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Autore: Crilu_98    20/05/2017    2 recensioni
C'era una volta... Una bambina sperduta. Una ragazza innocente nelle mani di una crudele matrigna. Una fanciulla addormentata. Una sensibile lettrice dal cuore puro. Una bellissima principessa in cerca di libertà. Una valorosa guerriera.
O forse no.
C'era una volta un bosco oscuro, dove tutte le storie hanno inizio. Storie che narrano di segreti pericolosi ed antiche umiliazioni, ma anche di amicizia, d'amore e di magia. La lotta tra il bene e il male è più confusa di quanto siamo abituati a credere e la strada verso il lieto fine non è mai stata così tortuosa.
Siete pronti a scoprire le verità nascoste delle fiabe?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Aladdin si chiese se non avesse sbagliato strada, sebbene fosse sottoterra e il cunicolo non avesse mai presentato bivi o svolte: gli sembrava che fossero passate ore da quando Libian lo aveva lasciato passare, dopo avergli estorto quella vincolante promessa.
Procedeva a tentoni e battendo i denti in quella galleria buia ed umida dal terreno accidentato:
"Forse è tutta una trappola… E Jasmine non è neanche qui! Ma no, Belle l'ha fiutata, lei deve essere qui!"
La luce improvvisa lo accecò, tanto che fu costretto a sfregarsi gli occhi pieni di lacrime prima di poter osservare il nuovo ambiente in cui era sbucato.
La caverna era molto più ampia delle precedenti e la luce sfolgorante era data dal riflesso delle fiaccole sulle gemme incastonate nelle pareti. Rubini, smeraldi, topazi e diamanti facevano bella mostra di sé dalla roccia e sembravano invitarlo a raccoglierli. Aladdin socchiuse la bocca ammaliato e quasi non si rese conto delle altre meraviglie che la caverna celava: il pavimento era coperto da un soffice e pregiato tappeto ed al centro c'era una tavola imbandita, attorniata da divani damascati.
Il ladro si accorse di avere fame e stava per avvicinarsi al tavolo quando una nuova figura fece la sua comparsa.
"Non posso credere ai miei occhi! Che stregoneria è mai questa?"
Il terzo djnn era molto diverso da Kajiun e Libian: in piedi davanti a lui c'era una donna dai magnetici occhi viola e dai lunghi capelli dello stesso colore. Poi, aveva le gambe.
Delle magnifiche gambe ben tornite e nude che sparivano sotto la veste leggera allacciata attorno alla vita; era l'unico indumento che indossava e sotto la folta chioma il ragazzo poteva intravedere la forma invitante dei seni.
La pelle, che presentava una leggera sfumatura blu, emanava un profumo dolcissimo ed invitante che anche da quella distanza gli inebriò i sensi.
-Benvenuto, Aladdin!- mormorò soavemente il djnn, facendo qualche passo verso di lui e facendo tintinnare i monili d'argento che portava sulle braccia, sul collo e sulle gambe. In quella marea scintillante di gioielli era quasi impossibile distinguerne un paio di arrugginiti e scarni bracciali, il simbolo della sua schiavitù.
-Chi sei?- chiese il ragazzo, stordito -Qual è la terza prova?-
La donna lo abbracciò, accarezzandogli le spalle e stringendosi a lui:
-Il mio nome è Mira… Non ti affrettare verso la terza prova, piccolo uomo! Essa è davvero temibile: devi essere in forze! Vieni, riposa!-
Prendendolo per mano, Mira lo condusse davanti al tavolo del banchetto e con una spinta scherzosa lo fece sdraiare sul divano; afferrato con grazia un grappolo d'uva gli avvicinò sorridendo un chicco alle labbra.
-Non lo vuoi?- miagolò la donna, sedendosi sulle gambe del ladro. -E' fresco, sai? Succoso…-
Aladdin seguì come ipnotizzato le dita di Mira che portarono quel misero frutto alla bocca carnosa della donna ed osservò estasiato l'espressione voluttuosa che le si dipinse sul viso mentre lo mangiava. All'improvviso smaniava per un motivo imprecisato e diversi tipi di fame gli incendiarono il ventre: serrò la presa sui fianchi del djnn, sorridendo inebetito davanti ai profondi occhi viola, oscuri e maliziosi. Mira si chinò su di lui, circondandolo con quel profumo che lo stordiva e rendeva tutto confuso: Jafar, la guerra, Jasmine…
"Jasmine!" pensò il ladro debolmente, mentre un residuo della sua coscienza tentava di richiamarlo all'ordine. Ma la presenza seducente di Mira, ormai nuda sopra di lui, gli fece presto dimenticare ogni cosa.
 
Jasmine non poteva credere ai suoi occhi. O meglio, non voleva.
-Maledetto ladruncolo!- sibilò, sbattendo le ciglia per scacciare le lacrime -Mi fidavo di te…-
La fiducia tradita le bruciava, soprattutto per il fatto che non aveva mai rivelato a nessuno ciò che aveva raccontato ad Aladdin, ma c'era anche qualcos'altro che la spingeva a tirare le catene fino a ferirsi i polsi. Vedere il ragazzo tra le braccia del djnn femmina le metteva una smania malata addosso ed un'inaccettabile voglia di piangere.
"Piangere!" pensò, disgustata "Io non piango mai!"
Eppure sentiva le guance bagnate e la vista le si appannava di continuo.
"Sono forse… Gelosa? E' possibile? No! Significherebbe che mi sono innamorata di lui!"
Tirò le catene con più forza, digrignando i denti per il dolore ma decisa a rompere le stalattiti incantate che aveva davanti: non voleva più vedere. Preferiva la tetra prigionia della lampada di Jafar.
Solo che i pezzi di ghiaccio erano troppo lontani, al di fuori della sua portata; le sfuggì un grido di frustrazione.
-Ti odio, ladro!- urlò, fuori di sé -Io mi fidavo di te! Mi fidavo di te!-
 
Un'eco lontana e confusa lo raggiunse: non era nulla più che un bisbiglio sotto il frusciare seducente della pelle di Mira sul suo corpo, ma Aladdin lo udì comunque.
Gli sembrò di distinguere delle parole:
"Io mi fidavo di te"
Interruppe il bacio che si stava scambiando con la donna e piegò il capo, in ascolto: per qualche motivo sapeva che quel sussurro era importante. Doveva solo ricordarsi di qualcosa che gli sfuggiva…
-Cosa c'è, mio adorato?- mormorò Mira, poggiandogli le mani sulle guance e costringendolo a guardarla negli occhi -Cosa ti turba?-
Aladdin avrebbe voluto cedere al suo tono imbronciato, dire che non aveva sentito nulla e tornare allo stato di celestiale beatitudine che stava sperimentando solo un attimo prima.
Ma, sempre per qualche motivo sconosciuto, non ci riusciva.
Anzi, osservando bene Mira, si rese conto di alcuni particolari che lo resero inquieto: gli occhi non riflettevano alcuna emozione, così come il resto del suo viso. Le mani erano calde e morbide, ma anche dotate di unghie lunghe ed affilate.
Mira fece scivolare le dita lungo il suo collo, fino alle spalle:
-Su, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti…-
Questa volta, il ladro sentì distintamente il lamento di Jasmine. Fu come rompere l'argine di una diga: disgustato, impaurito e frastornato, il ragazzo allontanò violentemente Mira da sé, senza preoccuparsi dei profondi graffi che il djnn lasciò sulla sua pelle.
Mira atterrò con grazia e si rialzò in piedi a velocità sovrumana: ogni traccia di amabilità era scomparsa dal suo volto, ma la sua voce aveva ancora una carica ammaliante.
-Cosa stai facendo, piccolo uomo? Non puoi resistermi, lo sai anche tu!-
-Sta' lontano da me, mostro!- ringhiò Aladdin, saltando dietro al divano per mettere quanti più ostacoli tra sé e il djnn. Con gli occhi scandagliò la stanza alla ricerca di una vita d'uscita, ma non ne vide nessuna: era arrivato alla fine del percorso ed era tutto una trappola, come aveva previsto fin dall'inizio.
Mira fece scintillare le unghie, ormai simili a veri e propri artigli:
-Non ti stai comportando bene, piccolo uomo…-
Aladdin sbuffò:
-Cosa vuoi? Che venga a letto con te? E' questa la terza prova? Ebbene, non sono disposto a cedere, né ora né mai. Aggrediscimi, fammi a pezzi con i tuoi artigli, combatti con me… E' l'unico modo che hai per sconfiggermi: le tue arti, come vedi, sono inutili!-
Gli occhi della donna fiammeggiarono e per un attimo sembrò sul punto di aggredirlo. Poi, però, incrociò le braccia al petto con aria vagamente imbronciata.
-Sei il primo uomo che non riesco a sedurre e ad uccidere… Beh, c'è sempre una prima volta. Peccato, eri così carino!-
Ridacchiò, poi batté le mani ed in un lampo tutti i lussuosi arredamenti della stanza svanirono, rivelando una porta nascosta. Mira lo squadrò con occhi freddi:
-Ora puoi andare… Accidenti, il padrone non sarà per nulla contento di questa cosa! Ma ricorda la promessa che hai fatto. Oh, non guardarmi in quel modo! Il fatto che mi piaccia divertirmi con voi uomini non significa che io sia stupida, no? E poi conosco Libian da molto tempo, immaginavo che avrebbe sfruttato quest'occasione per riottenere la libertà!-
Aladdin non rimase ad ascoltarla, avendo scorto nella piccola grotta la figura tremante di Jasmine.
 
Se lo vide venire incontro con un'espressione di puro sollievo sul viso e nell'osservare come sembrasse davvero preoccupato per lei, Jasmine non riuscì a frenare il pianto. La prigionia era riuscita a sprezzarla più della maledizione, dell'esilio e dello stupro e quasi non udì i sussurri rassicuranti di Aladdin che la pregava di smettere di singhiozzare. Però percepì il suo corpo contro il suo mentre si adoperava per forzare le catene, una dopo l'altra; si sentì sollevare tra le sue braccia e cullare come se fosse stata ancora una bambina… Quella che effettivamente non aveva avuto la possibilità di essere, schiacciata dalle responsabilità e dalla sua metà demoniaca.
-E' finita…- mormorò ancora il ladro, accarezzandole i capelli. Jasmine sollevò lo sguardo e per qualche istante rimasero immobili come statue a osservarsi; l'unico particolare che li rendeva vivi era il respiro veloce che usciva dai petti affannati.
In un istante la ragazza si ritrovò intrappolata contro il pavimento umido, con la bocca e le mani di Aladdin che vagavano frenetiche su di lei. La ragazza rispose tirandogli piano le folte ciocche di capelli scuri e strusciando il viso nell'incavo del suo collo, per inalare meglio l'odore di cocco e sabbia che le ricordava la sua casa.
Era un contatto quasi violento per la frenesia dei loro modi, ma a tratti anche gentile e premuroso: era un mezzo per assicurarsi che fossero vivi, illesi e finalmente insieme, senza spezzare con le parole la magia del momento.
Aladdin fu il primo ad allontanarsi da lei, inspirando profondamente e continuando a guardarla con occhi bramosi; Jasmine appoggiò il capo sulla parete rocciosa della grotta e lo fissò a sua volta, con un mezzo sorriso sul viso.
-Non speravo più di rivederti…- confidò a voce bassa. Il ladro finse un'espressione offesa:
-Cosa? Non avevi fiducia nelle mie straordinarie capacità?-
-Beh, diciamo che in qualche momento ho dubitato della loro effettiva esistenza…-
-Bel ringraziamento, davvero! Uno corre mille pericoli per te…-
-Già. E fa promesse che non è sicuro di poter mantenere.-
Aladdin si fece serio:
-Hai ascoltato la conversazione che ho avuto con Libian?-
-Dall'inizio alla fine e questa storia non mi piace neanche un po'. Non abbiamo idea di come liberare quei demoni, Aladdin. Non sono neanche sicura di volerlo fare, se ne avessi la possibilità…-
-Liberare i djnn è una mia responsabilità e ci penserò a tempo debito. Adesso dobbiamo uscire di qui e in fretta anche: Belle ormai ci avrà dato per morti.-
-Allora non hai capito nulla!- borbottò Jasmine, alzandosi e avvicinando il volto a quello del ladro.
-Cosa, non ho capito?-
-Che qualsiasi cosa ti succederà, ladro di Agrabah, coinvolgerà anche me. Ogni tua responsabilità sarà anche la mia, perché ormai non potrei più separarmi da te… Neanche se lo volessi!-
 
 
Angolo Autrice:
E almeno loro sono sistemati, per il momento xD tutto bene quindi? Eh no, la strada verso il lieto fine è ancora lunga! ;)
 
Crilu 
   
 
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