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Autore: CHAOSevangeline    26/05/2017    5 recensioni
{ Viktuuri | Circus!AU }
Londra, diciannovesimo secolo.
Ogni anno un circo, il Veles Circus, incanta per quattro serate con le esibizioni dei propri artisti.
Assistere non è un privilegio per tutti: solo chi riceve l'invito può godersi lo spettacolo.
Ma chi ha la possibilità di partecipare non è poi così fortunato come si potrebbe credere.
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« Viktor, ti posso parlare? »
La voce di Mila, proverbialmente squillante e canzonatoria, gli sembrava venata di serietà. Troppa serietà.
« Che succede? »
« Si tratta di Yuri. »
Nessun vezzeggiativo: il problema era il suo Yuri.
« Ieri sono andata ad annunciare il nostro arrivo in città. Per questo Yuri è venuto qui subito: ci ha viste. » La donna osservò l’espressione confusa del russo. « Dovresti controllare gli inviti allo spettacolo, Viktor. Penso che lo riceverà di nuovo. »
Il sangue di Viktor gli si raggelò nelle vene.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dieci
 
 


 

« Ne sei ancora convinto, Yuri? »
Viktor era in piedi di fronte a lui, con le mani ferme a stringere le sue.
Avevano preferito passare tutta la notte a parlare, piuttosto che a dormire; il russo gli aveva chiesto di ripetergli testualmente quanto Yakov era stato in grado di dirgli e aveva puntualizzato i passaggi che Yuri trovava ancora troppo sconvolgenti per essere veri, gli aspetti più nebulosi e soprattutto quelli che Yakov non poteva conoscere. Il desiderio espresso da Viktor, ad esempio. Quale fosse la catena che stava tenendo il russo legato a quel circo era una delle prime cose che Yuri aveva voluto chiarire e Viktor aveva risposto senza nemmeno pensarci. Gli aveva parlato di quello, così come gli aveva parlato della sua necessità di mantenersi il migliore della compagnia per proteggere Yura.
« Ne sono convinto », ripeté, come se ricalcare le parole del russo potesse renderlo più convincente. « Tu sei pronto ad andare in scena? »
Viktor rispose con un piccolo cenno di fronte al sorriso del giapponese.
Quando era giunta l’alba, Yuri aveva suggerito a Viktor di riposarsi.
Aveva assistito alle prove di tutti almeno una volta, persino a quelle di Viktor. Era raro che il russo dovesse allenarsi proprio mentre c’era lui, preferendo organizzare il lavoro in modo tale da poter stare con Yuri ogni volta che era libero da qualsivoglia impegno.
Quando però la tranquillità era diventata una chimera per entrambi e i doveri erano diventati inconciliabili, Yuri si era trovato seduto sugli spalti ad osservare Viktor appeso al proprio amato trapezio.
Aveva sempre immaginato che la disciplina praticata dal russo fosse non solo difficile, ma anche pericolosa. Sapere di essere seduto a distrarlo lo aveva preoccupato, portandolo a trattenere il fiato ad ogni piroetta.
Era ben conscio dei rischi che Viktor avrebbe corso esibendosi e voleva che anche quella sera fosse il più lucido possibile per farlo. Per questo aveva vegliato su di lui, quella mattina, per essere certo che si riposasse almeno qualche ora.
Viktor non aveva protestato troppo: era letteralmente crollato tra le sue braccia rimanendo immobile e dormendo in pace come raramente faceva.
Yuri si era staccato da lui solo per qualche minuto per estrarre dalla propria giacca in velluto blu scuro, accomodata sullo schienale di una sedia lì vicino, un pezzo di carta di fortuna.
Lasciava sempre dell’inchiostro nel casolare dove lui e Viktor erano soliti incontrarsi, per le volte in cui le scartoffie di lavoro non potevano aspettare o diventavano troppe, costringendolo a lavorare in compagnia del russo che gli massaggiava le spalle e gli baciava dispettosamente il collo.
Così dietro la ricevuta di reso della biblioteca, Yuri aveva annotato dei pensieri, qualche stralcio di ciò che lui e Viktor avevano deciso di fare.
Poi aveva visto Viktor alzarsi e aveva nascosto tutto nella tasca interna della giacca, per potersi dedicare a lui.
« Sarò pronto quando avremo risolto questa storia. »
Fu la voce di Viktor a riportare Yuri con i piedi per terra, strappandolo a quel flusso di ricordi. Viktor parve quasi leggerlo attraverso i suoi occhi e gli prese il volto tra le mani.
« Ci sono io con te, andrà bene », lo rassicurò.
« Non avevo dubbi che avresti fatto andare tutto per il meglio », gli rispose Yuri con un sorriso.
Viktor tendeva sempre a rassicurare Yuri e raramente, facendolo, aveva dubbi su ciò che diceva. Quella volta però aveva bisogno della presenza del giapponese tanto quanto l’altro aveva bisogno di lui. Viktor non era infallibile, non sempre aveva delle certezze, ma Yuri riusciva a dargliele in qualsiasi momento.
I suoi occhi azzurri si fecero più seri.
« Ascoltami, Yuri… non voglio che tu ti senta mai responsabile per quello che accade qui dentro. Non è colpa tua, d’accordo? »
Yuri scostò appena alcune delle ciocche argentate di Viktor, accomodandole dietro l’orecchio perché non gli impedisse di guardarlo.
« Se pensassi una cosa simile incolperei anche te e non potrei mai », sussurrò, sporgendosi per rubargli un piccolo bacio a fior di labbra. « Lo so, non ti preoccupare »
« Quindi Yuri è finalmente riuscito a venire ad un nostro spettacolo, eh? »
Quella voce.
Il direttore fece voltare entrambi fulmineamente.
Viktor non aveva detto a Yuri di raggiungerlo dietro le quinte poco prima di cominciare a prepararsi senza un motivo preciso: sapeva che il direttore avrebbe fatto in modo di controllare che tutto fosse in ordine prima dello spettacolo e che proprio grazie a quel pretesto l’avrebbero incontrato. Sapeva anche che qualsiasi incidente si sarebbe verificato in seguito allo spettacolo, ma dubitava che Veselov sarebbe stato abbastanza di buon umore per prendersela con qualcuno.
Yuri rivolse all’uomo un piccolo sorriso e solo a quel punto Viktor capì esattamente come il ragazzo avesse fatto a trarlo in inganno, convincendolo che non stesse sospettando assolutamente di nulla quando invece stava portando avanti le proprie indagini segrete.
Colse nei suoi occhi un briciolo di paura, ma forse fu proprio quella a renderlo più credibile. Fu il fatto che ci fossero emozioni ad accendere il suo sguardo a far credere che non stesse recitando.
« Buonasera, signor Veselov », salutò Yuri, con la sua proverbiale cortesia.
Da quando Yuri aveva discusso con Yakov, il direttore aveva perso ogni somiglianza con suo padre: gli sembrava semplicemente un vecchio con gli occhi infossati nelle rughe del viso e perennemente avvolto in un consunto soprabito scuro.
Prima di rispondere, il direttore guardò Viktor. Sembrava stesse sospettando qualcosa, ma lasciargli la convinzione di poter prevedere qualsiasi possibilità faceva parte del loro piano tanto quanto tutti gli altri dettagli.
Viktor lo fissò in silenzio, sostenendo il suo sguardo.
« In realtà ero qui per parlare con voi, signore », proseguì Yuri.
A quel punto l’attenzione del direttore fu tutta per lui.
« Parlare con me? »
Adesso che Yuri sapeva più cose, adesso che era a conoscenza del perché suo padre fosse morto, di che cosa quell’uomo avesse fatto a Viktor e alla sua precedente famiglia, di cosa avesse quasi fatto a Phichit, Yuri provò una rabbia tale da chiedersi come fosse possibile che nessuno prima di quel momento avesse provato la tentazione di accanirsi su quell’uomo. Non era da lui maturare simili pensieri, ma riuscì a giustificarsi.
« Già », riprese Yuri. « Ho sentito dire che lei è in grado di esaudire qualsiasi desiderio, o sbaglio? »
L’uomo aggrottò le sopracciglia, sorpreso.
Il suo più grande vincolo era non poter rifiutare nessuna richiesta. Era semplice: esaudire qualsiasi desiderio in cambio di un compenso che almeno a lui pareva adeguato.
I suoi occhi, solitamente vispi e cordiali, mutarono. Sembrava che si stesse innervosendo.
« Quindi Viktor si è rassegnato a volerti portare con noi? »
Portò gli occhi sul russo e a quel punto la sua espressione divenne confusa.
« Yuri… come lo hai saputo? »
Possibile che davvero Viktor non avesse rivelato nulla? Doveva esserci una spia tra gli altri circensi, sarebbe stato più che plausibile, dati tutti gli sforzi del russo di non far scoprire nulla a Yuri, di tenerlo al sicuro.
Ma chi poteva essere? Christophe? Yuri? Quasi sicuramente si trattava di lui; per quanto tentasse di essere scostante si era decisamente ammorbidito.
Il giapponese si voltò rapidamente verso Viktor e puntò gli occhi nei suoi.
« Davvero pensavi che non lo avrei scoperto, in qualche modo? »
Yuri tornò a guardare il direttore, tendendo rapidamente il braccio verso di lui.
« La mia unica richiesta è lavorare in questo circo tanto a lungo quanto il patto di Viktor prevede che lui stia qui, senza che voi ci facciate del male. »
La voce di Yuri tremò per un istante, mentre attendeva che l’uomo di fronte a lui gli stringesse la mano. Viktor gli aveva spiegato che a quel punto il patto sarebbe stato suggellato.
Sentì le dita rugose e nerborute del vecchio stringersi intorno alla sua mano e venne scosso da un brivido. Yuri desiderò solo che quel momento finisse per poter tremare e tirare un sospiro di sollievo.
Prima che l’uomo gli lasciasse la mano, sul suo volto apparve un ghigno divertito.
« Avresti dovuto parlare con Viktor prima, Yuri », gli intimò. « Magari così ti avrebbe detto che lui un patto non l’ha mai stipulato. »
Gli lasciò la mano bruscamente e puntò gli occhi di nuovo verso Viktor così come fece Yuri, preoccupato.
Avrebbe potuto ucciderlo lì, su due piedi: avrebbe eliminato sia lui che Yuri, tanto capaci di rendersi scomodi.
Prima di poter fare qualsiasi cosa vide la mano di Viktor tesa verso di lui, esattamente come lo era stata quella di Yuri solo pochi attimi prima.
« Voglio la vita eterna, Veselov », ribatté. « Voglio lavorare per sempre in questo circo. »
L’uomo lo fissò negli occhi. Un basso ringhio sfuggì alle sue labbra e quando vide lo stesso sorriso soddisfatto comparire allo stesso tempo sia sul volto di Yuri che su quello di Viktor, capì che era appena stato ingannato.
Non avrebbe voluto, ma la sua mano dovette stringersi intorno a quella di Viktor.
« Gli altri saranno in pericolo per colpa vostra », sibilò.
« Se non puoi toccarci possiamo anche rivelare a chiunque i tuoi segreti, no? Possiamo svelare tutte le clausole nascoste dei tuoi patti per impedire ad altri di stringerli, o possiamo rifiutare di esibirci », gli fece notare Viktor. « Oppure potremmo stracciare tutti gli inviti prima che arrivino a destinazione? Ti conviene davvero farla pagare agli altri per ciò che abbiamo fatto noi se rischi di non avere più attori? »
Un secondo ringhio, più profondo del primo, sfuggì alle labbra di Veselov, che arretrò di un passo.
Rivolse loro uno sguardo carico d’odio, confermando che sì, quella volta aveva davvero perso.
Sparì in una delle ombre che le lampade del tendone gettavano a terra, lasciando Viktor e Yuri soli. Non conveniva che li provocasse, se ne era reso conto.
Parve un attimo interminabile: Yuri e Viktor si voltarono per guardarsi e scoppiarono entrambi in una risata che fece sparire le preoccupazioni che li avevano accompagnati fino a quel momento.
Viktor attirò a sé Yuri con forza.
« Ci siamo riusciti sul serio », biascicò Yuri.
« Sei stato fantastico, un attore nato… » sussurrò, baciandogli più volte le labbra. « Dio, non c’è davvero limite a quanto ti amo, Yuri! »
Il ragazzo ridacchiò, rubandogli a propria volta un bacio.
« Per me vale lo stesso », sussurrò, accarezzandogli il volto.
« Che ci fa qui Katsuki? »
Dopo il suo lungo colloquio con Viktor, Yuri aveva anche scoperto il perché della scenata di Yura. Si era già convinto dopo il suo tentativo di non farli lasciare che non fosse poi così malvagio, ma quella fu l’ennesima conferma.
Viktor si voltò, ancora senza lasciar andare il giapponese.
« Temo che ti dovrai abituare, Yura… »
Chissà perché un brivido di ghiaccio scorse lungo la spina dorsale del biondino.
« Perché…? »
Mosse qualche passo verso di loro, aggrottando le sopracciglia.
« Yuri è appena entrato a far parte del circo. »
« Cosa?! E tu glielo hai permesso?! »
Viktor si liberò rapidamente un braccio. Non era mai troppo affettuoso se non con Yuri, ma quella volta era davvero troppo su di giri per trattenersi. Se non aveva lasciato quel circo era stato esattamente per quello scostante ragazzo che ora si dimostrava tanto preoccupato per lui e per lo stesso giapponese che aveva giurato di uccidere.
Lo attirò a sé e quasi gli avesse letto nella mente, Yuri lo aiutò a chiuderlo in quella presa, scoppiando a ridere.
« Vi siete bevuti il cervello entrambi?! Lasciatemi! »
« È tutto a posto, Yura! Abbiamo pensato a tutto! »
Il ragazzo si liberò con uno strattone e li fissò, paonazzo per la rabbia o forse per l’imbarazzo.
Viktor lo guardò e per un istante giurò di aver visto l’ombra di un sorriso.
« Lo dico agli altri », borbottò. « Ma solo perché voglio gustarmi quell’idiota di Christophe che si soffoca con il vino. »
Il ragazzo si dileguò, con i capelli arruffati per l’attacco a sorpresa a cui quei due l’avevano sottoposto. Cosa avrebbe dovuto sopportare?
Viktor rivolse a Yuri un altro sguardo, beandosi degli occhi leggermente lucidi per le risate e forse l’emozione. Il sorriso del giapponese si addolcì quando vide che lo guardava.
« Il nostro è davvero un per sempre, Viktor. »
Non avrebbe potuto esserne più felice.
 
*
 
“ Phichit,
dici sempre che dovrei essere meno maniacale quando si parla di ordine e spero che apprezzerai questo salto di qualità che mi ha portato ad abbandonare la carta da lettere per scriverti dietro una ricevuta della biblioteca.
Sei più importante del mezzo che ho per scrivere! Non potevo assolutamente non salutarti.
Credo che tu ti sia accorto che stava per accadere qualcosa di strano, no? L’hai capito dal mio “sta per cambiare tutto” di ieri, quando sono uscito, temo. Però hai anche sempre detto che in fondo sono strano, quindi forse non ti sei fatto troppe domande.
Ho scoperto ogni cosa.
Quello che tu e Viktor avete cercato di nascondermi per proteggermi. Ti ringrazio davvero per averci provato, ma evidentemente era destino che sapessi.
Credo tu lo abbia già intuito, ma il motivo di questo biglietto infilato di corsa sotto la porta è che sto per partire con Viktor.
Sono stato egoista, ti sto salutando così, lo so, ma non volevo che le cose fossero più difficili per me, o per te. Non volevo che facessi qualcosa di avventato per rimanere insieme, soprattutto.
Sei il migliore amico che io abbia mai avuto e ti scriverò, lo prometto! Nella mia scrivania c’è un elenco dei luoghi dove Viktor andava a ritirare la posta, durante i viaggi, con un calendario. Dovrebbe aiutarci a mantenere la corrispondenza, sempre che tu voglia ancora parlarmi.
Per farmi perdonare – e lo so, è terribilmente materialista da parte mia – ho lasciato che disponessi di tutto quello che avevo. Beh, quasi tutto: ho portato via qualche soldo per convincere gli altri ragazzi del circo che sarò un amico speciale.
Sto scherzando, ovviamente. Ma l’azienda è tua, Phichit. Tua e di tua madre. Così come la casa. Potete farne quello che volete, meritate di vivere tranquilli.
Ti voglio davvero bene, Phichit. Ho avuto un’enorme fortuna nel conoscerti.    
Spero davvero che tra un anno, quando tornerò a Londra, tu sarai ancora qui. Magari potrò dirti se le capitali del mondo sono davvero come abbiamo sempre provato ad immaginarle. Già ci vedo a passare intere notti a parlare solamente di questo. Come da bambini, ti ricordi?
Mi manchi già, Phichit, e so che mi mancherai ancora di più. Ma so anche che capirai, prima di sapere quanto le cose fossero complicate mi hai suggerito spesso di lasciare tutto per scappare con Viktor.
Scusa se ti ho ascoltato proprio questa volta.
Ti auguro ogni bene.
 
Yuri”
 
*
 
Anche l’ultima luce si spense, lasciando che per un attimo l’intero tendone venisse inghiottito dall’oscurità.
Cominciare le esibizioni in quel modo aveva sempre reso Viktor più tranquillo: riusciva a scordarsi di tutto il pubblico e delle sue aspettative sul suo numero. Lo cancellava dalla mente e riusciva a prendere un solo, piccolo respiro capace di calmarlo.
Un riflettore venne puntato su di lui.
Venne illuminata la sua giacca bianca, corta, e le sfumature dorate che la venavano fino alle due lunghe code che penzolavano giù dal trapezio.
Aguzzando la vista, Viktor riuscì a vedere Yuri, sulla piattaforma sospesa in aria a qualche metro dalla sua. La stessa giacca, ma sfumata d’argento, lo abbagliò.
Vide che anche Yuri lo stava guardando, le labbra strette in una linea sottile di preoccupazione.
Era solo vedendo Viktor che il giapponese riusciva a calmarsi, convinto che il loro numero sarebbe stato perfetto.
La voce malinconica dei violini si insinuò nell’atmosfera gradualmente, quasi per non far accorgere nessuno del loro arrivo.
Viktor prese saldamente tra le mani la sbarra di legno del trapezio e si lanciò nel vuoto.
Yuri trattenne il fiato.
Aveva sempre sognato di vedere un’esibizione di Viktor senza che si trattasse di una prova.
Viktor raggiunse un secondo trapezio, sospeso e immobile esattamente di fronte agli spettatori.
Vi si issò. A Yuri parve di vedere i muscoli di Viktor tendersi e di sentirne la fatica. Dopo una verticale, il russo si sedette elegantemente sul trapezio, reggendosi con una mano alla corda che sosteneva il suo piedistallo.
Anche Yuri venne illuminato dal riflettore.
La sua presenza sul palco non era stata annunciata e il pubblico parve apprezzare il suo arrivo.
Raggiunse Viktor allo stesso modo, accomodandosi però su un secondo trapezio, sistemato accanto a quello del russo.
Incrociò lo sguardo di Viktor per un istante e ricambiò quel sorriso rassicurante che tanto amava.
Yuri si resse saldamente al trapezio e vi agganciò una gamba per volta. Abbandonò le braccia al vuoto e lentamente cominciò a sollevarsi, fino a sedersi esattamente accanto a Viktor.
Il russo allungò una mano verso il suo viso e lo sfiorò con la punta delle dita. Quando fu sul punto di ricambiare quel tocco, Yuri sentì il proprio trapezio sollevarsi.
Avevano concepito quella coreografia basandosi così tanto sulla loro storia che per un istante Yuri credette di aver sentito le ferite delle loro molteplici separazioni riaprirsi e dolere tutte insieme, contemporaneamente. La differenza era che per una volta era lui ad andarsene.
Si alzò in piedi, saggiando la sbarra di legno con le piante dei piedi. Strinse saldamente la corda tra le dita e fece oscillare appena il proprio piedistallo verso quello di Viktor, quasi stesse tentando di incitarlo a raggiungerlo.
Viktor lo guardò intensamente e afferrò una delle corde. Si sollevò lentamente dal trapezio, avviluppando poi una gamba intorno alla fune per arrivare più in alto. Un po’ più vicino a dove si trovava Yuri.
Se solo i loro allontanamenti fossero stati tutti così, Viktor avrebbe saputo che cosa fare per raggiungere il giapponese.
Yuri si chinò, tenendosi saldamente con una mano per porgere l’altra a Viktor, ma erano ancora troppo distanti.
Le loro dita parvero sfiorarsi, in un crescendo di archi, ma Yuri rinunciò, tornando a stringere la corda.
Viktor sistemò una mano accanto ai suoi piedi, stringendo saldamente il trapezio dove si trovava il ragazzo per potervi salire.
A quel punto Yuri si aggrappò ad entrambe le funi e si sollevò, facendo una piccola capriola e rimanendo sospeso, per controllare dove si trovasse Viktor.
Il russo si issò con una mossa agile, mantenendo quella posizione e allargando le gambe per un momento, prima di tornare a sedersi, dando le spalle al pubblico.
Yuri rilassò lentamente i muscoli, abbassandosi piano e sedendosi esattamente sulle gambe di Viktor. Lo guardò negli occhi.
« Ti stanno adorando », sussurrò Viktor sulle sue labbra.
« Ci, vorrai dire. »
Il loro trapezio riprese a scendere e Viktor lo fece dondolare appena, un piccolo sorriso a increspargli le labbra per le parole di Yuri.
Il giapponese scivolò seduto accanto a Viktor e sotto i suoi occhi si lasciò scivolare all’indietro, reggendosi con solo le gambe. Fu un gesto tanto fluido che parve quasi dover cadere.
Il trapezio era ormai solo a pochi metri da terra.
Quando Yuri tornò a stringere tra le dita la sbarra osservò Viktor, gli sorrise e lasciò la presa.
La musica cessò.
Yuri si sentì afferrare. Viktor, a penzoloni dal trapezio, l’aveva afferrato e lo stava sorreggendo mentre il trapezio veniva lentamente calato a terra.
« Odio quando scegli questa coreografia… » mormorò Viktor quando Yuri arrivò a toccare il pavimento
Il suo cuore batteva all’impazzata, esattamente come quello del giapponese.
Yuri stava dando le spalle al pubblico, il suo volto davanti a quello di Viktor, ancora appeso alla sbarra per le gambe. Gli diede un piccolo bacio sulle labbra, nascosto da sguardi indiscreti.
Sorrise appena e con un ultimo, fluido gesto, Viktor scese dal trapezio.
La melodia suonata dai violini si addolcì e le sue note lentamente svanirono. Viktor avvicinò il fianco a quello di Yuri e prese la sua mano, nascondendole entrambe dietro i loro corpi.
Lentamente le luci tornarono ad illuminare il tendone e la magia dell’esibizione andò pian piano scemando.
Vennero travolti da uno scroscio di applausi.
 
 
“Should have known right from the start
You can't predict the end.”

 


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Se un paio di mesi fa mi avessero detto che sarei riuscita non solo a finire questa fanfiction, ma anche a pubblicarla tutta rispettando delle scadenze precise senza impazzire con la convinzione che non valesse nulla non ci avrei creduto.
Mettere la spunta su "completa" mi fa male.
Che dire? Ecco il decimo capitolo, ecco la conclusione della storia. Finale aperto, lo so, niente grandi vendette, solo Yuri e Viktor che come sempre si amano alla follia e che a modo loro hanno avuto un happy ending.
Però parliamone. "Ending". Anche se ora Vices & Virtues risulterà completa, ho già qualche ideuzza su cosa potrebbero combinare questi due dopo. La vita di Yuri e Viktor fino a questo punto è stato un susseguirsi di allontanamenti e riunioni, ma mi piacerebbe davvero parlare della loro vita insieme, di Yuri che vede con i suoi stessi occhi le stesse cose che vedono quelli di Viktor. Di Yuri e Viktor che mettono insieme Yura e Otabek, perché no. Insomma, credo di avere altro da dire e non vedo perché non farlo.
Se avessi reso questa storia più lunga, mi conosco, mi sarei distratta e non ce l'avrei fatta a concluderla. Era un progetto che avevo bisogno di concludere, ma lo vedo come un inizio, un punto di partenza per ingranare dopo la scarsa ispirazione di cui ho parlato nel primo capitolo.
Spero davvero che il finale vi sia piaciuto, che la storia nella sua integrità vi sia piaciuta e oltre a ringraziare tutte le persone che mi hanno sopportata mentre la scrivevo e la pubblicavo - dato che anche nel mentre avevo crisi di autostima - e che sanno già chi sono, vorrei ringraziare anche chiunque abbia letto la storia, tutti coloro che l'hanno aggiunta tra i preferiti, le ricordate e le seguite. Vorrei ringraziare chi ha recensito ogni capitolo e chi ha trovato tempo anche solo per un commento a quello introduttivo: davvero, mi avete incentivata tutti.
Ringrazio anche chi leggerà questa fanfiction in un colpo solo, o la recupererà tra qualche tempo.
Spero davvero che vi abbia tenuto compagnia almeno un po' <3
   
 
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