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Autore: Thalassa_    07/08/2017    7 recensioni
Albus lo stava guardando, in attesa, occhi verdi in occhi verdi. Guardare suo figlio era come guardare uno specchio che lo riportava a quando aveva lui quindici anni, riportando alla luce ogni sorta di ricordi, piacevoli e spaventosi, divertenti e tristi. Albus aveva i suoi capelli neri, forse solo appena più lisci e ordinati, la sua statura, il suo naso e i suoi occhi; ma quasi nient’altro.
Era circondato di amore quanto Harry era stato bisognoso di affetto, eppure lo rifuggiva; era sfuggente, chiuso, non alzava mai la voce – i muri della Tana se la ricordavano, la voce di Harry, quando aveva quindici anni e sbraitava contro le ingiustizie del mondo; aveva un umorismo ironico e tagliente, e Harry lo adorava, suo figlio, tanto diverso, tanto complicato e incomprensibile, suo figlio. Ma di tutte le cose che avresti potuto prendere da me, Al, pensò Harry, amareggiato, proprio le manie di persecuzione?

***
Harry iniziava sinceramente ad allarmarsi. “Cosa sta succedendo a Hogwarts, Neville?” chiese.
Neville sospirò.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo VII
 
Neville attese i suoi studenti all’ingresso della serra e sorrise, notando le loro espressioni meravigliate nel vedere Hagrid a fianco a lui.
“Tassorosso, ci siete tutti? Non vedo Gregory. Ah, eccolo” aggiunse, mentre un ragazzo pieno di lentiggini arrivava trafelato. “Bene, possiamo cominciare. Oggi non sarà necessario entrare nella serra, ma Hagrid ci accompagnerà nella Foresta per analizzare alcuni esemplari di piante”.
Un mormorio eccitato si diffuse tra gli studenti. Neville sorrise, pensando a quel tempo innocente in cui bastava il nome della Foresta Proibita per terrorizzarlo. “Non avete nulla di cui preoccuparvi. Seguiteci”.
Fece finta di non sentire quando Albus chiese ad Hagrid qualche dritta per rispondere al “compito impossibile” assegnato dalla professoressa Collins. Sono troppo buono con gli studenti, pensò rassegnato.
La loro prima tappa non era lontana dal limitare della Foresta. Quando si fermarono di fronte a un albero dall’aspetto assolutamente ordinario, si diffuse un borbottio di delusione.
“Ragazzi, cos’è questo mormorio? Credevo che dopo cinque anni di Erbologia aveste ormai capito che le piante magiche raramente diffondono polverine scintillanti dalle spore o presentano facce canterine nel tronco!” disse, in tono di rimprovero.
“Ma questo è un comune frassino!” si lamentò Gregory.
“Esatto, è proprio un frassino. Come riconosciamo che abbia delle proprietà magiche?”.
La classe iniziò a riflettere in silenzio.
Neville si sforzò di non ridere per le loro espressioni tremendamente concentrate nello scrutare quel noiosissimo frassino in cerca di qualsiasi segno di magia. Una mano si alzò senza arroganza.
“Sì, Scorpius?”
“Per via degli Asticelli sui rami” rispose prontamente. Un’espressione di sbalordimento si dipinse sul volto di diversi suoi compagni, che iniziarono a indicare gli animali mimetizzati tra i rami dell’albero.
“Esatto, cinque punti a Serpeverde” disse Neville, soddisfatto.
“Se ci dico alla professoressa Collins che in tutto il quinto anno solo Malfoy sa riconoscere un Asticello quando lo vede, ci viene un colpo” borbottò Hagrid, contrariato.
“La presenza di Asticelli è un segno inequivocabile del fatto che una pianta possieda proprietà magiche di vario tipo, curative, per esempio. Delle piante medicinali parleremo più avanti. Qualcuno mi sa dire quale proprietà ha il frassino?”
Stavolta diverse mani si alzarono, compresa quella di una ragazzina piuttosto ottusa di Tassorosso. Neville decise di darle una possibilità, sperando che non dicesse qualcosa di troppo ridicolo. “Nancy?”
“La mia bacchetta è di frassino” rispose Nancy, con semplicità.
“Eccellente” commentò Neville, sollevato. “Due punti a Tassorosso! La lezione di oggi verterà appunto sugli alberi che forniscono legni da bacchette. Non sono moltissime le specie di piante che forniscono il legno adatto, e i fabbricanti di bacchette non sempre concordano su quali siano. A Hogwarts ne abbiamo diversi tipi, perciò oggi inizieremo a parlare del frassino e dell’olmo. Poi da settimana prossima…sì, Albus?” chiese stupito. Albus con la mano alzata era un evento più unico che raro.
“In che senso i fabbricanti di bacchette non concordano, professore?” chiese con sincero interesse negli occhi verdi.
“La produzione di bacchette non è una scienza esatta; è una branca della magia in cui c’è ancora molto da esplorare, e i migliori fabbricanti di bacchette custodiscono gelosamente i loro segreti, tramandandoli di generazione in generazione ai loro figli. È mancato qualche anno fa Ollivander, il miglior fabbricante del mondo, e purtroppo si è portato nella tomba molti dei suoi segreti, non avendo figli a cui lasciare l’attività. Qualcuno di voi ha ancora una bacchetta di Ollivander, per caso?” chiese speranzoso. Solo un ragazzo alzò la mano. “Era di mio nonno” spiegò. Neville annuì.
“Ollivander è stato una grande perdita, ma non disperate, sicuramente anche le vostre bacchette saranno di qualità. Comunque, torniamo al frassino”. La lezione continuò senza particolari interruzioni, finché non iniziò a elencare le qualità delle bacchette di frassino. Con suo grande stupore, la mano di Albus si alzò nuovamente. Neville lo incoraggiò a parlare.
“Mi domandavo se ci potesse dire come è possibile che la bacchetta scelga il mago e come si determinano le affinità tra la bacchetta e il suo proprietario”.
“Temo di non saperti rispondere, Albus” ammise Neville. “Non sono un esperto in questo campo. Io mi limito a prendermi cura degli alberi da bacchetta e dare la mia collaborazione come erbologista se un fabbricante lo richiede”. Albus apparve un po’ deluso.
“Compito per la prossima volta” annunciò Neville, tra lo sbigottimento generale. “Scrivetemi un saggio sulle caratteristiche della pianta da cui è stato ricavato il legno della vostra bacchetta: l’ambiente in cui vive, il clima, a quale categoria appartiene eccetera”.
“Potter fa domande e Longbottom dà compiti a casa” borbottò Montgomery sottovoce. “La fine del mondo è vicina”.
“Albus, vieni un momento” chiamò Neville, mentre gli altri studenti si disperdevano per andare a pranzo. “Mi sei sembrato interessato all’argomento. C’è un motivo in particolare?”
Albus alzò le spalle con noncuranza.
“D’accordo” disse Neville rassegnato, “mi dispiace non averti saputo aiutare. Se ti interessa, posso metterti in contatto con un fabbricante che vive a Hogsmeade, procurarmi qualche libro o qualcosa del genere”.
Albus si illuminò. “Grazie, Neville!” gli disse con un sorriso sincero.
“Di niente” rispose Neville, contento di sentirsi chiamare per nome. Dopotutto aveva tenuto Albus sulle ginocchia quando ancora era troppo piccolo per camminare. “Ora vai pure, Scorpius ti sta aspettando”.
Albus sorrise e annuì, andando incontro all’amico che lo stava chiamando spazientito.
“Al, muoviti! Non possiamo arrivare tardi a Incantesimi!”
 
Albus pestò un piede al suo migliore amico sotto il banco.
“Ahi!” protestò Scorpius. “Per che cos’era questo?”
“Piantala di lasciare che Rose risponda a tutte le domande!” gli sibilò Albus nell’orecchio, furibondo. Negli ultimi cinque minuti, Rose aveva fatto guadagnare quindici punti a Grifondoro senza che Scorpius facesse nulla di più utile che stare a guardarla con aria sognante.
Scorpius gli lanciò un’occhiataccia.
“Al, tu non capisci. Quest’anno era diverso, lei…insomma, stavamo facendo passi avanti…pensa che un giorno mi ha salutato anche se non c’eri tu! Ora ho rovinato tutto, non mi parlerà mai più, per colpa di uno stupido Bolide…”
Albus alzò gli occhi al cielo. “Scorpius, non hai la minima possibilità di conquistare mia cugina lasciandola rispondere alle domande al posto tuo!”
Scorpius si imbronciò, ma alla domanda successiva la sua mano scattò in aria un secondo prima di quella di Rose.
Colloportus è il controincantesimo di Alohomora. Serve per chiudere le porte dall’interno, bloccando ospiti indesiderati” recitò, evitando accuratamente di girarsi verso Rose, che lo stava fulminando con lo sguardo.
“Eccellente, cinque punti a Serpeverde” commentò la professoressa Bones, asciutta. “Ora passiamo alla pratica”.
 
Intanto, al sesto anno
 
Il professor Griffith entrò nell’aula con passo strascicato. Il brusio che riempiva la classe cessò improvvisamente.
Virginia aprì silenziosamente il libro e preparò piuma e pergamena, cercando di ignorare del tutto l’esistenza del suo vicino di banco. Possibile che Potter potesse essere così rumoroso anche solo nell’aprire un libro?
Virginia non gli aveva rivolto uno sguardo da quando pochi minuti prima era entrato sogghignando nell’aula e si era seduto nel posto a fianco al suo. Dal momento che era arrivato in ritardo, era l’ultimo posto disponibile e Virginia aveva stretto i denti, non sapendo come impedirgli di sedersi lì.
L’aveva fatto apposta, ne era sicura. Nemmeno lui si permetteva di arrivare tardi con Griffith, solitamente, e se la sua inseparabile amica Jordan non gli aveva tenuto il posto evidentemente aveva ricevuto precise istruzioni in merito. Si era seduto lì con il preciso scopo di irritarla; bene, facesse pure, lei non gli avrebbe dato la minima soddisfazione.
“Ehi, Avery” le sussurrò malignamente. “Come ci si sente a vincere in sette contro cinque?”
Quindi era questo. La sconfitta gli bruciava ancora. Virginia si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
“Buffo” replicò sottovoce “stavo proprio per chiederti come ci si sente a essere Capitano di una squadra che non sa reggersi sulla scopa…”. Con una certa soddisfazione, vide le orecchie di James avvampare.
“Aprite il libro a pagina quarantadue” disse Griffith, con voce lenta e monotona. “Oggi parleremo degli Inferi, creature tra le più oscure…”
La mano di Virginia scattò in aria. Griffith sollevò un sopracciglio.
“Sì, signorina Avery?”
“Mi scusi, professore, non dovremmo essere a pagina trentuno? Abbiamo saltato il capitolo sui Dissennatori” osservò.
“Conosco perfettamente il libro di testo, signorina Avery” rispose Griffith freddamente. Virginia sgranò gli occhi, colta in fallo. Solitamente, era una delle allieve preferite di Griffith.
“Come la vostra compagna ci ha gentilmente fatto notare” spiegò Griffith rivolto alla classe “quest’anno non tratteremo i Dissennatori. Il Ministero ha deciso di eliminarli dal programma e io sono completamente d’accordo. È mia intenzione spiegarvi solo argomenti utili. Come tutti saprete, i Dissennatori sono ormai considerati estinti grazie all’intervento degli Auror in seguito alla Seconda Guerra Magica, quando sono stati radunati in massa ed eliminati. Non ci sono stati più avvistamenti negli ultimi vent’anni”.
“Il Cavillo dice…” intervenne un ragazzo di Grifondoro. Griffith arricciò il naso, disgustato.
“Non ci sono stati più avvistamenti attendibili negli ultimi vent’anni” ribadì. “Non c’è motivo che io vi insegni a difendervi da pericoli inesistenti”.
“Ma professore” protestò Virginia. “Non ci sono stati nemmeno più Inferi dopo la caduta di Voldemort, eppure li studiamo! Non ci sono prove che i Dissennatori siano effettivamente estinti, appaiono e scompaiono nella Storia Magica… Se dovessero tornare nessuno di noi saprà produrre un Patronus…”
“Piantala, Vì” sibilò Eliza, voltandosi verso di lei dalla fila di fronte. “Che ti prende? Vuoi farci perdere punti?”
“Lei deve sempre farsi notare. Pensa di saperne più di tutti” commentò Sabina, a voce un po’ troppo alta.
“Sono d’accordo, signorina Greengrass” intervenne Griffith. “Se la signorina Avery crede di saperne più di me, può fare domanda alla Preside e chiedere la mia cattedra”.
Virginia ammutolì.
“Spero che possiamo riprendere la lezione senza altre spiacevoli interruzioni” concluse Griffith, in un tono che non ammetteva repliche. Virginia si morse la lingua e aprì il libro a pagina quarantadue.
“Cavolo, ci tenevi proprio a studiare i Dissennatori” le sussurrò Potter. “Sempre affascinata dalle Creature Oscure, eh?”
Virginia non aprì bocca e continuò a prendere appunti. Gli Inferi sono corpi morti riportati in vita da un Mago Oscuro, utilizzati l’ultima volta in gran numero da Lord Voldemort durante le due Guerre Magiche…
“Non mi stupisce che ti piacciano i Dissennatori, formereste una bella compagnia, eh? Tutta quella nebbia e quel gelo, dev’essere il tuo habitat naturale…”
La mascella di Virginia si indurì e la sua mano strinse la presa intorno alla piuma, ma continuò a scrivere con la consueta compostezza. Gli Inferi sono spaventati dal fuoco…
Stavolta James si avvicinò fino a sfiorarle l’orecchio.
“Sei sempre stata la più attenta quando si parla di Arti Oscure… Scommetto che tuo padre sarebbe fiero di te…”
La mano di Virginia scattò alla bacchetta, ma prima di poter formulare un incantesimo si trovò a sua volta una bacchetta puntata contro. Griffith si era mosso con una rapidità impressionante e aveva bloccato il suo attacco.
“Niente duelli non autorizzati in questa classe, signorina Avery” disse con voce sepolcrale. “Meno cinque punti a Serpeverde, e lasci l’aula immediatamente”.
Virginia scattò in piedi e rivolse uno sguardo di profondo odio a Potter, che aveva un’espressione confusa. Virginia era perplessa quanto lui. Perché era stata rimproverata solo lei? Era evidente che era stata provocata e non era da Griffith togliere punti a Serpeverde. Lasciò l’aula a testa alta, con le labbra serrate, accompagnata dai commenti dei compagni di Casa.
“Hai visto che roba, Griffith? Non l’ho nemmeno visto muoversi! Allora è vero che è uno dei migliori duellanti viventi!”
“Avery è sempre più strana, come le viene in mente di mettersi contro Griffith? È l’unico sempre dalla nostra parte! Ma già, lei preferiva quello svitato di Dipsit come Capocasa…”
Virginia chiuse la porta dietro di sé e uscì senza guardare dove andava, gli occhi umidi di lacrime. Andò a sbattere contro qualcosa di molto morbido.
“Scusi, professor Longbottom” bofonchiò mortificata.
“Virginia! Ma che succede?” esclamò il professore di Erbologia, allarmato. “Vieni, andiamo nel mio ufficio”.
 


N.d.A.
Sono tornata e riparto tra pochi giorni, non pensavo di fare in tempo a pubblicare. Per la serie, non vi libererete mai di me xD
Capitolo un po’ di transizione, incentrato sulle lezioni. Neville mi sembra proprio il tipo di professore che chiama gli studenti per nome e si preoccupa di non metterli in ridicolo di fronte alla classe.
Mi sono presa la licenza poetica di immaginare che nella Foresta Proibita possano crescere frassini e olmi, anche se temo non sia propriamente il clima più adatto a loro (mi fido delle doti di Neville).
Il capitolo è più breve del solito, ma prevedo di compensare con il prossimo (come al solito prometto alla cieca, visto che non l’ho ancora scritto xD). Brace yourselves, Halloween is coming!
Thalassa_
   
 
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