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Autore: Son of Jericho    25/06/2017    2 recensioni
Sequel di "How can I know you, if I don't know myself?"
Sono trascorsi due anni da quando il sipario è calato sullo spettacolo alla Hollywood Arts. La vita per i ragazzi sta andando avanti, tante cose sono cambiate, e sta arrivando per tutti il momento di affrontare responsabilità, problemi e sorprese.
E mentre impareranno cosa significa crescere, si troveranno faccia a faccia con il tormento più profondo: i sentimenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andre Harris, Beck Oliver, Cat Valentine, Jade West, Tori Vega
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bade - Cuori tra le fiamme'
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VII – Since Day 1

 

 

Erano circa le sei del mattino quando Freddie accese il portatile e si precipitò a lanciare Skype.

Gli occhi puntavano continuamente verso l’orologio, con la sensazione che i minuti fossero sempre lì a mordergli le caviglie. La mente carica di timori e preda di una naturale preoccupazione, che sembrava volerlo preparare a ciò che lo aspettava un paio di ore dopo.

Era sorto il primo giorno di lavoro per il giovane Benson e, nonostante la sua preparazione, vederlo come il primo vero impiego non lo faceva sentire affatto pronto. Aveva bisogno di una sorta di conforto, e nessuno poteva garantirglielo meglio di Carly Shay.

La risposta dell’amica non si fece attendere. La ragazza era in pausa pranzo e gli rispose dal cellulare.

- Ciao Freddie! –

- Ciao Carly. – rispose, cercando di farsi calmare dal sorriso che vedeva sullo schermo.

- Tutto ok? –

- Abbastanza, direi. –

- Non ci sentiamo da settimane, quindi immagino che tu abbia delle novità. Come sta andando? –

Freddie osservò il bar in cui si trovava Carly: l’ambiente era completamente diverso da quello a cui era abituato, molto più affollato e rumoroso. L’amica si era seduta a un tavolino in un angolo, in modo da sentire più facilmente la voce di Freddie.

- Qualche novità sì, ce l’ho. –

- Te ne sei andato finalmente da quella baracca? –

Freddie sorrise. – Quello no, però ho… trovato un lavoro! –

- Grande! Di che si tratta? –

- Informatico aziendale, assistenza locale e remota e amministrazione di sistemi. –

- Non so cosa tu debba fare e non lo voglio nemmeno sapere. – lo prese in giro. – Però suona come un vero lavoro da nerd. Sembra proprio cucito apposta per Freddie Benson, insomma! –

Freddie sollevò un sopracciglio. – Sarà, ma sono un po’ preoccupato… -

Carly inclinò il capo con aria comprensiva. – Perché? –

- Non lo so… - scrollò le spalle. – E’ la prima volta che mi trovo di fronte a un’azienda grande come quella, che non è esattamente come il bar di quartiere. Lo sai che lì c’è un sacco di gente che va in giro in giacca e cravatta? –

La ragazza scoppiò a ridere. – Da qualche parte lo fanno, sì, ma è tutta questione di abitudine. –

- Ma io non voglio sembrare uscito da una cresima! –

- Vedrai che non ti faranno vestire come un avvocato per riparare due mouse. –

Le battute di Carly gli servirono davvero ad affrontare tutto con più serenità, almeno fino a una domanda che avrebbe preferito evitare.

- Alla fine sei stato fortunato a trovare un lavoro del genere, come hai fatto? –

Freddie si incupì nuovamente ed esitò un paio di secondi prima di rispondere. – Sam, è lei che mi ha organizzato il colloquio. –

Carly ne fu sinceramente sorpresa. – Davvero? –

Il ragazzo annuì.

- Bene, sono contenta che vi siate ritrovati almeno voi. –

Freddie aggrottò la fronte. – Ecco, in realtà è proprio di questo che volevo… -

- Di Sam? Perché, che succede? –

- E’ strano, Carly, non so proprio come spiegartelo… -

- Provaci. – lo esortò ironica l’amica. – Soprattutto perché tra quindici minuti devo rientrare. –

- Parlo sul serio, faccio una fatica enorme a capire quella ragazza. Un attimo prima si comporta normalmente, mi tratta da persona normale e sembra persino gentile, mentre un’ora dopo è come se non esistessi, oppure nel migliore dei casi, la considerazione che ha di me è pari a quella di una scarpa. –

- Io non ci vedo niente di strano, anzi, mi sembra tutto nella norma. Ricordi com’eravate quando giravamo iCarly? Quante volte hai rischiato di ritrovarti appeso a testa in giù dal balcone? –

- Non è questo il punto. Non è più come quattro anni fa, Carly, è… diversa. –

La ragazza scosse la testa. – Non so che dirti, ma forse è solo una tua impressione. Dopotutto vi siete rivisti dopo tanto tempo. –

- Tu non hai mai notato niente di strano in lei? – si fermò per la stranezza della richiesta. – Insomma, voglio dire… -

- Sì, ho capito cosa intendi, ma non posso dirti granché, purtroppo. Quando sono arrivata in Italia io e Sam abbiamo continuato a sentirci come se fossimo ancora coinquiline, ma la cosa non è durata a lungo. Sam lo sai com’è, non è molto incline al dialogo, e io ero completamente presa dai miei impegni. La lontananza e pure il fuso orario non ci hanno aiutato. Dal telefonarci tutti i giorni siamo passate lentamente a farlo una volta la settimana, per arrivare poi a un paio di chiamate e qualche messaggio in un mese. Alla fine, non erano rimaste che le email di auguri per il compleanno e per le feste, ma a dire il vero, sono andate a sparire anche quelle. Perciò non posso dire di conoscere la Sam di Los Angeles più di quanto possa conoscerla tu, Freddie. –

- Ho capito. – E aveva capito anche che il pensiero di Sam non se ne sarebbe andato così facilmente.

Carly si voltò verso l’orologio appeso alla parete del bar. – Adesso devo andare, scusa. Ci risentiamo presto, ok? –

Il ragazzo era ancora assorto. – Ok. –

- Un’ultima cosa, per il lavoro… - gli ammiccò prima di staccare la comunicazione. – Vai tranquillo e fai vedere a tutti chi è Freddie Benson. –

 

*****

 

Il locale adibito a studio di registrazione era un ottimo posto per pensare. La radio e le sue canzoni pop accompagnavano le riflessioni di Andre, assorbito completamente dal suo progetto.

Lui era quello che trascorreva più tempo nello studio. Mentre Cat e Tori erano sempre impegnate e si fermavano solitamente non più di un’oretta, Andre passava quasi metà delle sue giornate a studiare e inventare.

Ma se doveva dire la verità, le idee latitavano e quelle poche che aveva non lo convincevano ancora a pieno. Aveva poco più di una base, su cui però non riusciva a costruire nient’altro.

Guardò sconsolato l’orologio: erano ancora le dieci, e non aveva alcuna voglia di spendere inutilmente altre tre ore senza scrivere nemmeno un paragrafo.

A quel ritmo, del videoclip non sarebbe stato pronto nemmeno il titolo. Decise allora di chiedere consiglio alle sue amiche, Cat e Tori, sperando che tre teste funzionassero meglio di una.

Estrasse il cellulare e aprì WhatsApp, accedendo al gruppo creato ai tempi della scuola. Col tempo qualcuno, come Robbie e Trina, lo aveva abbandonato, ma gli altri erano sempre lì e ancora oggi risultava frequentato.

Ragazze, avrei bisogno di una mano”, esordì Andre.

La risposta si fece attendere, ma dopotutto se lo aspettava. Tori, con ogni probabilità, era presa dal lavoro e dal resto chiamato Thomas; a Cat, invece, sarebbe servito un miracolo perché si accorgesse di aver ricevuto un messaggio entro dieci minuti.

Il ragazzo si lasciò andare con la schiena sulla sedia, a fissare nuovamente il portatile con una pagina quasi vuota e un motivetto musicale appena abbozzato.

Poco dopo il telefono vibrò sul tavolo.

Tori: “Ciao Andre.. scusa ma non potevo staccarmi dalla cassa.”

Figurati”

Tori: “Che succede?”

Sono un po’ bloccato con il video.”

Cat: ”Anch’io su YouTube.. problemi di linea”

Tori: “Non quel video Cat”

Cat: “Io stavo guardando American Idol”

Il videoclip ragazze”

Cat: “ :) ”

Tori: “Cosa c’è che non va?”

Sono un po’ a corto di idee”

Non riesco a scrivere la scena”

Tori: “Non avevamo detto una storia d’amore?”

Veramente no”

Cat: “Sì!!! Una storia d’amore!”

Tori: “Una musica romantica”

Cat: “Un incontro al chiar di luna”

Tori: “La pioggia?”

Cat: “No la pioggia no!”

Tori: “Ok.. Un giardino pieno di rose”

Cat: “Mi piacciono!”

Tori: “Una storia tormentata.”

Tori: “Due ragazzi che si amano ma che non possono stare insieme”

Cat: “Bella!”

Tori: “Andre? Che ne pensi?”

Andre spense il cellulare e lo lanciò sul tavolo. Preferì abbandonare la conversazione, piuttosto che continuare a vedere quanto poco aiuto potessero dargli sia Tori che Cat. Schiacciato contro lo schienale della sedia, si portò una mano alla fronte e iniziò a massaggiarsi le palpebre.

Possibile che quelle due per la testa non avessero altro che l’amore?

 

*****

 

Uscito dalla biblioteca, Beck decise di andare a trovare Andre allo studio.

Sapeva quanto quel progetto fosse importante per l’amico, e nonostante non partecipasse attivamente, voleva comunque garantirgli il suo appoggio.

Era un pomeriggio mite, ma dal cielo plumbeo e minaccioso; il sole si avviava rapidamente verso il tramonto, mentre Beck, stretto nel suo cappotto, raggiungeva il locale.

Varcò la soglia annunciandosi: - Andre! Sono io! –

Non ricevendo risposta, si fermò a guardarsi un po’ intorno. Poi, da lontano, riuscì a intravederlo in sala registrazione, e lo richiamò con un cenno. L’amico si accorse finalmente di lui e, attraverso il vetro, rispose al saluto.

Ma quando uscì per andargli incontro, Beck si accorse che Andre non era solo.

E in quell’istante sembrò che tutte le nuvole, che fino a poco prima aveva visto sopra di sé, si fossero concentrate in quella stanza.

Jade.

- Ciao, Beck. – il tono indicava come neanche lei fosse felicissima di incontrarlo.

Una coltre di indifferenza si abbatté tra loro, con Beck che si limitò appena a ricambiare, annuendo senza convinzione.

- Stavamo parlando della clip. – intervenne Andre, come se tentasse di giustificarsi. – Jade mi stava dando delle buone idee. –

Beck annuì nuovamente, sforzandosi di sorridere.

Andre decise di tornare a lavorare al portatile, lasciando i due nel silenzio più totale e nella difficoltà di sostenere persino lo sguardo.

Dopo alcuni interminabili secondi, Jade fu la prima a staccarsi e a riprendere la via per la saletta.

Beck la seguì a debita distanza. - Non mi aspettavo di vederti qui, pensavo che nemmeno tu partecipassi al progetto di Andre. – disse, sicuro che l’amico non potesse sentire.

Jade si voltò di scatto e lo fulminò con lo sguardo. Ma Beck si sentiva ormai immune alle sue occhiatacce, e sorrise soddisfatto della sua frecciatina.

La ragazza proseguì dandogli le spalle e ostentando indifferenza, cosa che le riuscì solo fino alla successiva frase di Beck. – Non credevo ti interessasse un granché. –

Ogni volta era uguale. Da quando si erano lasciati per l’ennesima volta, tra loro era una sorta di guerra fredda. Era impossibile intavolare una conversazione senza cadere in provocazioni, rivendicazioni o insulti. E tutti i sentimenti che un tempo provavano, adesso giacevano sepolti sotto il ghiaccio.

A quelle parole, Jade sentì di aver già raggiunto il limite di sopportazione. Irritata, si fermò e si girò puntandogli il dito contro. – Non ti azzardare a dirmi di nuovo una cosa del genere. –

Gli occhi di lei erano inondati dalla rabbia, mentre quelli di Beck tradivano tante emozioni che non riusciva a controllare.

- E perché? Di solito, se una cosa non riguarda te allora non conta. – insistette lui.

- Qui non si tratta né di te, né di me! Si tratta di un amico! –

- Giusto, quando ti pare hai anche degli amici. –

- Andre è un amico per me quanto lo è per te. Cos’è, vuoi anche l’esclusiva? –

Sentito il proprio nome, Andre uscì dalla saletta e, preoccupato per la piega che la discussione stava prendendo, si avvicinò ai due. – Ragazzi, che sta succedendo? –

Nessuno però gli prestò attenzione. - Dico che continui a vedere le cose come ti pare e piace. Come hai sempre fatto, in fondo. –

Alla durezza nella voce di Beck, Jade rispose alzando il tono. – Sul serio? Pensaci bene, perché non sono io quella che ha fatto i propri comodi! –

- No, tu sei quella che non ha rispetto per niente e nessuno. –

Andre provò a mettersi nel mezzo. – Ragazzi, calmatevi. – ma ancora una volta fu ignorato.

Jade era furibonda. – Non venire a parlarmi tu di rispetto! Forse dovresti guardarti allo specchio tutte le mattine, prima di pronunciare la parola “rispetto”. –

Beck la guardò in cagnesco, ma Jade non si fermò. – Tu ne hai avuto per me? –

Era chiaro a tutti cosa intendesse con quella frase. Il passato tornava a galla, come un demone che non rinunciava a tormentarli.

– Continui a rinfacciarmi la solita storia, anche se non c’entra un accidenti! - Il canadese ne ebbe abbastanza. – E non ho intenzione di rovinarmi un’altra serata per te. –

- Non ti preoccupare, di serate ne abbiamo rovinate già a sufficienza. –

- Hai ragione. – Beck si richiuse la zip del cappotto e si rivolse all’amico, che li osservava perplesso. – Scusa per il disturbo, Andre. Io me ne torno a casa. –

- Bravo. – sibilò Jade.

Beck le lanciò un’ultima occhiataccia, prima di allontanarsi e chiudersi la porta alle spalle.

Rimasta sola, Jade sentì i nervi rilasciare la tensione, ma questo non bastò per evitarle un piccolo crollo. Si sedette, con la testa bassa, e una lacrima iniziò a scenderle involontariamente verso le labbra. – Dispiace anche a me, Andre. –

Lo stesso pensiero si era insinuato nella mente di entrambi. Per quanto il loro rapporto fosse ormai deteriorato, nel bene o nel male, tra loro non sarebbe mai finita.

 

*****

 

In fin dei conti, Andre aveva ragione. Tori lo stava realizzando lentamente, ma Thomas era la persona a cui pensava più volentieri durante la giornata. La sua compagnia le piaceva, e negli ultimi tempi stava aumentando la sensazione, oltre alla speranza, che la cosa fosse reciproca.

Tori non aveva mai legato particolarmente con i colleghi del supermarket, fin da quando era entrata dieci mesi prima. Non le era mai interessato frequentare qualcuno di quel posto, che a malapena sopportava, preferendo mantenere una distanza sufficiente a permetterle di andare avanti.

Ma con Thomas era tutto diverso. Con lui era rinato quell’interesse che le era sempre mancato, e la voglia di approfondire la sua conoscenza il più possibile.

Spesso si ritrovavano a parlare anche dopo il turno di lavoro, dei loro interessi o di qualunque argomento gli venisse in mente.

Tori aveva imparato che Thomas era appassionato di moto da corsa, di cui seguiva le gare non solo in tv, ma più di una volta recandosi al circuito per vederle dal vivo.

Tutto questo suonava però come un mondo nuovo per Tori, del quale dimostrava di non capirne granché. Per questo il ragazzo si divertiva a prenderla in giro e inventarle storie, con Tori che stava al gioco, fino a quando scoppiavano a riderci sopra.

Erano le cinque e trenta quando Tori staccò dal supermarket per tornare a casa. Quel giorno i loro turni non erano combaciati: Thomas aveva fatto la mattina, mentre lei il pomeriggio.

Questo non aveva impedito ai due di continuare a scambiarsi messaggi, che accompagnarono Tori per tutto il tragitto fino al suo appartamento.

Erano finiti a parlare dei loro gusti musicali, scoprendo una notevole diversità. Mentre Tori professava il suo amore per il pop e per band come One Direction e Coldplay, Thomas era un ragazzo cresciuto tra il rock e il metal.

Da ormai più di un’ora stavano dibattendo sulla qualità della musica, sull’uso degli strumenti e sull’effetto che una canzone dell’uno o dell’altro genere potesse suscitare.

Tori stava camminando verso il portone quando ricevette l’ennesima notifica sullo smartphone. Provò un diffuso senso di gioia quando vide che si trattava sempre di Thomas, a dimostrazione di come anche lui apprezzasse parlare con lei.

Si trattava di un post sul suo profilo Twitter, composto da una breve frase che recitava “Ecco perché amo il rock”, e un’immagine poco sotto. Su uno sfondo che richiamava un cielo stellato, erano impresse alcune righe che andavano a parafrasare il testo di Nothing Else Matters dei Metallica.

 

Ti sento sempre vicina, non importa quanto tu sia lontana.

Non puoi essere così lontana dal mio cuore.

Ricorda sempre ciò che siamo, perché nient'altro ha importanza.

 

Non mi sono mai aperto in questo modo,

La vita è nostra, e voglio viverla a modo nostro.

Tutte queste parole tra noi, nient'altro ha importanza.

 

Non pensare a quello che fanno,

non pensare a quello che dicono,

Io ci sono per te, e nient'altro ha importanza.

 

Non le importava nemmeno se quelle parole fossero rivolte a lei, a qualcun altro o semplicemente al mondo. Tori le rilesse più di una volta, per assicurarsi di non trovarsi in un sogno. Ma forse sì, quello era davvero un sogno.

Rientrò in casa, ancora visibilmente emozionata, e si precipitò da Andre, in cucina a preparare qualcosa per la cena.

- Andre! -

Il ragazzo si voltò e, notando quel sorriso irradiato di felicità, aggrottò amichevolmente le sopracciglia. – Che succede? –

Tori afferrò il cellulare, lo accese sulla pagina di Twitter e gli mostrò il post di Thomas. – Guarda qui! Non è bellissimo? –

Andre rispose con una risata. Quel colpo di fulmine doveva essere stato veramente forte, tanto da assomigliare ormai a una vera e propria tempesta.

 

 
   
 
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