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Autore: Buck    23/06/2017    3 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per Lily Evans, la combriccola dei Malandrini, e tanti altri. L'ultimo, prima della Guerra che, già, inesorabile, avanza. Combattere o arrendersi? Vivere o morire? Tempo di scelte, mentre intorno tutto crolla. Pezzi che si sgretolano, e staccano. Imparare ad andare avanti, sempre. Come? Aggrappandosi all'amicizia, all'amore, a quel po' di normalità che resta.
Genere: Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo uno

 

Lily Evans era, a detta degli abitanti di Privet Drive, numero 4, una ragazza strana. Gentile, carina, ma strana. Spariva nove mesi all’anno, sin dai suoi undici anni. I signori Evans, brava gente, sostenevano orgogliosi che la figlia frequentasse una scuola per bambini prodigio. Petunia Evans, sorella maggiore di Lily, andava vociferando che questa, poverina, soffrisse di qualche grave disturbo psichico, necessitando di cure speciali in una specie di riformatorio

Quale che fosse la verità, si avvicinava il primo settembre 1871, e Lily Evans, di nuovo, sarebbe partita e, per molti mesi, gli abitanti di Privet Drive non l’avrebbero rivista.

 

Toc Toc. 

“Chi è?”.

“Petunia, posso entrare?”

“No”.

Lily non demorde.

“Tuny, è il 31 agosto. Domani prenderò l’Espresso per Hogwarts, e non mi rivedrai fino a Natale”

Petunia, malvolentieri, apre la porta. 

"Per quanto mi riguarda, ti sei trattenuta anche troppo”.

Lily sospira. Vorrebbe non rimanerci male. Ma è Petunia l’adolescente scostante e dura che la squadra con odio, e Lily, malgrado tutto, le vuole bene.

"Tuny, ti va di guardare un film insieme? O magari potremmo uscire… quello che vuoi".

Petunia non esita un istante: “Mi vedo con Vernon”.

Tricheco Vernon. Il fidanzato ottuso. 

"Va bene. Buona serata, allora" si arrende, a malincuore.

Un istante, e ritorna sui suoi passi, un mezzo sorriso triste ad illuminare il volto lentigginoso e gli occhi di smeraldo. 

"Sono tua sorella, e sono una Strega".

"Sei una Strega, e non sei più mia sorella".

Crack. Qualcosa si spezza, ancora.

"Sono tua sorella da prima di essere una Strega!" grida Lily, attorcigliando nervosamente una ciocca di capelli vermigli intorno alle dita. 

"E’ il mio ultimo anno anno, Tuny… accompagnami a prendere il treno" chiede, la mano tesa, verso una riconciliazione che non verrà. 

Lily la risposta la conosce già. La conosce prima che Petunia la pronunci. Ugualmente, spera. Perché, un tempo, Petunia è stata la sua più cara amica, una fidata confidente e la compagna di giochi migliore che potesse desiderare. Un tempo, lontano ma non così tanto, le sorelle Evans sono state sorelle per davvero: si tenevano per mano, e ridevano insieme, di tutto e di niente.

"No. Hai scelto loro. Vai dai tuoi amici mostri. Io rimango qui".

Lily scuote la scelta.

"No, Petunia, hai scelto tu, e non te ne rendi conto. Ti scrivo quando arrivo".

"Non disturbarti. Non ti risponderò".

 

Non importa. Di tanto in tanto, ti scriverò ugualmente, e chiederò di te a mamma e papà. Tu rimanderai indietro un foglio bianco, ed io mi sentirò triste un po’, ma non verserò nessuna lacrima, perché non posso smettere di volerti bene e non posso neanche non essere ciò che sono: e per quanto tu lo detesti, sono una Strega. Coi fiocchi.

 

***

 

King’s Cross. Binario nove e 3/4. L’Espresso fischia, svettante nella nebbia, vermiglio. Intorno, una folla di studenti, vecchi e nuovi, si confonde in un mare di abbracci che sanno di lacrime e sorrisi. 

C’è chi si separa, e chi si ritrova. Chi si si abbraccia e chi intreccia sguardi pregni di parole. C’è chi abbozza raccomandazioni e consigli. Chi ascolta e chi finge soltanto. 

Questa è King’s Cross: nuovi inizi e addii, treni momentaneamente fermi ma, in entrambe le direzioni, pronti a ripartire, un mare di persone diverse e uguali, come onde, vive.

Già qui, nella calca di un luogo a metà tra i due mondi che le hanno dato i natali, con il fumo che disegna nuvolette scure e il chiacchiericcio confuso di parenti e amici, Lily sente sulla lingua il vago sapore della magia che impregna le mura del Castello. Hogwarts, tra i monti, lontano, attende una delle sue più brillanti figlie.

Un veloce saluto ai genitori, che la abbracciano con rimpianto e orgoglio, e Lily, in un turbine di ricci ramati, si incammina, il baule appresso. 

Hogwarts, arrivo sussurra al vento.

 

***

"Ero sicura che Silente ti avrebbe nominata Caposcuola!" cinguetta Alice, un sorriso gigantesco sul volto paffuto. Vispa e imbranata, Alice appartiene al ristretto novero di persone indiscutibilmente buone e perennemente allegre che possiedono il raro dono di diffondere felicità. Si protende per abbracciare la sua migliore amica, ma inciampa, e le finisce dritta addosso. 

Lily sbuffa e ride.

"Io invece speravo rifilasse a qualcun altro l’incombenza " sentenzia, seccata. 

Lily è lieta che, tra tutti, il Preside abbia scelto lei, una Nata Babbana, perché dimostra che, nonostante la guerra che, inesorabile, incombe e, lenta, avanza, Lily, con il suo sangue sporco, non è meno capace di qualsiasi Purosangue che, orgoglioso, vantando il suo nobile lignaggio, disprezza quelli simili a lei. Di contro, detesta sottrarre punti a destra e a manca, specie ai componenti della sua Casa. Potter e Black, quei due idioti, si divertono a darle il tormento, e i loro stupidissimi, inopportuni scherzi, le procurano una non indifferente quantità di lavoro extra. Per non parlare delle ronde. Lily, proprio, non le sopporta.

“Pensi che il tuo collega sarà Remus?” chiede Marlene, mulinando i capelli neri e lucenti.

“Mi auguro di sì. Voglio dire, chi altri?”  risponde, sfogliando distrattamente un libro di Pozioni, la materia che preferisce tra tutte.

Uno scoppio irrefrenabile di risa frena, o anticipa, qualsivoglia risposta. Mary, i capelli corti e sbarazzini che ballonzolano in ogni direzione, pare incredibilmente divertita. Se Marlene è algida e bella da far paura, composta nella innata eleganza che la veste, Mary è altrettanto perfetta nella sua naturale scompostezza. 

Decisamente, riflette Lily tra sè, lei, Alice Prewett, Mary McDonald e Marlene McKinnon, non avrebbero potuto, neanche volendo, essere più diverse e più amiche di così. 

“Ehm, Mary, potresti illuminarci?”  azzarda Lily, perplessa, ma non troppo stupita.

“Oh, no. Assolutamente no” ghigna Mary, perfidamente.

Lily vorrebbe indagare, ma è attesa nella carrozza riservata ai Prefetti e Capiscuola, perciò, suo malgrado, saluta le amiche e, scocciata, si appresta ad adempiere ai suoi doveri.

Pochi minuti e avrebbe scoperto che, decisamente, la sorte ha un’ironia tutta particolare.

 
  
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