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Autore: Kya_63    26/06/2017    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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SENSI DI COLPA

Il Sole nasceva e risplendeva sui campi di lavanda che si stavano preparando a fiorire. Piper si sporse dal parapetto per osservare la città su cui stavano passando sopra. Erano giunti all'alba in Provenza e si stavano dirigendo a Parigi, dove sarebbe toccato a lei. Aveva paura. Temeva di non farcela, perchè non era come Annabeth o Reyna. Lei era meno potente. Non aveva la loro forza o la loro furbizia. Lei aveva un pugnale sfortunato e una bella voce... nulla di più. Aveva già deciso chi portare con lei: Kya e Alec. Non sapeva  perchè avesse scelto loro, ma era convinta che solo con il loro aiuto avrebbe potuto farcela. Leo era al timone, con la pietra che aveva trovato a Barcelona tra le mani, come se il calore che essa gli donava gli servisse per vivere. 
Piper aveva paura di non farcela e temeva che, per questo suo sbaglio, la guerra l'avrebbero persa e, allora, il loro lavoro non sarebbe servito a nulla. Mancavano ancora molte tappe prima di tornare a casa. Il viaggio era lungo e piene di insidie. Piper aveva paura di essere colei che avrebbe mandato tutto a rotoli.

Amanda e Alec erano nelle stalle dei pegasi ad allenarsi. Amanda era cresciuta con la consapevolezza di essere una semidea e di avere doni specifici e particolari. Alec non aveva avuto questa possibilità. Arrivato al Campo Mezzosangue, Alec era scappato con il resto dei semidei a New York, dalla mamma di Percy e non aveva avuto modo di sviluppare questi doni.  Aveva avuto una vita avvolta nel lusso, Alec, ma si era sempre nascosto sotto vestiti vecchi e con i buchi. Non era il classico ragazzo straricco che si pavoneggiava, no. Lui aveva preferito negare tutto e vivere una vita con il minimo indispensabile, senza andare a comprare vestiti ogni giorno, come sua madre, imprenditrice di grande successo, era solita a fare. A lui piaceva la semplicità e, quando era giunto al Campo Mezzosangue, si era sentito, per la prima volta dopo molto, felice e libero. Aveva scoperto il suo posto, la sua casa e aveva abbassato le sue difese, perché, lì al campo, si era sentito parte di qualcosa e libero da tutte le regole che la società, al di fuori delle barriere magiche, gli imponeva. Gli avevano detto più volte, però, che la sua vera casa era il Campo Giove, ma a lui non importava, voleva rimanere al Campo Mezzosangue. Quando, poi, Giuly aveva attaccato quella che era diventata la sua casa, aveva conosciuto Valentina e Rick, all'inizio due personaggi schivi e poco calcolati al campo, ma bravissimi nelle attività. Era stato torturato, lui. Giuly aveva, nelle sue schiere, scienziati del mondo mortale. Avevano fatto degli esperimenti su di lui e avevano provato anche a strappargli le ali. Lui aveva combattuto, sfoderando anche il suo demone interiore. Aveva ucciso quel giorno, per la prima volta, poi era stato trascinato via dai semidei delle schiere di Clarisse che aveva ufficialmente preso il posto di comando, per poi affidarlo a diversi di loro, di cui era sicura della fedeltà, lasciando il campo con Chris e Rachel. Era stati tempi bui, quei giorni al campo, e Alec sapeva che non era finita lì. 
Amanda, intanto, non riusciva a capire perchè Alec non riuscisse a far uscire il demone che c'era in lui. Aveva provato di tutto: rabbia, paura e desiderio. Nulla, Alec era impossibile. A breve sarebbero arrivati a Parigi e Alec avrebbe dovuto affrontare la sfida che aspettava ai figli dell'amore e Amanda temeva che il figlio di Cupido non fosse pronto. 
Era sera tardi e la mattina successiva sarebbero giunti a Parigi. Avevano fatto una sosta in una delle piccole città della Provenza per fare rifornimento di cibo. Erano in molti su quella nave e dovevano spesso fermarsi a comprare gli alimenti. Di solito mandavano Frank, Hazel e Jason che spesso tornavano feriti e a mani vuote, allora mandavano altri. Erano braccati come prede. 
Amanda colpì  con il pomo della spada lo stomaco del figlio di Cupido  e quello cadde a terra. La figlia di Thanatos si soffiò via una ciocca di capelli dal viso e disse:-Non va bene.
-Dici?- ribatté lui ironico. Si asciugò con la manica della felpa la fronte sulla quale cadeva il ciuffo biondo. Gli occhi erano azzurri come il cielo e aveva i lineamenti duri e spigolosi, come suo padre. Amanda aveva visto solo una volta nella sua vita il Dio dell'amore e non era stato un bell'incontro, ma quella era una parte della sua vita che non le piaceva raccontare. 

-Due giorni che ci alleniamo ed inizio a stancarmi di questa situazione!- sbottò la giovane. La porta della stanza di aprì e Amanda, per riflessi, lanciò il suo pugnale. Non si sentì il pugnale si conficcarsi nel legno. Dalla penombra, uscì Kya, la figlia di Ishtar, con il pugnale nero di Amanda in mano. Lo scagliò contro il bersaglio e lo centrò, nell'ultimo cerchio. 
-Sbagli il movimento del polso ma ci possiamo lavorare- commentò la figlia di Ishtar. Amanda ribolliva di rabbia. Questa rabbia, prese il sopravvento e le sue ali si spalancarono, spuntarono i canini e gli occhi divennero rossi, come il sangue. Kya rimase calma e pacata e, quando Amanda attaccò, saltò e assunse la forma di leonessa dal manto oro  e occhi rossi. Ruggì e Amanda ripiegò le ali nere e mano a mano scomparvero dalla schiena. La figlia di Ishtar tornò umana, si avvicinò alla figlia di Thanatos e disse:-Le emozioni ti controllano, così finirai per farti male. Non deve essere il demone a controllarti, devi essere tu a controllare lei. Devi predominare.

-Cosa ne sai tu dei demoni?- domandò Amanda con rabbia. Kya si sedette accanto alla figlia di Thanatos . Sorrise ad Alec e gli fece cenno di sedersi accanto a lei. Alec, con grazia, si sedette a gambe incrociate e prese a dondolarsi avanti e indietro.
-Sai Amanda, solo perchè ti conosci da più tempo, non vuol dire che sai come far uscire il demone. Io ho dovuto imparare da sola. Nessuno al Campo Mesopotamia è nato con l'animale dentro di sè, te lo devi guadagnare. Magari Alec ha bisogno di sentimenti positivi e non negativi.
-L'animale è diverso dal demone- commentò Amanda. Kya scosse la testa:-Entrambi hanno bisogno di sangue. Bisogna dominarli però. Avremmo bisogno di voi al pieno delle vostre potenzialità quando verrà l'ora. Detto ciò, ragazzi, vi do la buonanotte.
S'alzò e andò verso la porta. Amanda voleva che qualcuno l'aiutasse, qualcuno che la capisse e che capisse il demone dentro di lei.
-Aiutaci, per favore- disse la figlia di Thanatos. Kya si voltò verso i due ragazzi e annuì.

Parigi era bella vista dall'alto. La torre Eiffel l'avevano vista da lontano e i sobborghi della città li avevano accolti. Erano giunti di notte, ma dovevano aspettare ancora molto per lascire la città, dirigendosi verso la meta successiva.  L'incontro era stabilito per le dieci, sulla cima della torre. La città brillava sotto la luce della luna e le luci la rendevano un gioiello prezioso. Piper si sporgeva dal parapetto a guardare la città, rimuginando sui tempi passati al campo a pensare che nulla si sarebbe più messo tra loro e felicità. C'erano lei e Percy. Leo era andato sottocoperta, nella sala motori ad aggiustare qualcosa di cui Piper non sapeva nulla, se non che serviva per riscaldare la nave, proteggendola dal freddo che c'era fuori.
-Sei preoccupata, vero Pip?- domandò Percy. Avevano costruito uno strano rapporto loro due ed erano diventati come fratello e sorella. Si confidavano ogni cosa ed erano inseparabili. A Piper non dispiaceva quel rapporto, anche perchè lei e Percy avevano molto in comune. Percy non la giudicava, la capiva, cosa in cui anche Jason faceva fatica, alcune volte.
-Non sono pronta a ciò- rispose la figlia di Afrodite. Percy sorrise:-Nessuno di noi lo è, Pip.
-Non tutti sono potenti come te, Percy. Non tutti hanno la tua stessa forza o coraggio.
-Ma tu sei forte, Piper. Ricordi ciò che disse tua madre, prima che partissimo per la Grecia? Tienilo a mente e non scordartelo. Tu sei coraggiosa. Ti sei opposta a Chione, grazie a te ci siamo uniti e siamo arrivati ad Atene, sull'acropoli. Ce la farai, Piper. Se avrai bisogno, urla. Ti sentiremo e verremo ad aiutarti.
Piper abbracciò il figlio di Poseidone. Annabeth era fortunata, glielo aveva sempre detto. Mentre il sole sorgeva, Piper guardava l'orizzonte e la torre Eiffel, dove avrebbe dovuto affrontare la sua sfida. Fece una colazione abondante con frutta, pane e marmellata e succo d'arancia. Presto, anche Kya e Alec arrivarono e Percy preparò i pancake blu, come piacevano a tutti. Finita la colazione, Piper andò a farsi uan doccia e iniziò a prepararsi. Jason dormiva ancora e Piper lo guardava dormire dallo spioncino della porta. La spinse ed entrò. Lasciò un bacio sulla fronte del semidio e uscì dalla stanza. Sperava di ritoranare. Salì sul ponte. Il vento era freddo e la luce era ancora poca, ma abbastanza. In molti erano lì. Reyna e Valentina combattevano furiosamente, Jo era sull'albero maestro insieme ad Anne, Hermione e Annabeth disctevano sui libri e informazioni. La grifondoro si era ripresa poco a poco e Will le aveva dato il permesso di uscire dalla stanza dell'infermeria. Lou Ellen e Ziah Rashid si esercitavano con la magia e Zeyla e Kate parlavano tra di loro. Kya e Alec la stavano aspettando vicino alla polena, insieme a Percy. Piper si avvicinò e Annabeth la seguì. Era lei quella che comandava lì.
-Sapete cosa dovete fare, vero?- chiese la figlia di Atena. Annuirono tutti e tre e Annabeth ammise:-Non voglio mentirvi... Abbiamo Drew alle calcagna, quindi dovrete stare molto attenti. Ha una schiera di mostri e semidei, con lei. Evitate di farvi catturare e, o, uccidere. Siate prudenti ragazzi.
Piper annuì, poi scese dalla scaletta che Annabeth aveva calato. Percy abbracciò la cugina di slancio, ordinandole di tornare viva. Scesero dalla nave e si diressero verso la Torre Eiffel. La gente camminava velocemente, quasi correndo. Loro si facevano largo a spintoni. Correvano, perchè mancava poco, giusto il tempo per salire sulla torre. Correvano, senza pensare a nessuno. Scavalcarono la staccionata di ferro dietro la torre. Il tempo scorreva e loro, di tempo, non ne avevano. Presero l'ascensore e salirono sino in cima. Il vento, lì, era impetuoso, come se Eolo ce l'avesse con loro. I mortali guardavno dall'alto Parigi, ammaliati dalla bellezza della città. Piper era preoccupata. Non si era ancora visto nella di pericoloso. Alec le toccò la spalla e le indicò un puntino nero che andava verso di loro.
-Te pareva!- esclamò la figlia di Afrodite- Va bene, facciamo sloggiare i mortali. Non è un posto adatto a loro.
Kya annuì e urlò:-Va bene gente, la visita è finita, prendete l'ascensore e dirigetevi all'uscita. Grazie.
La gente, come iptonizzata, eseguì gli ordini della semidea: si diressero all'ascensore e scesero. Rimasero solo loro tre: tre figli dell'amore.
-Adesso ci si diverte- commentò la figlia di Ishtar. Aveva trasformato il suo anello in una katana dalla lama nera. A Piper ricordava il ferro dello Stige, quel materiale con il quale i figli della morte (Ade, Thanatos e le altre divintà infernali) costruivano le loro armi. Alec era sbiancato completamente, ma aveva comunque preso fuori il suo arco e lo teneva stretto tre le mani. Piper aspettava. Aspettava che il puntino nero fosse abbasanza vicino per attaccare. Il puntino nero si avvicinava sempre di più rivelandosi un pegaso bianco con a cavallo Drew, seguita da un esercito di arpie e giganti iperborei. Drew se li era fatta amici probabilemte e li aveva condotti a Parigi. La città avrebbe affrontato il più lungo e gelido inverno della sua storia. Rideva Drew, come una pazza. Piper si domandava se le avessero fatto il lavaggio del cervello. Non era da escludere.
-Che razza di mostri sono?- chiese Kya. Piper mantenne lo sguardo sull'orizzonte:-Arpie e giganti iperborei.
-Bene. Polli e giganti. Sono cattivi?
-Solo le arpie. Solitamente i giganti sono tranquilli, se non vengono aiziati- rispose Alec tramando.
-Fantastico- borbottò la ragazza spostandosi i capelli dal volto. Drew era molto vicino, ormai. Piper sfoderò Katropis e corse verso l'altra figlia di Afrotide. Piper colì il finaco del cavallo di Drew, la quale ferì l'altra con la lancia. Kya cose in suo soccorso, con la katana nera in mano. Drew scese da cavallo e attaccò la figlia di Ishtar con rabbia e Kya rispondeva con la calma. Alec era impegnato a combattere contro le arpie e Piper si occupava dei giganti iperborei. Pensava che non ne sarebbero usciti vivi. Drew era forte e aveva alleati forti. Loro erano semidei... solo semidei. Il Sole intanto faceva sempre più luce sulla città e il loro tempo stava per scadere. Piper lo sapeva. La katana di Kya colpiva la lancia di Drew con forza. La figlia di Ishtar era forte e veloce, probabilmente dovuti al costante allenamento. Infatti, appena arrivata sulla nave, on aveva perso occasione per seguire un allenamento complesso e faticoso. Piper aveva paura di scoprire che cosa c'era vermente dietro. Drew era lenta rispettoa Kya, ma riusciva comunque a tenerle testa. La figlia di Afrodite nemica, però, aveva altre armi da usare contro la figlia di Ishtar. La voce, probabilmente, era la sua arma più potente.
-La tua amica ti ha abbandonato- disse Drew-Ti senti ferita, immagino... Sei stata una stolta... Insomma, anche uno stupido se ne sarebbe accorto.
Kya piangeva in silenzio, mentre colpiva Drew, infatti, lacrime limpide le scorrevano sul volto. La katana sferzava veloce l'aria mentre la figlia di Ishtar urlava:-Non è mia amica.
Piper osservava la semidea, poi notò che la luce del Sole colpiva esattamente la punta della Torre Eiffel. Era arrivato il momento. Piper corse più forte che potè. Alec, che era libero al momento, saltò con lei, spalancò le ali bianche e la prese da sotto le ascelle. Piper sorrise. Volarono in cima, sulla punta, ma solo Piper ci arrivò. Alec era stato afferrato da un gigante iperboreo, il quale lo stringeva nella sua enorme mano di ghiaccio. Gli stava facendo male. Le ossa erano fragili, specialmente quelle delle ali. Piper si rivolse al gigante:-Lascialo.
Mise in quella parola tutta la sua disperazione e la sua forza. Il gigante non lasciò andare il figlio di Cupido che urlava dal dolore. Il cuore di Piper batteva forte. Non voleva che nessuno si facesse male. Urlò, urlò forte questa volta. Urlò come mai aveva urlato prima. Sotto, i vetri, degli edifici intorno, esplosero. Drew si tappò le orecchie. Alec riuscì a liberarsi e Kya stese Drew con una mossa di karate.La figlia di Afrodite smise di urlare e tutto rimase in silenzio. La luce sopra di lei brillava ancora. Piper allungò la mano affondandola nella luce rosata. Pescò due sfere e si domandò perchè. Alec la raggiunse volando, la prese da sotto le ascelle e la portò giù. Kya aveva riposto la sua katana, trasformandola in un anello argentato.
-Tutto okay?- domandò la figlia di Ishtar. Piper scosse la testa:-Ne manca una.
-Quale?- chiese Alec ripiegando le ali.
-La tua, Kya.
-Io ce l'ho già- commentò la ragazza, sfilandosi l'anello. Pensò alla spada , quella bella che aveva visto solo una volta a doppio taglio bella, dalla lama nera, l'elsa argentea, con rubini e diamanti incastonati. Piper la guardava a bocca aperta. L'aveva avuta sempre lei. Piper quella notte si era fatta mille domande, perchè aveva sentito qualcosa dentro di lei che le diceva che non avrebbe trovato tutto ciò di cui aveva bisogno. Ora capiva.
-La vera domanda è un'altra- commentò Alec-Come hai fattp Pip a lanciare quel potente urlo?
Piper scosse la testa. Non lo sapeva. Percy invece sì. Era lui che le aveva detto di urlare. Doveva fargli delle domande e trovare risposte. Il Sole venne oscurato e un'immensa nave volante comparì sopra di loro. Dal parapetto, si sporsero un ragazzo biondo e uno moro. Piper sorrise e salì dalla scaletta di legno che aveano battuto giù i ragazi. Giunta sulla nave, baciò Jason a stampo e abbracciò Percy, perchè era giusto così. Le aveva salvato la vita, in fondo. Doveva però capire come fosse possibile. Era una ccosa che potevano fare i figli di Apollo, come Will, non i figli di Afrodite. Sciolse  l'abbracciò e lasciò che la figlia di Ishtar abbracciase il cugino.
-Com'è andata?- domandò i figlio di Poseidone. Alec storse le labbra:-Poteva andare meglio.
-Abbiamo incontrato Drew- commentò Piper- Abbiamo tutti i mostri contro. La lingua ammaliatrice non funziona. Forse...
-Le chimere- disse Alec- Le hanno sguinzagliate... Sarà difficile arrivare alla fine del viaggio.
Percy era pensieroso e triste:-Indite una riunione. Nella sala di allenamento, Tra dieci minuti.
Annuirono tutti e si dispersero nella nave. Kya rimase lì, per parlare con il cugino. Pensave, Percy. Pensava che se esistevano loro, gli egizi, gli asgardiani e i mesopotamici, dovevano esistere anche i mesoamericani.
-Pensi a quello che sto pensando io?- chiese la semidea. Percy incrociò le braccia:-Non lo so... Pensi che mi stia sbagliando?
-Penso che tu abbia ragione, Percy. Piper... viene da lì?
-Non lo so, cuginetta. È possibile che suo padre o qualcun'altro ne derivi. I cherokee sono indiani, non indigeni... però...
-Può essere. Vuoi proteggerla, vero?
-È come se fosse una sorella, Kya.
La semidea annuì. Percy l'abbracciò e Kya ricambiò l'abbraccio. Aveva bisogno di stare vicini, insieme. Insieme, poi, si diressero nella sala di allenamento, dove avrebbero deciso cosa fare.
   
 
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