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Autore: Buck    08/07/2017    1 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per Lily Evans, la combriccola dei Malandrini, e tanti altri. L'ultimo, prima della Guerra che, già, inesorabile, avanza. Combattere o arrendersi? Vivere o morire? Tempo di scelte, mentre intorno tutto crolla. Pezzi che si sgretolano, e staccano. Imparare ad andare avanti, sempre. Come? Aggrappandosi all'amicizia, all'amore, a quel po' di normalità che resta.
Genere: Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo quattro

 

“Signorina Evans, gradisci una tazza di tè?” sorride Silente, da dietro gli occhiali a mezzaluna.

Lily ha consegnato la pergamena vergata dal pugno del professor Travers senza proferire verbo. Il Preside non si è disturbato a svolgerla. 

“No, signore, grazie”.

“Per favore, Lily, accontenta questo povero vecchio” insiste Silente, carezzando Fanny con la destra.

Lily siede, e avvicina la bevanda alle labbra, condiscendente.

“Lei sa” commenta, scostando ciocche di riccioli vermigli dal volto. 

Silente, fischiettando, rigira tra le dita affusolate e grinzose l’infausta carta. Un elegante gesto, e il fuoco divampa dalla bacchetta, celere e rosso. Il sigillo intatto, a imprigionare appunti di distorte, inique recriminazioni, è l’ultimo pezzo ad annerire.

“Un gesto più scenografico, ma meno efficace del tuo, probabilmente” considera, accarezzando la barba bianca.

“Intende punirmi?” domanda Lily, spiccia.

“Dipende da te, mia cara ragazza. Permetti che ti porga qualche domanda?”

Lily acconsente con un cenno.

“Mi credi un po’ suonato?”. I quadri di Presidi passati insorgono, quasi non possano tollerare che l’attuale si insulti da sè. 

“A volte. Quando, tra tanti, ha nominato James Potter Caposcuola, ho avuto qualche perplessità” comincia Evans con schiettezza, ed è chiaro, dalla smorfia sul volto lentigginoso e disteso che, secondo il suo modesto parere, almeno una decina di persone avrebbero meritato l’incarico più di lui. “Nè mi aspettavo invitasse e tollerasse un simile individuo - mi scuserà la mancanza di rispetto, perché il rispetto si deve meritare - sotto il suo tetto”.  Silente ride sotto i baffi, paziente.

“Ma qualcuno disse che una linea sottile divide genio e follia”.

Lily non si è sognata, neppure per un istante, di mascherare i suoi pensieri. Silente, checchè se ne dica, non è uno svitato. Ha ragioni valide e motivazioni segrete: Lily sente di dovergli fiducia.

“Verissimo. Saggia risposta. Hai mai sentito il motto tenersi vicini gli amici e ancor di più i nemici?

Lily si raddrizza sullo schienale. Il suo cervello lavora veloce.

“Il professor Travers è un Mangiamorte?” esala infine, la voce bassa, ma sicura.

“Secondo il Ministero, è un integerrimo impiegato” spiega il Preside, uno scintillio negli occhi cerulei.

Lily scruta Silente attentamente, come a  scandagliargli l’anima. 

Silente è parecchio interessato a sua volta.

“Oggi, Lily, hai guadagnato l’antipatia di un insegnante, e sei stata insegnante più di quanto il professor Travers, indipendentemente dall’incarico che riveste, sarà mai”.

Lily non replica. Qualcuno, deve alzare per primo il capo, perché altri lo seguano.

Il Professore soppesa l’allieva, l’allieva soppesa il Professore.

Una conversazione strana, intrisa di silenzi pregni di parole.

“In definitiva, mi sta domandando il permesso di punirmi, non è vero?” arguisce Lily. Di nuovo, la sua frase è una sentenza.

“Si, Lily. Non dovrei averne il diritto. Vorrei non arrivare ad affibbiare un castigo ad una giovane giusta per aver agito bene. Ma sono tempi duri. Perciò, si: se puoi tollerarlo,  sconterai qualche settimana di punizione con il professor Travers e, al termine, avrai imparato qualcosa. Ma puoi rifiutare, Lily. Non ti biasimerei”. 

“Sono una Grifondoro, no?” scrolla le spalle Lily, gli occhi verdi sgranati e sinceri.

Si alza, perché non c’è altro da aggiungere. Anche se non espressamente, è stato chiarito molto.

“Lily Evans” la richiama Silente, quando Lily è già quasi oltre la soglia dello studio.

“Hai lo straordinario dono di saper leggere i cuori delle persone. E l’abitudine di combattere da sola, ma soli non si vince mai”.

 

***

“Che diamine è preso a Lily?” si stranisce Marlene, raccogliendo i lucidi capelli neri in uno chignon elegante.

Alice è allibita. “Non ne ho idea. Ma si è cacciata in un guaio più grande di lei. Ho seriamente temuto che Travers la attaccasse” geme, lasciandosi cadere mollemente sul suo letto, una ruga di preoccupazione a solcarle la fronte.

“Quel Travers non oserà torcerle un capello. Lily è stata grande!” esulta Mary, agitando un pugno per aria, in un gesto che vorrebbe essere di esultanza, e che la rende tremendamente buffa.

“Ma Mary, non sei preoccupata per Lily?” tenta Emmeline, la più timida del gruppo, torcendosi le mani in un gesto che rivela la sua sincera preoccupazione. Emmeline, come Mary d’altronde, è Mezzosangue, a differenza di Marlene e Alice, Purosangue da generazioni.

“Statemi bene a sentire, voi tre” inizia Mary, recuperando la divisa da Quidditch e la scopa. “Lily non è stupida. Per Godric, è Lily Evans! Praticamente la studentessa migliore del nostro anno! Siamo stati noi altri a sbagliare, compilando quei dannatissimi alberi genealogici. Io, da perfetta cretina, mi sono quasi vergognata, a scrivere Mezzosangue accanto al mio nome. Abbiamo obbedito in massa, neanche fossimo un branco di troll ubriachi”. E’ evidente, dall’espressione corrucciata di Mary, che si sta maledicendo per non aver avuto lei, la pensata dell’amica. Per essere stata codarda, quando aveva giurato di non esserlo più. “Perciò, vi avviso. Nessuna di noi la rimprovererà per essere stata coraggiosa e nobile, o userò le vostre teste come Pluffa” conclude, lanciandosi dalla finestra. 

 

***

“Avete visto la faccia di Travers? Ad un certo punto, ho seriamente creduto gli venisse un infarto. Peccato” ghigna Sirius.

“Io, invece, ho seriamente pensato la Maledicesse” sospira James, al quale il nuovo insegnante non piace affatto.

“A me la Evans fa paura” squittisce Peter “voglio dire, è stata grande prima, ed è una Strega bravissima ma, quando si infuria, è spaventosa”.

I Malandrini scoppiano a ridere. Lily urla loro contro dal primo anno. E’ stata bersaglio di scherzi. Ne ha sventati a bizzeffe. Ha criticato, con toni soavi, numerose malefatte. Potter l’ha inseguita per i corridoi, nel vano tentativo di strapparle un appuntamento, per l’intero sesto anno, esasperandola. Le sue strilla, in qualche occasione, hanno probabilmente raggiunto la Foresta e i suoi abitanti. Ma l’aura di gelida, compassata ira che l’ha avvolta mentre, fiammeggiante, difendeva con tono non alterato eppure straordinariamente fermo i suoi diritti, ha impietrito chiunque. 

“Non me lo sarei mai aspettato, comunque, che il Prefetto-Perfetto-ora-Caposcuola  Evans mandasse praticamente a quel paese un insegnante” commenta Felpato, scrollando le spalle in un gesto di elegante noncuranza. 

“Questo è perché non la conosci” specifica Remus, l’unico, tra i quattro, a potersi  definire veramente amico  di Lily.

“Beh, ha ragione. Avremmo dovuto ammutinarci in massa” sentenzia James, ed è tremendamente serio.

Remus concorda. Lui è un Lupo Mannaro e, nell’annotarlo su quella pagina bianca, si è sentito peggio che mai. 

 

Lily, pur inconsciamente, ha combattuto anche per lui, che si vergogna di quel che è. Ha combattuto per chi, anche volendo, non ha il coraggio di ribellarsi, e trema. Non per sè, no. L’insulto Sanguesporco l’ha ferita una volta soltanto, pronunciato da labbra amiche. Vergare un termine indubbiamente odioso, ma depurato del potere di ferire, non le sarebbe costato poi tanto. Lei, inferiore perché Nata Babbana, non si è mai sentita, neppure ad undici anni, quando meravigliata e trepidante, si approcciava alla magia, e si beava di ogni scintillante novità. Ha scoperto, nel tempo, e specie di recente, che qualcuno, scioccamente, attribuisce importanza ad uno status che non dovrebbe costituire identità. Lily è una strega a metà, eternamente condannata a vivere tra due mondi che la amano e ripudiano un po’. Non lo ha scelto, non ha chiesto lei di nascere tra diverse realtà. Di sè, anche potendo, d’altronde, non rinnegherebbe nulla. Non due genitori che amano senza riserve lei e un po’ meno la magia che, ancora bambina, l’ha strappata dalle braccia di mamma e papà. Non una sorella che, probabilmente, non la abbraccerà più. Non un migliore amico che l’ha tradita, cedendo all’oscurità. Il sangue, Lily lo crede fermamente, non costituisce la più intima essenza di una personalità. Qualcuno, però, ancora no: qualcuno ha il cervello infarcito di brutalità. Perciò, proprio perché il mondo lentamente è preda di un triste sfacelo, e annerisce, ha dato voce ad un agghiacciante silenzio, senza paura. In guerra, non c’è silenzio: guerra è assordante rumore.

 

Note: Ciao! Capitolo breve, di passaggio quasi. Emerge la figura di  Silente, che sarà parte integrante della storia in quanto capo dell’Ordine. Lily, qui, ancora non sa dell’esistenza dell’organizzazione. Ma ha già le idee chiare, e Silente lo capisce, così le affida un compito, chiedendole un primo sacrificio. E’ un primo passo verso l’affiliazione. In Mary è vivo il ricordo dell’attacco di Mulciber, di cui si parlerà. L’episodio, l’ha segnata profondamente. Vuole essere coraggiosa, e si impegna per migliorare. Combatterà anche lei, coi suoi tempi. La guerra le è più vicina, rispetto alle compagne di stanza, perché è Mezzosangue, ed è stata bersaglio di futuri Mangiamorte per questo. Probabilmente volevo dire qualcos’altro che al momento non ricordo, perciò concludo qui lo sproloquio, o ne verrà fuori un capitolo a sé!

Ringrazio chi ha commentato, messo questa storia tra le preferite, ricordate e seguite, e chi legge soltanto.

Alla prossima! Dovrei riuscire ad aggiornare entro una settimana, in linea di massima.

  
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