Videogiochi > Mass Effect
Segui la storia  |       
Autore: Johnee    29/05/2017    1 recensioni
"Avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, spingerlo contro una cassa e consumarlo di morsi e carezze, ma quelle sue parole… quelle sue parole lo incollarono sul posto. Non c’era un soldato, un agente, di fronte a lui, e forse lo era stato per davvero poco tempo in sua presenza. Davanti a lui c’era una persona che stava mettendo a rischio ogni cosa, gli artigli dei piedi immersi in una pozza di catrame e il cuore in mano, collegato al petto da un sottile filo blu, grondante dello stesso liquido nero e viscoso. Era una visione triste, quasi fastidiosa, e Rev se ne voleva impossessare a tutti i costi, per proteggerla, a modo suo."
#Original characters #Pre ME1
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli alloggi della squadra erano costituiti da due stanze connesse, una adibita a dormitorio, l’altra a cucinino. Il dormitorio era un ambiente piccolo, marziale così come la Gerarchia esigeva: ogni cosa era ottimizzata per aiutare il rendimento del singolo in relazione al team. I giacigli, molto simili a dei poufs riempiti di sabbia e lattice, stavano lungo la parete a nord, dall’altro capo invece vi era un tavolo lungo, fatto su misura per correre lungo la parete e ospitare abbastanza terminali e postazioni per la manutenzione dell’equipaggiamento.
Le luci erano spente da ormai due ore, conseguentemente la squadra intera era abbarbicata su quel mucchio di poufs, dormendo nelle peggio maniere, come se fossero uccelli su un albero composto interamente di poggiapiedi di stoffa. Doc, al contrario degli altri, non riusciva a chiudere occhio. Osservava con aria preoccupata un filo di luce provenire dallo spiraglio inferiore della porta del cucinino, indeciso se varcare la soglia o lasciare il suo amico lavorare alla strategia da solo. Desiderava immensamente aiutarlo, ma la Guardia era stata perentoria: la missione era sua da comporre e da gestire, nessuno doveva dargli una mano, nemmeno se l’avesse chiesta supplicando in lacrime.
-Cazzate- mormorò, sollevandosi sui gomiti. Passò lo sguardo sui suoi compagni, poi esalò un sospiro rassegnato -Io vado.- fece, il tono di voce ridotto a un sussurro -Se qualcuno ha qualcosa in contrario, mi placchi e mi leghi al letto.-
Armstrong voltò appena la testa verso di lui, sorridendo a occhi chiusi -Ti do il cambio fra mezz’ora- mugugnò, per poi rigirarsi.
Doc sorrise maliziosamente, quindi si alzò con garbo, per raggiungere il cucinino nella maniera più silenziosa e delicata possibile.
Non c’era illuminazione, le uniche fonti di luce nella stanza erano date da un minuscolo drone sferico che levitava in mezzo al tavolo e da diverse schermate olografiche rettangolari che gravitavano attorno a esso, creando una suggestiva forma a margherita. Era l’interfaccia privata di Starblazer, il quale sedeva a nemmeno un metro di distanza, ancora in divisa, un caffè ormai ghiacciato tra le dita e le mandibole serrate sopra un’espressione truce, data dall’elevato grado di concentrazione della persona che l’indossava. Doc si fermò a pochi centimetri dalla porta, osservando quella scena attentamente prima di intervenire con un colpo di tosse.
Starblazer sollevò appena lo sguardo nella sua direzione, poi diede uno sbuffo seccato dal naso -Non ti è permesso stare qui.- gracchiò, a mezza voce.
-Buongiorno a te, stella- Doc ridacchiò, mentre si sedeva al suo fianco -Come posso assisterti?-
-Non puoi, ecco quanto. Torna a dormire.-
I due turian si scambiarono uno sguardo scettico. Nessuno dei due avrebbe ceduto, tanto valeva per Starblazer alzarsi e preparare un caffè a entrambi. Impostò le quantità nella macchinetta, poi recuperò un sacchetto di cialde -Sto cercando il suo profilo nei vari social networks- fece, notando con la coda dell’occhio l’amico curiosare tra i suoi appunti.
Doc ridacchiò, dando una rapida occhiata alle schermate -L’ho notato. È una cosa utile o sei semplicemente curioso? Vuoi aggiungerlo su… ooh, è un profilo Blindr, quello? Scienziatino sporcaccione!-
-Indagare sui gusti e sulle abitudini di una risorsa al di fuori dei rapporti ufficiali è più che utile, quasi vitale.- Starblazer tornò al posto con due tazze fumanti, una la porse all’amico -Abbiamo molte cose in comune- esalò, appoggiando le mandibole sul bordo della sua tazza, l’espressione assorta -Se non fossi al novantanove virgola nove percento sicuro che Hell mi abbia cucito questa missione su misura per farmi un danno, direi che questa missione è cucita su misura per farmi un danno..- spostò una schermata tra di loro, un profilo su un social network abbastanza noto nello spazio Asari -Sto… facendo molta fatica a non empatizzare con la risorsa, stella.-
Doc appoggiò la sua tazza sul tavolo, le mandibole che si flettevano e contraevano a intervalli regolari, tanto era veloce il flusso di pensieri che gli turbinava in testa -Cerca di incanalare questo dettaglio nella stesura del tuo piano d’azione, come farebbe un vero stratega turian.-
-Con la sola eccezione che io non sono né uno stratega, né un turian.- sbottò Starblazer, dopo essersi scottato la lingua col caffè. Si voltò verso una delle olofoto che levitavano sul tavolo, un’ombra di frustrazione che gli percorreva il viso, le mandibole contratte. Doc esplorò quell’espressione con cautela, saggiandone i tratti in modo da non dare a vedere la sua preoccupazione. Era raro per lui vedere il suo amico versare in quelle condizioni, era quasi logico pensare che quel modo di reagire fosse dettato più dallo stress accumulato che da un vero e proprio transfer.
Starblazer stava vivendo un momento assurdamente conflittuale. Da un lato, si rendeva conto di essere psicologicamente e fisicamente distrutto, dall’altro non riusciva a non vedere quanto ingiusta fosse quella situazione. E se lui si fosse trovato nei panni di quell’individuo? Ah, già, lui era esattamente nei panni di quell’individuo, c’era immerso fino al collo, in una situazione senza via d’uscita.
Soffiò un respiro lungo, per riprendere il controllo di sé, poi diede un’altra sorsata di caffè -Non sono fatto per essere un leader, Doc, e non mi piacciono le brutte idee. Per una volta, vorrei avere la possibilità di fare qualcosa di giusto. Sono proprio un pessimo soldato, eh?-
-Oh, santissimo cielo- esalò Doc, dopo avergli assestato uno schiaffo sul braccio, rischiando di fargli rovesciare il caffè sul tavolo -Stella, è normale essere insicuri, ma hai il nostro supporto totale, collaboreremo dall’inizio alla fine, non hai di che preoccuparti.-
Starblazer posò lo sguardo a terra, flesse le mandibole per poi contrarle, perché avrebbe davvero voluto replicare a tono, ma non sarebbe stato assolutamente il caso. Preferì rivolgergli un sorriso e ringraziarlo, perché avevano perso fin troppo tempo.
-Ce la possiamo fare-
 
Fascicolo II – Serotonina
 
 
Una cascata d’edera ricopriva la facciata di un edificio rosa antico, le finestre in vetro piombato erano accuratamente decorate con sostegni in ferro per regalare del colore di contrasto a quella moltitudine di verde. La luce rosata della stella di quel sistema accarezzava ogni superficie, regalando un accenno romantico a quella famosa piazza del centro storico di Krizantèm, caratterizzata da una pavimentazione a mosaico riflettente e da meravigliosi cespugli di fiori dalla peculiare forma a campanella. Il “Bar dell’Edera” (chiamato in quel modo per ovvi motivi), si trovava giusto di fronte all’edificio sopracitato, ed era un meraviglioso esempio di architettura risalente al periodo coloniale asari. I tavoli del plateatico, un rettangolo rialzato e cinto da una ringhiera in semplice metallo, erano costituiti da un unico blocco ricavato da materiali pietrosi già presenti all’arrivo delle Asari sul pianeta; le sedie, invece, non erano altro che dei soffici pouf, confortevoli per ogni specie.
René Reveree, purtroppo, non si trovava a suo agio, nonostante fosse abituato a quei bei colori e profumi. Restava seduto in uno di quei tavoli, rigirandosi un datapad tra le dita, gli occhi grigi fissi sul listino prezzi. Prezzi che, ovviamente, erano tremendamente salati.
Deglutì, perché non si poteva permettere di sperperare dieci crediti per un cappuccino, anche se il viaggio era finanziato quasi interamente dell’Accademia. Si vergognava come un ladro a inserire la voce “cappuccino” nella nota spese… eppure, si era fermato in quel locale proprio per quel motivo, un lusso che gli sembrava doveroso, perché quelle bevande calde gli sembravano così… pannose. Divorò con lo sguardo i gesti di un umano, mentre raccoglieva un po’ di schiuma dalla sua bevanda e la racchiudeva tra le labbra, rigirando quindi un cucchiaino tra le dita nel constatare quanto fosse realmente delizioso. Gli umani, di solito, erano il suo metro di paragone quando c’era da scegliere le pietanze; raramente fallivano.
Attivò il dispositivo per le ordinazioni che stava al centro del tavolo, poi trasse un sospiro rassegnato –Un cappuccino, per favore. Dextro amminoacidi.-
-Ottima scelta, ho sentito che qui li fanno davvero deliziosi.-
René voltò la testa, perché la voce proveniva da un tavolo a un braccio di distanza dal suo, era chiaro che l’affermazione fosse diretta a lui. Un turian, vestito elegantemente secondo i canoni asari, scrollava distrattamente il monitor olografico del listino prezzi, l’aria indecisa –Sai che ti dico? Al diavolo la dieta, me ne ordino uno anch’io!- fece, premendo con insistenza il pulsante delle ordinazioni –Cappuccino. Dextro. Tanta schiuma, per favore.-
René ridacchiò, inclinando la testa nella sua direzione. Era la prima volta che qualcuno gli rivolgeva la parola, dopo un viaggio di mille fermate, la veloce registrazione in un albergo fin troppo sopra alla sua portata e un pranzo al distributore automatico per evitare di spendere un patrimonio in generi alimentari. Ragionava da universitario, perché viveva come un universitario, nonostante il recente successo delle sue scoperte. D’altronde, i successi accademici non sempre portano a un arricchimento economico, questo lo aveva verificato empiricamente, dato che le sue finanze diventavano sempre più misere.
-Se vuoi facciamo a cambio. Seguendo il regime alimentare che sostengo normalmente, dimagriresti in un attimo- scherzò, appoggiando gli avambracci sul tavolo.
L’altro turian si voltò finalmente nella sua direzione, squadrandolo con curiosità –Tanta verdura?-
-Tanto al verde- rispose René, ridendo e facendo ridere –A rischio di sembrare indiscreto huh… non mi sembra proprio che tu abbia bisogno di una dieta.-
L’altro turian diede un colpo di tosse, guardandosi attorno prima di sporgersi nella sua direzione. René fece lo stesso, incuriosito da quella manovra.
-Mi sono riempito di assaggini gratuiti durante il viaggio, sento il serio bisogno di digiunare per le prossime due settimane-
-Io ho dovuto viaggiare con una compagnia turian e provo l’esatto opposto-
-Ma come, il rigore e i sedili piombati non ti hanno saziato abbastanza? Di solito ci vuole almeno un mese di riposo forzato per digerirli!-
-Mi chiamo René, ma tutti mi chiamano Rev-
-Piacere, sono Serge-
Si strinsero la mano, osservando quel gesto entrambi con la giusta dose di curiosità. –Non sei turian, eh?- domandò il nuovo arrivato con aria divertita, alludendo al fatto che i turian connazionali si presentassero in tutt’altra maniera –Ho perso improvvisamente il mio status di creatura esotica-
L’altro ridacchiò, facendogli cenno di sedersi al suo tavolo –Facciamo comunella così raddoppiamo il fascino?-
Quel Serge, del quale già conosciamo molti dettagli, si alzò lentamente in piedi per raggiungerlo –Perché no? Ho giusto qualche ora prima della conferenza d’apertura.-
Rev gli rivolse un sorriso aperto –La conferenza del rettore Tyaki?- chiese, aspettando che si fosse seduto per sporgersi verso di lui –Partecipi alla fiera, dunque!-
-Mi sono preso un paio di giorni di licenza apposta.- rispose Starblazer, ricambiando il sorriso –In cambio il mio ufficiale superiore mi ha chiesto di… guardarmi un po’ attorno, se capisci cosa intendo.-
L’altro turian strinse le palpebre –Non proprio.- rispose, in maniera palesemente falsa, cosa che fece rizzare le antenne a Starblazer. Non c’era niente di male a dichiarare le proprie intenzioni, sia che fosse un acquirente o un venditore. La faccenda gli puzzava, doveva indagare.
-Ti interessi di fisica?- chiese quindi, decidendo di assecondarlo e cambiare argomento, in modo da sbloccare delle porte parallele prima di dirigersi al nocciolo della questione; iniziare la conversazione con un soggetto neutro e comprensivo sembrava un ottimo presupposto per buttare una buona base di fiducia.
Rev drizzò la schiena, stringendosi nelle spalle brevemente -Sono un astrofisico, quindi sì, mi interesso- fece, con una nota stridula nel tono di voce, come se fosse infastidito da quel suo status.
-Ma tu guarda, io sono un ingegnere aerospaziale- l’altro appoggiò un gomito sul tavolo, voltando il corpo verso di lui –In che facoltà hai conseguito la laurea? Hai un accento coloniale, immagino che tu abbia studiato presso una facoltà locale-
-Non esattamente, ho finito la triennale su Attenas. Mi sono trasferito su Illium in seguito, grazie a una borsa di studio…-
-Ma sei di qui, no?-
-No, sono nato e cresciuto su Illium, la mia matrigna è Asari.-
-Wow, non ci sono andato minimamente vicino. Bell’intuito, eh?- Starblazer puntò il dito verso di lui, ridendo –Però ci ho preso sull’accento! Io ero ad Armali, ingegneria, poi mi hanno spostato su Aephus per la biennale…-
Rev inclinò la testa nella sua direzione -C’è una facoltà d’ingegneria su Armali? Pensavo fosse una facoltà prettamente umanistica…-
-Il dipartimento di ingegneria aerospaziale è poco noto, ma valido, tanto che la Gerarchia lo tiene in considerazione in modo palese; la maggior parte degli ingegneri riservisti proviene da Armali e Dassus, infatti.-
Rev ridacchiò, scuotendo la testa -Sei pieno di soldi e talento, quindi-
-Una minima dose di entrambe- minimizzò Starblazer, spostando lo sguardo verso un drone, che faceva fluttuare un vassoio con due cappuccini enormi sopra di loro –Sono stato molto fortunato, ecco tutto.-
-Toglimi una curiosità- Rev afferrò il suo cappuccino, traendolo lentamente a sé, come se fosse fatto di diamanti –Serve essere militari per studiare presso di loro? Voglio dire, è la prima cosa che mi viene in mente quando penso alla Gerarchia turian…-
-Non è strettamente necessario, ma aiuta parecchio. Crediti formativi, laboratori più attrezzati bla bla…- roteò il polso -Hanno una metodologia che si sofferma maggiormente sul lato pratico della…- si interruppe, mentre l’altro turian divorava con lo sguardo il denso strato di panna sopra la bevanda –Sì, è davvero… tanto.- commentò.
-Ti giuro, ci infilerei la testa se potessi- Rev gli rivolse uno sguardo sognante.
-Prova a buttare un po’ di zucchero sulla schiuma.- suggerì Starblazer.
L’altro turian chiuse le mandibole su un’espressione che dispiaciuta era un eufemismo -Ho paura di romperla…-
Starblazer sorrise di cuore, aprì una bustina di zucchero direttamente sul cappuccino integro per poi recuperare un cucchiaino dal bordo del piattino. Si estraniò per pochi secondi, sovrapponendo mentalmente le informazioni che già conosceva a quelle che aveva appena appreso, poi tagliò la schiuma, facendo scivolare lo zucchero verso il fondo. Rev lo osservava, rapito, la testa appoggiata a un polso. La tecnica era quella di una persona avvezza a ordinare frequentemente quel genere di bevanda calda, la gestione di ogni strato era quasi maniacale… per uno abituato ai caffè veloci, presi al distributore automatico, osservare qualcuno smontare un cappuccino “vero” era uno spettacolo degno di essere registrato su video.
-Guarda che ti si fredda-
Rev fece vibrare le mandibole in risposta, come se un ipnotizzatore invisibile gli stesse schioccando le dita davanti al naso per risvegliarlo da uno stato catatonico. Raccolse il cucchiaino velocemente, lo rigirò tra il pollice e l’indice, poi lo piantò in malo modo dentro la schiuma, recuperando il tempo perduto.
-Decisamente più buono dell’ultimo che ho bevuto, su Nos Astra- commentò Starblazer, per rompere il silenzio –Cosa ne pensi?-
-Penso che gli Umani si meritino un posto nel Consiglio anche solo per aver introdotto la caffeina nel mercato galattico- rispose l’altro, serio come non mai, ancora intento a esplorare quella novità –Quella e il tabacco.-
-Fumi, Rev?-
-Una al mattino. Stimola i processi cognitivi.-
Starblazer soffiò una risatina, descrivendo con sguardo attento la figura che gli stava di fronte. Era magro e slanciato, la postura di chi sta ore e ore di fronte a uno schermo e gli occhi velati di stanchezza. Vestiva un completo anonimo, chiaramente comprato in un grande magazzino, gli unici dettagli a presentare un buon grado di personalizzazione erano una buona quantità di anelli e braccialetti, una collana che scompariva sotto una sciarpa a righe e una borsa vintage in pelle di yahg decorata con una splendida spilla in rame raffigurante la molecola della serotonina. -Fan dei neurotrasmettitori?- domandò Starblazer, d’impulso.
Lo sguardo di Rev s’illuminò mentre voltava la testa lentamente verso il suo interlocutore, il cucchiaino ancora tra le labbra e un braccio che circondava la tazza di cappuccino, come se avesse paura che qualcuno volesse rubargliela. -Non vuoi davvero sentirmi parlare di proteine e ormoni, vero?- domandò, in un filo di voce, lo sguardo che urlava a gran voce il contrario.
Starblazer scoppiò a ridere di cuore, dimenticandosi della missione per qualche istante. In un altro contesto, l’avrebbe abbracciato, perché non era più abituato ad assistere a un fervido entusiasmo esibito in maniera così pura e adorabile. -Non mi tiro mai indietro quando c’è di mezzo la chimica- ammise, sincero -Inorganica, soprattutto. Però, ecco… c’era questa conferenza sull’impiego degli sfingolipidi in ambito prostetico, qualche tempo fa’…- sentì un lieve brivido d’imbarazzo percorrergli il collo, dato che gli stava regalando un’informazione vera, senza filtri -Ho saltato un briefing importante pur di prendervi parte… avrei voluto che non finisse mai!-.
E così, finirono a parlare di proteine, ormoni e trigliceridi, integrandoli nel loro rispettivo campo di studi. Per Starblazer fu come ricevere la carezza di un vento fresco sulle parti esposte del carapace. Si sentì ispirato, mentre entrambi esponevano la propria opinione in relazione a studi recenti o meno, sgranando teorie su teorie, sorridendosi come se quella fosse a tutti gli effetti una situazione normalissima. Chiacchierarono una buona mezzora in questo modo, avvicinando i poufs in modo da poter analizzare informazioni e testi tramite una schermata del factotum di Rev, carico di documentazione di ogni tipo. E Starblazer rimase affascinato dall’intelligenza di quell’individuo, un’intelligenza che interagiva con il mondo circostante in maniera diametrale, elegante. Dal canto suo, Rev non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Trovarsi così bene con qualcuno gli riusciva difficile, anche dentro alla comunità scientifica. Spesso c’era qualche elemento di conflitto che lo spingeva a mantenere le distanze; altrettanto spesso la sua testa viaggiava a una velocità talmente elevata da intimidire il suo interlocutore. Ringraziò il fondo spesa dell’Accademia, poi per aver ceduto alla tentazione di ordinare quel delizioso cappuccino, perché parlare con Serge lo aveva fatto sentire bene con se stesso per la prima volta, mostrandogli che c’era qualcuno che riusciva a stare al suo passo anche senza avere per forza il suo stesso grado di preparazione.
“Cimici piazzate, puoi concludere.”
La voce di Valkyrie s’insinuò in quella situazione meravigliosa terribilmente, come se qualcuno ci stesse premendo un guanto imbevuto d’arsenico sopra. Starblazer chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo per cercare di calmarsi, poi cercò di dissimulare la sua reazione agli occhi di Rev tramite una risatina e la scusa di aver assimilato troppi zuccheri in una volta sola. In cuor suo, Starblazer si sentiva legittimato a volersi prendere i suoi tempi, ma allo stesso tempo odiava essersi spinto troppo oltre con la risorsa, attraverso quella chiacchierata. Gli stava piacendo, gli stava piacendo molto. E questo complicava le cose. Troppo.
-Spero che l’acqua non costi una fortuna- Rev si stiracchiò, appoggiando un gomito sul tavolo in maniera naturale -Ho una bottiglietta con me, ma ho una paura assurda che me la facciano ingoiare semmai decidessi di tirarla fuori dalla borsa.-
-Conoscendo il tipo di locale, sì- rispose Starblazer, allungando l’indice verso il monitor delle ordinazioni -Oh, ottimo, è gratis. Liscia o gassata?-
Rev fece spallucce -Stupiscimi-
Starblazer flesse le mandibole verso l’esterno, indugiando sulla schermata per qualche istante -E vada per l’anidride carbonica. Due acque gassate, per favore. Occhio al ph, siamo turian. Nella mia ci voglio una fetta di qualcosa, vedete voi.-
-Oh, oh!- Rev agitò le braccia -anch’io voglio la fettina di qualcosa-
-Oh, ah- Starblazer batté un paio di volte le palpebre, poi si chinò di nuovo verso il monitor -Due fettine di qualcosa. Dentro l’acqua, ovviamente. Grazie.-
“Starblazer, stai sforando di parecchi minuti, rischi di attirare l’attenzione”
Di nuovo, la voce di Valkyrie tornò ad assillarlo, stavolta con una punta d’irritazione in un tono potenzialmente neutro.
-Ci andrai da solo, alla conferenza?- chiese Rev, sorridendogli stancamente.
Starblazer contrasse le mandibole sopra l’imitazione di un sorriso, altrettanto stanco -Purtroppo, sì.-.
-Andiamoci insieme.- propose l’altro, aprendo le braccia -Che ne dici?-
-Mi sembra un’idea deliziosa. Almeno mi alleggerirà del fatto che dovrò presentarmici in divisa-
-Divisa?-
-Il dannato dress code della Gerarchia- Starblazer si puntò una pistola fatta di dita alla tempia, roteando gli occhi in un’espressione quasi di disgusto -Fortunatamente l’invito all’aperitivo non menziona preferenze in termine di abbigliamento.-
Rev non sapeva più da che parte guardare. -Dress code? Aperitivo?- gemette, preso da una neonata ansia da prestazione.
-Ah, già, è la tua prima fiera!- Starblazer si sporse verso di lui -Gli addetti ai lavori preparano un cocktail bar provvisorio alla facoltà di chimica prima dell’evento vero e proprio, serve per tastare il terreno nel caso di chi, come me, deve guardarsi intorno alla ricerca di qualche studio valido da acquistare. È una cosa carina, se non fosse che molti lo paragonano a una squallida vetrinetta.- ridacchiò -Lo ammetto, per me è una scusa valida per non presentarsi alla conferenza incredibilmente sobri.-
Rev si incupì. Attese che il drone cameriere avvicinasse il vassoio al loro tavolo, quindi lasciò che fosse Starblazer a recuperare l’ordinazione. Quella faccenda della “squallida vetrinetta” lo interessava, ma al contempo, non poteva permettersi di scucirsi troppo a proposito del motivo per il quale partecipava a quella fiera. Non prima del tempo, almeno. Doveva trovare un modo per infilarsi in quella situazione.
-Peccato che sia solo per gli addetti ai lavori- fece, scrollando le spalle -L’idea mi piaceva.-
Starblazer trattenne un’espressione scettica sul nascere, mentre ruotava il bicchiere tra le dita per far sciogliere un po’ il ghiaccio, un gesto come un altro per raccogliere i pensieri -Già, un vero peccato.- gli fece eco, cercando di scacciare virtualmente a calci una scintilla improvvisa di sarcasmo che tentava in tutti i modi di trasparire dal suo tono di voce -Avrebbe potuto esserti utile nel caso decidessi di vendere qualche tua ricerca, in futuro. Per non parlare del fatto che i drink sono assolutamente a titolo gratuito.-.
Rev, approfittando della situazione, gli lanciò un’occhiata falsamente scettica -Stai cercando di costringermi a chiederti se posso venirci con te, vero?-
-Ma che ragazzo intelligente- commentò Starblazer, sorridendo maliziosamente. Quella strategia relazionale lo intrigava, lo intrigava in modo imbarazzante. Se Starblazer fosse stato ignorante a proposito del ruolo di Rev in quella fiera, di sicuro sarebbe caduto nella trappola con tutte e due le scarpe.
Rev smorzò una risata compiaciuta, passandosi una mano tra le mandibole, poi lo guardò di sottecchi, deglutendo il sorriso -Posso avere l’onore di farti da cavaliere per… quell’aperitivo?-
Starblazer si portò una mano sull’apice della corolla, singhiozzando teatralmente -Pensavo non me l’avresti mai chiesto.- si sventagliò il viso a palmo aperto -Sì, diecimila volte sì.-
“Oh, per gli Spiriti”
Risero entrambi, di gusto, poi si scambiarono un’occhiata complice. -Dovrò dividerti con altri scienziati, insomma. Ma non fa niente, spero solo di non finire nudo e ubriaco in un angolo a fine serata.- commentò Rev, dopo aver finito il bicchier d’acqua in un sorso.
-Beh- Starblazer si sporse nuovamente verso il monitor delle ordinazioni, con nonchalance -Guarda il lato positivo, potresti finirci insieme a me.-
Scese il silenzio, intervallato da piccoli ‘bip’ provenienti dalla schermata di saldo del debito del monitor. Rev, il viso contratto da una smorfia divertita, era indeciso se assumere un atteggiamento sconcertato o rispondere al flirt. Starblazer, evitava accuratamente di guardarlo negli occhi, l’espressione forzatamente neutrale e le dita che tamburellavano sul tavolo, in attesa della conferma che i soldi erano stati trasferiti correttamente dal suo conto a quello del locale. Quando l’operazione si fu conclusa, diede un sospiro di sollievo -Beh, direi che si è fatta una certa.- fece, recuperando un rettangolo di vetroresina dalla tasca della giacca per porgerglielo.
Rev afferrò delicatamente l’oggetto, saggiandolo qualche secondo tra le dita per identificare la sua funzione.
-Un biglietto da visita. Il mio contatto è nella pagina principale.- spiegò Starblazer, sollevandosi in piedi per raddrizzarsi al meglio la giacca del completo -L’aperitivo inizia alle dieci, chiamami così da organizzarci meglio.-
Rev attivò il dispositivo. Una scheda olografica di piccole dimensioni vi apparve giusto sopra con una fotografia recente di Starblazer e uno slide di opzioni recante contatti, portfolio ufficiale e curriculum vitae. -Carino- miagolò, prima di alzarsi a sua volta. Sorrise interiormente, nel vedere l’altro turian aprire le braccia invece di porgergli la mano. Si chinò e lo strinse abbastanza a lungo da percepire un lieve profumo di ambra e bergamotto, i rimasugli di una fragranza che era andata deteriorandosi durante la giornata ma che comunque gli solleticò il naso nella sua delicata decisione. Avrebbe voluto condividere un pensiero legato a quel tratto comune a molte persone, eppure personale nella sua semplicità. Invece, si limitò a staccarsi da lui e sorridere, promettendogli che l’avrebbe chiamato.
E così, lo osservò allontanarsi, le mani nelle tasche e l’espressione sognante. Quell’esperienza fieristica, per Rev, si era aperta in maniera decisamente positiva.

-Dammi un feedback visivo, Valkyrie-
“Oh, Spiriti…” un grugnito “Sì, ti sta guardando.”
-Sta guardando solo me?-
“Perché me lo vieni a chiedere, se sai già la risposta?”
Starblazer sorrise compiaciuto, mentre intraprendeva una strada costeggiata di cespugli fioriti, piante molto simili ai gelsi, adornate di fiori scuri. Ogni cosa era curata e rosa, in quella cittadina, il turian ormai non riusciva più a smettere di sorridere.
Prese un respiro profondo, poi esalò un’imprecazione molto lunga e davvero creativa nel constatare di essersi avvicinato all’unico edificio fatiscente nelle circostanze, un albergo che altro non era che il quartier generale dell’operazione che stava svolgendo.
Nonostante quella situazione, si sforzò di continuare a sorridere come un ebete, perché non aveva altra scelta. Si avvicinò al portone del palazzo, recante un’insegna in neon e diversi cartelloni olografici, poi si infilò al suo interno, attraversando una hall che sembrava un vero e proprio orto botanico. Un’Asari, posta dietro a un bancone di legno, sollevò uno sguardo sorridente -Sua cugina e il marito sono arrivati pochi minuti fa- annunciò, attivando il factotum sul polso per consentirgli l’accesso alla sua stanza -Siete tutti qui per la Biennale?-
Starblazer appoggiò le braccia sul bancone, esibendo un sorriso ampio -Li ho coinvolti, loro malgrado. In cambio, ho promesso loro di accompagnarli su Marte.-
-Cosa c’è su Marte al di là di un sacco di terra rossa?- chiese l’addetta, divertita.
-Altra terra rossa, a quanto pare- esalò Starblazer, alzando un braccio in segno di saluto, per poi dileguarsi.
La stanza che era stata assegnata a lui, Doc e Valkyrie era un cubo minuscolo, decorato con un’anziana carta da parati floreale e una pianta fiorita per ogni angolo. I letti erano a misura di turian, ma ogni mobile urlava a gran voce di avere appartenenza culturale asari, risultando incredibilmente gradevole all’occhio, ma poco pratico una volta che veniva utilizzato. Le valigie infatti erano ancora intatte, fatta eccezione per due beauty case, uno contenente il necessario per l’igiene personale, l’altro strabordante di granate flashbang.
-Ma non dovevi essere te mio cugino?- domandò Starblazer, diretto a Doc, che sedeva a gambe incrociate sul pavimento. Era curvo su una schermata olografica, alta un metro di dati e larga due metri e mezzo d’immagini.
Valkyrie, appollaiata su un tavolo assieme ai componenti di un fucile di precisione, sollevò un’espressione truce verso quei due. -Su entrambe le nostre schede c’era scritto “cugina e consorte”. Iniziamo bene, eh?-
-Cugino, cugino! Diamine, quella era una “o”.- sbottò Starblazer, gettando la giacca sul letto, il sorriso ormai era andato a farsi benedire -Avete sistemato tutto nella sua stanza, almeno?-
-Audio e video, i codici sono già nel tuo factotum- rispose Doc, stiracchiandosi -Ho anche dato una rapida occhiata ai suoi bagagli, se la cosa ti può interessare.-
Starblazer scivolò al suo fianco, armeggiando per togliersi le scarpe -Dipende da cosa hai trovato.-
Doc fece scivolare un dito su uno degli schermi, aprendo così uno slide di immagini -Ha portato con sé solo una borsa da viaggio. C’erano datapads, vestiti vari…- ridacchiò -Una scatola aperta di preservativi…-
Starblazer spalancò lo sguardo, indicando una delle foto -Allarga sui datapads. Ecco, così.- descrisse gli oggetti con sguardo attento, le mandibole che davano brevi scatti -Questi sono libri di testo. Chimica 1 e 2, Università delle Scienze di Illium. Vedi? C’è il sigillo dell’ateneo.-
-E questo ci dovrebbe essere utile in qualche modo?- chiese Valkyrie, pentendosi quasi subito di averlo chiesto. Starblazer scosse appena la testa -Ci… ci sono certi dettagli che non mi quadrano, ecco tutto. Stando ai rapporti, il suo profilo caratteriale combacia con un individuo che ama il suo lavoro, che ha davanti a sé una brillante carriera di ricercatore, che è innamorato della sua materia di studio…- si bloccò a metà ragionamento, preferendo tenerselo per sé.
Come mai Rev aveva tessuto le lodi di un campo di studio diverso dal suo? Uno scienziato dedito all’astrofisica, apparentemente innamorato di essa, dovrebbe come minimo… menzionarla? L’aveva fatto, certo, con una modalità che circoscrive una seccatura profonda. Amava la chimica, certo, ma cosa c’incastrava la chimica con la sua ricerca? Nulla.
Una lampadina si illuminò sopra le creste di Starblazer, che in breve tempo riuscì a fare il cosiddetto due più due. E la cosa non gli piacque proprio per niente.
Rev voleva disfarsi di quella ricerca, non aveva solo bisogno solo dei soldi, di quelli aveva necessità per ricominciare e specializzarsi in qualcosa che lo rendesse felice. Ecco che entrava in gioco quella spilla, la molecola di serotonina.
Starblazer deglutì. Quella missione lo avrebbe privato di quella scelta, forzandolo a seguire una direzione che lui mai e poi mai avrebbe voluto intraprendere. Se già prima si sentiva uno zero assoluto a volerlo impicciare in una situazione del genere, ora si sentiva microscopico, più piccolo di un atomo di idrogeno.
-Allora?-
Starblazer sollevò un sorriso incerto in direzione di entrambi, poi fece spallucce -Considerazioni superflue, non vale nemmeno la pena di condividerle.- mentì. Doc lo squadrò con sospetto per qualche istante, poi tornò a lavorare al suo HUB, concentrandosi per studiare per bene la pianta dell’edificio dove si sarebbe svolto l’aperitivo. Valkyrie, invece, continuava a fissarlo, intrigata da quel cambio d’atteggiamento.
-Sei davvero sicuro che sia tutto sotto controllo?- chiese, stringendo le palpebre.
Starblazer annuì, fingendosi deciso -Ovvio che sì-
-Non mi sei sembrato troppo, come dire, accattivante mentre entravi in contatto con la risorsa.- spiegò, tornando a lavorare sulla pulizia del suo fucile -Mi è sembrato un dialogo tra amici, più che un tentativo d’abbordaggio.-
-Perché lo era, a dirla tutta.-
-Eh?- Doc si voltò verso l’amico, incuriosito da quel risvolto -Pensavo fosse tua intenzione, abbordarlo dico. Siamo sicuri che sia interessato, poi? Magari gli piacciono più i tipi come Valkyrie.-
-Taciturni e intimidatori?-
-Starblazer, ti ricordo che sono armata-
Doc roteò lo sguardo -Eddai, hai capito cosa intendo.-
-Per questo servono le ricerche preliminari, non puoi dare per scontata una cosa del genere.-
-Quindi?-
-Quindi ora aspetterò pazientemente una sua chiamata e vedrò se il pesce ha abboccato all’amo.- rispose Starblazer, sollevandosi in piedi -Valkyrie, scusa, Hell prenderà parte alla strategia? È da ieri al debriefing che non lo vedo.-
La turian masticò un boccone invisibile, poi gli lanciò un’occhiata di sottecchi -Me lo stai davvero chiedendo?-
Starblazer deglutì, spostando la testa altrove -Dieci minuti, poi fatevi trovare pronti nella stanza attigua. Dobbiamo ripetere i ruoli e vagliare un secondo checkpoint nel caso ci fossero degli imprevisti.-
Doc annuì, lo stesso fece Valkyrie, quindi Starblazer si proiettò in bagno, bisognoso di un po’ di meritata privacy. Una volta entrato, staccò qualsiasi dispositivo, fatta eccezione per il suo account privato.  
Lo specchio gli regalò un’espressione che malinconica era il minimo. Afferrò il bordo del lavandino, sporgendosi verso quello strano se stesso riflesso. Si stava facendo venire dei bei rimorsi, neanche per scherzo. Erano davvero così indispensabili, quei dati? Sì, lo erano, bilanciavano il costo di acquisizione. Nonostante aver assunto quel palliativo morale, Starblazer non riusciva a non cogliere l’ingiustizia che strabordava da ogni poro di quell’operazione. Diede qualche respiro lungo per calmare il battito cardiaco alle stelle, poi mollò la presa, per aprire il rubinetto dell’acqua fredda. Il ph era già sistemato in partenza, quindi non dovette preoccuparsi troppo mentre si schiaffeggiava il viso e il collo con getti gelidi. Doveva riprendere in mano il controllo di sé, riportare un barlume di razionalità nel suo cervello che ormai sembrava aver lasciato il freno a mano lungo una pericolosa discesa verso l’amigdala. Era tutto così frustrante!
Nonostante avesse in mano le redini di una strategia, avendo il potere di farne suoi i dettagli, non riusciva comunque a condurla verso una conclusione positiva. Sembrava come un principiante alle prese con la sua prima lezione di scuola guida, l’insegnante vicino a lui, che manovrava i pedali dal suo sedile nel caso la vettura sbandasse. Si sentiva un incapace, impotente davanti a una strategia stilata su misura per valutarlo. Si chiese se Hell non avesse previsto quella situazione, poi si diede del paranoico, recuperando un asciugamano dal supporto per strofinarselo sul viso con fermezza.
Qualcuno bussò alla porta, che si aprì in automatico. Starblazer si voltò di scatto, fulminando con lo sguardo Doc, che ancora stava in piedi con il pugno alzato.
-Pensavo avessi chiuso a chiave- si scusò, per poi passarsi una mano sul capo -I dieci minuti si sono quasi esauriti, gli altri sono già pronti.-
Starblazer annuì, ripiegò l’asciugamano e lo appoggiò sul lavandino con cura. Prese degli altri respiri, poi esalò uno sbuffo, per procedere dunque verso la porta.
 
 
 
Notina:
Due cose molto idiote, la prima è relativa a Blindr, che è il corrispettivo intergalattico (inventato) di Tinder/Grindr (più la seconda, a dire il vero); la seconda è relativa alle nanne, ovvero le abitudini biologiche turian di non dormire su dei materassi veri e propri ma su giganteschi cuscini, un po’ come i gatti. Tutto ciò è ufficioso, molto ufficioso.
C’è una terza faccenda, ma non è stupida ed è relativa al background sia di Starblazer che di Rev, la sto menzionando un sacco ma penso che mi prenderò un po’ più di tempo per analizzarla: entrambi sono asari d’adozione, anche se la biologia non li aiuta sono stati cresciuti culturalmente da asari in un ambiente strettamente asari.
Grazie per aver letto il capitolo ❤ un abbraccione ciompo
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Johnee