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Autore: Alison92    11/08/2017    1 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Susan aveva la lettera stretta al petto, indecisa su cosa fare. Era andata in biblioteca quella mattina, con la scusa di riconsegnare due dei libri che aveva preso, ma la verità era che voleva consegnare quella lettera. “Stai indugiando troppo, potrebbe anche non risponderti nessuno” pensò mentre a passo svelto raggiungeva la struttura antica adibita a biblioteca. Non c’era l’affollamento del giorno precedente e Susan scrutò la poca gente che si trovava lì. Il suo sguardo si soffermò su un ragazzo girato di spalle, con una pesante giacca verde militare e capelli color del grano. Timorosa si avvicinò alla sua cassetta, depositando quella prima lettera. Sarebbe tornata dopo un paio di giorni, a controllare se qualcuno avesse deciso di risponderle, o solo di leggere la sua lettera. Quando si girò, a pochi passi da lei c’era il ragazzo biondo con la giacca verde. La stava fissando con un’insolita curiosità e per un attimo anche Susan si perse nel suo sguardo scuro, cercando di capire se avesse già incontrato quegli occhi familiari. No, non aveva mai visto quel ragazzo. Lasciò lo spazio dedicato alle cassette della posta e si diresse verso l’uscita. Si voltò e, con sua grande sorpresa, il ragazzo la stava ancora scrutando con cautela. Susan distolse lo sguardo e uscì dalla biblioteca, diretta a casa sua.
Si era ripromessa di non andare in biblioteca per almeno due giorni, ma l’indomani era già lì, sperando che qualcuno le avesse risposto. La sua lettera però era ancora lì, nessuno l’aveva portata con sé e letta. Susan tornò nella biblioteca il giorno dopo e il giorno dopo ancora, convinta che prima o poi qualcuno le avrebbe risposto. Per quattro giorni Susan ripensò allo sguardo confuso del ragazzo e alla sua lettera, ignorata e abbandonata a sé stessa. Il quinto giorno, quando aveva ormai imparato i nomi e i turni dei bibliotecari, la sua lettera era sparita. Il cuore di Susan ebbe un sussulto, qualcuno aveva preso le parole intrappolate nella carta, qualcuno avrebbe letto la sua disperazione e forse le avrebbe risposto. Forse. Magari avrebbe potuto prendere le lettere dalle cassette di qualcun altro, rispondere a loro nell’attesa. Si, era un ottimo modo per ingannare il tempo. La lettera della cassetta numero 26 era concisa, chi l’aveva scritta non aveva perso tempo con ricercati aggettivi, o a formulare complicati periodi. Susan aveva aspettato di tornare nel suo piccolo appartamento per leggere le poche parole che aveva scritto lo sconosciuto.
Mia sorella è morta. Sono a pezzi, non so come andare avanti. Quando chiudo gli occhi la vedo, vedo mia sorella e non so più distinguere l’irreale dal reale.
Susan non aveva idea di cosa rispondere a quella persona distrutta, quali parole confortanti avrebbe dovuto usare? Si sentì in colpa per aver scritto la sua lettera, forse il dolore per la sua solitudine non poteva eguagliare quello di chi aveva perso una persona cara. Sapeva cosa si provava, un pezzo di lei era stato portato via quando suo padre era morto. Sentiva il suo cuore battere come per consuetudine, se solo avesse potuto avrebbe terminato il rimbombo nel suo petto. Prese la carta e una penna, non sapeva cosa scrivere, ma credeva che le parole sarebbero fluite da sole appena la mano avrebbe impugnato la penna.
 
17 Ottobre
Sconosciuto\a,
non so che dolore stai affrontando, ma posso comprenderti e immaginare la tua pena in questo momento. Ho perso anche io qualcuno, anche io ho sentito la morsa dell’angoscia insediarsi nel mio cuore, rendere doloroso ogni mio singolo respiro. Volevo morire anche io, ma ho compreso che non era questo ciò che avrebbe voluto, voleva che io vivessi e fossi felice. Vivo, ma non penso che potrò mai sentire ancora quella felicità, non senza di lui, non senza quel pezzo del mio cuore che ha portato con sé. Non posso dirti di essere felice, posso solo rassicurarti che, nonostante io non abbia idea di chi sia stata tua sorella, lei avrebbe voluto che tu fossi serena.
Ti mando la mia comprensione e il mio amore,
una sconosciuta che ha perso qualcuno come te.  
 
Infilò quella lettera nella cassetta numero 26, sperando che chiunque l’avesse letta, avrebbe trovato anche solo un attimo di conforto. Magari, oltre che sperare di essere aiutata, avrebbe anche voluto aiutare qualcuno. Si ripromise di controllare quella cassetta, per sapere se avesse avuto una risposta.
Grazie all’iniziativa della biblioteca, Susan ricominciò a uscire, guardava anche le vetrine, alla ricerca di un negozio che poteva offrirle un lavoro. Se non fosse stato per i soldi di sua madre e quel poco che aveva ereditato dal padre, Susan non avrebbe potuto permettersi il suo appartamento economico ed essenziale. Poteva chiedere in giro, informarsi con qualche vecchia conoscenza, ma voleva trovare da sola un lavoro. Susan era stanca, non voleva più restare sul suo vecchio divano a ripensare al passato, senza nessuno scopo. Aveva vissuto solo per abitudine, mai sarebbe ricaduta in quella condizione. Tornò in biblioteca, ormai faceva parte della sua routine andare lì. Non sapeva cosa si stesse aspettando, lei stessa non sapeva perché continuava a sperare in una lettera di risposta.
Il 19 ottobre la trovò, trovò la sua risposta che tanto aveva atteso. Corse fuori dalla biblioteca, spedita verso casa, trepidante per quella lettera che in conclusione stringeva fra le dita pallide. Quasi strappò la carta quando fu nel suo appartamento.
 
18 Ottobre
Cara sconosciuta,
per puro caso mi sono imbattuto nella tua lettera. Per giorni non ho saputo cosa risponderti, potevo raccontarti di me, o solo chiederti di te. La solitudine, quale perfido mostro pronto a divorare chiunque gli capiti sotto tiro. Ebbene, anche io sono stato colpito da questa piaga e quando ho letto della tua simile situazione, ho sentito di aver trovato la persona giusta a cui scrivere. Sono stato io ad attirare su di me il mostro, ero io che ho cercato la solitudine. Ero distrutto, speravo che stare lontano da tutti e tutto avrebbe rimarginato le mie ferite. Come potrai immaginare, me ne pento. Al contrario di te, trovo interessante rivelare tutto a qualcuno che non conosco…o forse ci conosciamo? Forse non lo sapremo mai, qui possiamo scrivere tutto ciò che celiamo agli altri e magari anche a noi stessi. Potresti benissimo essere la mia vicina scorbutica che ha adottato almeno tre quarti dei gatti randagi del quartiere, oppure la stravagante adolescente che lavora insieme a me, non lo saprò mai.
Tornando a noi, la domanda è una sola: come uscire da questo guscio che ci siamo costruiti per isolarci dal mondo intero? Non possiedo la risposta, non ho idea di cosa fare. Posso solo darti un consiglio e darlo a me stesso in questo preciso istante: esci. Vaga per la città, incontra gente che non rivedrai mai più, scopri cos’ha la città da offriti. Ci proverò anche io, solo promettimi che farai un tentativo anche tu. Magari un giorno le cose cambieranno, dobbiamo avere speranza, no?
Attendo la tua risposta,
uno sconosciuto solo.   
 
Susan posò la lettera e fissò la finestra davanti a sé. Uscire, vagare, sperare. Si, ci avrebbe provato.         
  
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