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Autore: _crucio_swag_    29/07/2017    3 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell’autrice: Zao piccoli fagioli!
Come promesso I’m back <3
Domani mattina partirò per un campo scout e starò via due settimane, quindi perdonatemi ma proprio non ho avuto tempo per ricontrollare la correttezza del capitolo con i preparativi, i compiti e tutto il resto delle cose che avevo da fare. Quindi, se trovate tanti errori di scrittura, portate pazienza XD. Ho preferito pubblicarlo lo stesso piuttosto che lasciarvi senza, lo guarderò meglio quando sarò tornata.
Detto questo, come avrete intuito dal capitolo precedente, in questo (oltre ai nostri due piccioncini che si nascondono da Ginny dentro ad un ripostiglio delle scope) descriverò la partita di Quidditch Grifondoro VS Tassorosso. Ma dato che è davvero difficile ricordarsi i nomi di tutti i giocatori e del loro ruolo vi lascio qui sotto l’elenco, così andate meglio a seguirne lo svolgimento mentre leggete:
 
SQUADRA GRIFONDORO

Cercatore: Harry Potter (capitano)
Portiere: Ron Weasley
Battitori: Ritchie Coote; Jimmy Peakes
Cacciatrici: Ginny Weasley; Katie Bell; Demelza Robins
 

SQUADRA TASSOROSSO

Cercatore: Jamie (non so il cognome)
Portiere: Anthony Rickett (capitano)
Battitori: Heidi Macavoy; Maxime O’Flaherty
Cacciatori: Malcom Preece; Zacharias Smith; Tamsin Applebee
 

Probabilmente la metà di questi non verranno nemmeno nominati. E perdonate se ho sbagliato qualche componente, ma dalle ricerche che ho fatto dovrebbero essere tutti qui.
Ci vediamo sotto, nel frattempo: BUONA LETTURA!

 
 
 
 
 
 

Capitolo 24

rosetto arcobaleno


“Vai-vai dentro a quel coso. Io ti raggiungo subito” biascicò Harry sottovoce afferrando il biondo per una braccio e indicandogli il ripostiglio malridotto.
Anche se ancora un po’ rimbambito da ciò che era appena successo, anzi, rimbambito e basta, e anche frustrato per il fatto che fossero stati interrotti così bruscamente, quello obbedì senza farselo ripetere due volte.
Potter scattò verso la sacca da Quidditch abbandonata per terra, aprì la cerniera e sfilò velocemente il mantello dell’invisibilità che portava sempre con sé in caso di emergenze come quella. Udì i passi avvicinarsi pericolosamente e seppe che chiunque fosse la persona a cui appartenevano ora stava per svoltare l’angolo e coglierlo con le mani nel sacco. Girò su se stesso, si gettò il pezzo di stoffa sulle spalle e corse verso il capanno, abbandonando la Firebolt e tutto il resto per terra. Si tuffò dentro, letteralmente, cadendo addosso al Serpeverde e rischiando quasi di trasformarlo in una frittata di carne ossicini compresi. Poi si richiuse la porta alle spalle con un tonfo, appena in tempo.
“Chi c’è?” chiese una voce femminile piuttosto squillante “Ho sentito dei rumori, volevo solo assicurarmi che nessuno si fosse fatto male”
“Merda” sussurrò Potter mentre si sollevava da sopra Malfoy, che poté finalmente riprendere a respirare e ricomporsi come poteva. Gli gettò addosso il mantello dell’invisibilità e cercò una posizione abbastanza comoda da farci stare tutti e due. Metà ripostiglio era però occupato da un mucchio di scope polverose, coperte da ragnatele, e loro non poterono fare altro che rimanere in piedi con le pareti alle spalle, schiacciati l’uno contro l’altro.
“Cosa succede?” domandò Draco, confuso. Sentiva la testa girare come se avesse bevuto una dozzina di bicchieri di Burrobirra.
“E’ Ginny”
“Ok, merda” confermò il biondo. “Basta solo che non mi riduci alla grandezza di un elfo domestico perché questo coso – indicò il mantello sopra le loro teste –  non ci copre decentemente, come hai fatto l’ultima volta con Gazza e il suo gatto isterico”
Al ricordo il moro trattenne a stento le risate “Dovresti solo ringraziarmi perché ti sto parando il culo per l’ennesima volta”
Draco roteò gli occhi, anche se con il buio che c’era lì dentro Harry non poteva vederlo. “Ok, allora le porgo i miei più sinceri ringraziamenti mio sommo cavaliere salvatore di chiappe”
Avvertì in maniera inconfondibile la pesante nota di sarcasmo all’interno della frase ma sorrise comunque. Conosceva i suoi modi di fare e poteva tranquillamente considerare quelle parole veri ringraziamenti. “Figurati furetto” mormorò allora lasciandoli un leggero bacio a stampo sulle labbra “Ora puoi anche smettere di respirare come se avessi corso senza sosta per un mese. Rischi di farci sgamare”
Malfoy si rese conto di stare ansimando solo quando Potter glielo fece notare. Cercò di calmarsi e rallentare i battiti ma non era facile farlo con il Grifondoro appiccicato a sé e la consapevolezza che lì fuori c’era Pel-Di-Carota-Femmina che avrebbe potuto scoprirli in qualsiasi momento. “Ha-Harry… che facciamo con i maglioni che abbiamo lasciato fuori? E la tua sacca da Quidditch?” chiese, per nulla tranquillo, nel momento in cui si ricordò che avevano abbandonato tutto sul prato.
“Non ne ho idea. Meglio quelli che noi. Tu per favore cerca di far silenzio. Prova a trattenere il fiato o qualcosa del genere”
Malfoy iniziò seriamente ad irritarsi “Se non te ne fossi accorto quando sei entrato mi hai praticamente fatto morire soffocato, e poi qui dentro è pieno di ragnatele schifose, e poi mi si stanno impolverando i capelli, e poi…” esitò alcuni secondi, imbarazzato “poi non è che abbiamo appena finito di fare ‘cose’ tanto tranquille. Tu come fai ad essere così…?”
“Così calmo?” continuò la frase per lui il moro “Non è la prima volta che mi trovo in questa situazione, ho anni di esperienza”. Allungò una mano verso il viso di Draco e gli accarezzò delicatamente una guancia, sentendola bollente sotto i suoi polpastrelli. “L’importante è che tu stia tranquillo” gli sussurrò gentile per cercare di calmarlo “Stai tranquillo”
 
Ginny si guardò intorno confusa quando notò il mucchio di cose buttate a casaccio per terra, e subito fu sicura che i suoi presentimenti (sul fatto che ci fosse qualcun’altro prima del suo arrivo) fossero fondati. Vide una Firebolt posata accanto ad una sacca da Quidditch da Grifondoro e in automatico la collegò ad Harry Potter. Non c’erano altre persone nella sua casata che ne possedessero una, almeno da quel che ne sapeva lei. Poi scorse anche un maglione con i colori di Serpeverde accanto ad uno di Grifondoro, e allora corrugò la fronte, doppiamente perplessa. Tutta la scuola sapeva che quelle due Case non andavano d’accordo per principio, probabilmente Harry (o chiunque fosse) doveva aver fatto a botte con qualche serpe. Magari Malfoy, se l'opzione esatta fosse stata la prima – un’altra cosa di cui era convinto l’intero corpo inseganti e studenti era l’odio profondo che regnava tra i due dal loro primo incontro.
Ginny estrasse la bacchetta da sotto la manica e osservò attentamente il posto attorno a sé, l’unica via d’uscita era passare per la stretta striscia di terra da cui era arrivata fino a lì, quindi, sempre se i proprietari dei vestiti non erano scappati da sopra il tetto, magari con una scopa, dovevano ancora essere da qualche parte nelle vicinanze.
 
“Che fai?!” esclamò ad un certo punto il moro, dopo lenti minuti di silenzio.
“Niente… Sono fermo immobile” rispose il biondo senza capire.
“Non è vero, una parte del tuo corpo si sta muovendo”
“Ti dico che sono fermo immobile”
Harry ridacchiò abbassando lo sguardo, anche se al buio com’erano non riusciva a scorgere praticamente nulla. “Si invece, qualcosa si sta muovendo”
“Sarà un ragno”
“Non esistono ragni così... grossi” osservò il Grifondoro. Poi si ricordò improvvisamente di quella volta in cui lui e Ron si erano infiltrati nella foresta proibita e avevano conosciuto Aragog e i suoi simpatici amichetti affamati di carne umana. “Nel senso, forse anche sì, ma non credo che c’è ne siano qui dentro” si corresse.
“Sarai tu quello che si muove, non io. Magari è una tua impressione”
Harry alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Ti dico che non lo è”.
Sta volta Draco non ribatté, restò zitto, perché forse cominciava a sentire qualcosa… che pochi secondi dopo, dato che ci stava pensando, diventò molto più di qualcosa: una sensazione decisamente inadatta a migliorare la situazione in cui si trovavano. Ma adatta più che altro a complicare la sua. Sì prese del tempo per calmarsi e imprecare mentalmente su tutti i Santi che conosceva, ma non servì poi a molto perché senza alcun preavviso il Grifondoro lo afferrò sulle anche e lo attirò a sé. Facendo ovviamente svanire quel poco autocontrollo che era riuscito a racimolare cercando di riflettere solo ed unicamente sui Santi.
“Credi ancora che mi stia immaginando tutto?” chiese Harry malizioso.
Le mani del Serpeverde scattarono sugli avambracci dell’altro in automatico. Rimase in quella posizione per alcuni secondi, come se stesse faticando immensamente a lasciarli andare. Poi chiuse gli occhi, inspirò una buona boccata d’aria polverosa e con tutta la forza di volontà che possedeva – che, in quel momento, era decisamente poca – se li staccò di dosso, riportando le braccia del moro lungo i suoi fianchi. Espirò e, trattenendosi a stento dal saltargli addosso, sibilò un “Fanculo” tra i denti che per fortuna l’altro non udì.
“Ah davvero?” domandò Potter riferendosi invece al gesto di ritirata compiuto dal biondo. “Se ti dà tanto fastidio la mia vicinanza allora spostati” gli consigliò in tono allo stesso tempo gentile e provocatorio.
“Forse, se non te ne fossi accorto, siamo in un minuscolo ripostiglio occupato per metà da scope e per l’altra metà da ragnatele, non posso spostarmi”
“Allora smettila di muoverti”
“Io sono fermo”
“Non sei tutto fermo” gli fece ancora notare il moro, sottolineando in modo particolare la parola ‘tutto’ come se il Serpeverde non avesse già afferrato il concetto.
Draco sentì le guance prendere fuoco per la vergogna “Forse non riesco a controllare quella parte…”
“Oh sì che ci riesci, forse basta solo che tu lo voglia”
“FORSE” riprese Malfoy “Se schiacciato contro di me non ci fosse un Grifondoro così fottutamente eccitante che mi provoca i pensieri più pervertiti della mia vita mia e tenta in tutti i modi di farmi impazzire mentre siamo dentro ad una situazione in cui impazzire non è permesso allora sì, FORSE riuscirei a controllarmi” disse tutto d’un fiato, scaldandosi un pelo.
Harry sgranò gli occhi alla sincerità di quelle affermazioni che mai si sarebbe aspettato di udire da Draco in persona, e non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso da un orecchio all’altro. Probabilmente non gli sarebbe capitato altre volte di assistere alla scena di un Malfoy che ammetteva le sue debolezze più intime, quindi doveva assolutamente godersi quel momento.
 
Dentro il capanno calò il silenzio per alcuni istanti mentre i passi di Ginny, che si guardava intorno in cerca di ulteriori indizi, calpestavano di tanto in tanto il terreno.
 
Finché Draco non lo ruppe schiaffandosi una mano sulla testa “Cazzo… l’ho detto veramente?”
“Ehm… sì” confermò il moro.
“Era una domanda retorica” gli fece notare il biondo esasperato “In ogni caso fai qualcosa, non startene lì impalato”
“Ti ricordo che sei tu quello che ha un problema da risolvere, sta a te trovare una soluzione”
“Di solito sono i Grifondoro che hanno sempre in mente qualcosa di estremamente stupido ma funzionante per uscire da casi come questo”
“Di solito sono i Serpeverde che hanno sempre tutto sotto il loro controllo”
“Ah sì?” ringhiò Draco “E se ti facessi notare che lasciare le situazioni più complicate in mano ad altri e starsene fuori belli e pacifici come se non si centrasse nulla è un comportamento da perfetto Serpeverde?”
“E se io ti facessi notare che continuare a ribattere come dei veri testardi sulla stessa causa finché non ti danno ragione è un comportamento da perfetto Grifondoro?”
“Porco Godric Harry! E va bene, allora prova a girarti dall’altra parte. Magari va meglio”
Ridacchiando, e consapevole di essere riuscito a tenergli testa per una volta, il moro obbedì e con non poca difficoltà (a causa dello spazio inesistente all’interno del ripostiglio) si voltò dando le spalle al biondo e spiaccicando il naso sulla parete in legno.
Nel farlo però quella scricchiolò, attirando purtroppo l'attenzione della ragazza.
“Omioddio…” ansimò Malfoy senza fiato “No, no, assolutamente no. Non va meglio. No, proprio per niente. Torna… nella posizione… di prima. Adesso”
 
“Chi è là?!” esclamò Ginny udendo un chiaro rumore provenire da dietro di lei. Tese la bacchetta in avanti e cominciò ad avvicinarsi al capanno con cautela, pronta ad ogni evenienza.
 
“Scordatelo. Non muoverti e sta zitto” intimò Potter al Serpeverde, assicurandosi che fossero entrambi coperti dal mantello dell’invisibilità per intero.
Draco gemette frustrato e strinse i denti: i glutei di Harry premuti contro il suo bacino non erano certo il migliore dei modi per permettergli di riprendere il controllo. La più vasta gamma di imprecazioni conosciute, e alcune anche sconosciute, gli attraversò la mente, ma lui non poté aprire bocca per sfogarsi né migliorare in qualche modo la situazione. Poté solo ascoltare i passi di Pel-Di-Carota-Femmina che avanzavano verso di loro mettendolo ancora più in ansia di quanto già non fosse.
Poi la porta del capanno si aprì di colpo senza che nessuno dei due potesse prevederlo, e cigolò in maniera sinistra finché la sagoma di Ginny apparve sulla soglia. Trattennero il fiato mentre quella scrutava attentamente l’interno malridotto, le scope accatastate disordinatamente sulla parete e la polvere che svolazzava nel vuoto.
La ragazza non riusciva però a vederne bene il fondo – la luce che entrava non era abbastanza da permetterglielo – così allungò una mano verso il buio, dritta dritta nella direzione dove Draco e Harry stavano nascosti.
Il Serpeverde si tappò la bocca con una mano per non urlare e afferrò involontariamente quella del Grifondoro, nel momento in cui le dita della Weasley sfiorarono il mantello di pochi centimetri. Sentiva di poter esplodere da un momento all'altro.
Potter ricambiò la stretta con il cuore che gli scoppiettava in petto. E chiuse gli occhi, preparandosi al peggio.
Che non arrivò.
A sorpresa Ginny ritirò il braccio e indietreggiò di un paio di passi con in volto un’aria piuttosto spaventata: aveva toccato una ragnatela bella consistente appena prima di arrivare al mantello.
No, qui non c’è assolutamente nulla” pensò la rossa fra sé e sé con una smorfia disgustata, rifiutandosi di rimettere piede o qualsiasi altra parte del corpo dentro quell’inquietante sgabuzzino. Ripose la bacchetta all’interno della manica e tornò agli spogliatoi senza dire una parola.
La partita di Quidditch sarebbe iniziata tra meno di dieci minuti e non valeva la pena ritardare per dei rumori che neanche sapeva se fossero reali o frutto della sua immaginazione.
 
“Se-se n’è andata… vero?” chiese il biondo sottovoce dopo svariati attimi dal momento in cui l’aveva sentita allontanarsi. “L’abbiamo scampata per un pelo”
“Per una ragnatela." lo corresse il moro "Comunque credo di sì, se n’è andata”.
A quanto pareva la fobia dei ragni era di famiglia negli Weasley.
“Santo Salazar finalmente!” esclamò Draco afferrando l’altro per le spalle e facendolo voltare verso di lui, in modo che i loro corpi si trovassero di nuovo l’uno di fronte all’altro. Sospirò sollevato. “Non ne potevo più di quel stramaledetto sedere!”
“Ehy, che hai contro di lui?” ribatté Harry incrociando le braccia e fingendosi offeso.
“E’ troppo… è’ troppo sodo” disse sparando la prima cosa che gli passò per la mente.
“Harry Potter e la maledizione del sedere” recitò il Grifondoro come se stesse leggendo il titolo di un qualche volume “Sai che ti dico? Mi ispira. Ma se fossi in te non comprerei mai questo libro. Andresti fuori controllo già dal primo capitolo”
“Ti odio” sussurrò Draco assottigliando gli occhi, e grazie alla poca luce che filtrava dalla porta aperta dello sgabuzzino Harry poté vederlo chiaramente. Poi Malfoy prese la testa del moro tra le mani e senza alcun preavviso lo attirò a sé. E lo baciò passando una mano fra i suoi capelli corvini gentilmente e spostandogli una ciocca dietro l’orecchio, che tornò all’istante nella posizione di partenza senza volerne sapere di rimanere ferma dove l’aveva messa.
“Non sai quanto cazzo ti odio” ripeté ancora, staccandosi da Potter e lasciandolo lì: imbambolato e sorridente come un bambino felice.
Il biondo uscì dal capanno, prese dei respiri profondi e attese che la situazione sulla parte inferiore del suo corpo si calmasse, poi raccolse il maglione da terra e si allontanò verso le tribune del campo da Quidditch, cercando con lo sguardo un posto decente per assistere alla partita.
“Non sai quanto cazzo è falso quello che hai appena detto” rise Harry tra sé e sé, sfiorandosi le labbra con un dito.

 
 *****

 
Ginny finì in fretta di allacciarsi l'ultimo stivale, assicurandosi poi che fosse ben stretto sul polpaccio e che non avesse dimenticato qualche altro pezzo della divisa di Quidditch per strada. Afferrò la sua scopa in modo da non dover poi tornare dentro un'ulteriore volta e uscì di corsa: forse era ancora in tempo per un ultimo controllo al retro degli spogliatoi maschili. Le pareva impossibile che si fosse immaginata tutti quei tonfi e scricchiolii, e le cose che aveva visto abbandonate sul prato alimentavano notevolmente i suoi sospetti.
Con un fruscio della sua chioma rosso fuoco, legata in una coda perfetta la cui punta superava metà schiena, varcó il confine tra spogliatoi maschili e femminili e si appoggiò alla parete in legno di questi ultimi. Proprio dove, alla sua destra, si trovava la stretta striscia di terra che portava al retro e allo sgabuzzino delle scope. Nessuno pareva essersi accorto di lei, quindi fece per svoltare l'angolo quando un Grifondoro le sbucò proprio davanti, tagliandogli la strada.
"Oh, scusami Ginny!" esclamò Harry sventolando le mani per aria in maniera ridicola, dopo esserle andato addosso.
La ragazza lo guardò in viso e si rese conto che aveva il respiro stranamente veloce, i capelli impolverati e messi in condizioni peggiori del solito e le guance colorite nonostante la carnagione scura. Sembrava che avesse appena finito di correre, o di fare a botte... "Oppure ci ha dato dentro"  aggiunse mentalmente. Strano, non sapeva che avesse una nuova ragazza.
"Fa niente" lo tranquillizzò comunque "Che stavi facendo lì dietro?"
"Ehm..." biascicó il moro a disagio, lasciando cadere a terra la sacca da Quidditch e sistemandosi il maglione con la mano libera dalla Firebolt, per mostrarsi con un minimo di decenza. Ecco, era fottuto. Possibile che i guai venissero sempre e solo da lui?
"Stessa sacca, stessa scopa, si è rimesso il maglione... A quanto pare doveva esserci proprio lui lì dietro quando sono venuta a controllare" pensò la Weasley riconoscendo all'istante gli oggetti che poco prima aveva trovato per terra.
"Io... credo mi abbiano nascosto le cose da Quidditch per sabotare la partita. È da più di mezz'ora ormai che le sto cercando" inventò Harry sul colpo.
"Può essere stato un Tassorosso?" chiese lei.
"S-si, probabilmente. Oggi giochino contro di loro, anche se mi pare un po' strano che uno di quella Casa si comporti così. Ma sai... la gente fa di tutto per vincere, a volte. Oppure il colpevole è un Serpeverde: quelli lo fanno anche solo per divertimento"
E sarebbe stata una scusa dannatamente credibile se Harry non fosse stato una schiappa a mentire e Ginny certa di aver visto anche un maglione verde-argento, oltre alle cose del Grifondoro. Che senso aveva per un Serpeverde nascondergli la sacca e la scopa e dimeticarci pure il proprio maglione? Nessuno sano di mente avrebbe mai lasciato un indizio del genere: con la taglia e tutto chiunque poteva rintracciare il colpevole. E poi come si spiegavano tutti i rumori che aveva sentito?
"Va bene, ti credo" disse la ragazza fingendosi in ogni caso convinta: non valeva la pena insistere oppure il moro avrebbe capito dove voleva arrivare. E già la tensione sul suo viso si notava da kilometri di distanza.
Harry tirò un sospiro di sollievo.
"E meglio che vai a cambiati ora perché mancano solo tre minuti all'inizio della partita"
"Merda!" scattó Potter afferrando le sue cose "Niente discorsi di incoraggiamento sta volta, speriamo che la squadra si ricordi almeno gli schemi d'attacco e difesa che abbiamo elaborato lo scorso allenamento"
"Beh io me li ricordo!" gli urlò dietro Ginny mentre quello correva come un fulmine nella direzione opposta a lei "E dovresti fidarti un po' di più dei tuoi giocatori!"
Ma il ragazzo sentì solo la prima parte della frase, ora come ora era troppo lontano, già scalzo e a petto nudo ancora prima di entrare in spogliatoio e arrivare al suo attaccapanni. E le poche ragazze che fatalità stavano guardando da quella parte certo non ne rimasero dispiaciute.
Ginny si assicuró che fosse sparito dentro la porta prima di estrarre la bacchetta e svoltare l'angolo che portava nel retro. Sì guardò intorno per lunghi attimi, percorrendo il prato avanti e indietro più volte. Ma non c'era più alcun oggetto a terra, e del maglione di Serpeverde nessuna traccia. No, non poteva esserelo immaginata, non era mica daltonica o schizzofrenica. Chiunque fosse il proprietario doveva essere venuto a riprenderselo. E probabilmente Harry aveva fatto a botte con qualche serpe e non aveva voluto dirglielo per non rovinarsi la reputazione da bravo Grifondoro, nascondendosi poi non-so-dove quando l'aveva sentita arrivare. Ma di nuovo: perché togliersi i maglioni per fare a botte? Forse perché intralciavano i movimenti?
"Si probabilmente è così" si autoconvinse.
 
"Scusate il ritardo ragazzi!" esclamò Harry fuori di sé, gettando all'aria i vestiti che si era già tolto e combattendo contro la cerniera dei pantaloni che non sembrava volersi abbassare.
Jimmy e Ritchie, i suoi battitori, lo guardarono malissimo mentre saltellava in giro come un coglione nella difficile impresa di sbrogliare il tessuto che si era incastrato sotto di essa. Ron invece era seduto in un angolo con lo stesso colorito verdognolo che aveva alla colazione in Sala Grande, mentre si rigirava i pollici nervosamente.
"Draco Malfoy aiutami Porca Umbridge!"  si ritrovò a pensare Potter dopo più o meno cinque tentativi di togliersi i pantaloni, riflettendo sul fatto che il Serpeverde era riuscito a sfilargli un maglione, allentargli una cravatta e allargargli una cintura con zero difficoltà e senza che quasi se ne accorgesse. Sicuramente non avrebbe avuto problemi con una fottutissima cerniera. Si fermò in mezzo allo spogliatoio, guadagnandosi sguardi sconcertati anche da parte di tutti i Tassorosso, e avvampó per la terza volta in una mattinata. Poi chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e tirando come un forsennato finalmente riuscì a liberarsene una volta per tutte.
"Sì! Si-si-si-si-si-si-si!" urlò con una vocetta euforica mentre correva di nuovo verso il suo attaccapanni e si infilava la divisa.
Jimmy Peakes consultò l'orologio che aveva al polso e commentò "Ehm... mancano tipo due minuti. E poi bastava che..."
"E poi bastava che ti sbottonassi il bottone" finì per lui Ritchie Coote, indicando i suoi pantaloni a terra che nemmeno s'era preoccupato di appendere.
Harry lanciò un'occhiata verso di essi e si accorse che il bottone era saltato via, e la cerniera non era affatto incastrata come credeva. L’ovvietà del perché aveva faticato così tanto a sfilarseli lo colpì forte tanto quanto una dolorosa martellata in testa. "Cazzo non potevi dirmelo prima?!"
Il battitore si fissò gli stivali sentendosi improvvisamente responsabile dell'accaduto.
"Fa niente, colpa mia. L'importante è che ti senta pronto per la partita" si affrettò ad aggiungere il moro per compensare alla reazione aggressiva di poco prima. Stava per svenire dall'agitazione, lo sentiva. E il fatto di essere ancora svestito per metà quando mancavano pochi minuti all'inizio non lo aiutava di certo.
"Ragazzi, voi intanto entrate in campo. Cerco di raggiungervi il prima possibile" ordinò con il miglior 'tono da Capitano' che riuscì a imitare in un momento come quello.
I due battitori si alzarono dalle panche, afferrarono le scope e uscirono dallo spogliatoio senza dire una parola. Ron invece si mise in piedi svogliatamente poco dopo. Tremava come una foglia, ma non per il freddo: più che altro era terrore per la partita.
Potter si accorse di avere lo sguardo del rosso puntato addosso solo quando smise di dargli le spalle, per afferrare gli stivali nella sacca dietro di lui. Weasley era ancora lì, immobile se non per il tremolio del suo corpo, con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti. Lo stava fissando così intensamente da essere inquietante.
Harry si fermò a guardarlo negli occhi, non sapendo in che altro modo comportarsi. Avrebbe voluto incoraggiarlo, fare pace o qualcosa del genere. Ma sapeva che parlare, soprattutto adesso, non sarebbe servito a nulla.
Rimasero così per decisamente troppo tempo: finché mancarono solo secondi all'inizio della partita. Finché Ron non fu il primo a farsi avanti.
Si avvicinò ad Harry e disse poche parole. Ma che bastarono a turbare il moro più di ogni altra cosa. "So perché sei in ritardo".
E se ne andò.

 
 *****

 
"Voglio un gioco pulito! Niente violenza, imbrogli o quant’altro di disonesto! Altrimenti la squadra in questione sarà punita severamente” risuonò autoritaria la voce di Madama Bumb, in piedi e a braccia incrociate al centro del campo “Per dirla più precisamente: se vedo anche solo una lontana somiglianza con il fallo compiuto dai Serpeverde nella scorsa partita verrete automaticamente squalificati dalla Coppa delle Case di Quidditch”
Un ringhio silenzioso sembrò levarsi dalla folla verde-argento al ricordo della sconfitta di poche settimane prima. A causa di una maledizione lanciata sul portiere dei Corvonero che, oltre a non riuscire più a parare le pluffe e a schivare i bolidi, era rimasto per ben sei giorni in infermeria, – perché l’incantesimo era stato appositamente pronunciato male con ovvie gravi conseguenze sul ragazzo – la squadra Serpeverde era passata all’ultimo posto in classifica. Sta volta, se riaccadeva di nuovo, Madama Bumb non sarebbe stata così gentile. Dopotutto le serpi avevano ancora una possibilità di recuperare. Certo, sarebbe stato difficile, ma non impossibile.
“E per favore, giocatori, cercate di essere più puntuali la prossima volta” riprese l’insegnante con improvvisa voce gentile “altrimenti, se ritardate troppo, non potrò fare a meno di dare una penalità alla vostra squadra”
Harry avvampò di colpo, per la ben quarta volta in quella mattinata, rendendosi conto che l’avviso era rivolto, anche se non direttamente, a lui. Abbassò lo sguardo, imbarazzato, ma il rossore non poté che peggiorare quando incrociò quello attento e accusatorio di Ginny.
“I capitani si stringano la mano!” esclamò Madama Bumb interrompendo temporaneamente, per fortuna del moro, la spiccata voglia di sapere della ragazza.
Potter avanzò di poco e si fermò a mezz’aria osservando le due squadre schierata in ordine sotto di lui, il tremolio incessante di Ron sospeso al suo fianco e infine il Tassorosso che si ritrovava di fronte: Anthony Rickett. Prese un respiro profondo, senza però far notare la sua rinnovata agitazione, poi, scrutando gli occhi del giocatore nei pochi secondi a disposizione e cercando di decifrarne le intenzioni, si decise a stringerli la mano.
“Molto bene” mormorò l’insegnante tra sé e sé. "TRE... DUE... UNO..." e il suono acuto del suo fischietto riempì il campo, dando finalmente iniziò alla partita.
Il boccino venne liberato per ultimo e con uno scatto veloce volteggiò attorno alla testa di Potter, poi scattò verso quella di Jamie – il cercatore dei Tassorosso – sfiorandogli il naso. Subito dopo sparì in alto, tra le nuvole, con un leggero fruscio delle ali.
Harry fece appena in tempo a spostarsi all’indietro prima di venire investito dai cacciatori e dai battitori che decollavano in verticale dirigendosi verso le rispettive posizioni. Dopo un breve momento di esitazione inclinò la punta della sua scopa all’insù e partì anche lui alla volta del cielo in modo da rintracciare più facilmente la pallina dorata ed avere una visuale migliore sull’intero campo.
Un senso di pura eccitazione lo invase quando sentì l’aria scivolargli tra i capelli e il piacevole senso di vuoto e leggerezza dato dalla velocità: solo uno dei moltissimi motivi per cui adorava il Quidditch.
“E la partita è ufficialmente cominciata! Katie Bell è la prima ad afferrare la pluffa, avanza verso il portiere di Tassorosso ma… oh no! Un bolide si sta dirigendo verso di lei. Sembra che i battitori della squadra avversaria si stiano già dando da fare” iniziò la voce di Lee Jordan, il telecronista, interrompendo il sogno ad occhi aperti del moro “Ma aspetta! Katie passa la pluffa a Ginny Weasley e con una favolosa manovra riesce a schivarlo. Che ragazza incredibile! Mai quanto lo era Angelina ovviamente, ma non tutti riuscirebbero a riprendersi dopo un incidente grave tanto quanto quello di Katie! A guardarla sembra che non abbia mai smesso di allenarsi!...” si bloccò di colpo, quasi come se fosse stato realmente congelato dallo sguardo lanciatogli dalla McGranitt.
La professoressa odiava quando quella storia saltava fuori tra gli studenti, credeva che lo spargimento dell’accaduto a Hogsmeade facesse sembrare Hogwarts un posto insicuro in cui gli insegnanti non si preoccupavano della sicurezza dei ragazzi. Per questo tentava in tutti i modi di “soffocarne” le voci. Non serviva a nulla generare altro panico tra i maghi oltre a quello che già circolava a causa del ritorno di Voldemort, e non voleva che la propria scuola creasse ulteriori problemi al Ministero.
“La-la Weasley nel frattempo ha passato la pluffa a Demelza Robins che si destreggia con facilità tra i giocatori di Tassorosso. E’ subito a pochi metri da Anthony Rickett, resta solo da vedere se il capitano e portiere sarà capace di resistergli” riprese a parlare Lee ancora un po’ intimorito, appena la McGranitt gli staccò gli occhi di dosso.
I rosso-oro trattennero il fiato mentre la ragazza alzava il braccio per mirare.
“ATTENZIONE!” urlò Jordan, facendo puntare tutti gli sguardi su di lui, alcuni dei quali contrariati per l’apparente inutile interruzzione “Sembra che nessuno si sia accorto che Ritchie Coote, uno dei battitori Grifondoro, ha appena lanciato un bolide e quello si sta dirigendo con un’estrema velocita verso Anthony Rickett… I battitori Tassorosso non riescono a raggiungerlo in tempo per deviarne la direzione: se il caro portiere non si scosta subito potrebbe uscirne fin troppo male…”
Anthony cercò di prestare contemporaneamente attenzione alla pluffa, che nel frattempo era stata lanciata da Demelza, e al bolide, che con la sua perfetta traiettoria stava per entrare in collisione con la sua testa. Ma ormai non aveva più di mezzo secondo a disposizione, così, con un improvviso scattò si abbassò sul manico di scopa, preferendo 10 punti in meno piuttosto di un trauma cranico. Le due palle avanzarono contemporaneamente: una accanto all'altra. Il bolide lo passò via, sfiorandogli paurosamente la divisa da Quidditch sulla schiena, mentre la pluffa, ormai completamente libera di avanzare, finì giusta nell’anello centrale.
“10 PUNTI PER IL GRIFONDORO!” esclamò il telecronista attraverso il microfono, mentre il tabellone magico si aggiornava automaticamente e un coro di urla euforiche accompagnato da sventolanti bandiere colorate si levava dalle tribune rosso-oro. I Tassorosso non poterono far altro che sospirare dispiaciuti: non erano quei tipi che insultavano la squadra avversaria ad ogni minima sconfitta, cosa che, invece, era caratteristica dei Serpeverde.
“Complimenti! Tecnica favolosa quella dei Grifoni! Mi chiedo se sia stato il nostro Harry Potter a escogitarla. Beh, probabilmente la risposta è sì! Quel ragazzo ha davvero più capacità di quelle che si possano immaginare, non ci si stupisce più di tanto che molte persone lo considerino il Prescelto!” commentò Lee appena la situazione si fu calmata quel poco da permettere agli studenti di udirlo, nonostante il forte baccano.
Il moro, mezzo nascosto da una nuvola, non poté fare a meno di essere soddisfatto nel vedere che il piano da lui elaborato aveva funzionato meglio del previsto. Anche se non era molto d'accordo con tutti quei complimenti. Odiava essere al centro dell'attenzione.
“Ma riprendiamo a guardare la partita.” continuò Jordan “Nella felicità generale la palla è passata ai Tassorosso che stranamente sono già arrivati a metà campo. Il cacciatore Malcolm Preece ha la pluffa. Scende in picchiata evitando la prodigiosa Katie Bell e subito dopo la passa a Zacharias Smith, che invece sale dritto in direzione delle porte. Ginny e Demelza si lanciano su di lui, bloccandogli in pochi secondi la strada, o meglio: il cielo. Zacharias deve prendere una decisione: rischia e tenta di segnare da parecchi metri di distanza dalla porta? Oppure si lascia rubare la pluffa da due favolose cacciatrici?”
Altra occhiataccia da parte della McGranitt alla parola ‘favolose’.
“Momento di tensione estrema, soprattutto da parte di Ron Weasley, il nostro portiere. Il cacciatore Tassorosso invece che cosa sceglierà di fare?”
Gli occhi di Smith si accesero di una strana luce furbastra e lui non esitò a esegiure la prima delle due opzioni. Anche da quella distanza riusciva a scorgere l'esagerata agitazione del rosso e sapeva che in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a parare nulla. Con un movimento rotatorio del braccio compiuto alla perfezione e una mira divina il ragazzo riuscì a lanciare la pluffa oltre le due cacciatrici di Grifondoro. La palla prese a sfrecciare verso Ron, senza più un ostacolo davanti.
 
Hermione si mosse agitata sugli spalti, incrociando le dita.
 
Draco smise di osservarsi le unghie come se fossero degne delle più importanti attenzioni, facendosi più attento.
 
Neville, seduto accanto alla Granger, deglutì ansioso.
 
Luna smise di far ruggire il grosso leone di stoffa che aveva posato sul capo.
 
E Harry chiuse gli occhi, cercando stupidamente di confluire la propria forza sull’amico con l’utilizzo della mente, anche se era consapevole dell’impossibilità della cosa.
 
Un paio di metri ormai separavano Ron dalla pluffa e Potter già si era autoconvinto che tutta quell’ansia non gli avrebbe permesso di combinare un bel niente. Ma, proprio quando anche l’ultimo barlume di speranza si spense in lui, un coro di voci partì dagli spalti del Grifondoro:
 
Perché Weasley è il nostro re
ogni due ne azzecca tre
così noi cantiam perché
perché Weasley è il nostro re


Weasley è il nostro salvator
col suo gioco pien d'ardor
vinceremo noi perché
perché Weasley è il nostro re
 
E il rosso non sentì più nulla, solo il manico di scopa che teneva stretto tra le dita e il canto di incoraggiamento dei suoi compagni. Poi, pochi secondi prima che la palla lo raggiungesse, con uno scatto improvviso si inclinò di lato e la calciò forte in avanti senza nemmeno guardare ciò che stava facendo.
 
Harry impiegò non poco ad accertarsi che quello che aveva visto era reale. Temette per svariati momenti di essere così concentrato sul tentativo di confluire mentalmente energia al suo migliore amico da esserselo immaginato. Ma si rese conto che non era uno strano scherzo che la sua testa gli aveva giocato quando udì il coro ‘perché Weasley è il nostro re’  ripartire con un volume tre volte più alto di prima, rischiando quasi di perforargli i timpani nonostante la sua distanza dalle tribune.
Il colpo era stato così forte e preciso che la pluffa aveva attraversato l’intero campo di Quidditch talmente veloce che né i cacciatori né il portiere di Tassorosso erano riusciti a bloccarla, così quella era filata dritta dritta nell’anello in basso a destra.
 
“20 PUNTI PER IL GRIFONDORO! E SIAMO 30 A 0!” strillò Lee con voce squillante dallo stupore “Ripassando velocemente le regole: se il portiere riesce a mandare la pluffa in una delle tre porte avversarie senza che venga toccata da nessun'altro giocatore in campo i punti raddoppiano. Santo Godric! Vi giuro che da quando sono arrivato ad Hogwarts non ho mai visto nulla del genere dal vero, e tutti voi potete confermare che essendo il telecronista non sono mai mancato ad una partita! Forse abbiamo sottovalutato un po’ troppo il Signor Weasley qui, che dite Grifondoro?”
Un ammasso di “Siiii” mischiati a “Weasley è il nostro re” andò ad aggiungersi alle urla di euforia già presenti tra la folla, facendo aumentare ancor di più il tono delle grida.
 
Ron si passò una mano sui capelli, sicuramente molto più impressionato dell’intero pubblico messo insieme, mentre con gli occhi sgranati continuava a balbettare “Oh miseriaccia! Oh miseriaccia! Oh miseriaccia!” Davvero, non riusciva a crederci. Alzò la testa verso il cielo e non gli venne in mente altro che fissare Harry, in cerca di una conferma a ciò che aveva appena fatto. Anche da lontano riuscì a scorgere il sorriso sincero che si dipinse sulle labbra del moro e forse, anche se solo per poco, si dimenticò del perché non gli parlava da una settimana.
 
Tra la stupore e felicità generali quasi nessuno notò che Madama Bumb aveva rilanciato la pluffa in campo e che i giocatori avevano ripreso a volare, ma, purtroppo per Harry, Ron se ne accorse e distolse lo sguardo da lui, riconcentrandosi sulla partita e sciogliendo quel piacevole momento di amicizia. Il moro sospirò costringendosi ad imitare il suo migliore amico, ovviamente non prima di aver lanciato un sorrisetto a Hermione e un'occhiata compiaciuta verso Malfoy – attualmente circondato da Serpeverde che ribollivano dalla rabbia per quel tiro perfetto.
La partità continuò in modo più o meno classico: i Grifondoro segnavano spesso, soprattutto grazie agli schemi di gioco elaborati da Harry, mentre i Tassorosso riuscirono a far entrare la pluffa in porta solamente quattro volte, che di certo non sarebbero bastate per farli vincere. La squadra di Potter era così in vantaggio che anche se il cercatore avversario fosse riuscito a prendere il boccino loro avrebbero totalizzato comunque più punti. E in ogni caso della pallina dorata non c’era traccia, il moro non riuscì a scorgerla nemmeno una volta tra le nuvole o in qualunque altro posto. A volte gli pareva di intercettarla per pochi secondi ma poi si rendeva conto che o erano le bandiere luccicanti che sventolava la gente sugli spalti oppure i capelli di Draco che venivano colpiti da un leggero raggio di sole e lo distraevano continuamente. Ad un certo punto si abbandonò pure sulla scopa, lasciando i piedi a penzoloni e poggiando i gomiti sulle ginocchia, per riuscire a fissare meglio il biondo Serpeverde che, almeno quando ricambiava il suo sguardo, gli faceva spuntare un sorriso involontario sulle labbra.
Altre due ore trascorsero inesorabilmente lente e lui iniziò a far giravolte su se stesso tanto per far vedere alla sua squadra che non se ne stava ad oziare con le mani in mano. Spesso il pubblico si fermava a guardare lui piuttosto che la partita e Harry aveva l’impressione di non essere l’unico ad averne le scatole piene. E per giunta era quasi l’ora di pranzo e dato che l’agitazione l’aveva abbandonato ormai da tempo aveva anche un certo languorino. Desiderò che tutto finisse in fretta. I rosso-oro avevano ormai un vantaggio di 150 punti sui Tassorosso e dai, era abbastanza ovvio chi avrebbe vinto.
 
“E siamo 190 a 40 per…” Lee si interruppe non trattenendo uno sbadiglio “… i Grifondoro” concluse, senza il solito tono allegro e coinvolgente. La McGranitt lo rimproveró per tutta quella svogliatezza, considerata da lei maleducata verso i giocatori che ancora si davano da fare, ma dovette ammettere che il ragazzo non aveva tutti i torti. Le cose stavano andando davvero per la lunga, solitamente le partite erano più coinvolgenti.
 
Trascorsero altri dieci minuti, o forse un giorno, Harry non lo sapeva, quando si fece nuovamente distrarre dal solito falso luccichio. Socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco la lontana figura di Draco sugli spalti, la miopia di certo non aiutava, e si rese conto che il biondo non si era girato verso di lui solo per lanciarli un’occhiatina ma che, cercando di non farsi notare dalle persone attorno a lui, stava indicando con dei cenni un punto dalla parte opposta del campo rispetto a dove si trovava Harry, vicino al portiere dei Tassorosso. Rivolse lo sguardo nella stessa direzione e lo vide, un minuscolo puntino dorato che vibrava nell’aria.
Ringraziò il Serpeverde con un sorriso affrettato, poi, nuovamente carico di euforia, partì all’inseguimento del boccino. Non ci volle più di tanto prima che il cercatore di Tassorosso si rendesse conto del perché era scattato così all’improvviso. Jamie afferrò il manico della sua scopa e una volta visualizzato il luccichio volò nella stessa direzione cui puntava il Grifondoro. E con un vantaggio maggiore per giunta, dato che si trovava più vicino agli anelli. 
Harry recuperò in fretta la distanza grazie alle prestazioni della sua Firebolt, tuttavia non poté fare a meno di bloccarsi a mezz'aria quando un urlo gli giunse da dietro. Normalmente non si sarebbe nemmeno preoccupato di girarsi a guardare, capitava spesso che durante una partita un giocatore prendesse uno spavento oppure esultasse per la gioia di una mossa compiuta alla perfezione, e la stessa cosa valeva per il pubblico, ma quella volta era diverso. Quella volta era sicuro che fossero grida di terrore, e purtroppo sapeva anche da che persona provenivano: Ron Weasley. 
Si voltò verso gli anelli di Grifondoro con un orrendo presentimento e dovette prendere un respiro profondo prima di sollevare il capo e trovare finalmente il coraggio di guardare. L’urlo si interruppe nel momento esatto in cui Harry capì cosa stava per succedere: un bolide colpì con uno schianto sordo la mascella del suo migliore amico ruotandone la testa di quasi 180 gradi. E lui ebbe l’impressione di sentire lo scricchiolio del collo di Weasley che si spezzava.
Non ragionò più. Non si rese conto che era troppo lontano perché ciò che aveva udito potesse essere reale, così si fece prendere dal panico. Il suo cuore perse un battito, e senza fiato iniziò a sudare freddo. Non sentì Lee Jordan che annunciava a tutti l’accaduto, né gli studenti, o meglio studentesse, che strillavano sconvolte dopo che Ron era stato colpito. Vide solo quest'ultimo barcollare sulla scopa e il suo busto inclinarsi verso destra, come a rallentatore. Poi la sua testa ciondolò molle sulla spalla, finché perse definitivamente la presa sul manico e iniziò a precipitare.
Nonostante la paura il corpo del moro reagì da solo. Se né fregò completamente di Jamie che, dietro di lui, era all’inseguimento del boccino e probabilmente fra non molto l’avrebbe acchiappato. E dei Tassorosso che stavano approfittando dell'assenza di Ron per fare punti su punti – purtroppo fra la moltitudine di falli che esistevano nel Quidditch quello di segnare in assenza di portiere non era compreso, e Madama Bumb non aveva la facoltà di intervenire in alcun modo. Scattò verso il corpo che stava precipitando e volò con tutte le sue forze per arrivare in tempo, prima che accadesse il peggio.
 
Hermione, sugli spalti, si poggiò le mani sul viso mentre veniva scossa da singhiozzi silenziosi. Non era capace di distogliere lo sguardo: i suoi occhi erano immobilizzati sulla scena e la sua mente sincronizzata sulle condizioni in cui probabilmente si sarebbe trovato Ron fra pochi attimi.
 
Perfino la McGranitt se ne rimase immobile, senza fare nulla: mai si era ritrovata in una situazione del genere e forse per la prima volta in vita sua non aveva idea di come risolverla.
 
Harry continuò a fare del suo meglio per raggiungere il rosso, inclinandosi verso il basso in modo da trovarsi sotto di lui quando sarebbe arrivato il momento di afferrarlo al volo. Ma Weasley stava precipitando troppo in fretta e lui invece sembrava avanzare a rallentatore… non ce l’avrebbe mai fatta.
E gli altri giocatori più vicini al rosso parevano non accorgersene, occupati com’erano a tenere testa ai giallo-nero.
L’unica speranza era che accadesse un miracolo.
E accadde:
Malfoy si erse in piedi sulle tribune ignorando, anche se con fatica, le occhiate stupite dei suoi compagni Serpeverde. Levò dritto davanti a sé la bacchetta e con tutta la forza che aveva nei polmoni urlò due sole parole: “ARESTO MOMENTUM!
La caduta di Ron rallentò di colpo, mentre la folla tratteneva il fiato. Eccetto i Tassorosso, che a quanto pareva recuperavano punti velocemente ed erano troppo felici per badare ad un Grifondoro che stava per diventare tutt'uno con il prato.
Se fosse stato meno concentrato sul non far morire il suo amico Harry sarebbe rimasto non poco stupito di quel comportamento completamente privo di altruismo. Forse ogni tanto anche i “più buoni” della scuola non rispettavano completamente gli ideali della propria Casa. Ma ora decisamente non aveva tempo di pensarci, non con lo stomaco stretto in una morsa e le energie che iniziavano a prosciugarlo.
In ogni caso non si fermò, non poteva permetterselo. Continuò a volare il più velocemente possibile e prima che potesse rendersene conto era a pochi metri sopra il corpo di Ron, riusciva a udire le sue urla soffocate dal vento, e sapeva che non era morto oppure svenuto, che era ancora vivo. Un nuovo calore gli riempì le membra congelate dalla paura, forse un senso di profonda amicizia, di speranza o di andrenalina. Forse tutti e tre assieme. Si lanciò in una picchiata verticale e l’aria fredda di Febbraio gli fece lacrimare gli occhi.
Non si accorse di ciò che aveva fatto. Finché le sue orecchie non si decisero a ripartire e gli inviarono il suono delle esultazioni degli studenti, e in seguito vide l’avambraccio che reggeva tra le dita.
“Harry…” sussurrò una voce sospesa sotto di lui.
Guardò il viso del suo migliore amico che nonostante il livido bluastro in formazione gli sorrideva sinceramente e non riuscì a capacitarsi di come il rosso riuscisse ancora a parlare dopo il colpo alla mascella che aveva ricevuto.
“Grazie fratello” disse Ron flebilmente, eppure il suo tono tradiva lo strano luccichio di determinazione che aveva negli occhi.
“Non c’è di che” rispose Harry con naturalezza – come se il rosso non avesse appena rischiato la vita e lui non fosse andato in panico fino a un secondo prima – aiutandolo ad issarsi sulla sua scopa con parecchia difficoltà. Ok che non era proprio un peso morto come invece lo era stato Draco la settimana precedente nella Torre di Astronomia, ma pesava comunque molto di più del Serpeverde. “E ora?” chiese quando Weasley fu ufficialmente al sicuro aggrappato a lui.
Il suo amico si tastò la mascella e una volta constatato che la botta era ancora troppo ‘fresca’ per fargli esageratamente male tirò una leggera pacca sulla spalla del moro ed esclamò “Ora abbiamo una partita da vincere!”. Il motivo per cui non si parlavano da una settimana, in quel momento, era stato praticamente del tutto spazzato via dai suoi ricordi.
“Sei pazzo?!” scattò Harry “Io ho una partita da vincere casomai! E’ meglio che ti metta giù e chiami Madama Chips, guarda in che condizioni ti ritrovi la faccia!”
“Questo può aspettare” disse Ron in un tono che non ammetteva repliche, indicandosi il livido “Se invece aspettiamo ancora un po’ per tornare in campo la sconfitta è assicurata, e lo sai benissimo anche tu” concluse, facendo sottintendere il riferimento a dei certi cacciatori Tassorosso che segnavano a raffica in assenza di portiere, e ad un certo cercatore che rincorreva il boccino da ormai diversi minuti.
Valutando il rischio Harry si chiese per quale motivo non fosse ancora riuscito a catturarlo, ma non rimase a riflettere più di tanto, – lui non era affatto il tipo che pensava prima di fare le cose – così annuì.  Perché non era il caso di perdere ulteriore tempo.
“Grande!” esultò Ron “E ora, se non ti dispiace, la mia scopa è quella là”. Indicò un punto non molto lontano sotto di loro.
Harry atterrò sul prato del campo da Quidditch e, dopo aver fatto scendere il suo amico, si girò un ultima volta per rivolgergli un sorriso di incoraggiamento che venne felicemente ricambiato. Prese un respiro profondo, inspirando ed espirando una quantità sufficientemente abbondante di aria. Poi salì in alto, verso il boccino che tuttora sfuggiva ai numerosi tentativi di Jamie di acchiapparlo, verso la vittoria.
 
“Siamo 180 a 190 per i Tassorosso” annunció Lee Jordan attraverso il microfono, triste e rassegnato, finché non vide i due Grifondoro sollevarsi da terra e scattare verso i lati opposti del campo. Avrebbe giurato che si sarebbero entrambi fermati prima della conclusione della partita e invece… “ATTENZIONE! Nonostante il pericoloso incidente scampato per poco HARRY POTTER e RON WEASLEY sembra stiano tornando in campo! Pazzi io dico, pazzi!”
 
La McGranitt si poggiò le mani sul cuore quasi commossa da tutta quella forza di volontà, ignorando completamente la consapevolezza che una volta rientrata al castello l’infermiera avrebbe fatto la predica a lei e a Madama Bumb per non averla avvertita subito dell’incidente di Weasley, e per averlo lasciato tornare in campo.
 
Hermione si asciugò le lacrime con il palmo della mano, non riuscendo a smettere di sorridere sollevata.
 
Non si poteva dire lo stesso per Draco, che invece era circondato da una folla di Serpeverde davvero tanto, tanto contrariati.
“Ma sei coglione?” chiese l’attuale cercatore della squadra verde-argento, sostitutore del biondo che quell'anno non aveva tempo per giocare a causa della missione affidatagli dal Signore Oscuro “Se lo lasciavi morire avevamo una buona possibilità di vincere alla prossima partita contro i Grifondoro!”
Malfoy lo ignorò senza difficoltà.
“Come ti è saltato in mente di salvare il culo a Lenticchia?!” esclamò invece Millicent Bulstrode, una ragazza tarchiata e decisamente insopportabile, facendosi largo tra gli studenti e rischiando quasi di far inciampare Pansy con un colpo di bacino.
Draco afferrò la corvina per un braccio prima che cadesse all’indietro “Hai ragione, forse è meglio che salvi la gente dal tuo di culo le prossime volte” ribatté.
Theodore, al suo fianco, non si trattenere e scoppiò a ridere.
Millicent invece agitò una mano per aria, gesticolando a casaccio senza trovare le parole adatte a tenergli testa. Cercò anche di nascondere il fatto di essere rimasta offesa da quella presa in giro, ma non gli riuscì per niente bene.
“Qualcun’altro ha voglia di criticare?” chiese Zabini ponendosi tra il biondo e il mucchio di serpi radunate attorno a loro. Lì guardò uno per uno con il solito viso inespressivo, dall’alto in basso, senza battere ciglio, e questo bastó per farli tornare al posto con la coda tra le gambe. Probabilmente doveva davvero avere un’aria intimidatoria se le persone si affrettavano ad allontanarsi appena se lo ritrovavano davanti. Ghignò soddisfatto, non gli dispiaceva affatto riuscire a comandarle a suo piacimento come aveva appena fatto.
“Grazie Blay” sussurrò Draco da dietro le sue spalle.
“Di niente” ribatté Zabini, gentile. Per quanto si potesse considerate 'gentile' uno come lui.
Poi Malfoy fece una cosa, una cosa che mai nessuno si sarebbe aspettato dal re delle serpi in persona, una cosa di cui rimase stupito perfino lui stesso. Si avvicinò a passo deciso alla ringhiera delle tribune, mise le mani a megafono attorno alla bocca e urlò senza preoccuparsi della gente che lo stava a guardare. “NON TI HO AIUTATO A SALVARE IL TUO AMICHETTO PER NIENTE POTTY, QUINDI FAGLI IL CULO A QUEI TASSOROSSO! VINCI QUESTA CAZZO DI PARTITA!”
 
Harry, attualmente all’inseguimento del boccino, quasi cadde dalla scopa quando gli giunsero alle orecchie quelle grida. Draco doveva essere seriamente impazzito... Oltre al fatto di aver usato non poche parolacce e quindi essersi assicurato per il 50% di probabilità un bel castigo (di quelli che ti ricordi a vita), aveva appena incoraggiato davanti a tutti Harry Potter… Harry Potter! Neanche nei suoi sogni avrebbe mai pensato che una cosa del genere fosse possibile, forse troppi baci avevano un brutto effetto su di lui. Per non parlare che in quel modo si era appena rovinato la posizione sociale fra i Serpeverde.
Anche se scombussolato da tutti quegli avvenimenti che si susseguivano uno dopo l'altro, e che non sembravano voler finire, il moro cominciò a sentirsi davvero bene grazie a quelle ultime parole. Chiuse gli occhi per concentrarsi, poi virò nello stesso momento in cui il boccino cambiò direzione, seminando Jamie per alcuni istanti.
 
“Dray ma che cavolo…?” chiese Pansy sconvolta, fissandolo ad occhi sgranati mentre quello urlava a squarciagola.
“Zitta!” sputò Malfoy senza nemmeno guardarla. “Sto supportando il mio ragazzo e tu non devi intrometterti” disse poi fra sé e sé, imbarazzandosi subito dopo. Non sapeva da dove era saltato fuori quel pensiero, non si erano ancora fidanzati ufficialmente, eppure gli era venuto abbastanza naturale chiamarlo così.
“Ma… che ti prende?” insisté la corvina, leggermente ferita.
“Senti, se vuoi venire qua a darmi una mano bene, altrimenti puoi pure startene zitta, non sei affatto d’aiuto” rispose senza farsi tanti problemi.
Pansy esitò, sorpresa dal suo comportamento del tutto fuori dal normale. Ma poi avanzò di un passo e affiancò il biondo. Non capì cosa la spinse a farlo, forse il bene che voleva a quel bisbetico ragazzino platinato, forse la fiducia che riponeva in lui. O forse lo fece perché era stato il primo a parlarle e a dimostrarle affetto quando, al loro prima anno, era stata smistata in Serpeverde e non aveva idea di come comportarsi. Dopotutto Draco era solo capitato nella famiglia sbagliata al momento sbagliato, e anche se molte volte non riusciva a capirlo – come in quel momento. Ok sbavare dietro al proprio nemico, ma sgretolare la propria dignità così…. bah – lo conosceva bene e sapeva che anche lui era in grado di amare, quando voleva. “Cosa non si farebbe per un amico…” pensò mentre prendeva un respiro profondo e strillava “VAAAIIII POOOOTTEEEEER!”
Blaise faticò parecchio a trattenersi dallo schiaffeggiarsi la faccia, esasperato, quando afferrò cosa stavano facendo quei deficienti dei suoi compagni di Casa. Cazzo, unirsi al coretto ‘Potty fai il culo ai Tassorosso’ era l’ultima cosa che desiderava… Draco però era il suo migliore amico, e lui non aveva intenzione di perdere di nuovo la sua amicizia dopo una sola settimana che l’aveva riottenuta. Doveva farlo, per lui. Sapeva perfettamente quanto fosse importante. Si fece coraggio e, con un’ultima imprecazione mentale verso il ragazzo, si unì al coro che urlava incoraggiamenti alla persona che più odiava al mondo.
Theodore ci sperò con tutte le sue forze che almeno Zabini rimanesse a fargli compagnia, ma a quanto pareva la fortuna non era dalla sua parte e rimasto il solo dei quattro seduto sulle tribune, circondato da spazi vuoti e con tutti gli sguardi addosso, iniziò a vergognarsi parecchio. Non che gli dispiacesse avere attenzioni, ma il tipo di attenzione che ora gli stavano rivolgendo gli studenti Serpeverde non era decisamente ciò che desiderava. Resistette solo pochi minuti, quindi si alzò in piedi e incenerendo le tre serpi sulla ringhiera con lo sguardo, anche se girati di schiena non potevano vederlo, esclamò: “Voi siete pazzi!” prima di spingere malamente di lato Blaise e ficcarsi a forza tra lui e Pansy. Occupato com’era a gridare complimenti a caso a destra e a manca non si accorse minimamente della ragazza al suo fianco, che senza volerlo era arrossita per la sua vicinanza.
Malfoy dovette interrompersi un momento per l’immenso sorriso che gli spuntò sulle labbra, impedendogli di continuare ad urlare, quando anche Theo si aggiunse al gruppo.
Una miriade di risate, bisbigli e insulti si levarono dietro di loro. Eppure non smisero nemmeno un secondo, continuarono fino allo sfinimento, legati forse dall’amicizia, forse da qualcos’altro di ancora più forte ed inspiegabile. Certo: non era facile guadagnarsi la fiducia di un Serpeverde ma, quando ci riuscivi, davvero pochissime cose erano più forti del legame che andava a crearsi.
 
“Incredibile! Sembra che il Signorino Malfoy e i suoi compagni si siano messi ad incoraggiare la squadra Grifondoro! Sarà un trucco per nascondere un diabolico scherzo? Oppure solo un metodo per infastidire in nostro Potter?...”
Il mio Potter, il MIO. Caro Lee Jordan…” pensò Draco cercando di bruciarlo vivo con la forza del pensiero.
“… Eppure sembra che al resto dei Serpeverde l’idea non vada molto a genio” osservò il telecronista “Forse non è uno scherzo, e noi in questi mesi ci siamo persi qualcosa”
 
Neville si alzò in piedi e si sporse oltre il confine della tribuna per sbirciare quelle dei Serpeverde. E, quando vide ciò che stavano facendo Draco e i suoi amici, non poté fare a meno di stupirsi positivamente. Non tanto per la consapevolezza che quello dei verde-argento era un grande gesto, ma più che altro perché fra quel gruppo di persone ce n’era una da cui mai si sarebbe aspettato quel comportamento così altruista.
 
Un centinaio di idee sul perché di quella felicità improvvisa attraversarono Hermione quando Paciock se ne ritornò al posto sedendosi accanto a lei, con un sorriso ebete che ancora gli teneva sollevati gli angoli della bocca. Decise però di pensarci più tardi, ora aveva una partita da seguire.
 
Harry urtò Jamie, senza però fargli male, e lo spinse di lato così da liberare la strada e ritrovarsi con il boccino perfettamente davanti a sé. Evitò subito dopo un bolide lanciato per colpirlo sul braccio – allungato avanti in attesa di arrivare un attimo più vicino alla pallina dorata, che si divertiva a cambiare direzione ogni pochi secondi.
 
Ron invece si destreggiava già da un po’ tra gli anelli, senza alcuna difficoltà, parando una pluffa dopo l’altra. Sembrava impossibile come riuscisse a giocare così divinamente nonostante l’incidente. Forse il colpo alla testa gli aveva giovato: eliminando la sua agitazione.
 
Tutto il resto della squadra sembrava invece giunta ad una posizione di stallo dopo l’ultimo tiro in porta andato a buon fine. I cacciatori e i battitori erano sfiniti e affamati, nessuno di loro riusciva più a segnare ormai da un quarto d’ora, e i tabelloni dei punteggi erano entrambi fermi su I90.
La situazione era completamente in mano ai cercatori.
 
Il boccino virò improvvisamente verso il basso e Harry si lanciò in picchiata un secondo prima che il cercatore di Tassorosso tentasse di spingerlo via. Sentì l’adrenalina salire a mille mentre guadagnava terreno, sempre più veloce, sempre più incontrollabile.
Finché Jamie lo affiancò. Ormai erano entrambi a pochi metri da terra ma la pallina dorata non sembrava voler cambiare direzione, quasi come se fosse intenzionata a continuare il suo volo sotto la superficie del campo.
5 metri…
Ancora nulla. Continuava ad avanzare verso il basso.
3 metri…
Harry ghignò involontariamente, sicuro che sta volta avrebbe vinto.
2 metri…
Jamie sgranò gli occhi e fu costretto a puntare il manico di scopa verso l’alto e ad allontanarsi dal suolo. Ancora poco e si sarebbe spiaccicato a terra con una di quelle cadute che mai si sarebbe scordato in vita sua.
Ed ecco a cosa si riferiva il moro.
1 metro…
Il boccino evitò il prato all’ultimo secondo, fece una giravolta e cominciò a volare parallelo ad esso.
Harry si raddrizzò appena in tempo per sentire la punta delle sue scarpe sfiorare il terreno.
Poi non ci fu più nulla.
Solo lui, il vento, il suo braccio teso in avanti e l’obbiettivo che stava ad un palmo dal suo naso. Anzi, ad un palmo dal suo palmo, per dirla più giusta.
Inspirò profondamente, aumentando ancora di velocità.
Oramai millimetri lo separavano dallo sfarfallio dorato. E avrebbe potuto giurare di aver visto la sua mano chiudersi sul boccino, in quel preciso momento, eppure, quando socchiuse gli occhi per metterlo a fuoco, si accorse che c’era solo aria e che quella pallina bastarda era saltata improvvisamente verso l’alto.
Ecco, perfetto. Aveva avuto la vittoria in pugno, letteralmente, ed era perfino riuscito a farsela sfuggire. E ora era sfinito, senza più un briciolo di energia o di speranza.
Gli venne da piangere.
 
“PORCO GODRIC SFREGIATO! ACCHIAPPA QUEL COSO CHE NE SEI FOTTUTAMENTE CAPACE!”
 
Gli giunse alle orecchio l’urlo di Malfoy.
Alzò lo sguardo sopra di lui, sul boccino che s’allontanava, e all’istante si rese conto che se fosse rimasto sulla scopa ancora per un millesimo di secondo avrebbe perso.
Non tentò più di ragionare, semplicemente agì e senza curarsi della velocità esagerata per ciò che aveva intenzione di fare puntò entrambe le piante dei piedi verso terra e si lasciò cadere. La Firebolt scivolò subito via da sotto di lui e rotolò malamente sul prato. Ma ormai non aveva più importanza.
Harry ammortizzò l’atterraggio con le ginocchia per non spezzarsi le caviglie, poi saltò tanto quanto le sue condizioni di quel momento gli permisero, più in alto che potè…
Ricadde subito dopo nel campo.
Le sue gambe cedettero sotto il suo peso e si accasciò sull’erba, allo stremo delle forze.
Si sentiva debole, sia fisicamente che psicologicamente, e per lunghi istanti temette di aver perso.
Poi le sue mani riacquistarono sensibilità, e avvertì chiaramente una superficie fredda contro il palmo e un paio di alette agitarsi frenetiche, solleticandogli le dita.
Ce l’aveva fatta!
 
“HARRY POTTER CATTURA IL BOCCINO, E GRIFONDORO VINCE!!!”
Un boato formato dalle urla di esultazione degli studenti rosso-oro esplose nel campo all’annuncio di Lee Jordan.
Bandiere venivano agitate in aria.
Pugni si alzavano verso l’alto in segno di vittoria.
Amici si tiravano pacche sulle spalle e si abbracciavano a vicenda.
Alcune coppiette si divoravano la faccia come se non avessero mangiato da anni.
Altri, rari ma non inesistenti, si scambiavano mance di galeoni per scommesse perse.
Ad un certo punto scoppiarono pure fuochi d’artificio dei Tiri Vispi Weasley, costringendo la gente ad alzare lo sguardo, senza fiato per lo spettacolo di luci e colori. Probabilmente lo studente con abbastanza coraggio da accenderli avrebbe scontato una punizione non troppo leggera se fosse stato beccato, dato che erano proibiti dal regolamento… ma a ripensarci? Che importava poi in quel momento?
Partirono rumorosi cori di “Perché Weasley è il nostro re”, mentre folle di persone scendevano di corsa le scale delle tribune cercando di arrivare per prime a congratularsi con i giocatori, che nel frattempo erano atterrati attorno ad Harry.
Gli unici che rimasero seduti al loro posto furono i Tassorosso – impegnati a crogiolarsi nella sconfitta ricevuta solo per quel piccolo e stupido ‘metro da terra’ – e la maggior parte dei Serpeverde ovviamente, a cui la vittoria dei Grifondoro premeva dolorosa sull’orgoglio.

 
Harry non seppe per quanto tempo rimase fermo nello stesso punto a ricevere abbracci, pacche, il cinque, il dieci, baci sulle guance (non riusciva a tenere sotto controllo proprio tutte le ragazze) e complimenti di gente su gente: dai più numerosi visi sconosciuti, a quelli visti solo un paio di volte, a quelli con cui parlava raramente o anche più spesso. Ormai non faceva più caso nemmeno a chi si ritrovava davanti, agiva in automatico: saluta, abbraccia, ringrazia, saluta ancora… i suoi pensieri erano sincronizzati su una e una persona soltanto.
Riuscì comunque a riconoscere l’abbraccio dell’esile corpicino di Hermione che si aggrappò a lui commossa, mormorando un paio di parole gentili ma incomprensibili fra il baccano, per poi lanciarsi su Ron senza esitazione. Quasi lo soffocò con i propri capelli voluminosi e subito dopo iniziò a criticare di nascosto Potter e la sua decisione di non averlo portato subito in infermeria, approfittando del fatto che il moro era occupato con un’altra miriade di persone.
 
“Ronald Bilius Weasley!” esclamò, poggiandosi le mani sui fianchi con un cipiglio così simile a quello di Molly da far rabbrividire il rosso “Guarda in che condizioni sei ridotto!”
“Ehm… io…” biascicò quello.
“Dobbiamo portarti subito in infermeria” osservò Hermione avvicinando delicatamente una mano alla mascella del suo amico e toccando appena il grosso livido con un dito.
Ron si ritrasse di scatto “Ahia!” 
“Proprio come pensavo…” commentò la ragazza fra sé e sé “non ti ho quasi nemmeno sfiorato!” aggiunse preoccupata, poi il suo tono si addolcì “Comunque sei stato bravissimo, complimenti, davvero”.
Si aprì in un largo sorriso e la faccia del rosso diventò tutt’uno con il colore dei suoi capelli. Cercò di borbottare qualche ringraziamento ma era talmente imbarazzato dalla sincerità dei suoi complimenti – una vera rarità soprattutto se erano rivolti ad un disastro come lui – che non gli uscì una sillaba. Si limitò a fissarla inebetito, fino a quando non si accorse che i suoi occhi si erano fatti improvvisamente lucidi.
Infatti non ci vollero più di pochi secondi prima che la riccia scoppiasse in singhiozzi di sollievo.
Ron sorrise e la strinse tra le braccia, poggiando il mento sulla sua testa e fermandosi ad ascoltare il suono del suo respiro conto il suo petto.
“Per… per un momento, io ho… creduto di averti perso veramente” gemette piano Hermione, raggomitolandosi ancora di più accanto al rosso.
Il ragazzo le cinse la schiena e le accarezzò i cappelli con la mano libera. “Shhh” mormorò per consolarla “Alla fine non è successo nulla, io ancora sono qui”
“Ehy, sono qui…” ripeté di nuovo, quando Hermione venne scossa da un singhiozzo più forte degli altri.
La riccia si calmò pian piano sotto alle carezze di Ron, finché ebbe finalmente il coraggio di lasciarlo andare con la certezza che lui era davvero di fronte a lei, e non solo uno stupido sogno ad occhi aperti. Si asciugò i rimasugli di lacrime con una manica e rise.
Poi quel momento fu interrotto da un gruppo di studenti che si avvicinò a Weasley per complimentarsi, e lei dovette farsi da parte.
 
“Per Morgana! Guarda dove metti i piedi piccola bestiolina!” sbottò una voce riconoscibile da Kilometri, mentre il suo proprietario urtava via un ragazzo del secondo anno e si faceva largo a grandi falcate tra la folla radunata sotto le tribune.
Un paio di secondi dopo Harry si vide arrivare di fronte una figura alta, bionda ed esile, seguita da altri tre Serpeverde. “Finalmente!” pensò con rinnovata felicità.
“Ciao Potter!”
“Hey”
“Potter…”
Mormorarono Pansy, Theo e Blaise uno dopo l’altro, con un freddo cenno di saluto.
“Oh ciao Babe…” sussurrò invece Draco in un tono scherzoso che Harry però trovò maledettamente sensuale, avvicinandosi di molto al suo orecchio.
“S-salve ragazzi!” balbettò mentre un brivido lo attraversava da cima a fondo. Lanciò uno sguardo di rimprovero al biondo che sapeva benissimo che quello era il suo punto debole e ne aveva appena approfittato, ma in cambio ottenne solo un ghignetto divertito.
Harry alzò gli occhi al cielo e Pansy si ritrovò senza volerlo a pensare a quanto fossero stra-super carini Potter e il suo amico insieme. Insomma, due ragazzi uno l’opposto dell’altro, che erano stati rivali per anni ma che nonostante tutto riuscivano ad amarsi come se nulla fosse… No, ok: forse aveva fatto indigestione, suppose subito dopo. In fin dei conti lei odiava quel Grifondoro spelacchiato.
“Beh, io… vi devo ringraziare moltissimo. Il vostro supporto è stato indispensabile per…” iniziò il moro, deglutendo subito dopo, senza le parole adatte per rivolgersi ai quattro abbastanza seriamente da non sembrare infantile “Sentite, lo dico chiaro e tondo” si decise infine “In vita mia non avrei mai immaginato di vedere un Serpeverde comportarsi come avete fatto voi pochi minuti fa. Ero convinto che il voler sempre essere al centro delle attenzione, il non fare brutta figura e tutte quelle cose lì venissero molto prima degli amici ma a quanto pare mi sbagliavo… E devo ammettere che sono fottutamente sorpreso, in senso buono intendo, da ciò che avete avuto il coraggio di fare. Quindi, beh… grazie. Non so se sarei riuscito a vincere senza il supporto che mi avete dato, e i vostro incoraggiamenti mi hanno fatto sentire davvero bene”
Non vedendo però comparire neanche un micro-sorriso sul viso degli amici di Draco (eccetto che da quest’ultimo) anche dopo parecchi secondi di attesa, cominciò davvero a pensare di aver detto qualcosa di sbagliato.
Percependo il dispiacere impossessarsi di Potter, Malfoy gli poggiò una mano sulla spalla e, senza curarsi della gente che guardava incuriosita quella scena fuori dal normale, gli spiegò “Devi sapere che i Serpeverde non sorridono spesso”
“Ah… ok, vuol dire che ti ho educato bene” mormorò Harry a disagio e Draco ridacchiò “Che cosa fate di preciso allora?” chiese tanto per scaldare un po’ la conversazione. Da quando erano arrivati il biondo e il suo gruppetto lo studente che si era avvicinato di più al Grifondoro aveva mantenuto comunque la bocca chiusa e una distanza di due metri. Chissà cosa si provava ad essere i più temuti della scuola…
“Ovviamente l’unico modo che abbiamo di dimostrare affetto è trombare!” si intromise Nott non riuscendo a trattenersi.
Pansy gli tirò una schiaffo. “Theodore! Per favore!”
Zabini si voltò a lanciargli un’occhiataccia inceneritrice ma questo non bastò per farli smettere, come invece accadeva di solito.
“Non serve che fingi Pansy! Tanto lo so che ti piacerebbe che ti dimostrassi il mio affetto”
“Stai zitto! Tu non sai nulla di me!” esclamò la ragazza assottigliando gli occhi e grattandosi nervosamente il naso.
“Oh sì! Come non so che quando vieni colta nel sacco ti gratti la punta del naso”
La ragazza arrossì all’istante.
“E arrossisci quando la persona che ti ha colto nel sacco afferma di averti colto nel sacco” continuò Nott.
“Fottiti!” scattò Pansy a quel punto.
E Zabini scoppiò a ridere internamente, sapendo a che genere di conversazione era andata incontro la sua amica con quell’ultima esclamazione.
“Spiacente, sono troppo stanco per farlo da solo. Tu invece vedo che hai ancora la forza di urlare” commentò il ragazzo con aria annoiata, osservandosi le scarpe nero laccato.
La corvina corrugò la fronte. “E con questo cosa vorresti dire?”
“Semplicemente che quella bocca che ti ritrovi è ancora nel pieno delle sue forze”
Pansy rifletté sulla frase per dei momenti prima di arrivare a capire che era sicuramente qualcosa di pervertito. “Se stai cercando di dirmi che vuoi un bacio, scordatelo Theo!” lo aggredì puntandogli un dito dritto nel petto, con una voce quasi indemoniata. Gli dava sui nervi in una maniera estrema, quando si comportava in quel modo.
“Oh, ma io non voglio quello. O almeno, sì, ma non solo. Più che altro voglio qualcosa di più… ehm…” esitò un momento, cercando il termine adatto “…colorato. Ecco”
La ragazza rivolse uno sguardo interrogativo verso Draco, esasperata, ma quello si limitò a rivolgere la stessa espressione ad Harry, che scrollò le spalle, e allora il biondo fece lo stesso. Beato chi riusciva a capirlo quello.
L’unico che sembrava aver davvero intuito dove il ragazzo voleva arrivare sembrava Zabini, che sta volta non riuscì a mantenere il suo solito viso inespressivo e si lasciò scappare un risolino.
Nott gli lanciò uno sguardo d’intesa, poi parlò di nuovo. “Voglio che tu mi faccia qualcosa in particolare di colorato”
La ragazza lo fissò dritto negli occhi ancora molto confusa, nella speranza che gli comunicasse con la mente ciò che voleva dire. Poi vide lo sguardo di Theodore accedersi della classica luce maliziosa di quando stava pensando o stava per dire qualcosa di estremamente pervertito, e si preparò al peggio.
“Certo che sei dura ad afferrare eh? Voglio che tu ti metta un rossetto diverso per ogni giorno, a cominciare da oggi, dato che, visto il modo in cui urli, la tua bocca è ancora nel pieno delle sue facoltà. Così io alla fine della settimana c’avrò il cazzo arcobaleno. Semplice.” concluse con una naturalezza decisamente preoccupante.
Ecco, appunto. Mai che riuscisse a contenersi.
Pansy non captò subito il senso del discorso, ci mise un po’ ad assimilarlo, ma quando lo fece… quando lo fece, com’era prevedibile, scoppiò il pandemonio. “THEODORE NOTT COME PUO’ ANCHE SOLO VENIRTI IN MENTE CHE IO POSSA FARE UNA COSA DEL GENERE!!! COME OSI-“
E alle sue urla isteriche si aggiunsero le risate di Malfoy, Potter e Blaise. E della gente che tutt’attorno a loro aveva assistito alla scena.
Approfittando di un piccolo momento in cui Zabini, da brav’uomo, si era schierato tra lui e Pansy, bloccandole le braccia mentre si dimenava e continuava ad urlare insulti come un’assatanata, Theo si avvicinò a Draco e Harry e, facendo in modo che loro soltanto udissero ciò che aveva da dire, sussurrò in mezzo alle loro teste: “Il discorso vale anche per voi piccioncini, il problema è decidere chi avrà l’onore di mettere il rossetto”
Avvamparono di colpo, entrambi, e ovviamente sul biondo si notò diecimila volte di più.
Potter assunse di colpo uno sguardo omicida mentre Malfoy quasi ringhiò verso Nott per avergli fatto fare una figura del genere, anche se dopo aver urlato “POTTY-POTTER-POOO” per tutto il finale della partita la sua reputazione non poteva essere rovinata ancor più di tanto.
Poi il moro guardò il biondo con la coda dell’occhio per vedere la sua reazione e, rendendosi conto che quello stava facendo la stessa identica cosa con lui, si affrettò subito a distogliere lo sguardo, doppiamente imbarazzato.
Theodore fece appena in tempo a godere dell’effetto delle sue parole, e a ghignare divertito, prima che un paio di mani gli afferrassero il collo da dietro e la voce di Pansy gli penetrasse di nuovo nei timpani.
“Beh, se l’he cercata” mormorò Draco cercando di sciogliere la tensione.
“Già”
“Hai ragione”
Ribatterono Harry e Blaise, che nel frattempo si era avvicinato, ritenendo alla fine giusto lasciare Nott da solo a cavarsela con l’incazzatura della corvina.
“Ehy Malfoy” giunse un timido sussurro, e il Serpeverde si voltò, ritrovandosi davanti un rosso ‘selvatico’. O almeno così chiamavano gli Weasley lui e i suoi amici.
“Oh guarda chi c’è! Ora hai una faccia ancora più stupenda del solito Pel-Di-Caro-“. Potter gli tirò una dolorosa gomitata sulle costole “-Weasley” si corresse, contrariato. Odiava quando lo faceva, anche perché riusciva sempre a beccarlo nel punto più doloroso.
“Ehm, lo so. Bella vero?” biascicò Ron imbarazzato. Non solo perché trovarsi davanti a Draco e Zabini in un colpo solo metteva chiunque in soggezione, ma anche perché, vedendo il suo migliore amico e il biondo vicini, spalla contro spalla, i pensieri disgustosi che erano seguiti alla confessione di Harry della settimana precedente gli balenarono alla mente più vividi che mai. E poi chissà cosa avevano fatto prima nel retro degli spogliatoi maschili… il rosso gli aveva visti chiaramente infilarsi lì dietro e (sapendo che sicuramente non si erano picchiati) i rari tonfi che aveva udito non gli facevano presagire nulla di buono – almeno da come la vedeva lui, si intendeva.
Non riuscì a frenare lo sguardo e lo sposto su Potter, poi su Malfoy, poi su Potter, poi su Malfoy, e su Potter, e ancora su Malfoy, e ancora su Potter, e sulle labbra di Malfoy, e su quelle di Potter, e sulle loro spalle che si sfioravano, e sui loro fianchi uno accanto all’altro, e ancora su Potter, e poi su Malfoy, e su Potter, e ancora su Malfoy, e infine lo abbassò deglutendo.
Al Serpeverde quasi venne il mal di testa a guardarlo.
Sta volta fu la gomitata sulle costole di Hermione, in piedi accanto a lui, a risvegliarlo dai suoi pensieri. “Ehm, beh… si. Allora io in realtà, ecco… sono venuto qui per ringraziarti, Malfoy. Grazie” farfugliò Ron grattandosi la nuca.
Draco lo scrutò dall’alto in basso, ma alla fine decise di non comportarsi troppo da maleducato. Dopotutto, anche se era difficile abituarcisi, chi era amico di Harry doveva cominciare ad essere anche amico suo. “Di niente” disse in tono freddo, ma non riuscì comunque a trattenersi abbastanza. Si chinò d’istinto verso Weasley e gli sussurrò all’orecchio “Ringrazia il tuo caro Godric che io sono il ragaz-amico di Potty, altrimenti a quest’ora starebbero già preparando il tuo funerale”
Il rosso rimase un attimo immobile, scombussolato e profondamente a disagio, ma poi si ricompose ed incominciò ad annuire freneticamente. “Si, certo. Be-beh… grazie ancora” e porse timido una mano in avanti, verso Malfoy.
Il Serpeverde la guardò esitante, come se sfiorarla fosse l’equivalente di toccare una merda. Ma poi ripensò a quella volta nel dormitorio di Grifondoro in cui cercando di fare una bella figura davanti agli amici del moro era successo l’esatto contrario, e allora avvicinò la sua, decidendo di dimostrarsi più maturo di Weasley e di non commettere il suo stesso errore. Cosa che stupì non poco e ancora un volta Harry.
Sentendo la stretta quello tirò un sospiro di sollievo e non poté fare a meno di aprirsi in un grato sorriso. Ovviamente prima di venire affiancato da Seamus, Dean e Ginny e auto-costringersi a non mostrarsi così socievole nei confronti del Serpeverde.
“Ehy Ron, ci siamo già accordati con i giocatori e con quelli dal quarto anno in su e abbiamo deciso di tenere una festicciola in Sala Comune domani sera, in onore della partita. Sei obbligato a venire, dopo esserti fatto curare il livido ovviamente. Tu e Harry siete i festeggiati!” disse Seamus colpendolo amichevolmente su una spalla.
“Cercherò di esserci” lo rassicurò il rosso.
“Vieni, andiamo in infermeria” si intromise poi Hermione, prendendolo per una mano e iniziando a farsi largo tra la folla.
“Volete che venga con voi?” gli urlò dietro Potter.
“Oh no! Tranquillo!” esclamò Weasley mentre si allontanava.
“A dopo!” aggiunse la ragazza.
Quando i due furono scomparsi dalla vista Ginny, a braccetto con Dean, si avvicinò a Draco e Harry con un aria indagatoria che non piaque per nulla a nessuno dei due.
La ragazza aveva passato una buona parte della partita a formulare teorie sull’accaduto nel retro degli spogliatoi maschili e, ripensandoci, era sicura che il Grifondoro non poteva aver fatto una rissa con Malfoy se poi quello e i suoi amici si erano messi ad incoraggiarlo durante la partita. Non avrebbe avuto un minimo di senso. Eppure… Osservò attentamente il busto del biondo, che indossava il classico maglione da Serpeverde. La taglia del capo che aveva trovato a terra sembrava più o meno la stessa, e anche sforzandosi non gli veniva in mente nessun’altra serpe che potesse centrare in quella storia. Bah, non riusciva davvero a formulare un’ipotesi che avesse senso con ciò che aveva visto e sentito. Che poi, tra l’altro, com’era possibile che quei due stessero così vicini senza avere l’uno una mano insanguinata e l’altro un occhio nero? E perché era così interessata a scoprire cosa fosse successo? Mica c’erano cadaveri in giro o altre cose preoccupanti.
Il moro cominciò a preoccuparsi, notando dov’era posato lo sguardo della ragazza.
“Devo ammettere che non mi aspettavo un comportamento del genere da un codardo come te Malfoy” iniziò lei mentre ancora fissava il maglione “Oppure l’hai fatto solamente per dimostrarti al livello di…” esitò, accennando con lo sguardo al moro “… Harry, come cercavi sempre di fare gli anni scorsi. Beh, comunque complimenti, sta volta sei riuscito a guadagnarti un po’ di ammirazione da parte dei Grifondoro a differenza di tutte le altre, dove hai sempre fallito”. Sorrise. Ma no, anche se camuffato da Dio quello era il sorriso più falso dell’intero universo.
Draco strinse tanto i pugni da conficcarsi le unghie sui palmi, cercando con tutte le sue forze di trattenersi dallo sferrarle un pugno in piena faccia. Brutta schifosa, come si permetteva di rivolgersi a lui in quel modo dopo che gli aveva salvato il fratello e pure fatti vincere?
Avvertendo la tensione del biondo aumentare a livelli estremi Potter abbassò un braccio e gli sfiorò la mano con le dita senza farsi notare, accarezzandogli delicatamente il dorso per calmarlo e per comunicargli che di incazzarsi non ne valeva la pena.
Il Serpeverde espirò ed espirò numerose volte, sibilando un “vaffanculo” tra i denti, finché l’istinto omicida non si fu calmato almeno in parte.
A quel punto il moro si concentrò su Ginny, facendole notare con occhiatacce per metà rimproveranti e per metà dispiaciute, ma senza mai aprir bocca, la sua disapprovazione per ciò che aveva appena detto.
Sul viso della rossa comparve un’espressione confusa. Ok che lei e Harry non erano più in confidenza come una volta ma era comunque un suo amico e se la guardava così voleva davvero dire che aveva esagerato. Ma perché mai lui avrebbe dovuto difendere il Serpeverde come stava facendo adesso?
“E va bene, mi spiace” si decise a dire comunque, percependo con il suo sesto senso da donna che senza scuse non sarebbe uscita da quella situazione. “Scusatemi entrambi, ok? Il tuo è stato un gesto di estremo coraggio Malfoy, e Harry: non avevo intenzione di offenderti il furetto”.
“Grazie, Pel-Di-Carota-femmina!” ribatté Draco con un inchino e un ghigno perfetto.
Ginny li squadrò entrambi un’ultima volta, poi afferrò malamente il braccio di Dean – che, poveretto, era forse più perplesso di lei – e si voltò senza nemmeno salutare.
“Che puttanella…” commentò il biondo sprezzante non appena fu abbastanza lontana.
“L’hai notato eh?” gli diede ragione Harry.
“Direi fin troppo. Scusami ma ora è meglio che me ne torni in Sala Comune altrimenti rischio di essere sommerso da altri complimenti di questo tipo. E io che pensavo di aver fatto una buona azione per una volta nella mia vita” sbottò in tono ironico.
Il moro gli poggiò una mano sul braccio e glielo strinse per comunicargli che era tutto assolutamente apposto “E l’hai fatto Draco. Solo che è difficile per le persone esprimere la loro vera ammirazione quando sono abituate a vederti come ‘il cattivo della scuola’. Quindi non prenderla male per favore”
“Pff, prenderla male? Non preoccuparti, ci sono fin troppo abituato. Zabini!” chiamò, incamminandosi nella direzione in cui il Serpeverde si era allontanato finché c’era lì Ron.
Harry lo bloccò afferrandolo per il polso. “Aspetta!”
Neanche il tempo di girarsi che Draco venne soffocato da un forte abbraccio del Grifondoro. Chiuse gli occhi ed espirò, sciogliendosi un pochino sotto il calore del suo corpo.
E lì, davanti a tutta la gente che li guardava scombussolati, Potter si rivolse a lui sottovoce, parlandogli gentilmente “Vorrei poterti ringraziare come si deve per quello che hai fatto, ma nulla potrai mai essere davvero all’altezza. E ti giuro che sto morendo dalla voglia di baciarti ma non penso tu ci tenga a farlo mentre l’intera scuola ci vede, quindi ti prego, per adesso accetta questo”
Il Serpeverde sorrise e per alcuni secondi lo strinse più forte, accoccolando il viso nell’incavo della sua spalla. Finché una quantità elevata di mormorii imbarazzanti cominciò a scivolar fuori dalla folla e furono costretti a staccarsi.
Malfoy tornò verso Zabini e Harry, sospirando, lo seguì.
“Blay!” chiamò di nuovo il biondo, sventolando una mano davanti alla faccia del suo amico, quando lo trovò fermo immobile a fissare un punto imprecisato. Pansy e Nott ancora si malmenavano al suo fianco, accerchiati da una gruppetto di studenti che puntava il dito, rideva e tifava per la vittoria di uno o dell’altra.
Zabini sussultò e si girò verso di lui, ma non abbastanza in fretta. Quello riuscì infatti a individuare il ragazzo che Blaise stava spiando e a scorgerne i capelli marroni e i grandi occhi dello stesso colore. “Ahia è per questo che non volevi dirmelo… Dio mio se sei caduto in basso…” osservò scuotendo la testa biondo platino.
“Parla quello” gli fece notare Zabini indicando Potter con un cenno impercettibile.
Draco ridacchiò tra sé e sé, poi si avvicinò al suo amico per sussurrargli “Almeno io ho il Prescelto, il ragazzo-che-è-sopravvissuto, il bambino prodigio, il figone della scuola o come cavolo vuoi chiamarlo. Tu invece vuoi conquistare una mezza calzetta ancora vergine? Lo sfigato di turno anche detto…” quasi urlò il nome finale “Neville Paciock?”
Blaise gli lanciò uno sguardo inceneritore intimandogli di starsene zitto, mentre il Grifondoro corrugava la fronte confuso. “Cos’è? Un modo per nascondere che il tuo caro Potty è vergine?” chiese da perfetto bastardo, e lo disse abbastanza forte perché anche il moro potesse udirlo.
Harry avvampò di colpo – ormai aveva perso il conto di quante volte gli era successo in una mattinata. E quello cosa centrava? Già non gli andava molto a genio che Zabini e Draco stessero così vicini, ma se poi li sentiva pure criticarlo (come gli pareva stessero facendo in quel momento) allora gli saliva davvero l’Avada Kedavra “Potreste dirmi di che cazzo state parlando per favore?! Non ci sto capendo nien…” chiese.
“Ed è meglio così” lo interruppe Blaise, ghignando verso Draco, che lo ricambiò con un brontolio infastidito. 1 a 0 per Zabini.
Potter stava ancora riflettendo su cosa potesse significare tutta quella incomprensibile conversazione, di cui aveva captato solo poche parole, quando un pugno volante gli colpì la schiena talmente forte da togliergli il fiato. Riuscì a stento a non cadere grazie alla prontezza dei riflessi di Malfoy, che lo afferrò per la divisa da Quidditch prima che si schiantasse sul terreno fangoso.
“Che fai ora Pansy? Ho vinto io…” sussurrò maliziosa una voce alle loro spalle. Theo aveva afferrato entrambe le braccia della ragazza corvina – attualmente inginocchiata per terra – con una mano e con l’altra le stava tenendo fermo il mento a pochi centimetri dal suo viso.
“Fanculo!” sputò Pansy, eppure non cercò di liberarsi dalla presa, nonostante avesse entrambe le gambe a disposizione. Forse, nel suo profondo, volevo davvero lasciargli fare ciò che aveva intenzione di fare.
Gli occhi di Nott scintillarono furbastri per degli instanti e, prima che chiunque potesse rendersene conto, le sue labbra erano poggiate su quelle della ragazza. Fu un veloce bacio stampo. La fece cadere sul prato subito dopo e corse a nascondersi tra la gente mentre rideva come un matto.
Il gruppetto di ragazzi radunato attorno ai due Serpeverde iniziò ad esultare e a battere le mani mentre Pansy, distesa in una pozza di terra ed erba e ancora un po’ scombussolata, sbraitava incazzata. “BRUTTO PEZZO DI STERCO QUESTA ME LA PAGHI!”
“Ovvio amoreeee! Ti pago più che volentieri il rossettooooo!” strillò una vocetta camuffata in una da femminuccia, localizzata poco più in là del punto in cui Theodore era scomparso.
La ragazza si tirò su di scatto, spolverandosi i vestiti in velocità. Poi, dopo aver rivolto un bel vaffanculo completo di gesto a quelli che ancora fischiavano “Viva gli sposi!” e altre cose del genere, partì di corsa nella direzione della voce. Decisa sta volta ad uccidere Nott in maniera definitiva.
Zabini colpì Draco con una gomitata e un’alzata di sopracciglia “Sapevo che sarebbe successo” commentò soddisfatto.




 
 
 
 

Note della’autrice: Ok, lo so… sono handicappata a descrivere una partita di Quidditch. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, anche se è una cosa un po’ tanto contraddittoria da dire dato che è occupato per il 70% dalla partita.
Inoltre…
 

*SPOILER TEEN WOLF*

DON’T
READ
IF YOU
DON’T
WANT
SPOILER
YOURSELF
A PIECE
OF THE
TEEN
WOLF’S
SERIES
Tradotto: Non leggere se non vuoi spoilerarti un pezzo delle serie.

*SPO-SPOPOPO-POPOPOILER*

Sono consapevole che la scena nello sgabuzzino delle scope è stata spudoratamente copiata da quella in cui Allison e Scott sono nascosti dentro all’armadio, però ci stava troppo bene con i miei piccoli cuccioletti e non mi sono trattenuta!!! Perdonatemi genteh!!!

*FINE SPOILER*


READ
UNDER
THIS
BECAUSE
THE
SPOLIER
IS
FINISH
Tradotto: Leggi sotto qui perché lo spoiler è finito.
 

*FINE SPO-SPOPOPO-POPOPOILER*

 
Ringrazio ancora una volta chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e chi legge in silenzio.
E anche se potrò rispondere alle recensioni solo fra due settimane please: se la storia vi sta piacendo lasciatene una, pure di piccolina! Non vi crucio mica, anzi vi riempio di abbracci immaginari anche se sono critiche, perché mi fa sempre piacere avere un parere su questa mia prima cacchetta che sto scrivendo.
Anygay non so fra quanto riuscirò a postare il prossimo capitolo quindi mi dispiace ma non prometto nulla perché potreste ritrovarvelo fra due mesi come fra mezzo anno… :(
A presto spero!

 
 
 
   
 
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