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Autore: Dio_dei_Fluff    12/08/2017    0 recensioni
Quando lo vide fu troppo tardi, stava abbracciato alla mora che gli sorrideva innamorata. E neanche Lauren, pur essendo molto cattiva, decise che non poteva rovinare la loro bella favola. Arrivata in macchina pianse tutte le lacrime che aveva in corpo prima di partire.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Lauren, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO TRENTANOVE
 
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PALESTRA 30/07/2016

Time is over. No more games (come sentirsi in Sherlock). Le olimpiadi erano finalmente arrivate e come ogni gara importante era arrivato anche il momento del discorso speciale di Lauren, il quale era stato preparato esattamente 5 anni prima nella palestra “le Air”, mentre con un po’ di ansia aspettava che i suoi ragazzi comparissero per la prima volta… ne avevano fatto di strada. E ora, essendo tutto pronto, valige, biglietti, parrucche, magnesia speciale porta fortuna, occhiali di sole, body, trucchi, musica, libri per rilassarsi… insomma, dopo che tutto era prono, ma proprio tutto, si stava per partire, alcune ore ancora e poi tutti sarebbero volati nella meta delle olimpiadi di quell’anno: Rio! E l’agitazione era alle stelle.
“Allora ragazzi.” Disse Lauren dopo che tutti erano entrati nella palestra chiusa perché sarebbero partiti di lì a qualche ora e lei aveva convocato un meeting straordinario dove tutto era iniziato: lei seduta su una sedia ad aspettare e gli altri che entravano alla spicciolata mentre sussurravano cose… neanche fossero segreti della CIA.
“È un’idea mia o sto avendo un déjà-vu?” questo era Francoise, che come al solito era a sproposito.
“Stai avendo   un flashback perché è quello che io voglio che tu stia provando.”
“Allora userò la mia frase di rito: “Lei è troppo giovane! Probabilmente sono più grande io di lei!” cosa che non è neanche vera perché abbia la stessa età.”
“E io ti risponderò che tutti dovranno fare trenta giri dell’isolato per questo insulto alla mia persona.”
“Come passano in fratta i vecchi tempi.” Disse a questo punto Magdalena che anche lei era sopraffatta dai ricordi.
“E come erano lunghi quei trenta isolati quel giorno!” continuò Cesare. Ora tutto il gruppo stava pensando al tempo passato e tutto il gruppo aveva le lacrime agli occhi (tranne chi era entrato a fare parte del gruppo solo quell’anno).
“Ora, io non sono qui per rivivere i bei vecchi tempi, anche se l’effetto scenico della sedia e di me che vi aspetto era seriamente qualcosa di divertente da preparare… anche perché questa è LA sedia.”
“Come hai fatto a trovare LA sedia?” chiese Francoise.
“Scusate LA sedia sarebbe?” chiese Jerome, che, nonostante fosse il ragazzo che più si era unito al gruppo queste vicende non le poteva sapere.
“Diciamo che quella era la sedia su cui Lauren si è seduta per tutta la sua gravidanza quando era in palestra e quella su cui le si sono rotte le acque, sempre qui in palestra… quella è stata una giornata da ricordare, anche perché tutti noi ci siamo appostati davanti alla sala parto e abbia rotto le scatole fino allo sfinimento ai medici… non che Katarina o Giselle siano state molto più tranquille.” Rispose Daniel.
“Quella si che è stata una bella giornata… è nato il mio Carter e finalmente ho capito che voi non eravate proprio degli scapestrati come vi volevano far sembrare. Ma non siamo qui per questo; siamo qui perché esattamente cinque anni fa io su questa sedia, mentre pensavo a come sarebbero state le vostre facce, o le vostre specialità ho coniato questo discorso, che credo sia il migliore di tutti quelli che vi ho fatto, anche di quelli ansiogeni che ho fatto a Francoise e di quelli amichevoli che ho fatto alla mia cara amica Magdalene. Allora, il mio discorso avrà una introduzione, un corpo e una fine… che sarà molto molto interessante. Introduzione: quando cinque anni fa, come tutti sapete, sono scappata dall’America non pensavo di poter fare quello che sono riuscita a fare in questi cinque anni con voi, pensavo che mi sarei trovata sola e senza amici, pensavo che non sarei mai potuta andare all’università né che sari riuscita a crescere mi figlio o men che meno che anche se non come vorrei sono ancora nel circuito della ginnastica… insomma, grazie all’aiuto di molte persone sono riuscita a diventare dove sono. Poi è successo che mi sono ricordata di una mia amica che era importante e che poteva darmi una mano, ho conosciuto una ragazza che al momento è la migliore amica al mondo e che sta aspettando qua fuori con il suo ragazzo la nostra uscita, ed ho conosciuto voi: un gruppo di giovani ragazzi, pieni di speranze, ma senza un briciolo di sale in zucca, un po’ come ero io quando sono scappata dall’allenamento o quando ho versato una granita sul body della mia compagna o, come dimenticarlo, sono andata a letto con un ragazzo contravvenendo alle ferree regole del mio allenatore, il quale ringrazio per non essere più qui… era troppo fastidioso… ma comunque ho conosciuto questo gruppo di ragazzi con un ottima tecnica, ma senza quella cosa che si chiama disciplina, e ora si passa al corpo del discorso, e allora ho fatto una promessa. Ho promesso a me stessa sarei stata capace di rendervi dei grandi, delle persone capaci di decisioni forti , ma soprattutto grandi ginnasti, capaci di battere chiunque e in qualunque momento, in qualsiasi condizione (scusa Jerome, questo discorso era pronto già da prima che tu facessi l’incidente) – “Nessun problema Lauren” rispose lui – e ho scoperto che ho fatto di più, doveva esserci un momento in cui mi vantavo, perché se no, che discorso alla Lauren sarebbe? Ho scoperto che voi siete riusciti a diventare uomini e donne, prima che grandi ginnasti, io sono fiera di voi perché sono riuscita a rendervi degli uomini che sanno fare le loro scelte e donne che non  si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, sono riuscita a rendervi ciò che quando io era una ginnasta non sono riuscita ad essere. E quindi vi dico che sono molto, ma molto fiera di voi e vi dico anche che riuscirete sicuramente a vincere tutto quello che vorrete, che riuscirete ad arrivare ovunque voi vi sentiate di arrivare.”
“Questa era la conclusione?” chiese Francoise.
“No, questa è la conclusione: anche se voi non avete mai fatto gare interazionali vi darò il segreto per vincere: tutte le urla che sentirete tramutatele nella mia voce che dice: “SE NON TI AZZARDI A FARE TUTTO GIIUSTO IO TU UCCIDO” e vedrete che riuscire a fare tutto. Anche perché se non lo fate io vi uccido sul serio.”
“Sono sempre molto rassicuranti i tuoi discorsi, il massimo.” Stephan adorava i discorsi incoraggianti di Lauren.
“Bene, e ora brindiamo.” Disse l’allenatrice.
“Brindiamo?” chiese Jean che sapeva che Lauren non beveva ne loro potevano farlo.
“I bicchierini del sakè sono piccoli abbastanza. Un mio amico del Giappone mi ha portato un bel po’ di sakè e come nella più antica tradizione nipponica noi brindiamo alla amicizia.” Disse servendo a tutti quei piccoli bicchierini.
“E noi non brindiamo?” disse una voce uscita dalla porta.
“Giusto, ci siete anche voi. Venite, facciamo un brindisi alla nostra squadra.”
“Mamma che cosa è un brindisi?” chiese la vocina di Carter mentre correva dalla mamma.
“Una cosa che tu fari solo quando avrai 18 anni.” Rispose lei scoppiando a ridere con gli altri.
***

 Boulder, Colorado. Stessa ora, stesso posto

“Allora ragazzi.” Disse Sasha ai suoi giovani ginnasti “Siamo come quattro anni fa, voi i migliori  e io che non posso essere più fiero di voi e dei vostri traguardi… ognuno di voi a fatto qualcosa che lo ha reso felice e in contemporanea è riuscito a diventare un grande atleta, un grande ginnasta. Sono così felice per voi che potrei quasi piangere, ma sono Sasha, quindi mi tratterrò. Ognuno di voi non ha nemici, e ora che anche il grande Jerome è stato fatto fuori da un auto, non c’è nulla di meglio per me che sapere che i vostri sogni si potranno avverare di nuovo… sempre con accortezza che non ci sia qualcuno che vi mette in mezzo i bastoni fra le ruote, in quel caso, direi proprio che dovrete mettercela tutta e fare in modo che nessuno di voi fallisca. E comunque, anche se fallirete, l’importante per tutti noi è che voi siate riusciti a mettercela tutta, ad impegnarvi al massimo in quello che avete fatto.”
Tutti i ragazzi erano felici, perché anche quell’anno tutti assieme sarebbero riusciti a  partecipare alle olimpiadi, e a vincere, visto che come aveva detto Sasha nessuno era più forte di loro. Tutto doveva andare per il meglio, ma si sa… non tutto va come deve sempre.
  
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