Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Walt96    30/07/2017    4 recensioni
La Fantasia è il motore che muove il mondo.
Nella città natale di Walt, Athom, la Fantasia era quel potere innato che nei giovani determinava lo sviluppo di un potere piuttosto che un altro; Walt controllava l'elettricità.
È giunto il momento di un nuovo inizio, il ragazzo viene ammesso alla famosissima Accademia dei Sette, dove i sette maestri insegnavano l'utilizzo della Fantasia ai loro studenti.
Vecchie e nuove amicizie andranno a fondersi e il destino di Athom sarà imbrigliato tra Luce e Oscurità.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
 
 
 
The Room of Prophecies
 
 
 
 
Walt corse subito verso la bacheca delle lezioni della settimana e seguì il percorso degli orari con il dito «Perfetto! Sono ancora in tempo per l’ultima lezione, quella con Erika nella sua armeria» rifletté Walt ad alta voce.
Erika era la maestra che manipolava il Metallo, una grande guerriera, non mancava mai di partecipare alla Battle Stadium ed era la maestra a cui era affidata la gestione della vigilanza della città. La sua armeria si trovava nel retro dell’Accademia, era un laboratorio a cui si poteva accedere solo con una richiesta scritta per l’acquisizione di un’arma; Walt non c’era mai entrato.
Corse a perdifiato lungo la grande piazza raggiungendo l’armeria in un batter d’occhio, introno all’entrata c’era già un gruppetto di ragazzi che aspettava l’arrivo di Erika.
Vide Erik in un angolo del gruppo e si indirizzò verso di lui, deciso a raccontargli tutto del suo esame d’ingresso.
«Che fortuna! Quindi ti hanno assegnato alla nostra classe!» esclamò contento l’amico dopo il resoconto degli avvenimenti.
«Esatto! Non vedo l’ora di allenarmi con te!» rispose Walt che già si immaginava le sessioni di allenamento con il suo migliore amico.
«Pft, che fastidio arrivare in anticipo» disse un ragazzo accanto a loro che solo in quel momento Walt riconobbe come il terzo membro della sua classe, Matt.
Era un bel moro, alto e definito, indossava una semplice maglietta gialla, pantaloncini neri e scarpe da ginnastica.
«Matt, ti presento Walt, il nostro nuovo compagno!» disse Erik facendo gli onori di casa.
I due si strinsero la mano educatamente ma Matt sembrò non sapere come continuare la conversazione.
«Tu abiti vicino a Cindy, vero?» chiese allora Walt dopo un istante di silenzio imbarazzante.
«Sì, sono un po’ più vicino al centro io» rispose Matt sorridendo in un’espressione di imbarazzo totale.
«Allora…» disse Walt per non lasciare di nuovo il silenzio «… che abilità hai Matt? Quelle di Erik le conosco già» chiese.
«Controllo la Roccia e l’Aria» rispose Matt «ma mi sto allenando per sviluppare la Lotta».
«Ma se hai già due elementi non è improbabile che se ne sviluppi un terzo?» chiese Walt facendo mente locale e deducendo che non conosceva nessuno che avesse tre poteri.
«Improbabile non vuol dire impossibile» rispose Matt con un po’più di durezza del dovuto.
«Uhm… ok» concluse Walt anche se era convinto che lo sforzo del ragazzo fosse inutile.
In quel momento un qualcosa di scintillante e luminoso cadde dall’alto, era la maestra Erika, atterrata in ginocchio, probabilmente si era lanciata dalla cima del tetto dell’Accademia.
Alzandosi si scostò una ciocca di capelli fissandola dietro l’orecchio, indossava la sua tipica armatura di acciaio a specchio, molto aderente ma che le permetteva comunque movimenti fluidi.
Alla vita aveva allacciata una spada e sulla schiena era appeso un grosso scudo triangolare che la proteggeva dalle spalle alle ginocchia.
Aveva occhi e capelli argentei, anche questi ultimi, come tutto il resto, riflettevano la luce del sole in tutte le direzioni rendendola particolarmente splendente.
«Benvenuti ragazzi» li salutò, poi lo sguardo si andò a posizionare su Walt, probabilmente era informata sull’arrivo del nuovo alunno.
«Abbiamo un nuovo compagno quest’oggi. Molto piacere, puoi chiamarmi Erika» si presentò.
«Piacere mio, sono Walt».
«Ottimo Walt, bene iniziamo la lezione di oggi» disse e così facendo si voltò verso la porta dell’armeria.
In quel momento Walt ebbe tutti gli occhi puntati su di lui, alcuni erano amichevoli, altri meno ma questo poco importava perché in ogni caso lui sarebbe stato sommerso dall’imbarazzo, odiava essere al centro dell’attenzione.
Gli studenti si voltarono nuovamente verso la maestra quando fece un gesto repentino con la mano davanti alla serratura e quest’ultima si sbloccò senza resistenza, aprendo la porta per l’accesso al laboratorio.
All’interno c’era un ampio bancone di legno dietro al quale erano presenti mole e frese di ogni forma e dimensione. Su alcuni tavoli erano presenti delle armi in lavorazione.
«Sedetevi pure qui davanti» disse Erika facendo segno agli studenti verso lo spazio vuoto davanti al bancone; lei ci si posizionò dietro.
Walt notò che i gruppi-classe di tre persone tendevano istintivamente a sedersi per conto proprio così anche lui si sedette accanto a Erik e Matt.
«Bene ragazzi, forse non lo sapete ma oltre che a gestire la sicurezza di Athom, io sono anche la responsabile della consegna e dell’uso di tutte le armi presenti nella città.
Mi spiego meglio, le armi possono essere prodotte solo in questo laboratorio e tutte quelle che escono di qui devono essere approvate da me, vengono registrate, controllate annualmente, ritirate e distrutte al momento della morte del proprio possessore, a meno che non vengano ritirate prima per altri motivi. Le armi, anche se non si vedono usare sempre, sono fondamentali per migliorare la vostra abilità combattiva».
Un ragazzo alzò la mano.
«Sì?».
«Ma Erika, non è un rischio distribuire armi a persone che potrebbero usarle per scopi sbagliati? Non si potrebbe semplicemente cessare la produzione in modo che nessuno possa farne più uso?» chiese uno studente bassetto e con la pelle scura.
«Comprendo che possa sembrare così. Le armi servono unicamente per portare al massimo le proprie abilità combattive; certo, dopo gli esami all’Accademia si è liberi di riconsegnarle ma è più saggio mantenerle e continuare ad allenarsi. Non si può prevedere il futuro e non sappiamo quando arriverà il momento in cui Athom sarà in pericolo; l’uso delle armi potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte della città. Sarebbe poco furbo non utilizzarle, ed è per questo che la produzione non si è mai fermata» rispose Erika alla domanda del suo alunno.
Si vedeva che quello era un argomento che lei trattava con passione essendo la diretta interessata e, secondo Walt, la più appassionata dei maestri su questo frangente.
«Comunque, come stavo dicendo» proseguì mentre estrasse la sua spada all’apparenza normale «ogni arma fabbricata qui è intrisa di Fantasia: metà del costruttore, che ne conferisce la forma e le statistiche tecniche; e metà del suo utilizzatore, che ne conferisce le abilità speciali, di solito uniche.
La mia spada, ad esempio, possiede l’abilita di essere adattabile ad ogni situazione nel modo in cui io ritengo sia più adatta. Può essere un’arma a corto raggio…» così dicendo la lama della spada si ridusse andando ad aumentare la propria larghezza e il proprio spessore, diventando simile ad un’ascia.
La alzò in aria mostrando l’avvenuto cambiamento a tutti quanti, e poi, con estrema naturalezza, colpi il bancone di legno con una forza devastante, frantumandolo.
Schegge di legno schizzarono ovunque e si alzò anche un velo di polvere in tutta la stanza, una volta assestata Erika risollevò la sua ascia e disse «come vedete in forma corta la mia spada acquisisce una notevole potenza distruttiva, modificando il proprio peso e la propria natura. Andy ti dispiacerebbe?» disse al ragazzo che aveva posto la domanda precedentemente.
Quest’ultimo puntò la mano verso il tavolo e lentamente alcune puntini verdi lo avvolsero risanandolo e ricomponendolo in maniera simile a prima ma molto più nuovo e lucido.
«Se invece mi ritrovassi in una situazione di svantaggio» riprese Erika «e fossi in netta minoranza numerica contro i miei avversari, allora converrebbe ampliare al massimo il raggio di azione e la lunghezza della mia spada» e così dicendo la spada abbandonò la forma “ascia” e iniziò ad assottigliarsi e divenendo lunga circa tre metri, toccava la porta con la punta.
Fortunatamente Erika non sembrava intenzionata a dare una seconda dimostrazione della versatilità della sua spada.
«In questa forma la spada acquista un raggio di azione straordinario e nel caso decidessi di lanciarla per un colpo a distanza, anche la gittata sarebbe fenomenale, adatta contro molti nemici».
Un'altra mano si alzò e questa volta Walt riconobbe la sua amica Frida.
«Erika, però in questo caso la spada è soggetta ad una più facile rottura, nel caso fosse contro nemici in grado di utilizzare la Lotta o la Terra».
«Hai ragione Frida, però la leggerezza e la velocità di azione di questa forma giocano a nostro favore. Come nella versione precedente veniva utilizzata con il massimo della forza, in questa viene utilizzata con il massimo della velocità proprio per evitare questi problemi.
Un’ultima cosa, ragazzi: avete tempo perciò non preoccupatevi, però dovrete scegliere un’arma e un modo di utilizzo prima di poter affrontare l’esame finale dell’Accademia. È tutto, potete andare» disse contenta che la lezione avesse indubbiamente incuriosito le classi.
Effettivamente era così ma non tutti erano contenti della notizia allo stesso modo.
Nel brusio generale di fine lezione Walt fece caso che alcuni avevano già le idee ben chiare sull’argomento, mentre altri erano in preda al dubbio più totale.
«Uffa, questa faccenda dell’arma non ci voleva proprio, non ho idea di cosa utilizzare» commentò Erik.
«A me un’ascia potente come quella della maestra non mi dispiacerebbe» disse Matt sottovoce, appena udibile.
Anche Walt ci stava rimuginando sopra: una spada era troppo semplice per i suoi gusti, gli erano sempre piaciute armi un po’ più particolari, forse una lancia o qualcosa di elaborato come una pistola poteva essere adatta a lui…
Una cosa era certa: quello sarebbe stato un elemento difficile su cui prendere una decisone.
Un ragazzo si avvicinò a Walt «Hey! Ho sentito che sei nuovo, piacere mi chiamo Victor».
Walt non lo aveva visto arrivare e rimase sbigottito dalla sua presentazione «Oh, piacere mio sono Walt».
«Ho visto che mi fissavi durante la lezione Walt, quindi non so vuoi batterti subito, o…?».
«Hey frena, frena! Tanto per cominciare io non ti fissavo, a malapena ti ho visto e poi non ho alcun intenzione di battermi con te, perché dovrei?» rispose Walt sulla difensiva non avendo nulla a che fare con quel ragazzo.
«Mah, sarà. A me sembrava proprio che volessi sfidarmi. Non rifiuterei un carico di legna verde se fossi in te. Se cambi idea fammi sapere, ciao!» disse, poi fece qualche passo nella direzione opposta di quella di Walt e scomparve con una grossa fiammata.
«Un carico… di legna verde?» si chiese Walt ad alta voce aggrottando la sopracciglia sforzandosi di capire il significato di quelle parole.
«Quello è Victor, abita nella mia via, lascialo perdere si fa un sacco di complessi. Parla sempre così, tramite metafore e similitudini che solo lui afferra per davvero» lo rassicurò Erik.
«Sì, fai finta che non esista» aggiunse Matt «Io vado a casa che devo dare una mano a mio padre, ci vediamo!» e iniziò la sua solita corsetta leggera.
Walt doveva ancora rendersi bene conto di tutti gli eventi che gli stavano accadendo in quella giornata: l’esame di ingresso, la prima lezione, l’incontro con Victor…
«Come mai Matt è così timido?» chiese però a Erik.
«È fatto così. Non riuscirebbe a chiedere l’ora ad un passante se ne avesse bisogno, è troppo impacciato. Secondo me è anche perché è sempre vissuto nella cerchia di famiglia e del suo amico Giano, non ha mai avuto nessun altro. Ma vedrai che prenderà confidenza».
«Speriamo».
«Domani c’è la gita alla Sala delle Profezie, andiamo vero?».
«Ma certo! Ci vediamo domani Erik!».
Si salutarono, Walt tornò a casa e si allenò tutto il giorno nel cortile.
 
 
 
 
Il giorno dopo l’emozione per la gita fece il suo sporco lavoro e svegliò Walt molto prima del dovuto, come al solito.
Finiti i preparativi e raggiunti i compagni all’ingresso dell’Accademia, Lilly prese Walt da parte sospendendo momentaneamente i suoi doveri da portinaia.
«Walt allora? Come è andata la prima lezione?» chiese euforica.
«Molto bene! Erika ci ha spiegato le armi, i loro usi e le loro abilità speciali» rispose Walt che aveva ripassato l’argomento nella mente.
«Erika è l’unica maestra fissata con sta cosa delle armi, fa sempre lei quella lezione. Ma lo sai che Kudo non sopporta quell’argomento? Forse perché neanche lui sa usare bene un’arma. Ed Erik? Ha già scelto cosa usare lui? Non ce lo vedo proprio a brandire una spada».
«Ragazzi andiamo, su!» li chiamò Avis dalla scalinata che portava alla Sala delle Profezie.
«Scusa Lilly devo andare!»
«Ciao Walt! E poi fammi sapere, eh!» si salutarono.
Walt raggiunse Erik e Matt e poi si diressero lungo l’antica scalinata che portava alla Sala.
In confronto al giorno prima c’erano molti più studenti, evidentemente una gita del genere era un evento raro e la maggior parte di persone sembrò aver sfruttato l’occasione.
Intrapresero quella che sembrava l’unica via per la loro meta, una grossa scala a chiocciola che scendeva in profondità nel sottosuolo dell’Accademia, non si vedeva quasi il fondo.
I piani si susseguivano l’un l’altro illuminati da numerose torce che davano alle pareti marroncine un tono più aranciato.
«Io vado un po’ da Giano, ci vediamo dopo» avvisò Matt e li superò in corsetta per andare dal suo amico di un anno più grande.
Giano, che era posizionato mezza dozzina di file più avanti, all’arrivo di Matt si voltò indietro a guardare i compagni dell’amico.
«Non mi sembra un tipo simpatico questo Giano, guarda come ci ha fissato con disprezzo» commentò Walt a bassa voce.
«Non lo conosco personalmente ma credo che tu abbia ragione, si atteggia sempre con aria da superiore come se fosse chissà chi, solo perché le ragazze ci provano tutte con lui… il suo ego fa provincia» diede conferma Erik all’ipotesi.
«Sì, avete ragione».
I due si voltarono verso la voce che aveva parlato.
«Ciao Cindy!» la salutò Walt «Oh, conosci già Erik immagino» disse presentandoli.
Cindy era una ragazza bassina, bionda, con un viso dolce e un seno prosperoso. Walt la conosceva dai tempi della scuola.
«Ci dai ragione su di lui?» chiese Erik.
«Assolutamente sì. Ma la “carissima” Jorgette lo batte su tutta la linea. Pensate che lui ci prova con lei quasi tutti i giorni ma lei lo rifiuta come la peste».
«Wow, gli sta bene. Come mai non scorre buon sangue con Jorgette? È la tua compagna di classe, no?» chiese Erik che non conosceva bene la situazione.
«Purtroppo sì».
«Come purtroppo!?».
«Ce l’ha con me ma non riesco a capire il motivo, sai vuole sempre fare la prima donna e con me non ci riesce, sarà per quello».
«Vai a capire le ragazze» commentò Walt facendo l’occhiolino a Erik.
«Victor è già venuto a chiederti di lottare?».
«Come fai a saperlo?».
«Eh lui è l’altro membro della mia classe, per lui tutti i nuovi arrivati lo guardano male. Sono stata fortunata, vero? Una che se la tira e uno che si fa i complessi mentali. Non sapete quanto vi invidio» disse Cindy.
La scalinata finì e tutti raggiunsero un’immensa porta ornata con tantissimi ghirigori e fronzoli su tutta la sua altezza.
La maestra Avis si posizionò davanti all’ingresso e cercò di fare ordine tra le classi che creavano confusione, era un po’ in difficoltà da sola.
«Allora! Eccoci arrivati. Questa è la Sala delle profezie, la sua costruzione risale ai tempi antichi e l’Accademia venne edificata proprio sopra di essa. La sua importanza strategica è fondamentale in quanto più volte ha rivelato eventi futuri a chi si era dimostrato degno.
Adesso accederemo alla sala, vi prego di non utilizzare la Fantasia in maniera particolarmente forte, se le profezie non si materializzano subito non lo faranno magicamente se aumentate la forza, vuol dire che non ne siete destinati.
Ci sono altari per tutti quindi non affollatevi nello stesso punto e non cercate di origliare dagli altri, tanto le profezie possono essere udite solo da chi le genera» disse poi si voltò, toccò l’enorme porta di pietra e quest’ultima ebbe un veloce lampo azzurro.
I ghirigori che ricoprivano la superficie della porta si districarono piano piano lasciando lo spazio alla pietra liscia che si aprì senza fatica.
All’interno la Sala era molto spaziosa, con un soffitto alto più di dieci metri: era formata da una ventina di gradoni molto larghi in cui su ognuno era disposta una fila di piccoli altari in cui bruciava una fiammella blu.
Anche qui le pareti di roccia sembravano arancioni a causa delle luci delle numerosissime torce necessarie a illuminare tutto, le quattro pareti della Sala erano incise di raffigurazioni antiche, erano simili a vignette di un fumetto che si susseguivano in strisce.
Gli studenti si inoltrarono tra i gradoni osservando gli altari e cercando di capire cosa rappresentassero quelle incisioni indefinite.
«Potete usare la Fantasia sui fuochi per attivarli e vedere se siete destinati a ricevere una profezia» disse ad alta voce Avis facendo rimbombare l’informazione in tutta la sala.
Walt vide che Erik era impegnato a scrutare le incisioni e Matt stava ancora seguendo Giano come un cagnolino perciò, come molti avevano deciso di fare, si avvicinò ad un altare in disparte e provò a contemplare il fuoco che bruciava su di esso.
La fiammella gli ricordò particolarmente un fuoco fatuo, azzurrina, bruciacchiava come se nulla fosse nella sua inestinguibilità.
 «Pft, ma cosa mi aspetto…» pensò Walt ad alta voce, poi avvicinò una mano al fuoco e generò una scossa.
La fiamma si spense immediatamente.
Un mal di testa fortissimo gli rimbombò tra le meningi distorcendogli la vista dei compagni intorno a lui.
Una voce femminile gli parlò chiara e forte ignorando il suo stato di disagio e mal essere: “Nell’abisso più profondo il tuo cuore genererà la Luce, e diventerà Kingdom Hearts”.
La fiammella si riaccese.
Le figure ondeggianti degli altari tornarono immediatamente al loro posto, lasciandolo senza fiato, sfinito, nella testa aveva ancora un forte brusio.
«CHE COSA!?» gridò Frida a pochi metri da lui.
Walt si voltò di scatto guardandola preoccupato, che avesse sentito la sua profezia? Che ne sapesse il suo significato?
«Maestra Avis!» chiamò lei «Maestra Avis, credo di aver sentito qualcosa!» disse corredo verso di lei con aria estremamente preoccupata, dall’altra parte Walt invece tirò un sospiro di sollievo, sembrava che nessuno si fosse accorto di lui.
Avis le andò incontro e vedendo la disperazione crescere sul volto della sua alunna la abbracciò in modo da placare almeno un po’ il suo animo.
«Frida, cerca di calmarti, hai sentito qualcosa?» le disse prendendo il viso in lacrime della ragazza tra le mani.
«È stato orribile… la profezia ha detto…”Per il bene superiore, dovrai mettere fine ad una persona a cui vuoi bene” …» disse asciugandosi le lacrime.
Avis sembrò presa alla sprovvista, sembrava che non fosse preparata a profezie del genere, evidentemente era abituata a cose più leggere.
«Su, su. Non sempre le profezie si sono rivelate vere, alcune non si sono neanche mai avverate. Non devi temere Frida, tu sei una persona che farà grandi cose senza uccidere nessuno» le disse con aria consolatoria.
Frida parve riprendersi un po’ anche se aveva accusato un duro colpo, Walt sapeva che per quanto ambiziosa non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Con un fluido movimento circolare della mano, Avis evocò dell’acqua per Frida che usò per darsi una sciacquata al viso, anche se era perfettamente in grado di farlo da sola.
Calmate le acque, Walt era ancora con le dita stretta all’altare, stremato.
Cosa voleva dire la sua profezia? Cos’era Kingdom Hearts? Qual era l’abisso più profondo?
Decise di mantenere il segreto, almeno per il momento. Dubitava che i suoi compagni ne sapessero più di lui vista la reazione di una studente modello come lo era Frida.
Dopo qualche minuto in cui gli studenti ripresero a curiosare in giro, una ragazza che aveva consumato le pareti incise con lo sguardo fino a quel punto alzò la mano.
«Sì, Lezia?».
«Maestra Avis, può raccontarci cosa rappresentano queste raffigurazioni sulle pareti?» chiese, era una ragazza atletica, con un fisico da nuotatrice e una coda di cavallo castana chiara.
«Ma certo» e così dicendo sia Walt che Erik e la maggior parte degli studenti presenti si avvicinò e formarono un cerchio seduti intorno a Avis; Walt era tra Erik e Andy, il ragazzo che il giorno prima aveva riparato il bancone dell’armeria.
«Dopo centinaia di anni di studi, i maestri sono arrivati a decifrare solo un cinquanta per cento delle informazioni presenti in queste incisioni ma siamo giunti alla conclusione che si tratta della più antica ed esaustiva profezia mai creata in questa sala» iniziò a spiegare Avis «quelle che sembrano vignette in realtà rappresentazioni dei fatti reali, passati e futuri e riportano fedelmente, anche se a grandi linee, i più importanti fatti della storia della nostra città. Potete riconoscere l’Accademia o le mura in alcuni riquadri».
«E cosa prevede il futuro?» chiese una voce che Walt non riuscì ad individuarne il possessore nel gruppo.
«Quella è la parte più difficile da decifrare. Per il passato si possono ricercare dei riferimenti nelle raffigurazioni, per il futuro tutto è incerto. Ciò di cui siamo a conoscenza oggi è che la storia di Athom dovrà finire un giorno e che la Luce presente nelle nuove generazioni sarà il seme da cui ripartirà l’esistenza» concluse Avis.
Un brusio si levò dal gruppo: certo tutti erano preoccupati da quell’affermazione, un’ipotetica fine della città voleva dire anche una fine dei suoi abitanti e quella era un ipotesi difficilmente accettabile per un popolo privo di minacce; ma la domanda che sorse spontanea a Walt fu una sola: «Cos’è la Luce? La vera Luce, non la luce in senso di luminosità…» chiese sottovoce.
Erik lo udì e tentò di dargli una risposta per quanto ne aveva letto sui libri «Beh allora la Luce e l’Oscurità sono i due elementi che non possono essere plasmati dalla Fantasia, dipendono esclusivamente dal cuore delle persone. Non ho mai visto nessuno farne uno, neanche i maestri».
Negli ultimi minuti all’interno della Sala tutti cercavano di trovare la vignetta che raffigurasse la fine di Athom, ma nessuno la riuscì ad individuare.
Salendo le scale a chiocciola l’argomento tra gli studenti era quello e solo quello.
«Hey! Allora voi cosa ne dite di questa “fine”? Giano dice che è una scemenza» disse Matt ritornato dai suoi compagni, ma fu allora che intervenne Andy, il ragazzo che controllava l’Erba e il legno, «Io mi fiderei di quello che dicono i maestri, loro hanno molta più conoscenza di noi».
«Effettivamente, nei libri di storia e cultura non viene mai menzionato il fatto che Athom potrebbe trovarsi in pericolo per mano di qualcuno…» intervenne Erik.
«È vero, neanche gli anziani ne parlano mai» disse Lezia che si era unita alla conversazione, lei era compagna di Andy.
«Tu ti chiami Walt vero?»,
«Sì, piacere» disse stringendo la mano ed entrambi.
«Io sono vegetariano, vuoi diventarlo anche tu?» chiese Andy.
«Cosa? Perché?» fece Walt a quella domanda particolarmente inappropriata al contesto.
Andy era un ragazzo bassino con la pelle scura, aveva una camminata altalenante, «Ragazzi ma voi avete capito subito che gli altari erano tutti uguali? Io ne ho provati la metà della sala prima di accorgermi che se non funzionava su uno era inutile provare sugli altri!» disse scherzosamente «Voi avete ricevuto qualche profezia?».
«No, mi sa che la mia vita sarà troppo casalinga per una profezia d’effetto» disse Erik.
«No, neanche io» aggiunse Matt.
«Manco io, anche se avrei voluto sapere come mi classificherò nelle cittadine di nuoto in mare» disse Lezia facendo la finta dispiaciuta, poi tutti si voltarono verso Walt, che era l’ultimo a dover parlare.
«No, nemmeno io, peccato eh» mentì nella maniera più spontanea possibile.
Non sapeva perché, ma gli sembrò che Erik avesse notato la bugia.
Tornò a casa rimuginando su quella decisione, consapevole che sarebbe stato meglio confidarsi con gli amici.
Nella sua testa balenava di continuo la stessa domanda: che cos’era Kingdom Hearts?





 
 
Angolo dell’Autore:
Eccoci con un nuovo capitolo! Finalmente entriamo nel vivo delle lezioni e oggi abbiamo partecipato alla lezione di Erika sull’uso delle armi. Come vi sembra la nuova maestra?
Secondo voi che armi sceglieranno nel corso della storia Walt, Matt ed Erik?
Sono stati introdotti anche molti personaggi (Matt, Erika, Andy, Victor, Cindy, Lezia e Giano), ci terrei a sapere come vi sono sembrati, mi sono impegnato molto per tentare di caratterizzarli al meglio fin da subito.
Cosa ne pensate della profezia di Frida? Può avere un senso?
E quella di Walt? Cosa vorrà dire?
Secondo voi ha fatto bene a tenersela per sé?
Fatemelo sapere in un commento!


Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!
Riprendiamo gli aggiornamenti ogni due settimane, indicativamente sempre di domenica, il prossimo sarà il capitolo 6 di "Kingdom Hearts 2W", che trovate comodamente nel mio profilo!
See you next time!


 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Walt96