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Autore: Aiqul Marnerazver    24/06/2017    1 recensioni
Nel Mondo della Magia, lì dove abitano i Mageschi, esseri con la coda che controllano la magia dei colori, un ragazzo conduce quella che sembra una vita quasi tranquilla. Ma quando una sola scelta sbagliata lo porterà a non dipendere più da sé stesso, dovrà affrontare ogni sorta di nemici per ottenere la libertà: tiranni, demoni, angeli, dèi, amori e, soprattutto, sé stesso...
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Zl» lo chiamò qualcuno.
Una figura alta con un mantello nero che lo avvolgeva completamente in modo da non lasciar trasparire nemmeno un dettaglio di sé stava in piedi nell’oscurità.
«Che cosa vuoi?» chiese il ragazzo, mentre la paura lo conquistava.
«Tu avrai bisogno d’aiuto, lo sai…»
«Chi sei?» domando di nuovo Zl, ora completamente terrorizzato.
«Quando sarai in pericolo, avrai bisogno di me…» continuava la voce, implacabile, «tu sai come chiamarmi… devi solo chiedere…»
Tutto si appannò, come se una grande nebbia gli coprisse gli occhi.
«Tu sai come fare…» diceva la voce, svanendo. «Chiamami»
«Forza! Siamo in ritardo, alzati!» disse Mario, scuotendolo con un sorriso. «Vatti a lavare, puzzi di strada. C’è un fiume qui sotto, io sono appena tornato. Mentre vai preparo qualcosa da mangiare da portarci per dopo. Sbrigati!»
Zl non se lo fece ripetere due volte: scese dall’albero cercando il più possibile di non cadere o graffiarsi, si lavò al piccolo fiumiciattolo che scorreva non lontano dagli alberi che sostenevano la casa, si cambiò, prese il suo zaino e si avviò verso la scuola insieme a Mario, chiacchierando. Mario sembrava rilassato e attento al tempo stesso: Zl aveva lentamente iniziato a notarne le abitudini. Ogni volta che era a disagio si passava la mano destra fra i capelli, ma mai la sinistra: camminava in modo estremamente silenzioso, eppure sgraziato, come un predatore lievemente ubriaco. E, soprattutto, mangiava costantemente, senza mai fermarsi: sgranocchiava un panino e dopo pochi secondi mangiava un frutto, masticava del formaggio e subito dopo aveva in bocca decine di bacche selvatiche. Nel tragitto fra la casa e la scuola aveva mangiato due panini, tre frutti di vari alberi incontrati per strada e almeno una ventina di piccole bacche che aveva colto da un cespuglio. Con una piccola e divertita morsa d’invidia, Zl si rese conto che Mario non era affatto grasso, anzi: la maglietta a maniche corte scopriva delle braccia forti e abbastanza muscolose, il collo era asciutto e secco e il ragazzo avrebbe giurato che il suo nuovo amico avesse anche degli addominali.
Entrarono in classe proprio al suono della campana che segnalava l’inizio delle lezioni, si sedettero ai loro posti e incominciarono ad ascoltare. Mario, come il giorno prima, era completamente disinteressato. Questa volta non guardava nemmeno il foglio che aveva sul banco: il suo sguardo era fisso fuori dalla finestra, la testa mollemente appoggiata alla mano e la schiena gobba. Zl, invece, era esattamente l’opposto: Mario gli aveva prestato un paio di fogli, uno stilo e una boccetta di argar, e subito le lezioni erano diventate più utili e interessanti. Ma dopo un paio d’ore il ragazzo iniziò a capire il suo amico. Stare attenti tutto il tempo e a tutte le ore era matematicamente impossibile. Le prime tre ore passarono lentamente nell’attenzione annoiata della classe. Finalmente, la campana suonò tre volte, e tutti gli studenti si alzarono.
«Che dici, facciamo una passeggiata in cortile? Ho due panini al formaggio e altre bacche che ho conservato da questa mattina»
La proposta era più che allettante, e Zl accettò. Si diressero entrambi giù per le scale, attraversarono il portone di legno della scuola mentre Zl cercava di sfuggire alle occhiate del segretario e iniziarono a passeggiare per l’ampio cortile rettangolare circondato da mura, il cancello di ferro battuto davanti a loro. Molti altri ragazzi avevano avuto la loro stessa idea. C’erano gruppi di studenti sparsi ovunque: chi rideva, chi chiacchierava, chi copiava i compiti o studiava argomenti in vista della prossima ora…
Zl e Mario chiacchieravano senza un argomento preciso, come al solito. D’un tratto, Mario si illuminò.
«Scommetto che non riesci a stare in verticale per dieci secondi» disse.
Zl scoppiò a ridere.
«No, hai ragione, non ci riesco. Scommetto che non ce la fai nemmeno tu»
Mario rise di gusto, poi si girò e, come se fosse naturale, si diede un lieve slancio con le gambe e si mise in verticale, il sorriso sotto sopra e gli occhi rivolti verso di lui.
«Uno, due, tre…» iniziò a contare.
«Attento al vento, è molto forte qui» disse Zl, malgrado di vento non ce ne fosse neanche l’ombra. «Ops…» ridacchiò poi, dando una lieve spinta alle caviglie di Mario con il dito, abbastanza da fargli perdere l’equilibrio. Mario si rimise in piedi poco prima di cadere, dandogli un pugno sul braccio mentre rideva.
«Hai barato! Non vale così!»
«Tu mica hai specificato le condizioni in cui dovevi stare in verticale. Io ti ho pure avvertito che c’era vento» rise Zl.
Ridacchiarono insieme per un po', poi Mario si guardò le mani sporche di polvere e fece una smorfia.
«Vado in bagno, ci vediamo in classe se non faccio in tempo a tornare prima della campana» disse.
Zl annuì e lo guardò sparire oltre il portone di legno. Si guardò intorno, osservando i vari gruppi di ragazzi. Camminava senza badare ai suoi piedi quando all’improvviso quasi inciampò su un quaderno. Perplesso, lo prese in mano. Aveva una copertina di legno, resistente, e sembrava contenere molti fogli sparsi e staccati dalle sue pagine. Ma la cosa che più lo stupiva era che il quaderno si teneva insieme grazie a tanti piccoli anelli di ferro, un lavoro davvero raro nel Mondo della Magia. Costruire un blocco come quello era davvero costoso, un’opera di ingegneria davvero rara in quanto fatta completamente a mano. Stava per aprire il quaderno, quando qualcuno glielo strappò di mano.  Provò a protestare contro lo sconosciuto, quando si girò e incontrò i suoi occhi verdi come smeraldo, due fredde foglie congelate dall’inverno.
«Che cosa stavi facendo? Dove hai preso questo quaderno?» gli chiese la voce graffiante e irata di Vii Verde.
Senza rendersene conto, Zl era stato circondato da un gruppo di ragazzi.
«Io non… l’ho trovato per terra» disse, il cuore in gola.
«Non mentire, non stava di certo per terra. Dove lo hai preso? Lo hai rubato?»
«No!» rispose Zl, indignato. Una bolla di rabbia innaturale si ingrossava sempre di più nel suo petto.
«Era nel mio zaino» ribatté Vii, irato. Eppure c’era una sfumatura strana nella sua voce, la sua coda si agitava veloce nell’aria, come se fosse… spaventato?
«No, era per terra. E se ci sei così affezionato, allora dovresti averne più cura» sbottò Zl.
«Sai, di solito non mi aspetto che la gente mi derubi»
«Io non ti ho derubato»
«Come no, e io sono un Lõm»
«Io non l’ho rubato!»
«Naturalmente… Borsa di Studio»
La bolla di rabbia nel petto di Zl scoppiò all’improvviso. Senza rendersi conto di quello che faceva, tirò un pugno dritto in faccia a Vii, colpendolo forte al naso. Sentì distintamente qualcosa di caldo colargli sulla mano, mentre il Principe cadeva a terra, il naso che colava sangue verde. Rendendosi improvvisamente conto di quello che aveva fatto, Zl fu preso dal panico. Corse rapidamente attraverso i corridoi e per le scale, pulendosi la mano nella parte interna della maglietta per non lasciare tracce troppo visibili. La campana suonò tre volte nel momento esatto in cui entrò in classe. Mario lo guardò sorridendo, e subito cambiò la sua espressione dopo una breve occhiata al suo viso.
«Che cosa è successo?» domandò, preoccupato.
«Io non… io ho… credo…» balbettò Zl, le parole che si accumulavano nella sua bocca.
«Cosa?»
«Ho tirato un pugno a Vii Verde» riuscì a dire il ragazzo.
Mario lo guardò come se avesse detto qualcosa di impossibile.
«Cosa?» ripeté.
«Ho… ho dato un pugno a Vii Verde»
L’altro lo guardò come se non avesse ancora capito. Ma prima che qualcuno dei due potesse aggiungere altro, un professore entrò nella classe. Con un nodo allo stomaco, Zl riconobbe il preside.
«Tu. Con me. Subito» disse quello, indicandolo.
Zl gettò uno sguardo terrorizzato a Mario e seguì il preside. Il professore lo portò nel suo ufficio e lo fece sedere su una sedia davanti alla sua scrivania. Prese un respiro e incrociò le mani davanti a sé.
«Zl» disse, «Io sono il professor Nharbu, il preside di questa scuola. Sai perché sei qui?»
Lentamente, il ragazzo annuì, il cuore in gola e lo stomaco così aggrovigliato che era convinto che se un medico lo avesse visitato in quel momento, lo avrebbe definito sicuramente come un malato terminale.
«Racconta, allora»
Zl raccontò tutto: la passeggiata nel cortile, il ritrovamento del quaderno, la breve discussione con Vii, il pugno e la sua fuga. La sua storia fu seguita dal silenzio.
«Zl» sospirò il preside, «ho visitato il principe Vii in infermeria, poco fa, e…»
«Sta bene?» chiese subito Zl. Si disse che voleva accertarsi che il principe stesse davvero bene, ma una parte di sé sperava il contrario.
«Non ha subito danni permanenti, anche se per pochi centimetri non gli hai rotto il naso» disse il professor Nharbu, la voce dura. «Voglio che tu sappia, Zl, che ciò che hai fatto è molto grave e…»
«Lo so, e mi dispiace» disse Zl, sinceramente, anche se non era sicuro di essere dispiaciuto per Vii o per sé stesso, visto che sarebbe stato un miracolo se non fosse stato espulso. Il professore lo fissò negli occhi per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo e parlò a voce più bassa, come se non volesse farsi sentire.
«Zl, ti dirò un paio di cose molto sinceramente. Sai perché il principe studia qui?»
Il ragazzo scosse la testa.
«Fui io a fare molte promesse al Re per convincerlo ad iscriverlo qui. È ricco, potente e famoso. Il principe di Verdia che studia in questa scuola, puoi immaginare quanta pubblicità ci faccia ogni anno». Fece una pausa. «Tuttavia» aggiunse, «non posso negare il fatto che il principe abbia un carattere un tantino… particolare. Non è la prima volta che si immischia in una rissa. Il problema, Zl, è suo padre. Tu capisci che il re Tivius non è un tipo molto… gentile, vero?»
Zl annuì. Tivius, il tiranno di tutta Verdia, colui che aveva scatenato la guerra in cui vivevano, era descritto come un tipo molto severo, iracondo e intelligente. Tutti coloro che si mettevano contro di lui spesso scomparivano senza lasciare traccia, o venivano condannati per misteriosi crimini conto lo stato.
«Se il Re prendesse male la notizia, la scuola potrebbe andarci di mezzo» disse, guardandolo negli occhi, facendogli intuire che quando diceva scuola, intendeva la sua stessa vita.
«Lo capisco» rispose il ragazzo.
«D’accordo, allora sarò breve. Zl, temo di doverti espellere»
Il ragazzo se lo aspettava, ma la notizia fu comunque un duro pugno allo stomaco. Annuì in silenzio. Il loro colloquio durò solo pochi minuti, e mancavano ancora due ore alla fine della scuola. Con un nodo alla gola, Zl pensò a Mario: che cosa sarebbe successo ora? Era sicuro che Mario non lo avrebbe abbandonato se fosse stato solo espulso, ma il fatto che si era fatto nemico Vii Verde lo rendeva pericoloso.
«Puoi andare, ragazzo. Mi dispiace» gli disse il preside.
Zl non lo salutò nemmeno, si avviò lentamente verso l’ingresso. Sapeva che non era colpa sua, e che nemmeno lui aveva scelta, ma la sua espulsione gli bruciava comunque. A questo punto, l’unica speranza che aveva era quella di aver fatto il più male possibile a Vii, malgrado tutto ciò che questo comportava. Stava camminando senza badare ai suoi passi, quando all’improvviso qualcosa di molto duro lo colpì alla nuca, mentre delle mani gli bloccavano la bocca per impedirgli di gridare. La sua vista si appannò, mentre il dolore lo stordiva completamente e gli faceva fischiare le orecchie. Improvvisamente, si rese conto che qualcuno lo stava trascinando verso un corridoio che non conosceva, lontano dall’ingresso. Qualunque fosse il motivo, di certo non era niente di buono per lui. Zl cercò di gridare aiuto, di mordere le mani che lo tenevano fermo e di divincolarsi in tutti i modi, il cuore che gli batteva ferocemente nel petto, come impazzito. In un attimo disperato, intravide il segretario all’ingresso. I loro sguardi si incrociarono per un attimo e il ragazzo implorò una muta richiesta d’aiuto. Ma il segretario, dopo aver dato un’occhiata alle persone dietro di lui, distolse lo sguardo e si risedette alla sua scrivania, evitando i suoi occhi. Le mani lo trascinarono giù per delle scale, per altri corridoi che non conosceva e lo chiusero in una camera buia. Udì vari passi e sussurri di molte persone, poi una candela rischiarò la stanza, e finalmente Zl vide il suo aggressore.
«Mi hai colpito prima» disse Vii, strofinandosi il naso gonfio e verdognolo, ad indicare la formazione di un grande livido.
Zl sentì la rabbia e la paura mischiarsi dentro di sé. Senza sapere da dove prese il coraggio, sbottò.
«Sei molto perspicace, eh?»
Qualcuno gli rifilò un violento pugno nello stomaco che gli tolse il fiato e per poco non lo fece vomitare. Con crescente orrore, si rese conto della situazione in cui si trovava: bloccato in ginocchio chissà dove alla mercé del principe a cui aveva dato un pugno poco prima. Perché non aveva pensato che avrebbe voluto farsi giustizia da solo? Avrebbe potuto tranquillamente capire che sarebbe stato un bersaglio di Vii e del suo gruppo di amici, sarebbe dovuto andare via più velocemente, avrebbe dovuto prestare più attenzione.
«Non ti ritenevo così impulsivo. Devi essere molto coraggioso, Borsa di Studio… o molto sciocco» disse Vii. Parlava con una voce molto particolare, il tono calmo e basso, lento, le pause calcolate, le parole scelte con cura. Sembrava quasi che si fosse allenato per fornirgli un’accurata tortura psicologica. Zl non gli rispose, la paura che aveva ormai avuto la meglio in lui.
«Vedi, io e i miei amici formiamo un gruppo molto unito» spiegò, il tono d’improvviso più veloce, ma di quel poco che bastava da terrorizzarlo ancora di più. «Se, per esempio, qualcuno di noi è triste, lo siamo tutti. Se qualcuno non si sente bene, stiamo tutti male. Se qualcuno viene colpito… è come se venissimo colpiti tutti». Gli sorrise con una pausa snervante, quasi come se lo sfidasse a parlare. Passarono vari secondi prima che la sua voce tornasse a scalfire il silenzio. Questa volta era quasi un sussurro, un mormorio basso e snervante. «Conosci la legge della bilancia? È una legge a cui si può ricorrere nei tribunali, qualche volta. L’idea è semplice: quello che fai…» disse e, senza preavviso, gli tirò un pugno sul naso, facendolo gemere per il dolore, mentre del sangue denso e nero gli colava in bocca. «…ritorna indietro» concluse, asciugandosi la mano sulla sua maglietta.
Zl tossì, cercando di riprendere fiato e contemporaneamente di sputare il sangue che aveva in bocca. Vii gli prese il mento con la mano, costringendolo ad alzare lo sguardo, e gli ripulì il viso con un fazzoletto, il tocco delicato e leggero, come se non volesse fargli male, una precisione talmente accurata che Zl, nonostante il dolore e la paura, non poté non notare.
«Come ti ho detto, siamo un gruppo piuttosto unito e, sfortunatamente per te, tutti noi supportiamo la legge della bilancia. Ma non preoccuparti, io sono onesto: non mi hai lasciato danni permanenti, per cui farò in modo che non restino nemmeno su di te. Sarà solo una piccola… lezione».
Improvvisamente, delle persone iniziarono a sistemarsi in fila dietro al principe, che si alzò e iniziò a spiegare agli altri ragazzi dove colpirlo per fargli male senza conseguenze. Zl chiuse gli occhi, il terrore che lo conquistava sempre di più. Aveva bisogno di aiuto, ma come chiamarlo? Come fare? Dove trovarlo? L’unica persona che lo aveva visto era il segretario, e lo aveva completamente ignorato. Mario era a lezione, non poteva sapere cosa stava succedendo. Nessuno poteva aiutarlo, nessuno, sarebbe stato pestato e nessuno lo avrebbe salvato…
E, d’un tratto, Zl ricordò la voce del suo sogno, quella voce che prometteva aiuto. Era impazzito? Sì, doveva essere impazzito per aver pensato anche solo per un attimo a quella voce. Eppure…
Il gruppo di Vii si era ormai sistemato, e il principe gli sorrise.
«Direi di iniziare» suggerì, mentre uno dei ragazzi si faceva avanti.
Tu sai come chiamarmi… aveva detto la voce. Lui lo sapeva? No, era chiaro, non sapeva nemmeno chi era la voce, era solo un sogno…
Dei ragazzi lo costrinsero in piedi, bloccandogli le braccia dietro la schiena, mentre un altro si avvicinava per tappargli la bocca con un pezzo di stoffa.
Senza nemmeno riflettere, Zl chiuse gli occhi, abbandonandosi all’istinto.
«Is evoko co, Oremun Udinski!» gridò con tutta la forza che aveva nei polmoni.
Un enorme nube nera nacque dal nulla e sbalzò tutti i ragazzi contro il muro, senza nemmeno dargli il tempo di gridare, spegnendo la candela. Zl cadde in ginocchio nel buio, più terrorizzato di prima. Nella stanza non si udiva più nemmeno un lamento. Colto dal terrore, Zl strisciò lungo la parete tremando, inciampando sui corpi degli altri ragazzi e aprì la porta. Spaventato, usando la luce che filtrava dal corridoio, guardò i ragazzi stesi per terra. Sembravano solo svenuti, respiravano in modo più veloce di prima. “Che cosa ho fatto?” si chiese Zl, terrorizzato. Nessuno gli rispose.
Senza pensarci due volte, chiuse la porta e corse per i corridoi, cercando l’uscita. Arrivò all’atrio e lo attraversò correndo, notando solo di striscio l’assenza del segretario.
Corse per la città di Verdia, lontano dalla scuola e dalla casa di Mario, in preda al terrore.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Scusate la lunghezza di questo capitolo, ma l’originale superava le dieci pagine ed è stato difficile da ritoccare in modo da non uccidere chiunque si appresti a leggerlo (e non sono sicura di esserci riuscita del tutto, ma ho fatto del mio meglio). Spero che vi sia piaciuto, lasciate un voto se potete! La storia, da qui in poi, sarà molto più movimentata, per cui se non volete perdervi niente aggiungetela alla vostra biblioteca!
Per chi se lo stia chiedendo, i Lõm sono dei animali tipici delle foreste molto docili e tranquilli, noti amici dei mageschi. Vi piacerebbe se facessi una pagina di Google+ o un libro di Wattpad con degli easter egg relativi alla storia? Ci sarebbero delle descrizioni della vita dei mageschi, della flora, della fauna, della cultura generale… può piacervi? Lasciatemi un commento per farmelo sapere!
   
 
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