3. Peccato
Il mio nuovo
portachiavi se ne sta in bella mostra sul tavolo, spiccando sulla superfice
antracite. Ho parecchio faticato, arrivando quasi a rompermi l’unghia del
pollice, per riuscire ad aprire l’anello metallico e farci passare dentro la
chiave della mia nuova abitazione.
Sono seduta su uno
degli sgabelli attorno al tavolo a penisola che chiude l’angolo cucina e lo
divide dal salotto, accarezzando con l’indice la
superficie lucida e fredda del ciondolo a forma di lettera A del portachiavi.
-Che carino!-
Esclama Sasha, facendo la vocina sottile. -Ti ha fatto un regalo!-
Sollevo lo sguardo,
trovando la mia amica appoggiata con i gomiti dall’altro lato del tavolo e il
mento fra le mani, che mi guarda con una falsa espressione incantata. Le lancio
un’occhiataccia e lei scoppia a ridere.
-Aspetta!- Inizio.
-Tu hai appena definito Eric carino?-
La mia coinquilina
si stringe nelle spalle e indica il portachiavi. -I
segni parlano chiaro!-
-Sì, d’accordo, ma
stiamo parlando dello stesso Eric?-
Lei alza gli occhi
al cielo.
-No perché, quello
che conosco io, potrebbe uccidere se si sentisse definire carino!-
-E tu non
dirglielo!- Taglia corto. -Però è lui quello che si è
fatto tutte quelle scale per un portachiavi!-
-Lo avrà fatto solo
per tenermi buona…-
Incrocio le braccia e
sbuffo, la mia amica mi osserva.
-E se lo avesse
fatto perché, sotto sotto, voleva dimostrarti che tiene a te? Magari voleva
essere gentile!-
-Molto sotto!-
Specifico. -E gentile è un’altra di
quelle parole da tenere dissociate da Eric.-
-Come vuoi, ma
abbiamo un problema serio!-
Attendo in silenzio
mentre lei prende un respiro profondo.
-Questa casa è già
dotata di ogni sorta di cibo in scatola, acqua e tutto il resto.- Fa una pausa
teatrale. -Ma manca la cioccolata!-
-Ecco, questa è una
di quelle cose che vanno risolte al più presto!-
Dichiaro solenne, puntandole un dito contro.
-Propongo di andare
a rifornirci in quel negozietto vicino al Pozzo prima di andare a mensa!-
Ci rifletto un
attimo, picchiettando con le dita sul tavolo, prima di batterci un colpo con la
mano. -Prendo la giacca!-
Scendo dallo
sgabello ma, prima di muovermi, mi prendo qualche attimo per ammirare meglio la
mia nuova dimora. È strano, ma non ho ancora avuto modo di fermarmi e
concentrarmi su questo posto e credo mi ci vorrà un po’ per abituarmi e
sentirmi veramente a casa.
Si entra in un
ambiente unico, con sulla destra l’angolo cucina,
racchiuso proprio dal nostro tavolo a penisola che fa da divisorio. Sulla
sinistra, invece, abbiamo un divano ad angolo adagiato contro la parete, con
davanti un tavolino basso e un tappeto rosso porpora.
L’ambiente è nel complesso molto spazioso e dona calore, con il divano che è
nero come tutto il ripiano della cucina, mentre i mobiletti sono di legno
scuro.
A malincuore devo
ammettere che il consiglio di Eric era corretto e che abbiamo fatto bene ad
accontentarci dei sotterranei, considerato il risultato.
Mentre tutti si
sceglievano le abitazioni ai piani intermedi, ovvero
quelle considerate più comode, io e Sasha sbirciavano dentro i loro
appartamenti e non vedevamo nulla di eccitante. Le abitazioni popolari sono
quelle che sono state più abitate da giovani Intrepidi che le hanno poi
liberate quando hanno messo su famiglia. La casetta scelta da Tris e Christina
è quasi ai piani alti, ma era buia e polverosa, con la porta di una delle camere da letto mezza rotta. Per non parlare del fatto che
il letto di Tris è praticamente dentro un armadio.
A Lynn è stata data
una chiave difettosa e per andarsene a casa avrà bisogno che la sua coinquilina
Marlene sia dentro o che le apra la porta in qualche modo, fino a quando non
cambieranno la serratura.
Io ho convinto la
mia amica a pazientare e, alla fine, quando tutti si erano aggiudicati le case più
ambite ma decisamente più vissute, noi ci siamo
ritrovate con le chiavi di un piccolo paradiso. Vero è che siamo all’ultimo
piano, sotto di noi non abita più nessuno, l’intera residenza finisce a questo
livello, ma abbiamo un appartamento che fa invidia a tutti gli altri. Ci è
stato detto che siamo le prime a vivere qui, lo abbiamo inaugurato con il
nostro ingresso. Non c’è niente di rotto, abbiamo due camere
da letto bellissime e un bagno nuovo di zecca.
Attraverso tutta la
zona giorno e arrivo al piccolo corridoio, proprio di fronte a me c’è la porta
del bagno, mentre ai miei lati ci sono le due porte delle camere
da letto totalmente identiche. Io ho scelto quella di sinistra, di cui
apro la porta per entrare e prendere la mia giacca.
Il fatto di non aver
finestre in tutta la casa è a dir poco claustrofobico, ma la vita fra gli
Intrepidi è movimentata e non mi servono degli squarci sull’esterno per
sentirmi libera.
Lungo la parete di
fronte è sistemato l’intero fianco del letto, con il
comodino accanto. Dall’altra parte c’è l’armadio e un
piccolo scrittoio sotto cui è incastrata una sedia con le rotelle.
Avrò modo di
abituarmi alla mia nuova camera più tardi, perciò non devo preoccuparmi se per
adesso è ancora anonima e spoglia. Prendo quello che mi serve e chiudo la
porta, tornando in cucina mentre mi infilo la giacca.
Sto quasi per uscire
dall’appartamento, quando Sasha mi richiama.
-Non stai
dimenticando qualcosa?-
Mi volto e vedo che
anche lei si è messa la giacca, ma ha in mano le mie chiavi di casa e le fa
oscillare per mostrarmele.
Impreco mentalmente
e gliele tolgo di mani con uno sbuffo ma, quando mi volto, non posso fare a
meno di sorridere mentre stringo fra le dite il mio
prezioso regalo.
Davanti a me si
prospetta il mio ultimo pomeriggio libero da iniziata, perché da domani mattina
alle otto in punto dovrò iniziare a lavorare e diventerò un membro effettivo
della fazione. Dovrei essere emozionata, soprattutto perché ho avuto la fortuna
di potermi scegliere la carriera che preferivo, peccato che il solo pensiero di
incontrare il mio futuro superiore mi faccia venire l’ansia.
Non so come
comportarmi, non so se dovrei fare come dice Eric e
impormi sin da subito, o se sia meglio tenere calme le acque e non provocare il
figlio di Finn. Di fatto non conosco questo Robert, non so come pensa né che
carattere abbia, ma di certo partirei con il piede sbagliato se mi dimostrassi
ostile a priori. Però è anche vero che non credo che
Eric mi darebbe consigli sbagliati. Ha avuto ragione sull’appartamento, ma
magari pensa che tutto si ottenga con la forza, e lui non sa cosa vuol dire
avere un capo.
Gioco con il bagel
al formaggio che ho nel piatto, punzecchiandolo con la forchetta, fino a quando
non sento qualcosa complirmi il piede. Strabuzzo gli occhi ma non mi muovo,
perché capisco subito che è Will che mi ha dato un calcetto da sotto al tavolo.
-Non so se dovrei
dirtelo…- Sussurra il mio amico. -Ma quei tre seduti al tavolo di Eric ti stanno fissando da un po’…-
Seguo con gli occhi
la punta del suo dito indice che fa capolino sul tavolo, sta puntando qualche fila di tavoli più avanti, per cui non devo fare
altro che sollevare lo sguardo per beccare in flagrante un insolito gruppetto
di tre persone, impegnati in una scannerizzazione ai miei danni.
Fortunatamente, accortisi di essere stati scoperti, i tre si affrettano a
ruotare sui loro posti e tornano chini sui propri piatti.
Eric, che sembra
totalmente estraneo al gruppo con cui siede, ha i gomiti puntati sul tavolo e
la parte inferiore del viso nascosta dalle mani, rendendomi difficile capire
fino in fondo la sua espressione. Ad un primo sguardo
sembrerebbe che si stia trattenendo per non ridere, e forse in parte è cosi, ma
il suo sguardo assottigliato non sembra affatto giocoso. Il modo in cui
comprime le palpebre non è il sintomo di una risata sommersa, ma quasi uno
scatto nervoso e, i suoi muscoli irrigiditi, non sono certo una contrazione
involontaria.
Quando si passa una
mano tra i capelli per mascherare un profondo respiro di rassegnazione, i suoi
occhi lanciano scintille e il modo in cui sorride apertamente mi causa un
brivido lungo la schiena.
Credo che non sia affatto contento, nonostante la risatina che gli
vedo concedersi, conosco bene il lato peggiore del capofazione.
-Chiudi la bocca o
ti ci entrerà dentro una mosca!- Mi riscuote Sasha. -Che
mi sono persa?-
È seduta di fronte a
me e sono certa che abbia notato il mio sbigottimento. Deglutisco e scuoto la
testa con vigore.
-Quelli seduti al
tavolo con Eric, dietro di te, mi stavano fissando!- Prendo una boccata
d’ossigeno. -Non voltarti o…-
Naturalmente non ho
neppure il tempo di finire la frase che la testa di Sasha scatta verso il punto
che le ho indicato. A peggiorare le cose, c’è il fatto che
anche lei incrocia gli sguardi dei tre sospettati, visto che erano nuovamente
voltati verso di noi per guardare me.
-Quelli sarebbero
gli amici di Eric?- Mi chiede Sasha, rimettendosi a posto.
Io sono ancora
leggermente sconvolta e batto più volte le palpebre per riprendermi.
-Credo di sì.-
-E continuano a
fissarti?-
-Così pare.-
-E secondo te
perché?-
Non rispondo.
Sasha si abbandona a
un sorriso da orecchio a orecchio. -Ma che carino,
deve averti indicato ai suoi amici e loro volevano vederti!-
Vorrei arrabbiarmi, vorrei non lasciarmi andare, ma una stupida ondata di
felicità mi smuove dall’interno e non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
-Ti ho già detto di
smetterla di definire Eric carino! Credimi, non va bene!- Le spiego, cercando
di tornare seria.
Tuttavia Sasha non
replica subito, ma si limita ad osservarmi
scupolosamente con tanto di smorfia critica.
-Che c’è?- voglio
sapere, agitata. -Perché mi guardi come se avessi una rana in testa?-
Sospira. -Mano male
che hai tutto in ordine e che non ti sei legata i capelli, così eri decente per
la prima volta che ti hanno ammirata!-
-Grazie tante!- Assottiglio
lo sguardo e metto il broncio. -E, per la cronaca, se per ammirata intenti qualcosa tipo
continuare a fissarmi da capo a piede, ci hai preso!-
Tentata dalla
curiosità, che mi sta rendendo inquieta, cedo e sollevo di nascosto lo sguardo
verso il tavolo di Eric per vedere cosa succede. Con mio spiacere, la ragazza
bionda seduta con lui è voltata e mi sta osservando ancora. Sbuffo e torno a
prestare attenzione al mio pranzo, ma ormai la mia mente è altrove.
-Che c’è?- Mi chiede
Sasha, sottovoce.
In realtà non capisco
perché parli piano, visto che di certo non posso sentirci, per di più lei è di
spalle.
-Niente!- Sbotto.
-Ma che accidenti hanno da guardare ancora!-
Sollevo di nuovo lo
sguardo e mi accorgo che la ragazza sta dicendo qualcosa ad
Eric e lo incita con una certa enfasi, ma lui non batte ciglio e la ignora
bellamente, forse non la vede neanche pur guardandola dritto negli occhi. Il
capofazione è immobile, le braccia incrociate sul tavolo e l’espressione più
seria che io abbia mai visto, temo che se gli
crollasse il soffitto addosso non se ne accorgerebbe nemmeno.
Ma, mentre sono impegnata a contemplare i lineamenti
attraenti di quello che in teoria dovrebbe essere il mio ragazzo, i due amici
seduti con lui si voltano e incrociano il mio sguardo e, quando si accorgono
dell’errore, si voltano immediatamente.
Indispettita da
tutta questa sgradita attenzione su di me, riabbasso subito gli occhi.
-E adesso?-
Guardo Sasha
corrugando la fronte. -Continuano!-
-E che intendi
fare?-
-Ignorarli, per esempio?-
Lei scuote la testa
ma non aggiunge altro.
Cedo ancora alla
tentazione e sbircio il tavolo incriminato, solo per infastidirmi quando mi
accorgo che la ragazza e uno dei due ragazzi sono nuovamente con gli occhi su
di me. Faccio una smorfia e devio lo sguardo ma, quando lo risollevo, mi
accorgo che mi stanno ancora guardando e sta volta non
si preoccupano più di essere stati scoperti.
-Ma che…?-
-Che cosa?- Sasha mi
osserva, incuriosita.
Il bello è che il
loro tavolo è più avanti, per cui i compagni di Eric devono starsene girati per
potermi vedere, ma continuano a farlo, tutti e tre insieme.
Eric sta bevendo dal
suo bicchiere, del tutto indifferente a ciò che accade.
-D’accordo!- Esclamo
più che altro a me stessa, mentre Sasha non mi perde d’occhio e può permettersi
tutte le smorfie che vuole, tanto vedono solo la sua schiena.
Quando mi accorgo
che i tre persistono a esaminarmi come se fossi dotata di luce propria, mi
faccio coraggio e, stanca di starmene buona senza replicare, decido di
appoggiare il mento sulla mano e di fissarli sfrontatamente negli occhi.
Mi
illudo che i tre abbiano acquisito
un minimo di decenza quando li vedo sussultare, stupiti della mia reazione e
forse in imbarazzo ora che li ricambio con la stessa moneta ma, dopo essersi
scambiati qualche parola fra di loro, ricambiano il mio sguardo con sorrisini
esaltati. Assottiglio lo sguardo, a quanto pare non sarà facile farli smettere
e non mi piace.
Peccato che tutto
peggiori a mio svantaggio, quando l’unica ragazza del gruppo pensa bene di
farmi un gesto eloquente con la mano, invitandomi a raggiungerla con un gran
sorriso.
Merda…
Spalanco gli occhi, mi
hanno fregata.
Tolgo subito la
faccia dalla mano e abbasso il gomito, distogliendo all’istante lo sguardo e mi
agito sulla sedia.
-Che è successo?
Hanno smesso?-
Respiro
profondamente e fingo che vada tutto bene per non lanciare segnali sbagliati ai
miei nuovi ammiratori.
-La ragazza, quella bionda, mi ha fatto segno di andare
lì!-
Sasha strabuzza gli
occhi. -E tu?-
-Niente!- Dico di
getto, cercando di rimanere immobile. -Adesso posso ignorarli come avevo
detto!-
-Ma forse dovresti
andare!-
Scuoto la testa. -Non
esiste, io non ci vado. E poi non sono un cane che corre ad
un fischio!-
Faccio una smorfia e
raddrizzo la schiena, seria, non intendo più considerare quei tre che nemmeno conosco. Bevo un sorso d’acqua e mi risistemo i
capelli passandoci distrattamente le dita in mezzo, ma mi affretto a smettere
quando mi accorgo che lo sto facendo solo perché so di essere osservata. Metto
le mani sul tavolo per tenerle ferme e respiro con il mento ben alto, non devo
rendere conto a nessuno.
Mentre sto per dire
a Sasha di andare, un’ombra oscura il mio piatto, così
sollevo il viso e rimango sconvolta. In piedi accanto al nostro tavolo, di
fianco a me per la precisione visto che sono la prima
della fila, c’è l’amica di Eric.
Ha i capelli ricci e
voluminosi di un biondo chiaro, con una ciocca tinta di rosa intenso, ha anche
un piercing luccicante al naso, ma niente tatuaggi in vista. È alta e magra, decisamente in forma, indossa pantaloni attillati e canotta
scollata.
Ho il cuore in gola,
non mi aspettavo che venisse qui e non so cosa voglia
di preciso.
-Ciao!- Esordisce.
-Hai finito?-
Batto le palpebre ma
fingo indifferenza. -Come?-
Forse non ha gradito
che le restituissi spacciatamente lo sguardo per poi ignorare il suo silenzioso
invito.
-Di mangiare!-
Spiega lei semplicemente. -Perché mi piacerebbe che venissi a sederti con noi
per un attimo!-
Quasi mi si spalanca
la bocca, ma continuo a impormi un certo contegno. Rimango immobile, mi sento
presa alla sprovvista e non so che fare, non voglio andare a sedermi con loro
se Eric non mi ha chiesto nulla. Respiro profondamente e guardo Sasha in cerca
di aiuto, ma lei ha gli occhi fissi sulla ragazza e non sa cosa dire, Will e
Christina fingono indifferenza ma mi accorgo delle occhiatine curiose che si
lasciano sfuggire.
-Credo che alla tua
amica non dispiacerà!- Sentenzia la sconosciuta.
Il suo tono rimane
gentile, ma era piuttosto decisa e non credo che accetterebbe di essere
contraddetta. Sasha è rimasta senza fiato e così, senza altre alternative, lancio un’occhiata verso Eric.
Con mio stupore, mi
sta guardando e non è più assente o scocciato, il suo sguardo è intenso e
potente, mi attraversa. Sembra minaccioso e pienamente sicuro di sé mentre le
sue labbra sono piegate in un ghigno strafottente, che mi lascia capire subito
le sue intenzioni.
Mi sta sfidando,
vuole vedere se ho il coraggio di raggiungerlo.
A sì?
-Okay!- Mi limito a
dire, guardando la ragazza.
Lei sorride e nei
suoi occhi si accende una scintilla di soddisfazione mentre mi fa segno di
andare.
Vorrei tornare
indietro e fingere che niente sia successo, ma ormai ci sono dentro e non posso
fare molto. Decido di farmi coraggio e di alzarmi lentamente per non far capire
che sono agitata, anche se mi ripeto che non ne ho motivo. Non conosco gli
amici di Eric e potrei fare una figuraccia, ma lui sembrava perfettamente a suo
agio e non intendo tirarmi indietro dopo il modo in cui mi ha silenziosamente provocata.
Seguo la ragazza
verso qualche tavolo più in fondo, accorgendomi che il ragazzo con i capelli
neri che sedeva vicino ad Eric si alza e aggira il
tavolo per andarsi a sedere accanto all’altro.
Arrivate, lei si
siede vicino ai due ragazzi, mentre credo che a me spetti il posto dall’altro
lato, vicino ad Eric. Scivolo silenziosamente accanto
a lui ma rimango rigida, non voglio gettarmici addosso o fargli capire che
voglio un contatto.
Anche se Eric finge
di non prestare particolare attenzione al mio arrivo, so benissimo che sente la
mia presenza dal modo in cui si rilassano i suoi muscoli. Tuttavia, un sorriso
arrogante è tra le sue labbra e credo sia rivolto a me anche
se non ci guardiamo.
-Comunque io sono
Camille!- Si presenza la ragazza, tutta sorridente.
Io mi limito a
guardarla.
-Io sono Jason e lui
è Nick!- Mi dice il ragazzo con i capelli rossicci seduto vicino a lei.
Dal modo in cui la
ragazza gli appoggia un braccio sulla spalla, direi che tra loro c’è qualcosa.
Jason ha i capelli leggermente lunghi e spettinati, due occhi verdi e intensi e
dei lineamenti affilati che gli conferiscono un’aria austera che viene avvalorata dal suo sorriso fiero.
-E lei è Aria,
finite le presentazioni?- Scatta quello che dovrebbe chiamarsi Nick. -Io avrei
una domanda!-
Lo osservo e noto
che ha un viso molto semplice, un filo di barba e niente di particolare a parte
un orecchio pieno di piercing. Nel complesso è molto carino
anche se non saprei spiegare il perché.
Tutti si voltano
verso di lui, in attesa della sua domanda, così Nick prende fiato e mi guarda
dritto negli occhi.
-Sei
sana di mente?-
Forse avevo
accumulato un po’ di tensione, forse è perché capisco subito cosa intende, fatto
sta che scoppio a ridere. Anche Camille e Jason ridono, ma Eric no.
-No perché, se stai
davvero con lui,- Ricomincia Nick, indicando Eric.
-Devi avere per forza dei problemi!-
Eric gli riserva una
semplice occhiata, ma talmente tanto cupa che Nick indietreggia sulla panca.
-Non vorrei
infierire, ma se lei ride vuol dire che aveva capito subito
la domanda!- Esclama Jason, riprendendosi.
Eric rimane
impassibile per qualche secondo, poi il suo sguardo più tetro scivola su di me.
Sollevo gli occhi e, improvvisamente sotto accusa, mi sento rimpicciolire sotto
lo sguardo nero con cui mi attraversa, senza contare che il suo atteggiamento
impassibile mi fa venire i brividi.
-Sì!- Mi affretto a
precisare. -Voglio dire, il mio cervello funziona!-
Nick mi studia
attentamente. -Ne sei sicura?-
Scrollo le spalle e
faccio un sorrisino. -Sì, il mio sta benissimo, e il tuo come va?-
-Funziona a giorni
alterni!- Precisa Jason, guadagnandosi lo sguardo indignato del suo amico.
Anche Camille da un lieve spintone affettuoso
a Jason, mentre scuote la testa.
-Lascia
perdere questi due!- Mi dice,
alzando gli occhi al cielo. -Anzi, te li tolgo di torno!-
-Ma certo,
lasciamoli soli e togliamoci dai piedi prima che Eric si vendichi!- Enfatizza
Nick, alzandosi.
Senza che me lo
aspetti, Eric mi fa passare un braccio dietro i fianchi e mi avvicina a sé ed
io, stretta a lui, non posso fare a meno di sentire un’ondata di calore e
divento subito di ottimo umore.
-L’unico che rischia
qualcosa sei tu!- Sentenzia Eric, con calma, mostrando un sorriso calcolato. -E
sai benissimo perché!-
Il ghigno maligno di
Eric non arriva agli occhi, che rimangono tetri, dettaglio che mi fa ipotizzare
che la sua non sia poi una minaccia tanto scherzosa.
Nick lo osserva e
deglutisce, ma poi mi guarda e fa un sorrisino a trentadue denti. -D’accordo,
ho detto che me le sarei scopata, ma che male c’è? Era solo un apprezzamento,
dovresti esserne contento!-
Spalanco gli occhi e
temo di aver assunto il colore di un pomodoro. Non può averlo detto davvero!
Il modo in cui Eric
chiude gli occhi e poi li riapre, mentre fa scricchiolare la mandibola, farebbe
scappare chiunque, non ci sono dubbi, è peggio di un
presagio di morte certa.
-Benissimo, lo porto
via!- Dichiara Jason, afferrando Nick per la giacca e trascinandolo via, mentre
entrambi se la ridono tranquillamente.
-Ci vediamo, è stato
un piacere conoscerti!- Mi sorride Camille, sventolandomi la mano mentre se ne
va.
Sono ancora
interdetta, perciò non ricambio il saluto e mi limito a fissare imbambolata i
tre che si dileguano. Un pensiero mi assale.
-Ehm…- Inizio
titubante. -Cosa sarebbe questa storia?-
Mi volto lentamente
verso Eric, che ha ancora un braccio attorno alla mia vita e gli occhi fissi
sulla schiena di Nick.
-Ricordi quando ti
sei fatta questo tatuaggio?- Chiede, accarezzandomi dietro l’orecchio dove ho disegnate delle onde d’acqua stilizzate.
Ricordo benissimo il
giorno in cui Sasha mi ha trascinata a fare il mio
primo tatuaggio, è stato durante la prima settimana di iniziazione e mi ha
anche costretta a truccarmi e a farmi indossare un vestitino striminzito solo
perché, a detta sua, era così che facevano tutte. A dire il vero non ho mai
ringraziato la mia amica, devo riconoscere che quel look aveva fatto colpo su
Eric che, vedendomi, si era concesso una lunga
occhiata alle mie gambe scoperte.
-Vedi, io ero seduto
al bar fuori dallo studio con Jason e Nick e, proprio lui, ha fatto un
apprezzamento poco lecito su di te!-
Mi spiega
serenamente, tuttavia continua a guardarsi intorno, mentre mi tiene ancora
legata a sé con il suo mezzo abbraccio.
-E tu cosa gli hai
detto?-
E finalmente Eric si
volta verso di me e inizia ad accarezzarmi la schiena. Credo che dovrei
sentirmi felice ora che non dobbiamo più nascondere il
nostro legame, ma mi sento anche vittima delle spire di un serpente velenoso.
Il modo in cui mi tocca, come mi guarda, mi rendono
impotente e al contempo è come se fossi totalmente al sicuro. Tutto questo non
può essere lecito, forse è peccato.
-Che eri mia!- I
suoi occhi si fissano nei mei e sembrano ferro fuso e bollente.
Un breve attacco di
batticuore minaccia di stordirmi, ma assottiglio lo sguardo, qualcosa non mi
torna. Nonostante la mano di Eric risalga lentamente il mio braccio fino ad
accarezzarmi una guancia, il calore delle sue dita non basta a distrarmi. So
benissimo di essermi fatta il tatuaggio durante i miei primi giorni fra gli
Intrepidi e non c’era ancora niente fra me e lui, non mi aveva neanche baciata.
-Ma non lo ero!-
Specifico.
-Non ancora!-
Replica, impassibile e freddo.
Le sue labbra sono
rimaste leggermente arricciate, come se fosse offeso, e il suo mento sollevato
rende il suo sguardo più distante, eppure mi brucia sulla pelle. Non so più cosa
dire, perciò abbasso il viso e mi mordicchio il labbro, trattenendo un sorriso.
-Comunque sia,- riprende lui, voltandosi e liberandomi dalla gabbia delle
sue braccia attorno a me. -Ho trovato la soluzione al tuo problema.-
Senza
più il suo abbraccio a
proteggermi, è come se fossi esposta agli sguardi di tutti.
Scuoto la testa e mi
avvicino al suo braccio. -Quale problema?-
Eric sogghigna
malignamente e mi riserva un’occhiata. -Non ti eri lamentata del fatto che casa
tua è troppo lontana da dove lavori?-
-Bè… sì!- Ammetto
tranquillamente.
Eppure ancora non
capisco dove vuole arrivare.
-Effettivamente hai
un po’ di strada da fare e di prima mattina non sarà il massimo. Ma hai dei turni, a volte inizierai al mattino e altre volte
il pomeriggio.- Mi spiega. -Però, quando hai la mattina, la sera prima potresti
dormire da me.-
Batto le palpebre.
-Sai, io abito quasi
allo stesso piano dell’area logistica!- Afferma con un sogghigno ammaliatore.
-Potresti dormire di più e fare molte meno scale.-
Non distolgo lo
sguardo ma, quando capisco che sto per sorridere, cerco di non farglielo
vedere. Ovviamente fallisco, perché lui mi afferra il mento con due dita e me
lo solleva.
-E allora?- Mi incalza.
-Penso sia una buona
idea!-
Quando Eric mi
abbaglia con il suo sorrisetto beffardo, squadrandomi malignamente, capisco che
sta per sferrare uno dei suoi attacchi. -Benissimo, mi pare che domani inizi proprio di mattina!-
Altro campanello
d’allarme: io non gli ho mai dato questa informazione.
Approfitta del mio
silenzio per risistemarmi dietro l’orecchio una ciocca
di capelli. -Quindi stasera verrai da me e ti farò rilassare per domani…-
Le sue dita scendono
lungo il mio collo e mi irrigidisco, penso che
potrebbero guardarci tutti e non sono il tipo a cui piace dare spettacolo ma,
peggio ancora, mi sta andando il sangue al cervello e il mio cuore è partito al
galoppo.
-Io…- Cerco di
riprendermi, senza perdere di vista il percorso della sua mano che sale
nuovamente verso il mio viso. -Non è che non trovi invitante la tua offerta…-
-Ma?- Mi esorta,
mentre le sue dita scivolano sulla mia spalla e seguono la discesa del mio
braccio.
-È la prima sera
nella casa nuova e, ecco, Sasha ci tiene e poi penso che abbia organizzato una
specie di festa con le altre ragazze e…-
-Quindi mi stai
rifiutando?-
Rimango paralizzata
a fissarlo, la sua voce è pericolosamente scesa di tono e i suoi occhi si sono
rabbuiati. Le sue labbra sono allineate per la serietà, mentre le sue carezze
iniziano a rallentare.
-No, non lo farei!-
Preciso prontamente. -È che…-
-Sì, ho capito! Come
potrei privarti di fare baldoria con le tue amichette o di sistemarti a casa
tua?- Mi interrompe, girandosi verso il tavolo e non
più su di me. -Hai le tue esperienze da farti e lo comprendo.-
-Davvero?- Sono
ancora stordita per il suo brusco cambio d’umore. E anche per le sue carezze.
Lui scrolla le
spalle. -Sì, perciò ti concedo la serata libera.-
Sollevo le
sopracciglia. -Aspetta, quindi sei tu che mi dai il
permesso?-
Mi ricambia con un ghignetto
degno del peggior bastardo. -Ovviamente!-
Mi rifiuto di dargli
corta. -Bene! Allora noi…-
-Oggi sarò impegnato
fino a tardi per lavoro, idem domani. E, dato che non
vuoi dormire con me, non ci vedremo prima di domani sera.-
Metto il broncio e
cerco il suo sguardo, che lui volutamente mi nega. -Domani sera?-
Colgo il suo
ennesimo sorrisetto quando fa per alzarsi. -Dovrai accettare le conseguenze del
tuo rifiuto e accontentarti!-
Cerco di replicare
ma non me ne da il tempo, chinandosi su di me e
fermando il suo viso ad un soffio dal mio. In un secondo il mio cuore si arresta
e credo che le mie guance si siano arrossate, mentre il respiro ardente di Eric
mi solletica le labbra e in questo momento potrei fare qualsiasi cosa, sono
totalmente in sua balia e chiudo persino gli occhi attendendo il suo bacio. Ciò
che sento però, è sola la sua risata soffiata, quando decide di scostarsi e
senza preavviso mi stampa un bacio sul collo, dove sa che sono più sensibile.
-Ripensaci!- Mi intima prima di andarsene.
Vorrei chiamarlo,
insultarlo, dirgli tutto quello che mi passa per la testa, pregarlo di non
lasciarmi così e, invece, devo limitarmi ad ammirare la sua schiena mentre mi abbandona.
Sono seduta sul
divanetto dell’appartamento di Christina e non so assolutamente cosa fare o come
motivarmi quel tanto che basta per provare a fingere almeno un sorrisino. Non
ho nulla contro le serate tra ragazze, ma non ho dimestichezza con queste cose.
Non avevo delle amiche da piccola, perché tutte le ragazze Erudite nella mia
classe mi stavano ad almeno tre metri di distanza.
E, a dire il vero, ho la testa altrove.
-Guarda che puoi
andare!-
Strabuzzo gli occhi
e mi volto verso il posto accanto a me sul divano, su cui si è seduta Sasha.
-Cosa?- scatto
all’erta. -No! È la nostra prima sera, non ti lascio dormire da sola!-
Ma, alle mie parole, Sasha fa solo in tempo ad aprire bocca
che Marlene prende parola.
-Le facciamo compagnia
noi!- Dichiara con un urletto. -Sta sera non si dorme, restiamo
tutte qui!-
Lei è seduta attorno
al tavolo con Christina e Tris, ma quest’ultima ha un sussulto alla notizia.
-Veramente…- Tenta di prendere parola. -Ho promesso a Quattro che sarai andata
a trovarlo…-
-Che cosa?- Christina
a poco si strozza con il succo che stava sorseggiando. -Ma è con Will, Uriah e Zeke, passavano la serata al Pozzo fra uomini e noi qui fra
ragazze!-
-Lo so, ma passo
solo a salutarlo! Ci metto pochi minuti e poi torno qui, promesso!- Si scusa
Tris.
Christina sospira, le da un buffetto sul braccio e le indica la porta.
-L’amore!- Esclama
Sasha, sorridendomi. -Puoi andare anche tu, rimango con le altre!-
Mi consola sapere
che anche Tris voglia abbandonare la sua amica per correre tra le braccia del
suo ragazzo, ma il senso di colpa non sciama.
Però c’è anche una
persona che, più o meno come me, non è stata
contagiata dall’euforia delle altre. Anzi, si è totalmente dissociata e se ne
sta seduta per terra in un angolo.
-Fantastico, una
notte da urlo!- Borbotta Lynn con finto entusiasmo, poi mi inchioda
con uno sguardo deciso. -Scappa finché sei in tempo!-
Accenno un sorriso,
di nascosto però.
Sasha scuote la
testa. -Sul serio, puoi andare, tanto starò bene e non sono sola!-
-No!- Chiarisco.
Lei è la mia prima
vera amica e non rovinerò tutto per un ragazzo.
Nel frattempo Tris si
alza quasi di nascosto, dice qualcosa alle altre e sgattaiola via. Quando mi
passa davanti, credo mi lanci una sorte di sguardo
complice. Non trovo niente di piacevole in Quattro e temo che per lei Eric sia
una sorte di mostro marino, ma sì, siamo più o meno
nella stessa situazione: due novelline con i nostri due istruttori.
Sasha è decisa e riparte
all’attacco. -Domani devi alzarti prestissimo e qui
queste matte non la smetteranno tanto presto, per cui vai da lui e dormi lì
cosi domani arriverai subito al lavoro!-
-Ma…- Provo a
difendermi, con tanto di sguardo triste.
-Sposteremo la
nostra prima sera a domani e mi racconterai tutto!- Conclude,
indicandomi la porta con lo sguardo.
Dal suo angolo, Lynn
stava seguendo la nostra discussione e, quando la guardo, mi mima con le labbra
la parola “scappa”.
-Ne sei sicura?-
Chiedo a Sasha.
Lei alza gli occhi
al cielo, così rido e le getto le braccia al collo.
La mia amica mi
spinge quasi via. -E quando mi abbracci vuol dire che
sei davvero felice! Ora sparisci!-
Scatto in piedi,
faccio un saluto veloce alle altre con la mano e mi dileguo.
Arrivo al corridoio
delle abitazioni preferenziali ai piani alti e lo
percorro con lentezza, passando davanti a tutte le porte delle camere, sapendo
che quella di Eric è l’ultima, dietro un angolo. Sono diffidente e non riesco a
stare calma, tanto che devo serrare i pugni per controllare il tremore delle
dita. Sono certa di voler passare la notte con Eric, e non solo questa, ma ho
tanti dubbi inutili e paure che credo siano unicamente dettate dalle
incertezze.
Non
è che dubiti dell’interesse di
Eric nei miei confronti, ma non so quanto ci tenga davvero a noi. E se avesse approfittato
della mia assenza per portarsi a letto un’altra? Magari per lui la fedeltà è
solo una scomoda alternativa.
Mi faccio coraggio e
svolto l’angolo, avanzando verso la porta della camera di Eric, ma mi fermo con
il pugno a mezz’aria quando temo di vedermi aprire la porta da una sconosciuta.
Penso anche che Eric potrebbe infuriarsi, visto che è tardi e non mi aspettava.
Alla fine prendo un respiro profondo e busso, anche se l’istante dopo ho quasi
paura per averlo fatto.
Con mio stupore, la
porta si spalanca molto prima di quanto pensavo. Eric si para davanti a me in
tutta la sua altezza, con tanto di petto nudo con i muscoli in bella vista,
l’espressione solitamente autoritaria che quasi mi fa indietreggiare. Eppure i
suoi occhi sono vivi, accesi, di certo non stava dormendo, e soprattutto mi
guarda in un modo che mi sconvolge.
-Non chiedi chi è?-
Azzardo, nel tentativo di distrarlo.
-Sapevo che eri tu.-
La sua risposta,
così semplice e schietta, mi entra dentro e si prende
totalmente il mio cuore e forse anche la mia anima. Spalanco gli occhi, forse
arrostisco e non posso farne a meno, niente di tutto questo mi sembra vero.
Sorrido. -Ma come?
Io ti avevo detto che non sarei venuta…-
Solleva un
sopracciglio. -Mi sono forse sbagliato?-
Sono senza parole,
incantata dal suo sguardo bollente e dal suo corpo in bella vista.
-E quindi?- Mi incita, indicandomi con il mento e concedendosi un’
occhiata corrucciata.
In
effetti siamo entrambi fermi
davanti alla sua porta, lui ha ancora la mano sulla maniglia.
Mi stringo nelle
spalle e oso un mezzo sorriso malizioso. -E se non la volessi la serata
libera?-
Il guizzo del suo
sguardo, e di tutto il suo petto, non passa inosservato. Prende un profondo
respiro, con cui sembra in grado di assorbirmi, poi il suo miglior ghigno rende
sinistri i suoi lineamenti.
-Non dire altro!-
Mi afferra dalla
maglietta e mi trascina dentro, sbatte la porta dietro di noi e, il secondo
dopo, mi ritrovo le sue labbra incollate alla mie e le sue braccia a cingermi
saldamente.
Mi assaggia, mi tocca
il viso e i capelli con le sue rudi carezze, mi toglie la giacca di prepotenza
e poi mi solleva da terra tenendomi saldamente dai fianchi. Finisco sul letto,
mentre lo guardo e mi accorgo di quanto non desideri altro che lui. Solo lui. I suoi occhi su di me, le sue mani sul mio corpo e le sue labbra sulle
mie.
Si getta sopra di
me, posizionandosi con le ginocchia ai lati dei miei
fianchi, mi afferra il viso fra le mani e mi bacia con vigore.
Non saprò più
scappare dall’incanto con cui mi ha legata a sé. So
benissimo che dovrei mantenere le distanze per tenere vivo il contatto con la
realtà, invece di gettarmi in questo bellissimo sogno, destinato a finire. Dovrei
proteggermi per non soffrire quando tutto questo svanirà.
Ma questo è il mio peccato, non posso reprimerlo. Voglio
lasciare che mi distrugga lentamente.
Continua…
Scusate se gli
aggiornamenti non sono rapidi, ho tante idee per la testa per questa storia e
sto cercando di far quadrare tutto!
Spero vi piacciano i
capitoli, se avete idee, curiosità, dubbi o qualcosa
che vi piacerebbe vedere, non esitate a farmelo sapere nei commenti! Rispondo a
tutti e cercherò di accontentarvi!
Intanto grazie di cuore a chi legge!
Questa è la mia
pagina facebook, se durante la settimana trovate un’anticipazione,
pubblicherò il prossimo aggiornamento la domenica successiva!
https://www.facebook.com/Kaimy11/
Baciiii <3