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Autore: Mr Lavottino    31/07/2017    7 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
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Le ore passavano incessanti sul bus, avvolgendo i ragazzi con una noia mortale.
In quel piccolo spazio potevano fare ben poco e, oltretutto, si respirava un clima ostico e pieno di tensione. Ognuno aveva paura di morire da un momento all'altro, anche se ad alcuni poco importava, cosa che li stava condizionando particolarmente.
Ma, in mezzo a questo putiferio di emozioni altalenanti, c'era anche chi ormai era stata completamente avvolta nella disperazione.
Skarah stava ormai piangendo ininterrottamente da ormai più di quattro ore.
La visione del cadavere di Matthew l'aveva scossa al punto di non riuscire più nemmeno a parlare. L'unica persona, oltre a Rachel, che definiva sua "amica" era morta.
Perfino Pitch, al quale la ragazza stava palesemente sui nervi, non poté che preoccuparsi un minimo per lei. Aveva perfino smesso di parlare con la sua "amica immaginaria", cosa che simboleggiava la sua afflizione.
Ogni tanto gettava un'occhiata in sua direzione, sperando di vederla alzare la testa e tornare la solita svampita come se nulla fosse successo, ma sapeva che era pressoché impossibile.
Lui stesso aveva provato quelle emozioni, motivo per cui infondo provava un minimo di riguardo nei confronti della mora.
Però, anche se avesse voluto provare ad andare a confortarla, gli sarebbe stato impossibile muoversi per causa della corde che lo teneva legato al sedile.
Poteva tranquillamente allentarla, ma preferiva mantenere il profilo basso, almeno per un po'.
Per di più sentiva uno sguardo fisso su di sé. Due grossi occhi marroni che squadravano ogni suo movimento. Dal primo all'ultimo.
E probabilmente avevano notato le occhiate che stava mandando a Skarah, perché lì sentiva leggermente opprimenti.
Ci volle poco a confermare i suoi dubbi. Sasha gli si avvicinò lentamente, riempiendo la distanza di due sedili che c'era tra di loro.
- Ti piace, eh?- chiese, intrecciando le braccia al petto.
- Cosa?- controbatté lui, tentando di non darle peso. La conosceva, era pienamente  consapevole che fosse gelosa. E quando lo era diventava intrattabile. Rischiava perfino di fare scenate in pubblico.
Come quella volta che andarono al Luna Park insieme.
Era la loro prima uscita e, come prevedibile, tra i due c'era molto imbarazzo. Ma i problemi arrivarono quando Pitch si fermò a parlare con una ragazza. Questa era una sua compagna di classe, cosa che scatenò la gelosia della mora.
Iniziò ad urlare come una matta, allontanandosi con delle grandi falcate dal castano, il quale si limitò a ridere nervosamente per via della brutta figura fatta e a scusarsi con la sua conoscente, per poi correrle dietro.
A quel tempo, aveva circa quindici anni, le era corso dietro, chiedendole scusa ed offrendole un cono gelato nel negozio lì vicino. Se tutto ciò fosse successo recentemente l'avrebbe lasciata andar via, ne era certo.
Ed era per questo motivo che non voleva aver più nulla a che fare con lei. Non voleva entrare in relazione complicate, perché sapeva che stare con lei era come gettarsi di propria volontà contro un cactus.
- Skarah, ti vedo come la guardi. Ti fa pena? Su, valla a consolare.- stava utilizzando il tono di voce tipico di quando era gelosa: alto e disinteressato. La cosa che lo faceva ridere era come pensasse di non lasciarglielo intendere.
- Se mi togli queste corde ci vado.- la stuzzicò, tendendole le braccia. Sasha si spostò istintivamente, cercando di non entrare in contatto con lui.
- Purtroppo non posso farlo.- la mora si morse il labbro, cercando di contenere quell'insieme di emozioni che si stavano facendo largo dentro di sé. Voglia di picchiare Pitch e Skarah.
- Peccato, allora mi limiterò a guardarla.- tentò nuovamente di innervosirla sperando che se ne andasse di sua spontanea volontà, cosa che effettivamente accadde.
- Sei un coglione.- disse, con un tono freddo e insensibile, per poi allontanarsi nuovamente.
Il castano sospirò, cercando finalmente di rilassarsi, ma qualcun altro ostacolò il suo riposo.
- Non pensi di star esagerando?- Kristina si voltò in sua direzione, osservandolo da sotto gli occhiali, pronta a fargli la paternale.
- E perché mai?- tentò di essere il più distaccato possibile, così da non lasciar spazio ad eventuali risposte che potessero portare ad una discussione più lunga di quello che già era.
- È innamorata di te. Perché non provi a trattarla un po' meglio?- le parole che sentì, ovvero ciò che era ovvio, lo misero a disagio.
- Le passerà, è  solo una fase. - spiegò, sempre in maniera molto poco garbata.
- Sai, Pitch, una cosa di te l'ho capita. Tu non vuoi rotture di palle, ma cerchi sempre di attirare l'attenzione in più modi. - si fermò un istante per assicurarsi se il castano le stava effettivamente prestando attenzione - Oltretutto ti trovo decisamente immaturo. Dovresti crescere.- concluse, aspettando uno risposta.
- E sentiamo un po', se sono così pessimo perché hai accettato di tenermi d'occhio? Potevi lasciarlo fare a qualcun altro.- il ragazzo alzò le spalle, sbeffeggiandola.
- Queste tue rispostine sono la conferma di ciò che ho appena detto.- Kristina troncò la conversazione in quel modo, voltandosi dall'altra parte.
Le parole appena dette dalla bionda rimbombavano nella sua testa, lasciandolo pieno di dubbi.
Si era sempre visto come maturo e responsabile, seppur spesso si lasciasse troppo condizionare dalle sue emozioni. Non accettava di essere stato definito immaturo.
Infondo aveva solamente diciassette anni, come poteva essere definito altrimenti?
Ma la scusa che aveva appena trovato entrava in conflitto con quanto aveva sempre pensato di sé.
Alzò gli occhi al cielo con aria annoiata e, nel compiere tale gesto, notò nuovamente Skarah. Aveva ancora la testa abbassata.
Non seppe nemmeno lui perché ma, circa una ventina di secondi dopo, si ritrovò seduto accanto a lei, nel sedile che era stato vuoto da quando Matthew ci si era seduto per l'ultima volta.
La mora sollevò leggermente la testa, gettandogli un'occhiata.
Aveva paura che quel castano che tanto la detestava potesse essere venuto lì per divertirsi e sbeffeggiarla, giusto per svagarsi un po'.
Ma l'atteggiamento di Pitch in quel momento era diverso da quello solito.
- Senti, so che il biondino era tuo amico ma non devi lasciarti condizionare in questo modo. Non credo sia la cosa più saggia da fare.- attaccò il discorso senza guardarla, cercando di essere il più delicato possibile.
- Dimmi, precisamente quando hai smesso di odiarmi? Eh, Pitch?- la risposta della mora lo spiazzò. Vide finalmente il suo volto interamente.
I suoi occhi erano gonfi e rossi e la sua bocca corrucciata in un'espressione schifata.
- Cosa intendi dire?- il castano chiese spiegazioni, colto totalmente alla sprovvista.
- Ti faccio pena? Oppure vuoi solamente prendermi in giro?- Skarah ridacchiò leggermente, riprendendo il discorso - Ah, no. Ho capito. Vuoi farti due risate su di me, come fai sempre.- la sua risata rimbombava per tutto il veicolo, portando tutti quanti a girarsi verso di lei.
- Non penso tu abbia capito.- Pitch tentò di spiegare le sue intenzioni, ma venne immediatamente fermato.
- Cosa dovrei capire? Su questo pullman ci sono dodici persone e, tra tutte, tu sei quella che mi tratta peggio. Non che gli altri siano molto meglio, ma se fossero venuti loro a cerca di "consolarmi" avrei avuto un occhio di riguardo nei loro confronti. Ma tu. Tu, che sin dal primo istante in cui mi hai visto hai provato dell'odio verso di me. No, Pitch, tu non puoi provare a fare una cosa del genere. Non sei la persona da cui mi aspettò pietà verso di me. - riuscì a non piangere per tutta la durata del discorso, essendo così capace di trasmettere tutto ciò che provava.
Nessun altro riuscì ad udire quelle parole, pronunciate con un tono di voce basso e cupo.
Ma bastava che lo sapesse lui. Il motivo per cui la sua vita era stata un inferno fino a quel momento. Finalmente lo aveva sentito più vicino a sé.
- Beh, hai ragione. Non posso darti torto. Non dovrei esserci io qui, però come vedi sono l'unico che è venuto. Per pietà? Per divertirmi? Per prenderti per il culo? Non lo so, ma almeno sono qua. Quindi, per favore, evita di abbatterti e cerca di scoprire che ha ucciso per davvero il tuo amico se davvero tenevi tanto a lui.- per la prima volta da quando la conosceva le parlò seriamente, cercando di sembrare il meno forzato possibile, perché non voleva che si capisse il suo accenno di sarcasmo alla frase.
Dopodiché si alzò, tornando al suo posto.
- Grazie comunque.- sentì sussurrare quelle parole alla mora, a cui però non rispose. Un mezzo sorriso si dipinse sul suo volto, rendendolo meno nervoso e irritato di quanto non lo fosse stato prima.
Non appena si sedette sul sedile sentì una voce chiamarlo.
- Com'è andata?- Kristina si voltò verso di lui, appoggiando il volto sulla mano.
- A te cosa importa?- in meno di un minuto tornò lo stesso Pitch di sempre, quello freddo e cinico, facendola sorridere.
- Beh, hai ancora tanto strada da fare.- la bionda interruppe la conversazione subito, consapevole che il castano era ancora leggermente imbarazzato da ciò che era appena successo. Si aggiustò la montatura degli occhiali e tornò alla lettura del suo libro, il tutto con un sorrisetto in volto.
 
Miranda aveva appena finito di scrivere. In totale aveva riempito quattro pagine, prelevate con non molta cura dal quaderno di lettere, materia che odiava.
La mano sembrava muoversi da sola, assecondata dai pensieri prodotti dalla testa. In quel foglio di mezzo si alternavano cosa effettivamente plausibili, come la teoria della dimensione parallela, ad altre decisamente poco credibili, ovvero una pagina che aveva interamente dedicato ad un possibile attacco alieno e che Andy li avesse portati sul suo pianeta, fuori da sistema solare.
Essendo lei patita di astronomia adorava queste cose e pensare che invece di un demone era stato un extraterrestre a prenderla in ostaggio la faceva stare più tranquilla, per quanto tra le due cose non cambiasse poi molto.
Tirò su il manoscritto, per poi batterlo sul libro così da eliminare tutti i trucioli di gomma rimasti.
Osservò la sua opera con soddisfazione, sperando che Lazaro si facesse vedere presto. Per la prima volta qualcuno le aveva chiesto di esternare tutti i suoi pensieri sul sovrannaturale, cosa che l'aveva resa estremamente felice.
Improvvisamente sentì una presenza dietro di sé, cosa che placò per qualche istante il suo entusiasmo. Aveva paura che fosse Gabriel.
Per sua fortuna scoprì che non era lui, bensì Hiro.
- Come sta andando?- chiese, sedendosi nel sedile di fianco a lei. Dopo una fugace occhiata, rivolta in direzione di Lorde, la quale stava dormendo, rispose, tentando di sembrare il più naturale possibile.
- Ho appena finito.- esclamò entusiasta. Porse il foglio all'asiatico, il quale iniziò subito a leggerlo. La sua espressione cambiò da seria e annoiata a quasi spaventata e incredula.
- Non ti sembra di aver esagerato?- domandò, ammiccando alla pagina in cui parlava degli alieni. La bionda alzò le spalle, facendogli segno con la mano che non era una cosa di troppa importanza.
- Dici? Tutto potrebbe essere possibile. Comunque sia, cosa ne pensi?- mosse la testa con il suo solito fare elegante, mentre tra le mani teneva il lapis, al quale faceva fare numerosi volteggi.
- Beh, a parte la teoria extraterrestre direi che ci può stare. Poi non me ne intendo molto di queste cose. - il nipponico appoggiò la mano sotto il mento, cercando di capire cosa intendesse con "varchi ultra-temporali", parola che tra l'altro era stata anche sottolineata in rosso, quindi doveva avere una certa importanza.
- Sono felice di sentirtelo dire!- disse, strizzando l'occhio verso di lui con soddisfazione - Non appena torna Lazaro gliela faccio leggere.- concluse entusiasta.
- A proposito, che ore sono?- si domandò retoricamente Hiro, estraendo dopo qualche attimo il telefono. Erano le sedici e diciassette. I tre sarebbero dovuti essere già tornati.
- Sono in ritardo.- abbozzò Miranda, con gli occhi fissi sull'icona dell'orologio.
- Non penso di essere l'unico che se n'è accorto.- indicò con un gesto della testa Gabriel, il quale era seduto sul sedile con il cellulare in mano e l'applicazione dell'ora aperta.
Di tanto in tanto sospirava, lasciando intendere che stesse aspettando con impazienza il momento in cui i tre fossero tornati dalla loro spedizione. Pian piano sentiva l'ansia salirgli in corpo. Il motivo era molto semplice: Lazaro.
Era il rosso quello con la leadership, lui poteva semplicemente fargli da accompagnatore e farsi grande sulla sua ombra.
Ed era consapevole che, in caso di morte dell'amico, tutti avrebbero ceduto a lui lo scettro di "capo" della squadra. E a lui tutto ciò pesava.
Pesava come un macigno.
Era quello il motivo per cui aveva rinunciato alla carica di vicepresidente del consiglio studentesco, lasciandola a Lorde, accontentandosi di essere un semplice aiutante.
Più la lancetta completava il suo giro circolare e più la paura saliva. E in pochi, lunghi ed terni, istanti erano già le sedici e trenta.
Si alzò lentamente, guardandosi intorno.
Hiro e Miranda stavano conversando. Non aveva nemmeno il tempo per essere geloso, doveva pensare in fredda. Loro due no. Alla bionda non avrebbe mai permesso di mettersi in pericolo inutilmente, mentre il nipponico non sarebbe mai uscito, infondo il suo unico interesse era tenere d'occhio Lorde, la quale sarebbe anche andata se questo fosse significato andare a cercare Lazaro, ma non era comunque in grado di farcela contro degli essere sovrannaturali.
Manuel? Era ancora depresso per Valeria, motivo per cui era steso su due sedili a pancia in giù, singhiozzando rumorosamente di tanto in tanto. Non sarebbe potuto andare.
Skarah era nelle stesse condizioni di Manuel, e per di più non aveva possibilità di trovarli per via del suo fisico gracile, inadatto ad una situazione come quella.
Sasha era in fondo al bus, arrabbiata per qualche motivo ignoto, mentre Kristina stava tranquillamente leggendo un libro. Nessuna delle due sarebbe stata utile.
Si rese conto solo in quel momento di essere talmente disperato da arrivare perfino a chiedersi se delle ragazze potessero fare ciò in cui tre uomini aveva fallito. Patetico.
E tutto questo perché lui stesso aveva paura.
Erano rimaste solamente tre persone. Pitch, Ronaldo e Chris.
Loro avrebbero potuto farlo. Ci pensò su qualche istante, ma sapeva che non c'era tempo. Solamente loro sarebbero potuti riuscire a trovare i dispersi.
Due di loro erano "indagati" per omicidi e volendo sarebbe potuti anche scappare ma, essendo molto probabilmente in un universo creato dal demone, o almeno questa era la teoria più gettonata, non gli conveniva farlo.
Alla fine decise di mandare loro. Non aveva alternative. Si avvicinò lentamente a loro, appoggiando le mani sulle teste dei sedili e attirando la loro attenzione in maniera silenziosa, quasi come se si vergognasse di ciò che stava facendo.
- Ragazzi, so che non dovrei nemmeno pensare di chiedervi una cosa del genere dopo come vi abbiamo trattati, però, per favore, potreste andare a cercarli?- la sua espressione era leggermente abbattuta, motivo per cui evitava di incontrare i loro occhi con lo sguardo.
I tre, inizialmente sorpresi, si scambiarono un'occhiata veloce.
- Dimmi perché dovremmo?- Pitch, con il suo solito modo di fare arrogante e annoiato, ridacchiò, cercando di punzecchiare il turco.
- Perché ve lo sto chiedendo per favore.- dopo aver detto quelle parole si mise in ginocchio, affondando la testa tra le braccia. Chris cercò di balbettare qualcosa, venendo però anticipato.
- Va bene. Ci andremo. Prima però toglieteci queste fottute corde.- la risposta definitiva la diede Ronaldo, il quale successivamente porse le braccia in avanti, permettendogli di rimuoverle. Fece lo stesso anche con il castano, che passò i cinque minuti seguenti a massaggiarsi i polsi doloranti.
- Cazzo, Rex, sei troppo buono, io lo avrei fatto dannare un po'.- scherzò Pitch, mostrando i denti affilati con un sorrisetto.
- Ma perché proprio io? Sono solo un autista trentenne...- sospirò Chris tra sé e sé, seguendo i due con un'espressione triste in volto.
Gabriel aprì la porta schiacciando il pulsante, permettendo ai tre di uscire dal bus.
- Se non li trovate entro le diciotto tornate. Abbiamo subito già troppe perdite.- disse il turco, guardandoli fissi negli occhi con un'espressione seria in volto.
- Certo, mica voglio morire per quelli lì. - Pitch alzò le spalle, ridacchiando, mentre Ronaldo lo invitò a regolare le parole con un colpetto sul braccio.
Non appena furono scesi dal veicolo le porte si richiusero, impedendogli quindi di vedere cosa stava succedendo al suo interno.
Si addentrarono nella foresta lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. Se la teoria di Miranda era giusta, quella della dimensione parallela, non potevano sapere quale esseri mostruosi avrebbero potuto incontrare.
- Certo potevate anche solo chiedere, eh. - si lamentò l'autista, sbuffando rumorosamente.
- Evita di lamentarti, per favore. Piuttosto cerchiamo qualcosa per difenderci.- asserì Ronaldo, interrompendo le sue lamentele.
Chris raccolse da terra tre bastoni, dandone uno a testa ai suoi "compagni di avventura".
- Wow, ci salveranno sicuramente la vita. - scherzò Pitch, facendo sbuffare l'autista.
- Sempre meglio di niente, no?- controbatté con acidità, ignorando i suoi successivi commenti.
Camminarono per poco più di trenta minuti, senza trovare nulla, finché, come dal nulla, apparve una casa. Questa era un cottage a due piani visibilmente rovinato dal tempo. Le mura, un tempo di color giallo, erano grattate, rendendo visibile il marroncino chiaro del legno, anch'esso messo piuttosto male. Il tetto pareva messo anche peggio, data l'assenza di diverse ante, e al camino mancava il comignolo. Le finestre, se così si potevano chiamare quelle, erano quasi tutte distrutte, con solo pochi pezzi di vetro rimasti attaccati alla cornice.
Per non parlare poi delle scale che portavano all'ingresso: completamente ammuffite. La porta era forse quella più sana, con tanto di maniglia ancora attaccata.
I tre si guardarono fra di loro, consapevoli che sarebbero per forza dovuti entrare al suo interno.
- Dobbiamo per forza?- chiese Chris, sperando che i due decidessero di non andare, preferendo cercare gli sperduti da un'altra parte.
- Beh, se non vuoi entrare puoi aspettarci qui, da solo.- Pitch ridacchiò, incamminandosi verso l'uscio seguito da Ronaldo, che evitò commenti.
Chris, per quanto odiasse le case infestate, e sapeva che quella con il novantasette per cento delle possibilità lo era, entrò assieme a loro, standogli dietro.
Davanti a loro si presentò un soggiorno abbastanza spazioso, condito da un grosso divano sulla sinistra, dal colorito giallognolo per via del tempo, un tavolino rettangolare con tre sedie per lato, il tutto ammuffito, un mobile alto circa tre metri, di color marroncino e senza più nemmeno una mensola, e la base del camino che avevano visto da fuori, con accanto la pila di legni, marci, che un tempo i proprietari di casa usavano per accendere il fuoco.
- Questo posto sembra fin troppo normale.- asserì Ronaldo, utilizzando la torcia del telefono per far luce all'interno dell'abitazione.
Oltre al piccolo soggiorno c'erano anche due porte, una alla loro destra mentre l'altra proprio davanti a loro.
- Suppongo dobbiamo...- Pitch cercò di parlare, venendo prontamente zittito da Chris.
- Ehi. Non ti azzardare nemmeno a dirlo. Restiamo tutti insieme!- strillò, colpendolo al braccio. Il castano sbuffò e, dopo un sospiro profondo, acconsentì alle condizioni dell'autista.
- Allora facciamo così: voi due entrare in quella porta là, io vado in quest'altra.- spiegò, indicandogli quella alla loro destra. Chris, seppur contrariato, decise di non ribattere, limitandosi a seguire Ronaldo, che lo stava già lasciando indietro.
Si trovarono dentro quella che sembrava una cucina.
Allora loro destra c'era un grosso forno nero, situato vicino ad un lavello e ad un frigo. Il tutto era ovviamente consumato dal tempo, come il tavolo che si erano trovati davanti appena entrati.
In tutta la stanza, tinta di un color giallognolo spento, c'era due porte, la prima quella da dove erano arrivati e la secondo situato alla loro sinistra, e una finestra, che dava su un piccolo giardino non visibile da fuori.
Sul davanzale di quest'ultima c'erano circa quattro o cinque vasi contenenti piante morte, più o meno come nell'orticello che si poteva vedere affacciandocisi.
Le erbacce arrivavano circa ad un metro di altezza, rendendo difficile vedere cosa effettivamente si trovasse in quello spiazzo d'erba che, ad occhio e croce, era di cinque metri per cinque.
Chris si voltò di scatto, notando che il moro si era diretto verso la credenza situata sopra il lavabo.
- Dobbiamo per forza? E se... ci fosse qualcosa?- chiese, balbettando leggermente per via della paura. Per tutta risposta Ronaldo spalancò una ad una le ante, dimostrandogli che, fatta eccezione per le ragnatele, cosa che lo schifava ugualmente, non c'era assolutamente nulla.
- Visto? È vuoto.- asserì poi, rassicurandolo.
Dopo aver controllato anche il frigo e il forno decisero di entrare nella porta che avevano adocchiato prima. Ronaldo, come prima, stava davanti, facendo da scudo umano ad un terrorizzato Chris. Lentamente mosse il pomello della porta, udendo il fastidioso rumore provocato dai cardini fin troppo arrugginiti.
Non si vede nulla. La stanza era completamente al buio. Lentamente il moro estrasse il cellulare dalla tasca, incitando l'autista a fare lo stesso.
Improvvisamente un rumore attirò la loro attenzione. Era quello di un sacchetto di plastica che veniva accartocciato. Presero un respiro profondo e si diressero verso la fonte, stringendo la presa intorno ai loro bastoni.
Un bagliore illumino Pitch che, senza torcia o altro, stava cercando di orientarsi all'interno di quello che, grazie all'illuminazione, sembrava in tutto e per tutto un magazzino.
Il castano aveva istintivamente portato le mani sugli occhi, cercando di non rimanere abbagliato dalla luce.
- Ehi, ma che diamine fai? Il telefono no, eh?- disse con acidità Chris, ancora spaventato per l'accaduto.
- L'ho lasciato sul bus. - tagliò corto lui, invitandoli ad abbassare le luci dal suo volto.
- Che ci fai qui?- chiesero quasi all'unisono, guardandolo mentre sbatteva le palpebre per smettere di vedere quelle macchie colorate causate dal flash.
- Che ci fate voi qui. Io ci sono arrivato dalla porta di prima. Là dentro c'è un corridoio, sulla sinistra ci sono delle scale e alla destra una porta. Beh, ho preferito aspettarvi prima di salire.- spiegò, continuando a cercare oggetti da una cesta che, grazie alle torce, ora era finalmente visibile.
Cercarono per un po' dentro il ripostiglio, senza trovare nulla. Si arresero dopo una decina di minuti, dirigendosi verso le scale di cui aveva parlato Pitch.
Salirono lentamente, accompagnati soltanto dai rumori del legno, il quale, giusto per miracolo, riusciva ancora a stare in piedi.
Mentre si incamminavano verso la porta in cima alla rampa Chris sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò di scatto, riuscendo solo a distinguere una figura nera muoversi scappare via.
- Ehi, l'avete vista, vero?- chiese, tremando leggermente. Ancora si ricordava dell'ombra nera che gli era apparsa sul pullman e che, per un bel po', lo aveva tormentato.
- No, non abbiamo visto nulla.- tagliò corto Ronaldo, per poi poggiare la mano sul pomello della porta, pronto ad entrare.
Dopo un attimo di esitazione, si decise finalmente ad aprirla, permettendo a tutti e tre di vedere cosa li aspettava.
Un altro corridoio, con due porte, una davanti a loro e l'altra sulla parete alla loro destra. Ogni passo che facevano gli scricchiolii del pavimento si facevano sempre più forti, portandoli a pensare che, probabilmente, non sarebbe stato capace di reggerli ancora per molto.
- Facciamo come prima, io vado dritto, voi di là. - Pitch indicò loro da che parte andare, dirigendosi poi, lentamente per via del parquet malandato, dall'altra parte.
- Stai attento.- gli disse Ronaldo, mantenendo l'espressione vuota che lo caratterizzava.
- Ovvio, piuttosto attenti voi.- rispose a tono, facendogli l'occhiolino. Detto si incamminò verso la porta, venendo però fermato repentinamente dal richiamo del moro.
- Prendi il mio telefono, almeno hai una torcia.- gli porse l'oggetto nero, osservandolo mentre se lo rigirava tra le mani.
- Apple, eh? A quanto pare sei un riccone.- lo lanciò in aria e lo riafferrò al volo, per poi voltarsi in direzione della stanza.
- Hai appena rischiato la vita, ne sei consapevole?- Ronaldo lo guardò malissimo, mentre sentiva che non avrebbe mai più rivisto il suo cellulare intero. Si fece passare quello dell'autista, dopodiché si decise ad entrare.
Davanti a loro c'era una finestra e due porte, una destra e l'altra a sinistra. Gettò un'occhiata verso Chris, cercando di parlare, ma venne bloccato immediatamente.
- Col cazzo. No, non ci separiamo.- il moro sbuffò, per poi avvicinarsi alla finestra per cercare di capire dove si trovassero. La vista offriva solo numerosi alberi. Si girò verso il compagno ma, in quel preciso istante, vide qualcosa muoversi nel giardino. Una figura bianca. Pareva piuttosto piccola, però era troppo lontano per distinguere di cosa avesse le fattezze.
Strinse gli occhi, cercando di sgranare la vista, ma questo scomparve, senza lasciare alcuna traccia di sé.
- Hai visto qualcosa?- chiese Chris, avvicinandosi.
- No, nulla di che. Piuttosto, scegli una porta.- alzò le spalle, lasciandogli la decisione. L'autista ci rifletté un istante, scegliendo poi quella a destra. Poggiò la mano sul pomello, girandolo, ma questo non si mosse.
- È chiusa a chiave.- sussurrò, dirigendosi verso l'altra.
Un rumore sospetto attirò la loro attenzione. La torcia venne immediatamente verso il corridoio, illuminando Pitch che, con il telefono di Ronaldo spento in mano, si stava incamminando verso di loro.
- E siamo a due. La smettete?- strillò, coprendosi rapidamente la faccia con una mano.
- Ehi, che ci fai qui?- dissero i due all'unisono, ancora leggermente spaventati.
- Di là c'è un bagno minuscolo.- indicò la stanza da cui veniva, cercando di far capire le dimensioni tramite l'aiuto delle mani.
- Perché non stai usando la torcia?- chiese Chris, ammiccando all'oggetto che stava tenendo in mano. Il castano ci penso un attimo e poi rispose.
- Beh, non voglio sprecare batteria.- alzò le spalle, per poi unirsi al loro gruppo.
- Su, apri.- Ronaldo ammiccò verso l'autista, il quale deglutì rumorosamente per poi afferrare il pomello ed entrare dentro la stanza.
Era una camera di un bambino. Un piccolo letto al centro, un armadio con le vetrate composte da specchi, una finestra sulla destra e un'enorme cesta dei giochi al centro. Il tutto sotto un grosso tappeto rossiccio.
Si mossero lentamente, cercando di non toccare i giocattoli sparsi sul pavimento, tra cui riuscirono a distinguere numerosi "Gormiti" e qualche "Pokémon". Pitch puntò subito alla finestra, curioso di capire dove si trovassero esattamente, per poi arrivare alla stessa conclusione a cui erano andati incontro gli altri due poco prima: la vista offriva solo alberi ed alberi.
Chris si accovacciò, prendendo in esame una delle bambole sparse sul pavimento. Un topino giallo con delle guance rosse e dei segni neri sul corpo, riconducibile a quello che vedeva sempre in tv, ovvero Pikachu. Sorrise al ricordo della sua infanzia. Era durata troppo poco.
Ronaldo tentò di aprire una delle ante dell'armadio, ma qualcosa di insolito attirò la sua attenzione. Non riusciva a vedere il suo riflesso. Socchiuse gli occhi, ottenendo come risultato solo un'ombra indistinta che, dopo qualche istante, assunse le sembianze di Matthew.
- Ehi, venite qui!- urlò, richiamando la loro attenzione. I due si spostarono velocemente verso di lui, osservandolo.
- Cosa c'è di strano?- chiese Pitch, con il suo solito fare acido. Ma non appena finì la frase la sua bocca si aprì automaticamente. Al posto del suo riflesso c'era Sasha.
- Come? Voi non lo vedete?- domandò, voltandosi prima verso il castano e poi verso l'autista.
- Beh, io vedo solo i vostri riflessi, mentre il mio...- non riuscì a concludere, perché una figura confusa gli si presentò davanti. Pian piano assunse le sembianze di un bambino.
Capelli castani, occhi verdi, altezza di circa un metro e poco più, sguardo vispo e un sorriso allegro stampato sul volto. Indossava un grembiule blu, tipico di chi andava alle elementari.
- Andrew...- si lasciò sfuggire solo una parola.
 
Lazaro si fermò a pochi istanti dalla gola di Drake, mantenendo il coltello puntato contro la sua trachea. Il loro respiro affannoso si era sincronizzato, lasciandoli immobili a guardarsi negli occhi aspettando una prima mossa da parte dell'altro.
Il corpo di Aiden era steso a terra, con ancora l'arma del delitto conficcata nel petto. Intorno a lui una grossa chiazza di sangue ricopriva l'erba, tingendola di un rosso scuro. Drake quel colore lo aveva già visto e, con tutta sincerità, non gli aveva fatto un grande effetto.
Era rimasto apatico, forse quasi divertito, nel vedere l'uomo che aveva accoltellato steso per terra, sofferente. Ma in quell'istante milioni di paure e di insicurezze entrarono dentro di lui.
Aveva appena ucciso il suo migliore, e forse unico, amico. Non riuscì nemmeno a capire la situazione in cui era in quel momento. Sentiva qualcosa di appuntito toccargli il collo, ma era come sotto shock.
Le uniche cose che riusciva a fare erano respirare e cercare di trattenere le lacrime.
Si sentì sbattere a terra e, dopo un attimo, la sua guancia venne colpita da un pugno.
- Ma che cazzo hai fatto!- urlò, colpendolo nuovamente. Le parole non uscivano. Solo respiri affannosi e scossi. Solo quelli.
- Rispondimi, porca puttana! Che cazzo ti è preso!?- lo prese per il colletto e lo tirò su, scuotendolo con maggior forza.
Si fermò non appena vide i suoi occhi. Vuoti.
Leggermente arrossati, con l'espressione che non puntava a nulla. Era completamente assorto nei suoi pensieri.
Lo lasciò cadere con violenza, causandogli una ferita in testa, per poi avvicinarsi al cadavere di Aiden. Lo guardò per qualche secondo e, dopo avergli dedicato una preghiera sotto voce, estrasse il coltello dal suo petto, pulendolo con la sua maglietta.
- Se ti chiedono qualcosa tu di che è stato Andy, chiaro?- gettò un'occhiata truce verso Drake, il quale si stava lentamente rialzando. Non rispose nemmeno, consapevole che quella era l'unica cosa che potesse fare.
Guardò per dei brevi, ma veramente lunghi, istanti il corpo di Aiden, senza riuscir più a trattenere le lacrime. Se le asciugò velocemente, per poi seguire il rosso verso il pullman.
Per i dieci minuti successivi nessuno dei due disse una parola, troppo occupati a dirigersi verso il bus in maniera piuttosto frettolosa.
Uno strano odore di fumo colse improvvisamente le loro narici, facendosi sempre più forte pian piano che si avvicinavano allo spiazzo in cui era presente il veicolo.
Successivamente udirono uno scoppio fortissimo, seguito da una luce abbagliante proveniente dal centro della foresta. Si guardarono per un attimo e, dopo qualche passo incerto, iniziarono a correre il più velocemente possibile, sperando che non fosse accaduto ciò che temevano.
Ogni metro che percorrevano l'odore si faceva sempre più forte, mentre la foresta pareva molto più luminosa.
Ed infine giunsero dove era parcheggiato il pullman. O quello che ne restava.
Lazaro cadde in ginocchio, osservando con un'espressione persa i resti della vettura, i quali bruciavano avvolti nelle grosse fiamme rosse provocate da quello che sembrava a tutti gli effetti un incendio.
Si gettarono un'occhiata sconnessa, priva di sentimenti o altro. Un semplice gesto fatto solamente per comprendere se ciò che stavano vedendo era un'allucinazione o era tutto vero. Se il pullman era davvero esploso in qualche modo o se in realtà era ancora lì.
- Lazaro!- una voce li riportò nella realtà. Lorde stavano correndo in contro al rosso, seguita da un gruppetto di circa una decina di persone.
La ragazza gli si buttò addosso, iniziando a piangere disperatamente.
- Che diavolo è successo?- domandò, osservando incredulo la scena.
- Siamo scesi dal pullman per venire a cercarvi e abbiamo sentito un'esplosione. Siamo venuti qui e questo è tutto ciò che abbiamo trovato.- spiegò Gabriel, ancora scosso. Gli altri si limitarono ad acconsentire con il turco.
- Chi c'è dentro?- chiese poi, avvicinandosi leggermente.
- Hiro è ancora dentro!- a rispondergli fu Lorde stessa, continuando a piangere a dirotto.
- Ed anche Manuel e Kristina.- aggiunse Sasha, preoccupata. Il gruppetto mosse qualche passo verso il bus, sperando di vederli uscire dalle fiamme o, per lo meno, di saperli salvi.
Improvvisamente una figura venne fuori dalle fiamme, fermandosi ad una ventina di metri da loro. Manuel era lì, fermo in piedi e con il fiatone.
- Ehi, tutto bene?- tra le varie urla di sottofondo quella di Lazaro fu la più udibile. Lo guardava con uno sguardo disperato misto ad uno speranzoso.
- Hiro... Hiro... ha dato fuoco al pullman...- disse, mettendosi poi le mani nei capelli - Kristina... è morta... e anche lui...- cadde in ginocchio, iniziando a piangere.
- Spiegati meglio.- non si voleva avvicinare. Le sue gambe si rifiutavano di compiere quei pochi passi che lo separavano dal moro.
- Hiro... ha preso l'accendino di Kristina e l'ha gettato nel serbatoio per ucciderci. Sono riuscito a salvarmi per miracolo.- riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro, interrompendosi di tanto in tanto per tirare su con il naso.
Tutti rimasero shoccati nel sentire quelle parole. La maggior parte di loro si portò le mani alla bocca, incredula. Sapevano tutti del passato criminale del nipponico, ma non pensavano sarebbe mai arrivato a tanto.
- No...- sussurrò Lorde, iniziando a piangere ininterrottamente, sostenuta da Sasha, la quale cercava di rincuorarla.
Un leggero ghigno si dipinse sul volto di Manuel, cosa che però gli altri non poterono notare per via delle fiamme. Sarebbe riuscito a scamparla un'altra volta.
Ma aveva fatto male i conti.
Fu un attimo, dai resti del bus emerse una figura che lo colpì alla testa, facendolo svenire e cadere per terra con violenza.
Tutti poterono osservare perfettamente chi era stato ad infliggere quel colpo al moro. Hiro stava in piedi dietro di lui, con un pezzo di vetro nel fianco e un sopracciglio spaccato.
Reggeva tra le mani un tubo di ferro, probabilmente appartenuto al poggia mani. Cercò di fare qualche passo in avanti, ma le gambe gli cedettero, facendolo cadere. Venne preso al volo da Lazaro, il quale lo stese cautamente a terra.
- Il figlio di puttana... ha ucciso... Kristina... e ha dato fuoco... al bus. - disse, sputando poi del sangue dalla bocca, macchiandosi la maglietta.
- Cosa intendi dire?- chiese, reggendogli la testa. Il nipponico si limitò a tossire, mentre il sangue continuava a scendere dalla ferita.
Tentò di rispondere ma svenne tra le braccia del rosso.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed eccomi qua! Capitolo 7, eh?
Incredibile ma vero! In questo capitolo viene solo accennata la morte di Kristina, anche se è piuttosto soft.
Sono molto triste, perché uccidere gli OC mi deteriora dall'interno. Mi sono affezionato a quei sadici, malvagi, emo, pazzi... ehm meglio se mi fermo, ragazzotti.
Non ho granché da dire, solo che questo chappy è il fulcro della trama. Da qui si abbandona il genere passeggero avuto fin ora e ci si avventura più nell'introspettiva dei personaggi, cercando di dargli una degna caratterizzazione.
Sarà dura, molto dura, ma proverò a farcela, infondo questa storia è la mia piccola e tenera creatura. Sto cercando di infondere in questo racconto tutta la maturazione psicologica che ho avuto in quest'anno, precisamente dopo marzo, perché ritengo sia una cosa estremamente importante.
Ho fatto delle cazzate, ma vabbè, prima o poi rimedierò. No, non credo troverò il coraggio di farlo, però ci proverò!
Ora che ho passato la mia fase "Ehi, sono apatico fanculo il mondo" sono pronto a fare delle storie decenti, senza soprusi da parte di personaggi fichi coffcoff Nihal coffcoff e con più spazio a chi merita davvero!
Quindi, ci vediamo Lunedì prossimo, vi ringrazio per aver letto e, se vi va o semplicemente volete farmi sapere cosa ne pensate, vi invito a scrivere una recensione o un messaggio privato.
See you___
   
 
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