sguardo pieno di risentimento a
Scorpius.

Il ragazzo la guardò uscire dalla Sala Grande e prese il suo posto al tavolo. “Quindi avete capito che cosa è successo a Rose?”
Susan e Grace lo guardarono interrogative. “In che senso cosa è successo? Malfoy, non so se te lo sei dimenticato ma tu e lei avete litigato, quindi mi pare normale che non voglia parlarti.” La frase di Susan poteva avere anche senso ma Scorpius sentiva che sotto al nuovo comportamento di Rose c’era anche altro.

“No, non capite. E’ troppo strano che dopo essere stata con quella persona là ora si comporti in questo modo.” Cercò con lo sguardo il consenso di Albus ma l’amico non sembrava supportare completamente la sua tesi.

“Scorpius, vedrai che prima o poi ti perdonerà e riuscirete a chiarirvi.” Aggiunse Grace mettendogli una mano sul braccio.
Scorpius stentava a credere di essere davvero in quella situazione. La sua ragazza lo odiava e sicuramente era per colpa del maniaco che l’aveva rapita la sera prima. E nessuno gli stava credendo. Era tanto semplice come ragionamento logico.

“No, sono sicuro che quello là le ha fatto qualcosa. Non è la Rose che conosco. E ve lo proverò.” Si alzò in tutta fretta e uscì dalla Sala Grande. Albus rimase a guardare l’amico poi iniziò a spizzicare un pezzo di toast abbrustolito.

“Oggi vai a trovare Alice al San Mungo?” la voce di Susan riscosse Albus dai pensieri in cui era immerso.

“Sì, credo di sì, finite le lezioni. Dalle sei inizia l’orario di visita quindi penso di andare per quell’ora lì. Volete venire anche voi?”

“Oh, no. Vai pure solo tu. Noi andremo un altro giorno.” Lo rassicurò Grace con un sorriso.

“Ok, allora poi vi aggiorno sulle sue condizioni.” Si alzò e uscì anche lui.

***

Albus entrò al San Mungo alle sei precise. Aveva corso come un matto verso l’ufficio del preside per riuscire a prendere la Metropolvere. Non vedeva l’ora di rivedere Alice. Dopo che aveva parlato con suo padre quella mattina dopo colazione, aveva scoperto che si era risvegliata ma ancora non riusciva a parlare.

Stranamente l’odore di ospedale era un odore che gli piaceva. Quando aveva fatto il tirocinio l’estate prima si era divertito, se così si può dire, e aveva deciso che il medico sarebbe stato il suo lavoro. Ora, all’ultimo anno di scuola, era più che mai certo che quella era la strada che voleva percorrere. Stava per entrare nel reparto dove sapeva che era ricoverata Alice quando si sentì chiamare da una voce femminile.

Si girò di scatto e si trovò davanti il volto tondo e sorridente di Emilia Wood. Aveva i capelli raccolti in una coda bassa e portava un paio di occhiali dalla montatura spessa e nera. Sotto di essi, gli occhi castani erano resi ancora più profondi da ciglia lunghe e nere. Albus le sorrise. Gli piaceva Emilia Wood. Quando era ancora a Hogwarts e litigava con James, era uno spettacolo imperdibile.

“Ehi Emilia! Come va?”

“Oh, tutto bene. Tu invece? So che c’è Alice ricoverata. Non ti preoccupare, si è svegliata. Ha delle brutte ferite ancora e alcune cose non le ricorda, poi ha due costole rotte e ha rischiato anche un’emorragia interna ma stai pur certo che si rimetterà presto.”
Albus la guardò sconcertato… fortuna che avrebbe dovuto rassicurarlo.

“Ehm… grazie?”

“Oh scusami. Lo so, devo fare attenzione a quello che dico alle famiglie dei pazienti. Devo fare ancora un po’ di allenamento.” Fece un sorrisino di scuse.

“Sì, direi di sì. Comunque tutto bene. Penso di iscrivermi a Medimagia finito questo anno.”

“Ma davvero? Ma che bello! Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure sono a tua disposizione. Ma credimi, la miglior scuola è in America. Qui i professori sono bravi ma le attrezzature non sono all’avanguardia come le loro. Quindi prendi in considerazione questa piccola informazione che ti sto dando quando deciderai dove iscriverti.”

“America? Non so se posso andare così lontano… comunque grazie della dritta.”

“Pensaci, Al. E’ il tuo futuro.”

Albus le sorrise poi entrò nella stanza di Alice. Appena la vide a Albus gli si strinse il cuore. Sembrava piccola e indifesa, con tubicini che partivano dalle sue braccia e i macchinari che la circondavano.

“Ehi Ali,” Albus le mise una mano sul volto pieno di graffi e di qualche livido, “come stai?”

“Al…” disse Alice con un filo di voce, “sono stata meglio.” Provò a ridere ma si toccò subito le costole. “Ahi, ahi, ahi.”

“Non ridere!” Le intimò Albus preoccupato. “E’ meglio se stai ferma per un po’.”

“Sì, forse è meglio.”

Rimasero un po’ in silenzio mentre Albus le accarezzava il dorso della mano. “Mi hai fatto preoccupare. Che ci facevate fuori dalla nostra
Sala Comune?”

“Oh, non è importante.” Ma Albus era di altre idee visto il rosso cremisi che era diventato il volto di Alice.

“Ok… ti ricordi qualcosa di quello che è successo?”

Alice scosse il capo. “Non mi ricordo nulla, purtroppo. Ricordo solo di essere fuori dalla vostra Sala Comune, di aver visto una persona che arrivava poi nulla e mi sono risvegliata qui.”

“Non ti preoccupare.”

“Vorrei essere più d’aiuto.”

“Non è colpa tua.”

Albus si alzò dalla sedia e si mise sul letto vicino a Alice. “Come sta Rose?”

Il ragazzo si mise a ridere. “Adesso odia Scorpius. Lui pensa che sia per colpa del maniaco, che le abbia fatto qualche giochetto ma Susan e Grace non ne sono convinte. Pensano che lui si sia comportato male quindi la sua reazione è nella norma.” Fece una pausa. “Tu cosa ne pensi?”

Alice lo guardò confusa. “Io penso abbia ragione Scorpius. Assolutamente. Ne sono certa. E’ impossibile Rose lo odi.”

“Dici sul serio?”

“Certo. Rose ha di sicuro qualcosa che non va. Cercate di capire cosa sia. Io proverò a guarire il più in fretta possibile.”

“Va bene, Ali. Ora però posso baciarti?”

***

Scorpius stava seguendo Rose da quella mattina dopo colazione. In apparenza sembra la Rose di sempre, parlava con tutti, scherzava. Ma solo un occhio attento riusciva ad accorgersi degli strani tic nervosi che aveva la sua mano destra e che la Rose di prima non aveva. Scorpius sapeva che c’era qualcosa di strano.

Il primo segno l’aveva notato quella mattina a colazione. Mentre tirava su il pancake con la forchetta la mano aveva avuto uno scatto e l’aveva fatto ricadere nel piatto. Si era guardata intorno per vedere se qualcuno l’aveva sorpresa in quell’atto ma non si era accorta di Scorpius. Poi verso il pomeriggio l’aveva vista continuare a grattarsi incessantemente l’avanbraccio, come se avesse un invisibile fastidio.

La vedeva che era come un’altra persona, sempre all’erta… come se si sentisse costantemente osservata.

Verso la fine della giornata incontrò di nuovo Albus. Probabilmente era stato con lui tutto il giorno ma solo in quel momento si era accorto della sua presenza.

“Ehi Al! Quindi come è andata con Alice? Come sta?”

“Ha dei dolori sparsi ma diciamo che ora sta bene. Dice che è d’accordo con te, che sicuramente è stato il tizio a fare in modo che Rose ti odi, quindi non ti preoccupare, troveremo una soluzione.”

Scorpius gli sorrise. Era poco, ma almeno era consolante sapere che non era l’unico ad aver capito che quella non era la Rose di sempre.

***

“Devi smetterla. Non puoi continuare così! Non starò più al tuo gioco… anche se…”

“Anche se cosa?” La interruppe il ragazzo. “Ormai sei troppo dentro a questa storia per tirartene fuori.”

“Io… non pensavo arrivassi a questo punto.”

“Mi dispiace ma sapevi qual era il mio obiettivo. Era lei, è sempre stata lei, quindi non ti meravigliare se le cose hanno preso questa piega,
ok?”

“Io non credo di poter ancora avanti con il piano.”

“Oh, ma non ti preoccuparti… siamo quasi alla fine.”

Le due ombre si abbracciarono poi quella più alta si incamminò giù per i Sotterranei mentre quella più bassa iniziò a salire velocemente le scale.

Non si accorsero però che nascosti nell’ombra due occhi avevano assistito a tutta la scena.

***

“Non toccarmi, Malfoy. Non ti voglio vicino!”

“Rose, ascoltami.”

“Non voglio ascoltarti, stupida Serpe! E se mi tocchi ancora una volta giuro che mi metto a urlare così tutti penseranno che mi stai
molestando. E a chi credi che crederanno… a te o a me? La ragazza d’oro Weasley?” Detto questo la rossa si girò e ritornò dentro al castello.

Era ormai il tramonto e Scorpius stava tornando dagli allenamenti di Quidditch quando aveva visto Rose leggere sotto una grande quercia.

In un primo momento gli era sembrato che stesse parlando con qualcuno, forse qualcuno che era in un lato della quercia che non riusciva a vedere, ma poi si era accorto che Rose stava parlando da sola.

“Devi lasciarmi andare!”

Per un attimo gli era sembrato risentire la Rose di un tempo poi però appena si era accorta che lui era lì, era ritornata quella delle ultime due settimane. Astiosa e rabbiosa e con un odio profondo nei suoi confronti.

Scorpius si passò una mano sul volto, era esausto. Sembravano passati mesi dall’inizio di quella situazione sebbene fossero pochi giorni.
Rientrò anche lui nella scuola e scese verso il suo dormitorio. Si mise a letto anche se erano le sei di sera. Gli sembrava di non avere più motivazione per impegnarsi a fare le cose.
Chiuse gli occhi, sperando che il giorno seguente portasse buone notizie.

 
   
 
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